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24. Alleggerire la retribuzione karmica

RSND, VOLUME I

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Sagami Echi, 1271. Indirizzata a Kanabara, Ota Jomyo e Soya Kyoshin

C’erano due fratelli chiamati Chudapanthaka1. Quando qualcuno chiamava Chudapanthaka, rispondevano entrambi. Voi tre credenti siete come loro: se uno di voi viene a trovarmi, mi sembra che siate tutti e tre qui.

    Nel Sutra del Nirvana si trova il principio dell’alleggerimento della retribuzione karmica. Se il karma pesante del passato non viene espiato in questa esistenza, si dovranno sopportare le sofferenze dell’inferno nel futuro, tuttavia, incontrando grandi difficoltà in questa vita [a causa del Sutra del Loto], le sofferenze dell’inferno svaniranno immediatamente. Alla morte si otterranno i benefici dei mondi umano e celeste, dei tre veicoli e dell’unico veicolo. Il Bodhisattva Mai Sprezzante non fu deriso, insultato e colpito con pietre e bastoni senza motivo: probabilmente aveva offeso l’insegnamento corretto nel passato.

      La frase «quando le sue colpe furono espiate»2 indica che il Bodhisattva Mai Sprezzante poté sradicare le colpe delle precedenti esistenze grazie alle persecuzioni che incontrò. (Ciò conclude la mia prima argomentazione).

        I venticinque maestri che trasmisero gli insegnamenti buddisti3, a eccezione del Budda Shakyamuni, erano tutti manifestazioni temporanee di Budda o di grandi bodhisattva il cui avvento era stato profetizzato da Shakyamuni. Il quattordicesimo di questi, il Bodhisattva Aryadeva, venne ucciso da un non buddista e il venticinquesimo, il Venerabile Aryasimha, fu decapitato dal re Dammira. Anche Buddhamitra e il Bodhisattva Nagarjuna subirono molte persecuzioni, mentre altri propagarono il Buddismo sotto la protezione di sovrani devoti senza incontrare persecuzioni. Questo sembrerebbe indicare che nel mondo vi sono paesi buoni e paesi cattivi e di conseguenza due metodi di propagazione, shoju e shakubuku. Fu così anche durante il Primo e il Medio giorno della Legge, persino in India, il centro del Buddismo. Ora noi siamo all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge e in un paese lontano dall’India. Avevo previsto da tempo che simili cose sarebbero accadute e aspettavo semplicemente l’inevitabile. (Ciò conclude la mia seconda argomentazione).

          Ho spiegato questo principio già molto tempo fa, quindi non dovrebbe risultarvi nuovo. Uno dei sei stadi della pratica del perfetto insegnamento è quello della percezione e dell’azione. A questo stadio «si agisce come si parla e si parla come si agisce»4. Coloro che sono nello stadio di essere Budda in potenza e nello stadio dell’ascoltare il nome e le parole della verità credono nel perfetto insegnamento, ma, anche se lo lodano, le loro azioni non rispecchiano ciò che dicono. Per esempio, innumerevoli persone studiano le opere non buddiste chiamate Tre cronache e Cinque Canoni, ma nemmeno in un caso su dieci milioni si trova una persona che governi il paese e si comporti come quei testi insegnano. Così è molto difficile costruire una società pacifica. Si può recitare perfettamente il Sutra del Loto, ma è ben più difficile metterne in pratica gli insegnamenti. Il capitolo “Parabola e similitudine” afferma: «Se qualcuno […] vedendo coloro che leggono, recitano, copiano e sostengono questo sutra, li dovesse disprezzare, odiare, invidiare, o provare rancore nei loro confronti»5. Il capitolo “Maestro della Legge” afferma: «E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»6. Nel capitolo “Esortazione alla devozione” si legge: «Molte persone ignoranti […] ci attaccheranno con spade e bastoni […] saremo esiliati più e più volte»7. Il capitolo “Pratiche pacifiche” afferma: «[Il Sutra del Loto] nel mondo dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi»8. Queste sono citazioni dal sutra, sono le profezie del Budda, ma non c’è alcuna indicazione su quando si realizzeranno. In passato il Bodhisattva Mai Sprezzante e il monaco Realizzazione di Virtù lessero e sperimentarono con la propria vita questi passi. Ma, lasciando da parte i duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge, ora, nell’Ultimo giorno, sembra che in tutto il Giappone soltanto Nichiren stia facendo lo stesso. Nell’attuale situazione posso comprendere il dolore provato dai seguaci, parenti, discepoli e sostenitori laici dei tanti monaci santi perseguitati al tempo dei sovrani malvagi del passato.

            Nichiren ha ora letto [e vissuto] interamente il Sutra del Loto9. Se anche un solo verso o una sola frase garantiscono l’illuminazione, poiché io ho letto l’intero sutra, la mia illuminazione è ancor più certa. Sono fiducioso più che mai. Sebbene possa apparire presuntuoso, il mio più ardente desiderio è realizzare sicurezza e pace in tutto il paese. Tuttavia, in un’epoca in cui nessuno mi dà retta, questo va oltre il mio potere. Concludo per non dilungarmi oltre.

              Nichiren

                Il quinto giorno del decimo mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271), segno ciclico kanoto-hitsuji

                  Risposta a Ota Saemon-no-jo, al prete laico Soya e al Ponte del Dharma Kanabara

                      Cenni Storici

                      Nichiren Daishonin scrisse questa lettera il quinto giorno del decimo mese del 1271, tre settimane dopo la sua mancata esecuzione a Tatsunokuchi. È indirizzata a tre dei suoi discepoli principali: Ota Saemon, un funzionario del governo, il prete laico Soya Kyoshin e il Ponte del Dharma Kanabara. Può darsi che uno di loro avesse fatto visita al Daishonin mentre era detenuto in esilio a Echi, presso la residenza di Homma, il vice conestabile dell’isola di Sado. Dalle cronache del tempo sappiamo che i tre discepoli vivevano nella provincia di Shimosa, a nord-est di Kamakura; questa lettera può essere stata scritta per ringraziarli della visita e della preoccupazione manifestata per lui.

                      A seguito della fallita decapitazione, il governo aveva difficoltà a decidere cosa fare del Daishonin, che venne temporaneamente segregato presso la residenza di Homma. Proprio in quel periodo un’ondata di incendi dolosi e di omicidi imperversò a Kamakura e ne vennero incolpati i seguaci del Daishonin. Il governo ordinò allora che venisse eseguito l’ordine di esilio già disposto.

                      La comunità dei credenti di Kamakura era sconvolta dall’incalzare degli eventi e il Daishonin inviò molte lettere per rassicurarli e incoraggiarli. In questo caso assicura ai suoi discepoli che, basandosi su una forte fede, le avversità consentono di purificare il cattivo karma accumulato, facendo emergere la Buddità.

                      Note

                      1. Figli di una famiglia di brahmani dell’epoca di Shakyamuni. Si dice che si chiamassero entrambi Chudapanthaka. Perciò, quando uno veniva chiamato, rispondevano entrambi. Il Daishonin paragona il loro legame all’incrollabile unità dei tre credenti di Shimosa.
                      2. Il Sutra del Loto, cap. 20, p. 368.
                      3. Il numero e l’ordine dei successori di Shakyamuni che propagarono i suoi insegnamenti nel Primo giorno della Legge varia leggermente a seconda delle fonti. Qui il Daishonin conta anche Shakyamuni per cui il totale è venticinque, mentre di solito vengono considerati ventiquattro perché Shakyamuni viene escluso.
                      4. Grande concentrazione e visione profonda.
                      5. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 125.
                      6. Ibidem, cap. 10, p. 235.
                      7. Ibidem, cap. 13, pp. 270-272.
                      8. Ibidem, cap. 14, p. 287.
                      9. Affermando di aver “letto” l’intero sutra, il Daishonin qui vuol dire che vi ha dedicato la vita, adempiendo le predizioni in esso contenute.
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