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265. Esposizione orale sulla trasmissione dell’essenza del Sutra del Loto al Bodhisattva Pratiche Superiori

RSND, VOLUME II

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Minobu, 1275. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

L’undicesimo capitolo del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, “L’apparizione della torre preziosa”, afferma: «A quel tempo al cospetto del Budda apparve una torre decorata di sette tesori»1.

    Inoltre afferma: «Immediatamente il Budda Shakyamuni usò i suoi poteri sovrannaturali per sollevare nell’aria tutti i membri della grande assemblea. Con voce sonora si rivolse alle quattro categorie di credenti dicendo: “Chi è capace di predicare diffusamente il Sutra del Loto della Legge meravigliosa in questo mondo di saha? Ora è giunto il momento di farlo perché tra breve il Tathagata entrerà nel nirvana. Il Budda desidera affidare questo Sutra del Loto della Legge meravigliosa a qualcuno affinché possa essere preservato”»2.

      Dice anche: «Gli altri sutra sono numerosi come le sabbie del Gange»3.

        E inoltre dice: «Così mi rivolgo alla grande assemblea: dopo la mia estinzione, chi darà protezione e sostegno, chi leggerà e reciterà questo sutra? Ora, al cospetto del Budda, si faccia innanzi e pronunci il suo voto!»4.

          E: «Questo sutra è difficile da sostenere; se qualcuno potrà sostenerlo anche solo per breve tempo, certo io ne gioirò e così faranno tutti gli altri Budda. Chi è in grado di fare questo si guadagna la stima dei Budda»5.

            Il tredicesimo capitolo del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, “Esortazione alla devozione”, dice: «A quel tempo il bodhisattva e mahasattva Re della Medicina, insieme al bodhisattva e mahasattva Grande Gioia della Predicazione e a ventimila bodhisattva loro seguaci che li accompagnavano, al cospetto del Budda pronunciarono tutti questo voto: “Preghiamo l’Onorato dal Mondo di non avere ulteriori preoccupazioni. Dopo l’estinzione del Budda, noi onoreremo, abbracceremo, leggeremo, reciteremo e predicheremo questo sutra. Gli esseri viventi dell’epoca malvagia che verrà avranno radici sempre meno buone. Molti saranno estremamente arroganti e avidi di offerte e vantaggi materiali, accrescendo così le cattive radici, e si allontaneranno più che mai dall’emancipazione. Ma, anche se potrà essere difficile istruirli e convertirli, noi, risvegliando tutto il potere di una grande pazienza, leggeremo e reciteremo questo sutra, lo abbracceremo, lo predicheremo, lo copieremo e gli faremo molte offerte senza lesinare il corpo o la vita”.

              «A quel tempo i cinquecento arhat che nell’assemblea avevano ricevuto la predizione dell’illuminazione dissero al Budda: “Onorato dal Mondo, anche noi pronunceremo un voto. Noi predicheremo diffusamente questo sutra in altre terre”.

                «Vi erano anche le ottomila persone, alcune ancora novizie, altre già istruite, che avevano ricevuto la predizione dell’illuminazione. Alzandosi dai loro seggi, giunsero le mani e, volgendosi al Budda, pronunciarono questo voto: “Onorato dal Mondo, anche noi predicheremo diffusamente questo sutra in altre terre. Perché? Perché in questo mondo di saha le persone sono corrotte e dedite al male, estremamente arroganti, con scarse virtù, irascibili, impure, servili, infide e i loro cuori non sono sinceri”»6.

                  E dice anche: «A quel tempo l’Onorato dal Mondo osservò gli ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva mahasattva. Tutti questi bodhisattva avevano raggiunto lo stadio di avivartika [non regressione] […] A quel tempo i bodhisattva unendo le loro voci, si espressero in versi dicendo: “Noi ti preghiamo di non preoccuparti. Dopo l’estinzione del Budda in un’epoca di paura e male noi predicheremo in lungo e in largo. Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni, ma noi sopporteremo tutte queste offese. In quell’epoca malvagia ci saranno monaci di saggezza perversa, adulatori e sleali, che pretenderanno di aver conseguito ciò che non hanno conseguito, che saranno arroganti e presuntuosi. Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste, eremiti vestiti di stracci rattoppati, che pretenderanno di praticare la vera via e guarderanno con disprezzo il genere umano. Avidi di vantaggi materiali e sostegni, predicheranno la Legge ai laici vestiti di abiti bianchi e saranno rispettati e riveriti dal mondo quasi fossero arhat in possesso dei sei poteri sovrannaturali. Questi uomini con intenti maligni, costantemente preoccupati delle questioni mondane, usurperanno il nome di eremiti delle foreste e godranno nel denunciare le nostre mancanze […] I monaci corrotti di quell’era turbolenta, non comprendendo gli espedienti usati dal Budda per predicare la Legge nel modo più appropriato, con sguardo arcigno ci copriranno di insulti; saremo esiliati più e più volte”»7.

                    Il volume otto di Parole e frasi del Sutra del Loto dice: «La prima parte8 tratta delle persone che nutrono idee errate; essa riguarda [l’arroganza e la presunzione de] i laici; la seconda parte9 spiega l’arroganza e la presunzione del clero buddista; la terza parte10 riguarda l’arroganza e la presunzione di coloro che fingono di essere santi. Di questi tre, il primo [tipo] si può sopportare, il secondo è peggio del primo, il terzo è il più terribile di tutti»11.

                      Il capitolo “Emergere dalla terra” afferma: «A quel tempo i bodhisattva e i mahasattva giunti dalle terre delle altre direzioni, superiori in numero alle sabbie di otto Gange, si alzarono in mezzo alla grande assemblea, giunsero le mani, si inchinarono in segno di reverenza e dissero al Budda: “Onorato dal Mondo, se nelle epoche dopo l’estinzione del Budda ci consentirai di proteggere, recitare, copiare e fare offerte con diligenza e sincerità a questo sutra nel mondo di saha, noi lo diffonderemo ampiamente da un capo all’altro della terra!”.

                        «Allora il Budda disse ai bodhisattva e ai mahasattva: “Desistete, uomini devoti! Non c’è bisogno che voi proteggiate questo sutra. Perché? Perché in questo mio mondo di saha ci sono bodhisattva e mahasattva numerosi quanto le sabbie di sessantamila Gange, ciascuno con un seguito uguale alle sabbie di sessantamila Gange. Dopo la mia estinzione queste persone sapranno proteggere, leggere, recitare e predicare diffusamente questo sutra”»12. (Il volume cinque termina con questo capitolo13).

                          Nel capitolo “Affidamento” si legge: «A quel tempo il Budda Shakyamuni si alzò dal suo trono del Dharma e, manifestando i suoi poteri sovrannaturali, posò la mano destra sul capo degli innumerevoli bodhisattva e mahasattva pronunciando queste parole: “Per innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di asamkhya di kalpa ho praticato questa Legge della suprema perfetta illuminazione così difficile da conseguire. Ora l’affido a voi. Dovete propagare devotamente questa Legge e far sì che i suoi benefici si diffondano dappertutto”.

                            «Per tre volte egli passò la mano sul capo dei bodhisattva e dei mahasattva pronunciando queste parole: “Per innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di asamkhya di kalpa ho praticato questa Legge della suprema perfetta illuminazione così difficile da conseguire. Ora l’affido a voi. Dovete accettare, sostenere, leggere, recitare e propagare diffusamente questa Legge, così che ovunque tutti gli esseri viventi la odano e la comprendano. Perché? Perché il Tathagata è profondamente compassionevole e non risparmia la propria vita; perciò senza paura può concedere agli esseri viventi la saggezza del Budda, la saggezza del Tathagata, la sua saggezza che esiste di per sé14. Il Tathagata è un grande dispensatore di doni per tutti gli esseri viventi. Da parte vostra dovete studiare e seguire la Legge del Tathagata, senza lesinare voi stessi”»15.

                              Nel nono volume di Parole e frasi (nella parte che tratta del capitolo “Emergere dalla terra”) si legge: «Ci sono tre ragioni per le quali il Tathagata respinse l’aiuto dei bodhisattva provenienti da altre terre. Intanto, tutti loro avevano già un proprio compito da svolgere nelle rispettive terre e, se si fossero trasferiti in questo mondo di saha non avrebbero più potuto recare beneficio alle loro terre.

                                «Inoltre, i bodhisattva di altri mondi avevano solo una relazione superficiale con questo mondo e quindi, anche se vi avessero predicato la Legge, di certo non sarebbero stati in grado di farlo con grande efficacia.

                                  «Infine, se il Budda avesse accettato la loro offerta, non avrebbe potuto convocare da sotto terra gli altri bodhisattva. E se questi bodhisattva non fossero emersi, il Budda non avrebbe potuto abbandonare la sua identità transitoria e rivelare di aver ottenuto l’illuminazione nel remoto passato. Queste sono le tre ragioni per le quali il Tathagata rifiutò quella offerta di aiuto.

                                    «Ugualmente, vi sono tre ragioni per le quali egli convocò i bodhisattva da sottoterra. Primo, erano i discepoli diretti del Budda e quindi potevano diffondere la sua Legge.

                                      «Inoltre avevano legami ampi e profondi con il mondo di saha e quindi potevano recare benefici in ogni sua parte; e potevano anche recarsi nelle terre delle emanazioni del Budda o nelle terre di altre direzioni ed elargire benefici anche là.

                                        «E attraverso di loro il Budda poté “aprire il vicino e rivelare il lontano”. Per queste varie ragioni egli rifiutò l’offerta di aiuto degli altri bodhisattva e convocò i bodhisattva da sottoterra».

                                          Annotazioni a “Parole e frasi del Sutra del Loto” commenta a questo proposito: «Domanda: I Budda e i bodhisattva si uniscono nel portare a maturazione coloro che devono ancora maturare la propria capacità di comprendere. Perché dunque fare distinzioni fra questo e gli altri mondi? Dividendo i loro corpi16 e diffondendone l’influenza possono recare benefici in tutte le terre delle dieci direzioni. Cosa significa che “avevano già un proprio compito” e che “non avrebbero più potuto recare beneficio alle loro terre”?

                                            «Risposta: I Budda e i bodhisattva effettivamente non fanno distinzioni fra questo e gli altri mondi. Ma ci sono differenze fra gli esseri viventi: alcuni hanno la capacità innata di ricevere gli insegnamenti di un particolare Budda o bodhisattva e altri non l’hanno. In ogni tempo è sempre stato così. Perciò la seconda ragione, cioè la differenza di capacità, si esprime attraverso la prima, cioè la differenza fra questo e gli altri mondi, e il commentario parla di coloro che hanno solo una relazione superficiale con questo mondo di saha. All’inizio una persona ha seguito questo Budda o bodhisattva e ha creato un legame con lui, e così sarà grazie a questo Budda o bodhisattva che egli raggiungerà la via».

                                              E lo stesso testo afferma: «I figli propagano la Legge del padre e ciò reca beneficio al mondo».

                                                E nel volume otto di Su “Parole e frasi” si legge: «Quando il Sutra del Loto dice: “L’Onorato dal Mondo si rivolse al Bodhisattva Re della Medicina, e tramite lui agli ottantamila grandi uomini”17, significa che il Budda fece il suo annuncio prima di tutto a Re della Medicina e, attraverso di lui, a tutti gli altri. Questo è l’inizio della sezione di trasmissione del sutra. Prima, nel capitolo “Maestro della Legge”, il Budda si rivolge agli ottantamila grandi uomini. Il Trattato sulla grande perfezione della saggezza chiama il Sutra del Loto “insegnamento segreto” e dice che esso è affidato ai bodhisattva.

                                                  «E, come si vede nell’ultima parte del sutra, vengono convocati i bodhisattva che emergono dalla terra. Il Budda stava aspettando loro, i suoi discepoli originali [ai quali poi affidò il sutra]. Questa è la prova che gli altri bodhisattva non erano in grado di assumersi questo compito».

                                                    Domanda: Ma perché il Budda rifiutò l’offerta dei bodhisattva di altre terre e invece convocò quelli che erano stati i suoi discepoli sin dal remoto passato?

                                                      Risposta: Non si tratta di un argomento sul quale si possano azzardare idee personali. T’ien-t’ai era presente all’assemblea sul Picco dell’Aquila18 quando fu predicato il Sutra del Loto, e dobbiamo fidarci del suo giudizio in merito. Nel suo commentario, Parole e frasi, egli afferma: «Il racconto che riguarda i bodhisattva che emergono dalla terra è in tre parti. Nella prima, i bodhisattva delle altre terre chiedono il permesso di propagare il sutra dopo la morte del Budda. Nella seconda, il Tathagata rifiuta loro il permesso. E nella terza, egli convoca gli altri bodhisattva da sottoterra.

                                                        «Quando i bodhisattva delle altre terre udirono i grandi benefici che si ottengono con la trasmissione del sutra, concepirono il desiderio di rimanere in questo mondo di saha, nella speranza di propagarvi il sutra. Per questo fecero la loro richiesta. Ma, poiché lo fecero per tale ragione, il Tathagata negò loro il permesso».

                                                          Riguardo alla trasmissione dell’essenza del Sutra del Loto
                                                          La trasmissione dell’essenza del sutra, con l’esortazione alla devozione, avviene in quattro parti [come rivela il capitolo del Sutra del Loto “Poteri sovrannaturali”]:

                                                            RSND, II, 265, p. 608

                                                            Il volume dieci di Parole e frasi afferma: «Il passo [del capitolo “Poteri sovrannaturali”] che inizia con “A quel tempo il Budda si rivolse a Pratiche Superiori” costituisce la terza [delle tre sezioni23 della parte in prosa del capitolo che descrivono] il trasferimento dell’essenza del Sutra del Loto».

                                                              Afferma anche: «La trasmissione dell’essenza del Sutra del Loto è rappresentata da quattro frasi. La frase “tutte le dottrine possedute dal Tathagata” significa che tutte le dottrine sono la Legge buddista [la Legge meravigliosa]. Ciò riguarda il punto di vista del nome, in riferimento al Sutra del Loto. La frase “tutti i poteri di cui il Tathagata si avvale liberamente” significa che i poteri del Tathagata, che sono gli otto tipi di poteri di cui egli si avvale liberamente24, pervadono tutto e niente può ostacolarli. Ciò riguarda il punto di vista della funzione. La frase “tutti i segreti tesori fondamentali del Tathagata” significa che queste dottrine prevalgono ovunque e rappresentano il vero aspetto di tutti i fenomeni. Ciò riguarda il punto di vista dell’entità o essenza. E la frase “tutte le più profonde questioni del Tathagata” significa che le cause e gli effetti del Tathagata25 sono un argomento molto profondo. Ciò riguarda il punto di vista del fondamento.

                                                                «Le parole “tutto questo è dichiarato, rivelato e chiaramente spiegato in questo sutra” significano che in queste quattro frasi è riassunto l’intero Sutra del Loto. Queste quattro frasi, che rappresentano l’essenza del sutra, sono trasmesse a Pratiche superiori e agli altri».

                                                                  Su “Parole e frasi” commenta in proposito: «Le parole “la trasmissione dell’essenza del Sutra del Loto è rappresentata da quattro frasi” significano che l’insegnamento originale e l’insegnamento transitorio hanno ciascuno il proprio fondamento e funzione, ma l’entità che sta dietro ai due insegnamenti è sempre la stessa».

                                                                    Supplemento a “Parole e frasi del Sutra del Loto” dice: «Per quanto riguarda la trasmissione, questo sutra fu affidato esclusivamente ai bodhisattva che erano scaturiti dalla terra. La ragione è che la Legge in esso contenuta è la Legge compresa in un passato lontano innumerevoli kalpa e perciò fu affidata a coloro che erano stati discepoli del Budda sin da un passato lontano innumerevoli kalpa».

                                                                      RSND, II, 265, p. 609

                                                                      Il Primo giorno della Legge ebbe inizio il sedicesimo giorno del secondo mese, subito dopo l’estinzione del Budda. A quel tempo Mahakashyapa aveva ricevuto la trasmissione degli insegnamenti del Budda. A lui successe il Venerabile Ananda, poi Shanavasa, Upagupta e poi Dhritaka. Ognuno di questi cinque uomini custodì l’insegnamento per vent’anni, per un totale di cento anni.

                                                                        Durante questo periodo furono propagate solo le dottrine dei sutra hinayana. Perfino i titoli dei sutra mahayana non furono menzionati, per non parlare del Sutra del Loto.

                                                                          A questi cinque uomini ne seguirono altri cinque: Mikkaka, Buddhananda, Buddhamitra, Parshva e Punyayashas. Durante questo periodo di cinquecento anni, le dottrine dei sutra mahayana cominciarono gradualmente a venire alla luce, anche se non fu compiuto nessuno sforzo particolare per propagarle. L’attenzione era concentrata unicamente sui sutra hinayana. Il periodo sopra descritto corrisponde al primo periodo di cinquecento anni menzionato nel Sutra della Grande raccolta, noto come l’epoca del conseguimento della liberazione.

                                                                            Durante i cinquecento anni che costituiscono l’ultima parte del Primo giorno della Legge, apparvero altri dieci uomini e più, come Ashvaghosha, Nagarjuna e Aryasimha. Inizialmente essi aderivano a dottrine non buddiste, poi studiarono accuratamente i sutra hinayana, e infine si rivolsero ai sutra mahayana e li usarono per invalidare e demolire le dottrine dei sutra hinayana.

                                                                              Ciò nonostante, non spiegarono completamente la superiorità del Sutra del Loto in confronto agli insegnamenti mahayana provvisori. Anche se scrissero qualcosa sull’argomento, ci furono dottrine che non menzionarono mai: i dieci princìpi mistici dell’insegnamento originale e i dieci princìpi mistici dell’insegnamento transitorio28, il conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli, l’ottenimento originale dell’illuminazione da parte del Budda in un passato lontano innumerevoli kalpa, il fatto che il Sutra del Loto è il più grande di tutti i sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro, e le dottrine dei cento mondi, dei mille fattori e dei tremila regni in un singolo istante di vita.

                                                                                Questi cinquecento anni corrispondono al periodo che il Sutra della Grande raccolta chiama l’epoca della meditazione.

                                                                                  Poi, il mondo entrò nel Medio giorno della Legge. In India ci fu una gran confusione fra insegnamenti provvisori e vero insegnamento, e parecchie centinaia di persone caddero nell’inferno a causa di errori dottrinali.

                                                                                    Durante i primi cento anni e più del Medio giorno della Legge, i maestri taoisti della Cina dibatterono con i fautori delle dottrine buddiste introdotte dall’India e nessuna delle due parti ottenne una vittoria definitiva. Di conseguenza, la gente non aveva una fede profonda nelle dottrine buddiste né, ovviamente, riusciva a distinguere gli insegnamenti provvisori dal vero insegnamento. I monaci buddisti Kashyapa Matanga e Chu Fa-lan, pur essendo abbastanza consapevoli di tali distinzioni, non discussero le differenze tra Mahayana e Hinayana, né cercarono di distinguere fra insegnamenti provvisori e veri.

                                                                                      Durante le seguenti cinque dinastie cinesi, Wei, Chin, Sung, Ch’i e Liang, le persone dibattevano sulle differenze tra insegnamenti mahayana e hinayana, provvisori e veri, essoterici ed esoterici, senza riuscire a decidere quale fosse la verità.

                                                                                        Così il Buddismo si divise in dieci scuole diverse, tre a sud e sette a nord29, e ciascuna propagava gli insegnamenti buddisti secondo la propria interpretazione. In genere, comunque, fra i vari sutra esse attribuivano il primo posto al Sutra della Ghirlanda di fiori, il secondo al Sutra del Nirvana e il terzo al Sutra del Loto.

                                                                                          Circa quattrocento anni dopo l’inizio del Medio giorno della Legge, il Gran Maestro T’ien-t’ai apparve in Cina e refutò, una a una, le dottrine errate delle scuole del nord e del sud.

                                                                                            Questo periodo corrisponde a quella che il Sutra della Grande raccolta chiama l’epoca della lettura, della recitazione e dell’ascolto.

                                                                                              Durante l’ultimo periodo di cinquecento anni del Medio giorno della Legge, i vari Maestri del Tripitaka portarono in Cina gli insegnamenti dei Tre trattati, delle Caratteristiche dei dharma e della Vera parola.

                                                                                                Circa quattrocento anni e più dall’inizio del Medio giorno della Legge, le scritture buddiste furono portate in Giappone dal regno coreano di Paekche, insieme a una statua del Budda Shakyamuni, a preti e monache. A quel tempo stava giungendo al termine la dinastia cinese Liang, che sarebbe stata sostituita dalla dinastia Ch’en, mentre in Giappone sedeva sul trono l’imperatore Kimmei, il trentunesimo sovrano a partire dall’imperatore Jimmu30.

                                                                                                  Nell’ultimo periodo di cinquecento anni del Medio giorno della Legge, la scuola dei Tre trattati, quella delle Caratteristiche dei dharma e le altre, sei in tutto, predicarono varie dottrine diverse, tutte errate.

                                                                                                    Ottocento anni dopo l’inizio del Medio giorno della Legge, apparve in Giappone il Gran Maestro Dengyo che attaccò e refutò tutte le dottrine delle sei scuole. Ma dopo Dengyo, il To-ji, l’Onjo-ji e gli altri templi del Giappone dichiararono tutti che la scuola della Vera parola era superiore alla scuola Tendai. Questo periodo corrisponde a quella che il Sutra della Grande raccolta chiama l’epoca della costruzione di templi e stupa.

                                                                                                      Adesso siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge, 2220 anni e più dopo la morte del Budda, ed è giunto il tempo che appaia un santo. Questo è il periodo che il Sutra della Grande raccolta descrive come l’epoca in cui «dispute e conflitti sorgeranno tra coloro che seguono gli insegnamenti del Budda e la pura Legge sarà oscurata e perduta».

                                                                                                        Il Budda Shakyamuni apparve nel mondo nel kalpa della continuazione, nel nono periodo di diminuzione, quando la durata della vita umana era di cento anni. Man mano che la durata della vita umana diminuisce da cento a dieci anni [vi saranno periodi in cui il Buddismo si diffonderà, come] durante i cinquant’anni della vita di predicazione del Budda, e, dopo la sua morte, nei duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge e nei diecimila anni dell’Ultimo giorno della Legge. Durante questi periodi, il Sutra del Loto sarà propagato in due occasioni. La prima negli ultimi otto anni della vita di predicazione del Budda, e la seconda nei cinquecento anni all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                          Nello studio degli insegnamenti buddisti, si deve assolutamente comprendere il tempo. Nel passato, quando il Budda Grande Saggezza Universale apparve nel mondo, per un periodo di dieci piccoli kalpa non espose nemmeno un singolo verso. Come dice il sutra: «dieci piccoli kalpa sono trascorsi da quando si è seduto al suo posto»31. E dice anche: «Il Budda sapeva che il tempo non era ancora giunto e, sebbene essi lo implorassero, rimase seduto in silenzio»32.

                                                                                                            Ugualmente, il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, per i primi quarant’anni e più della sua vita di predicazione non espose il Sutra del Loto. Perché, come il sutra afferma: «il tempo di insegnare così non era ancora venuto»33.

                                                                                                              Lao Tzu rimase nell’utero di sua madre per ottant’anni34 e il Bodhisattva Maitreya attende nella corte interna del cielo Tushita per 5.670 [prima di fare il suo avvento nel mondo]. Dunque, come possono non comprendere il tempo le persone che praticano gli insegnamenti buddisti?

                                                                                                                Perciò, anche se una persona può non capire che adesso, all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, è il tempo di propagare l’insegnamento della singola verità che è pura e perfetta35, si deve soltanto fidare del passo del sutra che dice: «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta»36. Con ciò l’argomento è perfettamente chiarito.

                                                                                                                    Cenni Storici

                                                                                                                    Si ritiene che quest’opera sia stata scritta nel 1275 quando Nichiren Daishonin si trovava a Minobu. Non si conoscono la data esatta, il destinatario o altri dettagli.

                                                                                                                    Anche se dal titolo sembrerebbe che si tratti di una trascrizione degli insegnamenti orali del Daishonin, in realtà fu scritta di suo pugno. Essa è composta principalmente di passi del Sutra del Loto e di opere di T’ien-t’ai, entrambi tramandati oralmente e in seguito trascritti, e per questo in seguito fu intitolata “Esposizione orale”. L’essenza a cui si riferisce il titolo, che fu affidata a Pratiche Superiori, la guida dei Bodhisattva della Terra, è la Legge fondamentale da propagare dopo la scomparsa del Budda, nell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                    Tale affidamento è descritto in La raccolta degli insegnamenti orali, la trascrizione delle lezioni del Daishonin sul Sutra del Loto: «Parlando in generale, riguardo a questo affidamento di Myoho-renge-kyo al Bodhisattva [Pratiche Superiori], la cerimonia di affidamento comincia nel capitolo “L’apparizione della torre preziosa” [undicesimo], l’entità che deve essere affidata diventa palese nel capitolo “Durata della vita del Tathagata” [sedicesimo], e la cerimonia giunge al termine nei capitoli “Poteri sovrannaturali del Tathagata” [ventunesimo] e “Affidamento” [ventiduesimo]».

                                                                                                                    All’inizio di questo scritto il Daishonin introduce alcuni passi tratti dal Sutra del Loto e dai commentari di T’ien-t’ai e Miao-lo che attestano la trasmissione dell’essenza del Sutra del Loto al Bodhisattva Pratiche Superiori, illustrando gli eventi man mano che si dispiegano nel testo del sutra. Essi sono introdotti nel seguente ordine.

                                                                                                                    Primo: cinque passi del capitolo, “L’apparizione della torre preziosa”, nel quale il Budda esorta i suoi ascoltatori a propagare il Sutra del Loto dopo la sua morte. Secondo: due passi del tredicesimo capitolo, “Esortazione alla devozione”, che esprimono il voto di propagare il sutra da parte dei discepoli e dei bodhisattva in risposta all’appello del Budda, e un passo dall’opera Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto” di Miao-lo. Terzo: un passo del quindicesimo capitolo, “Emergere dalla terra”, nel quale il Budda declina l’offerta di propagare il sutra da parte dei bodhisattva da lui istruiti nella sua vita presente e dei bodhisattva che erano giunti dalle altre terre, convocando invece i suoi discepoli originali, ai quali aveva insegnato fin dall’epoca della sua illuminazione originale, e che propagheranno la Legge dopo la morte del Budda. Essi sono noti come i Bodhisattva della Terra.

                                                                                                                    Quarto: un passo tratto dal capitolo “Affidamento”, che conclude la cerimonia di affidamento e nel quale Shakyamuni trasmette il sutra ai suoi discepoli originali emersi dalla terra e agli altri discepoli già radunati. Quinto: allo scopo di chiarire il motivo per cui Shakyamuni aveva inizialmente rifiutato di affidare il sutra ai suoi discepoli della vita presente e ai bodhisattva provenienti da altre terre, affidandone invece la propagazione ai Bodhisattva della Terra, il Daishonin cita alcuni passi tratti dall’opera di T’ien-t’ai Parole e frasi del Sutra del Loto, e dalle annotazioni di Miao-lo su quei passi.

                                                                                                                    Sesto: viene presentato uno schema che delinea la trasmissione dell’essenza del Sutra del Loto a Pratiche Superiori, con citazioni tratte dai commentari di T’ien-t’ai e altri, al fine di dimostrare che l’essenza che viene trasmessa è descritta in quattro frasi del capitolo “Poteri sovrannaturali”, e colui al quale viene trasmessa è stato discepolo del Budda sin da un passato lontano innumerevoli kalpa. Settimo: la successione e il significato degli eventi descritti nel capitolo “Affidamento” sono spiegati per mezzo di citazioni tratte da Parole e frasi.

                                                                                                                    Il Daishonin cita poi alcuni passi tratti dal Sutra della Grande raccolta che suddivide il tempo dopo la scomparsa del Budda in cinque periodi di cinquecento anni. Egli classifica poi questi cinque periodi nei tre periodi del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge, descrivendo lo sviluppo degli insegnamenti del Budda dopo la sua morte. Egli spiega che durante l’Ultimo giorno della Legge, un’epoca caratterizzata da «dispute e conflitti», nella quale «la pura Legge sarà oscurata e perduta», apparirà sicuramente un «santo». E, citando un passo del ventitreesimo capitolo del Sutra del Loto, “Re della Medicina”, nel quale è descritta la profezia del Budda sulla propagazione del sutra, il Daishonin spiega che nell’arco della sua vita presente e in tutto l’infinito futuro dell’Ultimo giorno della Legge, l’insegnamento della singola verità che è pura e perfetta, ovvero Nam-myoho-renge-kyo, sarà ampiamente propagato.

                                                                                                                    Note

                                                                                                                    1. Il Sutra del Loto, cap. 11, p. 243.
                                                                                                                    2. Ibidem, pp. 249-250.
                                                                                                                    3. Ibidem, p. 252.
                                                                                                                    4. Ibidem, p. 251.
                                                                                                                    5. Ibidem, p. 255.
                                                                                                                    6. Ibidem, cap. 13, pp. 267-268.
                                                                                                                    7. Ibidem, pp. 269-272.
                                                                                                                    8. La prima parte corrisponde al passo: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni, ma noi sopporteremo tutte queste offese» (Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 270).
                                                                                                                    9. La seconda parte corrisponde al passo: «In quell’epoca malvagia ci saranno monaci di saggezza perversa, adulatori e sleali, che pretenderanno di aver conseguito ciò che non hanno conseguito, che saranno arroganti e presuntuosi» (Ibidem).
                                                                                                                    10. La terza parte corrisponde al passo: «Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste, eremiti vestiti di stracci rattoppati, che pretenderanno di praticare la vera via e guarderanno con disprezzo il genere umano. Avidi di vantaggi materiali e sostegni, predicheranno la Legge ai laici vestiti di abiti bianchi e saranno rispettati e riveriti dal mondo quasi fossero arhat in possesso dei sei poteri sovrannaturali. Questi uomini con intenti maligni, costantemente preoccupati delle questioni mondane, usurperanno il nome di eremiti delle foreste e godranno nel denunciare le nostre mancanze lanciando accuse come queste: “Questi monaci sono avidi di vantaggi e sostegni e perciò predicano dottrine non buddiste, compilano scritture apocrife per ingannare la gente del mondo. Sperando di guadagnarsi fama e onori essi operano distinzioni quando predicano questo sutra.” Cercando costantemente di diffamarci nelle grandi assemblee, si rivolgeranno ai sovrani, agli alti dignitari, ai brahmani e ai capifamiglia, come pure agli altri monaci, calunniandoci e parlando male di noi; diranno: “Questi sono uomini dalle visioni distorte che predicano dottrine non buddiste!”» (Ibidem, pp. 270-271).
                                                                                                                    11. Questo passo appare in realtà in Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”, nel quale Miao-lo classificò coloro che perseguitano i praticanti del Sutra del Loto, chiamandoli i tre tipi di nemici.
                                                                                                                    12. Il Sutra del Loto, cap. 15, p. 295.
                                                                                                                    13. Il Sutra del Loto consiste di otto volumi e ventotto capitoli; il volume cinque contiene quattro capitoli dal dodicesimo, “Devadatta”, al quindicesimo, “Emergere dalla terra”.
                                                                                                                    14. Secondo l’interpretazione di Parole e frasi del Sutra del Loto «la saggezza del Budda, la saggezza del Tathagata, la sua saggezza che esiste di per sé» indicano rispettivamente la saggezza di comprendere l’aspetto universale dei fenomeni, la saggezza di comprendere i vari sentieri che conducono all’illuminazione e la saggezza di comprendere sia l’aspetto universale sia gli aspetti individuali dei fenomeni.
                                                                                                                    15. Il Sutra del Loto, cap. 22, pp. 381-382.
                                                                                                                    16. Negli insegnamenti mahayana, i Budda e i bodhisattva possono dividere i loro corpi e apparire così simultaneamente in innumerevoli mondi per salvare le persone che vi abitano. Nel caso dei Budda, questi corpi divisi si chiamano Budda emanazioni.
                                                                                                                    17. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 231.
                                                                                                                    18. Si riteneva che T’ien-t’ai fosse la reincarnazione del Bodhisattva Re della Medicina, che era presente all’assemblea sul Picco dell’Aquila, perché egli si risvegliò attraverso il capitolo “Re della Medicina” del Sutra del Loto.
                                                                                                                    19. Il passo intero recita: «A quel tempo il Budda si rivolse a Pratiche Superiori e agli altri bodhisattva della grande assemblea dicendo: “I poteri sovrannaturali dei Budda, come avete visto, sono incommensurabili, illimitati, inimmaginabili. Se con i miei poteri sovrannaturali, per innumerevoli, illimitate centinaia, migliaia, miriadi, milioni di asamkhya di kalpa, descrivessi i meriti di questo sutra allo scopo di assicurarne la trasmissione, non potrei mai arrivare alla fine”». (Il Sutra del Loto, cap. 21, p. 375).
                                                                                                                    20. Il passo intero recita: «Per spiegare in breve, tutte le dottrine possedute dal Tathagata, tutti i poteri di cui il Tathagata si avvale liberamente, tutti i segreti tesori fondamentali del Tathagata, tutte le più profonde questioni del Tathagata, tutto questo è dichiarato, rivelato e chiaramente spiegato in questo sutra» (Ibidem).
                                                                                                                    21. Il passo intero recita: «Per questa ragione, dopo l’estinzione del Tathagata, voi con tutto il cuore dovete accettarlo, sostenerlo, leggerlo, recitarlo, esporlo, predicarlo, trascriverlo e praticarlo come ho insegnato. In una qualsiasi delle diverse terre, ovunque vi siano coloro che accettano, sostengono, leggono, recitano, espongono, predicano e trascrivono o praticano come ho insegnato, e ovunque i rotoli dei sutra vengano custoditi, sia in un giardino, in una foresta, sotto un albero, in un monastero, nella dimora di laici vestiti di bianco, nei palazzi, in vallate montane, sia in luoghi selvaggi e deserti, in uno qualsiasi di questi luoghi bisognerebbe erigere torri e fare offerte» (Ibidem, pp. 375-376).
                                                                                                                    22. Il passo intero recita: «Perché? Sappiate che tali posti sono i luoghi della pratica religiosa. In tali luoghi i Budda hanno conseguito la suprema perfetta illuminazione, in tali luoghi i Budda hanno messo in moto la ruota della Legge, in tali luoghi i Budda sono entrati nel parinirvana» (Ibidem, p. 376).
                                                                                                                    23. Nella prima sezione i bodhisattva ricevono il mandato del Budda, nella seconda il Budda manifesta i suoi poteri sovrannaturali e nella terza egli trasmette l’essenza del sutra a Pratiche Superiori, la guida dei Bodhisattva della Terra.
                                                                                                                    24. Otto tipi di poteri, descritti nel Sutra del Nirvana, nel quale Shakyamuni distingue “i poteri di cui il Tathagata si avvale liberamente”, posseduti dal “vero io” o “vero sé”, una delle quattro virtù della vita di un Budda. Uno di essi, per esempio, è la capacità di percepire tutti i fenomeni.
                                                                                                                    25. “Le cause e gli effetti del Tathagata” sono le pratiche del Budda e le virtù che conseguentemente egli ottenne.
                                                                                                                    26. Il Sutra del Loto, cap. 22, p. 382.
                                                                                                                    27. Il Sutra del Loto, cap. 22, pp. 382-383. «A quel tempo», nella frase precedente, si riferisce al tempo in cui il Budda «pronunciò queste parole».
                                                                                                                    28. T’ien-t’ai elencò due categorie di “dieci princìpi mistici”, impliciti nell’unico carattere myo, o meraviglioso, di Myoho-renge-kyo: i dieci princìpi mistici dell’insegnamento transitorio e i dieci princìpi mistici dell’insegnamento originale del Sutra del Loto. Vedi dieci princìpi mistici nel Glossario.
                                                                                                                    29. Tre scuole della Cina meridionale e sette scuole della Cina settentrionale, vedi Glossario.
                                                                                                                    30. Secondo Cronache del Giappone il Buddismo fu introdotto in Giappone dal re Syo˘ngmyo˘ng di Paekche, durante il regno dell’imperatore Kimmei, nel decimo mese del tredicesimo anno del suo regno, anno con segno ciclico mizunoe-saru (552).
                                                                                                                    31. Il Sutra del Loto, cap. 7, p. 181.
                                                                                                                    32. Ibidem, p. 201.
                                                                                                                    33. Ibidem, cap. 2, p. 78.
                                                                                                                    34. Secondo Cronache dello storico e altre opere, Lao Tzu, fondatore del Taoismo, alla nascita aveva i capelli bianchi e l’aspetto di un vecchio.
                                                                                                                    35. «L’insegnamento della singola verità che è pura e perfetta» è Nam-myoho-renge-kyo. In L’oggetto di culto per l’osservazione della mente si legge: «L’insegnamento originale del tempo di Shakyamuni e quello rivelato all’inizio dell’Ultimo giorno sono entrambi puri e perfetti [in quanto entrambi conducono direttamente alla Buddità]: tuttavia quello di Shakyamuni è il Buddismo del raccolto, questo è il Buddismo della semina; il nucleo del suo insegnamento è “un capitolo e due metà”, il nucleo del mio sono solo i cinque caratteri del daimoku» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 330).
                                                                                                                    36. Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 394.
                                                                                                                    La Biblioteca di Nichiren
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                                                                                                                    nuovo rinascimento
                                                                                                                    buddismo e società
                                                                                                                    volo continuo
                                                                                                                    esperia

                                                                                                                    © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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