logo

187. Diagramma dei cinque periodi degli insegnamenti della vita del Budda

RSND, VOLUME II

image

Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

Il Trattato sulla grande perfezione della saggezza dice che Shakyamuni lasciò la vita familiare all’età di diciannove anni e ottenne l’illuminazione all’età di trenta.

    RSND, II, 187, p. 223

    [I sutra Corretti ed equi e i sutra della Saggezza furono predicati per] 30 anni.2

      Il Sutra degli Innumerevoli significati afferma: «[Nel predicare la Legge in modi differenti] mi sono avvalso del potere degli espedienti. Ma in questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità». E dice inoltre: «Neppure se dovesse trascorrere un infinito e illimitato numero di asamkhya di kalpa, essi saranno in grado di ottenere la suprema illuminazione. Perché? Perché non potranno conoscere la grande e diretta Via all’illuminazione e percorreranno perigliose vie traverse, assaliti da numerosi ostacoli e prove». Afferma anche: «Perché praticandolo si può percorrere una grande e diretta Via priva di ostacoli e prove».

        RSND, II, 187, p. 224

        Il Sutra del Loto dice: «L’Onorato dal Mondo ha esposto a lungo le sue dottrine e adesso deve rivelare la verità»3.

          «Sebbene [i Budda] indichino vari sentieri differenti, in verità lo fanno solo in nome del veicolo del Budda».4

            «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente la via suprema».5

              «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli. Questo luogo adesso è pieno di dolore e sofferenza. Io sono l’unica persona che può salvarli e proteggerli, ma, benché io li istruisca e li ammonisca, essi non accettano i miei insegnamenti».6

                «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo. […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi».7

                  «Pensai: “Che sia un demone che finge di essere il Budda e cerca di turbare e confondere la mia mente?”»8 (Il dubbio di Shariputra, volume due)

                    «Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa […] tutto ciò che hai esposto è la verità!»9. (Parole di testimonianza dette dal Budda Molti Tesori)

                      RSND, II, 187, p. 225

                      Il Sutra in Due volumi afferma: «Dopo che io ho conseguito la Buddità, se un qualsiasi essere vivente delle dieci direzioni ha una mente e una fede sincere, e desidera rinascere nella mia terra, e se medita su di me dieci volte e tuttavia non vi rinasce, che io possa non ottenere la corretta illuminazione; fanno eccezione solo coloro che commettono i cinque peccati capitali e coloro che offendono l’insegnamento corretto». L’affermazione di Tao-ch’o che «non una singola persona ha mai ottenuto l’illuminazione», quella di Shan-tao che «neanche una persona su mille» può essere salvata, l’ingiunzione di Honen a “scartare, chiudere, ignorare e abbandonare”, costituiscono tutte un’offesa all’insegnamento corretto, non è vero?

                        Il Sutra del Loto, volume due, nel capitolo “Parabola e similitudine”, afferma: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo. Forse aggrotterà torvo la fronte e nutrirà dubbi e perplessità. Ascolta, ti dirò a quali punizioni dovrà sottostare tale individuo. Sia che il Budda viva nel mondo sia che già si sia estinto, se qualcuno dovesse offendere un sutra come questo, oppure se, vedendo coloro che leggono, recitano, copiano e sostengono questo sutra, li dovesse disprezzare, odiare, invidiare, o provare rancore nei loro confronti, le punizioni cui dovrà sottostare, ascolta, ti dirò quali saranno. Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi e sarà confinato là per un intero kalpa; quando il kalpa sarà trascorso, rinascerà nuovamente lì. Egli ripeterà questo ciclo per kalpa innumerevoli. Se anche riuscisse a uscire dall’inferno cadrà nel regno degli animali»12.

                          Il Sutra del Nirvana, volume dieci, afferma: «[Chunda parlò ancora una volta chiedendo]: “Qual è il significato della parola ‘icchantika’?”.

                            «Il Budda disse: “Chunda, supponi che ci siano monaci e monache, donne e uomini laici che pronunciano parole malvagie e offendono il corretto insegnamento e che continuano a commettere questi gravi atti senza mostrare alcuna inclinazione a correggersi, né alcun segno di pentimento nei loro cuori. Le persone di questo tipo, ti dico, seguono la strada degli icchantika.

                              «“Inoltre ci sono coloro che commettono le quattro offese maggiori, o che sono colpevoli dei cinque peccati capitali. Essi, pur essendo coscienti di macchiarsi di gravi colpe, fin dall’inizio non dimostrano in cuor loro il minimo segno di timore né di pentimento o, seppure lo provano, non lo danno a vedere. Per quanto riguarda il corretto insegnamento, invece di affermarlo e di proteggerlo, lo distruggono e lo disprezzano con parole piene di errori. Anche persone di questa fatta stanno seguendo la strada degli icchantika.

                                «“Vi sono poi coloro che negano l’esistenza del Budda, della Legge e dei suoi credenti; anche queste persone, ti dico, stanno seguendo la strada degli icchantika. A eccezione di questo unico gruppo di persone chiamate icchantika, puoi offrire elemosine a tutti gli altri e tutti ti loderanno!”».

                                  RSND, II, 187, p. 227
                                  RSND, II, 187, p. 228, 1

                                  Il karma creato commettendo una qualsiasi di queste colpe durerà lo spazio di una singola esistenza. Perciò, se, come effetto, una persona cade in uno dei cattivi sentieri dell’esistenza, non cadrà nei cattivi sentieri per una seconda volta. Ma il karma che si crea offendendo la Legge dura molte vite. Perciò se si agisce una volta in maniera offensiva nei confronti dei tre tesori del Buddismo si rinascerà ripetutamente nei cattivi sentieri.

                                    Il Gran Maestro Dengyo nella sua opera Saggio sulla protezione del paese afferma: «Nessuno di coloro che studiano il Buddismo dovrebbe credere e accettare dottrine scorrette. Perché? Perché, nella prossima esistenza, i discepoli cadranno nello stesso luogo in cui cadranno coloro che insegnano tali dottrine, e anche i sostenitori laici vi cadranno. Non si dovrebbe dunque fare attenzione a seguire gli insegnamenti esattamente come furono pronunciati dall’aurea bocca del Budda? Non è così?».

                                      RSND, II, 187, p. 228, 2

                                      Questi ottanta e più discepoli di Honen e tutti i preti Nembutsu di tutto il paese del Giappone, insieme ai loro sostenitori laici e anche a tutte le persone delle scuole Tendai, della Vera parola e altre, non possono superare la saggezza di Honen. Anche se osservano le pratiche delle loro varie scuole, in cuor loro sono tutti credenti Nembutsu. Anche se leggono il Sutra del Loto o svolgono le pratiche della Vera parola, considerano tali azioni pratiche supplementari e credono che la loro pratica primaria sia il Nembutsu. Come si può non considerarli denigratori della Legge?

                                          Cenni Storici

                                          Quest’opera, costituita principalmente da diagrammi o grafici e citazioni tratte da vari sutra e commentari, delinea schematicamente i cinque periodi degli insegnamenti, una classificazione di tutti gli insegnamenti della vita del Budda Shakyamuni creata dal Gran Maestro T’ien-t’ai. Non si conosce il destinatario di questa lettera, che il Daishonin scrisse probabilmente nel 1260 con l’intento di fornire materiale di riferimento ai suoi discepoli.

                                          Esiste anche un altro scritto con lo stesso titolo (pag. 691); questa è considerata la versione estesa e l’altra la versione abbreviata.

                                          I cinque periodi sono il periodo della Ghirlanda di fiori, il periodo Agama, il periodo Corretto ed equo, il periodo della Saggezza, e il periodo del Loto e del Nirvana. Il sistema di T’ien-t’ai dei cinque periodi identifica il Sutra del Loto come l’insegnamento propagato dal Budda durante gli ultimi otto anni della sua vita, e il Sutra del Nirvana come l’insegnamento che egli propagò in un giorno e una notte prima di morire. Il Daishonin cita il passo del Sutra degli Innumerevoli significati «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità», identificando così gli insegnamenti dei quattro periodi precedenti come quelli in cui non è stata rivelata la verità. Tali insegnamenti furono classificati come “Hinayana” o “Mahayana provvisorio”. Nove delle dieci scuole buddiste in Giappone sono fondate sui sutra predicati nei quattro periodi, con l’unica eccezione della scuola Tendai.

                                          I diagrammi che si trovano all’inizio mostrano i primi quattro dei cinque periodi, indicandone il nome, il tempo che il Budda impiegò per predicare tale insegnamento, e i sutra, i trattati, le scuole e i patriarchi cinesi di ciascuna scuola.

                                          Il quinto periodo, quello del Loto e del Nirvana, corrisponde ai sutra del Loto e del Nirvana. Il Daishonin cita una serie di passi dal Sutra del Loto, nei quali si afferma che esso rappresenta il vero insegnamento del Budda, che gli insegnamenti predicati prima sono espedienti per condurre tutte le persone a comprendere il Sutra del Loto, e che, se le persone non credono in questo sutra e lo offendono, cadranno nell’inferno.

                                          Il Sutra del Nirvana fu insegnato come continuazione del Sutra del Loto, in cui sono ribadite le ultime istruzioni del Budda ai suoi discepoli per la perpetuazione dei suoi insegnamenti. Il Daishonin riassume due insegnamenti contenuti nel volume sei del Sutra del Nirvana. Il primo riguarda i quattro affidamenti per i credenti buddisti: 1) affidarsi alla Legge e non alla persona; 2) affidarsi al significato degli insegnamenti e non alle parole; 3) affidarsi alla saggezza e non al pensiero discriminante; 4) affidarsi ai sutra completi e definitivi e non a quelli incompleti e non definitivi. Il secondo riguarda i quattro ordini di saggi, cioè i maestri buddisti sui quali fare affidamento nelle epoche successive alla morte del Budda, classificati in quattro categorie in base al loro livello di comprensione e di conseguimento.

                                          La parte successiva espone un diagramma della scuola della Pura terra o Nembutsu, con citazioni sulle sue origini dottrinali tratte dal Commentario al Sutra dei dieci stadi, in cui sono contenuti i concetti della “via difficile da praticare” e della “via facile da praticare”. Quest’ultima consiste nell’invocare i nomi dei Budda al fine di ottenere la salvezza. Il diagramma elenca poi i patriarchi delle dottrine della Pura terra in Cina e infine, il più recente, Honen, in Giappone. Lo schema che segue, utile per la confutazione, delinea gli assunti fondamentali di Honen nella sua opera principale, Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, nella quale il Nembutsu, o scuola della Pura terra, viene considerato superiore a tutti gli altri insegnamenti, compresi quelli della scuola Tendai Loto.

                                          Il Daishonin cita poi il Sutra in Due volumi, altro nome per indicare il Sutra del Budda Vita Infinita, uno dei tre sutra fondamentali della scuola della Pura terra, in cui sono riportati i quarantotto voti del Budda Amida. Viene citato il diciottesimo voto, in cui si afferma che neanche una persona che medita su Amida mancherà di rinascere nella Pura terra, con l’eccezione di coloro che commettono i cinque peccati capitali e coloro che offendono l’insegnamento corretto.

                                          Il Daishonin fa notare l’incoerenza dei maestri della Pura terra come Tao-ch’o, i quali affermano che proprio nessuno mancherà di rinascere nella Pura terra e allo stesso tempo “offendono l’insegnamento corretto [il Sutra del Loto]”. Il Daishonin cita poi il Sutra del Loto e il sutra del Nirvana per mostrare la gravità della colpa di offendere l’insegnamento corretto. Segue poi un diagramma delle definizioni buddiste tradizionali delle azioni malvagie, le dieci azioni malvagie, le quattro gravi offese, e i cinque peccati capitali.

                                          Il Daishonin spiega che tali offese creano un karma negativo relativamente leggero rispetto al karma pesante che si crea commettendo offese contro l’insegnamento corretto. Cita l’affermazione di Dengyo secondo cui i maestri buddisti che agiscono contro l’insegnamento corretto condannano se stessi, i loro discepoli e i seguaci laici all’inferno. L’ultimo diagramma elenca i discepoli di Honen, il fondatore della scuola della Pura terra in Giappone. Il Daishonin conclude facendo notare che tutti i preti e i credenti laici dell’epoca, a prescindere dalla scuola a cui appartenevano formalmente, erano di fatto credenti del Nembutsu, perché tutti accettavano e abbracciavano la pratica del Nembutsu, commettendo così un’offesa nei confronti del Sutra del Loto.

                                          Note

                                          1. Secondo la scuola delle Caratteristiche dei dharma, dopo aver ottenuto l’illuminazione il Budda Shakyamuni predicò il Sutra della Ghirlanda di fiori per quattordici giorni. Secondo la scuola T’ien-t’ai, tale periodo di predicazione durò invece ventun giorni.
                                          2. Secondo una fonte, i sutra Corretti ed equi furono predicati per sedici anni e i sutra della Saggezza per quattordici anni; secondo un’altra fonte, furono predicati rispettivamente per otto e ventidue anni.
                                          3. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 68.
                                          4. Ibidem, p. 86.
                                          5. Ibidem, p. 90.
                                          6. Ibidem, cap. 3, p. 120.
                                          7. Ibidem, pp. 125-126.
                                          8. Ibidem, p. 98.
                                          9. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                          10. Dieci Budda: sono i Budda delle dieci direzioni enumerati nel Commentario al Sutra dei dieci stadi: il Budda Buona Virtù a est; il Budda Splendore Infinito a ovest; il Budda Vessillo di Virtù a nord; il Budda Virtù del Legno di Sandalo a sud; il Budda Virtù che Scaccia la Tristezza a sud-est; il Budda Donatore del Tesoro a sud-ovest; il Budda Fiore di Virtù a nord-ovest; il Budda Pratica dei Tre Veicoli a nord-est; il Budda Vasta Miriade di Virtù, nella regione superiore, e il Budda Virtù Brillante, nella regione inferiore.
                                          11. A proposito di questa citazione, il Daishonin afferma: «[Quelli della scuola della Pura terra] sostengono falsamente che sono parole del Sutra della Grande raccolta, ma non appaiono in quel sutra» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 780).
                                          12. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-126.
                                          13. Vedi quattro stadi dell’illuminazione hinayana nel Glossario.
                                          14. Agli albori del Buddismo, un gruppo di almeno quattro monaci che vivevano in un alloggio comune era chiamato un samgha.
                                          15. Ryukan (1148-1227), è considerato il fondatore del ramo Choraku-ji della scuola della Pura terra. Dapprima studiò le dottrine Tendai sotto Jien, capo dei preti dell’Enryaku-ji, ma poi lo abbandonò per schierarsi con Honen, il fondatore della scuola della Pura terra.
                                          16. Zenne-bo (1177-1247), considerato il fondatore del ramo Nishiyama della scuola della Pura terra. Diventò discepolo di Honen all’età di quattordici anni e, dopo la morte di quest’ultimo, visse nel palazzo Ojo del tempio Nishiyama Zempo. Poiché una volta viveva in Kosaka, la sua scuola è chiamata anche ramo Kosaka.
                                          17. Kakumyo (n. 1184), fondatore del ramo Kuhon della scuola della Pura terra. All’età di diciannove anni diventò discepolo di Honen. Dopo la morte del suo maestro, studiò anche gli insegnamenti Tendai della concentrazione e della visione profonda e le dottrine Zen. Si ritiene che Ichijo fosse la zona di Kyoto in cui sorgeva il tempio Kuhon nel quale egli risiedeva. Doami, nella stessa riga, era un discepolo di Kakumyo.
                                          18. Jokaku (1163-1247), altro nome di Kosai. All’età di trentasei anni diventò discepolo di Honen. Sosteneva la pratica di recitare una sola volta il nome di Amida, e asseriva che non c’era alcun bisogno di recitarlo molte volte. Per questo fu denunciato da altri preti della scuola della Pura terra.
                                          19. Hohon (d.s.), chiamato anche Gyoku. Discepolo di Honen che, insieme a Jokaku, sostenne la pratica della recitazione una sola volta: recitare un’unica volta il nome del Budda Amida conduce alla rinascita nella sua Pura terra. Poiché ciò va contro l’insegnamento di Honen, i due furono espulsi dalla scuola della Pura terra.
                                          La Biblioteca di Nichiren
                                          istituto buddista italiano soka gakkai
                                          senzamotica
                                          Eredità della vita
                                          otto per mille
                                          nuovo rinascimento
                                          buddismo e società
                                          volo continuo
                                          esperia

                                          © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

                                          Gestisci consenso