logo

177. Il significato dei sacri insegnamenti della vita del Budda

RSND, VOLUME II

image

Kamakura, 1258. Indirizzata a Opere di riferimento

I quattro insegnamenti sono: primo, l’insegnamento del Tripitaka; secondo, l’insegnamento di condivisione; terzo, l’insegnamento specifico; quarto, l’insegnamento perfetto.

    Il primo è l’insegnamento del Tripitaka, che è esposto nei sutra Agama. Questi sutra non chiariscono niente di più dei sei sentieri dell’esistenza. Non spiegano altro che il principio di causa e retribuzione che conduce alla rinascita in questi sei sentieri (i regni dell’inferno, degli spiriti affamati, degli animali, degli asura, degli esseri umani e degli esseri celesti).

      Quando trattano degli esseri viventi, essi spiegano che ci sono dieci mondi, e cioè: inferno, spiriti affamati, animali, asura, esseri umani, esseri celesti, ascoltatori della voce, risvegliati all’origine dipendente, bodhisattva e Budda. Ma quando trattano dell’ambiente, essi parlano soltanto di sei sentieri e dunque si può dire che trattino solo di sei mondi.

        Poiché questi sutra non chiariscono niente a parte i sei sentieri, non menzionano che, al di fuori del triplice mondo, esistono anche luoghi chiamati terre pure, nei quali si può rinascere. Inoltre, sebbene essi affermino che i Budda possono apparire uno dopo l’altro nelle tre esistenze di passato, presente e futuro, essi non menzionano che i Budda sono presenti simultaneamente nelle varie regioni delle dieci direzioni.

          Il termine Tripitaka, o “tre raccolte” si riferisce alla raccolta dei sutra (chiamata anche raccolta della meditazione), alla raccolta del vinaya (chiamata anche raccolta dei precetti) e alla raccolta dei trattati (chiamata anche raccolta della saggezza). In realtà la raccolta dei sutra non tratta soltanto della meditazione, ma anche dei precetti e della saggezza; la raccolta del vinaya non tratta solo dei precetti, ma anche della meditazione e della saggezza; la raccolta dei trattati non tratta soltanto della saggezza, ma anche della meditazione e dei precetti.

            Il termine “raccolta dei precetti” si riferisce ai cinque precetti, agli otto precetti, ai dieci buoni precetti, ai duecentocinquanta precetti e ai cinquecento precetti. Il termine “raccolta della meditazione” si riferisce alla meditazione sul gusto (il nome di un tipo di meditazione), alla meditazione pura e alla meditazione libera dagli efflussi1.

              Il termine “raccolta della saggezza” si riferisce a una saggia comprensione dei princìpi della sofferenza, della vacuità2, dell’impermanenza e del non sé.

                Riguardo alla superiorità comparativa fra i precetti, la meditazione e la saggezza, i sutra affermano che coloro che si limitano a osservare i tipi di precetti sopra citati rimarranno persone comuni che rinascono nel regno umano o in quello celeste del mondo del desiderio, il più basso dei mondi che costituiscono il triplice mondo.

                  Coloro che si limitano a praticare i tipi di meditazione sopra citati, anche se non osservano i precetti, acquisiranno, grazie al potere della meditazione, i benefici che derivano dall’osservanza dei precetti. Fra i praticanti dei vari tipi di meditazione, coloro che praticano la meditazione sul gusto e la meditazione pura rinasceranno nel mondo della forma e nel mondo della non forma, gli altri due mondi che costituiscono il triplice mondo. Coloro che praticano la meditazione libera dagli efflussi raggiungeranno lo stato di ascoltatore della voce o di risvegliato all’origine dipendente, recideranno completamente le illusioni del pensiero e del desiderio ed entreranno nel cosiddetto regno della “riduzione del corpo in cenere e annullamento della coscienza”.

                    Riguardo alla saggezza, poiché coloro che la coltivano comprendono la natura del corpo e della mente, caratterizzata da sofferenza, vacuità, impermanenza e non sé, essi saranno naturalmente dotati dei benefici derivanti dall’osservanza dei precetti e dalla pratica dei tipi di meditazione sopra citati, e raggiungeranno lo stato di ascoltatore della voce o di risvegliato all’origine dipendente.

                      Da ciò è evidente che la meditazione è considerata superiore all’osservanza dei precetti e la saggezza è considerata superiore alla meditazione. Ciò nonostante, in linea di principio l’insegnamento del Tripitaka è incentrato sui precetti e per questo nel Sutra degli Insegnamenti lasciati in eredità dal Budda, che rappresenta un sunto dei sutra Agama, sono i precetti che vengono esposti.

                        Sebbene questo insegnamento affermi che ci sono sei sentieri, o mondi, per quanto riguarda l’ambiente, e dieci mondi per quanto riguarda gli esseri viventi, poiché esso si concentra sull’ambiente, questi sutra sono considerati quelli che spiegano i sei sentieri. Inoltre, sebbene nella discussione relativa agli esseri viventi esso chiarisca che vi sono dieci mondi, tratta l’illuminazione del risvegliato all’origine dipendente, del bodhisattva e del Budda come se non fosse superiore a quella dell’ascoltatore della voce. Perciò è definito semplicemente l’insegnamento che riguarda l’ascoltatore della voce. Cioè, è l’insegnamento che tratta l’illuminazione ottenuta dal Budda, dal bodhisattva e dal risvegliato all’origine dipendente come “riduzione del corpo in cenere e annullamento della coscienza”.

                          Riguardo alla pratica degli ascoltatori della voce, ci sono sette stadi di merito e sette stadi di santità. I sei sentieri rappresentano lo stadio delle persone comuni non illuminate.

                            RSND, II, 177, p. 44

                            Questi sette stadi di merito rappresentano stati di maggiore saggezza rispetto a quelli delle persone comuni nei sei sentieri. Chi si trova in questi stadi ha sviluppato un’avversione per le sofferenze di nascita e morte e, pur conservando tutte le illusioni e i desideri, diventa un saggio non facendo sorgere tali illusioni e desideri. Erano così, per esempio, Hsü Yu e Ch’ao Fu4, che sono descritti nei testi non buddisti.

                              RSND, II, 177, p. 45

                              I non buddisti predicano che la mente è permanente, che la sensazione è piacevole, che i fenomeni possiedono un sé e che il corpo è puro. Il Budda predica la sofferenza, l’impurità, l’impermanenza e il non sé. Osservare tutti gli oggetti di meditazione nel loro complesso significa imparare a combinare tutti gli oggetti menzionati in precedenza nella meditazione, percependo simultaneamente la sofferenza, l’impurità, l’impermanenza e il non sé.

                                Nello stadio del calore, si usa il fuoco della saggezza per bruciare la legna delle illusioni e dei desideri finché emana fumo. Per questo si chiama lo stadio del calore. Nello stadio della vetta, si è come una persona che scala la vetta di una montagna e, guardandosi intorno, scopre che non vi sono nuvole in vista. È un’analogia per indicare una persona che, avendo compreso completamente il principio delle cause e degli effetti del regno mondano e di quello spirituale, non è più nell’oscurità. Tra i sette stadi di merito, quelli che vanno dal primo, le cinque meditazioni per fermare la mente, fino al quinto, lo stadio della vetta, rappresentano stadi dai quali è possibile la regressione; se una persona che si trova in questi stadi incontra influenze malvagie, può ricadere nei cattivi sentieri dell’esistenza. Ma si dice che le buone radici rappresentate dallo stadio della vetta non possano essere cancellate. Le persone che sono entrate nello stadio della percezione [il sesto] non cadranno mai nei cattivi sentieri dell’esistenza.

                                  Chi ha raggiunto il supremo stadio terreno [quello finale] è un saggio e col tempo diventerà un santo.

                                    RSND, II, 177, p. 46

                                    Coloro che hanno reciso le illusioni del pensiero e del desiderio sono chiamati santi. La via della santità si divide in tre parti. Il termine “via della visione” si riferisce a coloro che hanno reciso le illusioni del pensiero, uno dei due tipi di illusioni connesse rispettivamente al pensiero e al desiderio. Le persone che hanno reciso le illusioni del pensiero sono chiamate santi del primo livello di ottenimento. Tali persone possono rinascere nei regni umano o celeste del mondo del desiderio, ma non cadranno mai nei quattro cattivi sentieri di inferno, spiriti affamati, animali e asura. T’ien-t’ai afferma: «Poiché essi hanno distrutto le illusioni del pensiero, sono stati liberati dai quattro cattivi sentieri»6.

                                      Tali persone non hanno ancora reciso le illusioni del desiderio, bensì sono ancora soggette ad avidità, collera e stupidità. Poiché i loro corpi continuano a provare desideri avidi, essi prendono moglie, ma non violano le mogli di altri uomini, e, sebbene provino la collera, non uccidono alcuna creatura vivente. Quando arano il terreno, i vermi si spostano naturalmente di quattro pollici [in modo da non essere feriti o uccisi]. Poiché tali persone sono stupide, esse non comprendono di essere diventate santi del primo livello di ottenimento.

                                        Il grande commentario all’Abhidharma dice che i santi del primo livello di ottenimento avranno rapporti sessuali con le proprie mogli ottantuno volte in una notte7. E T’ien-t’ai nel suo commentario afferma: «Quando una persona del primo livello di ottenimento ara la terra, i vermi si spostano di quattro pollici, grazie al potere di [non infrangere mai] i precetti, acquisito dalle persone che hanno raggiunto la via [o emancipazione]»8.

                                          Gli arhat, i santi del quarto stadio di ottenimento, sono chiamati “coloro che non hanno più niente da imparare” o persone di “non rinascita”. Poiché da molto tempo hanno reciso le illusioni del pensiero e del desiderio, hanno posto fine alla rinascita nei sei sentieri del triplice mondo; non vi rinasceranno in seguito perché sono privi delle illusioni del pensiero e del desiderio. Inoltre, poiché questo insegnamento non chiarisce quali luoghi possano esistere al di fuori dei sei sentieri del triplice mondo, queste persone non comprendono che essi possono rinascere in tali luoghi. Non sanno che possono ancora avere illusioni e desideri. Viene loro insegnato soltanto che non vi è ulteriore causa per la loro rinascita e, come recita l’insegnamento che afferma: «Il corpo si riduce in cenere e la coscienza è annullata», sia i loro corpi sia le loro menti sono stati distrutti e sono diventati come spazio vuoto. Tali sono le persone dei due veicoli e, se non fosse per il Sutra del Loto, esse non potrebbero mai conseguire la Buddità.

                                            Riguardo al periodo di pratica religiosa richiesto in questo insegnamento, si dice che gli ascoltatori della voce abbiano bisogno di tre vite (per quelli di capacità ottuse), sessanta kalpa (per quelli di capacità acute), mentre gli ascoltatori della voce dalle capacità più acute di tutti possono raggiungere lo stadio di arhat in una sola vita.

                                              Ai risvegliati all’origine dipendente occorrono quattro vite (per quelli di capacità ottuse) o cento kalpa (per quelli di capacità acute).

                                                I bodhisattva rimangono allo stato di persone comuni e non recidono le illusioni del pensiero e del desiderio. Ma, se essi formulano i quattro voti universali di salvare tutti gli esseri viventi e svolgono le sei paramita e le diecimila pratiche, poi, dopo averlo fatto per tre asamkhya di kalpa e cento kalpa maggiori, possono conseguire la Buddità dell’insegnamento del Tripitaka. Quando conseguono la Buddità, allora, per la prima volta, recidono le illusioni del pensiero e del desiderio.

                                                  Riguardo alle illusioni del pensiero, la prima è la visione che il corpo possegga un sé (chiamata anche visione del sé); la seconda è la visione drastica (o visione secondo la quale il sé o cessa di esistere dopo la morte o è permanente); la terza è la visione erronea (ovvero la visione che rifiuta la causalità); la quarta è l’attaccamento a una visione sbagliata (ovvero ritenere che una visione inferiore sia superiore); e la quinta è l’attaccamento ai precetti e alle proibizioni sbagliate (cioè la visione che considera una causa ciò che non è una causa, o ritiene che quella che non è la strada per l’illuminazione invece lo sia). In realtà vi sono ottantotto illusioni del pensiero, ma queste cinque sono quelle fondamentali.

                                                    Per quanto riguarda le illusioni del desiderio, esse sono: prima, avidità; seconda, collera; terza, stupidità; quarta, arroganza. In realtà vi sono ottantuno illusioni del desiderio, ma queste quattro sono quelle fondamentali.

                                                      Queste dottrine sono esposte con chiarezza nei quaranta volumi dei sutra Agama, nei duecento volumi di Il grande commentario all’Abhidharma, Trattato sull’accordo con la dottrina corretta9, Chiarificazione della dottrina10, e in Il Tesoro dell’Abhidharma. C’è anche una scuola chiamata scuola del Tesoro dell’Abhidharma. Inoltre queste dottrine sono trattate in una certa misura anche nei sutra mahayana. Cioè si possono trovare in opere come i sutra del periodo Corretto ed equo e nel Sutra del Nirvana. Ma non ne viene fatta menzione nel Sutra della Ghirlanda di fiori, nei sutra della Saggezza o nel Sutra del Loto.

                                                        Abbiamo poi l’insegnamento di condivisione (l’inizio del Mahayana), che tratta anch’esso dei tre tipi di apprendimento, cioè, i precetti, la meditazione e la saggezza.

                                                          Le idee trattate in questo insegnamento non vanno oltre le questioni che riguardano i sei sentieri dell’esistenza. Ma, secondo tali idee, non è ammesso che i bodhisattva dotati di capacità abbastanza acute possano progredire oltre i sei sentieri. Gli ascoltatori della voce, i risvegliati all’origine dipendente e i bodhisattva praticano tutti le stesse dottrine, e tutti e tre i gruppi recidono le illusioni del pensiero e del desiderio. Ma, mentre alcuni degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente accedono allo stato in cui “si riduce il corpo in cenere e si annulla la coscienza”, ve ne sono altri che non accedono a questo stato [ma continuano a praticare l’insegnamento specifico e perfetto].

                                                            In questo insegnamento ci sono dieci stadi.

                                                              RSND, II, 177, p. 48

                                                              Le dottrine di questo insegnamento di condivisione non sono confinate in un singolo sutra, ma si trovano sparse nei sutra Corretti ed equi, nei sutra della Saggezza, nel Sutra del Cuore, nel Sutra della Meditazione, nel Sutra di Amida, nel Sutra in Due volumi e nel Sutra della Saggezza di diamante. Riguardo al periodo di pratica, l’insegnamento di condivisione tradizionalmente afferma che si deve praticare per un numero di kalpa maggiore dei granelli di polvere prima di riuscire a diventare un Budda, ma insegna anche che vi è un tipo di bodhisattva che può conseguire la Buddità rapidamente17.

                                                                I due tipi di insegnamento sopra descritti, l’insegnamento del Tripitaka e l’insegnamento di condivisione, non affermano che le persone comuni nei sei sentieri dell’esistenza sono intrinsecamente dotate della natura di Budda. Invece essi insegnano che coloro che intraprendono la pratica religiosa accederanno col tempo ai regni dell’ascoltatore della voce, del risvegliato all’origine dipendente, del bodhisattva o del Budda, a seconda del regno verso il quale erano rivolti i loro pensieri.

                                                                  Abbiamo poi l’insegnamento specifico, e anche in esso sono discussi i tre tipi di apprendimento. Questo insegnamento è diretto solo ai bodhisattva e non prende in considerazione la questione degli ascoltatori della voce o dei risvegliati all’origine dipendente.

                                                                    I precetti per i bodhisattva sono i tre precetti puri e omnicomprensivi.

                                                                      Ci sono i cinque precetti, gli otto precetti, i dieci buoni precetti, i duecentocinquanta precetti, i cinquecento precetti, i cinquantotto precetti del Sutra della Rete di Brahma18, i dieci inesauribili precetti del Sutra della Collana di gioielli, i dieci precetti del Sutra della Ghirlanda di fiori19, i cinque tipi di precetti per il proprio beneficio personale e i dieci precetti per la protezione degli altri del Sutra del Nirvana20, e i dieci precetti del Trattato sulla grande perfezione della saggezza21.

                                                                        Tutti sono inclusi nel “precetto che comprende tutte le regole e le norme di comportamento”, il primo dei tre precetti puri e omnicomprensivi. Il secondo di questi, il “precetto che comprende tutte le buone azioni”, abbraccia tutti gli ottantaquattromila precetti. Il terzo, il “precetto di recare beneficio agli esseri senzienti”, è equivalente ai quattro voti universali.

                                                                          La meditazione, in questo insegnamento, indica i quattro tipi di meditazione: contemplare, raffinare, profumare e perfezionare22.

                                                                            La saggezza si riferisce alla dottrina secondo la quale è la mente che genera i Dieci mondi.

                                                                              Questo insegnamento postula cinquantadue stadi della pratica e cioè: primo, i dieci stadi della fede; secondo, i dieci stadi della sicurezza; terzo, i dieci stadi della pratica; quarto, i dieci stadi della devozione; quinto, i dieci stadi dello sviluppo, più lo stadio di illuminazione quasi perfetta e lo stadio di illuminazione perfetta. Questi sono i cinquantadue stadi.

                                                                                RSND, II, 177, p. 50

                                                                                Questo insegnamento è mahayana e chiarisce i tre tipi di apprendimento: precetti, meditazione e saggezza. I suoi precetti non sono come quelli degli insegnamenti precedenti, del Tripitaka e di condivisione. Essi sono i precetti eternamente immutabili, o precetti del calice di diamante.

                                                                                  I bodhisattva di questo insegnamento non temono i tre cattivi sentieri dell’esistenza; essi temono il sentiero delle persone dei due veicoli. Ciò perché, nei tre cattivi sentieri di inferno, spiriti affamati e animali, essi non distruggerebbero i semi della Buddità, mentre nel sentiero delle persone dei due veicoli li distruggerebbero. Il Trattato sui sutra dell’Ornamento del Mahayana afferma: «Sebbene si possa dimorare costantemente nell’inferno, ciò non costituisce una barriera alla grande illuminazione. Ma se si fanno sorgere pensieri relativi al proprio beneficio personale, ciò sarà una barriera alla grande illuminazione».

                                                                                    Questo insegnamento solitamente ritiene che il vero sentiero malvagio sia quello che chiama “l’abisso di fuoco delle tre categorie dell’incondizionato”23 e la vera persona malvagia sia quella che segue i due veicoli. Quindi esso proclama che, qualsiasi male si possa commettere, non si devono mai osservare i precetti dei due veicoli. Di conseguenza il Sutra della Grande raccolta dice: «Anche se un bodhisattva può andare soggetto ai cinque desideri di cose meravigliose per tanti kalpa quante sono le sabbie del Gange, secondo i precetti del bodhisattva non si può dire che abbia commesso violazione alcuna. Ma, se per un istante permette che in lui sorgano pensieri dei due veicoli, allora si può dire che ha commesso una violazione».

                                                                                      In questo passo “i cinque desideri di cose meravigliose” sono i cinque desideri associati al colore e alla forma, al suono, all’odore, al gusto e alla consistenza. I desideri relativi al colore e alla forma sono cose come il desiderio di mascara blu, di giada o di neve bianca, di denti bianchi e così via. I desideri relativi al suono sono quelli di strumenti a corda, di cornamuse e di flauti. I desideri relativi all’odore sono quelli degli aromi fragranti dell’aloe o del legno di sandalo. I desideri del gusto sono quelli del gusto della carne di cinghiale o di cervo e i desideri della consistenza sono quelli della sensazione della seta morbida, ecc… Il passo sta dicendo che, anche se una persona è stata posseduta da questi desideri per tanti kalpa quante sono le sabbie del Gange, non ha violato i precetti del bodhisattva. Ma, se per un solo istante permette che in lei sorgano pensieri dei due veicoli, allora ha violato i precetti del bodhisattva.

                                                                                        Il Commentario al Sutra della Rete di Brahma di Daehyeon24 afferma: «Anche se una persona è immersa nell’avidità, fintanto che non perde la grande mente che aspira all’illuminazione, non ha commesso una reale violazione. Anche se qualcuno fa sorgere l’avidità, si può dire che non abbia commesso una violazione». Ma, se qualcuno abbraccia i precetti dei due veicoli, ciò costituisce una violazione dei precetti del bodhisattva. I sutra predicati prima del Sutra del Loto, come il Sutra della Ghirlanda di fiori, della Saggezza e i sutra Corretti ed equi, sono molto chiari nel condannare i due veicoli.

                                                                                          Ometterò qui la discussione della meditazione e della saggezza secondo l’insegnamento specifico. Il Sutra della Rete di Brahma afferma: «I precetti sono paragonabili alla grande terra, la meditazione a una dimora e la saggezza a una torcia»25.

                                                                                            I precetti del bodhisattva non discriminano fra le quattro classi dei normali esseri umani, degli animali, degli eunuchi e degli ermafroditi; a tutti possono essere dati gli stessi precetti del bodhisattva.

                                                                                              L’essenza di questo insegnamento è che si progredisce stadio dopo stadio attraverso i cinquantadue stadi e, dopo aver trascorso miriadi di koti di kalpa in ciascuno stadio, si salva l’intero regno degli esseri viventi e si diventa un Budda. Non si parla affatto di diventare un Budda nell’arco di una sola esistenza umana. Né si parla del conseguimento della Buddità grazie a un unico tipo di pratica. Solo accumulando tutti i tipi di pratiche si può conseguire la Buddità, così come, per formare il monte Sumeru, occorre accumulare innumerevoli minuscoli granelli di polvere.

                                                                                                I sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza, della Rete di Brahma, della Collana di gioielli e simili chiariscono tutte queste dottrine. Tuttavia, essi disapprovano fortemente che le persone dei due veicoli accettino i precetti del bodhisattva. Perciò nel suo commentario Miao-lo afferma: «Ricercando in tutti i sutra predicati prima del Sutra del Loto, non si troverà alcun passo che affermi che una persona dei due veicoli può conseguire la Buddità»26.

                                                                                                  Poi c’è l’insegnamento perfetto. Ci sono due tipi d’insegnamento perfetto. Uno è l’insegnamento perfetto dei sutra predicati prima del Sutra del Loto. L’altro è l’insegnamento perfetto dei sutra del Loto e del Nirvana.

                                                                                                    L’insegnamento perfetto dei sutra predicati prima del Sutra del Loto postula cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva e discute anche dei precetti, della meditazione e della saggezza. L’insegnamento perfetto pre-Loto è rappresentato dalla dottrina esposta nel Sutra della Ghirlanda di fiori secondo la quale il mondo fenomenico è unicamente un prodotto della mente. Così quel sutra dice: «La prima volta che concepiscono il desiderio di farlo, essi possono ottenere l’illuminazione». Il Sutra della Ghirlanda di fiori è chiamato anche il “sutra della perfezione e della pienezza”.

                                                                                                      Il Sutra di Vimalakirti afferma: «Nessun sé, nessun agente, nessun ricevente, eppure il karma buono e cattivo non cessa mai di funzionare». Il Sutra della Saggezza dice: «Appena essi [i bodhisattva] concepiscono il desiderio dell’illuminazione, essi sono seduti nel luogo dell’illuminazione»27. Il Sutra della Meditazione dice: «A quel tempo Vaidehi rispose e fu immediatamente capace di ottenere la comprensione della non nascita e della non estinzione di tutti i fenomeni». E il Sutra della Rete di Brahma afferma: «Se gli esseri viventi accettano i precetti del Budda, essi acquistano la stessa grande illuminazione dei Budda ed entrano nello stato dei Budda. Essi sono veramente figli dei Budda».

                                                                                                        Tutti questi passi sono una prova dell’esistenza dell’insegnamento perfetto nei sutra pre-Loto.

                                                                                                          Anche nei princìpi fondamentali di questo insegnamento sono descritti i cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva, ma, sebbene i nomi siano gli stessi dei cinquantadue stadi dell’insegnamento specifico, l’interpretazione che vi corrisponde è diversa. Infatti, i cinquantadue stadi sono considerati mutuamente inclusivi; non si pone il problema dell’esistenza di uno stadio superficiale e di uno profondo, o di uno superiore e uno inferiore. Le persone comuni possono conseguire la Buddità senza attraversare tutti gli stadi e possono anche ottenere la rinascita in una pura terra. Anche se le illusioni e i desideri non sono stati recisi, ciò non costituisce un ostacolo per il conseguimento della Buddità. Attraverso una singola buona pratica o attraverso l’osservanza di un singolo precetto è possibile conseguire la Buddità.

                                                                                                            In una certa misura questo insegnamento propone la dottrina dell’apertura e della fusione con la verità. Il Sutra di Vimalakirti spiega come le persone comuni vengono aperte e fuse [con i Budda] e come le illusioni e i desideri, e le nature malvagie vengono aperti e fusi [rispettivamente con l’illuminazione e con le nature buone], ma esso non offre tale possibilità alle persone dei due veicoli. Nei sutra della Saggezza le dottrine dei due veicoli sono aperte e fuse con la verità, ma tale possibilità non è accordata alle persone dei due veicoli o alle persone malvagie. Il Sutra della Meditazione e altri sutra [della Pura terra] insegnano che le persone comuni possono ottenere la rinascita nella Pura terra senza recidere nemmeno una singola briciola delle illusioni e dei desideri.

                                                                                                              Questi sono tutti esempi dell’insegnamento perfetto che si trovano nei sutra predicati prima del Sutra del Loto. Fra breve discuterò dell’insegnamento perfetto del Sutra del Loto. (La descrizione dei quattro insegnamenti termina qui).

                                                                                                                Passando ai cinque periodi nei quali furono predicati i sutra, essi sono: primo, il periodo del Sutra della Ghirlanda di fiori (che termina con il Sutra della Rete di Brahma), nel quale furono predicati l’insegnamento specifico e quello perfetto. Secondo, il periodo dei sutra Agama (che termina con il Sutra degli Insegnamenti lasciati in eredità dal Budda), nel quale furono predicate soltanto le dottrine hinayana degli insegnamenti del Tripitaka. Terzo, il periodo dei sutra Corretti ed equi (che termina con il Sutra della Collana di gioielli), in cui furono predicati i sutra mahayana provvisori come il Sutra dell’Accumulo di tesori e il Sutra della Meditazione. Sebbene non si conosca esattamente la durata di questo periodo, nel corso di esso furono predicati tutti e quattro gli insegnamenti: del Tripitaka, di condivisione, specifico e perfetto. Quarto, il periodo dei sutra della Saggezza (che termina con il Sutra dei Re benevolenti) in cui furono predicati gli ultimi tre insegnamenti: di condivisione, specifico e perfetto, ma non l’insegnamento del Tripitaka.

                                                                                                                  Il Sutra della Ghirlanda di fiori fu predicato in ventuno giorni, i sutra Agama furono predicati nell’arco di dodici anni e i sutra Corretti ed equi e della Saggezza in un periodo della durata di trent’anni. Così, dalla predicazione del Sutra della Ghirlanda di fiori fino a quella dei sutra della Saggezza, abbiamo un periodo della durata di quarantadue anni.

                                                                                                                    La dottrina della scuola della Montagna28 dichiara che non si può determinare né il periodo né il luogo in cui furono predicati i sutra Corretti ed equi, ma che i sutra della Saggezza furono predicati per un periodo di trent’anni. La scuola del Tempio29 dichiara che i sutra Corretti ed equi furono predicati per un periodo di sedici anni e i sutra della Saggezza per un periodo di quattordici anni. Un importante insegnamento segreto30 dichiara che i sutra Corretti ed equi e i sutra della Saggezza furono predicati per un periodo di trent’anni, prima i sutra Corretti ed equi e poi quelli della Saggezza.

                                                                                                                      In Grande perfezione della saggezza si afferma che il Budda abbandonò la vita familiare all’età di diciannove anni e ottenne l’illuminazione a trenta. Nel Sutra del Nirvana si afferma che la vita di predicazione del Budda coprì un arco di cinquant’anni. E, nel Sutra degli Innumerevoli significati, si afferma che i sutra pre-Loto furono predicati per un periodo di quarantadue anni. Il periodo di otto anni in cui si svolse la predicazione del Sutra del Loto si ottiene dunque sottraendo i quarantadue anni del Sutra degli Innumerevoli significati dai cinquant’anni di cui parla il Sutra del Nirvana, ottenendo così un arco di otto anni.

                                                                                                                        Così, come sopra indicato, possiamo determinare che il Budda lasciò la vita familiare a diciannove anni, ottenne l’illuminazione a trenta, mise in moto la ruota della Legge per cinquant’anni, e morì all’età di ottant’anni.

                                                                                                                          Gli insegnamenti esposti durante il periodo di quarantadue anni sopra menzionato sono tutti espedienti miranti a condurre al Sutra del Loto. Perciò nel Sutra degli Innumerevoli significati il Budda dice: «Dopo essere rimasto seduto con la schiena diritta per sei anni sotto l’albero della bodhi nel luogo dell’illuminazione, [ho potuto ottenere la suprema perfetta illuminazione […] [Nel predicare la Legge in modi differenti] mi sono avvalso del potere degli espedienti. Ma in questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità.

                                                                                                                            «All’inizio predicai le quattro nobili verità (i sutra Agama). Poi predicai le dodici suddivisioni dei sutra corretti ed equi, l’insegnamento della grande saggezza e l’insegnamento della Ghirlanda di fiori della meditazione sui riflessi sulla superficie del grande mare».

                                                                                                                              A mio avviso, la sequenza di predicazione dei sutra è la seguente: Ghirlanda di fiori, Agama, Corretti ed equi, Saggezza, Loto e Nirvana. Per quanto riguarda la profondità relativa delle loro dottrine, esse andrebbero ordinate come segue, dalla più superficiale alla più profonda: Agama, Corretti ed equi, della Saggezza, della Ghirlanda di fiori, Nirvana e Loto. Nei sutra del Loto e del Nirvana, i sutra sono ordinati in accordo con questa sequenza.

                                                                                                                                La scuola chiamata Ghirlanda di fiori fu fondata dai maestri del Dharma Chih-yen, Fa-tsang e Ch’eng-kuan e si basa sul Sutra della Ghirlanda di fiori.

                                                                                                                                  Le scuole del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della Verità e dei Precetti furono fondate dai maestri del Dharma Fa-pao e P’u-kuang, e [dal Maestro della Disciplina] Tao-hsüan; esse si basano sui sutra Agama.

                                                                                                                                    La scuola delle Caratteristiche dei dharma fu fondata dal Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang e dal Maestro del Dharma Tz’u-en e si basa sul Sutra sull’Ascesa e la rinascita di Maitreya, sul Sutra dell’Avvento di Maitreya, sul Sutra del Conseguimento della Buddità da parte di Maitreya, sul Sutra dei Profondi segreti, e su trattati come il Trattato sugli stadi della pratica dello Yoga e il Trattato sulla dottrina della Coscienza come unica realtà.

                                                                                                                                      La scuola dei Tre Trattati si basa sui sutra della Saggezza e su trattati come il Trattato in cento strofe, il Trattato sulla Via di mezzo, il Trattato sui dodici cancelli e Grande perfezione della saggezza, e fu fondata dal Gran Maestro Chi-tsang.

                                                                                                                                        La scuola della Ghirlanda di fiori dichiara che il Sutra della Ghirlanda di fiori, come i sutra del Loto e del Nirvana, espone l’insegnamento perfetto. Tutti gli altri insegnamenti sono ritenuti di natura inferiore. Nella scuola delle Caratteristiche dei dharma, il Sutra dei Profondi segreti è considerato alla pari del Sutra della Ghirlanda di fiori, e dei sutra della Saggezza, del Loto e del Nirvana. Nella scuola dei Tre trattati, i sutra della Saggezza sono considerati alla pari dei sutra della Ghirlanda di fiori, del Loto e del Nirvana. Ma, i sutra su cui si basa la scuola delle Caratteristiche dei dharma e i vari sutra hinayana sono considerati di livello inferiore.

                                                                                                                                          Tutte queste scuole basano i propri insegnamenti su sutra predicati prima del Sutra del Loto e tutte ritengono che l’ideale sia l’insegnamento perfetto esposto in tali sutra. Per quanto i sostenitori di queste varie scuole possano argomentare sulla questione, quando si giunge a decidere quale sutra sia superiore e quale inferiore bisognerebbe tenere a mente che il Sutra del Loto è indubbiamente il migliore di tutti. Non si dovrebbe cercare di determinare la questione della superiorità sulla base delle interpretazioni dei vari maestri buddisti.

                                                                                                                                            Il quinto è il periodo del Sutra del Loto che inizia con il Sutra degli Innumerevoli significati (un volume), prosegue con gli otto volumi del Sutra del Loto e si conclude con il Sutra di Virtù Universale (un volume). I vari sutra e trattati dei quattro insegnamenti, gli insegnamenti dei primi quattro dei cinque periodi, sono stati precedentemente discussi allo scopo di comprendere adeguatamente questo sutra, il Sutra del Loto.

                                                                                                                                              Quando si studia il Sutra del Loto, a meno che non si studino anche i sutra predicati prima di esso, non si può affatto sperare di comprenderne il vero significato. Invece quando si studiano i sutra precedenti al Sutra del Loto, è possibile studiarli singolarmente, senza bisogno di fare riferimento a tutti gli altri sutra, e ciò non creerà alcun danno. Così afferma T’ien-t’ai nel suo commentario: «Quando si cerca di propagare gli altri sutra, non occorre indagarne la posizione esatta nella classificazione comparativa delle dottrine, e questo non pregiudicherà la comprensione del loro significato. Ma, quando si cerca di propagare il Sutra del Loto, a meno che non se ne colga la posizione all’interno della classificazione dottrinale, non si riuscirà a comprendere il significato del testo»31.

                                                                                                                                                Il Sutra del Loto stesso afferma: «Sebbene [i Budda] indichino vari sentieri differenti, in verità lo fanno solo in nome del veicolo del Budda»32. Il termine “vari sentieri differenti” si riferisce a tutti i sutra predicati prima del Sutra del Loto. E le parole “in nome del veicolo del Budda” significano che tutti questi sutra precedenti furono predicati a beneficio del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                  Domanda: Tra i vari sutra, alcuni sono predicati per i bodhisattva, alcuni per gli esseri umani e celesti, alcuni per gli ascoltatori della voce e i risvegliati all’origine dipendente; le dottrine variano secondo le capacità degli ascoltatori e anche i benefici variano. Ora, per quale tipo di persone fu predicato questo Sutra del Loto?

                                                                                                                                                    Risposta: È difficile comprendere adeguatamente questo sutra senza fare riferimento a tutto ciò che ci è stato tramandato riguardo a esso. Ma in proposito possiamo dire che fu predicato per le persone malvagie, per le persone buone, per le persone di saggezza, per le persone prive di saggezza, per le persone che accettano i precetti, per le persone senza precetti, per gli uomini, le donne, gli esseri dei quattro regni inferiori dell’esistenza, gli otto tipi di esseri non umani, in sintesi, per tutti gli esseri viventi dei Dieci mondi.

                                                                                                                                                      Le persone malvagie sono rappresentate da Devadatta, dal re Ornamento Meraviglioso e dal re Ajatashatru, le persone buone da Vaidehi e da esseri umani e celesti simili, le persone di saggezza da Shariputra, le persone prive di saggezza da Chudapanthaka, le persone che accettano i precetti dagli ascoltatori della voce e dai bodhisattva, le persone senza precetti dai draghi e altri animali, le donne dalla figlia del re drago; insomma, tutti gli esseri viventi dei Dieci mondi ottengono l’illuminazione a questa singola Legge del perfetto insegnamento. Gli studiosi che non comprendono ciò possono affermare che il Sutra del Loto non fu predicato per la gente comune come noi, ma essi dovrebbero guardarsi dall’andar contro le vere intenzioni del Budda.

                                                                                                                                                        Il Sutra del Loto stesso dice: «Tutti i bodhisattva che conseguono la suprema perfetta illuminazione vi riescono in ogni caso grazie a questo sutra»33. La parola “bodhisattva” in questo passo si riferisce agli esseri viventi dei nove mondi, alle persone buone, alle persone malvagie, alle donne, agli uomini, agli ascoltatori della voce, ai risvegliati all’origine dipendente e ai bodhisattva dell’insegnamento del Tripitaka, alle persone di questi tre veicoli dell’insegnamento di condivisione, ai bodhisattva dell’insegnamento specifico, e ai bodhisattva dell’insegnamento perfetto esposto nei sutra predicati prima del Sutra del Loto. Questo passo sta dicendo che senza il potere del Sutra del Loto queste persone non possono conseguire la Buddità.

                                                                                                                                                          Inoltre, il Sutra del Loto afferma: «Re della Medicina, sebbene molte persone, che abbiano o no abbandonato la famiglia, pratichino la via del bodhisattva, se non sono desiderose di vedere, ascoltare, leggere, recitare, copiare, abbracciare e fare offerte al Sutra del Loto, sappi che tali persone in realtà non stanno ancora praticando la via del bodhisattva in modo appropriato. Ma le persone che possono ascoltare questo sutra sono in grado di praticare la via del bodhisattva in modo appropriato»34.

                                                                                                                                                            Questo passo chiarisce in maniera assoluta che i bodhisattva degli insegnamenti provvisori possono praticare le sei paramita, le diecimila pratiche, e i quattro voti universali per un periodo di tre asamkhya di kalpa, di cento kalpa, di kalpa più numerosi dei granelli di polvere, o d’innumerevoli asamkhya di kalpa, ma, se non incontrano questo Sutra del Loto, non stanno praticando la via del bodhisattva o coltivando buone radici. Ed è anche perfettamente chiaro che, se non si pratica la via del bodhisattva, non si può conseguire la Buddità.

                                                                                                                                                              T’ien-t’ai e Miao-lo scrissero per incoraggiare le persone comuni dell’ultima epoca nella loro pratica religiosa. Il primo, nel suo Parole e frasi del Sutra del Loto, afferma: «L’albero nyagrodha, appena messo radici nel terreno, già estende i suoi germogli per cento spanne35 tutto intorno. L’uccello kalavinka, mentre è ancora nel guscio, ha una voce che supera quella di tutti gli altri uccelli».

                                                                                                                                                                Questo passo del commentario descrive perfettamente i benefici acquisiti dalla cinquantesima persona che ode le parole del Sutra del Loto trasmesse da una persona all’altra. Il Budda, avendo attentamente soppesato questi benefici, spiega gentilmente per noi che tutti i benefici acquisiti dalla pratica degli insegnamenti provvisori per numerosi kalpa, o i benefici di un grande santo, non possono eguagliare i benefici acquisiti da una persona, anche ignorante, che per un istante ode il Sutra del Loto, risponde con gioia, e crea così un legame con esso. Come vediamo nel sutra stesso, questi ultimi benefici sono cento, mille, diecimila, un milione di volte più grandi. Il Gran Maestro T’ien-t’ai nel suo commentario chiarisce perfettamente questo fatto con le sue analogie. L’albero chiamato nyagrodha in un sol giorno espande la sua chioma di cento spanne in ogni direzione, sovrastando tutti gli altri alberi, e l’uccello chiamato kalavinka, persino quando è ancora un pulcino nell’uovo, ha una voce superiore a quella di tutti gli altri uccelli grandi e piccoli.

                                                                                                                                                                  Il lungo tempo richiesto dalla pratica degli insegnamenti provvisori è paragonato alla lentezza con cui molti tipi di piante e alberi crescono sino a raggiungere la maturità, mentre la rapidità con la quale si consegue la Buddità praticando il Sutra del Loto è paragonabile al modo in cui l’albero suddetto si estende per cento spanne in un sol giorno. E i santi, grandi e piccoli, degli insegnamenti provvisori sono paragonati agli altri tipi di uccelli, mentre la persona comune che ha appena iniziato a praticare il Sutra del Loto è paragonata al kalavinka, che, ancora nel guscio, ha una voce che supera quella di tutti gli altri uccelli.

                                                                                                                                                                    Il Gran Maestro Miao-lo nel suo commentario spiega ulteriormente così: «Probabilmente coloro che hanno una comprensione errata non comprendono quanto sia grande il beneficio che ottiene persino un principiante [nella pratica del Sutra del Loto]. Essi ritengono che il beneficio sia riservato a coloro che sono molto avanzati nella pratica, e disprezzano i principianti. Perciò il sutra qui dimostra il suo potere, rivelando che sebbene la loro pratica sia superficiale il beneficio che ne consegue è veramente profondo»36.

                                                                                                                                                                      Le persone ignoranti dell’ultima epoca ammettono che i princìpi del Sutra del Loto sono molto profondi, ma asseriscono che essi non sono adatti alle nostre capacità inferiori. Questo passo del commentario sta parlando di queste persone che, pur tributando un grande rispetto agli insegnamenti di questo sutra, sottovalutano la capacità delle persone di comprenderli, e per questo motivo respingono il sutra.

                                                                                                                                                                        Inoltre, il Gran Maestro Miao-lo lamenta come gli insegnamenti di questo sutra siano stati respinti in questa nostra ultima epoca, affermando: «La ragione per cui le persone sentono parlare di questo insegnamento di perfetta e immediata illuminazione, ma mancano di rispettarlo, è che in tempi recenti c’è molta confusione e mancanza di comprensione fra coloro che praticano le dottrine mahayana. E la situazione è ancor peggiore perché nel Medio e nell’Ultimo giorno della Legge le persone hanno scarso sentimento e poca fede. Anche se le biblioteche straripano dell’insegnamento della perfetta e immediata illuminazione e le scatole dei sutra sono stracolme dei suoi rotoli, le persone non lo considerano nemmeno per un momento, ma, al contrario, lo rifiutano a occhi chiusi. Che dolore pensare a queste persone, che nascono invano, e muoiono invano!

                                                                                                                                                                          «Alcuni potrebbero dire: “Se si ascoltano semplicemente tali insegnamenti senza metterli in pratica, che bene possono arrecare?”. Ma essi non comprendono i benefici profondi ed eternamente duraturi del Sutra del Loto. Il Sutra del Figlio del Cielo Bontà Immutabile afferma: “Manjushri disse a Shariputra: ‘Coloro che odono la Legge, ne parlano in maniera offensiva e come effetto cadono nell’inferno, sono comunque superiori a coloro che offrono elemosine ai Budda numerosi come le sabbie del Gange. Perché, anche se cadono nell’inferno, quando emergeranno dall’inferno saranno capaci, a differenza di questi ultimi, di udire nuovamente la Legge’”. Manjushri qui sta facendo un paragone fra chi offende la Legge e chi, pur offrendo elemosine ai Budda, manca di ascoltare la Legge. Coloro i quali, udendo la Legge, la offendono, così facendo stanno comunque piantando i semi per l’illuminazione in un lontano futuro. A maggior ragione quindi ciò sarà vero nel caso di coloro che, udendo questa Legge, meditano profondamente su di essa e la mettono diligentemente in pratica»37.

                                                                                                                                                                            Il Gran Maestro Miao-lo afferma inoltre: «Anche un solo verso, impresso indelebilmente nel proprio cuore, aiuterà senza dubbio una persona a raggiungere la riva opposta. Riflettere su di esso e metterlo in pratica equivale a esercitare la navigazione [attraversando il mare delle sofferenza di nascita e morte]. Rispondere con gioia, vedere e ascoltare gli insegnamenti, sono come il capogruppo e gli accompagnatori [nel viaggio verso l’illuminazione]. Sia che uno accetti gli insegnamenti sia che li rifiuti, essi sono penetrati nei suoi orecchi e in tal modo egli ha stabilito una relazione con loro. E dunque, sia che aderisca sia che si opponga a essi, alla fine, grazie a questo legame, riuscirà a raggiungere la liberazione»38.

                                                                                                                                                                              A mio avviso, vale la pena di incidere nella propria mente le parole «sia che uno accetti gli insegnamenti sia che li rifiuti» e «sia che aderisca sia che si opponga ad essi».

                                                                                                                                                                                La Postfazione alla traduzione del Sutra del Loto (del prete Seng-chao) dice: «Kumarajiva disse al re Yao Hsing: “In passato, quando ero in India, ho viaggiato per tutte le cinque regioni del paese ricercando gli insegnamenti del Mahayana e studiandoli approfonditamente. Quando giunsi a studiare sotto la guida del Gran Maestro Shuryasoma, potei assaporare il gusto della vera comprensione. Egli mi carezzò la testa e affidò a me questo sutra [del Loto] dicendo: ‘Il sole del Budda è tramontato ad ovest, ma i suoi bagliori residui risplendono sulla regione nordorientale. Quest’opera è destinata alle terre del nordest. Devi assicurarti che sia trasmessa in quei luoghi!’”».

                                                                                                                                                                                  Vorrei far notare che il Giappone si trova nella regione situata a nordest dell’India.

                                                                                                                                                                                    Eshin, in I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo afferma: «Tutti in Giappone hanno la stessa capacità di conseguire la Buddità attraverso il perfetto insegnamento e, sia in provincia sia a corte, vicino o lontano, prendendo fede nell’unico veicolo, preti e laici, umili e nobili, tutti possono aspirare alla Buddità. Ma, vi sono alcuni maestri che non credono o non lo accettano, e si chiedono se sia un insegnamento provvisorio o un vero insegnamento. Tuttavia, se essi ritengono che sia un insegnamento provvisorio, sono meritevoli di biasimo»39.

                                                                                                                                                                                      Il Sutra di Vimalakirti dice: «Egli [il bodhisattva] comprende tutte le faccende demoniache, ma, nella sua pratica non le segue. Saggio nel suo abile uso degli espedienti, egli è capace di usarli a suo piacimento per salvare gli altri. Ma, se qualcuno ritiene che gli espedienti siano il vero insegnamento, è da compatire»40.

                                                                                                                                                                                        Il Sutra del Loto dice: «Quando persone malvagie nelle epoche a venire udranno il Budda esporre l’unico veicolo, ne saranno confuse, non vi crederanno né lo accetteranno, rifiuteranno la Legge e cadranno nei cattivi sentieri»41.

                                                                                                                                                                                          Riguardo alle parole “Myoho-renge-kyo”, Il significato profondo del Sutra del Loto di T’ien-t’ai dice della parola myo: «Il carattere myo, o meraviglioso, viene definito come al di là della normale comprensione». Dice inoltre: «Rivelare l’interno del deposito segreto – questo si chiama myo, o meraviglioso». E dice inoltre: «Myo indica il migliore di tutti i sutra. È la dottrina della porta per accedere alla dolce rugiada [o nirvana] e perciò è chiamato myo».

                                                                                                                                                                                            Riguardo alla parola ho, Significato profondo dice: «Ciò che si intende con ho sono i Dieci mondi e i dieci fattori, esistenze che sono sia provvisorie sia vere»42. E dice inoltre: «Definire la relazione appropriata tra provvisorio e vero – questo è chiamato ho, o la Legge».

                                                                                                                                                                                              Riguardo alla parola renge, Significato profondo dice: «La parola renge, o fiore di loto, è una analogia per le ho, o esistenze, che sono provvisorie e vere». Dice anche: «Additare l’illuminazione originale ottenuta dal Budda nel remoto passato – questo è paragonato a ren, o loto. Spiegare la perfetta via di non dualità di provvisorio e vero, questo è paragonato a ge, o fiore».

                                                                                                                                                                                                Riguardo alla parola kyo, Significato profondo dice: «La voce svolge l’opera del Budda, e questo è chiamato kyo, o sutra».

                                                                                                                                                                                                  Vorrei affermare quanto segue. Nei sutra predicati prima del Sutra del Loto, lo Hinayana insegna che quando è presente la mente [non illuminata] abbiamo i sei sentieri dell’esistenza, ma quando quella mente è estinta, abbiamo i quattro nobili sentieri, o mondi. La stessa opinione caratterizza l’insegnamento di condivisione. Ma, nell’insegnamento specifico e nell’insegnamento perfetto dei sutra precedenti al Loto, si sostiene che i Dieci mondi sono prodotti dalla mente.

                                                                                                                                                                                                    La posizione delle dottrine hinayana è che le sofferenze e le gioie di coloro che si trovano nei sei sentieri e nelle quattro forme di nascita sono generate dalla mente degli esseri viventi. Quindi, se questa mente è estinta, non vi saranno cause per produrre gli effetti dei sei sentieri. Il cuore delle dottrine mahayana è che i Dieci mondi sono prodotti dalla mente. Così il Sutra della Ghirlanda di fiori dice: «La mente è come un abile pittore, che crea varie forme costituite dalle cinque componenti. Così, di tutti i fenomeni dell’intero mondo, non ve n’è nemmeno uno che non sia creato dalla mente».

                                                                                                                                                                                                      Le parole «crea varie forme costituite dalle cinque componenti» si riferiscono alle cinque componenti che costituiscono i Dieci mondi. Il Mahayana insegna che il mondo di Buddità e tutti i fenomeni della mente sono creati in questo modo.

                                                                                                                                                                                                        Esso insegna che tutti i Budda nelle dieci direzioni del passato, del presente e del futuro sono manifestazioni di questa mente. Così il Sutra della Ghirlanda di fiori afferma: «Se si desidera comprendere tutti i Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro, si dovrebbe contemplare questa verità: è la mente che crea tutti i Tathagata».

                                                                                                                                                                                                          Secondo le regole affermate nei sutra precedenti al Sutra del Loto, le dieci azioni malvagie della categoria più grave producono il karma che conduce alla rinascita nell’inferno, le dieci azioni malvagie della categoria media producono il karma che conduce alla rinascita nel regno degli spiriti affamati, e le dieci azioni malvagie della categoria meno grave producono il karma che conduce al regno degli animali. L’osservanza delle cinque virtù costanti conduce al regno degli asura, la fedeltà ai tre rifugi e l’osservanza dei cinque precetti produce il karma che conduce alla rinascita nel regno degli esseri umani, e la fedeltà ai tre rifugi e l’esecuzione delle dieci buone azioni produce il karma che conduce alla rinascita nei sei cieli del mondo del desiderio. La meditazione ancora accompagnata da efflussi conduce alla rinascita nel mondo della forma e nel mondo della non forma. L’osservanza dei cinque precetti, degli otto precetti, dei dieci precetti, dei dieci buoni precetti, dei duecentocinquanta precetti, dei cinquecento precetti, più l’adesione alle visioni che riguardano sofferenza, vacuità, impermanenza e non sé, conducono al regno degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente. L’osservanza dei cinque precetti, degli otto precetti e così via, come elencato sopra, e dei tre puri precetti omnicomprensivi, più il risveglio all’aspirazione di ottenere l’illuminazione attraverso le sei paramita e i quattro voti universali sono le pratiche dei bodhisattva, che producono il karma che conduce al regno di Buddità.

                                                                                                                                                                                                            Nell’insegnamento del Tripitaka e nell’insegnamento di condivisione non c’è una dottrina fissa riguardo alla natura di Budda. Si dice semplicemente che, quando nei bodhisattva si risveglia un’aspirazione all’ottenimento dell’illuminazione, questa è la natura di Budda. L’insegnamento specifico e l’insegnamento perfetto dicono che gli esseri viventi possiedono la natura di Budda, ma, nelle dottrine dell’insegnamento specifico, non si ammette che gli ascoltatori della voce e i risvegliati all’origine dipendente ne siano dotati. L’insegnamento perfetto esposto nei sutra precedenti al Loto segue l’insegnamento specifico nel negare il possesso della natura di Budda da parte delle persone dei due veicoli. Tutti questi insegnamenti sono dottrine grezze o imperfette.

                                                                                                                                                                                                              Veniamo ora alla Legge meravigliosa [del Sutra del Loto]. Quando viene esposta la dottrina del mutuo possesso dei Dieci mondi, questa si chiama la “Legge meravigliosa”. La dottrina del mutuo possesso dei Dieci mondi significa che ciascuno dei mondi che compongono i Dieci mondi possiede in sé tutti gli altri nove mondi. Dunque, questo mutuo possesso dei Dieci mondi conduce a cento mondi. Il secondo volume di Significato profondo afferma: «Ciascuno dei Dieci mondi contiene gli altri nove, e così fanno cento mondi». Questo non è altro che ciò che insegna il Sutra del Loto. La causa e l’effetto dei Dieci mondi43 furono chiariti nei sutra predicati prima del Sutra del Loto. Ma adesso [con il Sutra del Loto] viene spiegato il mutuo possesso della causa e dell’effetto dei Dieci mondi.

                                                                                                                                                                                                                Ciò che intendono i sutra predicati prima del Sutra del Loto è che, anche se i bodhisattva possono conseguire la Buddità, gli ascoltatori della voce non possono mai sperare di diventare Budda. Alcuni sutra descrivono come questo insegnamento fece gioire i bodhisattva, fece lamentare gli ascoltatori della voce, e fece abbandonare ogni speranza a quelli dei regni umano e celeste. Gli altri sutra dicono che le persone dei due veicoli cercarono di recidere tutte le illusioni del pensiero e del desiderio, sfuggendo così ai sei sentieri dell’esistenza, mentre i bodhisattva si astennero deliberatamente dal cercare di recidere le proprie illusioni e i propri desideri, in modo da poter rinascere nei sei sentieri e in tal modo recare beneficio agli esseri viventi. Alcuni sutra espongono la visione secondo la quale i bodhisattva potrebbero conseguire la Buddità attraverso l’illuminazione immediata; altri sostengono che i bodhisattva devono svolgere pratiche religiose per miriadi di koti di kalpa. Alcuni sutra, poiché dichiarano che la gente comune può ottenere la rinascita nella pura terra, non furono considerati insegnamenti diretti ai bodhisattva o agli ascoltatori della voce. I praticanti di questi insegnamenti pre-Loto non compresero che, se gli altri non potevano conseguire la Buddità, nemmeno loro avrebbero potuto farlo e che, se gli altri potevano conseguire la Buddità, anche loro stessi avrebbero potuto conseguirla, che la salvezza delle persone comuni significa la propria salvezza personale, e che se i santi potevano recidere tutte le illusioni del pensiero e del desiderio, ciò significava che anche le persone comuni potevano recidere le illusioni del pensiero e del desiderio. E così trascorsero i primi quarantadue anni della vita di predicazione del Budda.

                                                                                                                                                                                                                  Ma, quando il Sutra del Loto espose la dottrina del mutuo possesso dei Dieci mondi, gli ascoltatori della voce compresero che, pur dedicandosi all’autodisciplina e alla salvezza personale, essi possedevano anche il mondo di bodhisattva. Compresero che, senza svolgere le sei paramita e le diecimila pratiche, senza trascorrere miriadi di koti di kalpa a farlo, gli ascoltatori della voce sono in possesso di tutte le incommensurabili e illimitate pratiche religiose svolte con grande sforzo dai vari bodhisattva e che perciò, inaspettatamente, gli ascoltatori della voce erano degni di essere chiamati bodhisattva. Anche i guardiani dell’inferno che tormentano gli altri, e le persone comuni con la loro avarizia e avidità possono essere chiamati bodhisattva.

                                                                                                                                                                                                                    Anche i Budda sono compresi nel mondo di bodhisattva perché dimorano nello stadio della pratica religiosa [anche dopo aver ottenuto l’illuminazione]. Perciò, sebbene essi si trovino nello stadio della perfetta illuminazione, sembrano essere allo stadio precedente, quello dell’illuminazione quasi perfetta. Così nel capitolo del Sutra del Loto “La parabola delle erbe medicinali” il Budda si rivolge agli ascoltatori della voce dicendo: «Voi state praticando la via del bodhisattva»44.

                                                                                                                                                                                                                      Inoltre, anche se non svolgiamo le sei paramita, siamo uguali ai bodhisattva che hanno svolto alla perfezione tutte le sei paramita. Di conseguenza il Sutra degli Innumerevoli significati afferma: «Anche se non sono ancora stati in grado di praticare le sei paramita, queste sei paramita appariranno spontaneamente». Noi, che non osserviamo nemmeno uno dei precetti, dobbiamo essere considerati persone che sostengono i precetti, come si vede nel seguente passo del Sutra del Loto che dice: «Questo si intende per valore, questo si intende per diligenza. Questo si chiama osservare i precetti e praticare la dhuta»45.

                                                                                                                                                                                                                        Domanda: I vari sutra diversi dal Sutra del Loto insegnano che le persone malvagie possono conseguire la Buddità. Nel Sutra della Ghirlanda di fiori, Devadatta riceve la profezia che diventerà un Budda, nel Sutra della Meditazione universalmente trascendente il re Ajatashatru riceve tale profezia e, nel Sutra della Grande raccolta, tale profezia viene data all’essere celeste Vasu46.

                                                                                                                                                                                                                          Inoltre, il fatto che le donne possono conseguire la Buddità si trova nel Sutra del Grembo, nel quale si afferma che il dio Shakra e le donne possono diventare Budda. Il fatto che la Buddità sia possibile per gli esseri del mondo degli animali si trova nei sutra Agama che profetizzano che colombe e passeri conseguiranno la Buddità. Il conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli è affermato nel Sutra corretto ed equo delle Dharani e nel Sutra Shuramgama. Il conseguimento della Buddità da parte dei bodhisattva è descritto nel Sutra della Ghirlanda di fiori e in altri sutra. La salvezza delle persone comuni che sono ancora prigioniere delle illusioni e dei desideri è trattata nel Sutra della Meditazione, dove si parla di coloro che si trovano allo stadio più basso dei nove gradi di rinascita nella Pura terra. E il modo in cui le donne possono cambiare la loro forma femminile è descritto nel trentacinquesimo dei quarantotto voti del Sutra in Due volumi.

                                                                                                                                                                                                                            Queste predizioni differiscono forse in qualche modo da quelle contenute nel Sutra del Loto sul conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli, della figlia del re drago, di Devadatta o di vari bodhisattva? E, anche se ci sono differenze, questi sutra non affermano forse senza ombra di dubbio che tali esseri possono conseguire la Buddità?

                                                                                                                                                                                                                              Risposta: La risposta a questa domanda è chiaramente espressa nelle dottrine che ho ricevuto e studiato. Ma la risposta riguarda i modi in cui il Sutra del Loto è superiore a questi altri sutra, e se tali sutra di fatto riconoscano veramente o no il conseguimento della Buddità da parte di questi gruppi di esseri. E questo è parte dell’insegnamento che andrebbe tenuto segreto e che perciò non posso discutere esplicitamente qui.

                                                                                                                                                                                                                                Domanda: Cosa significa dire che myoho, o Legge meravigliosa, è il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita?

                                                                                                                                                                                                                                  Risposta: Dopo che il Gran Maestro T’ien-t’ai ottenne l’illuminazione a questa dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, egli predicò varie opere come Significato profondo in dieci volumi, Parole e frasi in dieci volumi, La meditazione sulla percezione della mente, I fondamenti della concentrazione e visione profonda, commentari sul Sutra di Vimalakirti, Le quattro meditazioni, e L’insegnamento della pratica della meditazione, ma in queste opere egli non accennò alla dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita. Si limitò a discutere i Dieci mondi, i cento mondi e i mille fattori.

                                                                                                                                                                                                                                    Tuttavia, nell’estate del suo cinquantasettesimo anno [594], attorno al quarto mese, mentre si trovava in un tempio chiamato Yü-ch’üan a Ching-chou, egli tenne una serie di lezioni al suo discepolo, il Gran Maestro Chang-an, che divennero poi Grande concentrazione e visione profonda in dieci volumi. I primi quattro volumi dell’opera si astengono ancora da una completa rivelazione e trattano solo di dottrine come i sei stadi della pratica e le quattro forme di meditazione. Ma, dal quinto volume in poi, egli discute i dieci oggetti di meditazione e le dieci meditazioni, e descrive la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita.

                                                                                                                                                                                                                                      Il Gran Maestro Miao-lo, nelle sue parole d’incoraggiamento alle persone delle epoche successive, dice: «[Quando alla fine, in Grande concentrazione e visione profonda, egli rivelò correttamente il metodo di meditazione], impiegò allo stesso tempo i “tremila regni” come un mezzo per comprendere. […] Spero che coloro che leggono e cercano di comprendere quest’opera non permettano che la loro mente sia sviata da nient’altro»47.

                                                                                                                                                                                                                                        Delle numerose dottrine esposte nei sessanta volumi e nei tremila fogli degli scritti di T’ien-t’ai, molte hanno poca importanza. È solo questa dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, esposta nelle prime righe del quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda, che è degna di essere presa attentamente in considerazione. Il quinto volume afferma: «La vita in ogni istante è dotata dei Dieci mondi. Al tempo stesso ognuno dei Dieci mondi è dotato di tutti i Dieci mondi, cosicché una entità di vita in effetti possiede cento mondi. Ognuno di questi mondi a sua volta possiede trenta regni e quindi in cento mondi vi sono tremila regni. Questi tremila regni di esistenza sono tutti posseduti dalla vita in un singolo istante». Miao-lo commenta così questo passo: «Sappiate che nella nostra vita e nel suo ambiente in un singolo istante vi sono tremila regni. Perciò, quando si raggiunge la via del Budda, ci si mette in armonia con questo principio fondamentale, e la nostra vita, corpo e mente, in un singolo istante pervade l’intero regno dei fenomeni»48.

                                                                                                                                                                                                                                          Il Gran Maestro Dengyo del Giappone, mentre stava fondando il suo tempio sul monte Hiei e aveva scelto il luogo in cui sarebbe sorta la sala principale, Kompon Chudo, scavando il terreno in quel punto trovò una chiave a otto punte e, quando si recò in Cina durante la dinasta T’ang, la portò con sé. Ivi incontrò il Reverendo Tao-sui, discepolo del Gran Maestro Miao-lo e settimo nella linea di trasmissione che discendeva dal Gran Maestro T’ien-t’ai, che lo istruì sugli insegnamenti di T’ien-t’ai.

                                                                                                                                                                                                                                            Il Reverendo Tao-sui, assai felice dell’innato talento di Dengyo, decise di aprire per lui i quindici depositi dei sutra che T’ien-t’ai aveva costruito. Ne aveva aperti quattordici, ma non l’ultimo, quando il Gran Maestro Dengyo gli chiese di aprire anche quello. Il Reverendo Tao-sui rispose: «Non ho la chiave per aprirlo; può essere aperto soltanto da colui che è la reincarnazione del Gran Maestro T’ien-t’ai».

                                                                                                                                                                                                                                              Allora il Gran Maestro Dengyo cercò di aprire il deposito con la chiave che aveva portato dal Giappone e vi riuscì. Un’intensa luce emanò dal deposito e pervase la stanza intera e, quando cercarono di vedere da dove provenisse, scoprirono con stupore che usciva dal passo [di Grande concentrazione e visione profonda] sulla dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita.

                                                                                                                                                                                                                                                Allora il Reverendo Tao-sui, mettendo da parte ogni regola di comportamento, s’inchinò davanti al Gran Maestro Dengyo, onorandolo come reincarnazione del Gran Maestro T’ien-t’ai. Fu così che tutti i testi e i commentari contenuti nei depositi dei sutra di T’ien-t’ai, senza alcuna eccezione, furono trasmessi in Giappone. Il Sutra di Percettore dei Suoni del Mondo, trascritto di suo pugno dal Gran Maestro T’ien-t’ai e Grande concentrazione e visione profonda, trascritto di suo pugno dal Gran Maestro Chang-an, sono ancora oggi conservati nel Kompon Chudo del Monte Hiei.

                                                                                                                                                                                                                                                  RSND, II, 177, p. 62

                                                                                                                                                                                                                                                  Ci sono tre tipi di filosofi non buddisti. Al primo tipo appartengono coloro che sostengono idee estranee all’ambito degli insegnamenti buddisti (le novantacinque varietà di insegnamenti non buddisti). Al secondo tipo appartengono i filosofi non buddisti noti per essersi appropriati del Buddismo (sostenitori di una dottrina che assomiglia agli insegnamenti hinayana). Al terzo tipo appartengono i filosofi non buddisti noti per aver plagiato il Buddismo (maestri non buddisti che plagiano gli insegnamenti mahayana, ma non comprendono la Legge meravigliosa).

                                                                                                                                                                                                                                                    Ora, negli insegnamenti del Sutra del Loto le persone certamente sono determinate da se stesse e tuttavia non lo sono. Questo perché il proprio sé, o vita, possiede allo stesso tempo la natura di tutti gli esseri viventi dei Dieci mondi. Perciò questo sé possiede sin dall’inizio il proprio regno di Buddità e i regni di Buddità posseduti da tutti gli altri esseri viventi. Perciò quando si consegue la Buddità non si assume qualche nuova o “altra” identità di Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                      Inoltre, negli insegnamenti del Sutra del Loto, le persone sono certamente determinate dall’altro e tuttavia non lo sono. I Budda, che sono considerati separati da noi, in realtà sono contenuti nel nostro stesso sé, ovvero nelle vite di noi persone comuni. Questi Budda manifestano i regni di Buddità di tutti gli esseri viventi nello stesso modo in cui lo facciamo noi.

                                                                                                                                                                                                                                                        Ometterò qui la spiegazione delle altre due categorie, quella che è determinata sia da sé sia dall’altro e quella che non è determinata da alcuna causa.

                                                                                                                                                                                                                                                          Nei sutra predicati prima del Sutra del Loto questo principio del mutuo possesso dei Dieci mondi non è affermato. Perciò, se si desidera conseguire la Buddità, è necessario sviluppare avversione per gli altri nove regni dell’esistenza, poiché questi nove regni non sono considerati parte del regno di Buddità. E dunque questi sutra dichiarano che, per poter diventare un Budda, si deve inevitabilmente cancellare il male e porre fine alle illusioni e ai desideri, in quanto non riconoscono che la persona comune è parte di ciò che costituisce il Budda. In altre parole gli esseri umani e celesti e le persone malvagie devono cancellare la propria identità prima di poter diventare Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                            Questo è ciò che il Gran Maestro Miao-lo ha definito la Buddità che rappresenta l’avversione per gli altri nove regni, il rifiuto e l’eliminazione di essi. Perciò le persone che seguono gli insegnamenti esposti nei sutra predicati prima del Loto sostengono che, quando il Budda assume una forma nei nove regni inferiori dell’esistenza, ciò rappresenta semplicemente una manifestazione dei suoi poteri sovrannaturali di trasformazione incomparabilmente meravigliosi, perché non comprendono che questi nove regni dell’esistenza sono presenti e manifesti nella vita del Budda sin dall’inizio. Quindi, se cerchiamo di approfondire la verità in merito a tale questione, scopriremo che i sutra prima del Loto ci mostrano solo un tipo provvisorio di Budda e non rivelano alcun modo in cui le persone comuni possono conseguire la Buddità. Essi dichiarano che ci si dovrebbe sforzare di conseguire la Buddità recidendo le illusioni e i desideri, e rifiutando i nove regni inferiori. Ma, di fatto, non c’è alcun Budda che esista separato dai nove mondi, e perciò non può esserci in realtà alcuna persona comune che ottenga la salvezza in questo modo. Né esiste alcun regno di bodhisattva che esista separato dal regno degli esseri umani.

                                                                                                                                                                                                                                                              Semplicemente il fatto è questo: nei sutra predicati prima del Loto, il Budda del Sutra del Loto si manifestò nei Dieci mondi, a volte come destinatario degli insegnamenti, a volte come sostenitore di essi, come una persona malvagia, come una persona buona, o come un filosofo non buddista. E le vere persone malvagie, le persone buone, i filosofi non buddisti, e le altre persone comuni praticavano questi insegnamenti provvisori, che erano insegnati loro come espedienti, supponendo che fossero il vero insegnamento. Fu solo quando fu predicato il Sutra del Loto che giunsero a comprendere che si trattava soltanto di espedienti. Allora si resero conto che in realtà non avevano reciso le illusioni del pensiero e del desiderio, o le illusioni riguardo alla vera natura dell’esistenza, e che non avevano raggiunto realmente la salvezza.

                                                                                                                                                                                                                                                                Discuterò più specificamente il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita in un’altra occasione.

                                                                                                                                                                                                                                                                  Ci sono due modi in cui questo sutra, il Loto, è myo, o meraviglioso. Come afferma un commentario: «Questo sutra espone due tipi di myo»53. Uno è il myo comparativo e l’altro è il myo assoluto.

                                                                                                                                                                                                                                                                    Il termine “myo comparativo” significa che il Sutra del Loto viene considerato in paragone ai sacri insegnamenti dei primi quattro periodi della vita di predicazione del Budda. Gli insegnamenti precedenti, quelli predicati prima del Sutra del Loto, sono disprezzati. Questi sutra predicati prima del Sutra del Loto sono definiti come ancora limitati, mentre si parla del Sutra del Loto come omnicomprensivo.

                                                                                                                                                                                                                                                                      Il termine “myo assoluto” significa che i sacri insegnamenti della vita del Budda vengono aperti e fusi con il Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                        Inoltre, il Sutra del Loto può essere considerato secondo due aspetti: uno, quello di ciò che è aperto, e due, quello di ciò che è capace di aprire.

                                                                                                                                                                                                                                                                          Il passo del Sutra del Loto su come i Budda «mostrano, risvegliano gli esseri viventi e li inducono a imboccare il sentiero»54 della saggezza del Budda; il passo su come «hanno tutte raggiunto la via del Budda»55, o il carattere myo, o meraviglioso, che è implicito in ciascuno dei 69.384 caratteri, gli otto volumi e i ventotto capitoli dell’intero Sutra del Loto, sono tutti esempi rappresentativi del myo dell’aspetto che è capace di aprire. Ma le persone che hanno l’abitudine di discutere il Sutra del Loto senza averne una piena comprensione ottengono soltanto lo stesso tipo di beneficio e di vantaggio che otterrebbero dai sutra predicati prima del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                            Gli insegnamenti dei sutra Agama vengono aperti e fusi con il passo del Sutra del Loto che afferma: «Uso questi nove stratagemmi, adattandoli agli esseri viventi quando predico, ma il mio obiettivo fondamentale è di guidarli al grande veicolo»56.

                                                                                                                                                                                                                                                                              Gli insegnamenti del Sutra della Ghirlanda di fiori vengono aperti e fusi con il passo che recita: «Gli dèi, gli uomini e gli asura di tutti i mondi credono che l’attuale Budda Shakyamuni…»57. Gli insegnamenti dei sutra della Saggezza vengono aperti e fusi con il passo sui diciotto aspetti della vacuità nel capitolo “Pratiche pacifiche”58.

                                                                                                                                                                                                                                                                                Gli insegnamenti sulla rinascita nel Mondo di Pace e Beatitudine, esposti nel Sutra della Meditazione e in altri sutra, vengono aperti e fusi con il passo del Sutra del Loto che recita: «Quando la sua vita qui sulla terra giungerà al termine, ella raggiungerà immediatamente il Mondo di Pace e Beatitudine»59.

                                                                                                                                                                                                                                                                                  Gli insegnamenti su come praticare con una mente distratta e acquisire comunque buone radici60 vengono aperti e fusi con il passo che recita: «[Se le persone dalla mente confusa e distratta] […] esclamano anche una sola volta “Salve Budda!” allora hanno tutte raggiunto la via del Budda»61. Gli insegnamenti su tutti gli esseri viventi vengono aperti e fusi con il passo che afferma: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli»62. Gli insegnamenti dei testi non buddisti vengono aperti e fusi con i passi che recitano: «Se capitasse loro di esporre qualche testo del mondo secolare o di parlare di questioni di governo o legate al sostentamento della vita, saranno sempre in accordo con la Legge corretta»63.

                                                                                                                                                                                                                                                                                    I passi che riguardano l’apertura e la fusione degli insegnamenti sulla rinascita nel cielo Tushita, e sull’ottenimento dell’illuminazione da parte degli esseri dei regni umano e celeste, sono così numerosi che non cercherò di citarli qui.

                                                                                                                                                                                                                                                                                      Le persone che non comprendono pienamente questo sutra, il Loto, guardano i passi del sutra nei quali si afferma che, se qualcuno legge il sutra, rinascerà nei regni umano e celeste,64 guardano i passi che parlano di andare nel cielo Tushita o nel cielo dei trentatré dei,65 o guardano i passi che parlano della rinascita nella terra [di Amida] di Pace e Sostentamento,66 e ne deducono che, anche se il Sutra del Loto contiene ammirevoli princìpi, se qualcuno ne praticasse gli insegnamenti in questa nostra terra impura, non potrebbe sperare di raggiungere lo stadio in cui non vi sarà più regressione nel proprio progresso verso l’illuminazione. Così essi asseriscono che si deve continuare a rinascere ripetutamente per lunghe epoche in questa terra impura, nella speranza che appaia l’alba [di Maitreya] in un futuro lontano 5.670 anni; oppure affermano che, quando si rinasce nel regno degli animali e in quello degli esseri umani, il processo di rinascita cancella completamente ogni memoria della precedente esistenza e quindi non si pone mai fine alla propria sofferenza. Altre persone ancora obiettano che il Sutra del Loto rappresenta un tipo di pratica religiosa che è determinata da se stessi e, per questo, molto difficile da svolgere.

                                                                                                                                                                                                                                                                                        Errori di questo tipo molto probabilmente derivano dal non essere riusciti a distinguere tra le due strade per la salvezza, quella suggerita nei sutra precedenti al Loto e quella del Loto. Le persone che sostengono tali opinioni, non solo si smarriscono dentro l’oscurità dell’illusione, ma accecano anche l’occhio del Budda di tutti gli esseri viventi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                          L’idea che si dovrebbe ricercare la rinascita nel cielo Tushita si trova frequentemente nei sutra hinayana e in alcuni casi anche nei sutra mahayana. L’idea che si dovrebbe adoperarsi per rinascere nel Paradiso occidentale si trova in molti sutra mahayana. Tutti questi passi sono esempi di ciò che dovrebbe essere aperto e fuso [con il Sutra del Loto].

                                                                                                                                                                                                                                                                                            Ma, secondo gli insegnamenti del Sutra del Loto, il cielo Tushita deve essere annoverato fra le terre dei Budda delle dieci direzioni; anche il Paradiso occidentale non è altro che una delle terre dei Budda delle dieci direzioni e i regni degli esseri umani e celesti non sono altro che queste terre. Quando il Sutra del Loto si rivolge alle persone malvagie, parla del male che è parte dei Dieci mondi e assicura loro che, siccome anche le persone malvagie sono dotate dei cinque tipi di visione, persino la più malvagia delle persone è in grado di essere salvata. Quando si rivolge alle donne, garantisce loro che esse sono dotate dei Dieci mondi e che le donne in ciascuno dei Dieci mondi possono conseguire la Buddità. Fintanto che qualcuno, attraverso il Sutra del Loto, indirizza la sua mente verso l’ottenimento della perfetta e vera illuminazione, non potrà mai essere trascinato indietro nei nove regni dell’esistenza non illuminata dal potere del karma.

                                                                                                                                                                                                                                                                                              Forse fu perché aveva compreso questo principio che l’Onorevole Honen, sebbene sostenesse la pratica esclusiva del Nembutsu, nel suo Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa a tratti omise il Sutra del Loto e il Sutra di Mahavairochana dalle categorie delle pratiche diverse e della via difficile da praticare che egli condannava. Per maggiori dettagli rimando il lettore a quell’opera. E anche Eshin in I fondamenti per la rinascita nella Pura terra omette il Sutra del Loto da tale categoria.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                Persino se l’Onorevole Honen e Eshin dovessero affermare nei loro scritti che il Sutra del Loto appartiene alle categorie delle pratiche diverse e della via difficile da praticare, e perciò non è adatto alle capacità delle persone dell’ultima epoca, io, Nichiren, non accetterei mai tale opinione perché essa contrasta con i princìpi che soggiacciono ai sacri insegnamenti dell’intera vita del Budda e contraddice le parole veritiere pronunciate dai Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze di passato, presente, e futuro. Una simile dottrina non potrebbe esistere.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Tuttavia sembra che, nella corrispondenza di alcuni dei seguaci più recenti di questi uomini, tale opinione sia stata affermata, e cioè che il Sutra del Loto va considerato come la via difficile da praticare e che, sebbene il sutra di per sé sia degno di ammirazione, non è adatto alle capacità delle persone di questa ultima epoca. Se nel dire questo essi stessero offendendo il Sutra del Loto, questa sarebbe una colpa, ma essi sostengono di stare semplicemente dicendo che una persona avrà tempo a sufficienza per comprendere veramente il Sutra del Loto dopo che avrà ottenuto di rinascere nella Pura terra.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                    In cuor mio avverto con forza che questo modo di pensare è totalmente errato. E vorrei chiedere alla gente di ascoltare le persone dotate di saggezza, e considerare con molta attenzione se ciò che sto dicendo è sbagliato o no.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Nichiren

                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Il quattordicesimo giorno del secondo mese del secondo anno di Shoka [1258]

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Cenni Storici

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Nichiren Daishonin scrisse Il significato dei sacri insegnamenti della vita del Budda a Kamakura nel 1258, due anni prima di sottoporre il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese a Hojo Tokiyori, ex reggente, ma in realtà capo di fatto del governo di Kamakura, il sedicesimo giorno del settimo mese del 1260.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            In questo scritto il Daishonin prende in considerazione il significato essenziale degli insegnamenti della vita del Budda, e chiarisce che il Sutra del Loto è il motivo fondamentale per l’avvento di Shakyamuni in questo mondo. Classificando l’intero corpo degli insegnamenti di Shakyamuni, T’ien-t’ai aveva creato un sistema conosciuto come “i cinque periodi e gli otto insegnamenti”. Il Daishonin basa il suo discorso proprio intorno a questo sistema, talvolta presentando il materiale sotto forma di diagrammi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Quest’opera può essere suddivisa in due parti: la prima parte riassume i quattro insegnamenti della dottrina, vale a dire, gli insegnamenti del Budda divisi per contenuto in quattro categorie. (Gli otto insegnamenti sono composti da queste quattro categorie più i quattro insegnamenti del metodo, ovvero le quattro categorie classificate in base al metodo di insegnamento.) Nella seconda parte, il Daishonin analizza gli insegnamenti dei cinque periodi, riassume il contenuto degli insegnamenti esposti prima del Sutra del Loto e li paragona al Sutra del Loto, stabilendo qual è superiore e qual è più profondo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Nella prima parte viene fornita una sintesi di ognuno dei quattro insegnamenti della dottrina: l’insegnamento del Tripitaka, l’insegnamento di condivisione, l’insegnamento specifico, e l’insegnamento perfetto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            In primo luogo, il Daishonin osserva che gli insegnamenti del Tripitaka (che T’ien-t’ai identifica con l’insegnamento Hinayana) chiariscono le relazioni di causa ed effetto che operano nei sei sentieri, o sei regni inferiori dell’esistenza, e introducono i tre tipi di apprendimento – precetti, meditazione e saggezza – concentrandosi però principalmente sull’osservanza dei precetti. Tali insegnamenti si addicono alle capacità degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente. Questi insegnamenti spiegano gli stadi della pratica e del risveglio chiamati i sette stadi di merito e i sette stadi di santità. Lo scopo ultimo della pratica di questi insegnamenti è quello di sradicare le illusioni del pensiero e del desiderio, e di non rinascere più nei sei sentieri del triplice mondo. È lo stato che si ottiene “riducendo il corpo in cenere e annullando la coscienza”. Per questo motivo i sutra mahayana precedenti al Sutra del Loto sostengono che le persone dei due veicoli non potranno mai conseguire la Buddità. Il Daishonin fa notare poi che la pratica di tali insegnamenti richiede un tempo estremamente lungo, ed esamina le varie illusioni del pensiero e del desiderio che essi mirano a eliminare. Infine il Daishonin menziona i sutra e i commentari relativi a questi insegnamenti, i periodi nei quali furono insegnati, e le scuole che li espongono.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            In secondo luogo, per quanto riguarda l’insegnamento di condivisione, il Daishonin sostiene che esso corrisponde a quelli che lui definisce insegnamenti mahayana introduttivi, ed elenca i sutra e i commentari sui quali si basano, e il periodo di tempo necessario per praticarli. Dichiara che né l’insegnamento del Tripitaka né l’insegnamento di condivisione rivelano che le persone comuni possiedono la natura di Budda, o hanno il potenziale di ottenere l’illuminazione. Chiarisce che tali insegnamenti sono rivolti agli ascoltatori della voce, ai risvegliati all’origine dipendente e ai bodhisattva.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            In terzo luogo, il Daishonin considera l’insegnamento specifico, che è inteso esclusivamente per i bodhisattva. Tale insegnamento si concentra sui cinquantadue stadi della pratica e del risveglio. Poiché la pratica del bodhisattva è volta alla salvezza sia di se stessi sia degli altri, e invece le persone dei due veicoli (ascoltatori della voce e risvegliati all’origine dipendente) si preoccupano esclusivamente della propria salvezza personale, l’insegnamento specifico le squalifica, negando loro la possibilità di ottenere l’illuminazione.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            In quarto luogo, il Daishonin analizza l’insegnamento perfetto, dividendolo in due categorie: l’insegnamento perfetto dei sutra propagati prima del Sutra del Loto, quali i sutra della Ghirlanda di fiori, della Saggezza e di Vimalakirti, e l’insegnamento perfetto del Sutra del Loto. L’insegnamento perfetto precedente al Sutra del Loto, come l’insegnamento specifico, riconosce cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva. A differenza dell’insegnamento specifico, questi stadi sono mutuamente inclusivi, senza distinzioni di profondità o superiorità. In altre parole, le persone comuni possono conseguire la Buddità senza dover avanzare da uno stadio all’altro, cioè senza sradicare le illusioni e i desideri. Per quanto riguarda l’insegnamento perfetto del Sutra del Loto, il Daishonin dichiara che affronterà tale argomento in seguito.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            La seconda metà di questo scritto analizza i cinque periodi in cui sono classificati gli insegnamenti di Shakyamuni, a partire dai quattro periodi precedenti al Sutra del Loto: i periodi della Ghirlanda di fiori, Agama, Corretto ed equo e della Saggezza. Sintetizzando il contenuto di ognuno di essi, il Daishonin afferma che i sutra e gli insegnamenti di questi periodi vanno intesi come espedienti per condurre le persone alla comprensione del Sutra del Loto. Sostiene che si tratta di insegnamenti nei quali, come il Budda afferma nel Sutra degli Innumerevoli significati, «Non ho ancora rivelato la verità».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Poi il Daishonin menziona le scuole buddiste che si basano sugli insegnamenti dei quattro periodi precedenti al Sutra del Loto: le scuole hinayana dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità, e dei Precetti, e le scuole mahayana della Ghirlanda di fiori, delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati. Esaminando le dottrine di ogni scuola, il Daishonin giunge alla conclusione che in linea generale le dottrine delle scuole mahayana sono superiori alle dottrine delle varie scuole hinayana, ma che nessuno dei sutra sui quali queste scuole si basano può eguagliare il livello del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Il Daishonin afferma che, per poter comprendere il significato del Sutra del Loto, l’insegnamento del quinto periodo, è necessario prima chiarire quale posto occupa tra tutti gli insegnamenti della vita di Shakyamuni. Interpretando passi che illustrano questo punto, il Daishonin afferma che tutti gli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto furono insegnati da Shakyamuni allo scopo di rivelare il significato e l’importanza del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Cita poi alcuni passi del Sutra del Loto per dimostrare che lo scopo del sutra è quello di far sì che tutte le persone dei Dieci mondi possano conseguire la Buddità. Enfatizza che il beneficio della “cinquantesima persona che ode le parole del Sutra del Loto trasmesse da una persona all’altra” e il beneficio di chi udendole “risponde con gioia” superano di gran lunga i benefici derivanti dai lunghi kalpa di pratica richiesti dagli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto. Questo, come dichiara Miao-lo, denota il potere del Sutra del Loto «rivelando che sebbene la loro pratica sia superficiale il beneficio che ne consegue è veramente profondo». Pertanto, come spiega il Daishonin, il Sutra del Loto è quello che meglio si addice alla capacità delle persone dell’Ultimo giorno della Legge. Inoltre, citando da opere quali Epilogo alla traduzione del Sutra del Loto di Seng-chao e I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo di Eshin, il Daishonin spiega che il Giappone è una terra in cui, nell’epoca successiva alla morte di Shakyamuni, il Sutra del Loto si diffonderà sicuramente.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Successivamente, per chiarire gli insegnamenti contenuti nel Sutra del Loto, il Daishonin comincia con l’additare il significato profondo dei cinque caratteri del titolo, Myoho-renge-kyo. Servendosi poi dei princìpi del mutuo possesso dei Dieci mondi e dei tremila regni in un singolo istante di vita, egli rivela che tutte le persone sono in grado di conseguire la Buddità. Continua poi introducendo i due aspetti del carattere myo, il myo comparativo e il myo assoluto, e spiega la funzione di myo di aprire e fondere tutti gli insegnamenti nella verità ultima del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Infine, il Daishonin refuta la tesi dei seguaci della scuola della Pura terra, secondo la quale «sebbene il sutra di per sé sia degno di ammirazione, non è adatto alle capacità delle persone di questa ultima epoca».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Note

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            1. Sono chiamati complessivamente i tre tipi di meditazione. La meditazione sul gusto è una meditazione ancora limitata e ostacolata dalle illusioni e dai desideri; la meditazione pura è quella che permette ai praticanti di percepire la natura delle illusioni e dei desideri e di emanciparsene in una certa misura; la meditazione libera dagli efflussi permette ai praticanti di ottenere una saggezza che è completamente libera dalle illusioni e dai desideri.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            2. Nell’edizione inglese The Writings of Nichiren Daishonin, vol. 2, si parla di “non sostanzialità” (non-substantiality). Il carattere giapponese corrispondente “ku” letteralmente significa “vacuità, vuoto” di cui il concetto di “non sostanzialità” è una conseguenza.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            3. Il grado inferiore dei praticanti comuni, o coloro che si trovano agli stadi iniziali della pratica. “Grado esterno”, indica gli stadi in cui non si ottiene alcuna illuminazione; “grado interno” indica gli stadi in cui si ottiene una qualche forma di illuminazione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            4. Saggi che vissero al tempo di Yao, uno dei Cinque imperatori, sovrani saggi dell’antica Cina. Hsü Yu e Ch’ao Fu vivevano nella foresta in montagna ed erano indifferenti alle faccende mondane.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            5. Emancipazione corporea: terzo dei quattro stadi di illuminazione descritti negli insegnamenti hinayana, lo stadio di colui che non ritorna, nel quale si dice che una persona calmi completamente le funzioni della mente e goda di uno stato di quiete fisica. Il quarto stadio è quello di arhat.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            6. Questo passo in realtà si trova in Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” di Miao-lo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            7. Secondo l’opera Sul significato dei fondamenti per la rinascita nella Pura terra, al tempo del Budda viveva un saggio che aveva raggiunto il primo livello di ottenimento e che aveva rapporti sessuali con sua moglie ottantuno volte a notte. La moglie ne era disgustata e se ne lamentò col Budda che le consigliò di farlo vergognare del suo comportamento dicendogli: «Tu sei già al primo livello di ottenimento. Perché allora vuoi fare l’amore?». Ella tornò a casa e quando il marito cercò di avere un rapporto sessuale con lei, gli parlò come il Budda le aveva insegnato. Il marito si astenne immediatamente dal sesso, dedicandosi da quel momento in poi alla pratica buddista e raggiungendo così il terzo livello di ottenimento.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            8. Commentario sul significato dei precetti del bodhisattva.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            9. Opera di Samghabhadra della scuola indiana Sarvastivada. Essa cerca di refutare Il tesoro dell’Abhidharma di Vasubandhu, che è una critica della dottrina Sarvastivada.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            10. Opera di Samghabhadra, in cui è descritta la dottrina della scuola Sarvastivada.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            11. Lo stadio della saggezza non alimentata dall’acqua della verità della vacuità.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            12. Lo stadio in cui un praticante sconfigge alcune illusioni e inizia a comprendere la natura della verità.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            13. Lo stadio in cui un praticante ottiene una saggezza libera dagli efflussi, o illusioni e desideri, e dissolve le illusioni del pensiero. “Otto percezioni” significa percepire le quattro nobili verità associate rispettivamente al mondo del desiderio e ai mondi della forma e della non forma.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            14. Lo stadio in cui il praticante acquisisce una visione profonda delle quattro nobili verità, sradicando le illusioni del pensiero.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            15. Lo stadio in cui un praticante diminuisce le illusioni sradicando i primi sei dei nove tipi di illusioni del desiderio nel mondo del desiderio. Lo stadio successivo, quello della perdita del desiderio, è lo stadio della libertà dai restanti tre tipi di illusioni.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            16. Lo stadio in cui un praticante sradica le illusioni del pensiero e le illusioni del desiderio nel triplice mondo. Nella pratica dell’ascoltatore della voce corrisponde allo stadio di arhat.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            17. Si riferisce alla frase di p. 48 dove si afferma: «…i bodhisattva dotati di capacità abbastanza acute possano progredire oltre i sei sentieri».
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            18. I cinquantotto precetti del Sutra della Rete di Brahma sono i dieci precetti principali e i quarantotto precetti minori. Questi ultimi riguardano violazioni minori, mentre i dieci precetti principali proibiscono le offese maggiori. Per esempio i precetti minori proibiscono di mangiar carne e vegetali dal forte aroma, come il porro o la cipolla. I dieci precetti inesauribili, citati in seguito, equivalgono ai dieci precetti principali del Sutra della Rete di Brahma.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            19. I dieci precetti sono: 1) adoperarsi per recare beneficio a tutte le persone; 2) non accettare precetti non buddisti; 3) non desiderare di dimorare nel triplice mondo; 4) mantenere una mente libera dal rimpianto e dall’odio; 5) non commettere azioni contrarie agli insegnamenti del Budda; 6) non affliggere le persone imparando poteri occulti e prescrivendo medicine con essi; 7) non essere attaccati a visioni distorte e a precetti diversi; 8) non manifestare augusti attributi per ostentare la propria superiorità; 9) essere privi di arroganza e non mostrare disprezzo nemmeno per coloro che infrangono i precetti; 10) non commettere alcuna delle dieci azioni malvagie.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            20. I cinque tipi di precetti per il proprio beneficio personale sono: 1) non commettere offese maggiori; 2) non commettere offese minori; 3) non attaccarsi a percezioni errate; 4) mantenere un retto pensiero; 5) indirizzare i propri meriti a un ulteriore progresso verso la suprema e perfetta illuminazione. I dieci precetti per la protezione degli altri sono: 1) non violare le proibizioni; 2) cessare di fare il male e mantenere corpo e mente puri; 3) fare il bene; 4) non essere negligenti nell’osservanza delle proibizioni maggiori, nello sradicare le idee illusorie e nelle altre pratiche religiose; 5) non avere una percezione imperfetta della natura dei fenomeni; 6) non commettere offese gravi o offese minori; 7) non regredire nell’osservanza dei precetti; 8) agire in accordo con la via della verità; 9) comprendere l’insuperata via; 10) possedere ogni sorta di virtù e di risultati fortunati.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            21. I dieci precetti sono: 1) osservare la proibizione di commettere le offese maggiori; 2) osservare altre proibizioni importanti, la cui violazione priva i monaci dell’appartenenza all’ordine buddista per un certo periodo; 3) osservare proibizioni minori, la cui violazione richiede la confessione agli altri monaci; 4) intraprendere la meditazione e dissolvere illusioni e desideri; 5) percepire la verità e sradicare le illusioni del pensiero; 6) percepire la verità e acquisire la liberazione dalle illusioni del desiderio; 7) guadagnarsi l’ammirazione del Budda osservando scrupolosamente i precetti; 8) svolgere le pratiche per salvare gli altri; 9) praticare la meditazione in cui ci si adopera per condurre gli altri alla salvezza; 10) osservare il precetto della perfetta dotazione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            22. “Contemplare” significa eliminare le illusioni e osservare la verità; “raffinare”significa conoscere a fondo insegnamenti sempre più profondi; “profumare”, significa coltivare l’abitudine di sforzarsi; “perfezionare” significa acquisire uno stato di completa libertà.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            23. “Le tre categorie dell’incondizionato” indica l’illuminazione negli insegnamenti hinayana. Le tre categorie dell’incondizionato sono: lo spazio, la cessazione delle illusioni e dei desideri (nirvana), e la non nascita delle cose e dei fenomeni.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            24. Un prete dell’ottavo secolo del regno di Silla, sulla penisola coreana, esperto della dottrina della Coscienza come unica realtà e di logica buddista.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            25. Questo passo non si trova nell’edizione ancora esistente del Sutra della Rete di Brahma.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            26. Su “Grande concentrazione e visione profonda”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            27. Si ritiene che per “Sutra della Saggezza” qui s’intenda l’Ampio Sutra della Saggezza, ma questo passo non si trova nell’edizione ancora esistente di quest’ultimo. Tuttavia, T’ien-t’ai, in Il significato profondo del Sutra del Loto, cita questo passo affermando che è tratto dall’Ampio Sutra della Saggezza.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            28. Un ramo della scuola Tendai, la cui sede era il tempio Enryaku sul monte Hiei.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            29. Un ramo della scuola Tendai, la cui sede era il tempio Onjo, ai piedi del monte Hiei.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            30. Riferimento all’opinione di Shoshin (d.s.), un prete del tempio principale della scuola Tendai sul monte Hiei, espressa nel suo Commentario personale a “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            31. Significato profondo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            32. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 86.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            33. Ibidem, cap. 10, p. 237.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            34. Ibidem, p. 236.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            35. Sta a indicare la notevole lunghezza che raggiungono i germogli.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            36. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            37. Su “Grande concentrazione e visione profonda”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            38. Su “Parole e frasi”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            39. Una riformulazione di un passo di I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            40. Una riformulazione del Sutra di Vimalakirti.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            41. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 91.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            42. Qui “provvisorio” si riferisce ai nove mondi e “vero” alla Buddità. La citazione dice che tutte le esistenze possiedono sia i nove mondi sia la Buddità e sono dotate dei dieci fattori della vita. Questo è ciò che significa ho.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            43. Qui “causa” si riferisce ai nove mondi ed “effetto” alla Buddità. Nei sutra predicati prima del Loto la “causa” e l’“effetto” sono separati e incompatibili, ma nel Sutra del Loto essi sono mutuamente inclusivi, da cui il mutuo possesso dei Dieci mondi.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            44. Il Sutra del Loto, cap. 5, p. 162.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            45. Ibidem, cap. 11, p. 255.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            46. La storia dell’ottenimento dell’illuminazione da parte di Vasu non si trova nel Sutra della Grande raccolta, ma nel Grande Sutra Corretto ed equo delle dharani. L’asceta Vasu era caduto nell’inferno a causa dei suoi atti malvagi e delle sue idee errate, e tuttavia si adoperava per far sì che gli abitanti che soffrivano nell’inferno riuscissero a dirigere la propria mente verso il bene. Infine egli fu liberato dall’inferno insieme a loro, visitò il luogo in cui si trovava il Budda Shakyamuni e infine ottenne l’illuminazione. In India Vasu è riverito come un essere celeste.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            47. Su “Grande concentrazione e visione profonda”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            48. Ibidem.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            49. L’idea che tutti i fenomeni si sviluppino dalla propria innata natura individuale e che tutti i risultati o effetti siano prodotti da questa natura individuale, che è l’origine del mondo fenomenico.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            50. L’idea che varie cause differenti operino per produrre un effetto e che nessun effetto sia inerente a qualche singola causa.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            51. La visione secondo la quale in alcuni casi le cause producono effetti e in altri casi esse non producono effetti.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            52. La visione secondo la quale tutti gli effetti, o fenomeni, sorgono senza cause o condizioni e sono semplicemente l’opera della natura. Questo si intende per “scuola Naturalista”, alla quale si fa riferimento qui.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            53. Significato profondo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            54. Riassunto di un passo del capitolo “Espedienti”. (Vedi Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 74).
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            55. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 82.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            56. Ibidem, p. 78. “Nove stratagemmi” indica le nove suddivisioni degli insegnamenti (vedi Glossario), che qui sono le suddivisioni degli insegnamenti hinayana o del piccolo veicolo. Il Sutra del Loto li descrive come mezzi per condurre gli esseri viventi al grande veicolo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            57. Ibidem, cap. 16, p. 312. Il passo completo si riferisce al fatto che «sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia di migliaia di miriadi di milioni di nayuta di kalpa da quando [io, Shakyamuni,] ho realmente conseguito la Buddità». Così il Budda Vairochana del Sutra della Ghirlanda di fiori viene identificato con il Budda Shakyamuni dell’illuminazione originale.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            58. Il concetto chiave degli insegnamenti dei sutra della Saggezza è la vacuità, che il capitolo “Pratiche pacifiche” del Sutra del Loto spiega con i diciotto aspetti della vacuità. Il capitolo recita: «Poi il bodhisattva o il mahasattva dovrebbe considerare tutti i fenomeni come vuoti, riconoscendo in ciò il loro vero aspetto. Essi non si capovolgono, non si muovono, non regrediscono, non ruotano. Sono come lo spazio vuoto, privi di natura propria, al di là della portata delle parole. Essi non nascono, non emergono, non sorgono. Sono privi di nome, privi di forma, privi di vera essenza. Sono privi di volume, privi di limiti, privi di ostacoli, privi di barriere». (Ibidem, cap. 14, p. 277).
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            59. Ibidem, cap. 23, p. 393. Nell’edizione italiana del Sutra del Loto il Mondo di Pace e Beatitudine è chiamato Mondo di Pace e Felicità.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            60. Riferimento a uno dei due tipi di pratica formulati dalla scuola della Pura terra; l’altro è la pratica con mente concentrata. Ciò significa che, persino se una persona ha una mente distratta, se prende fede nel Sutra del Loto, può conseguire la Buddità.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            61. Ibidem, cap. 2, p. 85.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            62. Ibidem, cap. 3, p. 120.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            63. Ibidem, cap. 19, p. 358.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            64. Riassunto di un passo del dodicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Devadatta”. (Vedi Ibidem, cap. 12, p. 260).
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            65. Riassunto di un passo del ventottesimo capitolo del Sutra del Loto, “Incoraggiamenti”. (Vedi Ibidem, cap. 28, p. 438). Il cielo dei trentatré dèi nel sutra è il cielo Trayastrimsha.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            66. Riassunto di un passo del ventitreesimo capitolo del Sutra del Loto, “Re della Medicina”. (Vedi Ibidem, cap. 23, p. 393). La terra di Pace e Sostentamento nell’edizione italiana del Sutra del Loto corrisponde al Mondo di Pace e Felicità.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            senzamotica
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Eredità della vita
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            otto per mille
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            nuovo rinascimento
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            buddismo e società
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            volo continuo
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            esperia

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Gestisci consenso