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17. Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei

RSND, VOLUME I

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Kamakura, 1270. Indirizzata a Gijo-bo e Joken-bo

Il Sutra del Loto è il cuore degli insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua vita, è il fondamento di tutte le ottantamila dottrine del Buddismo. I vari sutra essoterici ed esoterici come il Sutra di Mahavairochana, quello della Ghirlanda di fiori, della Saggezza, dei Profondi segreti e altri, si diffusero in Cina, in India, nei palazzi dei re draghi e nel mondo degli esseri celesti. Inoltre vi sono gli insegnamenti esposti dai Budda nei mondi delle dieci direzioni, che sono numerosi come le sabbie del Gange o come i granelli di polvere. Anche utilizzando tutta l’acqua del grande mare per produrre inchiostro di sumi e trasformando in pennelli gli alberi e le piante del sistema maggiore di mondi, sarebbe impossibile trascriverli tutti. Eppure, leggendoli e valutando il loro contenuto, ho concluso che, fra tutti questi sutra, il Sutra del Loto occupa il posto più alto.

    Tuttavia, nelle scuole dell’India e nei circoli buddisti giapponesi, molti eruditi e maestri non compresero le vere intenzioni del Budda, per cui alcuni dichiararono che il Sutra di Mahavairochana è superiore al Sutra del Loto, altri dissero che il Sutra del Loto è inferiore non solo al Sutra di Mahavairochana, ma anche al Sutra della Ghirlanda di fiori, o che il Sutra del Loto è inferiore ai sutra del Nirvana, della Saggezza e dei Profondi segreti. Altri ancora sostennero che ciascun sutra presenta diversi aspetti, alcuni superiori, altri inferiori. Qualcuno affermò che il valore di un sutra dipende dal fatto che si accordi o meno con la capacità delle persone: quelli che si accordano con la capacità delle persone dell’epoca sono superiori, quelli che non si accordano sono inferiori. Alcuni sostennero che, se le persone hanno la capacità di raggiungere la via con la dottrina secondo cui tutte le cose hanno sostanza, bisognerebbe predicare solo quella e condannare la dottrina secondo cui tutte le cose sono prive di sostanza. E lo stesso principio, dicevano, dovrebbe essere applicato a qualsiasi altro caso.

      Poiché tra la gente del tempo nessuno refutò tali dottrine, i sovrani e gli altri, nella loro ignoranza, credettero profondamente in esse e donarono campi e risaie a coloro che le predicavano, finché si formò un nutrito gruppo di seguaci. E poiché queste dottrine dominarono a lungo, la gente si convinse che fossero le sole corrette e non le mise minimamente in dubbio.

        Ma con l’avvento dell’ultima epoca apparve un uomo più saggio di quegli eruditi e maestri1. Cominciò a mettere in discussione una a una le dottrine sostenute dai precedenti eruditi e maestri e a criticarle dicendo che erano diverse dai sutra sui quali si basavano; oppure, basandosi unicamente sulle scritture, dimostrò che, nel formulare le loro dottrine, gli eruditi e i maestri non avevano distinto fra i sutra predicati prima e quelli predicati dopo e fra quelli superficiali e quelli profondi. Così accusati, i seguaci di quelle dottrine, nell’impossibilità di difendere gli insegnamenti erronei dei fondatori delle varie scuole, non seppero come replicare. Alcuni nel dubbio dissero che gli eruditi e i maestri del passato conoscevano sicuramente i passi dei sutra e dei trattati a sostegno delle loro dottrine, ma che loro non erano in grado di difenderle essendo privi della saggezza necessaria. Altri, altrettanto in dubbio, dissero che, mentre i loro maestri erano i grandi saggi e filosofi del passato, loro erano uomini ignoranti dell’ultima epoca. In questo modo riuscirono a convincere uomini virtuosi ed eminenti e tutti si opposero [a colui che li aveva accusati].

          Comunque, eliminando ogni pregiudizio, sia nei confronti dell’opinione degli altri che della mia, e mettendo da parte le argomentazioni degli eruditi e dei maestri, io mi sono basato unicamente sui passi dei sutra e sono giunto a comprendere che il Sutra del Loto merita di occupare il primo posto. Se vi sono persone che affermano che altri sutra superano il Sutra del Loto, dobbiamo supporre che siano state tratte in inganno da passi di altre scritture simili a quelli del Sutra del Loto; oppure da sutra apocrifi fatti passare per le parole del Budda e, privi della saggezza per distinguere il vero dal falso, potrebbero aver accettato questi testi come vere parole del Budda. A partire da Hui-neng col suo Sutra del palco e Shan-taocol Sutra dell’insegnamento sulla meditazione2numerosi falsi maestri in India, Cina e Giappone hanno predicato sutra compilati da loro stessi. Oltre a costoro, molti altri hanno scritto passi di sutra spurii o hanno manipolato i passi delle scritture aggiungendo parole proprie.

            Sfortunatamente le persone ignoranti accettano questi testi apocrifi come autentici. Sono come ciechi che, se viene detto loro che ci sono in cielo stelle più luminose della luna e del sole, prenderanno per vere queste affermazioni. Così, se qualcuno dice che il suo maestro era un saggio o un filosofo del passato, mentre Nichiren non è che uno stupido dell’ultima epoca, gli ignoranti penseranno che è vero.

              Questa non è la prima volta che sono stati sollevati dubbi di questo genere. All’epoca delle dinastie Ch’en e Sui (557-618) in Cina, c’era un umile prete di nome Chih-i, che più tardi diventò maestro degli imperatori delle due dinastie e fu onorato col titolo di Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che. Quando non era ancora famoso, egli non solo refutò le dottrine dei vari maestri del Tripitaka e insegnanti vissuti in Cina nei precedenti cinquecento anni e più, ma refutò anche quelle degli eruditi che avevano predicato in India per un millennio. Allora i sapienti del nord e del sud insorsero come nuvole, mentre i saggi e i filosofi dell’est e dell’ovest si schierarono come stelle riversando su di lui una pioggia di critiche e attaccando le sue dottrine come venti impetuosi, ma alla fine egli refutò le dottrine parziali ed erronee di tali eruditi e maestri e stabilì le dottrine corrette della scuola T’ien-t’ai.

                Similmente in Giappone, durante il regno dell’imperatore Kammu, un umile prete di nome Saicho, cui più tardi fu conferito il titolo di Gran Maestro Dengyo, refutò le dottrine predicate dai maestri buddisti delle varie scuole per circa duecento anni dopo [l’introduzione del Buddismo durante] il regno dell’imperatore Kimmei. In principio tutti si infuriarono contro di lui, ma più tardi diventarono suoi discepoli.

                  Queste persone avevano criticato T’ien-t’ai e Dengyo dicendo: «I fondatori delle nostre scuole erano eruditi appartenenti ai quattro ordini di saggi, erano i saggi e i filosofi dell’antichità, mentre voi non siete che persone ordinarie e ignoranti della fine del Medio giorno della Legge!». La questione, tuttavia, non è se una persona vive nel Primo, nel Medio o nell’Ultimo giorno della Legge, ma se si basa sul testo del vero sutra. E ancora, il punto non è chi predica una dottrina, ma se essa si accorda con la verità.

                    I non buddisti criticarono il Budda dicendo: «Tu sei un ignorante che vive alla fine del kalpa di formazione e all’inizio del kalpa della stabilità3, mentre i nostri maestri originali erano i sapienti dell’antichità, le due divinità4 e i tre asceti!». Alla fine però tutte le novantacinque scuole non buddiste furono abbandonate.

                      Considerando le otto scuole, io, Nichiren, ho scoperto che le scuole delle Caratteristiche dei dharma, della Ghirlanda di fiori e dei Tre trattati, basate sui sutra provvisori, dichiarano che i sutra provvisori equivalgono al vero sutra, oppure che il vero sutra è inferiore a essi. Questi ovviamente sono errori degli eruditi e dei maestri che fondarono queste scuole. Le scuole del Tesoro dell’Abhidharma e dell’Affermazione della verità sono un caso a sé5, mentre la scuola dei Precetti rappresenta il livello inferiore delle dottrine hinayana.

                        Gli eruditi eccellono sui maestri ordinari e i veri sutra mahayana sui sutra mahayana provvisori. Perciò il Sutra di Mahavairochana della scuola della Vera parola non regge il confronto con il Sutra della Ghirlanda di fiori, e ancor meno con i sutra del Nirvana e del Loto. Tuttavia, quando il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei giudicò i meriti relativi dei sutra della Ghirlanda di fiori, del Loto e di Mahavairochana, fece un errore di interpretazione, dichiarando che il Sutra del Loto e il Sutra di Mahavairochana sono identici nei princìpi, ma il secondo è superiore nella pratica. Da allora in poi i seguaci della Vera parola sostengono con arroganza che il Sutra del Loto non può neppure essere paragonato al Sutra della Ghirlanda di fiori e tanto meno ai sutra della Vera parola, o che il Sutra del Loto non può competere con il Sutra di Mahavairochana perché non menziona le mudra e i mantra. Oppure dicono che molti maestri e patriarchi della scuola Tendai hanno riconosciuto la superiorità della scuola della Vera parola e che anche l’opinione popolare considera la scuola Vera parola superiore.

                          Poiché molti nutrono opinioni errate su questo punto, io l’ho esaminato attentamente e ho espresso i risultati delle mie ricerche in altri scritti che spero vorrete consultare. E mi auguro che le persone che ricercano la via sfruttino il tempo che rimane loro da vivere per imparare la verità e comunicarla agli altri.

                            Non dobbiamo lasciarci confondere dal fatto che così tante persone nutrano queste credenze, né la verità di una credenza dipende dal fatto che sia più o meno antica: il punto è unicamente se si conforma o no alle scritture e alla ragione.

                              Nel caso della scuola della Pura terra, i preti cinesi T’an-luan, Tao-ch’o e Shan-tao hanno commesso numerosi errori e condotto molte persone ad abbracciare false opinioni. In Giappone, Honen adottò i loro insegnamenti e non solo insegnò a tutti a credere nel Nembutsu, ma tentò anche di eliminare tutte le altre scuole buddiste del paese. I tremila preti del Monte Hiei, così come i preti del Kofuku-ji, del Todai-ji e degli altri templi di Nara – in pratica di tutte le otto scuole – cercarono di porre fine a tutto questo, ma, benché fossero emanati editti da parte di vari imperatori e ordinanze da parte dello shogunato, non riuscirono a impedire la diffusione della scuola, anzi essa fiorì ulteriormente finché anche l’imperatore, l’ex imperatore e l’intera popolazione si convertirono.

                                Io, Nichiren, provengo da una famiglia umile, sono nato lungo le coste di Kataumi nel villaggio di Tojo, nella provincia di Awa, sono un uomo che non possiede né autorità né virtù. Se la censura dei templi di Nara e del Monte Hiei e le autorevoli proibizioni degli imperatori, i figli del cielo, non erano riuscite a porre fine agli insegnamenti Nembutsu, cosa potevo fare io? Ma, utilizzando i passi del sutra come specchio e gli insegnamenti di T’ien-t’ai e Dengyo come bussola, ho confutato questi insegnamenti negli ultimi diciassette anni, dal quinto anno dell’era Kencho (1253) fino a ora, settimo anno dell’era Bun’ei (1270). E, come puoi vedere con i tuoi occhi, la propagazione del Nembutsu in Giappone è stata in gran parte fermata. Nonostante vi siano persone che non hanno smesso di recitare il Nembutsu con la bocca, credo che abbiano capito in cuor loro che esso non è la via per liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte.

                                  Altrettanto vale per la scuola Zen. Osservando una cosa, se ne possono dedurre diecimila. Io posso porre fine quando voglio agli errori della Vera parola e di tutte le altre scuole. La “saggezza” dei maestri della Vera parola e degli eminenti preti di oggi non può essere paragonata a quella di un bue o di un cavallo e la loro “luce” è inferiore a quella di una lucciola. [Affidarsi a loro] è come mettere arco e frecce nelle mani di un morto, o come fare domande a qualcuno che parla nel sonno. Con le mani eseguono i gesti delle mudra, con la bocca ripetono i mantra, ma le loro menti non hanno compreso i princìpi del Buddismo. In realtà, la loro arroganza è alta come una montagna, la loro ingordigia è più profonda del mare. E tutto questo origina dalla confusione sulla superiorità relativa dei vari sutra e trattati e dal fatto che nessuno ha corretto gli errori dei fondatori di queste scuole.

                                    Un uomo sapiente dovrebbe studiare le ottantamila dottrine del Buddismo e le dodici suddivisioni dei sutra. Le persone ignoranti della malvagia e impura ultima epoca dovrebbero scartare le cosiddette “via difficile da praticare” e “via facile da praticare” di cui parlano i credenti Nembutsu e dedicarsi unicamente alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, il daimoku del Sutra del Loto.

                                      Quando il sole sorge nel quadrante orientale, tutti i cieli del grande continente di Jambudvipa, posto a sud6, si illuminano grazie alla vasta luce emanata dal sole. Ma la debole luce della lucciola non potrà mai illuminare il paese. Chi porta nella propria veste una gemma che esaudisce i desideri può ottenere qualsiasi cosa, ma un semplice coccio o pietra non gli porterà alcun tesoro. La pratica Nembutsu e le altre, se paragonate al daimoku del Sutra del Loto, sono come cocci e pietre accanto a una gemma o come il luccichio di una lucciola paragonato alla luce del sole.

                                        Come possono i nostri occhi offuscati distinguere il colore delle cose con il debole luccichio di una lucciola? Allo stesso modo, i sutra hinayana e mahayana provvisori delle scuole Nembutsu e della Vera parola non sono insegnamenti in grado di condurre le persone comuni alla Buddità.

                                          Il nostro maestro, il Tathagata Shakyamuni, in tutta la sua vita di predicazione espose ottantamila sacre dottrine. Egli fu il primo Budda ad apparire nel nostro mondo di saha che non aveva ancora conosciuto alcun Budda, e ad aprire gli occhi di tutti gli esseri viventi. Tutti gli altri Budda e bodhisattva, dell’est, dell’ovest e delle terre delle dieci direzioni furono istruiti da lui.

                                            Il periodo precedente al suo avvento era come l’epoca precedente la comparsa dei sovrani e imperatori7 dell’antica Cina, quando gli uomini non sapevano chi fossero i loro padri e vivevano come bestie; prima dell’imperatore Yao, non distinguevano le quattro stagioni ed erano ignoranti come buoi e cavalli.

                                              Prima della comparsa nel mondo del Budda Shakyamuni non esistevano ordini di monaci o monache, ma solo le due categorie degli uomini e delle donne. Ma ora ci sono monaci e monache, maestri della scuola della Vera parola che hanno come supremo oggetto di culto il Tathagata Mahavairochana e relegano il Tathagata Shakyamuni a un rango inferiore, o che, credendo nel Nembutsu, rendono omaggio al Budda Amida e mettono in disparte il Budda Shakyamuni. Sono monaci e monache grazie al Budda Shakyamuni, ma sono indotti a comportarsi così dagli errori tramandati dai fondatori [delle varie scuole].

                                                Ci sono tre ragioni per le quali il Tathagata Shakyamuni, invece di qualsiasi altro Budda, ha un legame con tutti gli esseri viventi di questo mondo di saha. Prima di tutto, egli è l’Onorato dal Mondo, il sovrano di tutti gli esseri viventi del mondo di saha, mentre il Budda Amida non è il sovrano di questo mondo. Il Budda Shakyamuni è come il governante del nostro paese: dobbiamo rispettare anzitutto il governante del nostro paese e solo secondariamente i governanti di altri paesi. La Dea del Sole e il Grande Bodhisattva Hachiman sono i governanti originali del nostro paese, manifestazioni provvisorie del Budda Shakyamuni apparso sotto forma di divinità locali. Chi volta le spalle a queste divinità non può diventare sovrano di questo paese. La Dea del Sole ha assunto la forma di uno specchio sacro chiamato Naishidokoro8 e messaggeri imperiali sono inviati al Grande Bodhisattva Hachiman per riferire e ricevere il suo oracolo. Shakyamuni, l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione, è il nostro augusto sovrano e deve essere considerato l’oggetto di culto.

                                                  La seconda ragione è che il Tathagata Shakyamuni è il padre e la madre di tutti gli esseri viventi di questo mondo di saha. Abbiamo doveri filiali anzitutto verso nostro padre e nostra madre, poi anche verso i padri e le madri degli altri. Il re Wu di Chou scolpì un’immagine di legno del padre defunto e la pose su un carro designandola come il generale che avrebbe condotto le truppe in battaglia. Il suo gesto fu apprezzato dal cielo ed egli riuscì a sconfiggere il re Chou di Yin.

                                                    Il re Shun pianse addolorato perché il padre era diventato cieco, ma quando strofinò le mani bagnate dalle lacrime sugli occhi del padre, questi riacquistò la vista9. Adesso il Budda Shakyamuni fa lo stesso aprendo i nostri occhi per «aprire la porta della saggezza del Budda»10 [innata dentro di noi]. Nessun altro Budda aveva aperto così i nostri occhi prima d’ora.

                                                      La terza ragione è che Shakyamuni è il maestro originale di tutti gli esseri viventi di questo mondo di saha. Nacque nell’India centrale, figlio del re Shuddhodana, durante il nono kalpa della diminuzione nell’attuale kalpa di saggezza, quando la vita degli esseri umani durava cento anni. Abbandonò la famiglia all’età di diciannove anni, a trent’anni ottenne l’illuminazione e trascorse i restanti cinquant’anni della sua vita esponendo i sacri insegnamenti. Morì a ottant’anni, lasciando le proprie reliquie11 per la salvezza di tutti gli esseri viventi del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge. Amida, il Budda Maestro della Medicina, Mahavairochana e gli altri, invece, sono Budda di altre terre, non sono l’Onorato dal Mondo di questo nostro mondo.

                                                        Questo mondo di saha occupa la posizione inferiore tra tutti i mondi delle dieci direzioni, è come una prigione all’interno di un paese. Tutte le persone nei mondi delle dieci direzioni, colpevoli di una delle dieci azioni malvagie, dei cinque peccati capitali, dell’offesa al corretto insegnamento, o di altri terribili crimini, scacciate dai Budda, dai Tathagata di quei mondi, sono state radunate qui, in questa terra di saha dal Tathagata Shakyamuni. Queste persone, cadute nei tre cattivi sentieri o nella grande fortezza dell’inferno di sofferenza incessante, dopo avervi sofferto per la loro colpa, sono rinate nel regno degli esseri umani o celesti. Ma poiché conservano qualche residuo delle loro cattive azioni, sono inclini a commetterne altre, offendendo il corretto insegnamento o parlando con disprezzo delle persone di saggezza. Shariputra, per esempio, nonostante avesse raggiunto lo stato di arhat, a volte dava sfogo alla sua rabbia. Pilindavatsa12, nonostante si fosse liberato dalle illusioni del pensiero e del desiderio, mostrava un carattere arrogante, mentre Nanda, pur avendo rinunciato ai piaceri carnali, continuava a desiderare di giacere con una donna. Se anche chi ha eliminato tutte le illusioni e i desideri ne conserva qualche residuo, quanti di più ne conserveranno le persone ordinarie? Tuttavia il Tathagata Shakyamuni è entrato in questo mondo di saha con il titolo di Colui che Sa Sopportare perché non rimprovera gli esseri umani per le loro offese, ma mostra una grande tolleranza.

                                                          Queste sono le qualità particolari che mancano agli altri Budda.

                                                            Il Budda Amida e gli altri Budda fecero voto di compassione e, per questo, nonostante se ne vergognassero13, comparvero in questo mondo di saha: il Budda Amida pronunciò i suoi quarantotto voti e il Budda Maestro della Medicina i suoi dodici grandi voti. Il Percettore dei Suoni del Mondo e gli altri bodhisattva di altre terre fecero lo stesso.

                                                              Fra i vari Budda non esiste alcuna distinzione quando si considera la permanente uguaglianza [della loro natura illuminata], ma quando si considera la permanente differenza [dei loro insegnamenti], ognuno di essi ha la sua terra nei mondi delle dieci direzioni e perciò essi distinguono i mondi con i quali hanno una relazione da quelli con i quali non ne hanno.

                                                                Ciascuno dei sedici figli del Budda Grande Saggezza Universale visse in una diversa terra delle dieci direzioni e lì condusse i propri discepoli alla salvezza. Il Tathagata Shakyamuni, uno dei sedici figli, apparve in questa terra e anche noi persone comuni siamo nate in questo mondo di saha. Pertanto non dobbiamo in alcun modo allontanarci dagli insegnamenti del Tathagata Shakyamuni. Tuttavia nessuno capisce questo; se riflettessero attentamente, capirebbero che non devono lasciare la mano del Budda Shakyamuni che disse: «Io sono l’unica persona che può salvarli e proteggerli»14.

                                                                  Per questa ragione, tutti gli esseri viventi di questo mondo di saha, se detestano le sofferenze di nascita e morte e desiderano avere un oggetto di culto da venerare, dovrebbero prima di tutto fare un’immagine, dipinta o scolpita, del Budda Shakyamuni e farne il loro oggetto di culto. Poi, se hanno ancora energie, possono fare immagini di Amida e di altri Budda.

                                                                    Tuttavia, quando le persone di questo mondo di oggi scolpiscono o dipingono immagini del Budda, essendo novizi nella Sacra via15, danno la precedenza ad altri Budda, cosa che non si accorda con la volontà di quei Budda né con quella del Tathagata Shakyamuni, e per di più è contro le regole della società.

                                                                      Il grande re Udayana non scolpì una statua di legno di sandalo rosso raffigurante un altro Budda, e anche il dipinto offerto al re dei Mille Stupa16 raffigurava il Tathagata Shakyamuni. Ma la gente oggi si basa sui vari sutra mahayana e, credendo che il sutra a cui si affida sia superiore agli altri, relega il Budda Shakyamuni a una posizione secondaria.

                                                                        Così tutti i maestri della scuola della Vera parola, convinti che il Sutra di Mahavairochana superi tutti gli altri, ritengono che il Budda Mahavairochana descritto in questo sutra sia il Budda col quale condividono una relazione. I credenti Nembutsu, riponendo fede nel Sutra della Meditazione, credono che il Budda Amida abbia una relazione con il nostro mondo di saha.

                                                                          Poiché nella nostra era in particolare si considerano corrette le erronee dottrine di Shan-tao e di Honen e si prendono come guida i tre sutra della Pura terra, su dieci templi che vengono edificati, otto o nove hanno il Budda Amida come oggetto di culto. In dieci, cento, mille case dei credenti laici o dei preti, il padiglione del Budda è dedicato ad Amida. Inoltre, fra le migliaia e decine di migliaia di dipinti e di immagini del Budda che si trovano nelle singole famiglie, la stragrande maggioranza sono del Budda Amida.

                                                                            Eppure le persone che oggi sono ritenute sagge, vedendo queste cose, non le considerano calamità, anzi le lodano e le ammirano perché si accordano con le loro idee. Per strano che possa sembrare, gli uomini totalmente malvagi, che non possiedono la minima comprensione del principio di causa ed effetto e che non si dedicano a nessun Budda, sembrerebbero essere gli unici senza colpa.

                                                                              Shakyamuni, l’Onorato dal Mondo, nostro padre e madre, dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore, incoraggia noi che siamo sviati da tutti gli altri Budda, dicendo: «Io sono l’unica persona che può salvarli e proteggerli»17. Il nostro debito di gratitudine nei suoi confronti è più profondo del grande mare, più pesante della terra, più vasto del cielo. Anche se ci strappassimo gli occhi e li ponessimo davanti a lui come offerta, numerosi come le stelle in cielo, anche se ci strappassimo la pelle dal corpo e stendessimo tali pelli a centinaia di migliaia di decine di migliaia fino a ricoprire la volta celeste, anche se gli dessimo le nostre lacrime come offerta dell’acqua e gli donassimo fiori per migliaia, decine di migliaia, milioni di kalpa, anche se gli offrissimo per innumerevoli kalpa la nostra carne e il nostro sangue finché la carne si accumulasse come una montagna e il sangue riempisse un grande mare, non potremmo ripagare che una minima frazione del debito che abbiamo con questo Budda.

                                                                                Ma gli studiosi del nostro tempo si aggrappano a opinioni distorte e, anche se fossero dei sapienti che conoscono a fondo le ottantamila dottrine, che sanno a memoria le dodici suddivisioni dei sutra e che osservano rigorosamente i precetti mahayana e hinayana, sappiate che non potranno evitare di cadere nei cattivi sentieri se voltano le spalle a questo principio.

                                                                                  Come esempio citerò il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei, fondatore della scuola della Vera parola in Cina. Egli era figlio del re Seme del Budda18, monarca del regno di Udyana in India. Il Budda Shakyamuni lasciò il palazzo del padre a diciannove anni [per dedicarsi alla vita religiosa], ma questo Maestro del Tripitaka rinunciò al trono all’età di tredici anni e viaggiò nei settanta stati indiani percorrendo a piedi novantamila ri, istruendosi in tutti i vari sutra, trattati e scuole di Buddismo. In un regno dell’India del nord si fermò ai piedi dello stupa eretto dal re Grani d’Oro19 volse gli occhi al cielo e cominciò a pregare; gli apparve allora sospeso nell’aria il mandala del regno del Grembo con il Budda Mahavairochana seduto al centro.

                                                                                    Shan-wu-wei, mosso da compassione, volendo far conoscere questo corretto insegnamento fino alle regioni confinanti, si recò in Cina e trasmise le sue dottrine segrete all’imperatore Hsüan-tsung. Durante una grande siccità pregò per la pioggia e in tre giorni la pioggia cadde dal cielo. Questo Maestro del Tripitaka conosceva perfettamente i “semi”20dei milleduecento venerabili, le loro auguste forme e i loro samaya21. Oggi tutti i seguaci della scuola della Vera parola appartenenti al To-ji e agli altri templi della Vera parola si considerano discepoli del Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei.

                                                                                      Ma venne il tempo in cui il Maestro del Tripitaka morì improvvisamente. Allora apparvero numerosi guardiani dell’inferno, lo legarono con sette corde di ferro e lo condussero al palazzo di Yama, il signore dell’inferno. Questo fu un fatto molto strano.

                                                                                        Per quale colpa andò incontro a una simile pena? Forse nella sua vita aveva commesso qualcuna delle dieci azioni malvagie, ma di certo non si era macchiato di nessuno dei cinque peccati capitali. E per quanto riguarda le sue passate esistenze, dal momento che era salito al trono di un grande regno, doveva aver osservato strettamente i dieci buoni precetti e doveva aver servito i cinquecento Budda22. Che colpa poteva aver commesso, allora?

                                                                                          Inoltre, all’età di tredici anni era entrato nella vita religiosa rinunciando alla sua posizione di erede al trono. Il suo forte desiderio d’illuminazione non aveva uguali in tutta la terra di Jambudvipa. Tali virtù avrebbero dovuto cancellare qualsiasi colpa, grande o piccola, commessa nella vita presente o in quelle passate. Oltre a ciò, l’aver studiato minuziosamente tutti i sutra, i trattati e le scuole propagati a quel tempo in India, sarebbe dovuto servire a espiare ogni possibile colpa.

                                                                                            Per di più, le dottrine esoteriche della scuola della Vera parola, sono differenti dagli altri insegnamenti: dichiarano che, eseguendo con le mani anche solo una singola mudra o pronunciando con la bocca anche un singolo mantra, persino le gravi colpe commesse nelle tre esistenze di passato, presente e futuro vengono senza dubbio estinte. Assicurano anche che tutte le colpe e gli ostacoli karmici creati nello spazio di innumerevoli koti di kalpa si estinguono nel momento stesso in cui si guardano i mandala esoterici. Ciò doveva valere a maggior ragione per il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei, il quale aveva imparato a memoria tutte le mudra e i mantra dei milleduecento e più venerabili, che aveva compreso, come riflessa in uno specchio, la pratica della contemplazione per conseguire la Buddità nella forma presente e che, quando si era sottoposto alla cerimonia dell’unzione davanti ai due mandala [del regno di Diamante e del regno del Grembo], era diventato effettivamente Mahavairochana, il re dell’illuminazione stesso. Perché allora un simile uomo fu punito dal re Yama?

                                                                                              Io, Nichiren, ho deciso di abbracciare l’insegnamento che è supremo fra le due vie, l’essoterica e l’esoterica, e che permette di liberarci facilmente da nascita e morte. Così ho studiato le dottrine esoteriche della Vera parola in generale e ho fatto domande sulla questione di Shan-wu-wei. Ma nessuno è stato capace di darmi una risposta. Se quest’uomo non poté sfuggire ai cattivi sentieri, come potrà evitarli un qualsiasi maestro della Vera parola dell’epoca attuale, o i preti e i laici che non hanno eseguito altro che una singola mudra o pronunciato altro che un singolo mantra?

                                                                                                Esaminando attentamente il problema, conclusi che c’erano due errori per i quali Shan-wu-wei fu punito dal re Yama.

                                                                                                  Prima di tutto, il Sutra di Mahavairochana non solo è inferiore al Sutra del Loto, ma non può nemmeno essere paragonato ai sutra del Nirvana, della Ghirlanda di fiori o della Saggezza. Sostenendo che fosse superiore al Sutra del Loto, Shan-wu-wei commise l’errore di offendere l’insegnamento corretto.

                                                                                                    In secondo luogo, benché il Tathagata Mahavairochana sia un’emanazione del Budda Shakyamuni, Shan-wu-wei nutriva l’opinione distorta che Mahavairochana fosse superiore al Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti. La colpa di questa offesa è così grave che non si può evitare di cadere nei cattivi sentieri nemmeno praticando le dottrine dei milleduecento e più venerabili per un periodo di innumerevoli kalpa.

                                                                                                      Shan-wu-wei commise questi errori alla cui retribuzione è difficile sfuggire, e perciò le mudra e i mantra dei vari venerabili da lui eseguiti, furono inutili. Ma quando recitò le parole del capitolo “Parabola e similitudine” del secondo volume del Sutra del Loto: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli. Questo luogo adesso è pieno di dolore e sofferenza. Io sono l’unica persona che può salvarli e proteggerli»23, fu sciolto dalle corde di ferro che lo tenevano legato.

                                                                                                        Tutti i maestri della Vera parola succeduti a Shan-wu-wei hanno però continuato a sostenere che il Sutra di Mahavairochana non solo è superiore agli altri sutra, ma supera persino il Sutra del Loto. Alcuni sostengono che il Sutra del Loto è inferiore persino al Sutra Ghirlanda di fiori. Benché le persone siano diverse, la loro colpa di offendere il corretto insegnamento è identica.

                                                                                                          Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei nutriva il pregiudizio che il Sutra del Loto e il Sutra di Mahavairochana fossero altrettanto degni di rispetto, in quanto i loro profondi princìpi coincidono, ma che il Sutra del Loto fosse inferiore al Sutra di Mahavairochana perché non menziona le mudra e i mantra. I maestri della Vera parola che gli succedettero erano dell’opinione che il Sutra del Loto fosse inferiore al Sutra di Mahavairochana anche per gli importanti princìpi esposti, oltre che per la questione delle mudra e dei mantra, aggravando ulteriormente la loro colpa di offendere l’insegnamento corretto. Non credo proprio che possano evitare a lungo la punizione del re Yama e le sofferenze dell’inferno. Di certo attireranno immediatamente su di loro le fiamme dell’inferno Avichi.

                                                                                                            Il Sutra di Mahavairochana non conteneva in origine alcun riferimento al profondo principio dei tremila regni in un singolo momento di vita. Questo principio è contenuto unicamente nel Sutra del Loto. Tuttavia il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei rubò questo profondo principio, che il Gran Maestro T’ien-t’ai aveva estratto dal testo del Sutra del Loto, se ne appropriò e lo introdusse nella propria interpretazione del Sutra di Mahavairochana. Poi asserì che sono proprio le mudra e i mantra del Sutra di Mahavairochana, originariamente esposti solo per conferire solennità al Sutra del Loto, che rendono il Sutra di Mahavairochana superiore a quello del Loto. Egli espose un’idea distorta affermando che [i due sutra] sono uguali nei princìpi e un’idea errata affermando la superiorità [del Sutra di Mahavairochana] per via delle sue mudra e dei suoi mantra.

                                                                                                              Se un inferiore considera i suoi sei organi di senso come tesori personali, mentre in realtà appartengono al suo signore24, ne derivano molti errori. Dovremmo ricordare questo esempio quando interpretiamo i sutra, perché le dottrine esposte nei sutra inferiori servono solo a conferire solennità al sutra superiore.

                                                                                                                Io, Nichiren, risiedevo nel [tempio Seicho] sul monte Kiyosumi nel villaggio Tojo della provincia di Awa. Fin da bambino, ho pregato il Bodhisattva Tesoro dello Spazio Vuoto chiedendogli di farmi diventare la persona più saggia di tutto il Giappone. Il bodhisattva si trasformò davanti ai miei occhi in un venerabile prete e mi concesse un gioiello di saggezza splendente come la stella del mattino. Grazie a questo io fui in grado di ottenere la padronanza degli insegnamenti fondamentali delle otto scuole buddiste giapponesi e delle scuole Zen e Nembutsu.

                                                                                                                  Per sedici o diciassette anni, dal quinto anno circa dell’era Kencho (1253) fino a ora, settimo anno dell’era Bun’ei (1270), ho criticato le scuole Zen e Nembutsu e per questa ragione gli studiosi di quelle scuole sono insorti come vespe e si sono radunati come nuvole, anche se per demolire le loro argomentazioni bastano una o due parole.

                                                                                                                    Infine anche gli studiosi delle scuole Tendai e della Vera parola, perdendo di vista i princìpi stabiliti dalle loro stesse scuole riguardo a quali insegnamenti si debbano adottare e quali scartare, sono giunti a sostenere idee identiche a quelle delle altre scuole. Dal momento che i credenti laici delle loro comunità credono in esse, appoggiano le idee errate delle altre scuole dichiarando che gli insegnamenti Tendai e della Vera parola sono uguali a quelli delle scuole Nembutsu e Zen, e si uniscono agli altri nel tentativo di refutarmi. Ma nonostante possa sembrare che stiano refutando Nichiren, stanno distruggendo gli insegnamenti Tendai e della Vera parola. È una vergogna, una vera vergogna!

                                                                                                                      Il fatto che io sia stato in grado di discernere gli errori dei vari sutra, trattati e scuole, è dovuto alla benevolenza del Bodhisattva Tesoro dello Spazio Vuoto e al mio maestro Dozen-bo.

                                                                                                                        Se anche una tartaruga sa ripagare un debito di gratitudine25, a maggior ragione dovrebbero farlo gli esseri umani. Per ripagare il debito di gratitudine che ho verso il mio maestro Dozen-bo, ho voluto propagare gli insegnamenti del Budda sul monte Kiyosumi e condurre Dozen-bo all’illuminazione. Ma egli, oltre a essere un uomo piuttosto ignorante, è un credente della scuola Nembutsu, così non vedevo come potesse evitare di cadere nei tre cattivi sentieri. Inoltre non è il tipo che presterebbe ascolto ai miei consigli.

                                                                                                                          Tuttavia, nel primo anno dell’era Bun’ei (1264), il quattordicesimo giorno dell’undicesimo mese, l’ho incontrato presso gli alloggi dei preti di Saijo a Hanabusa. In quell’occasione mi disse: «Io non posseggo né saggezza né speranze di accedere a una carica importante. Sono un vecchio senza desiderio di fama e non considero nessuno degli eminenti preti del Nembutsu mio maestro. Ma dato che questa pratica si è diffusa largamente nel nostro tempo, mi limito semplicemente a ripetere le parole Namu-Amida-butsu. Per di più, anche se non fu originariamente un’idea mia, ho forgiato cinque immagini del Budda Amida. Questo forse dipende da una tendenza karmica formata in un’esistenza passata. Pensi che per queste colpe cadrò nell’inferno?».

                                                                                                                            A quel tempo non avevo alcuna intenzione di pormi in contrasto con lui, ma a causa dell’incidente con il prete laico Tojo Saemon Renchi26, non avevo visto il mio maestro da più di dieci anni e, in un certo senso, era come se ci fossimo allontanati ed esistesse un contrasto. Pensai che la cosa più corretta fosse comportarmi amichevolmente e parlargli con gentilezza. D’altra parte, nel regno di nascita e morte né giovani né anziani possono sapere quanto durerà la loro vita e forse non avrei avuto un’altra occasione di incontrarlo. Avevo già avvertito il prete Dogi-bo Gisho27, suo fratello maggiore, che era destinato a cadere nell’inferno di sofferenza incessante e pare che la sua morte sia stata ben peggiore di quanto egli avrebbe sperato. Pensando che anche quest’uomo avrebbe potuto andare incontro a un destino simile, provai pietà per lui e decisi di parlargli severamente.

                                                                                                                              Gli spiegai che facendo cinque immagini del Budda Amida egli si era condannato a cadere cinque volte nell’inferno di sofferenza incessante. Il motivo di questo, gli dissi, è che il Sutra del Loto, in cui il Budda dice: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti»28,afferma che il Budda Shakyamuni è nostro padre, mentre il Budda Amida è nostro zio. Può essere considerato un figlio devoto chi fa ben cinque immagini di suo zio e neppure un’immagine del proprio padre? I cacciatori delle montagne o i pescatori, persone che non sanno distinguere l’est dall’ovest e non compiono alcuna buona azione, hanno colpe meno gravi di una persona simile.

                                                                                                                                Al giorno d’oggi coloro che ricercano la via aspirano a una migliore esistenza futura, eppure abbandonano il Sutra del Loto e il Budda Shakyamuni, mentre non cessano neanche per un istante di riverire il Budda Amida e di invocare il suo nome. Che comportamento è questo? Nonostante all’apparenza sembrino devoti, non vedo come possano evitare l’accusa di abbandonare il loro genitore per dedicarsi a un estraneo. Una persona completamente malvagia, che non ha mai aderito al Buddismo, non ha neanche commesso l’errore di abbandonare il Budda Shakyamuni. Pertanto, se dovessero verificarsi le circostanze adatte, potrebbe prendere fede in Shakyamuni.

                                                                                                                                  Ma non credo che le persone che, seguendo le dottrine distorte di Shan-tao, di Honen e degli studiosi buddisti del nostro tempo, fanno del Budda Amida il loro oggetto di culto e si dedicano esclusivamente alla pratica di invocare il suo nome, potranno mai rinunciare alle loro idee distorte e convertirsi al Budda Shakyamuni e al Sutra del Loto, neanche rinascendo per infiniti kalpa. Perciò, il Sutra del Nirvana predicato dal Budda prima della morte nel boschetto di alberi di sal, afferma che appariranno persone terribili, le cui colpe saranno più gravi delle dieci azioni malvagie o dei cinque peccati capitali – icchantika, o persone di incorreggibile miscredenza, e persone che offendono l’insegnamento corretto. Si legge anche che tali individui si troveranno proprio tra i saggi che osservano i duecentocinquanta precetti, indossano le tre vestie portano la ciotola per le elemosine.

                                                                                                                                    Spiegai tutto questo a Dozen-bo, ma non mi sembrò che egli avesse compreso quello che dicevo, né che lo avessero compreso le altre persone presenti, ma in seguito sentii dire che Dozen-bo aveva preso fede nel Sutra del Loto. Pensai con grande gioia che avesse rinunciato alle sue precedenti idee distorte e fosse diventato una persona di vedute corrette. Non so dire quanto fui commosso poi, quando seppi che aveva anche forgiato un’immagine del Budda Shakyamuni. Può sembrare che io gli abbia parlato duramente al tempo del nostro colloquio, ma gli spiegai semplicemente le cose come sono esposte nel Sutra del Loto, e questo è senza dubbio il motivo per cui egli ora ha compiuto questa azione. Si dice che i buoni consigli irritano gli orecchi e che una buona medicina ha un sapore amaro.

                                                                                                                                      Ora io, Nichiren, ho ripagato il debito di gratitudine che avevo verso il mio maestro e sono convinto che sia il Budda sia gli dèi approveranno ciò che ho fatto. Vorrei che quanto ho detto qui fosse riferito a Dozen-bo.

                                                                                                                                        Anche se si usano parole dure, se esse aiutano una persona, devono essere considerate parole veritiere e gentili, mentre le parole gentili, se danneggiano una persona, sono da ritenersi ingannevoli e dure.

                                                                                                                                          Le dottrine buddiste predicate dagli studiosi e maestri di questi tempi sono considerate da molti parole gentili e veritiere, ma di fatto sono tutte parole dure e ingannevoli, perché sono in disaccordo con il Sutra del Loto che incarna la vera intenzione del Budda.

                                                                                                                                            Quando io dichiaro che i seguaci del Nembutsu cadranno nell’inferno di sofferenza incessante o che le scuole Zen e della Vera parola sono altrettanto errate, la gente può pensare che io stia pronunciando parole dure, ma in realtà sto pronunciando parole veritiere e gentili. Come esempio, il fatto che Dozen-bo abbia abbracciato il Sutra del Loto e forgiato un’immagine del Budda Shakyamuni, origina dalle mie parole dure. E la stessa cosa vale per molte altre persone in tutto il Giappone. Dieci o più anni fa, tutti recitavano il Nembutsu, ma oggi, su dieci persone, se ne trovano una o due che recitano solo Nam-myoho-renge-kyo e due o tre che li recitano entrambi. E anche tra coloro che recitano esclusivamente il Nembutsu, qualcuno ha cominciato a dubitare; in cuor suo crede nel Sutra del Loto e ha preso a dipingere o a scolpire immagini del Budda Shakyamuni. Anche tutto questo origina dalle parole dure di Nichiren.

                                                                                                                                              Questo è paragonabile ai fragranti alberi di sandalo che crescono nei boschetti di eranda o ai fiori di loto che sbocciano dall’acqua melmosa. Così, quando io dichiaro che i seguaci Nembutsu cadranno nell’inferno d’incessante sofferenza, i “sapienti” del nostro tempo, che in realtà sono paragonabili ai bovini o ai cavalli, denigrano le mie dottrine. In verità sono come cani randagi che abbaiano al leone, il re degli animali, o come stupide scimmie che ridono del dio Shakra.

                                                                                                                                                Nichiren

                                                                                                                                                  Il settimo anno di Bun’ei (1270)

                                                                                                                                                    A Gijo-bo e Joken-bo

                                                                                                                                                        Cenni Storici

                                                                                                                                                        Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Kamakura nel 1270 a Joken-bo e Gijo-bo, due monaci che erano stati suoi superiori al tempio Seicho di Awa, quando dodicenne aveva intrapreso il noviziato buddista. Non si conoscono le ragioni per le quali la scrisse, probabilmente, come suggerisce la conclusione, per la gioia di aver appreso che Dozen-bo aveva dimostrato fede nel Sutra del Loto facendo scolpire una statua del Budda Shakyamuni. Dozen-bo, uno dei preti anziani del tempio, era stato infatti maestro del Daishonin, che provava per lui una sincera gratitudine. Si può supporre che, pur non avendo completamente ripudiato il Nembutsu, Dozen-bo stesse iniziando a venerare il Budda Shakyamuni e il Sutra del Loto in quel periodo. In origine, infatti, il Seicho-ji era stato un tempio della scuola Tendai, ma in seguito era passato sotto l’influenza delle scuole della Vera parola e della Pura terra.

                                                                                                                                                        Questa lettera può essere divisa in cinque parti. All’inizio, Nichiren Daishonin proclama che il Sutra del Loto è superiore a tutti i sutra buddisti, poiché si accorda perfettamente alla vera intenzione del Budda. Nonostante ciò, la maggior parte degli studiosi e maestri buddisti in India, Cina e Giappone lo aveva sminuito a favore di altre dottrine, contravvenendo alla volontà del Budda. Seguendo l’esempio dei grandi maestri T’ien-t’ai e Dengyo, il Daishonin confuta queste dottrine erronee, facendo riferimento ai sutra stessi.

                                                                                                                                                        Nella seconda parte della lettera, il Daishonin sottolinea gli errori di diverse grandi scuole buddiste del Giappone, soffermandosi in particolare su quelli della Vera parola e della Pura terra, probabilmente perché Dozen-bo aveva fatto professione di fede in esse. Il Daishonin definisce il daimoku di Nam-myoho-renge-kyo come la pratica per il conseguimento universale della Buddità nell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                                                        Nella terza parte della lettera, egli sostiene che Shakyamuni è il Budda che intrattiene una relazione karmica con tutte le persone che vivono in questo mondo di saha, nei confronti delle quali riveste le funzioni di sovrano, maestro e genitore. Perciò tutte le persone del mondo di saha dovrebbero riconoscere il loro debito di gratitudine nei confronti di Shakyamuni.

                                                                                                                                                        Nella quarta sezione, da cui deriva il titolo della lettera, il Daishonin si riferisce a Shan-wu-wei, che fu il primo a portare l’insegnamento esoterico della Vera parola dall’India alla Cina. La sua storia dimostra che perfino una persona notoriamente sapiente e dotata di grande padronanza degli insegnamenti buddisti può cadere nei cattivi sentieri per aver denigrato Shakyamuni e sminuito il Sutra del Loto. Citando l’esempio di Shan-wu-wei, il Daishonin critica, indirettamente, il tempio Seicho, che era passato sotto l’influenza della scuola della Vera parola.

                                                                                                                                                        Nella quinta parte esprime la sua gratitudine per il Bodhisattva Tesoro dello Spazio Vuoto, l’oggetto di culto originale del tempio Seicho, e per il suo maestro Dozen-bo, e la sua gioia nell’udire che quest’ultimo aveva abbracciato il Sutra del Loto. Termina, quindi, sottolineando l’importanza di parlare con coraggio e franchezza a coloro che sono stati sviati da insegnamenti che distorcono l’intento del Budda.

                                                                                                                                                        Note

                                                                                                                                                        1. Qui Nichiren Daishonin si sta riferendo a se stesso.
                                                                                                                                                        2. Il sutra dell’insegnamento sulla meditazione è un’opera sulla pratica della meditazione sul Budda Amida e i benefici che se ne ricavano; sebbene nel titolo compaia la parola “sutra”, non lo è.
                                                                                                                                                        3. La “fine del kalpa di formazione e l’inizio del kalpa della stabilità” si riferisce al periodo di transizione fra i primi due stadi del ciclo di quattro stadi, chiamati i quattro kalpa di formazione, stabilità, declino e disintegrazione, a cui si dice sia sottoposto continuamente ogni mondo. Durante i primi due stadi si forma un mondo e compaiono gli esseri umani.
                                                                                                                                                        4. Due divinità: Shiva e Vishnu.
                                                                                                                                                        5. Le scuole del Tesoro dell’Abhidharma e dell’Affermazione della verità venivano studiate in congiunzione rispettivamente alle scuole delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati; per questo probabilmente il Daishonin non le considera scuole indipendenti.
                                                                                                                                                        6. Si intende a sud del monte Sumeru.
                                                                                                                                                        7. Riferimento ai Tre sovrani leggendari dell’antica Cina: Fu Hsi, Shen Nung e Huang Ti, noti per aver governato in maniera esemplare, e ai Cinque imperatori: Shao Hao, Chuan Hsü, Ti Kao, T’ang Yao e Yü Shun che secondo la tradizione regnarono dopo di loro.
                                                                                                                                                        8. Naishidokoro: originariamente era il palazzo che custodiva lo specchio, uno dei tre tesori sacri della corte imperiale, e che veniva sorvegliato e protetto da dame di corte, chiamate naishi. Più tardi, Naishidokoro passò a designare lo specchio sacro in se stesso.
                                                                                                                                                        9. Shun era uno dei Cinque imperatori. Nonostante suo padre, un cittadino comune, lo trattasse con crudeltà preferendogli il fratellastro più giovane Hsiang, Shung nutriva per lui un profondo sentimento di pietà filiale. La storia di Shun che rese la vista al padre si trova ne La foresta delle gemme nel giardino della Legge.
                                                                                                                                                        10. «Aprire la porta della saggezza del Budda» è uno dei motivi per cui i Budda appaiono nel mondo, com’è spiegato nel capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto (vedi Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 74).
                                                                                                                                                        11. Qui indica le reliquie del corpo del Dharma, cioè gli insegnamenti esposti dal Budda Shakyamuni.
                                                                                                                                                        12. Pilindavatsa: uno dei discepoli di Shakyamuni. Nato in una famiglia brahmana a Shravasti, in India, era arrogante e disprezzava gli altri. Divenne famoso grazie alle pratiche magiche, ma perse i suoi poteri quando conobbe Shakyamuni e divenne suo discepolo. La predizione di Shakyamuni sulla sua illuminazione futura compare nell’ottavo capitolo del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                        13. Per esempio, il Budda Amida vive nella Pura terra di Perfetta Beatitudine, situata centomila milioni di mondi più a ovest rispetto al mondo di saha; il Budda Maestro della Medicina vive nel Mondo del Puro Smeraldo, che si dice si trovi nella parte orientale dell’universo. Come suggeriscono questi nomi, gli esseri viventi di queste terre provano solo sensazioni di piacere, di conseguenza non c’è nessuno laggiù da liberare dalla sofferenza. Per questa ragione, i Budda di quei mondi, nonostante fossero restii ad apparire nel regno di un altro Budda, scesero nel mondo di saha pieno di sofferenza, per adempiere al loro voto di compassione.
                                                                                                                                                        14. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
                                                                                                                                                        15. Sacra via: una delle cinque pratiche per i bodhisattva citate nel Sutra del Nirvana. Qui indica le pratiche condotte per perfezionare i tre tipi di apprendimento: precetti, meditazione e saggezza.
                                                                                                                                                        16. Re dei Mille Stupa: probabilmente il re dell’antica India Rudrayana, citato nelle Regole monastiche della scuola Sarvastivada, che offrì cinque tesori a Bimbisara, re del Magadha, mettendolo in imbarazzo perché non aveva nulla per ricambiare il dono. Dietro suggerimento del suo ministro, Bimbisara fece dipingere un’immagine del Budda Shakyamuni e la presentò al re Rudrayana come il più prezioso dei tesori in tutto il mondo. Re Rudrayana al principio si arrabbiò, ma quando si rese conto che era un’immagine del Budda, si convertì al Buddismo.
                                                                                                                                                        17. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
                                                                                                                                                        18. Re Seme del Budda: un re di Udyana che visse all’incirca nel settimo secolo ed era un discendente del re Amritodana, zio di Shakyamuni.
                                                                                                                                                        19. Re Grani d’oro: re del quale si sa soltanto che costruì un grande stupa a Gandhara. Si dice che all’inizio dell’ottavo secolo Shan-wu-wei, mentre pregava ai piedi di questo stupa, abbia compreso improvvisamente l’essenza del Sutra di Mahavairochana. Alcune fonti suggeriscono che il re Grani d’Oro in questo passo possa essere il re Kanishka.
                                                                                                                                                        20. Caratteri scritti in siddham, uno stile ortografico sanscrito, usati come simboli per rappresentare i vari Budda e bodhisattva degli insegnamenti esoterici.
                                                                                                                                                        21. Il termine “samaya” qui si riferisce alle mudra (gesti sacri compiuti con le mani) delle varie figure ritratte nei mandala e agli oggetti che esse tengono in mano. Si usa anche per significare i voti che questi esseri hanno formulato.
                                                                                                                                                        22. Secondo il Sutra dei Re benevolenti, nascere re è la ricompensa karmica per aver servito cinquecento Budda nelle vite precedenti.
                                                                                                                                                        23. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
                                                                                                                                                        24. Nel Giappone feudale, i vassalli erano in debito con il loro signore perché la loro sussistenza dipendeva interamente da lui. In cambio, era normale che si dedicassero anima e corpo a servire fedelmente il signore. I sei organi di senso, occhi, orecchi, naso, lingua, corpo e mente, sono le componenti fisiche e mentali dell’individuo. È un altro modo per dire che la vita del vassallo appartiene al suo signore.
                                                                                                                                                        25. Questa storia appare in Raccolta di racconti e poesie e in altre fonti. Il giovane Mao Pao, che divenne in seguito un generale della dinastia Chin, mentre camminava lungo il fiume Yangtze vide un pescatore che aveva catturato una tartaruga e si preparava a ucciderla. Mosso a compassione, regalò i suoi indumenti al pescatore in cambio della tartaruga, salvandole così la vita. In seguito, quando Mao Pao fuggiva in ritirata verso il fiume Yangtze inseguito dai nemici, apparve la tartaruga da lui salvata in gioventù che lo trasportò fino alla riva opposta.
                                                                                                                                                        26. Tojo Kagenobu, amministratore del villaggio di Tojo e fedele credente del Nembutsu. Quando il Daishonin annunciò la fondazione del vero Buddismo nel Seicho-ji nell’aprile del 1253, Kagenobu si risentì per le aspre critiche rivolte al Nembutsu e cercò di far uccidere il Daishonin.
                                                                                                                                                        27. Un prete del tempio Seicho che si ritiene fosse il fratello maggiore di Dozen-bo o un prete a lui superiore. Si oppose agli insegnamenti del Daishonin.
                                                                                                                                                        28. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
                                                                                                                                                        La Biblioteca di Nichiren
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                                                                                                                                                        otto per mille
                                                                                                                                                        nuovo rinascimento
                                                                                                                                                        buddismo e società
                                                                                                                                                        volo continuo
                                                                                                                                                        esperia

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