6. I quattro debiti di gratitudine
Izu Ito, 1262. Indirizzata a Kudo Yoshitaka
Riguardo al mio presente esilio1, vi sono due cose importanti che devo dire. La prima è che provo un’immensa gioia. La ragione è la seguente: questo mondo è chiamato mondo di saha e saha significa sopportazione. Per questo il Budda è chiamato Colui che Sa Sopportare. Nel mondo di saha2 vi sono un miliardo di monti Sumeru, un miliardo di soli e di lune e un miliardo di quattro continenti e, fra tutti questi, il Budda ha fatto il suo avvento nel mondo centrale con il suo monte Sumeru, la luna, il sole e i quattro continenti. Il nostro paese, il Giappone, è un’isoletta situata in un angolo remoto di quel mondo, a nord-est del paese in cui apparve il Budda.
A eccezione di questo mondo di saha, le terre delle dieci direzioni sono tutte terre pure i cui abitanti hanno un cuore gentile e non insultano né odiano i santi e i saggi. Questo paese, invece, è abitato da persone espulse dalle terre pure delle dieci direzioni, da uomini colpevoli delle dieci azioni malvagie o dei cinque peccati capitali, che hanno offeso i santi e i saggi, privi di pietà filiale per i loro genitori e di rispetto per i monaci. Per queste offese essi sono caduti nei tre cattivi sentieri e, dopo avervi trascorso innumerevoli kalpa, sono rinati in questo mondo. Tuttavia, non avendo ancora sradicato il residuo di karma malvagio formato nelle esistenze precedenti, mantengono la tendenza a commettere le dieci azioni malvagie e i cinque peccati capitali, a disprezzare i santi e i saggi, a mancare di pietà filiale nei confronti dei genitori e di rispetto verso i monaci.
Per questi motivi, quando il Tathagata Shakyamuni fece il suo avvento nel mondo, alcuni gli offrirono del cibo in cui avevano mescolato veleno, altri cercarono di fargli del male con spade e bastoni, elefanti impazziti, leoni, tori infuriati o cani selvaggi e altri ancora lo accusarono di violentare le donne, di essere un uomo di basso rango o di uccidere. Alcuni quando lo incontravano si coprivano il volto per non vederlo oppure chiudevano le porte e le finestre, altri riferivano ai re e ai ministri che aveva idee distorte o che sparlava di persone eminenti. Questo si legge nel Sutra della Grande raccolta, nel Sutra del Nirvana e in altri sutra. Il Budda era innocente di tutte queste colpe. Tuttavia questo mondo è distorto e imperfetto perché in esso nascono e dimorano un gran numero di persone con un cattivo karma. Per di più, il re demone del sesto cielo ordisce intrighi affinché gli uomini di questo mondo non vadano nelle terre pure e coglie ogni occasione per compiere le sue perfide azioni.
Sembra che i suoi intrighi abbiano in definitiva lo scopo di impedire al Budda di esporre il Sutra del Loto. Perché è nella natura di questo re demone rallegrarsi quando le persone creano il karma dei tre cattivi sentieri e rattristarsi quando creano il karma dei tre buoni sentieri3. Inoltre, non si rattrista tanto per le persone che creano il karma dei tre buoni sentieri, quanto per coloro che aspirano ai tre veicoli; e non si dispiace molto per quelli che aspirano ai tre veicoli, ma si affligge moltissimo per le persone che creano il karma di diventare Budda e sfrutta ogni occasione per ostacolarle. Sapendo che le persone che ascoltano anche una sola frase o una sola parola del Sutra del Loto conseguiranno sicuramente la Buddità, egli si angustia terribilmente e ordisce vari piani per ostacolare e perseguitare i credenti affinché abbandonino la fede nel sutra.
L’epoca in cui visse il Budda Shakyamuni era certamente un’epoca impura, ma le cinque impurità erano solo all’inizio e il demone era intimorito dal potere del Budda; eppure, anche in un’epoca in cui l’avidità, la collera, la stupidità e le false opinioni degli uomini non erano ancora molto diffuse, alcuni brahmani della scuola del Bastone di bambù uccisero il Venerabile Maudgalyayana, il primo per i poteri sovrannaturali; il re Ajatashatru attentò alla vita dell’unico che è degno di onore in tutto il triplice mondo4 scatenando un elefante impazzito; Devadatta uccise la monaca Utpalavarna che aveva ottenuto lo stato di arhat; il Venerabile Kokalikadiffuse calunnie su Shariputra, il primo per saggezza. Quanto peggiore doveva diventare il mondo a mano a mano che le cinque impurità aumentavano! E ora che siamo entrati nell’ultima epoca, l’odio e la gelosia per coloro che nutrono anche una minima fede nel Sutra del Loto sono aumentati enormemente. Perciò il Sutra del Loto dice: «E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»5. Quando lessi la prima volta questa frase, non pensai che sarebbe stato così, ma ora ho capito quanto fossero esatte le parole del Budda, specialmente alla luce delle mie attuali circostanze.
Io, Nichiren, non osservo fisicamente i precetti né il mio cuore è libero dai tre veleni, ma, poiché ho fede in questo sutra [del Loto] e desidero che anche gli altri formino un legame con esso, avevo pensato che forse il mondo mi avrebbe trattato gentilmente. Probabilmente, poiché siamo entrati nell’ultima epoca, anche i monaci che hanno moglie e figli hanno dei seguaci, e così i preti che mangiano pesce e pollame. Io, Nichiren, non ho moglie e figli, né mangio pesce e pollame; mi hanno biasimato unicamente per aver cercato di diffondere il Sutra del Loto. Benché non abbia né una moglie né un figlio, sono noto in tutto il paese come un prete trasgressore e, benché non abbia mai ucciso nemmeno una formica o un grillotalpa, la mia cattiva fama si è propagata in tutto il regno. Senza dubbio la mia situazione è simile a quella del Budda Shakyamuni che fu calunniato da una moltitudine di non buddisti durante la sua esistenza.
Sembra che, unicamente perché la mia fede nel Sutra del Loto si accorda alle parole del sutra un po’ più della fede degli altri, demoni maligni abbiano preso possesso dei loro corpi e li spingano a odiarmi. Non riesco a esprimere la mia gioia al pensiero che un monaco umile, ignorante e senza precetti come me, sia menzionato nel Sutra del Loto predicato più di duemila anni fa, e che il Budda abbia profetizzato le persecuzioni che avrebbe subìto.
Sono già passati ventiquattro o venticinque anni da quando ho iniziato a studiare il Buddismo, ma è appena da sei o sette anni che credo con tutto il cuore nel Sutra del Loto. Per di più, benché avessi fede nel sutra, sia per negligenza, sia a causa degli studi e delle interruzioni per affari mondani, ogni giorno recitavo solo un rotolo, un capitolo o il titolo. Ora però, da più di duecentoquaranta giorni – dal dodicesimo giorno del quinto mese dello scorso anno al sedicesimo giorno del primo mese di quest’anno – penso di aver praticato il Sutra del Loto ventiquattro ore al giorno. Dico questo perché, essendo stato esiliato a causa del Sutra del Loto, ora lo leggo e lo pratico in continuazione, sia camminando, sia stando fermo, in piedi, seduto o disteso. Quale gioia più grande potrebbe esistere per chi è nato essere umano?
È naturale che le persone comuni, pur spronandosi a risvegliare in se stesse l’aspirazione all’illuminazione e pregando per la prossima esistenza, non si sforzino per più di un’ora o due su ventiquattro, e solo dopo essersi ricordate di farlo. Per quanto mi riguarda, io leggo il Sutra del Loto senza dovermelo ricordare e lo pratico anche quando non lo leggo.
Trasmigrando nei sei sentieri e nelle quattro forme di nascitaper innumerevoli kalpa, a volte mi sarò sollevato in rivolta, avrò commesso furti o assalito le case di notte, e sarò stato giudicato dal governante e condannato all’esilio o a morte a causa di questi delitti. Ma questa volta, sono stato accusato falsamente da uomini con un cattivo karma a causa della mia ferma decisione di propagare il Sutra del Loto, e mi trovo in questa situazione. Certamente ciò mi sarà utile nella prossima esistenza. In questa ultima epoca difficilmente si troverà un’altra persona che pratichi come me il Sutra del Loto ventiquattro ore al giorno anche senza doverci pensare.
C’è un’altra cosa di cui sono estremamente grato. Trasmigrando nei sei sentieri per innumerevoli kalpa, posso aver incontrato vari sovrani ed essere diventato il loro ministro favorito o il reggente. Se è così, devono avermi concesso dei feudi e accordato tesori e appannaggi. Neppure una volta però ho incontrato un sovrano nel cui paese il Sutra del Loto fosse propagato, così che potessi udire il nome del sutra e praticarlo e perciò venire calunniato da altre persone e mandato in esilio dal sovrano. Il Sutra del Loto afferma: «Anche in un incalcolabile numero di terre non è possibile udire il nome di questo Sutra del Loto né tanto meno è possibile vederlo, accettarlo e abbracciarlo, leggerlo e recitarlo»6. Perciò proprio coloro che mi hanno calunniato e il governante [che mi ha bandito] sono le persone con le quali ho il più profondo debito di gratitudine.
Chi studia il Buddismo deve assolutamente ripagare i quattro debiti di gratitudine. Secondo il Sutra dell’Osservazione della mente come la terra, il primo debito di gratitudine è quello verso tutti gli esseri viventi. Se non fosse per loro, non sarebbe possibile fare il voto di salvare innumerevoli esseri viventi. Inoltre, se non fosse per le persone malvagie che li perseguitano, come potrebbero i bodhisattva accrescere i loro meriti?
Il secondo debito di gratitudine è quello per il padre e la madre: per nascere nei sei sentieri è indispensabile avere dei genitori. Se uno nasce in una famiglia di assassini, di ladri, di gente che viola le regole di condotta o di gente che offende la Legge, benché egli non commetta tali colpe, in pratica crea lo stesso karma. Quanto ai miei genitori in questa esistenza, non solo mi hanno dato la vita, ma hanno fatto di me un credente nel Sutra del Loto. Perciò devo ai miei attuali genitori una gratitudine ancora più grande che se fossi nato nella famiglia di Brahma, Shakra, di uno dei quattro grandi re celesti o di un re che mette in moto la ruota, avessi così ereditato il triplice mondo o i quattro continenti e fossi venerato dai quattro tipi di credenti nel mondo degli esseri umani e celesti.
Il terzo è il debito di gratitudine dovuto al sovrano. Grazie alla benevolenza del sovrano, possiamo riscaldare il nostro corpo nelle tre luci del cielo7 e possiamo mantenerci in vita con i cinque cereali8 della terra. Per di più, in questa esistenza ho preso fede nel Sutra del Loto e ho incontrato un sovrano che mi permetterà di liberarmi dalle sofferenze di nascita e morte in questa vita. Come potrei stupidamente serbargli rancore per il piccolo male che mi ha fatto?
Il quarto è il debito di gratitudine dovuto ai tre tesori. Quando il Tathagata Shakyamuni si impegnò per innumerevoli kalpa nella pratica di bodhisattva, divise tutta la fortuna e i meriti che aveva accumulato in sessantaquattro parti, per sé ne tenne una e lasciò le altre sessantatré in questo mondo, facendo il seguente voto: «Ci sarà un’epoca in cui predomineranno le cinque impurità, fioriranno gli insegnamenti errati e le persone che offendono la Legge riempiranno il mondo. Le innumerevoli divinità guardiane benevolenti, private del gusto della Legge, esauriranno il loro potere e la loro capacità di influenza. Il sole e la luna perderanno la loro luce, i draghi celesti non faranno cadere la pioggia e le divinità terrestri diminuiranno la fertilità del suolo. Radici e gambi, rami e foglie, fiori e frutti perderanno le proprietà medicinali e i sette sapori9. Anche coloro che divennero re per aver osservato i dieci buoni precettinelle vite precedenti diventeranno avidi, collerici e stupidi, i figli non rispetteranno più i genitori e ci sarà discordia fra i sei parenti10. I miei discepoli, pur radendosi il capo, saranno ignoranti e senza precetti e, per questo, saranno abbandonati anche dalle divinità tutelari e non avranno di che vivere. Per sostenere la vita di questi monaci e monache [lascio loro sessantatré parti dei miei meriti]».
Inoltre, il Budda divise i benefici che aveva conseguito come effetto della sua pratica in tre parti e ne utilizzò per sé solo due: egli avrebbe dovuto vivere fino all’età di centoventi anni, ma morì dopo ottant’anni, offrendo a noi gli altri quarant’anni11.
Anche versando tutta l’acqua dei quattro grandi mari sulle pietre da inchiostro, bruciando tutti gli alberi e le piante per fare i bastoncini d’inchiostro, raccogliendo le setole di tutti gli animali per fare i pennelli e usando tutte le superfici dei mondi delle dieci direzioni come carta per descrivere la nostra riconoscenza, come potremmo mai ripagare il debito di gratitudine verso il Budda?
Quanto al debito di gratitudine verso la Legge, la Legge è la maestra di tutti i Budda. È a causa della Legge che i Budda sono degni di rispetto. Perciò, chi vuole ripagare il debito di gratitudine dovuto al Budda, deve prima ripagare il debito nei confronti della Legge.
Infine, per quanto riguarda il debito di gratitudine nei confronti dell’ordine buddista, il tesoro del Budda e il tesoro della Legge sono invariabilmente perpetuati dall’ordine. Per fare un esempio, se non c’è legna da ardere, non c’è fuoco e, se non c’è terra, gli alberi e le piante non possono crescere. Allo stesso modo, anche se il Buddismo esisteva, senza i membri dell’ordine che lo hanno studiato e tramandato, non avrebbe potuto trasmettersi per i duemila anni del Primo e Medio giorno fino all’Ultimo giorno della Legge. Per questo il Sutra della Grande raccolta afferma: «Supponete che nell’ultimo dei cinque periodi di cinquecento anni qualcuno tormenti monaci ignoranti e senza precetti accusandoli di qualche colpa. Sappiate che quell’uomo sta spegnendo la grande torcia del Buddismo». È veramente difficile ripagare il debito di gratitudine che dobbiamo all’ordine.
Pertanto dobbiamo ripagare il debito di gratitudine ai tre tesori. Nei tempi antichi, c’erano santi come il ragazzo delle Montagne Nevose, il Bodhisattva Sempre Dolente, il Bodhisattva Re della Medicina, il re Splendore Universale e altri. Tutti costoro offrirono [la propria vita], o dando il corpo in pasto a un demone, o vendendo il sangue e il midollo, o bruciandosi le braccia, o rinunciando alla propria testa. Le persone comuni dell’ultima epoca invece, pur ricevendo i benefici dei tre tesori, non ripagano il debito di gratitudine. Come potranno mai raggiungere la via del Budda? Il Sutra dell’Osservazione della mente come la terra, il Sutra della Rete di Brahma e altri affermano che coloro che studiano il Buddismo e ricevono il precetto della perfetta e immediata illuminazione devono assolutamente ripagare i quattro debiti di gratitudine. Io non sono che una comune persona ignorante, il cui corpo è fatto di carne e sangue, non mi sono liberato neppure di una frazione delle tre categorie di illusioni, eppure, poiché per la causa del Sutra del Loto sono stato insultato, calunniato, attaccato con spade e bastoni e mandato in esilio, penso di potermi paragonare ai grandi santi che si bruciarono le braccia, si spezzarono le ossa e non lesinarono la propria testa. Per questo provo un’immensa gioia.
La seconda cosa importante è che provo una grande sofferenza. Il quarto volume del Sutra del Loto dice: «Se una persona malvagia con malanimo comparisse davanti al Budda, lo maledicesse e lo ingiuriasse ininterrottamente per un intero kalpa, la sua offesa sarebbe ancora alquanto lieve. Ma se una persona pronunciasse una sola parola malvagia per maledire o diffamare i laici, i monaci o le monache che leggono e recitano il Sutra del Loto, la sua offesa sarebbe molto grave»12.
Leggendo questo e altri passi simili, la mia fede si risveglia, il mio corpo si ricopre di sudore e le lacrime mi scorrono dagli occhi come pioggia. Mi addolora il fatto che io, da solo, nascendo in questo paese, abbia fatto creare in una sola vita il peggior karma possibile a tante persone. Quelli che colpirono il Bodhisattva Mai Sprezzante se ne pentirono mentre erano ancora in vita, ma la loro colpa era così difficile da espiare che caddero nell’inferno Avichi e vi rimasero per mille kalpa. Quelli che ora hanno fatto del male a me non mostrano ancora il minimo rimorso.
Descrivendo la retribuzione che tali persone riceveranno, il Sutra della Grande raccolta afferma: «[Il Budda chiese:] “Cosa pensate di una persona che fa sanguinare il corpo di mille, diecimila o centomila Budda? Ha commesso un grave peccato o no?”. Il grande re Brahma rispose: “Se una persona fa sanguinare il corpo di un solo Budda, commette una colpa tanto grave che cadrà nell’inferno di incessante sofferenza. La sua colpa sarà incalcolabilmente grave ed egli dovrà rimanere nel grande inferno Avichi per tanti kalpa che il loro numero non può essere calcolato nemmeno con un abaco. Di gran lunga più grave è la colpa della persona che fa sanguinare il corpo di diecimila o un milione di Budda; nessuno può spiegare fino in fondo la gravità della sua colpa e della retribuzione, nessuno, a eccezione del Tathagata stesso”. Il Budda disse: “Grande re Brahma, supponi che vi sia un uomo che per amor mio prenda la tonsura e indossi la tonaca ma non abbia mai ricevuto i precetti e quindi non li osservi; se qualcuno lo tormenta o lo colpisce con un bastone, commette una colpa ancora più grave”».
Nichiren
Il sedicesimo giorno del primo mesedel secondo anno di Kocho (1262), segno ciclico mizunoe-inu
A Kudo Sakon-no-jo
Cenni Storici
Nichiren Daishonin scrisse questa lettera mentre si trovava in esilio a Ito, nella penisola di Izu, a Kudo Sakon-no-jo Yoshitaka, noto anche come Kudo Yoshitaka, il signore di Amatsu, nella provincia di Awa.
Si ritiene che Kudo avesse abbracciato gli insegnamenti del Daishonin intorno al 1256, nello stesso periodo in cui si erano convertiti Shijo Kingo e Ikegami Munenaka, appena qualche anno dopo la proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo.
Mentre il Daishonin era in esilio a Izu, Yoshitaka gli inviò frequenti offerte e mantenne sempre una fede pura e coraggiosa. Venne ucciso nel tentativo di difendere il Daishonin durante la persecuzione di Komatsubara, nell’undicesimo mese del 1264.
I quattro debiti di gratitudine è l’unica lettera ancora esistente a lui indirizzata e in essa, alla luce dei motivi del suo esilio, il Daishonin esprime la convinzione di essere un vero “praticante o devoto del Sutra del Loto”.
In questa lettera Nichiren Daishonin cita “due cose importanti” riguardo all’esilio di Izu.
«La prima è che provo un’immensa gioia» afferma, e dedica gran parte dello scritto a spiegare le ragioni di questa gioia. In seguito, nella parte conclusiva della lettera, scrive: «La seconda cosa importante è che provo una grande sofferenza». Citando passi del Sutra del Loto e del Sutra della Grande raccolta che rivelano la gravità della colpa di offendere la Legge e i suoi devoti, egli afferma di essere profondamente addolorato al pensiero della pesante retribuzione karmica a cui andranno incontro i suoi persecutori.
Nella parte centrale della lettera il Daishonin espone due ragioni della sua “immensa gioia”. La prima è di aver potuto provare di essere il devoto del Sutra del Loto, realizzando la profezia del Budda, riportata nel sutra, che il devoto nell’Ultimo giorno della Legge incontrerà persecuzioni. L’altro motivo di gioia è che, subendo l’esilio a causa del Sutra del Loto, potrà ora ripagare i quattro debiti di gratitudine. Per questo la persona per cui prova maggiore gratitudine è proprio il governante che lo ha condannato all’esilio, dandogli così l’occasione di realizzare concretamente le parole del Sutra del Loto e dimostrarsi il suo vero devoto.
Il Daishonin si sofferma quindi sull’importanza di ripagare i quattro debiti di gratitudine, citati dal Sutra dell’Osservazione della mente come la terra: i debiti nei confronti di tutti gli esseri viventi, dei propri genitori, del proprio sovrano e dei tre tesori, cioè il Budda, la Legge e l’ordine buddista.
Tra questi quattro, il Daishonin sottolinea in particolare l’importanza di ripagare il debito di gratitudine verso i tre tesori, senza i quali non sarebbe possibile conseguire la Buddità.