320. Il Gran Maestro Jikaku
Minobu, Data sconosciuta. Indirizzata a Ota Jomyo
Ho ricevuto i tre kan di monete e la cotta di seta che mi hai inviato.
Ho spiegato dettagliatamente varie questioni dottrinali nella risposta che ho inviato ad Akimoto Taro Hyoe-no-jo1. Ti prego di leggerla.
È estremamente raro nascere con un corpo umano e ancor più raro incontrare gli insegnamenti buddisti. In questo corpo alto cinque piedi, il viso occupa un piede, e tre pollici del viso sono occupati dai due occhi. Fra tutto ciò che gli occhi contemplano dall’età di un anno a quella di sessanta, la vista più gioiosa in assoluto è quella dei passi di sutra che dimostrano la supremazia del Sutra del Loto.
È deplorevole il modo in cui il Gran Maestro Jikaku interpreta la parola “Corona” nel titolo del Sutra della Corona di diamanti! Egli afferma: «La parola “Corona” significa che, fra tutte le dottrine del grande veicolo, questa è la migliore di tutte. Nessuna è superiore a essa e per questo è chiamata la Corona […] Così come nel corpo umano, la corona, o testa, è la parte superiore a tutte le altre. […] Il Sutra del Loto dice: “Ma che questi fenomeni siano parte di una Legge immutabile”2, e adesso questo principio segreto è chiaramente spiegato in questo sutra, che per questo si chiama Sutra della Corona di diamanti»3.
E dice anche: «Così come i diamanti, fra tutti i gioielli, sono i più preziosi, questo sutra è il più prezioso di tutti i sutra. Di tutte le dottrine è quella suprema, il gioiello nella crocchia di capelli del Tathagata delle tre esistenze»4.
Il significato di questa interpretazione è che il Sutra del Loto va derubato del suo titolo di supremo fra tutte le dottrine e che tale titolo va assegnato invece al Sutra della Corona di diamanti. E non solo, ma l’affermazione che la corona, o testa, è la parte del corpo umano che è superiore a tutte le altre significa che la testa del Sutra del Loto deve essere tagliata e al suo posto va collocata la testa di questo sutra della Vera parola. È come tagliare la testa a una gru e sostituirla con quella di un ranocchio. Se si fa questo, si vedrà che il ranocchio, cioè la Vera parola, è morto, e la gru, cioè il Sutra del Loto, è rimasto senza testa.
Questa interpretazione [di Jikaku] sembra strana agli occhi di qualcuno che è nato in un corpo umano. Il fiore di udumbara, che sboccia solo una volta ogni tremila anni, può essere riconosciuto solo da un re che mette in moto la ruota. A meno di non essere un Budda che ha raggiunto lo stadio dell’illuminazione perfetta, è impossibile saper riconoscere questi nemici del Sutra del Loto. Ma io sono giunto a riconoscere questi avversari dell’unico veicolo come se mi fossero stati rivelati in sogno.
Non si sa esattamente dove si trovi la tomba del Gran Maestro Jikaku. Secondo la tradizione popolare la sua testa è sepolta al tempio Risshaku5 nella provincia di Dewa. Se è vero, allora la sua testa e il suo corpo sono sepolti in luoghi diversi. Fa venire in mente il capo dei preti Myoun, che fu decapitato da Minamoto no Yoshinaka.
Riguardo ai capi dei preti della scuola Tendai, sul Gran Maestro Dengyo, fondatore della scuola, non occorre dire niente. Seguendo lui, il primo capo dei preti, Gishin, e il secondo capo dei preti, Encho, considerarono il Sutra del Loto come la dottrina corretta o principale e gli insegnamenti della Vera parola come ausiliari. Ma il terzo capo dei preti, il Gran Maestro Jikaku, considerò la Vera parola come la dottrina corretta e il Sutra del Loto come ausiliario. I vari capi dei preti che gli succedettero negli anni seguenti dibatterono la questione, ma senza mai giungere a una conclusione definitiva.
L’amministratore generale dei preti Myoun ricoprì due volte la carica, come cinquantacinquesimo e cinquantasettesimo capo dei preti della scuola Tendai. Un giorno, nel quinto mese del terzo anno di Angen [1177], incorse nell’ira dell’ex imperatore Goshirakawa e fu esiliato nella provincia di Izu. Fu salvato a Otsu dai preti del Monte Hiei e quindi divenne capo dei preti un’altra volta nell’undicesimo mese del terzo anno di Jisho [1179]. Ma, poiché era coinvolto nei tentativi di sovvertire il Generale della Destra Minamoto no Yoritomo, il diciannovesimo giorno dell’undicesimo mese del secondo anno di Juei [1183] fu attaccato da Minamoto no Yoshinaka.
Myoun incontrò gravi difficoltà per due volte, una quand’era in vita e un’altra al momento della morte. I problemi che incontrò da vivo erano quelli che accompagnano normalmente la pratica del Buddismo, ornamenti delle attività e dei risultati di un santo o di un saggio. Ma le umiliazioni che patì per il modo in cui morì, e in seguito, corrispondevano al tipo di disgrazie che si attira un uomo stupido o malvagio, qualcuno che offende la Legge corretta. Egli fu come il Grande Brahmano Arrogante o come Shuri6.
Da tutto ciò è piuttosto evidente che, dall’epoca di Myoun in poi, i capi dei preti hanno sempre privilegiato gli insegnamenti della Vera parola. Questa situazione si è protratta fino a oggi, per un periodo di oltre cento anni, ovvero per oltre trenta capi dei preti. In tutto questo tempo i capi dei preti della Vera parola hanno defraudato il Sutra del Loto della posizione che gli spetta di diritto.
È evidente anche che questi uomini sono grandi nemici di Shakyamuni, Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni. E sono anche nemici di Brahma, Shakra, degli dèi del sole e della luna, dei quattro re celesti, della Dea del Sole e del Grande Bodhisattva Hachiman. Voi che siete miei discepoli dovete tenerlo a mente quando riflettete sulla dottrina buddista.
Rispettosamente,
Nichiren
Il ventisettesimo giorno del primo mese
Risposta al prete laico Ota
Cenni Storici
Questa lettera datata semplicemente il ventisettesimo giorno del primo mese, è una risposta a Ota Jomyo della provincia di Shimosa, che aveva inviato denaro e una cotta a Nichiren Daishonin a Minobu. Si ritiene che essa sia stata scritta nel 1280.
Dopo aver confermato di avere ricevuto le offerte, il Daishonin riferisce a Ota di un’altra lettera, che aveva scritto a un seguace di nome Akimoto, nella quale analizzava questioni dottrinali. Egli esprime poi la sua gioia per aver avuto la rara opportunità di incontrare il Sutra del Loto e di comprendere la superiorità del suo insegnamento. Il Daishonin si concentra poi sull’interpretazione errata di Jikaku, terzo capo dei preti dell’Enryaku-ji, tempio principale della scuola Tendai, il quale sosteneva che il Sutra esoterico della Corona di Diamanti fosse la «corona», o il primo fra tutti i sutra, superiore al Sutra del Loto. Il Daishonin paragona l’atto di Jikaku, che ha usurpato il posto supremo del Sutra del Loto assegnandolo invece ai sutra della Vera parola, all’atto di tagliare la testa a una gru sostituendola con la testa di un ranocchio, cosa che conduce alla morte di entrambi. Poi osserva che, secondo la tradizione, la testa e il corpo di Jikaku sono sepolti in posti diversi, e ciò ricorda l’uccisione di Myoun, cinquantacinquesimo e cinquantasettesimo capo dei preti del tempio Enryaku.
Dengyo, il fondatore, e i suoi due successori, Gishin ed Encho, rispettivamente il primo e il secondo capo dei preti del tempio Enryaku, vedevano il Sutra del Loto come l’insegnamento primario e i sutra della Vera parola come subordinati. Ma Jikaku, il terzo capo dei preti, ribaltò questo punto di vista. Il Daishonin afferma che, da Myoun, un recente successore di Jikaku, in poi, tutti i capi dei preti della scuola Tendai sono diventati capi dei preti dell’insegnamento della Vera parola. Nella conclusione egli ammonisce i suoi discepoli a prestare attenzione a questo errore della scuola Tendai, e tenere a mente che quei capi dei preti che sostennero le dottrine della Vera parola sono i nemici di tutti i Budda e di tutti gli dèi.