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260. Comprendere il significato di "L’oggetto di culto per l’osservazione della mente"

RSND, VOLUME II

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Minobu, 1275. Indirizzata a Toki Jonin

Ho ricevuto il kan di monete, una veste bianca di spesso cotone imbottito, dieci pennelli da scrittura e cinque bastoncini d’inchiostro.

    Come tu sai, qui sul Monte Minobu d’inverno tirano forti raffiche di vento e la neve accumulata non si scioglie mai. Il freddo intenso rende difficile e doloroso svolgere la pratica buddista giorno e notte quando non si dispone di vestiti adeguati. Ma, con questa veste imbottita, so che non dovrò più temere il freddo.

      Shanavasa, il terzo dei successori del Budda Shakyamuni, era un santo. Riguardo alle sue azioni passate il Budda disse: «Tanto tempo fa, egli donò una veste a un monaco malato e, come effetto, vita dopo vita, esistenza dopo esistenza, ricevette sempre una meravigliosa veste, perfetta per la sua taglia»1.

        E adesso, donandomi questa veste, tu sei come Shanavasa. Io non conosco esattamente i meriti che acquisirai con questa azione, lascio queste cose al Budda Shakyamuni.

          Secondo la tua lettera, il prete laico Kyoshin2, basandosi sul passo di L’oggetto di culto per l’osservazione della mente nel quale dico che l’insegnamento transitorio non conduce all’illuminazione, si chiede se non dovremmo cessare del tutto di leggere l’insegnamento transitorio. Ma questa è una visione errata, che io non ho mai predicato. Durante l’era Bun’ei ti scrissi dettagliatamente spiegando come interpretare correttamente questo trattato, L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, e perciò dovresti insegnargli esattamente come ti ho scritto.

            A dire il vero, in molte occasioni e in molti punti ho scritto che l’insegnamento transitorio dovrebbe essere abbandonato. Ma, con ciò, non intendevo la porzione dell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto che leggiamo adesso3, bensì mi riferivo all’insegnamento transitorio insegnato nei tempi passati dalla scuola Tendai del Monte Hiei.

              Anche se si potrebbe praticare l’insegnamento del sutra così come hanno insegnato T’ien-t’ai e Dengyo, adesso che siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge sarebbe inutile come il calendario dell’anno scorso. A maggior ragione se consideriamo che, a cominciare da Jikaku, le dottrine [sostenute dal Monte Hiei] hanno fatto confusione riguardo alla distinzione fra insegnamenti mahayana e insegnamenti hinayana, fra insegnamenti provvisori e insegnamenti veri, e sono paragonabili a una grave offesa alla Legge. Tali dottrine non avrebbero avuto valore neanche nel Medio giorno della Legge, e tantomeno adesso, nell’Ultimo giorno!

                Dici anche che un maestro di Kitakata4 mi ha criticato dicendo: «Anche se Nichiren esorta a metter da parte i sutra predicati prima del Sutra del Loto in quanto rappresentativi di un periodo in cui il Budda “non aveva ancora rivelato la verità”5, nel suo Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese egli cita a sostegno delle sue argomentazioni vari sutra precedenti a quello del Loto, contraddicendo così il suo stesso ragionamento». Ho già commentato varie volte tale questione in passato.

                  In generale, i sacri insegnamenti della vita del Budda si possono dividere in due grandi categorie: quelli che svolgono la funzione di corda principale della rete e quelli che rappresentano le maglie più sottili.

                    Per prima viene la corda principale, che è l’insegnamento che conduce al conseguimento della Buddità e al raggiungimento della via. Questo insegnamento per il conseguimento della Buddità è il Sutra del Loto.

                      Dopo vengono le maglie più sottili, che sono i sutra predicati prima di quello del Loto. Questi sutra contengono insegnamenti che non conducono al conseguimento della Buddità. Anche quando affermano di poter condurre al conseguimento della Buddità e al raggiungimento della via, in realtà si tratta solo di parole. Il vero conseguimento si trova solo grazie al Sutra del Loto.

                        Come afferma il Gran Maestro Dengyo nel suo Trattato che definisce il provvisorio e il vero: «Gli scritti che contengono la saggezza provvisoria rappresentano un conseguimento della Buddità che esiste solo di nome e non di fatto». Ma le dottrine diverse da quelle che riguardano il conseguimento della Buddità e il raggiungimento della via, esposte negli insegnamenti provvisori, non sono solo discorsi vuoti, perché svolgono la funzione di maglie sottili per il Sutra del loto.

                          Di fatto possiamo dire che la corda principale della rete, quella che tratta del conseguimento della Buddità, è esposta nel Sutra del Loto, mentre le maglie più sottili della rete sono spiegate nei vari altri testi canonici. Essi svolgono la funzione di maglie sottili per il Sutra del Loto e perciò è del tutto corretto citarle come prove a sostegno della validità di quest’ultimo. Inoltre, siccome il reale conseguimento della Buddità si trova solo nel Sutra del Loto, e il conseguimento esposto nei sutra precedenti esiste solo di nome, è chiaro che questi sutra furono predicati unicamente a beneficio del Sutra del Loto stesso e, in tal senso, servono da prove della validità del Sutra del Loto.

                            Domanda: Che prova esiste che il Sutra del Loto sia la corda principale?

                              Risposta: T’ien-t’ai dice: «Sappiate che questo sutra [il Loto] espone solo la corda principale degli insegnamenti del Tathagata e non si addentra nei dettagli che riguardano le maglie più sottili»6.

                                Domanda: Che prova c’è che i sutra prima del Loto rappresentino le maglie più sottili?

                                  Risposta: Miao-lo afferma: «La pelle, la carnagione, i capelli, la colorazione: questi elementi sono esposti negli altri testi canonici»7.

                                    Domanda: Che prova puoi esibire che il conseguimento della Buddità sia limitato al Sutra del Loto?

                                      Risposta: Il Sutra del Loto afferma: «Esiste solo la Legge dell’unico veicolo, non ce ne sono due, non ce ne sono tre»8.

                                        Domanda: Che prova puoi offrire che i sutra predicati prima di quello del Loto furono predicati a beneficio del Sutra del Loto?

                                          Risposta: Il Sutra del Loto afferma: «Sebbene [i Budda] indichino vari sentieri differenti, in verità lo fanno solo in nome del veicolo del Budda»9.

                                            Vorrei trattare più dettagliatamente tali questioni, ma al momento non mi sento bene, per cui concluderò qui.

                                              Con profondo rispetto,

                                                Nichiren

                                                  Il ventitreesimo giorno dell’undicesimo mese

                                                    Risposta a Toki

                                                      Sotsu10 mi ha detto che a Shimosa c’è una magnolia. Mi piacerebbe che tu ne estraessi una radice e ne ricavassi venti pezzi, cauterizzandoli con un ferro caldo a entrambe le estremità e poi avvolgendoli in abbondante carta per proteggerli dall’aria; quando Tayu Jiro11 verrà nuovamente qui, per favore digli di portarli con sé.

                                                          Cenni Storici

                                                          Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu il ventitreesimo giorno dell’undicesimo mese del 1275. Essa è indirizzata a Toki Jonin, un importante seguace laico della provincia di Shimosa, il quale aveva riferito al Daishonin due questioni relative alla sua dottrina. La prima riguardava una considerazione fatta da Soya Kyoshin, un altro credente laico di Shimosa, il quale aveva male interpretato il seguente passo dello scritto L’oggetto di culto per l’osservazione della mente del Daishonin: «A eccezione di “un capitolo e due metà”, sono sutra di natura hinayana, erronei, che non conducono all’illuminazione e non contengono la verità» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 329). “Un capitolo e due metà”, secondo il Daishonin, è la parte della sezione di rivelazione del Sutra del Loto, che comprende la seconda metà del quindicesimo capitolo “Emergere dalla terra”, l’intero sedicesimo capitolo “Durata della vita” e la prima metà del diciassettesimo capitolo “Distinzioni dei benefici”, nella quale viene rivelata l’illuminazione di Shakyamuni nel remoto passato.

                                                          Toki Jonin aveva riferito al Daishonin della considerazione di Kyoshin, secondo cui, se tutti gli insegnamenti a eccezione di “un capitolo e due metà” «non conducono all’illuminazione», allora è inutile recitare qualsiasi parte dell’insegnamento transitorio, ovvero la prima parte del Sutra del Loto. Più espressamente, egli si riferisce alla prima parte della pratica quotidiana del Daishonin e dei suoi seguaci, che consisteva nella recitazione del secondo capitolo “Espedienti”, del sedicesimo capitolo “Durata della vita” e del daimoku di Nam-myoho-renge-kyo.

                                                          Il Daishonin afferma che, includendo l’insegnamento transitorio del Sutra del Loto fra gli insegnamenti che non conducono all’illuminazione, egli si riferiva agli insegnamenti transitori insegnati da T’ien-t’ai, Dengyo e altri, non all’insegnamento transitorio che recitano lui e i suoi seguaci, che si basa su una comprensione della Legge fondamentale rivelata nell’insegnamento originale del sutra.

                                                          Toki Jonin aveva anche riferito al Daishonin la critica di un prete della scuola Tendai secondo il quale il Daishonin nel suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese esorta le persone ad abbandonare gli insegnamenti provvisori esposti precedentemente al Sutra del Loto, e però nello stesso scritto utilizza citazioni tratte dai sutra provvisori a sostegno delle sue argomentazioni. Il prete sostiene che ciò sia contraddittorio.

                                                          Il Daishonin chiarisce che, mentre gli insegnamenti provvisori di per sé non conducono all’illuminazione, il Budda li espose al fine di condurre le persone al vero insegnamento del Sutra del Loto. Una volta chiarito questo punto, è lecito citarli a sostegno del Sutra del Loto. Il Daishonin paragona i vari sutra provvisori alle maglie di una rete, dove il Sutra del Loto è la corda portante che sostiene tutta la rete, e le maglie più sottili esistono in funzione della corda principale.

                                                          Infine, il Daishonin chiede a Toki di fargli avere dei segmenti di radice di magnolia.

                                                          Note

                                                          1. Riassunto di un brano di Storia dei successori del Budda.
                                                          2. Soya Kyoshin, che praticava con Toki Jonin, il destinatario della lettera.
                                                          3. La questione della lettura o meno dell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto, più precisamente del capitolo “Espedienti”, riguarda la pratica quotidiana della recitazione del sutra nel Buddismo del Daishonin. L’insegnamento transitorio «che leggiamo adesso» significa leggerlo alla luce dell’illuminazione originale del Budda rivelata nel capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale. Nichiren Daishonin identificò in Nam-myoho-renge-kyo la Legge eterna alla quale il Budda si era originalmente illuminato. Da questo punto di vista, l’insegnamento transitorio, pur non rivelando l’illuminazione originale del Budda, è visto come una spiegazione della Legge eterna. Per questo il Daishonin nelle preghiere giornaliere praticava la recitazione del capitolo “Espedienti” in aggiunta al capitolo “Durata della vita”.
                                                          4. Potrebbe riferirsi a un prete della scuola Tendai che viveva nei pressi di Kitakata, vicino a Wakamiya, dov’era situata la residenza di Toki Jonin nella provincia di Shimosa.
                                                          5. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                                          6. Il significato profondo del Sutra del Loto.
                                                          7. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                          8. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 79.
                                                          9. Ibidem, cap. 2, p. 86.
                                                          10. Sotsu: Nikko (1257-1314), un discepolo del Daishonin. Il padre di Nikko, Ota Jomyo, viveva vicino a Toki Jonin e, insieme a quest’ultimo e a Soya Kyoshin, era un punto di riferimento per i credenti della provincia di Shimosa.
                                                          11. Non si hanno notizie dettagliate su Tayu Jiro. Si ritiene che fosse un seguace di Nichiren Daishonin e un conoscente di Toki Jonin.
                                                          La Biblioteca di Nichiren
                                                          istituto buddista italiano soka gakkai
                                                          senzamotica
                                                          Eredità della vita
                                                          otto per mille
                                                          nuovo rinascimento
                                                          buddismo e società
                                                          volo continuo
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