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251. Discrepanze fra gli insegnamenti provvisorie il vero insegnamento

RSND, VOLUME II

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Minobu, 1275. Indirizzata a Daigaku Saburo

Gli insegnamenti non buddisti distinguono chiaramente i tre buoni sentieri, il regno degli esseri celesti, quello degli esseri umani e quello degli animali1. Hanno opinioni contrastanti sull’esistenza o meno del regno degli spiriti affamati e, per quanto riguarda il regno d’inferno, non dicono niente.

    I sutra hinayana spiegano le cause e le condizioni che conducono ai sei sentieri, o sei mondi inferiori, ma non definiscono con chiarezza i quattro mondi nobili. Le tre scuole, quella del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità e dei Precetti, in quanto basate sui sutra hinayana, limitano le loro spiegazioni ai sei sentieri.

      La scuola dei Tre trattati, che fu portata in Cina dall’India prima della nascita della scuola T’ien-t’ai, parla di otto mondi2, ma non definisce chiaramente i Dieci mondi. Anche la scuola delle Caratteristiche dei dharma ebbe origine in India, ma non fu introdotta in Cina fino al regno dell’imperatore T’ai-tsung della dinastia T’ang, dopo la morte di T’ien-t’ai. Anch’essa parla di otto mondi. Ma, pur essendo basata sugli insegnamenti mahayana, distingue gli esseri umani in cinque gruppi secondo la loro natura innata3, e sostiene che coloro che sono intrinsecamente privi della natura dell’illuminazione non potranno mai conseguire la Buddità.

        Gli insegnamenti di queste scuole assomigliano nel complesso alle dottrine dei non buddisti, e ciò è fonte di dolore sia per esse, sia per le altre scuole buddiste.

          Le due scuole chiamate scuola della Ghirlanda di fiori e scuola della Vera parola risalgono a un periodo successivo a T’ien-t’ai. La scuola della Ghirlanda di fiori sorse al tempo dell’imperatrice Wu della dinastia T’ang. La scuola della Vera parola fu introdotta in Cina dal Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei al tempo dell’imperatore Hsüan-tsung. Ma va detto che in India non è mai esistita una scuola della Vera parola. Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei usò il Sutra di Mahavairochana come base su cui fondare una scuola, ma, per darle credibilità, sostenne falsamente che una scuola con questo nome esisteva già in India.

            Queste due scuole, quella della Ghirlanda di fiori e quella della Vera parola, parlano entrambe dei Dieci mondi, ma esse sorsero dopo la scuola T’ien-t’ai e si appropriarono della penetrante saggezza del Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che, fingendo che fosse frutto del loro talento e delle loro capacità.

              Se prestiamo ascolto a ciò che il Budda stesso afferma, i sutra diversi da quello del Loto, come il Sutra della Ghirlanda di fiori, il Sutra della Grande raccolta, i sutra della Saggezza, il Sutra di Mahavairochana e il Sutra dei Profondi segreti, sono solo opere mahayana che hanno una preminenza relativa, se paragonate alle opere hinayana. Unicamente il Sutra del Loto, «tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò»4 merita di essere chiamato il sutra che tutti gli altri sutra devono seguire.

                Prima dell’epoca di T’ien-t’ai, però, i maestri buddisti consideravano il Sutra del Loto e tutti gli altri sutra mahayana come opere che, in quanto esponevano gli insegnamenti mahayana, erano superiori alle opere hinayana. In tal modo non facevano distinzioni fra il sovrano e i suoi ministri e confondevano le categorie del superiore e dell’inferiore. A quel tempo la verità riguardo agli insegnamenti buddisti non era ancora stata chiaramente rivelata ed esistevano errori come questo, dettati dall’ignoranza.

                  Dopo T’ien-t’ai, le scuole di Buddismo che in precedenza valutavano l’importanza di questi vari sutra relativamente al fatto che fossero opere mahayana rispetto alle opere hinayana, adesso ne definivano l’importanza relativamente al fatto che rappresentassero il Mahayana provvisorio o il vero Mahayana. Ma anche se, così facendo, stavano appropriandosi della saggezza di T’ien-t’ai, [per il modo in cui lo fecero, di fatto] stavano voltando le spalle al sole e alla luna per rivolgersi a un semplice mozzicone di candela, stavano trattando colline e monticelli di terra come se fossero uguali al monte Hua o al monte Heng5.

                    Il Budda parlava di diciotto elementi, ma un asura pretese che ne esistessero diciannove6. La scuola T’ien-t’ai descriveva quattro tipi di saggezza7, ma la scuola della Vera parola ne descrisse cinque. La scuola T’ien-t’ai parlava delle nove e delle dieci coscienze, ma la scuola della Vera parola parlò delle dieci e delle undici coscienze8. Gli studiosi T’ien-t’ai si fecero confondere e sviare da simili asserzioni e credettero che fosse la verità. Così essi dicono: «Il Sutra del Loto fu predicato da Shakyamuni e quindi è simile alle diecimila parole pronunciate dalla gente comune. Ma il Sutra di Mahavairochana è come l’unica e autorevole dichiarazione del Figlio del Cielo, o l’unica parola detta dal sovrano»9.

                      Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei, affermando di basarsi sugli insegnamenti provenienti dall’India, paragonò il Sutra del Loto e il Sutra di Mahavairochana, e dichiarò che essi erano uguali nei princìpi, ma che il secondo era superiore in termini di pratica10. Questo naturalmente è un grave errore.

                        Io, Nichiren, mettendo da parte le spiegazioni aggiunte in seguito dagli eruditi e dai maestri buddisti, baso le mie conclusioni interamente sui testi dei sutra. E, in base a tale esame, dico che i sei volumi del Sutra di Mahavairochana, che contengono trentuno capitoli, insieme al singolo volume che espone il metodo per fare offerte, descrivono quattro veicoli: i veicoli dell’ascoltatore della voce, del risvegliato all’origine dipendente, del bodhisattva mahayana e del Budda. Di questi quattro, il veicolo del bodhisattva mahayana è il veicolo del bodhisattva descritto negli insegnamenti del Tripitaka, ovvero hinayana, che richiede tre asamkhya di kalpa di pratiche austere per poter essere conseguito. Il veicolo del Budda è quello [del bodhisattva] dell’insegnamento mahayana vero.

                          Dunque il Sutra di Mahavairochana non può nemmeno lontanamente essere paragonato al Sutra del Loto ed è persino inferiore al Sutra della Ghirlanda di fiori e ai sutra della Saggezza. È paragonabile soltanto ai sutra Agama e a quelli Corretti ed equi. I princìpi più profondi che esso espone non sono paragonabili ai profondi insegnamenti esposti nelle opere che T’ien-t’ai classificò come insegnamento di condivisione e insegnamento specifico.

                            Il Gran Maestro Kobo si recò nella Cina T’ang nel ventitreesimo anno di Enryaku [804] e fece ritorno in Giappone nel secondo anno di Daido [807]. Durante quei tre anni incontrò il Reverendo Hui-kuo e da lui apprese le dottrine esoteriche della Vera parola. Dopo il ritorno in Giappone, scrisse il Trattato sui dieci stadi della mente e la Comparazione tra il Buddismo essoterico ed esoterico e diffuse le dottrine della Vera parola fra la gente del suo tempo.

                              In queste opere cercava di stabilire la superiorità comparativa fra le dottrine esposte dal Budda Shakyamuni e dal Budda Mahavairochana. Egli assegnò il primo posto al Sutra di Mahavairochana, mise al secondo posto il Sutra della Ghirlanda di fiori e al terzo posto il Sutra del Loto11; in tale classificazione il primo posto spetta all’opera più profonda e il secondo e il terzo a quelle più superficiali.

                                Nel classificare il Sutra della Ghirlanda di fiori come superiore al Sutra del Loto egli seguiva l’opinione sostenuta dalle tre scuole del sud e dalle sette scuole del nord della Cina e quella della scuola della Ghirlanda di fiori. Nel sostenere una simile tesi i maestri delle scuole settentrionali e meridionali e il Gran Maestro Kobo dimostravano la loro stupidità ignorando ciò che è scritto nel Sutra degli Innumerevoli significati, nel Sutra del Loto e nel Sutra del Nirvana. Il Budda aveva già chiarito che il Sutra degli Innumerevoli significati è superiore al Sutra della Ghirlanda di fiori. Perché accantonare le sacre parole del Budda per seguire l’errore dei maestri comuni delle scuole del nord e del sud?

                                  E se qualcuno intende adottare punti di vista recenti per giudicare una questione molto antica, ovviamente non può sperare di capire la superiorità del Sutra del Loto in confronto al Sutra di Mahavairochana. Il Sutra di Mahavairochana non contiene passi che dicano: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità»12. Inoltre manca di qualsiasi passo [come quello del Sutra del Loto] che affermi: «Tra i sutra che ho predicato, che ora predico e che predicherò…». E non rivela che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità o che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente lontano. Per fare una valutazione corretta del valore del Sutra di Mahavairochana in confronto a quello del Loto, si dovrebbe dire che è come paragonare un popolano a un re, o un sasso a una gemma. Questa è la distinzione fra i due sutra.

                                    Il Reverendo Annen esaminò la superiorità comparativa dei sutra in generale. Anche se la sua valutazione appariva corretta per quanto riguarda il valore del Sutra del Loto rispetto a quello del Sutra della Ghirlanda di fiori, tuttavia sbagliò completamente quando parlò del valore del Sutra del Loto rispetto a quello del Sutra di Mahavairochana. La sua chiarezza nel comprendere tale questione è paragonabile a quella dell’oscurità o della lacca nera.

                                      Il Gran Maestro Jikaku ereditò le dottrine del Gran Maestro Dengyo, ma anch’egli scartò l’interpretazione fondamentale della scuola per aderire a un’interpretazione deviante. Mentre era in Cina fu influenzato dalla visione assurda e illusoria dei seguaci della dottrina della Vera parola e perciò sposò l’opinione che il Sutra del Loto e quello di Mahavairochana sono uguali nei princìpi, ma il secondo è superiore nella pratica. Così, anche se apparentemente era un uomo saggio, in realtà non faceva che seguire le idee distorte di Shan-wu-wei.

                                        Ma io, Nichiren, che vivo in quest’ultima epoca, ho alcuni dubbi riguardo a queste idee. La gente onora chi visse nel lontano passato e disdegna chi vive in tempi recenti, rispetta i morti e si cura poco dei vivi.13 Perciò gli studiosi dell’epoca attuale rifiutano di ascoltare le mie parole.

                                          Ci sono preti e monache che osservano strettamente i precetti, aderendo al triplice rifugio14, ai cinque precetti, ai dieci buoni precetti, ai duecentocinquanta precetti, ai cinquecento precetti, o ai dieci precetti maggiori, ma sono così ignoranti da credere che i sutra hinayana siano sutra mahayana o che i sutra mahayana provvisori siano il sutra mahayana vero, e in tal modo nutrono opinioni errate. Queste persone sono colpevoli di offese capitali, sono grandi bugiardi, grandi depredatori di vita, grandi ladri. Eppure le persone ignoranti, non lo capiscono e li riveriscono come uomini e donne sapienti.

                                            Anche se si possono violare i vari precetti del mondo secolare, se si distingue chiaramente fra Mahayana e Hinayana, fra sutra provvisori e veri, allora, pur violando gli altri precetti, in realtà si stanno osservando i precetti degli insegnamenti buddisti. Il Sutra del Nirvana afferma che non si dovrebbe chiamare negligente chi lo è nell’osservanza dei precetti, ma si dovrebbe invece chiamare negligente chi lo è nell’osservanza degli insegnamenti. E nel Sutra del Loto il Budda dice: «[Questo sutra è difficile da sostenere; se qualcuno potrà sostenerlo anche solo per breve tempo, certo io ne gioirò …] Questo si chiama osservare i precetti»15.

                                              Ma mi sono già dilungato troppo e mi fermerò qui. Potremo discuterne nei dettagli quando ci incontreremo sul Picco dell’Aquila.

                                                Con profondo rispetto,

                                                  Nichiren

                                                    Il secondo giorno del settimo mese

                                                      A Daigaku Saburo

                                                          Cenni Storici

                                                          Si ritiene che Nichiren Daishonin abbia scritto questa lettera a Minobu nel 1275. Essa è indirizzata a Daigaku Saburo Yoshimoto, il cui nome completo era Hiki Daigaku Saburo Yoshimoto, figlio di Hiki Yoshikazu, un comandante militare dei primi tempi dello shogunato di Kamakura. Daigaku Saburo aveva studiato a Kyoto e aveva prestato servizio come insegnante di Confucianesimo dei capi del regime di Kamakura.

                                                          La tradizione vuole che egli abbia contribuito alla correzione di bozze del trattato del Daishonin Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese e che si sia convertito agli insegnamenti del Daishonin dopo averlo letto. Pare che sia lui sia la moglie fossero credenti di forte fede. In Gli otto venti il Daishonin scrisse: «Daigaku e Uemon no Tayu [Ikegami Munenaka] hanno ottenuto risposta alle loro preghiere perché hanno seguito il mio consiglio» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 706). La moglie di Daigaku ricevette uno scritto intitolato La recitazione dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”, in cui il Daishonin le insegna come preghiera giornaliera la lettura di questi due capitoli accompagnata dalla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo.

                                                          Il presente scritto inizia con un confronto tra l’insegnamento di T’ien-t’ai e altri insegnamenti. Il Daishonin valuta la superiorità dei vari insegnamenti in base a quanto chiariscano completamente la dottrina dei Dieci mondi. Partendo dagli insegnamenti non buddisti ed esaminando le varie scuole buddiste hinayana e mahayana, egli conclude che nessuno rivela pienamente la dottrina dei Dieci mondi. Il Daishonin prende poi in esame la scuola della Ghirlanda di fiori e la scuola della Vera parola, fondate dopo T’ien-t’ai, le quali avevano incorporato la dottrina dei Dieci mondi di T’ien-t’ai nei propri insegnamenti.

                                                          Inoltre, Shan-wu-wei, che aveva portato gli insegnamenti esoterici dall’India in Cina, sosteneva che il Sutra di Mahavairochana e il Sutra del Loto erano identici nei princìpi, ma il primo era superiore in termini di pratica. Secondo l’analisi del Daishonin, gli insegnamenti del Sutra di Mahavairochana si collocano su un piano inferiore rispetto a quelli dei sutra che T’ien-t’ai aveva classificato come insegnamento specifico o di condivisione.

                                                          Egli afferma poi la superiorità del Sutra del Loto, riferendosi al conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e all’illuminazione originale di Shakyamuni.

                                                          Il Daishonin contesta inoltre la stupidità dei preti della scuola Tendai del Monte Hiei che si sono lasciati ingannare dai ragionamenti errati delle dottrine della Vera parola. Forse per via del fatto che Daigaku Saburo conosceva il contenuto di Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, nel quale il Daishonin mette dettagliatamente in luce gli errori della scuola della Pura terra, o Nembutsu, il Daishonin non ne parla qui.

                                                          Nella conclusione il Daishonin prende in esame l’opinione distorta di chi riverisce i sostenitori dei precetti buddisti. Egli sostiene che, anche se non si aderisce a tali regole, se si è in grado di distinguere quali insegnamenti buddisti siano inferiori e quali superiori, allora si può affermare che si stanno osservando i precetti buddisti in modo corretto. Citando il Sutra del Loto, egli dichiara: «[Questo sutra è difficile da sostenere; se qualcuno potrà sostenerlo anche solo per breve tempo, certo io ne gioirò….] Questo si chiama osservare i precetti».

                                                          Note

                                                          1. Il Buddismo classifica i sei sentieri in due categorie: i tre cattivi sentieri e i tre buoni sentieri. I tre buoni sentieri sono i tre regni degli asura, degli esseri umani e degli esseri celesti. Sono chiamati “buoni” perché si ritiene che la rinascita in questi sentieri derivi dalle buone azioni compiute in una precedente esistenza. Gli insegnamenti non buddisti espongono i tre regni degli esseri celesti, degli esseri umani e degli animali, ma non distinguono né il regno degli spiriti affamati né quello degli asura.
                                                          2. Ci sono due visioni degli “otto mondi”. Una esclude dai Dieci mondi i mondi di bodhisattva e di Buddità; l’altra esclude i mondi degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente, che erano ritenuti incapaci di conseguire la Buddità.
                                                          3. Riferimento alla teoria delle cinque nature, sostenuta dalla scuola delle Caratteristiche dei dharma, che suddivide tutti gli esseri in cinque gruppi, secondo la loro intrinseca capacità di conseguire l’illuminazione. Vedi cinque nature nel Glossario.
                                                          4. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                          5. Monte Hua e monte Heng: due delle montagne sacre della Cina.
                                                          6. Secondo il Sutra del Nirvana un asura sosteneva che per il Budda esistono solo diciotto elementi, mentre egli ne esponeva diciannove. I diciotto elementi si riferiscono alle tre categorie correlate dei sei organi di senso (vista, udito, olfatto, gusto, corpo e mente), dei sei oggetti che essi percepiscono e delle sei coscienze o funzioni percettive degli organi di senso.
                                                          7. I quattro tipi di saggezza sono: la saggezza del grande specchio rotondo, la saggezza non discriminante, la saggezza della consapevolezza dei particolari e la saggezza della pratica perfetta. Il quinto tipo di saggezza, che viene aggiunto, è la saggezza dell’essenza del mondo fenomenico.
                                                          8. Per nove coscienze vedi Glossario. Non si conoscono dettagli riguardo alle dieci e alle undici coscienze.
                                                          9. Fonte sconosciuta.
                                                          10. Secondo questa interpretazione, sia il Sutra di Mahavairochana sia il Sutra del Loto rivelano la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita e perciò sono uguali in termini di principio; tuttavia, il Sutra di Mahavairochana è superiore in termini di pratica perché contiene le descrizioni delle mudra (gesti con le mani) e dei mantra (formule mistiche).
                                                          11. Nel Trattato sui dieci stadi della mente Kobo classificò i vari insegnamenti buddisti facendoli corrispondere ai dieci stadi di sviluppo della mente e assegnò al Sutra del Loto l’ottavo posto, al Sutra della Ghirlanda di fiori il nono e agli insegnamenti esoterici il decimo posto, quello supremo.
                                                          12. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                                          13. In questo passo le espressioni “chi visse nel lontano passato” e “i morti” si riferiscono a Kobo e Jikaku; “chi vive in tempi recenti” e “i vivi” si riferiscono al Daishonin.
                                                          14. Triplice rifugio significa prendere rifugio nei tre tesori, cioè credere e rimanere fedeli al Budda, alla Legge (l’insegnamento del Budda) e all’ordine buddista (la comunità dei credenti).
                                                          15. Il Sutra del Loto, cap. 11, p. 255.
                                                          La Biblioteca di Nichiren
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