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146. Il comportamento filiale

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1280. Indirizzata a Nanjo Tokimitsu

Ho ricevuto l’offerta del sacco di riso che hai inviato per le celebrazioni dell’anniversario della morte del signore di Ueno. Presenterò la tua offerta al Budda e reciterò la parte in versi del capitolo del Sutra del Loto “Durata della vita”.

    Possiamo comprendere il significato di pietà filiale se consideriamo prima la mancanza di pietà filiale. Per fare alcuni esempi di cattiva condotta filiale, una persona chiamata Yu-meng, che aveva colpito il padre, venne incenerita da un fulmine; una persona di nome Pan-fu1 offese sua madre e per questo fu attaccata e divorata da un serpente velenoso; il re Ajatashatru uccise suo padre e contrasse la lebbra bianca e il re Virudhaka, che uccise uno dei suoi genitori, morì su una barca in fiamme sul fiume sprofondando da vivo nell’inferno d’incessante sofferenza. Mai retribuzioni così gravi hanno colpito chi ha ucciso persone senza legami di parentela. Le conseguenze della mancanza di devozione filiale ci permettono di capire quanto grandi siano i benefici di una buona condotta filiale.

      I tremila e più volumi delle scritture non buddiste2 non parlano di altro, insegnano soltanto il comportamento filiale nei confronti di padre e madre. Tuttavia, anche se [seguendo questi insegnamenti] adempiamo gli obblighi verso i genitori nella loro vita presente, non li aiutiamo nella prossima vita. Il debito di gratitudine verso padre e madre è vasto quanto il grande mare: prendersi cura di loro mentre sono vivi senza aiutarli nella prossima vita è come una goccia d’acqua.

        Anche i cinquemila e più volumi delle scritture buddiste non trattano che dei meriti della pietà filiale. Tuttavia, benché gli insegnamenti del Tathagata nei primi quarant’anni e più sembrino riferirsi al comportamento filiale, in essi egli non rivela il suo vero insegnamento su tale argomento. Dunque, anche se tali insegnamenti apparentemente riguardano la condotta filiale, di fatto ne sono privi.

          Il Venerabile Maudgalyayana liberò sua madre dalla sofferenza nel regno degli spiriti affamati3, ma riuscì solo a condurla ai mondi umano e celeste, non a entrare nel sentiero della Buddità. All’età di trent’anni, il Tathagata Shakyamuni espose un insegnamento a suo padre, il re Shuddhodana, permettendogli di conseguire il più elevato dei quattro frutti4, e all’età di trentotto anni mise in grado sua madre, la signora Maya5, di ottenere lo stato di arhat. Tuttavia, per quanto queste azioni possano assomigliare a una buona condotta filiale, in realtà il Budda peccò di mancanza di pietà filiale perché, pur avendo liberato i suoi genitori dai sei sentieri, li aveva spinti su un sentiero che non li avrebbe mai condotti alla Buddità6. Ciò equivale a degradare un principe ereditario al rango di uomo comune o a dare in sposa una principessa di sangue reale a un uomo di umili natali.

            Per questa ragione il Budda dichiarò: «[Se impiegassi un veicolo inferiore per convertire anche una sola persona], sarei colpevole di avarizia e avidità, ma tale cosa sarebbe impossibile»7. Avendo offerto ai genitori orzo bollito e negato l’amrita, avendo offerto loro sakè torbido e negato il sakè raffinato, il Budda si era comportato come il meno devoto dei figli. Come il re Virudhaka, sarebbe caduto vivo nella grande fortezza dell’inferno d’incessante sofferenza e, come il re Ajatashatru, avrebbe contratto la lebbra bianca nel suo corpo presente. Ma quarantadue anni dopo [l’illuminazione], espose il Sutra del Loto in cui affermò: «Quei discepoli, benché si siano formati solo un’idea dell’estinzione e abbiano avuto accesso a ciò che credono il nirvana, cercheranno la saggezza del Budda in quell’altra terra e riusciranno a udire questo sutra»8. Poiché Shakyamuni espose il Sutra del Loto per ripagare il debito di gratitudine verso il padre e la madre, il Budda Molti Tesori, giunto dal Mondo del Tesoro della Purezza, lo elogiò come un Budda di vera pietà filiale. E anche i Budda delle dieci direzioni si riunirono dichiarandolo il figlio più devoto fra tutti i Budda.

              Considerando le cose sotto questa luce, possiamo vedere come tutta la popolazione giapponese manchi di pietà filiale. In un passo del Sutra del Nirvana il Budda insegnò che le persone prive di pietà filiale sarebbero state più numerose dei granelli di polvere della terra9. Per questo il sole, la luna e le ottantaquattromila stelle nel cielo sono in collera e lanciano sguardi minacciosi verso il Giappone. È quello che oggi gli indovini riferiscono al sovrano come frequenti perturbazioni nei cieli. E, considerando anche gli strani fenomeni che ogni giorno colpiscono la terra, questo paese sembra una piccola imbarcazione sballottata sul grande mare. Questa è la ragione per cui i bambini giapponesi hanno perso la loro vitalità e le donne vomitano sangue10.

                Tu sei il figlio più devoto di tutto il Giappone. Brahma e Shakra scenderanno dal cielo per servirti da ala sinistra e da ala destra e gli dèi della terra nelle quattro direzioni sosterranno i tuoi passi, riverendoti come il loro padre e la loro madre. C’è ancora molto che vorrei dirti, ma devo concludere qui.

                  Con profondo rispetto,

                    Nichiren

                      L’ottavo giorno del terzo mese del terzo anno di Koan (1280)

                        Risposta inviata a Ueno.

                            Cenni Storici

                            Nichiren Daishonin inviò questa lettera nel 1280, da Minobu, a Nanjo Tokimitsu che gli aveva chiesto di offrire preghiere funebri per suo padre, Nanjo Hyoe Shichiro, nell’anniversario della sua morte, avvenuta nel 1265, l’ottavo giorno del terzo mese, che coincide anche con la data di stesura di questa lettera.

                            Il Daishonin spiega qui cosa significa comportarsi veramente da figlio devoto, citando esempi di retribuzioni negative dovute alla cattiva condotta filiale tratti dalla tradizione cinese e indiana e, per contrasto, enumerando i grandi benefici che derivano dalla pietà filiale.

                            In seguito esamina i vari insegnamenti in relazione al fatto che permettano o meno di ripagare il debito di gratitudine verso i genitori. Il Confucianesimo, ad esempio, insegna come sostenerli finché sono in vita, ma, dal momento che questa dottrina non giunge a esporre la natura eterna della vita, non dà neppure indicazioni su come recare beneficio ai genitori dopo la morte, mancando di insegnare, quindi, la pietà ­filiale nel senso più profondo.

                            Neppure gli insegnamenti buddisti hinayana e mahayana provvisori sono in grado di guidare all’illuminazione i genitori defunti, perché non rivelano completamente la verità fondamentale. Solo attraverso la fede nel Sutra del Loto che guida tutte le persone senza eccezione alcuna alla Buddità, conclude il Daishonin, si può ripagare fino in fondo il debito di gratitudine verso i propri genitori.

                            Note

                            1. Yu-meng e Pan-fu: personaggi di leggende cinesi.
                            2. Qui si riferisce alle opere del Confucianesimo e del Taoismo.
                            3. Secondo il Sutra del Servizio funebre per i defunti, Maudgalyayana percepì con il suo occhio divino che la madre defunta stava soffrendo nel regno degli spiriti affamati. Per mezzo dei suoi poteri sovrannaturali, cercò di mandarle del cibo, ma esso si tramutava in fiamme che la bruciavano. Egli chiese quindi consiglio a Shakyamuni che lo invitò a fare offerte ai monaci per la salvezza di sua madre, nel quindicesimo giorno del settimo mese. Come prescrittogli, Maudgalyayana fece offerte di cibo all’ordine buddista, liberando così la madre dai suoi tormenti.
                            4. Quattro frutti: quattro stadi dell’illuminazione a cui possono aspirare gli ascoltatori della voce, secondo lo Hinayana. Sono: lo stadio di colui che vince la corrente, lo stadio dell’ultima rinascita, lo stadio di non ritorno, lo stadio di arhat.
                            5. Signora Maya: moglie del re Shuddhodana e madre di Shakyamuni. La fonte che riporta il suo ottenimento dello stato di arhat, quando Shakyamuni aveva trentotto anni, è incerta. Secondo il Sutra di Maya, Shakyamuni usò i suoi mistici poteri per sollevarsi fino al cielo dei trentatré dèi, dove Maya era rinata, per esporle i suoi insegnamenti.
                            6. Questa affermazione riflette il punto di vista del Mahayana provvisorio, per cui le persone dei due veicoli non possono in alcun modo conseguire la Buddità.
                            7. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 80. “Veicolo inferiore” qui si riferisce agli insegnamenti provvisori.
                            8. Ibidem, cap. 7, p. 197.
                            9. Il Daishonin probabilmente si riferisce a quel passo del Sutra del Nirvana che paragona il numero di coloro che credono nel corretto insegnamento al terriccio che può stare su un’unghia, e coloro che praticano insegnamenti errati ai granelli di polvere della terra.
                            10. Probabile riferimento alle epidemie.
                            La Biblioteca di Nichiren
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