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222. Errori delle otto scuole

RSND, VOLUME II

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Sado, 1272. Indirizzata a Toki Jonin

Il volume nove di Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto” afferma: «Se non è ancora stato aperto il provvisorio e rivelato il vero, il corpo del Dharma e il corpo di ricompensa non sono presenti nel Budda provvisorio1. Ma, se il vero è già stato rivelato, allora tutti e tre i corpi sono presenti sia nel vero Budda sia nel Budda provvisorio».

    Il volume nove di Parole e frasi del Sutra del Loto dice: «Nelle tre esistenze il Budda possiede costantemente i tre corpi, ma nei vari insegnamenti [diversi dal Sutra del Loto] lo tenne segreto e non lo trasmise».

      RSND, II, 222, p. 391

      Il volume dieci di Parole e frasi afferma: «La Buddità innata (la natura propria del corpo del Dharma) pervade sia lo stato originale degli esseri viventi sia la loro manifestazione temporanea. Anche i semi della saggezza per percepirla e delle buone azioni per sviluppare questa saggezza sono presenti nello stato originale. Essi non vengono acquisiti per la prima volta in uno stadio successivo».

        RSND, II, 222, p. 392, 1

        Il trattato delle cinquecento domande afferma: «Se un figlio non sa nemmeno l’età di suo padre, sarà incerto anche su quali siano le terre che egli governa. Anche se superficialmente è oggetto di lode per il suo talento e le sue capacità, non può essere considerato affatto un figlio!». E dice anche: «Forse può avere abbastanza talento da governare una terra, ma non sa nemmeno quanti anni hanno suo padre e sua madre».

          Saggi critici sul Buddismo e il Taoismo antichi e moderni (scritto da Tao-hsüan) afferma: «Nell’epoca precedente ai Tre sovrani la scrittura non esisteva. Le persone sapevano solo chi era la loro madre, ma non sapevano chi era il loro padre. Erano come gli uccelli e le bestie». (Dalle parole di rimprovero indirizzate dal Maestro del Dharma Hui-yüan all’imperatore Wu della dinastia Chou [settentrionale]4).

            RSND, II, 222, p. 392, 2

            Le sette scuole elencate sopra, cioè la scuola della Vera parola e le altre, insieme alla scuola della Pura terra, non riconoscono come padre il Tathagata Shakyamuni. Assomigliano ai cinesi vissuti prima dell’epoca dei Tre sovrani, che, come gli uccelli e le bestie, non sapevano chi fosse il loro padre. Tra gli uccelli, né la cincia o lo scricciolo né la fenice conoscono il loro padre e, fra le bestie, né il coniglio né il leone lo conoscono. E, prima dei Tre sovrani, né i grandi re né gli umili popolani sapevano chi fosse il loro padre.

              Le scuole mahayana diverse da quella Tendai, cioè la scuola della Vera parola e le altre, sono paragonabili al leone o alla fenice e le scuole hinayana sono paragonabili a cincie e scriccioli o a conigli. Nessuna di loro sa chi è suo padre.

                Nella scuola della Ghirlanda di fiori, le dottrine del mutuo possesso dei Dieci mondi e dei tremila regni in un singolo istante di vita si trovano nel commentario al Sutra della Ghirlanda di fiori di Ch’eng-kuan.

                  Nella scuola della Vera parola, la dottrina del mutuo possesso dei dieci mondi e quella dei tremila regni in un singolo istante di vita sono esposte nel commentario al Sutra di Mahavairochana [di Shan-wu-wei].

                    Ci si potrebbe chiedere in che cosa concordino o differiscano queste dottrine dalle stesse dottrine così come sono esposte nella scuola Tendai. Prima che esistessero gli insegnamenti di T’ien-t’ai erano mai state esposte le dottrine del mutuo possesso dei Dieci mondi e dei tremila regni in un singolo istante di vita?

                      Il volume tre di Su “Parole e frasi” afferma: «Se mettiamo insieme tutti i vari commentari e li esaminiamo, scopriamo che, sia che si tratti di scuole dell’unico veicolo o di scuole dei tre veicoli, tutte concordano che gli esseri di questi veicoli possiedono i dieci fattori e cioè aspetto, natura e così via. Perché allora non proseguono dicendo che anche gli esseri dei sei sentieri inferiori possiedono i dieci fattori?»5.

                        (Secondo questo passo del commentario, gli studiosi di Buddismo o i maestri del Tripitaka che apparvero negli oltre cinquecento anni prima del Gran Maestro T’ien-t’ai e che riposero fede nel Sutra del Loto non esposero la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita).

                          Domanda: La dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita viene impiegata nella scuola della Ghirlanda di fiori? (La scuola della Ghirlanda di fiori fu fondata al tempo dell’imperatrice Wu [624-705] della dinastia T’ang).

                            Risposta: Il volume trentatré del commentario [al Sutra della Ghirlanda di fiori] di Ch’eng-kuan (il Maestro del Paese Ch’ing-liang) afferma: «Il volume cinque di Grande concentrazione e visione profonda, nella sezione che descrive le dieci meditazioni, elenca il secondo tipo di “meditazione per risvegliare la vera mente dell’illuminazione”. Nella spiegazione si dovrebbe notare che il risveglio della mente negli esseri di capacità superiore e inferiore descritto in questo sutra [il Sutra della Ghirlanda di fiori] è profondo e vasto, sia nella formulazione sia nel significato. Qui T’ien-t’ai ne parla in forma succinta e dunque è una prova che egli sottoscrive questa dottrina»6.

                              E il volume ventinove della stessa opera dice: «T’ien-t’ai, riferendosi al passo del Sutra del Loto che afferma: “Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda”7, spiega che ciò si riferisce ai tremila regni. La scuola T’ien-t’ai afferma che questo insegnamento è la verità. Le dottrine di tale scuola, per quanto riguarda i princìpi, non discordano in alcun modo da quelle della nostra scuola [della Ghirlanda di fiori]»8.

                                Il Sutra della Ghirlanda di fiori dice: «La mente è come un abile pittore, che crea varie forme costituite dalle cinque componenti. Così, di tutti i fenomeni dell’intero mondo, non ve n’è nemmeno uno che non sia creato dalla mente. Il Budda ha la stessa natura della mente e gli esseri viventi hanno la stessa natura del Budda. La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose […] Se si desidera comprendere tutti i Budda delle tre esistenze di passato, presente, e futuro, si dovrebbe contemplare questa verità: è la mente che crea tutti i Tathagata». (Nella vecchia traduzione queste parole sono pronunciate dal Bodhisattva Foresta di Meriti; nella nuova traduzione sono pronunciate dal Bodhisattva Foresta del Risveglio e in Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” sono attribuite al Bodhisattva Foresta del Tathagata)9.

                                  Il Sutra del Loto afferma: «Questa realtà consiste di: aspetto, natura, entità, potere, azione, causa interna, relazione, effetto latente, retribuzione e della loro coerenza dall’inizio alla fine»10. (Questo passo costituisce la sostituzione in forma concisa dei tre veicoli con l’unico veicolo. Chi sta parlando è il Budda stesso).

                                    E dice anche: «I Budda, gli Onorati dal Mondo, appaiono nel mondo per un’unica grande ragione. […] I Budda, gli Onorati dal Mondo, desiderano aprire la porta della saggezza del Budda a tutti gli esseri viventi»11.

                                      Il Sutra della Meditazione del Loto dice: «Prendi fede nella mente dell’illuminazione originale, il corpo del Dharma, che dimora eternamente sul palco del loto della mente della Legge meravigliosa. I trentasette onorati12 (del mandala del regno di Diamante), dotati sin dall’inizio delle virtù dei tre corpi, abitano nella fortezza della mente. Il re della mente è il Venerabile Grande Sole che Splende Universalmente [Mahavairochana] e le funzioni della mente sono i Tathagata numerosi come le sabbie del Gange. Questa mente, senza svolgere alcuna pratica per creare cause ed effetti, è per natura dotata di dottrine numerose come i granelli di polvere, di tutte le varie meditazioni e di una marea sconfinata di virtù, è completa e perfetta fin dal principio. Ritornate ad essa, inchinatevi a questi Budda dentro la mente».

                                        Il Sutra del Tesoro del Budda afferma: «Il Budda vede i Tathagata seduti a gambe incrociate dentro le menti di tutti gli esseri viventi»13.

                                          Domanda: La dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita viene impiegata nella scuola della Vera parola?

                                            Risposta: Il Commentario sul significato del Sutra di Mahavairochana (Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-k’ung, I-hsing)14 afferma (Ci sono cinque versioni di questo testo. Dengyo e Kobo non videro mai la versione in dieci volumi, che fu portata in Giappone da Chisho.): «Questo sutra è il tesoro segreto del Re del Dharma. Non mostratelo a persone meschine e prive di saggezza! Shakyamuni apparve nel mondo e, dopo quarant’anni e più, poiché Shariputra gli chiese sinceramente per tre volte di farlo, diede una spiegazione concisa delle dottrine del Sutra del Loto15. Allo stesso modo adesso Mahavairochana, il corpo del Budda nel suo stato originale, incarna la più profonda verità segreta del Sutra del Loto.

                                              «Il capitolo “Durata della vita” [del Sutra del Loto] dice: “Sono sempre vissuto sul sacro Picco dell’Aquila e in diversi altri luoghi. […] La mia pura terra non viene distrutta, eppure gli uomini la vedono consumarsi nel fuoco”16. Ciò esprime il significato dello yoga17 di questa scuola [della Vera parola]. Poiché il Bodhisattva Maitreya, che succederà a Shakyamuni come prossimo Budda, gli chiese sinceramente per tre volte di farlo, il Budda predicò queste parole [del capitolo “Durata della vita”]».

                                                La stessa opera dice anche: «La scuola basata su questo sutra riassume in sé tutti gli insegnamenti dei Budda. Quando afferma che tutti i fenomeni non sono altro che combinazioni temporanee delle cinque componenti e perciò sono privi di sé [natura propria], che essi scaturiscono dalla mente la quale trascende il regno mondano che dimora nelle cinque componenti, sta riassumendo le tre suddivisioni del canone delle varie scuole hinayana. Quando dichiara che meditando sulla coscienza alaya delle componenti si può giungere a comprendere che la propria mente sin dal principio non è mai nata, sta riassumendo le dottrine delle otto coscienze, dei tre modi di esistenza18 e dell’assenza di natura propria esposta nei sutra. Quando parla della mente che percepisce la totale assenza di sé [natura propria]19 o delle dieci similitudini per la nascita condizionata20 sta riassumendo tutti i vari tipi di ambienti meravigliosi descritti nel Sutra della Ghirlanda di fiori e nei sutra della Saggezza, che vi sono tutti contenuti. Quando afferma che “comprendere la propria mente per com’è veramente”21 significa possedere la saggezza del Budda di comprendere sia gli aspetti universali sia quelli individuali dei fenomeni, allora la natura di Budda (il Sutra del Nirvana), l’unico veicolo (il Sutra del Loto) e il deposito segreto del Tathagata (il Sutra di Mahavairochana) vi sono tutti contenuti. Così tutti gli elementi essenziali delle varie parole sacre dei Budda sono riassunti in essa».

                                                  E il volume sette di Annotazioni sul Sutra di Mahavairochana (che Dengyo e Kobo videro) afferma: «Quando dice che la recitazione del sutra della scuola T’ien-t’ai è uguale alla meditazione contando i respiri dell’insegnamento della perfetta e immediata illuminazione, questo è ciò che significa».

                                                    Il volume ventisette delle Biografie di eminenti monaci della dinastia Sung, nella biografia di Han-kuang, afferma: «L’imperatore Tai-sung riveriva Han-kuang come se fosse Pu-k’ung stesso. (Gli insegnamenti della Vera parola furono introdotti in Cina nei regni dell’imperatore Hsüan-tsung e dell’imperatore Tai-tsung. Han-kuang era un discepolo del maestro del Tripitaka Pu-k’ung). L’imperatore ordinò ad Han-kuang di recarsi sul monte Wu-t’ai per svolgervi la pratica religiosa.

                                                      «A quel tempo Chan-jan (Miao-lo, il sesto patriarca della scuola T’ien-t’ai), uno studioso della scuola T’ien-t’ai, aveva padroneggiato le tecniche di meditazione e acquisito una comprensione approfondita degli insegnamenti di [T’ien-t’ai] Chi-che. Una volta era andato insieme a circa quaranta preti dalla regione dei fiumi Yangtze e Huai fino alla zona di Ch’ing-liang22, dove incontrò Han-kuang e lo interrogò in merito alla propagazione degli insegnamenti buddisti nelle terre occidentali.

                                                        «Han-kuang rispose di aver incontrato, in una delle terre occidentali, un monaco che conosceva a fondo le dottrine della scuola della vacuità, il quale lo aveva interrogato sugli insegnamenti di Chi-che. “Ho sentito” disse il monaco indiano “che i suoi insegnamenti tracciano una distinzione precisa fra giusto e sbagliato, illuminano la differenza fra ciò che è parziale e ciò che è perfetto, mostrano come praticare la concentrazione e visione profonda e sono estremamente efficaci”. Il monaco pregò due o tre volte Han-kuang: “Se tu avessi occasione di ritornare da queste parti, spero per noi che porterai con te questi scritti cinesi e ce li tradurrai in sanscrito. Desidererei immensamente averli!”. E strinse più volte la mano di Han-kuang ripetendo la sua richiesta.

                                                          «Va osservato che a quel tempo nell’India meridionale c’erano molte persone che aderivano agli insegnamenti di Nagarjuna. Perciò questo monaco era così ansioso di avere [in India] le dottrine di T’ien-t’ai».

                                                            Il volume tre del Trattato sul significato della mente che aspira all’illuminazione afferma: «In origine il Reverendo I-hsing era un maestro della meditazione dell’unica pratica23 della scuola T’ien-t’ai. Aveva un’assoluta padronanza delle dottrine complete e perfette della scuola T’ien-t’ai e perciò tutte le parole che pronunciava e le idee che esprimeva tendevano a concordare con quelle di T’ien-t’ai.

                                                              «Quando Han-kuang, un discepolo del Maestro del Tripitaka Pu-k’ung, si recò in India con il suo maestro, un monaco indiano gli chiese: “Ho sentito che nel vostro paese ci sono gli insegnamenti di T’ien-t’ai, che sono molto efficaci. Se meritano di essere seguiti, allora potreste tradurli e portarli qui?”

                                                                «Anche le idee del Maestro del Tripitaka Pu-k’ung concordano con quelle di T’ien-t’ai. Di recente un acharya ha detto: “Se volete studiare le dottrine della Vera parola, dovete studiare allo stesso tempo quelle di T’ien-t’ai!” Udendo questo, tutti i monaci si sono arrabbiati».

                                                                  Domanda: Il Sutra della Ghirlanda di fiori spiega la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita?

                                                                    Risposta: [Il Sutra della Ghirlanda di fiori dice:] «La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose». Il volume uno di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «La mente in un singolo istante non ha né lunghezza, né larghezza, è una cosa inconcepibile. E questo non vale solo per se stessi, ma anche per il Budda e gli esseri viventi. Il Sutra della Ghirlanda di fiori dice: “La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose”. Si dovrebbe comprendere dunque che la nostra mente possiede tutti gli insegnamenti [del Budda]».

                                                                      Il Volume uno di Su “Grande concentrazione e visione profonda” afferma: «T’ien-t’ai qui cita il passo del Sutra della Ghirlanda di fiori come prova che il principio è lo stesso. Perciò il Sutra della Ghirlanda di fiori, esaltando la mente del primo stadio di sicurezza nella pratica del bodhisattva, dice: “Il Budda ha la stessa natura della mente e gli esseri viventi hanno la stessa natura del Budda. La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose. I Budda comprendono che tutti i fenomeni vengono in essere attraverso la mente. Chi giunge davvero a capirlo, ha veramente visto i Budda. Il corpo non è la mente, e la mente non è il corpo. Essa [la mente] può compiere tutte le opere di un Budda a suo piacimento e in modo meraviglioso. Se si desidera comprendere tutti i Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro, si dovrebbe comprendere questa verità: è la mente che crea tutti i ­Tathagata”.

                                                                        «Ma, se non si comprende il significato dei vari passi sul principio perfetto della nostra scuola [T’ien-t’ai], allora sarà veramente difficile comprendere a fondo il principio sul quale si basa questo passo del sutra [della Ghirlanda di fiori]».

                                                                          RSND, II, 222, p. 397

                                                                          Il volume cinque di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Il Sutra della Ghirlanda di fiori dice: “La mente è come un abile pittore, che crea varie forme costituite dalle cinque componenti. Così, di tutti i fenomeni dell’intero mondo, non ve n’è nemmeno uno che non sia creato dalla mente.” Le “varie forme costituite dalle cinque componenti” qui sono le cinque componenti dei Dieci mondi menzionate in precedenza».

                                                                            E dice anche: «“Le cinque componenti dei Dieci mondi” significa che ciascuna delle cinque componenti è dotata dei dieci fattori e cioè di: aspetto, natura, entità, potere, influenza, causa interna, relazione, effetto latente, effetto manifesto e loro coerenza dall’inizio alla fine».

                                                                              E dice inoltre: «La vita in ogni istante è dotata dei Dieci mondi. Al tempo stesso ognuno dei Dieci mondi è dotato di tutti i Dieci mondi, cosicché un’entità di vita in effetti possiede cento mondi. Ognuno di questi mondi a sua volta possiede trenta regni24 e quindi in cento mondi vi sono tremila regni. Questi tremila regni di esistenza sono tutti posseduti dalla vita in un singolo istante».

                                                                                Il volume cinque di Su “Grande concentrazione e visione profonda” afferma: «Perciò il Gran Maestro [T’ien-t’ai], nei suoi scritti sulla contemplazione della mente come La meditazione sulla percezione della mente, Contemplazione della mente e metodo di alimentazione, Il metodo di recitazione del sutra, I fondamenti della concentrazione e visione profonda, si limitò a spiegare il metodo per la contemplazione della mente autoprodotta ed eteroprodotta come un modo per comprendere la dottrina dei tre aspetti dell’esistenza temporanea25. Ma non spiegò ancora che un singolo istante di vita possiede i tremila regni.

                                                                                  «Inoltre, nel suo Trattato sull’osservazione della mente, egli usa le trentasei domande per definire la natura dei quattro tipi di mente26, ma non accenna alla dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita. Solo in Quattro meditazioni si riferisce brevemente ai Dieci mondi in relazione all’osservazione della mente.

                                                                                    «Quando alla fine, in Grande concentrazione e visione profonda, egli rivelò correttamente il metodo di meditazione, impiegò allo stesso tempo i “tremila regni” come un mezzo per comprendere. Questo principio è la rivelazione fondamentale del suo insegnamento finale e supremo. Per questo motivo Chang-an afferma nella sua introduzione [a Grande concentrazione e visione profonda]: “Grande concentrazione e visione profonda rivela l’insegnamento che egli stesso, [T’ien-t’ai Chih-che], praticò nel proprio cuore”. Aveva delle buone ragioni per dire ciò. Spero che coloro che leggono e cercano di comprendere quest’opera non permettano che la loro mente sia sviata da nient’altro».

                                                                                      Il volume cinque di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Queste dieci meditazioni hanno una portata omnicomprensiva, sono sottili e profondamente efficaci. Prima ci si concentra sul determinare la verità o la falsità degli oggetti di meditazione; poi si svolge la pratica corretta e, se occorrono, le pratiche supplementari; alla fine si consegue il livello di sicurezza e non attaccamento. Perfetta nel suo intento e abile nel metodo, questa procedura è completa e omnicomprensiva, una guida nella pratica per il principiante. Il praticante procede attraverso i vari passaggi finché ha raggiunto il livello di sarvajnata27 (il primo stadio di sicurezza).

                                                                                        «Questo non è qualcosa che possono capire i maestri di meditazione, nella loro ignoranza della dottrina corretta, o i maestri del Dharma che si limitano a recitare i testi. In realtà ciò che i Tathagata cercarono di acquisire impegnandosi per innumerevoli kalpa, la meravigliosa illuminazione che ottennero nel luogo della pratica, ciò che Shariputra implorò per tre volte il Budda di rivelare, ciò che fu esposto nei tre cicli di predicazione, questo è precisamente ciò che è contenuto in questo [metodo di meditazione]».

                                                                                          Il volume cinque di Su “Grande concentrazione e visione profonda” afferma: «Le sedici visioni che riguardano l’esistenza e la non esistenza esposte nei quattro insegnamenti28, gli otto insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua vita, tutti sono contenuti qui. Tutti adesso sono stati aperti, chiariti e riuniti insieme in un unico veicolo che abbraccia tutti i vari sutra, e sono stati portati a compimento in un’unica verità. Nelle presenti circostanze, persino i Budda degli insegnamenti parziali non possono capire [queste dieci meditazioni], e tanto meno le persone29 del mondo attuale che ignorano la dottrina corretta. […]

                                                                                            «Il passo che inizia con “In realtà ciò che i Tathagata cercarono di acquisire impegnandosi per innumerevoli kalpa” ne tesse le lodi. Queste dieci meditazioni sono esposte sulla base del Sutra del Loto. Perciò T’ien-t’ai volta le spalle al testo del sutra e lo impiega per lodarle.

                                                                                              «Se si segue l’insegnamento transitorio, ci si rivolge al [settimo capitolo del sutra che descrive] l’epoca del Budda Grande Saggezza Universale e come Shakyamuni svolse la pratica religiosa per “innumerevoli kalpa” e infine nel luogo della pratica [sotto l’albero di bodhi] ottenne la “meravigliosa illuminazione”. E se si segue l’insegnamento originale, si ritorna al [passo in cui il Budda dice]: “In origine ho praticato la via del bodhisattva”30 e spiega come continuò a praticare per “innumerevoli kalpa” finché conseguì effettivamente la Buddità originale31, ottenendo la “meravigliosa illuminazione”. Così sia l’insegnamento transitorio sia quello originale affermano che si dovrebbe semplicemente cercare di praticare queste dieci meditazioni e ottenere l’illuminazione.

                                                                                                «Nel passo che riguarda Shariputra e gli altri, il Budda, avendo ottenuto l’illuminazione nel luogo della pratica, desiderò esporre ciò a cui si era risvegliato. Ma si rese conto che le capacità dei suoi ascoltatori non erano ancora a un livello sufficiente ed ebbe paura che [incapaci di credere alle sue parole] essi cadessero nel regno della sofferenza. Perciò per un periodo di oltre quarant’anni fece ricorso a espedienti, per cercare in vari modi di far maturare la capacità di comprensione degli ascoltatori.

                                                                                                  «Poi, nell’assemblea in cui predicò il Sutra del Loto, per la prima volta cominciò, in maniera concisa, a scartare la visione che aveva esposto negli insegnamenti provvisori. A quel tempo, Shariputra iniziò a mettere in questione le sue asserzioni precedenti e a sollevare dubbi e, per tre volte, pregò sinceramente il Budda di rivelare la verità. Allora cinquemila persone estremamente arroganti si alzarono dai loro posti e si ritirarono, dopo di che l’assemblea fu libera da rami e foglie32.

                                                                                                    «Allora il Budda rivelò che i quattro elementi dell’insegnamento, della pratica, della persona e del principio erano tutti compresi nell’unico veicolo del Budda, descrivendo il metodo di insegnamento delle cinque categorie di Budda e predicando la Legge per coloro che si potevano chiamare persone di capacità superiori.

                                                                                                      «Ma, poiché le persone di capacità intermedie non riuscivano a capire cosa stava dicendo, impiegò similitudini e parabole per comunicare ciò che intendeva. E, poiché le persone di capacità inferiori erano ancora ostacolate da una comprensione fallace, spiegò loro la relazione passata che avevano con lui.

                                                                                                        «Le intenzioni del Budda erano lungimiranti e contenute in queste dieci meditazioni. Perciò, alla fine dell’analisi delle dieci meditazioni, T’ien-t’ai le paragona al grande carro33.

                                                                                                          «Da ciò è evidente che le sue osservazioni si riferiscono al Sutra del Loto. Ma le persone illuse non riescono a capirlo e insistono che esse riguardano il Sutra della Ghirlanda di fiori. Esse vedono soltanto che il Sutra della Ghirlanda di fiori parla dell’insegnamento della perfetta e immediata illuminazione e sono cieche davanti al fatto che questo sutra appartiene alla categoria dei sutra che espongono l’insegnamento perfetto in congiunzione all’insegnamento specifico.

                                                                                                            «Esse non percepiscono minimamente il punto di vista assoluto del Sutra del Loto [secondo il quale tutti gli altri sutra sono aperti e fusi con il Sutra del Loto], ne sottovalutano il significato come unica rivelazione dell’insegnamento meraviglioso e lo relegano invece in una posizione inferiore. Ma se si comprendono veramente i passi dell’insegnamento transitorio e dell’insegnamento originale e si comprende la dottrina dei cinque periodi di predicazione del Budda, è impossibile non capire che il Sutra del Loto rappresenta il più perfetto di tutti gli insegnamenti. Non ci può essere alcun dubbio! Perciò alla fine delle sue osservazioni, T’ien-t’ai dice “questo è precisamente ciò che è contenuto in questo [metodo di meditazione]”».

                                                                                                              La stessa opera [il quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda] afferma inoltre: «T’ien-t’ai prima cita i passi del Sutra della Ghirlanda di fiori perché sta discutendo la natura dei vari oggetti di meditazione. Egli desidera mostrare che il concetto di “creazione della mente” descritto nel passo suddetto è lo stesso di quello di “dotazione della mente” nella sua discussione [della dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita]. Perciò egli cita il Sutra della Ghirlanda di fiori come prova della validità del suo concetto di dotazione della mente.

                                                                                                                «Nel volume diciotto del Sutra della Ghirlanda di fiori, nel passo in versi pronunciato dal Bodhisattva Foresta di Meriti, si legge: “La mente è come un abile pittore, che crea varie forme costituite dalle cinque componenti. Così, di tutti i fenomeni dell’intero mondo, non ve n’è nemmeno uno che non sia creato dalla mente. Il Budda ha la stessa natura della mente e gli esseri viventi hanno la stessa natura del Budda. La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose. […] Se si desidera comprendere tutti i Budda delle tre esistenze di passato, presente, e futuro, si dovrebbe contemplare questa verità; è la mente che crea tutti i Tathagata”.

                                                                                                                  «Ma se non si comprende il passo di T’ien-t’ai sui tremila regni in un singolo istante di vita, come si può comprendere che senso abbia l’affermazione del Sutra della Ghirlanda di fiori: “Così, di tutti i fenomeni dell’intero mondo, non ve n’è nemmeno uno che non sia creato dalla mente. […] La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose”?».

                                                                                                                    Per valutare la correttezza o l’erroneità degli insegnamenti delle otto scuole, si dovrebbe esaminarli tenendo a mente questo criterio [cioè, se essi rivelano o no la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita].

                                                                                                                      Con profondo rispetto,

                                                                                                                        Nichiren

                                                                                                                          Il diciottesimo giorno del secondo mese

                                                                                                                              Cenni Storici

                                                                                                                              Nichiren Daishonin scrisse quest’opera, indirizzata a Toki Jonin della provincia di Shimosa, il diciottesimo giorno del secondo mese del 1272 mentre era in esilio sull’isola di Sado. Egli mette a confronto le dottrine della scuola Tendai, o scuola del Loto, con le dottrine delle otto principali scuole buddiste giapponesi della sua epoca. Paragonando le varie dottrine, egli stabilisce che solo la scuola Tendai permette a tutte le persone di conseguire la Buddità. Toki Jonin era un samurai e fu uno dei primi seguaci laici a convertirsi agli insegnamenti del Daishonin intorno al 1254.

                                                                                                                              Con “otto scuole” di solito si intendevano genericamente le sei scuole buddiste prevalenti durante il periodo di Nara (710-794), Tesoro dell’Abhidharma, Affermazione della verità, Precetti, Caratteristiche dei dharma, Tre trattati e Ghirlanda di fiori, e le due scuole che acquisirono importanza durante il periodo Heian (794-1185), la scuola Tendai e quella della Vera parola. Nel presente scritto, però, il Daishonin contrappone le otto scuole principali alla scuola Tendai. Pertanto la scuola Tendai non è inclusa nelle otto scuole a cui si fa riferimento qui. Al suo posto il Daishonin considera la scuola della Pura terra o Nembutsu, che aveva acquisito rilevanza solo da poco tempo.

                                                                                                                              In quest’opera il Daishonin paragona le dottrine di queste otto scuole alle dottrine della scuola Tendai, o meglio alle dottrine del Gran Maestro T’ien-t’ai. Come fa notare il Daishonin nei suoi scritti, la scuola Tendai (cin. T’ien-t’ai) giapponese, fondata da Dengyo, in seguito si era allontanata dagli insegnamenti di T’ien-t’ai e Dengyo. Pertanto, quando in quest’opera il Daishonin si riferisce alla scuola Tendai, si riferisce agli insegnamenti di T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo basati sul Sutra del Loto, e non agli insegnamenti accettati dalla scuola Tendai dei suoi giorni.

                                                                                                                              Il Daishonin incentra la sua comparazione sul concetto dei tre corpi del Budda, che si trova nei sutra sui quali le varie scuole si basano. Il Daishonin afferma che i sutra che non espongono la natura eterna di tutti e tre i corpi del Budda, il corpo del Dharma, il corpo di ricompensa e il corpo manifesto, non sono sutra completi e definitivi. E mette in luce l’errore che queste otto scuole commettono nell’assumere come oggetti di culto dei Budda incompleti, non eternamente dotati dei tre corpi. Egli fa poi notare che la scuola della Ghirlanda di fiori e la scuola della Vera parola, che sostengono che i loro insegnamenti includono il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita, in realtà hanno rubato tale dottrina dagli insegnamenti di T’ien-t’ai. Infatti, i sutra principali sui quali tali scuole si basano, il Sutra della Ghirlanda di fiori e il Sutra di Mahavairochana, non la contengono e non riconoscono neanche la natura eterna dei tre corpi del Budda. Pertanto, egli conclude, non sono altro che espedienti o insegnamenti provvisori, e quindi non permettono alle persone di conseguire la Buddità. Il Daishonin spiega che il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita è un insegnamento unico, che si trova esclusivamente nel Sutra del Loto e che fu spiegato chiaramente per la prima volta da T’ien-t’ai nella sua opera Grande concentrazione e visione profonda.

                                                                                                                              Citando quest’opera e il relativo commentario di Miao-lo, il Daishonin chiarisce il significato delle dieci meditazioni e dei dieci oggetti di meditazione che costituiscono la parte centrale di Grande concentrazione e visione profonda. Successivamente, egli spiega perchè T’ien-t’ai cita il passo del Sutra della Ghirlanda di fiori che dice: «La mente è come un abile pittore […] Così, di tutti i fenomeni dell’intero mondo, non ve n’è nemmeno uno che non sia creato dalla mente». Questo passo, egli spiega, viene citato a sostegno della tesi di T’ien-t’ai secondo cui la mente è dotata di tutti i fenomeni, e non per affermare, come invece sostiene la scuola della Ghirlanda di fiori, che è la mente a creare tutti i fenomeni. Il Daishonin conclude ribadendo che se si desidera comprendere la differenza tra la scuola Tendai, o del Loto, e le altre scuole buddiste, è necessario valutare attentamente se i sutra sui quali tali scuole si basano contengano effettivamente la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, e se esse riconoscano la natura eterna dei tre corpi del Budda.

                                                                                                                              Note

                                                                                                                              1. “Il provvisorio” in questo contesto indica l’identità o aspetto transitorio del Budda. Questo Budda è chiamato “Budda provvisorio” ed è considerato il Budda dal corpo manifesto.
                                                                                                                              2. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120. I tre passi citati formano un unico verso.
                                                                                                                              3. Ibidem, cap. 16, p. 319.
                                                                                                                              4. L’imperatore Wu (r. 560-578) della dinastia Chou settentrionale perseguitò il Buddismo. La sua fu una delle cosiddette quattro persecuzioni imperiali contro il Buddismo in Cina.
                                                                                                                              5. Questo passo è nel quarto volume dell’edizione ancora esistente di Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                              6. Il significato del Sutra della Ghirlanda di fiori sulla base di un precedente commentario, uno dei commentari di Ch’eng-kuan al Sutra della Ghirlanda di fiori. Il passo compare nel trentacinquesimo volume dell’edizione ancora esistente dell’opera. Per dieci meditazioni vedi Glossario.
                                                                                                                              7. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 66.
                                                                                                                              8. Questo passo è nel quarantaquattresimo volume dell’edizione ancora esistente di Il significato del Sutra della Ghirlanda di fiori sulla base di un precedente commentario.
                                                                                                                              9. La vecchia traduzione è il Sutra della Ghirlanda di fiori in sessanta volumi, tradotto da Buddhabhadra (359-429) e la nuova traduzione è il Sutra della Ghirlanda di fiori in ottanta volumi, di Shikshananda (652-710). Nel Sutra della Ghirlanda di fiori in sessanta volumi queste parole non sono pronunciate dal Bodhisattva Foresta di Meriti, ma dal Bodhisattva Foresta del Tathagata. Nel Sutra della Ghirlanda di fiori in ottanta volumi è effettivamente il Bodhisattva Foresta del Risveglio che le pronuncia.
                                                                                                                              10. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 66.
                                                                                                                              11. Ibidem, p. 74.
                                                                                                                              12. Importanti onorati come il Budda Mahavairochana, il Budda Akshobhya, il Budda Amida, il Bodhisattva Vajrasattva e il Bodhisattva Re di Diamante, raffigurati nel mandala del regno di Diamante, un oggetto di culto del Buddismo esoterico.
                                                                                                                              13. Questo passo non si trova nel Sutra del Tesoro del Budda, ma un passo di contenuto simile si trova nel Sutra della Matrice del Tathagata.
                                                                                                                              14. Questo commentario è una trascrizione ad opera di I-hsing delle lezioni sul Sutra di Mahavairochana che Shan-wu-wei tenne per Chin-kang-chih e Pu-k’ung.
                                                                                                                              15. Nel secondo capitolo del Sutra del Loto, “Espedienti”.
                                                                                                                              16. Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 318.
                                                                                                                              17. Un sistema di meditazione che mirava a trascendere desideri e sofferenze per raggiungere l’unione con la verità suprema. Qui “yoga” si riferisce al risultato (illuminazione) che si ottiene con questa meditazione. Nel Buddismo esoterico si insegna che, attraverso le pratiche esoteriche, il corpo, la bocca e la mente delle persone comuni si uniscono a quelle del Budda Mahavairochana, per conseguire la Buddità nella propria forma presente.
                                                                                                                              18. Una delle dottrine fondamentali della scuola delle Caratteristiche dei dharma. La prima è l’esistenza prodotta dall’immaginazione o illusione. In questo modo di esistenza, le cose che non sono sostanziali vengono considerate sostanziali e diventano oggetto di attaccamento. Il secondo è l’esistenza che sorge dall’origine dipendente. In questa categoria il mondo fenomenico è considerato un prodotto dell’origine dipendente e non ha una propria natura indipendente e distinta. Il terzo è l’esistenza della verità fondamentale, che si riferisce alla vera natura di tutte le cose o all’immutabile realtà che soggiace a tutti i fenomeni. I tre modi di esistenza si riferiscono anche alle condizioni dell’osservatore perché, secondo questa dottrina, osservatore e osservato sono indistinguibili.
                                                                                                                              19. Kobo, fondatore della scuola giapponese della Vera parola, postulò dieci stadi della mente per determinare il valore relativo degli insegnamenti buddisti. In questo sistema di classificazione egli pose al nono stadio “la mente che percepisce la totale assenza di sé [natura propria]”, che corrisponde alla scuola della Ghirlanda di fiori.
                                                                                                                              20. “Nascita condizionata” significa che tutte le cose sono prodotte da condizioni causali. Le dieci similitudini elencate nel sutra, che si riferiscono ai dieci fenomeni che sorgono da tali condizioni, sono: un fantasma, un miraggio, un sogno, un riflesso o un’ombra, una città fantasma, una eco, la luna riflessa nell’acqua, bolle che galleggiano, fiori nel cielo, un cerchio di fuoco creato ruotando una torcia.
                                                                                                                              21. Nei dieci stadi della mente “comprendere la propria mente per com’è veramente” è l’ottavo stadio e corrisponde alla scuola Tendai.
                                                                                                                              22. Il monte Ch’ing-liang è un altro nome del monte Wu-t’ai.
                                                                                                                              23. “Meditazione dell’unica pratica” è la meditazione a sedere, una delle quattro forme di meditazione esposte da T’ien-t’ai. Si chiama “dell’unica pratica” perché si medita rimanendo sempre seduti, senza camminare attorno a una statua del Budda, alzarsi in piedi o sdraiarsi.
                                                                                                                              24. “Trenta regni”: i dieci fattori moltiplicati per i tre regni dell’esistenza (vedi Glossario).
                                                                                                                              25. Una dottrina esposta nel Trattato sull’affermazione della verità, che considera tutte le cose come temporanee e non sostanziali, cioè prive di una propria natura distinta e indipendente. Il primo dei tre aspetti è che tutte le cose sono temporanee perché sorgono attraverso la relazione con altri esseri o fenomeni, cioè l’origine dipendente. Il secondo è che tutte le cose sono temporanee perché sembrano esistere con una continuità ininterrotta, ma cambiano di momento in momento. Il terzo è che tutte le cose sono temporanee perché possono essere afferrate dal punto di vista della relatività e del dualismo.
                                                                                                                              26. La natura dei quattro tipi di mente afferma: che la mente è autoprodotta, cioè generata da se stessa; che è eteroprodotta, cioè prodotta da altro; che è prodotta da entrambi; che non è prodotta da nessuno dei due.
                                                                                                                              27. La parola sanscrita sarvajnata qui indica la saggezza attraverso la quale si inizia a liberarsi dalle illusioni sulla vera natura dell’esistenza e a risvegliarsi alla verità della Via di mezzo.
                                                                                                                              28. Le quattro visioni che riguardano l’esistenza e la non esistenza sono esposte in ciascuno dei quattro insegnamenti, o quattro insegnamenti della dottrina. Le quattro visioni che riguardano l’esistenza e la non esistenza, o quattro percezioni della realtà, sono quattro porte per accedere alla verità buddista. Esse sono: 1) la porta dell’essere; 2) la porta della vacuità; 3) la porta sia dell’essere sia della vacuità e 4) la porta né dell’essere né della vacuità. Così nei quattro insegnamenti ci sono in tutto sedici visioni.
                                                                                                                              29. “Persone” qui indica “i maestri di meditazione, nella loro ignoranza della dottrina corretta”.
                                                                                                                              30. Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 314.
                                                                                                                              31. L’ottenimento originale dell’illuminazione da parte di Shakyamuni in un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi di mondi, come si narra nel sedicesimo capitolo del Sutra del Loto.
                                                                                                                              32. Il secondo capitolo del Sutra del Loto afferma a proposito dell’allontanamento delle cinquemila persone arroganti: «Adesso questa mia assemblea è libera dai rami e dalle foglie ed è composta unicamente di individui risoluti e sinceri» (Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 73).
                                                                                                                              33. Il “grande carro” è il grande carro del bue bianco descritto nella parabola dei tre carri e della casa che brucia, nel terzo capitolo del Sutra del Loto, dove esso rappresenta l’unico veicolo del Budda, o supremo veicolo della Buddità.
                                                                                                                              La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                                              istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                                              senzamotica
                                                                                                                              Eredità della vita
                                                                                                                              otto per mille
                                                                                                                              nuovo rinascimento
                                                                                                                              buddismo e società
                                                                                                                              volo continuo
                                                                                                                              esperia

                                                                                                                              © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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