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68. I tre maestri del Tripitaka pregano per la pioggia

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1275. Indirizzata a Nishiyama, prete laico

Un albero che è stato trapiantato non crollerà, anche in presenza di forti venti, se vi è un solido palo che lo sostiene. Ma anche un albero cresciuto nella sua sede naturale può crollare se le sue radici sono deboli. Anche una persona debole non cadrà se coloro che la sostengono sono forti, ma una persona di notevole forza, se si trova sola, potrebbe cadere lungo un sentiero accidentato.

    Se il Budda non fosse apparso nel mondo, ogni singola persona del sistema maggiore di mondi, a eccezione del Venerabile Shariputra e del Venerabile Mahakashyapa, sarebbe caduta nei tre cattivi sentieri. Invece moltissime persone hanno potuto conseguire la Buddità, grazie al forte legame creato affidandosi al Budda. Anche persone malvagie come il re Ajatashatru o Angulimala, di cui si sarebbe pensato che non potessero mai ottenere l’illuminazione ma sarebbero inevitabilmente caduti nell’inferno Avichi, avendo incontrato un grand’uomo, il Budda Shakyamuni, poterono conseguire la Buddità.

      Quindi il miglior modo per conseguire la Buddità è quello di incontrare un buon amico. Dove può condurci la nostra saggezza? Se abbiamo abbastanza saggezza da distinguere il caldo dal freddo, dovremmo cercare un buon amico.

        Ma incontrare un buon amico è la cosa più difficile. Per questo il Budda l’ha paragonata alla probabilità per una tartaruga con un occhio solo di trovare un tronco galleggiante con una cavità della misura giusta per contenerla, o alla difficoltà di calare un filo dal cielo di Brahma e farlo passare attraverso la cruna di un ago posto sulla terra. Inoltre, in quest’ultima epoca malvagia, i cattivi compagni sono più numerosi dei granelli di polvere della terra, mentre i buoni amici sono meno del terriccio che può stare su un’unghia.

          Il Bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo del monte Potalaka fu un buon amico per il ragazzo Buoni Tesori, lo istruì sulle due dottrine degli insegnamenti specifico e perfetto, ma non sul puro e perfetto insegnamento [del Sutra del Loto]. Il Bodhisattva Sempre Dolente vendette se stesso nella ricerca di un buon amico, e incontrò il Bodhisattva Dharmodgata. Ma da quest’ultimo imparò solamente le tre dottrine dell’insegnamento di condivisione, specifico e perfetto, e non venne istruito sul Sutra del Loto. Shariputra si mostrò un buon amico per un fabbro e lo istruì per un periodo di novanta giorni, ma riuscì solo a farlo diventare un icchantika, cioè una persona di incorreggibile miscredenza1. Purna predicò le dottrine buddiste [hinayana] per una intera estate a persone che avevano la capacità di comprendere le dottrine mahayana, trasformandole così in seguaci hinayana.

            Così anche a grandi santi [come Percettore dei Suoni del Mondo e Dharmodgata] non fu concesso di predicare il Sutra del Loto e anche arhat che avevano ottenuto il frutto dell’emancipazione [come Shariputra e Purna] non seppero riconoscere la capacità delle persone. Da questi esempi puoi immaginare quanto siano inadeguati gli studiosi di quest’ultima epoca malvagia! È molto meglio essere una persona malvagia che non impara niente [di Buddismo] piuttosto che riporre la propria fede in tali uomini che dichiarano che il cielo è la terra, che l’est è ovest, che il fuoco è acqua o che asseriscono che le stelle sono più luminose della luna e che un formicaio è più alto del monte Sumeru.

              Per valutare le dottrine buddiste, io, Nichiren, credo che i metodi migliori siano la ragione e la prova documentaria. Ma ancora migliore di queste è la prova concreta.

                In passato, circa nel quinto anno dell’era Bun’ei (1268), quando i barbari di Ezo si ribellavano a est e gli inviati dei mongoli giungevano dall’ovest con le loro pretese, io ipotizzai che questi eventi stessero accadendo perché il popolo non aveva riposto fede nelle dottrine buddiste corrette. Ritenni che sarebbero state sicuramente eseguite preghiere rituali e che a eseguirle sarebbero stati i preti della scuola della Vera parola. Dei tre paesi, India, Cina e Giappone, lascerò da parte per il momento l’India, ma sono certo che Giappone e Cina saranno rovinati dalla scuola della Vera parola.

                  Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei giunse in Cina [dall’India] durante il regno dell’imperatore Hsüan-tsung della dinastia T’ang. A quel tempo c’era una grande siccità e fu ordinato a Shan-wu-wei di pregare per la pioggia. Egli riuscì a far piovere copiosamente con grande gioia di tutti, dall’imperatore fino all’ultimo dei sudditi. Ma subito dopo cominciò a soffiare un forte vento che seminò la distruzione in tutto il paese e il loro entusiasmo svanì.

                    Durante lo stesso regno giunse [in Cina dall’India] il Maestro del Tripitaka Chin-kang-chih. Anch’egli pregò per la pioggia e, nel giro di sette giorni, cadde un’abbondante pioggia che rese tutti felici, come nel caso precedente. Ma quando poco dopo si sollevò un grande vento di una violenza inaudita, si comprese che la scuola della Vera parola era malvagia e temibile e Chin-kang-chih rischiò di essere rispedito in India. Egli però, adducendo varie scuse, riuscì a rimanere.

                      Sempre durante lo stesso regno, il Maestro del Tripitaka Pu-k’ung pregò per la pioggia e dopo tre giorni questa cadde in abbondanza causando la stessa gioia delle volte precedenti. Ma ancora una volta si alzò un forte vento, ancora più violento che nelle altre due occasioni, che infuriò per diverse settimane prima di calmarsi.

                        Come furono strani questi eventi! Non c’è una sola persona in Giappone, saggia o ignorante, che ne sia a conoscenza. Se qualcuno desidera averne notizie, farebbe meglio a interrogare me per imparare mentre sono ancora in vita.

                          Per tornare al Giappone, nel secondo mese del primo anno dell’era Tencho (824) ci fu una grande siccità e fu chiesto al Gran Maestro Kobo di pregare per la pioggia nel giardino di Shinsen’en2. Ma un prete chiamato Shubin si fece avanti, protestando che era membro del clero da più tempo e il suo rango era più elevato di quello di Kobo, e chiese che gli fosse permesso di condurre il rituale. A Shubin fu accordato il permesso ed egli eseguì le preghiere. Nel settimo giorno cadde una forte pioggia, ma solo sulla capitale e non sulla campagna.

                            Fu allora ordinato a Kobo di pregare, ma trascorsero sette giorni senza alcuna pioggia, quindi altri sette e ancora altri sette. Alla fine l’imperatore stesso pregò e la pioggia cadde. Ma i preti del tempio di Kobo, il To-ji, ne parlarono come della “pioggia del nostro maestro”. Se si desidera conoscere i particolari, basta semplicemente consultare le cronache.

                              Questa fu una delle più grandi frodi perpetrate in tutto il paese. Oltre a questa ci furono le frodi straordinarie riguardanti l’epidemia scoppiata nella primavera del nono anno dell’era Konin (818)3 e il vajra a tre punte4. Ma di queste cose sarà meglio parlare di persona.

                                In Cina, durante la dinastia Ch’en, ci fu una grande siccità, ma il Gran Maestro T’ien-t’ai recitò il Sutra del Loto e, in men che non si dica, la pioggia cominciò a cadere. Il sovrano e i suoi ministri chinarono la testa e la gente comune giunse le mani. Inoltre fu solo una pioggia gentile, né torrenziale né accompagnata da vento. Il sovrano Ch’en rimase seduto davanti al Gran Maestro dimenticandosi completamente di fare ritorno a palazzo. In quell’occasione egli si inchinò tre volte [in segno di riconoscenza verso il Gran Maestro].

                                  In Giappone, nella primavera del nono anno dell’era Konin, si verificò una grande siccità. L’imperatore Saga ordinò a Fuyutsugu5 di mandare il suo sottoposto Matsuna6, [dal Gran Maestro Dengyo per chiedergli di pregare per la pioggia]. Il Gran Maestro Dengyo pregò per la pioggia, recitando il Sutra del Loto, il Sutra della Luce dorata e il Sutra dei Re benevolenti e il terzo giorno apparvero nuvole rade e cominciò a cadere una pioggerella gentile. L’imperatore ne fu così entusiasta che diede il permesso di istituire un palco di ordinazione mahayana7, che in Giappone era la cosa più difficile.

                                    Gomyo, maestro del Gran Maestro Dengyo8, era un santo, il prete più importante di Nara, la capitale meridionale. Si riunì con quaranta suoi discepoli a pregare per la pioggia e recitarono il Sutra dei Re benevolenti: cinque giorni più tardi la pioggia iniziò a cadere. Che piovesse il quinto giorno fu splendido, ma sempre meno di quando piovve il terzo giorno [come nel caso del Gran Maestro Dengyo]. Per di più, la pioggia fu molto violenta e quindi l’impresa di Gomyo fu inferiore. Da questi esempi potete giudicare i tentativi di Kobo di produrre la pioggia.

                                      Quindi il Sutra del Loto è superiore, mentre la scuola della Vera parola è inferiore. Ciò nonostante, quasi a causare deliberatamente la rovina del Giappone, si fa affidamento esclusivamente sulla Vera parola.

                                        Considerando quello che accadde nel caso dell’ex imperatore di Oki9, presumevo che, se fossero state usate le pratiche della Vera parola per sottomettere i mongoli e i barbari di Ezo, il Giappone sarebbe sicuramente stato sconfitto. Per questo decisi di non curarmi della mia sicurezza personale e di fare un ammonimento pubblico. Quando lo feci, i miei discepoli cercarono di trattenermi, ma, a giudicare da come sono andate le cose, probabilmente adesso sono felici di ciò che ho fatto. Io sono riuscito a comprendere ciò che nessun sapiente in Cina o Giappone aveva capito in più di cinquecento anni!

                                          Quando Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung pregarono per la pioggia, la pioggia cadde, ma fu accompagnata da venti violenti. Dovresti considerarne il motivo. Ci sono casi di persone che hanno fatto piovere anche usando insegnamenti non buddisti, addirittura quelli taoisti, che non vale nemmeno la pena di discutere. È naturale dunque che, applicando correttamente gli insegnamenti buddisti, anche solo hinayana, la pioggia non manchi di cadere e, a maggior ragione, se si usa un testo come il Sutra di Mahavairochana che, sebbene sia inferiore ai sutra della Ghirlanda di fiori e della Saggezza, è comunque leggermente superiore ai sutra Agama [dello Hinayana]. Il fatto che la pioggia cadde, ma fu accompagnata da venti violenti, sta a indicare che le dottrine applicate erano contaminate da gravi errori. E il fatto che il Gran Maestro Kobo non fu capace di far piovere, sebbene avesse pregato per ventuno giorni, e che si attribuì il merito della pioggia provocata dall’imperatore, indica quanto il suo errore fosse ancora più grave di quelli di Shan-wu-wei e degli altri.

                                            Ma la falsità più grande di tutte è quella che lo stesso Gran Maestro Kobo riferì scrivendo: «Nella primavera del nono anno dell’era Konin (818), quando stavo pregando per la fine dell’epidemia, il sole spuntò nel cuore della notte»10. Tali erano le bugie di cui era capace quest’uomo! Questo è uno dei più importanti segreti che affido ai miei seguaci; essi dovrebbero citare questo passo per mettere con le spalle al muro i propri avversari. Lasciamo da parte per il momento le questioni dottrinali; voglio semplicemente sottolineare che i fatti che ho descritto sono della massima importanza. Non se ne dovrebbe discutere con leggerezza o comunicarli ad altri. Ma poiché ti sei dimostrato sincero, li sto sottoponendo alla tua attenzione.

                                              E che ne è dei miei ammonimenti? La gente li guarda con sospetto e si rifiuta di tenerne conto, perciò si verificano disastri come quelli a cui stiamo assistendo. Se i mongoli dovessero sferrare un potente attacco, sono certo che [gli insegnamenti del Sutra del Loto] si diffonderanno anche in quest’epoca. Allora coloro che mi hanno trattato duramente avranno ragione di pentirsi.

                                                Gli insegnamenti non buddisti [dell’India] risalgono a circa ottocento anni prima dell’epoca del Budda. All’inizio erano centrati sulle due divinità11 e sui tre asceti, ma alla fine si frazionarono in novantacinque scuole. Tra i capi non buddisti vi erano molti uomini sapienti e persone dotate di poteri soprannaturali, ma nessuno di loro fu in grado di liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte. Inoltre le persone convertite ai loro insegnamenti, che li seguissero fedelmente o meno, finirono tutte per cadere nei tre cattivi sentieri.

                                                  Quando il Budda apparve nel mondo, questi novantacinque gruppi di non buddisti cospirarono con i sovrani, i ministri e il popolo dei sedici maggiori stati dell’India; alcuni calunniarono il Budda, altri lo attaccarono o uccisero un gran numero di suoi discepoli e sostenitori laici. Ma la determinazione del Budda non si affievolì; egli disse che se avesse cessato di predicare la Legge a causa delle intimidazioni altrui, tutti gli esseri viventi sarebbero caduti nell’inferno. Era mosso da una profonda compassione e non aveva alcuna intenzione di desistere.

                                                    Questi insegnamenti non buddisti erano scaturiti da una lettura errata dei vari sutra predicati dai Budda precedenti a Shakyamuni.

                                                      La situazione odierna è molto simile. Sebbene in Giappone si insegnino molte dottrine buddiste, tutte derivano in origine dalle otto scuole, dalle nove scuole o dalle dieci scuole12. Tra le dieci scuole lascerò da parte per il momento la scuola della Ghirlanda di fiori e altre. Poiché Kobo, Jikaku e Chisho presero un abbaglio circa i meriti relativi delle scuole della Vera parola e Tendai, il popolo del Giappone è stato attaccato da un paese straniero in questa esistenza e nella prossima cadrà nei cattivi sentieri. Anche la rovina della Cina e il destino del suo popolo di cadere nei cattivi sentieri derivano dagli errori di Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung.

                                                        Inoltre, dal tempo di Jikaku e Chisho, i preti della scuola Tendai sono stati condizionati dalla falsa saggezza di questi uomini, per cui la scuola è ora diversa da quella originaria.

                                                          «Ma è proprio vero?» potrebbero chiedersi alcuni dei miei discepoli. «Nichiren ha davvero una comprensione superiore a quella di Jikaku e Chisho?». Ma io sto solo basandomi su ciò che il Budda predisse nei sutra.

                                                            Il Sutra del Nirvana dichiara che nell’Ultimo giorno della Legge coloro che offendono l’insegnamento del Budda e cadono così nell’inferno di incessante sofferenza saranno più numerosi dei granelli di polvere della terra, mentre coloro che sostengono il corretto insegnamento saranno meno del terriccio che può stare su un’unghia. E il Sutra del Loto afferma che, anche se potesse esistere qualcuno in grado di sollevare il monte Sumeru e scagliarlo lontano, sarà estremamente difficile, nell’Ultimo giorno della Legge del Budda Shakyamuni, trovare una persona in grado di predicare il Sutra del Loto esattamente come esso insegna.

                                                              Nei sutra della Grande raccolta, della Luce dorata, dei Re benevolenti, della Protezione, del Parinirvana e dei Sovrani è scritto che, se dopo l’inizio dell’Ultimo giorno della Legge dovesse apparire qualcuno che pratica il corretto insegnamento, coloro che sostengono i falsi insegnamenti si appelleranno al sovrano e ai suoi ministri che, credendo alle loro parole, ingiurieranno quell’unica persona che sostiene il corretto insegnamento o l’attaccheranno, mandandola in esilio o addirittura condannandola a morte. In quel tempo il re Brahma, Shakra e tutti gli altri innumerevoli dèi, come pure le divinità del cielo e della terra, prenderanno possesso dei governanti saggi dei paesi vicini, inducendoli ad annientare il paese in cui accadono tali fatti. La situazione attuale non assomiglia forse a quella descritta in questi sutra?

                                                                Mi chiedo quali buone cause poste nelle vite passate abbiano permesso a tutti voi di far visita a me, Nichiren! Ma qualsiasi cosa possiate scoprire esaminando il vostro passato, sono sicuro che questa volta potrete liberarvi dalle sofferenze di nascita e morte. Chudapanthaka non riuscì a memorizzare un insegnamento di quattordici caratteri nemmeno in tre anni, e tuttavia conseguì la Buddità. ­Devadatta che invece aveva imparato a memoria sessantamila scritture, cadde nell’inferno di incessante sofferenza. Questi esempi rappresentano esattamente la situazione del mondo in quest’ultima epoca. Non pensiate che essi riguardino soltanto gli altri e non voi.

                                                                  Ci sono molte altre cose che vorrei dire, ma mi fermerò qui. Non sapevo come ringraziarti per tutto ciò che hai fatto in questi momenti difficili, così ho voluto illustrarti alcuni punti importanti della nostra dottrina.

                                                                    Grazie per i fagioli dall’occhio e i fagioli di soia verde.

                                                                      Nichiren

                                                                        Il ventiduesimo giorno del sesto mese

                                                                          Risposta a Nishiyama

                                                                              Cenni Storici

                                                                              Il Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, nel primo anno di Kenji (1275), al prete laico Nishiyama che viveva nel villaggio di Nishiyama, nel distretto di Fuji della provincia di Suruga. Sembra che fosse l’amministratore del villaggio, nonché un sincero credente che fece più volte visita al Daishonin a Minobu, recando viveri e varie offerte.

                                                                              In apertura, Nichiren Daishonin spiega l’importanza dei “buoni amici” che aiutano o incoraggiano la nostra pratica buddista. Mentre i buoni amici sono rari, i “cattivi compagni” che ostacolano la nostra ricerca dell’illuminazione sono troppi per essere contati, afferma il Daishonin, e prosegue commentando le distorsioni della scuola della Vera parola, alla quale Nishiyama aveva in precedenza aderito. Inoltre, se la prova documentaria e quella dottrinale sono importanti per valutare l’efficacia di un insegnamento, molto più importante è la “prova concreta”, ovvero il potere di una religione di influire positivamente sulla vita delle persone.

                                                                              I tre maestri del Tripitaka citati dal titolo sono Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung, tre monaci indiani che nell’ottavo secolo introdussero in Cina gli insegnamenti esoterici che più tardi si diffusero in Giappone con il nome di scuola della Vera parola.

                                                                              Il Daishonin riporta qui vari episodi nei quali questi tre uomini pregarono per la pioggia su richiesta del sovrano e tutte le volte si verificarono tempeste distruttive. Cita poi invece casi in cui preghiere basate sul Sutra del Loto, come quelle offerte da T’ien-t’ai in Cina e Dengyo in Giappone, fecero cadere piogge miti e benefiche. In paesi come la Cina e il Giappone, dove l’agricoltura era vitale per l’economia, una siccità prolungata significava carestia; per questo motivo le preghiere per la pioggia costituivano una parte importante della vita religiosa, e la capacità di far piovere con la preghiera era considerata una prova della virtù del prete e della validità della dottrina che abbracciava.

                                                                              Dopo aver citato esempi nei quali, sia in Cina sia in Giappone, i rituali delle Vera parola avevano provocato disastri, il Daishonin critica ulteriormente gli errori e gli inganni da parte di Kobo, il fondatore della scuola giapponese della Vera parola, e ammonisce di non fare affidamento sulle preghiere di tale scuola per la sicurezza del paese. A quel tempo il Giappone viveva sotto la minaccia di un imminente attacco da parte dell’esercito mongolo. Infatti, dopo un primo tentativo di invasione che si era fermato a causa del maltempo, l’imperatore mongolo aveva inviato nuovamente i suoi messi per intimare la sottomissione del Giappone. L’intero paese era paralizzato dall’angoscia e il popolo si preparava a difendersi con scarsissime probabilità di riuscita.

                                                                              Il Daishonin, nel suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, aveva predetto da tempo l’invasione straniera e ora, supportato da citazioni tratte dai sutra, ribadisce che il Giappone si trovava in quelle condizioni a causa delle continue offese verso il Sutra del Loto e dell’attaccamento a forme errate di Buddismo.

                                                                              Note

                                                                              1. Secondo il Sutra del Nirvana, Shariputra insegnò a un fabbro la meditazione sull’impurità del corpo e a un lavandaio a contare i respiri nella meditazione. Nessuno dei due comprese gli insegnamenti del Budda, bensì entrambi svilupparono opinioni errate. Quando Shakyamuni insegnò al fabbro a contare i respiri e al lavandaio a meditare sull’impurità del corpo, entrambi raggiunsero lo stato di arhat.
                                                                              2. Giardino Shinsen’en: situato nella zona circostante il palazzo imperiale di Kyoto, fu fatto costruire dall’imperatore Kammu. Vi si trovava un grande stagno dove venivano condotte le preghiere per la pioggia. Secondo Biografie degli eminenti monaci dell’era Genko, nello stagno viveva un drago e quando faceva la sua comparsa sarebbe piovuto.
                                                                              3. Si riferisce all’affermazione di Kobo, nella Chiave segreta del Sutra del Cuore, citata dal Daishonin più avanti, secondo la quale, mentre stava pregando per la fine di un’epidemia, il sole sorse durante la notte. Il Daishonin ne parla diffusamente nel Gosho Ripagare i debiti di gratitudine (p. 644).
                                                                              4. Vajra (sans.: diamante, folgore) a tre punte: oggetto usato nel Buddismo esoterico della Vera parola, per simboleggiare la determinazione adamantina di ottenere l’illuminazione, in grado di distruggere ogni illusione. La Biografia del Gran Maestro Kobo afferma: «Il giorno in cui salpò dalla Cina […] si volse in direzione del Giappone e gettò in aria il vajra. Questo volò lontano e scomparve tra le nuvole […]. Egli giunse ai piedi del monte Koya e decise di fondarvi il suo luogo di meditazione; […] più tardi si scoprì che il vajra a tre punte che aveva lanciato al di là del mare si trovava lì sulla montagna».
                                                                              5. Fuyutsugu: Fujiwara no Fuyutsugu (775-826), funzionario di corte del primo periodo Heian (794-1185) che in seguito divenne ministro della sinistra.
                                                                              6. Matsuna: Wake no Matsuna (783-846), figlio di Wake no Kiyomaro. Come nobile di corte patrocinò insieme al fratello un sermone del Gran Maestro Dengyo al tempio Takao di Kyoto, al quale parteciparono quattordici rappresentanti delle sei scuole di Nara.
                                                                              7. Fino a quel momento i preti in Giappone erano stati ordinati esclusivamente secondo i precetti hinayana. Dengyo aveva ripetutamente chiesto il permesso imperiale per fondare un centro di ordinazione mahayana sul monte Hiei, incontrando la feroce opposizione delle scuole di Nara. I suoi reiterati sforzi in questa direzione, uniti al suo successo nelle preghiere per la pioggia e alle richieste di Fujiwara no Fuyutsugu e di altri, indussero infine l’imperatore Saga ad acconsentire.
                                                                              8. La fonte secondo la quale Gomyo (750-834), prete della scuola delle Caratteristiche dei dharma, era il maestro di Dengyo è sconosciuta.
                                                                              9. Ex imperatore di Oki: ottantaduesimo imperatore, Gotoba. Nel 1221, dopo aver abdicato, tentò di rovesciare lo shogunato di Kamakura e un gran numero di preti eseguì i rituali esoterici della Vera parola per la vittoria delle forze imperiali. Ma il capo dello shogunato uscì vittorioso dallo scontro.
                                                                              10. La chiave segreta del Sutra del Cuore.
                                                                              11. Due divinità: Shiva e Vishnu.
                                                                              12. Otto scuole: Tesoro dell’Abhidharma, Affermazione della verità, Precetti, Caratteristiche dei dharma, Tre trattati, Ghirlanda di fiori, Tendai e Vera parola. Le nove scuole sono queste otto più la scuola Zen. Le dieci scuole sono queste nove più la scuola della Pura terra.
                                                                              La Biblioteca di Nichiren
                                                                              istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                              senzamotica
                                                                              Eredità della vita
                                                                              otto per mille
                                                                              nuovo rinascimento
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