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284. Il grande carro trainato dal bue bianco

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Nanjo Tokimitsu

Nel secondo volume del Sutra del Loto si parla «[di unirsi ai bodhisattva e alla moltitudine degli ascoltatori della voce] che salgono su questo veicolo adorno di gioielli e procedono direttamente verso l’illuminazione»1.

    Il ventottesimo giorno del quarto mese del quinto anno di Kencho [1253] io, Nichiren, descrissi per la prima volta il lignaggio di questo grande carro trainato dal bue bianco, l’unico veicolo del Sutra del Loto.

      I maestri delle altre scuole buddiste si radunarono intorno a me, come nuvole e nebbia. E quelli delle scuole della Vera parola, della Pura terra e Zen si levarono come calabroni per attaccarmi. Dibattei con loro, descrivendo le corna di questo bue bianco che traina il carro adorno di gioielli, il supremo fra tutti. Queste due corna sono le dottrine esposte nell’insegnamento transitorio e nell’insegnamento originale, cioè il conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e il conseguimento della Buddità nel remoto passato.

        Già in passato il Gran Maestro Kobo, parlando di queste corna, aveva detto che al Sutra del Loto, il supremo di tutti i sutra, spettava il terzo posto, e che le dottrine dei tremila regni in un singolo istante di vita, del conseguimento della Buddità nel remoto passato e del conseguimento della Buddità nella propria forma presente, enunciate solo nel Sutra del Loto, in realtà si trovavano anche nei sutra della Vera parola.

          La mia intenzione era di criticare gli errori commessi da queste persone che offendono la Legge, ma, quando cercai di farlo, si dimostrarono più ostili che mai. Sembrava che, nel tentativo di raddrizzare le corna del bue, corressi il pericolo di ucciderlo, anche se ovviamente non era questa la mia intenzione.

            Inoltre, il carro che ho descritto ha come ruote le due dottrine dell’insegnamento transitorio e dell’insegnamento originale ed è attaccato al bue di Myoho-renge-kyo. È un carro che continua a girare in tondo, ripetendo senza sosta il ciclo di nascita e morte, nella casa che brucia del triplice mondo. Ma, con il mozzo di una mente che crede [per mantenere in posizione le ruote] e l’olio della determinazione che le lubrifica, può trasportarci nella pura terra del Picco dell’Aquila.

              Inoltre possiamo dire che il re della mente2 svolge la funzione del bue, mentre nascita e morte sono come le ruote. Il Gran Maestro Dengyo afferma: «Le due fasi di vita e morte sono le funzioni mistiche di un’unica mente. Le due modalità dell’esistenza e della non esistenza sono le vere funzioni di una mente intrinsecamente illuminata»3. E T’ien-t’ai dice: «I dieci fattori sono [il vero aspetto del Loto e anche la realtà del carro trainato dal bue bianco] […] il regno fondamentale del vero aspetto della vita»4.

                Dovresti riflettere con grande attenzione su questi passi del commentario. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.

                  Nichiren

                    Il diciassettesimo giorno del dodicesimo mese

                        Cenni Storici

                        Si ritiene che questa lettera sia indirizzata a Nanjo Tokimitsu, uno dei discepoli più importanti di Nichiren Daishonin che viveva nel villaggio di Ueno, distretto di Fuji, provincia di Suruga. Il Daishonin spiega la superiorità del Sutra del Loto citando l’esempio del “carro adorno di gioielli”, ovvero il grande carro trainato dal bue bianco descritto nella parabola dei tre carri e della casa che brucia. In questa parabola, che si trova nel terzo capitolo, “Parabola e similitudine”, un uomo ricco si offre di regalare ai suoi figli tre tipi di carri per allettarli a uscire da una casa in fiamme. I tre carri rappresentano i tre veicoli degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente, e dei bodhisattva, cioè gli insegnamenti provvisori esposti prima del Sutra del Loto. Quando i figli escono dalla casa, al posto dei carri promessi, egli dona a ognuno di loro un grande carro trainato da un bue bianco, che rappresenta l’unico veicolo del Budda del Sutra del Loto.

                        Il Daishonin cita come ragioni della superiorità del Sutra del Loto due princìpi contenuti solo in esso: uno nell’insegnamento transitorio, ovvero il conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli, e l’altro nell’insegnamento originale, cioè la rivelazione dell’illuminazione del Budda Shakyamuni nel remoto passato. Egli critica poi Kobo, il fondatore della scuola della Vera parola in Giappone, per aver affermato che i princìpi cardine del Loto erano presenti nell’insegnamento della Vera parola, e aver classificato il Sutra del Loto come inferiore. Egli conclude che il carro condurrà le persone che nutrono fede e determinazione alla pura terra del Picco dell’Aquila, cioè alla Buddità.

                        Note

                        1. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 122.
                        2. Il “re della mente” è il nucleo della mente che ne controlla le varie funzioni. Qui corrisponde all’“unica mente” nella citazione successiva di Dengyo.
                        3. Le dottrine essenziali trasmesse nella scuola Tendai Loto.
                        4. Questo passo è in Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” di Miao-lo.
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