logo

302. Domande e risposte sull’oggetto di culto

RSND, VOLUME II

image

Luogo sconosciuto, 1278. Indirizzata a Joken-bo

Domanda: Quale dovrebbe essere l’oggetto di culto per gli uomini e le donne comuni che vivono nel mondo malvagio dell’ultima epoca?

    Risposta: Essi dovrebbero scegliere come oggetto di culto il daimoku del Sutra del Loto.

      Domanda: In quale passo di sutra o commentario dei maestri buddisti si dice così?

        Risposta: Il capitolo “Maestro della Legge”, nel quarto volume del Sutra del Loto, afferma: «Re della Medicina, in qualunque luogo questo sutra venga predicato, dovunque venga letto, dovunque venga recitato, dovunque venga copiato, dovunque esista un rotolo di esso, in ognuno di tali luoghi bisognerebbe erigere torri ornate dalle sette gemme e costruirle molto alte, maestose e riccamente decorate. Non è necessario che là vengano conservate le reliquie del Budda. Per quale motivo? Perché in tali torri è già presente l’intero corpo del Budda»1.

          Il capitolo “La natura del Tathagata”, nel quarto volume del Sutra del Nirvana, afferma: «Questo io dico, Kashyapa. Ciò che i Budda prendono come maestro è la Legge. Perciò il Tathagata la onora, la rispetta e fa offerte a essa. Poiché la Legge è eternamente immutabile, anche i Budda [che si illuminano a essa] sono eternamente immutabili».

            E il Gran Maestro T’ien-t’ai in Il metodo di pentimento attraverso la meditazione del Loto dice: «Nel luogo della pratica si dovrebbe erigere un’apposita predella, e su di essa collocare una copia del Sutra del Loto. Non occorre decorarla con statue del Budda, sue reliquie, o copie di altre scritture. Basta collocarvi una copia del Sutra del Loto».

              Domanda: Il Gran Maestro T’ien-t’ai, nel secondo volume di Grande concentrazione e visione profonda, afferma che l’oggetto di culto per le quattro forme di meditazione è il Budda Amida. E la traduzione del Maestro del Tripitaka Pu-k’ung, in Regole dei rituali basati sul Sutra del Loto, dice che si dovrebbero considerare i Budda Shakyamuni e Molti Tesori come oggetti di culto del Sutra del Loto. Perché tu sostieni un’opinione contraria alla loro?

                Risposta: Il punto di vista che io sostengo non è una mia invenzione, ma si basa sui sopracitati passi dei sutra e sul commentario del Gran Maestro T’ien-t’ai.

                  Quando T’ien-t’ai dice che l’oggetto di culto per le quattro forme di meditazione è il Budda Amida, egli intende che il Budda Amida è l’oggetto di culto per tre delle quattro forme di meditazione: la meditazione rimanendo seduti, la meditazione rimanendo in movimento e quella in una posizione imprecisata per un periodo imprecisato, che si basano sul Sutra sulle Domande di Manjushri, sul Sutra della Meditazione per contemplare i Budda e sul Sutra dell’Invocazione di Percettore dei Suoni del Mondo. Questi sono classificati fra i sutra predicati prima del Sutra del Loto, nei quali “il Budda non aveva ancora rivelato la verità”2.

                    Per quanto riguarda la quarta forma di meditazione, quella parzialmente in movimento e parzialmente seduti, ve ne sono due tipi. Il primo tipo ha i sette Budda e gli otto bodhisattva del Sutra Corretto ed equo3 come oggetto di culto ed è basato sul quel sutra. Il secondo tipo rende onore ai Budda Shakyamuni e Molti Tesori del Sutra del Loto. Ma, se seguiamo ciò che viene affermato nel Metodo di pentimento, l’oggetto di culto dovrebbe essere il Sutra del Loto stesso.

                      Per quanto riguarda poi le affermazioni del Maestro del Tripitaka Pu-k’ung in Regole dei rituali, esse si basano sul testo del capitolo “Torre preziosa” nel quale si afferma che l’oggetto di culto dovrebbe essere il signore degli insegnamenti del Sutra del Loto [Shakyamuni]. Ma questo non si accorda con il vero intento del Sutra del Loto. L’oggetto di culto che ho citato in precedenza, il daimoku del Sutra del Loto, è l’oggetto di culto di Shakyamuni, Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni. Esso rappresenta il vero intento del devoto del Sutra del Loto.

                        Domanda: In Giappone ci sono dieci scuole buddiste: Tesoro dell’Abhidharma, Affermazione della verità, Precetti, Caratteristiche dei dharma, Tre trattati, Ghirlanda di fiori, Vera parola, Pura terra, Zen e Loto. Gli oggetti di culto di queste scuole sono tutti diversi. Le tre scuole del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità, e dei Precetti onorano il piccolo Shakyamuni dal corpo manifesto inferiore. Le due scuole delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati hanno come oggetto di culto il grande Budda Shakyamuni [dal corpo manifesto superiore]. La scuola della Ghirlanda di fiori onora il Tathagata Shakyamuni dal corpo di ricompensa, che è Vairochana sul piedistallo di loto4. La scuola della Vera parola onora il Tathagata Mahavairochana, la scuola della Pura terra onora il Budda Amida, e la scuola Zen, come certe altre scuole, onora Shakyamuni. Perché dunque solo la scuola Tendai ha come oggetto di culto il Sutra del Loto?

                          Risposta: C’è una ragione per cui l’oggetto di culto di queste scuole è un Budda, mentre la scuola Tendai assume come oggetto di culto un sutra.

                            Domanda: Qual è dunque questa ragione? Che cos’è superiore: un Budda o un sutra?

                              Risposta: Bisognerebbe scegliere come oggetto di culto quello che è superiore. Per esempio, il Confucianesimo ha scelto i Tre sovrani e i Cinque imperatori dell’antichità. E, in maniera simile, nel Buddismo, Shakyamuni andrebbe considerato l’oggetto di culto.

                                Domanda: Ma se è così, perché il tuo oggetto di culto non è Shakyamuni, ma è il daimoku del Sutra del Loto?

                                  Risposta: Dovresti guardare i passi dei sutra e del commentario che ho citato prima. Non si tratta di qualcosa che ho deciso io. A dire che l’oggetto di culto deve essere il Sutra del Loto sono stati il Budda Shakyamuni e T’ien-t’ai, e adesso, in quest’ultima epoca, anch’io, Nichiren, seguendo il loro esempio prendo come oggetto di culto il Sutra del Loto.

                                    Lo faccio perché il Sutra del Loto è il padre e la madre del Budda Shakyamuni, l’occhio dei Budda. Shakyamuni, Mahavairochana e tutti gli altri Budda delle dieci direzioni sono nati dal Sutra del Loto. Perciò adesso prendo come oggetto di culto quello che è in grado di far emergere una simile forza vitale.

                                      Domanda: Che prove puoi addurre per sostenere il tuo punto di vista?

                                        Risposta: Il Sutra di Virtù Universale afferma: «Questo sutra del grande veicolo5 è il forziere dei tesori dei Budda, l’occhio dei Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze, il seme da cui nascono i Tathagata delle tre esistenze».

                                          E afferma anche: «Questo sutra corretto ed equo è l’occhio dei Budda. È grazie ad esso che i Budda sono in grado di sviluppare i cinque tipi di visione. I tre corpi6 del Budda nascono da questo sutra corretto ed equo. È il grande sigillo della Legge che assicura l’ingresso nel mare del nirvana. Da tale mare nascono i tre corpi puri del Budda. Questi tre corpi sono campi di fortuna per gli esseri umani e celesti e occupano il posto più alto fra coloro che sono degni di ricevere offerte».

                                            Questi passi del sutra indicano che i Budda sono esseri generati, e che ciò che è in grado di generare è il Sutra del Loto. I Budda sono il corpo e il Sutra del Loto è lo spirito.

                                              Perciò nella cerimonia per l’apertura degli occhi di immagini buddiste dipinte o in legno, si dovrebbe usare solo il Sutra del Loto. Ma, oggigiorno, nella scuola della Vera parola, quando si consacrano questi due tipi di immagini con la cerimonia dell’apertura degli occhi7 vengono impiegati le mudra e i mantra relativi al Tathagata Mahavairochana e all’Onorato Occhio del Budda. Questo è del tutto insensato!

                                                Domanda: Che cosa è meglio prendere come oggetto di culto: il Sutra del Loto o il Tathagata Mahavairochana?

                                                  Risposta: Se vogliamo dar retta all’opinione dei grandi maestri Kobo, Jikaku e Chisho, il Tathagata Mahavairochana è superiore e il Sutra del Loto è inferiore.

                                                    Domanda: Qual è esattamente la loro opinione?

                                                      Risposta: Il Gran Maestro Kobo in La chiave preziosa della volta segreta e nel Trattato sui dieci stadi della mente dice che al Sutra del Loto spetta l’ottavo posto, al Sutra della Ghirlanda di fiori il nono e al Sutra di Mahavairochana il decimo, cioè il supremo; così si comincia dagli insegnamenti più superficiali e si passa a quelli più profondi. Il Gran Maestro Jikaku, nei suoi commentari ai sutra della Corona di diamanti e Susiddhikara, e il Gran Maestro Chisho, in I fondamenti del Sutra di Mahavairochana, collocano il Sutra di Mahavairochana al primo posto e il Sutra del Loto al secondo.

                                                        Domanda: Qual è la tua opinione?

                                                          Risposta: Il giudizio concorde del Tathagata Shakyamuni, del Budda Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni è che, fra tutti i sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro, il Sutra del Loto è il supremo8.

                                                            Domanda: Al momento i preti delle scuole Tendai, della Vera parola e di altre scuole in tutto il Giappone, così come il governante, i suoi ministri e la gente comune, si chiedono tutti se il prete Nichiren vada considerato superiore ai gran maestri Kobo, Jikaku e Chisho. Che cos’hai da dire in proposito?

                                                              Risposta: Io, Nichiren, vorrei chiedere a mia volta se essi pensano che i gran maestri Kobo, Jikaku e Chisho vadano considerati superiori a Shakyamuni, a Molti Tesori e ai Budda delle dieci direzioni. Questo è il primo punto.

                                                                Al momento in Giappone ogni individuo, dal sovrano fino all’ultimo popolano, è un figlio del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti. Le sue istruzioni in punto di morte furono: «Affidatevi alla Legge e non alla persona»9. Proclamare che il Sutra del Loto è il supremo è “affidarsi alla Legge”. I preti, il governante e i suoi ministri, la gente comune, i loro servi, i loro buoi e cavalli, tutti coloro che affermano che l’opinione di questi tre gran maestri è superiore a quella dei Budda, stanno comportandosi da figli disobbedienti, non ti pare? Questo è il secondo punto.

                                                                  Domanda: Il Gran Maestro Kobo aveva mai letto il Sutra del Loto?

                                                                    Risposta: Il Gran Maestro Kobo aveva letto l’intero corpo dei sutra, ma quando arrivò a valutare la profondità relativa del Sutra del Loto, di quello della Ghirlanda di fiori e di quello di Mahavairochana, per classificarli in ordine di superiorità, ecco come lesse il passo del Sutra del Loto: «Manjushri, questo Sutra del Loto è il tesoro segreto dei Budda, dei Tathagata. Fra tutti i sutra gli spetta il posto più basso»10. Ed ecco come lesse quest’altro passo: «Re della Medicina, questo ora ti dico, ho predicato diversi sutra, e fra questi il Sutra del Loto è al terzo posto»11.

                                                                      E quando fu la volta dei gran maestri Jikaku e Chisho, ecco come lessero gli stessi passi: «Fra tutti i sutra gli spetta il posto di mezzo» e «Il Sutra del Loto è al secondo posto».

                                                                        Il Tathagata Shakyamuni, il Budda Molti Tesori, il Tathagata Mahavairochana e tutti gli altri Budda, paragonando il Sutra del Loto a tutti gli altri sutra, hanno dichiarato che «Il Sutra del Loto è il supremo» e «Fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto». Alla fine dipende da quale opinione si considera più autorevole, quella di Shakyamuni e dei Budda delle dieci direzioni o quella dei tre gran maestri Kobo, Jikaku e Chisho. È giusto forse rifiutare l’opinione di Shakyamuni e dei Budda delle dieci direzioni solo perché coincide con la mia, e continuare invece ad accettare come autorevole l’opinione di questi tre gran maestri?

                                                                          Domanda: Il Gran Maestro Kobo, nativo della provincia di Sanuki e discepolo dell’Amministratore del clero Gonzo, era un profondo conoscitore delle dottrine delle sei scuole, fra cui quelle dei Tre trattati e delle Caratteristiche dei dharma. Nel quinto mese del ventitreesimo anno di Enryaku [804] si imbarcò per la Cina su ordine dell’imperatore Kammu. Quando giunse in Cina l’imperatore Shun-tsung gli comandò di stabilirsi presso il tempio Ch’ing-lung, dove ricevette la trasmissione dei grandi insegnamenti della Vera parola dal Reverendo Hui-kuo.

                                                                            Il Reverendo Hui-kuo fu il settimo dei discendenti che avevano ricevuto la trasmissione dal Tathagata Mahavairochana. Ma, anche se le persone sono diverse, la dottrina trasmessa è sempre la stessa, come quando si travasa l’acqua da un recipiente all’altro. Il Tathagata Mahavairochana, Vajrasattva, Nagarjuna, Nagabodhi, Chin-kang-chih, Pu-k’ung, Hui-kuo e Kobo erano recipienti diversi, ma l’acqua della saggezza trasmessa dall’uno all’altro era sempre quella della Vera parola.

                                                                              Dopo aver appreso gli insegnamenti della Vera parola, il Gran Maestro Kobo attraversò tremila leghe di mare tempestoso per fare ritorno nel paese del Giappone dove offrì la dottrina ai tre sovrani, gli imperatori Heizei, Saga e Junna. Il diciannovesimo giorno del primo mese del quattordicesimo anno di Konin [823] ricevette dall’imperatore l’ordine di fondare il tempio To dove egli propagò gli insegnamenti segreti della Vera parola. Così, in tutte le cinque aree e nelle sette marche, nelle sessantasei province e nelle due isole esterne12, non c’è nemmeno una persona che suoni la campana di diamante della Vera parola o afferri il vajra13 della Vera parola e non sia un erede dei suoi insegnamenti.

                                                                                Il Gran Maestro Jikaku, nativo della provincia di Shimotsuke, era un discepolo del prete chiamato Bodhisattva Kochi. Nel terzo anno di Daido [808], all’età di quindici anni, diventò discepolo del Gran Maestro Dengyo. Si stabilì sul Monte Hiei e trascorse i successivi quindici anni studiando e ricevendo la trasmissione delle dottrine delle sei scuole più antiche e delle scuole del Loto e della Vera parola.

                                                                                  Nel terzo anno di Jowa [838] si recò nella Cina T’ang, governata a quel tempo dall’imperatore dell’era Hui-ch’ang [imperatore Wu-tsung]. Fu istruito da famosi studiosi degli insegnamenti T’ien-t’ai e della Vera parola, come Fa-ch’üan, Yüan-cheng, I-chen, Fa-yüeh, Tsung-jui e Chih-yüan, e acquisì una completa padronanza sia degli insegnamenti essoterici sia di quelli esoterici. Inoltre trascorse dieci anni a studiare dettagliatamente le dottrine segrete della Vera parola e fu il nono nella linea di successione dal Tathagata Mahavairochana.

                                                                                    Nel primo anno di Kajo [848] diventò maestro dell’imperatore Nimmyo. Durante le ere Ninju e Saiko [851-857] scrisse commentari sui sutra della Corona di diamanti e Susiddhikara. Fondò il tempio Soji sul monte Hiei e diventò il terzo capo dei preti della scuola Tendai. Ciò segnò l’inizio della dottrina della Vera parola della scuola Tendai.

                                                                                      Il Gran Maestro Chisho era nativo della provincia di Sanuki. Nel quarto anno di Tencho [827], a quattordici anni, si stabilì nel Monte Hiei e diventò discepolo del Reverendo Gishin. In virtù dei suoi studi con eminenti maestri del Giappone come Gishin, Jikaku, Encho e il sovrintendente [Kojo], ricevette la trasmissione delle dottrine di tutte le otto scuole.

                                                                                        Nel primo anno di Ninju [851] l’imperatore Montoku gli ordinò di recarsi in Cina dove, durante l’era Ta-chung dell’imperatore Hsüan-tsung, studiò per sette anni sotto il Reverendo Fa-ch’üan, il Reverendo Liang-hsü e altri insigni maestri, apprendendo esaurientemente sia gli insegnamenti essoterici sia quelli esoterici.

                                                                                          Nel secondo anno di Ten’an [858] ritornò in Giappone, dove fu maestro dell’imperatore Montoku e dell’imperatore Seiwa.

                                                                                            Questi tre gran maestri, che risplendevano come la luna e il sole, rischiarando l’epoca presente e quelle future, hanno goduto della fiducia e del rispetto di generazioni e generazioni di sovrani illuminati che, epoca dopo epoca, insieme ai loro ministri e agli altri, hanno incondizionatamente riposto fede in loro. Di conseguenza anche le masse ignoranti hanno creduto in loro.

                                                                                              Adesso, fintanto che i loro insegnamenti non violano le auree parole del Budda «Affidatevi alla Legge e non alla persona», come puoi dire che essi non si basavano sugli insegnamenti del Budda, ma soltanto sulle invenzioni di Kobo e gli altri? In fin dei conti, qual è il nucleo delle tue argomentazioni?

                                                                                                Risposta: Nei mille anni successivi alla morte di Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, il Buddismo si diffuse in tutta l’India. Nei primi cinquecento anni fu il Buddismo hinayana, o del piccolo veicolo, mentre nei successivi cinquecento anni fu quello mahayana o del grande veicolo. Gli insegnamenti hinayana e mahayana, e gli insegnamenti provvisori e quelli veri combattevano fra loro, ma a quel tempo non c’era una distinzione netta fra dottrine essoteriche e dottrine esoteriche.

                                                                                                  Quindici anni dopo l’inizio del Medio giorno della Legge, il Buddismo fu introdotto in Cina. Dapprima sorsero molte controversie fra gli insegnamenti di Shakyamuni e quelli delle scuole di pensiero confuciane e taoiste, e non si giunse ad alcuna conclusione, ma poi gradualmente il Buddismo si diffuse in tutto il paese. All’epoca vi furono dispute fra gli insegnamenti hinayana e quelli mahayana, fra quelli provvisori e quelli veri, ma non furono messe in rilievo grandi differenze.

                                                                                                    Seicento anni dopo l’introduzione del Buddismo in Cina, nel regno dell’imperatore Hsüan-tsang, i tre Maestri del Tripitaka Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung giunsero in Cina dall’India e fondarono la scuola della Vera parola. Da quel momento le scuole esistenti, come quelle della Ghirlanda di fiori, del Loto e le altre furono trattate con sempre maggior disdegno e tutti, dal sovrano al popolo, credettero che gli insegnamenti della Vera parola e il Sutra del Loto fossero lontani fra loro come le nuvole e il fango.

                                                                                                      In seguito, nel regno dell’imperatore Te-tsung, un uomo chiamato Gran Maestro Miao-lo percepì che gli insegnamenti della Vera parola erano immensamente inferiori al Sutra del Loto, ma non espresse con insistenza la sua opinione, e in seguito nessuno tentò di stabilire il valore relativo del Sutra del Loto e degli insegnamenti della Vera parola.

                                                                                                        In Giappone, al tempo del trentesimo sovrano, l’imperatore Kimmei14, il Buddismo fu introdotto per la prima volta dal regno coreano di Paekche. Dapprima ci furono violente dispute fra il Buddismo e le credenze indigene nelle divinità, che durarono per più di trent’anni. Poi, nel regno del trentaquattresimo sovrano, l’imperatrice Suiko, il principe Shotoku propagò per la prima volta gli insegnamenti buddisti in tutto il paese.

                                                                                                          A quel tempo due onorevoli preti provenienti dallo stato di Paekche, Ekan e Kanroku, diffusero le dottrine della scuola dei Tre trattati. Nel regno dell’imperatore Kotoku, Dosho introdusse la scuola Zen e, in quello dell’imperatore Mommu, il prete Chiho del regno coreano di Silla introdusse la scuola delle Caratteristiche dei dharma.

                                                                                                            Nel regno del quarantaquattresimo sovrano, l’imperatrice Gensho, il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei portò in Giappone il Sutra di Mahavairochana15, ma non rimase a propagarne gli insegnamenti. Nel regno dell’imperatore Shomu, il precettore Shinjo e l’Amministratore del clero Roben introdussero la scuola della Ghirlanda di fiori.

                                                                                                              Nel regno del quarantaseiesimo sovrano, l’imperatrice Koken, il Reverendo Ganjin della Cina T’ang introdusse la scuola dei Precetti e il Sutra del Loto. Egli si adoperò nella propagazione delle dottrine dei Precetti, ma non di quelle del Sutra del Loto.

                                                                                                                Nel regno del cinquantesimo sovrano, l’imperatore Kammu, nel settimo mese del ventitreesimo anno di Enryaku [804], il Gran Maestro Dengyo si recò in Cina per ordine dell’imperatore. Qui incontrò Tao-sui e Hsing-man, discepoli del Gran Maestro Miao-lo, e ricevette da loro gli insegnamenti riguardanti la meditazione e la saggezza della scuola del Loto16. Dal Maestro di Disciplina Tao-hsüan ricevette i precetti del bodhisattva e da un prete di nome Reverendo Shun-hsiao ricevette istruzione sugli insegnamenti segreti della Vera parola; dopodiché ritornò in Giappone.

                                                                                                                  In base alle istruzioni ricevute dai suoi maestri in Cina, Dengyo ritenne difficile determinare la superiorità comparativa fra le dottrine della Vera parola e del Sutra del Loto. Perciò iniziò a mettere a confronto il Sutra di Mahavairochana e il Sutra del Loto, insieme ai vari commentari a questi due sutra, allo scopo di determinare il loro relativo valore. Non solo giunse alla conclusione che il Sutra di Mahavairochana è inferiore al Sutra del Loto, ma mise in luce anche che [l’autore di] Annotazioni sul Sutra di Mahavairochana si era appropriato delle idee fondamentali del Gran Maestro T’ien-t’ai per inserirle nelle dottrine della propria scuola.

                                                                                                                    In seguito il Gran Maestro Kobo, contrariato dall’assegnazione di una posizione inferiore ai sutra della Vera parola, fondò la scuola della Vera parola che considera il Sutra del Loto inferiore non soltanto al Sutra di Mahavairochana, ma anche a quello della Ghirlanda di fiori.

                                                                                                                      Ahimè, se Jikaku e Chisho non avessero permesso che questa interpretazione fosse accettata al Monte Hiei e all’Onjo-ji, tali idee distorte del Gran Maestro Kobo non si sarebbero mai diffuse in tutto il Giappone! Questi due gran maestri, Jikaku e Chisho, non accettarono la valutazione di Kobo che riteneva il Sutra del Loto inferiore a quello della Ghirlanda di fiori, ma concordarono pienamente con la sua opinione che il Sutra del Loto è inferiore agli insegnamenti della Vera parola e così, per quanto incredibile possa sembrare, si comportarono da acerrimi nemici del fondatore della loro stessa scuola, il Gran Maestro Dengyo.

                                                                                                                        Nelle epoche successive, anche se fra gli eminenti preti del Giappone ce n’erano alcuni molto sapienti ed eruditi, nessuno poteva competere con questi tre gran maestri [Kobo, Jikaku e Chisho]. Così, da oltre quattrocento anni in Giappone tutti accettano l’idea che gli insegnamenti della Vera parola siano superiori al Sutra del Loto.

                                                                                                                          A dire il vero, a tratti vi sono state persone che, studiando le dottrine della scuola Tendai, sono arrivate a capire che gli insegnamenti della Vera parola non saranno mai all’altezza del Sutra del Loto, ma, per paura di offendere il capo dei preti della scuola Tendai o i prelati del Ninna-ji, si sono astenuti dal dichiararlo. Altri, pur non essendo sufficientemente perspicaci, si erano azzardati a suggerire che gli insegnamenti della Vera parola e quelli del Sutra del Loto andavano considerati di pari valore. Ma i maestri della Vera parola avevano unanimemente definito assurda questa visione e l’avevano derisa con disprezzo.

                                                                                                                            Di conseguenza, le centinaia di migliaia di templi e santuari di tutto il Giappone sono passati alla scuola della Vera parola. Anche nei rari casi in cui essi onorano la scuola del Loto insieme a quella della Vera parola, quest’ultima è considerata il signore e la prima il servo. E anche se le persone studiano le dottrine di entrambe le scuole, in cuor loro si considerano appartenenti alla corrente della Vera parola.

                                                                                                                              Tutti coloro che occupano le cariche di capo dei preti, capo dei funzionari, supervisore del tempio o sovrintendente sono maestri della Vera parola e, poiché è consuetudine che gli inferiori imitino le preferenze dei loro superiori, non c’è nessuno nelle cariche inferiori che non sia un prete della Vera parola.

                                                                                                                                Quindi, in tutto il Giappone, anche se con la bocca le persone possono recitare le parole “Il Sutra del Loto è il supremo”, nella mente pensano: “Ha il secondo posto” o “È al terzo posto”. Oppure affermano direttamente con corpo, bocca e mente che è al secondo posto o al terzo posto.

                                                                                                                                  Negli ultimi quattrocento anni e più, nemmeno una singola persona, come praticante del Sutra del Loto, ha affermato con tutte le tre categorie di azione, del corpo, della bocca e della mente, che il Sutra del Loto merita il posto supremo. E tantomeno vi sono stati praticanti capaci, come dice il Sutra del Loto, «di sostenere questo sutra»17. Il Sutra afferma: «Poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»18. Tutti gli esseri viventi di quest’epoca «dopo la sua scomparsa», dal supremo sovrano fino alla moltitudine delle persone comuni, sono acerrimi nemici del Sutra del Loto.

                                                                                                                                    Io, Nichiren, sono nato nella provincia di Awa, la dodicesima delle quindici province del Tokaido19, figlio di un pescatore di Kataumi, nel villaggio di Tojo, distretto di Nagasa. All’età di dodici anni, fui mandato al tempio sulla montagna chiamato Seicho-ji, nello stesso villaggio, e lì mi stabilii. Ma, anche se era chiamato tempio, in una provincia così remota e periferica non c’era nessuno in grado di darmi un’adeguata istruzione; perciò, man mano che andavo avanti, mi assunsi personalmente il compito di recarmi in altre province per studiare. Tuttavia, essendo una persona di limitate capacità e non avendo nessuno che mi insegnasse, mi era difficile determinare l’esatta origine delle dieci scuole di Buddismo e il loro valore relativo.

                                                                                                                                      Così pregai i Budda e i bodhisattva di acquisire una comprensione di queste cose, e studiai accuratamente tutti i sutra e i trattati, esaminando in base a essi le dottrine delle dieci scuole. Di conseguenza, posso affermare che la scuola del Tesoro dell’Abhidharma, anche se inferiore e superficiale, in qualche misura si accorda con gli insegnamenti dei sutra hinayana. La scuola dell’Affermazione della verità rappresenta un misto di dottrine hinayana e mahayana, e contiene errori e fraintendimenti. La scuola dei Precetti in origine seguiva gli insegnamenti hinayana, ma in seguito adottò quelli del Mahayana provvisorio e ora tutti la considerano una scuola mahayana. Poi c’è anche la scuola dei Precetti fondata dal Gran Maestro Dengyo, che però è separata da quella che comunemente si chiama scuola dei Precetti20.

                                                                                                                                        La scuola delle Caratteristiche dei dharma in origine era una dottrina superficiale e inferiore derivata dai sutra del Mahayana provvisorio. Ma gradualmente si sviluppò e si espanse fino a stare al pari delle altre scuole del Mahayana provvisorio e vero, e cercando persino di sconfiggerle, come i comandanti giapponesi Masakado e Sumitomo che, pur essendo uomini di rango inferiore, cercarono di spodestare i loro superiori.

                                                                                                                                          Anche la scuola dei Tre trattati è un tipo di Mahayana provvisorio, in quanto insegna una versione della dottrina della vacuità, anche se è convinta di rappresentare il vero Mahayana.

                                                                                                                                            La scuola della Ghirlanda di fiori è sempre un tipo di Mahayana provvisorio, ma è superiore alle altre scuole citate; si può paragonare al reggente o al primo ministro del governo imperiale. Ma, poiché si fonda su dottrine nemiche del Sutra del Loto, è come un suddito o un funzionario governativo che cerca di essere pari al sovrano.

                                                                                                                                              La scuola chiamata della Pura terra è una suddivisione del Mahayana provvisorio. Ma Shan-tao e Honen ingannarono abilmente le persone, confinando gli altri sutra in una posizione estremamente elevata e dichiarando che il Sutra della Meditazione e gli altri sutra della Pura terra erano facilmente accessibili; poi collocarono le capacità delle persone del Primo e del Medio giorno della Legge in una posizione elevata e quelle delle persone dell’Ultimo giorno della Legge in una posizione subordinata. Dissero che la pratica del Nembutsu è adatta alle capacità delle persone dell’Ultimo giorno della Legge, basandosi così sulla capacità delle persone e distruggendo il messaggio dei sutra. Essi ignorarono il vero significato dei sacri insegnamenti esposti dal Budda durante la sua vita e ridussero tutto all’unica pratica del Nembutsu. Quindi, tale scuola è paragonabile a una persona intelligente, ma di umili condizioni, che cerca di elevare il proprio rango e tributa rispetto agli stupidi, ignorando le persone di reale valore.

                                                                                                                                                La scuola chiamata Zen afferma che c’è una dottrina della verità separata dai sacri insegnamenti della vita del Budda. È come una persona che uccide il padre, ma si serve del figlio, come un vassallo che uccide il suo signore e poi ne usurpa il posto.

                                                                                                                                                  La scuola chiamata Vera parola è un grande cumulo di menzogne, ma, poiché è riuscita persino a celare le sue origini, le persone dalle capacità superficiali hanno difficoltà a rendersene conto. E così da molti anni vengono ingannate e fuorviate da essa. Per cominciare, in India non vi è alcuna scuola di nome Vera parola, anche se i fautori della Vera parola pretendono che ci sia. Se è così, dovrebbero addurre una prova a sostegno della loro affermazione.

                                                                                                                                                    In ogni caso, il Sutra di Mahavairochana è stato trasmesso in Giappone. Se lo paragoniamo con il Sutra del Loto e ci chiediamo quali siano i meriti relativi dei due sutra, vediamo che il Sutra di Mahavairochana sta sette posti più in basso del Sutra del Loto. Le prove sono evidenti quando si collocano i due sutra uno a fianco all’altro21 (E non starò a citarle qui).

                                                                                                                                                      Nonostante ciò, alcuni esponenti della scuola della Vera parola affermano che, se il Sutra del Loto è il sovrano, il Sutra di Mahavairochana è tre volte sovrano, e altri affermano che è due volte sovrano. È un errore assurdo. È come il caso di Liu Ts’ung che, pur essendo una persona di condizione inferiore, costrinse l’imperatore Min a condurre il suo cavallo22. E come Chao Kao che, pur essendo un semplice suddito, usurpò ingiustamente il trono. O come il Grande Brahmano Arrogante in India, che soleva sedersi su una predella, da lui fabbricata usando per una delle gambe una statua del Budda Shakyamuni.

                                                                                                                                                        Eppure negli ultimi quattrocento anni e più, nessuno in Cina si è reso conto di questo e nessuno in Giappone ha dubitato di queste affermazioni della scuola della Vera parola.

                                                                                                                                                          Ma, poiché c’è questa confusione rispetto a ciò che è corretto e ciò che è errato nelle dottrine buddiste, anche l’autorità del sovrano andrà inevitabilmente incontro a un graduale declino, e alla fine il nostro paese sarà attaccato e distrutto da un altro paese. E poiché solo io, Nichiren, me ne sono reso conto, per il bene della Legge buddista e dell’autorità del sovrano ho raccolto i passi cruciali dei sutra in un documento che ho sottoposto al prete laico del Saimyo-ji, ora defunto. L’ho intitolato: Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese.

                                                                                                                                                            In quel documento ho discusso dettagliatamente la questione, ma, poiché le persone ignoranti hanno fatto fatica a comprenderne i contenuti, presenterò qui le argomentazioni attinenti e le prove concrete che le confermano.

                                                                                                                                                              C’è il caso dell’ottantaduesimo sovrano umano [l’imperatore Gotoba], noto come l’ex imperatore di Oki. Nel terzo anno di Jokyu [1221], anno con segno ciclico kanoto-mi, il quindicesimo giorno del quinto mese, il suo esercito attaccò e uccise Iga Taro Hogan Mitsusue23. Dopodiché scese in campo contro Yoshitoki, dello shogunato di Kamakura.

                                                                                                                                                                Nel tentativo di sconfiggere Yoshitoki, Amministratore incaricato di Kamakura nella provincia di Sagami, l’ex imperatore convocò per tempo tutti i guerrieri delle cinque province intorno alla capitale e delle sette regioni periferiche, ma, al contrario, fu il suo stesso esercito a essere sconfitto da Yoshitoki. Alla fine l’ex imperatore fu esiliato nella provincia insulare di Oki; i suoi due figli, i principi ereditari24, furono esiliati rispettivamente sull’isola di Sado e ad Awa, e sette ufficiali d’alto rango della corte imperiale furono sommariamente decapitati.

                                                                                                                                                                  Perché successe questo? Per l’imperatore, il sovrano del paese, attaccare un semplice suddito come Yoshitoki doveva essere facile come per un falco catturare un fagiano o per un gatto divorare un topo. Eppure, in questo caso, il topo ha divorato il gatto e il fagiano ha catturato il falco.

                                                                                                                                                                    In aggiunta alle attività militari la corte imperiale aveva profuso enormi sforzi nel far eseguire preghiere per la sconfitta dello shogunato. A guidare queste preghiere erano persone come l’Amministratore del clero Jien, capo dei preti della scuola Tendai, il capo dei preti del tempio To della scuola della Vera parola, il prelato del Ninna-ji, il funzionario capo dell’Onjo-ji e una serie di eminenti preti dei sette maggiori templi di Nara e dei quindici grandi templi25, tutti luminosi come il sole e la luna per saggezza e osservanza dei precetti.

                                                                                                                                                                      Fra le varie cerimonie del Buddismo esoterico furono svolte le quindici cerimonie segrete26, le grandi cerimonie del profondo segreto custodito nella mente dei tre gran maestri, Kobo, Jikaku e Chisho. Dal diciannovesimo giorno del quinto mese fino al quattordicesimo giorno del sesto mese tutti i partecipanti si sforzarono fino a spaccarsi la testa, sudando copiosamente.

                                                                                                                                                                        Infine il prelato del Ninna-ji condusse la grande cerimonia nella sala Shishin del palazzo imperiale, una cerimonia che dalla sua introduzione in Giappone non era stata svolta nemmeno tre volte.

                                                                                                                                                                          La cerimonia ebbe inizio nell’ottavo giorno del sesto mese, ma, nel quattordicesimo giorno dello stesso mese, le forze armate inviate nel Kanto dallo shogunato di Kamakura guadarono in un batter d’occhio i fiumi Uji e Seta27 e si fecero strada fino a Kyoto. I tre ex imperatori [Gotoba e i suoi due figli] furono fatti prigionieri e il palazzo imperiale fu dato alle fiamme e ridotto in cenere in un solo colpo.

                                                                                                                                                                            Le truppe dello shogunato bandirono i tre ex imperatori in tre diverse province e decapitarono sommariamente sette alti funzionari di corte. E non è tutto. Fecero irruzione nella residenza del prelato del Ninna-ji, catturarono il suo discepolo più amato, il paggio Setaka28, e alla fine decapitarono anche lui. Il prelato non resse al dolore e morì; dopo poco anche la madre del paggio raggiunse il figlio nella morte.

                                                                                                                                                                              Quelli che si affidarono a queste preghiere, nessuno sa quante migliaia o decine di migliaia, morirono tutti, e i pochi che furono risparmiati persero la voglia di vivere. E, se guardiamo bene, dal tempo in cui il prelato iniziò le sue preghiere nell’ottavo giorno del sesto mese, fino alla sconfitta delle forze imperiali il quattordicesimo giorno dello sesto mese, intercorsero solo sette interi giorni!

                                                                                                                                                                                Le quindici cerimonie che ho menzionato prima sono: la cerimonia della ruota d’oro di un unico carattere, la cerimonia dei quattro re celesti, la cerimonia del re di saggezza Inamovibile, la cerimonia di Grande Virtù Maestosa, la cerimonia del re che mette in moto la ruota, la cerimonia della Ruota che Esaudisce i Desideri, la cerimonia del re di saggezza Bramoso, la cerimonia dell’Occhio del Budda, la cerimonia dei sei caratteri, la cerimonia del ragazzo di Diamante, la cerimonia dell’Onorevole Re delle Stelle, la cerimonia del re di saggezza Gran Comandante e la cerimonia del Sutra della Protezione. Lo scopo di tali cerimonie era sopraffare tutti i nemici del paese o i nemici del sovrano, far sì che la vita li abbandonasse, e inviarne gli spiriti nella pura terra della Solennità Segreta29. E quelli che le eseguirono non furono altri che Jien, capo dei preti della scuola Tendai, gli amministratori del clero e altri preti d’alto rango del To-ji, del Ninna-ji e della sala Joju dell’Onjo-ji, quarantun preti eminenti insieme ai loro vari assistenti per un totale di oltre trecento persone.

                                                                                                                                                                                  Con cerimonie del genere, con quei celebranti, e in un’epoca di simili imperatori ed ex imperatori, come fu possibile la sconfitta delle forze imperiali? Potevano anche non vincere, ma com’è possibile che siano stati sconfitti in una maniera così rapida e vergognosa? Oserei dire che nessuno, a parte me, ne ha compreso la ragione.

                                                                                                                                                                                    Per il sovrano di un paese attaccare uno dei suoi sudditi è come per un falco catturare un uccellino.

                                                                                                                                                                                      Anche se il sovrano alla fine poteva essere sconfitto, sarebbe dovuto accadere solo dopo uno o due anni, o dopo dieci o vent’anni. Invece, in questo caso l’attacco ebbe inizio il quindicesimo giorno del quinto mese e terminò il quattordicesimo giorno del sesto mese; durò soltanto trenta giorni circa. Inoltre, l’Amministratore incaricato Yoshitoki non sapeva in anticipo che sarebbe stato attaccato, e quindi non aveva avuto tempo di offrire a sua volta preghiere per la vittoria o prepararsi in qualsiasi altro modo.

                                                                                                                                                                                        Ma io, Nichiren, impiegando quel poco di saggezza che possiedo, posso percepire qual è stata la causa. Essa risiede nei rituali sbagliati della scuola della Vera Parola. Le azioni sbagliate di una sola persona sono in grado di attirare disgrazie su diecimila stati. Anche un’unica persona che le esegue può portare alla distruzione uno o due paesi. Sarà ancor peggio dunque se trecento e più preti insieme al sovrano del paese si comportano da acerrimi nemici del Sutra del Loto! Com’è possibile che il paese non venga distrutto?

                                                                                                                                                                                          Nel corso degli anni questi riti profondamente errati sono giunti fino alla regione del Kanto e adesso i seguaci della Vera parola sono sovrintendenti o assistenti dei vari templi nei quali continuano a ripetere tali cerimonie. Le persone del luogo, guerrieri provenienti da regioni periferiche, sono incapaci di giudicare cosa sia corretto e cosa non lo sia in materia di dottrina buddista e si limitano a credere che qualsiasi modo di onorare i tre tesori vada bene. Quindi è naturale che abbiano accettato questi riti della Vera parola.

                                                                                                                                                                                            Questa situazione si è protratta per alcuni anni finché il nostro paese è stato attaccato e adesso è sull’orlo della distruzione.

                                                                                                                                                                                              Adesso, non solo i preti delle otto province della regione del Kanto30, ma anche i capi dei preti e i sovrintendenti del Monte Hiei, del To-ji, dell’Onjo-ji e dei sette maggiori templi di Nara sono sotto la giurisdizione dello shogunato di Kamakura. Quindi lo shogunato è diventato il patrono degli stessi rituali profondamente errati, così apprezzati in precedenza dall’ex imperatore che fu esiliato a Oki.

                                                                                                                                                                                                Si diventa sovrano di un paese, grande o piccolo, grazie al disegno di Brahma, di Shakra, degli dèi del sole e della luna e dei quattro re celesti. Se il sovrano si comporta da acerrimo nemico del Sutra del Loto, queste divinità hanno fatto voto di infliggergli immediatamente una punizione.

                                                                                                                                                                                                  Per esempio, quando il gran ministro dello stato e prete laico [Taira no Kiyomori] e il suo clan cominciarono ad appoggiare l’ottantunesimo sovrano, l’imperatore Antoku, per spodestare Minamoto no Yoritomo, scelsero come tempio del clan il Monte Hiei e come divinità del clan il Re della Montagna, contando sul loro aiuto. Il risultato fu che l’imperatore Antoku annegò nel mar del Giappone occidentale31, Myoun [capo dei preti del Monte Hiei] fu ucciso da Minamoto no Yoshinaka e l’intero clan Taira fu cancellato in un sol colpo.

                                                                                                                                                                                                    In seguito si verificò un secondo episodio di questo tipo32 e ora sta per succederne un terzo.

                                                                                                                                                                                                      Se i miei ammonimenti saranno ignorati e le malvagie cerimonie della scuola della Vera parola saranno impiegate nel tentativo di sconfiggere l’esercito del grande Impero mongolo, sarà il Giappone invece a essere sconfitto. Come dice il Sutra del Loto: «Le maledizioni ricadranno su chi le aveva lanciate»33.

                                                                                                                                                                                                        Se ci fermiamo a considerare i benefici del Sutra del Loto alla luce delle punizioni [subite dai suoi oppositori], capiremo che nessun sentiero per il conseguimento della Buddità è superiore al Sutra del Loto. E se desideriamo vedere come le preghiere basate su di esso ottengono risposta nel mondo attuale, la prova è nel fatto che Minamoto no Yoritomo lesse e recitò il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                          Sono in debito verso i miei genitori e il mio maestro per aver compreso questi princìpi. Ma i miei genitori sono morti da qualche tempo.

                                                                                                                                                                                                            Il defunto prete Dozen-bo era il mio maestro e in cuor suo nutriva affetto nei miei confronti. Ma temeva di avere problemi con l’amministratore della regione34 a causa del Sutra del Loto e perciò esteriormente si comportava come se fosse mio nemico. Ho sentito dire che ultimamente aveva manifestato un certo grado di fede nel Sutra del Loto, ma non so esattamente quale fosse la sua condizione in punto di morte. Di certo non penso che sia rinato nell’inferno, ma nemmeno credo che sia riuscito a sfuggire alle sofferenze di nascita e morte. È triste dirlo, ma probabilmente sta vagando in uno stadio intermedio fra la morte e la rinascita.

                                                                                                                                                                                                              All’epoca in cui l’amministratore manifestò apertamente la sua collera nei miei confronti, tu, Joken-bo, e Gijo-bo mi avete aiutato a scappare illeso dal Seicho-ji. Senza far altro avete già reso un servizio al Sutra del Loto. Spero che cogliate questa opportunità per liberarvi dalle sofferenze di nascita e morte.

                                                                                                                                                                                                                Nei più di 2.230 anni da quando l’Onorato dal Mondo menzionò questo oggetto di culto, non c’è stato nessuno che l’abbia propagato in tutto il continente di Jambudvipa. T’ien-t’ai in Cina e Dengyo in Giappone lo compresero in qualche misura, ma non lo propagarono. Ma adesso è giunto il tempo della sua propagazione. Secondo il Sutra del Loto, Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate e gli altri bodhisattva dovrebbero emergere adesso per propagarlo, ma ancora non hanno fatto la loro comparsa.

                                                                                                                                                                                                                  Io, Nichiren, non sono uno del loro gruppo, ma in qualche misura capisco ciò che va fatto, e così, fino a quando questi bodhisattva che balzarono fuori dalla terra non faranno la loro apparizione nel mondo, mi adopererò per proclamare il loro messaggio al meglio delle mie possibilità. E, come predice il Sutra del Loto quando dice: «Quanto peggio sarà dopo la sua [del Budda] scomparsa?», ho incontrato le difficoltà che sono previste per chi propaga il sutra.

                                                                                                                                                                                                                    Ho pregato sinceramente affinché i benefici che derivano dalle mie attività siano trasmessi ai miei genitori, al mio maestro e a tutti gli esseri viventi. Ti sto scrivendo per informarti di questo e per rispondere alle domande che hai sollevato. Spero che metterai da parte tutte le altre pratiche e ti rivolgerai a questo oggetto di culto, pregando con tutto il cuore per la tua prossima vita.

                                                                                                                                                                                                                      Ti scriverò ancora su questo argomento. Ti prego di porgere i miei saluti agli altri preti.

                                                                                                                                                                                                                        Nichiren

                                                                                                                                                                                                                            Cenni Storici

                                                                                                                                                                                                                            Questa lettera, considerata uno dei dieci scritti principali di Nichiren Daishonin, fu inviata a Joken-bo, un prete del tempio Seicho nella provincia di Awa. Quando il Daishonin era ancora ragazzo, si fece prete ed entrò al Seicho-ji sotto la tutela di un prete anziano di nome Dozen-bo. Joken-bo, anch’egli discepolo di Dozen-bo nello stesso tempio, aveva studiato insieme al Daishonin. Nel 1253, quando il Daishonin proclamò per la prima volta proprio in quel tempio il suo insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo, criticando il Nembutsu, o scuola della Pura terra, e altre scuole, Joken-bo insieme a un altro discepolo, Gijo-bo, aiutarono il Daishonin a sfuggire a un attacco dell’amministratore della regione, Tojo Kagenobu, che era un fervente credente della Pura terra.

                                                                                                                                                                                                                            Questa lettera, scritta nel nono mese del 1278, rappresenta la risposta del Daishonin alle domande di Joken-bo in merito all’oggetto di culto, o Gohonzon.

                                                                                                                                                                                                                            Per cominciare, il Daishonin cita vari passi dei sutra e dei commentari e spiega che l’oggetto di culto per le persone comuni dell’Ultimo giorno della Legge dovrebbe essere il daimoku, o titolo, del Sutra del Loto. Poi dimostra la natura errata degli oggetti di culto adottati dalle principali scuole buddiste della sua epoca. Riguardo all’oggetto di culto della scuola della Vera parola, e alla tradizione della Vera parola all’interno della scuola Tendai, egli è particolarmente severo, e rivela gli errori fondamentali commessi dai tre gran maestri: Kobo, fondatore della scuola della Vera parola, Jikaku e Chisho, patriarchi della tradizione esoterica della scuola Tendai.

                                                                                                                                                                                                                            In seguito, egli cita il caso storico dell’ottantaduesimo sovrano del Giappone, l’imperatore Gotoba. Gotoba continuava ad avere potere anche da ex imperatore e tentò un colpo di stato armato contro lo shogunato di Kamakura, capeggiato da Hojo Yoshitoki, che è noto come il tumulto di Jokyu. Ma, nonostante vi fossero famosi preti della Vera parola che pregavano per la loro vittoria, Gotoba e i suoi sostenitori furono sconfitti. Gotoba fu esiliato sull’isola di Oki e in seguito fu chiamato ex imperatore di Oki. Il Daishonin cita anche la battaglia che ebbe luogo tra il clan Taira e il clan Minamoto. Il clan Taira aveva al suo fianco l’imperatore Antoku (un nipote di Taira no Kiyomori) e vi erano eminenti preti dell’esoterismo Tendai che pregavano affinché il clan Minamoto venisse sconfitto. Ma alla fine furono tutti distrutti.

                                                                                                                                                                                                                            Avvalendosi di queste prove concrete, il Daishonin afferma che, se i suoi ammonimenti non verranno ascoltati e verranno utilizzate le cerimonie della scuola della Vera parola per tentare di sconfiggere le forze mongole, «le maledizioni ricadranno su chi le aveva lanciate». E quella, egli sostiene, sarà la terza prova della distruzione che producono le preghiere della scuola della Vera parola.

                                                                                                                                                                                                                            Il Daishonin conclude affermando che questo oggetto di culto, che incarna il daimoku del Sutra del Loto, non si era mai visto prima, e che egli ha realizzato ciò che i bodhisattva Pratiche Superiori e Pratiche Illimitate furono chiamati a realizzare.

                                                                                                                                                                                                                            Note

                                                                                                                                                                                                                            1. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 236.
                                                                                                                                                                                                                            2. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                                                                                                                                                                                                            3. Il Sutra Corretto ed equo è un’abbreviazione per il Grande sutra Corretto ed equo delle dharani. I sette Budda sono i sette Budda del passato (vedi Glossario). Gli otto bodhisattva sono: Manjushri, Tesoro dello Spazio Vuoto, Percettore dei Suoni del Mondo, Liberazione, Protezione Saggia, Grande Potere, Conquistatore di Grande Autorità e Valore Saldo.
                                                                                                                                                                                                                            4. Vairochana è il Budda principale del Sutra della Ghirlanda di fiori. Anche se l’interpretazione di Vairochana varia a seconda delle diverse scuole, la scuola della Ghirlanda di fiori lo identifica con il Budda Shakyamuni e, nell’ambito dei tre corpi, con il corpo di ricompensa.
                                                                                                                                                                                                                            5. «Questo sutra del grande veicolo» e «Questo sutra corretto ed equo», nel paragrafo successivo, indicano il Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                            6. Corpo del Dharma, corpo di ricompensa, corpo manifesto. Vedi tre corpi nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                            7. Cerimonia per conferire proprietà spirituali a una nuova immagine del Budda rendendola così un oggetto di culto. L’Onorato Occhio del Budda, descritto negli insegnamenti esoterici della Vera parola, rappresenta le virtù dei cinque tipi di visione (vedi Glossario). La cerimonia di apertura degli occhi viene eseguita con la mudra dell’Onorato Occhio del Budda e il mantra del Budda Mahavairochana. Alcuni sostengono che l’Onorato Occhio del Budda è il Budda Mahavairochana in una forma diversa e una personificazione della saggezza suprema del Budda.
                                                                                                                                                                                                                            8. Nel Sutra del Loto il Budda Shakyamuni dichiara: «Tra i sutra che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere» (Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235). Il “giudizio concorde” corrisponde alla testimonianza resa nell’undicesimo capitolo del Sutra del Loto dal Budda Molti Tesori che afferma: «Shakyamuni, […] tutto ciò che hai esposto è la verità!» (cap. 11, p. 244), e a quella dei Budda delle dieci direzioni, che estesero le loro lunghe e larghe lingue fino al cielo di Brahma in segno di assenso (Vedi cap. 21, p. 374).
                                                                                                                                                                                                                            9. Sutra del Nirvana.
                                                                                                                                                                                                                            10. Nel Sutra del Loto è scritto: «Manjushri, questo Sutra del Loto è il tesoro segreto dei Budda, dei Tathagata. Fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto» (Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 288).
                                                                                                                                                                                                                            11. Nel Sutra del Loto è scritto: «Re della Medicina, questo ora ti dico, ho predicato diversi sutra, e fra questi il Sutra del Loto è il supremo!» (Ibidem, cap. 10, p. 235).
                                                                                                                                                                                                                            12. Le cinque aree e le sette marche indicano l’intero Giappone antico (vedi cinque province e sette regioni periferiche nel Glossario). Anche le sessantasei province indicano tutto il Giappone. Questa suddivisione rimase in vigore dall’813 fino alla Restaurazione Meiji nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Le due isole esterne sono Iki e Tsushima, al largo delle coste del Kyushu, nel Giappone meridionale.
                                                                                                                                                                                                                            13. Il vajra (sans.: diamante, folgore) era originariamente un’arma usata nell’antica India. Era cosi chiamato a causa della sua durezza, che ricordava quella del diamante, in grado di distruggere qualsiasi cosa. Nei rituali del Buddismo esoterico, il vajra è usato come un simbolo della decisione di conseguire l’illuminazione che è in grado di distruggere qualsiasi illusione.
                                                                                                                                                                                                                            14. L’imperatore Kimmei è attualmente considerato il ventinovesimo imperatore del Giappone perché quello del quindicesimo sovrano, l’imperatrice Jingu, non è più considerato formalmente un regno. Tuttavia ai tempi del Daishonin l’imperatrice era inclusa nella linea di successione e quindi l’imperatore Kimmei era considerato il trentesimo sovrano.
                                                                                                                                                                                                                            15. Sia in Una breve storia del Giappone del prete Koen del Monte Hiei (XII sec.), sia in Biografie di eminenti preti dell’era Genko del prete Zen Kokan Shiren (1278-1346) si accenna al soggiorno di Shan-wu-wei in Giappone. Non esistono prove definitive che il viaggio di Shan-wu-wei in Giappone sia veramente avvenuto, ma ai tempi del Daishonin era un fatto ampiamente accettato.
                                                                                                                                                                                                                            16. Meditazione e saggezza sono due dei tre tipi di apprendimento (vedi Glossario). L’altro corrisponde ai precetti.
                                                                                                                                                                                                                            17. Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 332.
                                                                                                                                                                                                                            18. Ibidem, cap. 10. p. 235.
                                                                                                                                                                                                                            19. Il Tokaido era una delle sette regioni periferiche, composto da quindici province.
                                                                                                                                                                                                                            20. Quando parla di scuola dei Precetti fondata da Dengyo, il Daishonin si riferisce al fatto che Dengyo mise da parte i precetti hinayana per adottare quelli mahayana. Ai suoi tempi tutti i preti ricevevano unicamente l’ordinazione ai precetti hinayana. Desideroso di ordinare i suoi discepoli secondo i precetti mahayana, Dengyo si appellò ripetutamente all’imperatore per ottenere il permesso di costruire un centro di ordinazione mahayana sul monte Hiei.
                                                                                                                                                                                                                            21. Le prove dell’affermazione che il Sutra di Mahavairochana sta sette livelli più in basso del Sutra del Loto è descritta in Sulla superiorità comparativa fra le scuole della Vera parola e Tendai (p. 341).
                                                                                                                                                                                                                            22. L’imperatore Min fu il quarto sovrano della dinastia Chin occidentale. Quando suo zio, l’imperatore Huai, fu ucciso a Lo-yang da Liu-Ts’ung, il terzo sovrano della prima dinastia Chao, egli riuscì a fuggire a Ch’ang-an e nel 313 diventò imperatore. Ma in seguito fu catturato dal Generale Liu Yao, suddito di Liu Ts’ung, nel 316, e dopo un anno di lavori forzati fu giustiziato.
                                                                                                                                                                                                                            23. Nel 1219 Iga Mitsusue diventò il governatore militare di Rokuhara a Kyoto e fra i suoi compiti vi era la supervisione degli affari politici, militari e giudiziari della metà sudoccidentale del Giappone. Durante il tumulto di Jokyu del 1221, si rifiutò di unirsi alle forze dell’ex imperatore Gotoba.
                                                                                                                                                                                                                            24. Gli ex imperatori Tsuchimikado e Juntoku.
                                                                                                                                                                                                                            25. I quindici grandi templi sono i sette templi principali di Nara (vedi Glossario) più otto altri importanti templi di Nara, Osaka e Kyoto.
                                                                                                                                                                                                                            26. Nel quarto mese del 1221, circa all’epoca degli scontri fra la corte e i samurai di Kamakura, l’ex imperatore di Oki fece erigere altari sui quali per la prima volta furono eseguite quindici cerimonie segrete, da quarantuno preti, allo scopo di sconfiggere lo shogunato di Kamakura attraverso gli incantesimi. Sono elencate in seguito nel testo.
                                                                                                                                                                                                                            27. Il fiume Uji è il nome che assume il tratto mediano del fiume Seta, che ha origine dalla punta meridionale del lago Biwa, scorre attraverso la prefettura di Kyoto, e infine sfocia nella baia di Osaka. Nei tempi antichi delimitava la linea di difesa sudorientale di Kyoto, la capitale, e fu sede di numerose battaglie famose. Per la sua importanza strategica, riuscire o no ad attraversare il fiume Uji determinava la vittoria o la sconfitta di un esercito. Anche Seta, la zona di fronte al punto in cui il fiume esce dal lago, era un altro punto di difesa strategico.
                                                                                                                                                                                                                            28. Setaka (m. 1221) era figlio di Sasaki Hirotsuna, conestabile di Omi, che si schierò con l’imperatore nel tumulto di Jokyu. Setaka era al servizio del principe Dojo, il prelato del Ninna-ji, e quando le truppe imperiali furono sconfitte fu ucciso.
                                                                                                                                                                                                                            29. La Pura terra del Budda Mahavairochana.
                                                                                                                                                                                                                            30. Le province di Sagami, Musashi, Awa, Kazusa, Shimosa, Hitachi, Kozuke e Shimotsuke.
                                                                                                                                                                                                                            31. Antoku, che era ancora un bambino, annegò nel 1185 durante la battaglia navale di Dannoura, nella quale il clan Taira fu definitivamente sconfitto da Minamoto.
                                                                                                                                                                                                                            32. Riferimento al tumulto di Jokyu nel 1221. L’ex imperatore Gotoba svolse un ruolo cruciale nella lotta per il potere fra la corte imperiale di Kyoto e il clan Hojo di Kamakura. Le forze imperiali furono sconfitte ed egli fu esiliato, come anche gli altri due ex imperatori, suoi figli.
                                                                                                                                                                                                                            33. Il Sutra del Loto, cap. 25, p. 414.
                                                                                                                                                                                                                            34. L’amministratore della regione è Tojo Kagenobu, il signore del villaggio di Tojo nel distretto di Nagasa, provincia di Awa, un fervente seguace delle dottrine della Pura terra. Quando Nichiren proclamò per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo al tempio Seicho nel 1253, Tojo Kagenobu, furioso per le aspre critiche all’indirizzo della scuola della Pura terra, cercò di attaccarlo costringendolo a fuggire di nascosto.
                                                                                                                                                                                                                            La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                                                                                                                                            istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                                                                                                                                            senzamotica
                                                                                                                                                                                                                            Eredità della vita
                                                                                                                                                                                                                            otto per mille
                                                                                                                                                                                                                            nuovo rinascimento
                                                                                                                                                                                                                            buddismo e società
                                                                                                                                                                                                                            volo continuo
                                                                                                                                                                                                                            esperia

                                                                                                                                                                                                                            © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

                                                                                                                                                                                                                            Gestisci consenso