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123. Il sutra della vera riconoscenza

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1278. Indirizzata a Sennichi, monaca laica

Il sesto giorno del settimo mese del primo anno dell’era Koan (1278), segno ciclico tsuchinoe-tora, è giunta la lettera inviata dalla monaca laica Sennichi, per mano di suo marito Abutsu-bo, dalla provincia di Sado in questo montuoso recesso chiamato monte Minobu nel villaggio di Hakiri, provincia di Kai in Giappone.

    Nella lettera ella afferma di essersi preoccupata per le colpe e gli ostacoli che impediscono alle donne di raggiungere l’illuminazione, ma, avendo appreso dai miei insegnamenti che il Sutra del Loto mette al primo posto il conseguimento della Buddità da parte delle donne, fa affidamento in tutto e per tutto su questo sutra.

      Potremmo chiederci: chi era il Budda che predicò il sutra noto come Sutra del Loto? A ovest di questa terra del Giappone, a ovest anche della Cina e ancor più a ovest, oltre i deserti e il Pamir, in una terra chiamata India, viveva un principe ereditario, figlio di un grande re di nome Shuddhodana. Quando il principe ebbe diciannove anni, rinunciò al suo rango e si ritirò sul monte Dandaka per dedicarsi alla vita religiosa e, all’età di trent’anni, diventò un Budda. Il suo corpo assunse un colore dorato e il suo spirito rifletté le tre esistenze. Il Budda, che illuminava come in uno specchio tutto ciò che era avvenuto nel passato e che sarebbe accaduto nel futuro, predicò per più di cinquant’anni esponendo tutti i vari sutra.

        Durante i primi mille anni successivi alla morte del Budda, questi vari sutra si diffusero gradualmente in tutte le regioni dell’India, senza però raggiungere la Cina o il Giappone. Millequindici anni dopo la morte del Budda, il Buddismo fu introdotto per la prima volta in Cina, ma il Sutra del Loto non ancora.

          Circa duecento anni e più dopo l’introduzione del Buddismo in Cina, in un paese chiamato Kucha, situato tra l’India e la Cina, viveva il Maestro del Tripitaka Kumarayana. Suo figlio, Kumarajiva, partì da Kucha e si recò in India dove fu istruito sul Sutra del Loto dal Maestro del Tripitaka Shuryasoma. Affidandogli il sutra, Shuryasoma gli disse: «Questo Sutra del Loto ha un profondo legame con un paese che si trova a nord-est»1.

            Tenendo a mente queste parole, Kumarajiva portò questo sutra nella regione a est dell’India, la Cina. Così, più di duecento anni dopo l’introduzione del Buddismo in Cina, durante il regno di un sovrano della tarda dinastia Ch’in, il Sutra del Loto giunse per la prima volta in quel paese.

              Il Buddismo fu introdotto in Giappone durante il regno del trentesimo sovrano, l’imperatore Kimmei, nel tredicesimo giorno, giorno con segno ciclico kanoto-tori, del decimo mese del tredicesimo anno del suo regno, anno con segno ciclico mizunoe-saru (552), a opera del re Syo˘ngmyo˘ng del regno di Paekche, situato a ovest del Giappone. Ciò accadde quattrocento anni dopo l’introduzione del Buddismo in Cina e più di millequattrocento anni dopo la morte del Budda.

                Il Sutra del Loto compariva tra i testi introdotti a quell’epoca; tuttavia in seguito il principe Shotoku, figlio del trentaduesimo sovrano, l’imperatore Yomei, mandò un inviato in Cina per procurarsi un’altra copia del Sutra del Loto e lo propagò in tutto il Giappone. Da allora sono trascorsi più di settecento anni.

                  Sono già trascorsi più di duemiladuecentotrent’anni dalla morte del Budda e inoltre l’India, la Cina e il Giappone sono separate da un susseguirsi di catene montuose, di fiumi, di mari. Gli abitanti, il modo di pensare e la natura dei territori sono completamente diversi, così come le lingue che parlano, gli usi e costumi. Com’è possibile che dei comuni esseri umani come noi riescano a capire il vero significato degli insegnamenti buddisti?

                    L’unico modo per capirlo è confrontare le parole che si trovano nei vari sutra. Vi è una gran varietà di sutra; quello chiamato Sutra del Loto consta di otto volumi, più il volume del Sutra di Virtù Universale che esorta a propagare il Sutra del Loto, e il volume del Sutra degli Innumerevoli significati che funge da introduzione al Loto. Quando apriamo il Sutra del Loto e lo esaminiamo, è come vedere il nostro volto riflesso in un limpido specchio o come distinguere i colori di tutte le piante e gli alberi quando sorge il sole.

                      Leggendo il Sutra degli Innumerevoli significati, che serve da introduzione, troviamo il seguente passo: «In questi quarant’anni e più [io, Shakyamuni,] non ho ancora rivelato la verità». Nel primo volume del Sutra del Loto, all’inizio del capitolo “Espedienti”, leggiamo: «L’Onorato dal Mondo ha esposto a lungo le sue dottrine e adesso deve rivelare la verità»2. Nel capitolo “Torre preziosa” del quarto volume vi è una frase che afferma esplicitamente: «Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa, […] tutto ciò che hai esposto [Shakyamuni] è la verità!»3. E il settimo volume contiene l’illuminante frase: «Le loro lingue si spingono fino al cielo di Brahma»4.

                        Inoltre, i sutra che precedono o seguono il Loto sono stati paragonati a stelle, ruscelli e fiumi, a sovrani minori o a piccole montagne, mentre il Loto è stato paragonato alla luna, al sole, al grande mare, a una grande montagna o a un grande re5.

                          Queste non sono parole mie, sono tutte auree parole del Tathagata, parole che esprimono il giudizio di tutti i Budda delle dieci direzioni. E tutti i bodhisattva, le persone dei due veicoli, Brahma e Shakra, gli dèi del sole e della luna, appesi al cielo come specchi luminosi, hanno visto e udito pronunciare queste affermazioni. Le parole delle divinità del sole e della luna sono anch’esse riportate in questo sutra. Anche tutte le antiche divinità dell’India, della Cina e del Giappone erano presenti all’assemblea e gli dèi del Giappone, come la Dea del Sole, il Grande Bodhisattva Hachiman o le divinità di Kumano e Suzuka6, non sono in grado di metterle in discussione.

                            Questo sutra è superiore a tutti gli altri. È come il leone, il re di tutti gli animali che si muovono sulla terra, come l’aquila, il re di tutti quelli che volano nel cielo. In confronto, il Sutra della Devozione al Budda Amida7 e gli altri sutra sono come fagiani o conigli, che gemono mentre l’aquila li cattura, o hanno le viscere paralizzate dalla paura mentre il leone li insegue. E la stessa cosa vale per i credenti Nembutsu, i preti della scuola dei Precetti, i preti Zen e i maestri della Vera parola: messi faccia a faccia con il devoto del Sutra del Loto, il colore svanisce dai loro volti e tutta la loro baldanza viene meno.

                              Spiegherò ora quali dottrine vengono insegnate in questo meraviglioso Sutra del Loto. Cominciamo dal capitolo “Espedienti”, nel primo volume: esso dichiara che i bodhisattva, le persone dei due veicoli e le persone comuni sono tutti in grado di conseguire la Buddità, ma ancora non riporta esempi [che provino tale asserzione]. È come il caso di un visitatore che incontriamo per la prima volta: ha un aspetto attraente, un carattere schietto e, sentendolo parlare, non abbiamo motivo di dubitare di lui. Tuttavia, dato che è la prima volta che lo vediamo e non abbiamo prove di ciò che dice, ci rimane difficile credergli soltanto in base alle sue parole. Ma, se riscontriamo ripetutamente che le cose essenziali da lui sostenute quella volta erano giuste, da allora in poi ci fideremo di quello che dice.

                                Per tutti coloro che credevano nel Sutra del Loto, ma non riuscivano a credere del tutto, il quinto volume espose il cuore dell’intero sutra, la dottrina del conseguimento della Buddità nella propria forma presente. Era come se un oggetto nero fosse diventato bianco, come se la lacca nera fosse diventata simile a neve, come se una cosa sporca fosse diventata pulita e pura o il gioiello che esaudisce i desideri fosse stato gettato nell’acqua torbida [per renderla limpida]. Vi si narra di come la fanciulla drago divenne Budda nella sua forma di serpente. E a quel punto nessuno poteva più dubitare che tutti gli uomini potessero conseguire la Buddità. Per questo affermo che l’illuminazione delle donne viene esposta come modello.

                                  Per questo motivo il Gran Maestro Dengyo, fondatore del tempio Enryaku sul monte Hiei, che per primo diffuse i veri insegnamenti del Sutra del Loto in Giappone, commentando questo punto afferma: «Né il maestro né i discepoli devono sottoporsi a innumerevoli kalpa di pratiche austere per conseguire la Buddità. Grazie al potere del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, possono farlo nella loro forma presente»8. E il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che, che per primo espose il vero significato del Sutra del Loto in Cina, osserva: «Gli altri sutra predicono la Buddità solo agli uomini, non alle donne […] questo sutra predice la Buddità a tutti»9.

                                    Queste affermazioni non chiariscono forse che, fra tutti gli insegnamenti della vita del Budda, il Sutra del Loto sta al primo posto e che, fra gli insegnamenti del Sutra del Loto, il primo posto spetta al conseguimento della Buddità da parte delle donne? Perciò, anche se tutti gli altri sutra negano che le donne possano diventare Budda, dal momento che il Sutra del Loto garantisce loro la Buddità, per quale ragione le donne giapponesi dovrebbero rattristarsi?

                                      Io, Nichiren, sono nato come essere umano, cosa difficile da ottenere, e mi sono imbattuto negli insegnamenti buddisti, che è raro incontrare. In più, fra tutti gli insegnamenti buddisti, ho potuto incontrare il Sutra del Loto. Riflettendo sulla mia fortuna, comprendo di avere un debito di gratitudine verso i miei genitori, il sovrano e tutti gli esseri viventi.

                                        Per quanto riguarda il debito di gratitudine nei confronti dei genitori, per la loro affettuosa sollecitudine, nostro padre è paragonabile al cielo e nostra madre alla terra10; è difficile dire con quale dei due genitori siamo più in debito, ma è particolarmente difficile ripagare il grande debito nei confronti di nostra madre. Se una persona cerca di ripagarlo seguendo le scritture non buddiste, per esempio le Tre cronache, i Cinque canoni o il Classico della pietà filiale, riuscirà ad assistere sua madre in questa vita, ma non potrà sperare di far niente per lei nella prossima. Si prenderà cura del suo corpo, ma non salverà il suo spirito.

                                          Per quanto riguarda invece le scritture buddiste, i cinquemila o settemila e più volumi dei sutra hinayana e mahayana, poiché insegnano che le donne non possono conseguire la Buddità, non offrono alcun modo per ripagare il debito di gratitudine nei confronti della propria madre. Le dottrine hinayana negano che una donna possa conseguire la Buddità. I sutra mahayana in alcuni casi sembrano ammettere il conseguimento della Buddità o la rinascita in una pura terra, ma si tratta di una mera possibilità menzionata dal Budda, non di un fatto realmente accaduto.

                                            Solo il Sutra del Loto rivela che una donna può conseguire la Buddità e perciò ho concluso che solo quello del Loto è il sutra della vera riconoscenza che permette di ripagare il debito di gratitudine nei confronti di mia madre, e ho fatto voto di mettere in grado tutte le donne di recitare il daimoku di questo sutra.

                                              Ma le donne del Giappone si sono lasciate ingannare da preti come il cinese Shan-tao o i giapponesi Eshin, Yokan e Honen e in tutto il paese non una di loro recita Nam-myoho-renge-kyo, che dovrebbero considerare la cosa fondamentale. Non fanno altro che recitare Namu-Amida-butsu, una volta al giorno, dieci volte al giorno, cento, mille, diecimila, un milione di volte al giorno, o trentamila o centomila volte. Per tutta la vita, a ogni ora del giorno e della notte, non fanno altro. Sia le donne determinate a ottenere l’illuminazione sia quelle malvagie si basano sull’invocazione del nome di Amida. E anche le donne che sembrano dedicarsi un poco al Sutra del Loto, lo fanno come se stessero ammazzando il tempo in attesa che sorga la luna o come se, con riluttanza, si accompagnassero a un uomo che non gradiscono in attesa di incontrare il loro innamorato.

                                                Così, fra tutte le donne del Giappone non ve n’è nemmeno una che agisca secondo lo spirito del Sutra del Loto. Non recitano il daimoku del Sutra del Loto, che è fondamentale per [ripagare il debito di gratitudine] verso la propria madre11, e invece dedicano i loro cuori ad Amida, ma, poiché non si basano sul Sutra del Loto, Amida non presta loro aiuto. Recitare il nome del Budda Amida non è il mezzo col quale una donna può ottenere la salvezza, anzi la farà precipitare immancabilmente nell’inferno.

                                                  Mi sono tormentato pensando a cosa si dovrebbe fare, ma, se per aiutare la propria madre si recita il nome del Budda Amida, si crea un karma che conduce all’inferno di incessante sofferenza; benché non sia uno dei cinque peccati capitali, è ancora più grave perché una persona che uccide il padre e la madre distrugge il loro corpo fisico, ma non li condanna a cadere nell’inferno di incessante sofferenza nella prossima vita.

                                                    Oggi le donne del Giappone, che potrebbero conseguire sicuramente la Buddità con il Sutra del Loto, sono state raggirate e indotte a recitare esclusivamente la formula Namu-Amida-butsu e, poiché apparentemente non è una cattiva azione, ingannarle è stato facile. Ma, dato che il Nembutsu non è il seme della Buddità, chi lo recita non diventerà mai un Budda. Attaccandosi al bene minore della recitazione del nome del Budda Amida ci si priva del bene maggiore del Sutra del Loto. Così, il piccolo bene del Nembutsu ha effetti peggiori del grande male dei cinque peccati capitali.

                                                      È come il caso di Masakado che, durante l’era Shohei (931-938) assunse il controllo di otto province della regione del Kanto, o come Sadato che durante l’era Tengi (1053-1058) si impadronì della regione di Oshu. Dato che questi uomini crearono una frattura tra il popolo di quelle regioni e il sovrano, furono dichiarati nemici della corte imperiale e alla fine furono annientati. I loro complotti e le loro rivolte furono peggiori dei cinque peccati capitali.

                                                        La condizione del Buddismo nel Giappone odierno è esattamente la stessa. Si tratta semplicemente di complotti e di rivolte in una forma diversa. Il Sutra del Loto rappresenta il re supremo, mentre le scuole della Vera parola e della Pura terra, la scuola Zen e i preti dei Precetti, che si basano su vari sutra minori come il Sutra di Mahavairochana e il Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita, sono diventate i nemici mortali del Sutra del Loto. Eppure in tutto il Giappone le donne, inconsapevoli dell’ignoranza della propria mente, pensano che Nichiren, che potrebbe salvarle, sia loro nemico e scambiano per buoni amici e maestri i credenti Nembutsu e i preti Zen, della Vera parola e dei Precetti che in realtà sono i loro peggiori nemici. E poiché considerano un mortale nemico Nichiren che sta cercando di salvarle, queste donne si sono coalizzate per calunniarlo presso il governante del paese così che, dopo avermi fatto esiliare nella provincia di Izu, mi hanno esiliato ancora nella provincia di Sado.

                                                          Io, Nichiren, ho fatto un voto e dico questo: «Nichiren non ha alcuna colpa. E, anche se dovessi essermi sbagliato, rimane il fatto che ho fatto voto di salvare tutte le donne del Giappone e la sincerità non può essere ignorata, tanto più che ciò che dico è in accordo con il Sutra del Loto.

                                                            «Se le donne del Giappone scelgono di non credere in me, la cosa dovrebbe finire lì, invece fanno in modo che Nichiren venga attaccato. Sono forse io che sto sbagliando?

                                                              «Shakyamuni, Molti Tesori, i Budda delle dieci direzioni, i bodhisattva, le persone dei due veicoli, Brahma, Shakra e i quattro re celesti, come intendono risolvere la questione? Se io sono in errore, dovrebbero indicarmi la ragione. In modo particolare gli dèi del sole e della luna sono proprio di fronte a me. E poiché, oltre ad ascoltare le parole del Budda Shakyamuni, avete anche fatto voto di punire chiunque perseguitasse il devoto del Sutra del Loto, affermando: “[A chiunque tormenta i predicatori della Legge,] si spacchi la testa in sette pezzi”12, adesso che cosa intendete fare?». Poiché io, Nichiren, li ho severamente rimproverati in questo modo, gli dèi celesti hanno inflitto una punizione al nostro paese e così sono apparse queste epidemie.

                                                                A rigor di logica gli dèi celesti dovrebbero comandare a un altro paese di punire il nostro, ma troppe persone perderebbero la vita da entrambe le parti. Il disegno degli dèi celesti è di evitare un terribile conflitto generale, sterminando prima la popolazione [con le epidemie] – il che equivale a tagliare le mani e i piedi del sovrano – e costringendo così il sovrano e gli alti dignitari di questo paese [a onorare il Sutra del Loto]. In questo modo intendono spazzar via i nemici del Sutra del Loto e far strada alla propagazione del corretto insegnamento.

                                                                  Ciò nonostante, quando fui esiliato nella provincia di Sado, il conestabile della provincia e gli altri funzionari, seguendo le disposizioni del governante del paese, mi trattarono in maniera ostile e anche i cittadini comuni si conformarono ai loro ordini. Come se non bastasse, i credenti Nembutsu e i preti Zen, dei Precetti e della Vera parola di Kamakura fecero sapere che per nulla al mondo mi doveva essere concesso di ritornare dall’isola di Sado. Inoltre Ryokan del Gokuraku-ji e altri persuasero l’ex governatore della provincia di Musashi13, a inviare lettere personali di istruzioni, recapitate a Sado dai discepoli di Ryokan, con le quali si ordinava di perseguitare Nichiren. Sembrava che non ne sarei uscito vivo. Non so quali fossero i disegni celesti in questa faccenda, ma ogni singolo amministratore locale e ogni singolo credente Nembutsu sorvegliava strettamente la mia capanna giorno e notte, deciso a impedire a chiunque di comunicare con me. Mai, in nessuna esistenza, potrò dimenticare come tu e Abutsu-bo, che recava sulle spalle una cesta piena di cibo, siate venuti più volte nel cuore della notte, in quelle circostanze, a portarmi soccorso. Era come se la mia defunta madre fosse improvvisamente rinata nella provincia di Sado!

                                                                    C’era una volta in Cina un uomo noto come il governatore di P’ei14. Poiché vi erano dei segni indicanti che sarebbe diventato un sovrano, il primo imperatore della dinastia Ch’in emanò un proclama in cui si prometteva un premio senza precedenti a chiunque lo avesse ucciso. Il governatore, pensando che fosse assai difficile nascondersi in un villaggio di campagna, si addentrò nelle montagne dove rimase per sette giorni e poi per altri sette. In quei momenti pensava che avrebbe di certo perso la vita. Ma il governatore aveva una moglie, della famiglia Lü, che andò a cercarlo fra le montagne e gli recò di tanto in tanto del cibo che lo mantenne in vita.

                                                                      Essendo sua moglie non poteva fare a meno di provare compassione per lui. Ma nel tuo caso, se non ti fossi preoccupata per la prossima vita, come avresti potuto mostrarmi una tale devozione? Per questa ragione hai mantenuto una salda determinazione fino in fondo anche quando ti hanno allontanato dalla tua dimora, ti hanno multato e confiscato la casa. Nel Sutra del Loto si afferma che se una persona nel passato ha fatto offerte a centomila milioni di Budda, in questa esistenza avrà una fede incrollabile15. Tu dunque devi essere una donna che ha fatto offerte a centomila milioni di Budda.

                                                                        Inoltre è facile preoccuparsi di qualcuno che abbiamo sempre davanti agli occhi, mentre è diverso quando la persona è lontana, anche se magari nei nostri cuori continuiamo a ricordarla. Ciò nonostante, in questi cinque anni che ho trascorso sulle montagne, dall’undicesimo anno dell’era Bun’ei (1274) fino a quest’anno, il primo dell’era Koan, hai mandato tre volte tuo marito dalla provincia di Sado a farmi visita. Che grande sincerità! La tua sincerità è più solida della grande terra e più profonda del grande mare!

                                                                          Il Tathagata Shakyamuni, quando era il principe Sattva in una precedente esistenza, acquisì grandi meriti offrendo il suo corpo in pasto a una tigre che stava morendo di fame e, come re Shibi, acquisì meriti donando la propria carne a un falco per salvare la vita di una colomba. E davanti a Molti Tesori e ai Budda delle dieci direzioni egli dichiarò che nell’Ultimo giorno della Legge avrebbe trasferito questi meriti a coloro che, come te, credono nel Sutra del Loto.

                                                                            Nella tua lettera menzioni che l’undicesimo giorno dell’ottavo mese di quest’anno ricorrerà il tredicesimo anniversario della morte di tuo padre e aggiungi anche di aver allegato un kan di monete a titolo di offerta. È veramente gentile da parte tua. Fortunatamente mi capita di avere qui una copia del Sutra del Loto in dieci volumi16 che posso mandarti. Nei momenti in cui avrai nostalgia di me ti prego di fartelo leggere da Gakujo-bo17 e di ascoltare. E in una futura esistenza potrai usare questa copia del sutra come segno di riconoscimento per ritrovarmi.

                                                                              Pensando alle epidemie di due anni fa, dell’anno scorso e di quest’anno, sono stato in ansia per voi tutti e ho pregato sinceramente il Sutra del Loto per la vostra salvezza, ma non mi sentivo tranquillo. Poi il ventisettesimo giorno del settimo mese, nell’ora della scimmia (dalle quindici alle diciassette), è apparso Abutsu-bo. Prima di tutto gli ho chiesto come stavi tu e come stava il prete laico di Ko18. Mi ha riferito che nessuno di voi si era ammalato e che il prete laico di Ko si era messo in cammino insieme a lui, ma poi, essendo il riso precoce quasi maturo e non avendo figli che potessero aiutarlo nel raccolto, non aveva potuto far altro che ritornare a casa.

                                                                                Nell’apprendere queste notizie mi sono sentito come un cieco che ha ritrovato la vista o come se i miei genitori defunti fossero venuti da me in sogno dal palazzo del re Yama e in quel sogno avessi provato una grande gioia. In effetti è una cosa strana e meravigliosa che, qui e a Kamakura, siano morte soltanto poche persone tra i miei discepoli a causa dell’epidemia. È come se tutti stessimo navigando nella stessa barca e, benché non sperassimo di salvarci tutti, quando la barca stava per affondare, un’altra barca fosse giunta a salvarci. O come se le divinità drago stessero vegliando su di noi per farci raggiungere la riva sani e salvi. È veramente una cosa meravigliosa!

                                                                                  Per favore riferisci a sua moglie, la monaca laica, quanto mi abbia rattristato la notizia della morte del prete laico Ichinosawa19. Ma le avevo già spiegato chiaramente la situazione di suo marito e senza dubbio si ricorderà delle mie parole. Nonostante egli avesse in casa una cappella dedicata al Budda Amida, il Budda Amida non salverà un nemico del Sutra del Loto. Al contrario, una persona simile diventa nemico del Budda Amida. Dopo la morte deve essere caduto nei cattivi sentieri ed essere pieno di rimorso. È veramente una cosa molto triste.

                                                                                    Però io non ho dimenticato che il prete laico in molte occasioni mi ha salvato la vita, nascondendomi nel corridoio della sua casa, e perciò ho cercato di pensare a cosa si potesse fare per lui. Vuoi chiedere per favore a Gakujo-bo di leggere regolarmente il Sutra del Loto sulla sua tomba? Anche se temo che non sarà sufficiente [a permettergli di ottenere l’illuminazione]. Per favore dì a sua moglie, la monaca laica, che mi dolgo al pensiero di quanto debba sentirsi sola e triste. Ti scriverò di più in un’altra occasione.

                                                                                      Nichiren

                                                                                        Il ventottesimo giorno del settimo mese

                                                                                          Alla moglie di Abutsu-bo, nel capoluogo della provincia di Sado

                                                                                              Cenni Storici

                                                                                              Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, il ventottesimo giorno del settimo mese del primo anno di Koan (1278), il giorno successivo all’arrivo di Abutsu-bo, un seguace laico che per la terza volta aveva affrontato il lungo viaggio da Sado per incontrarlo. Abutsu-bo gli aveva consegnato una lettera da parte di sua moglie, la monaca laica Sennichi, e questo scritto è la risposta del Daishonin.

                                                                                              Alcuni studiosi ritengono che Sennichi fosse al servizio di una dama di corte appartenente al seguito dell’ex imperatore Juntoku, in esilio a Sado dopo il tumulto di Jokyu del 1221, ma è più probabile che fosse originaria dell’isola.

                                                                                              Sennichi e il marito si erano convertiti agli insegnamenti del Daishonin durante l’esilio di quest’ultimo a Sado, divenendone fedeli seguaci.

                                                                                              Mentre il Daishonin subiva vessazioni e minacce da parte degli abitanti dell’isola, la monaca laica Sennichi e il marito lo protessero costantemente per oltre due anni, a rischio della propria vita, procurandogli cibo, materiale per scrivere e quanto necessario alla sopravvivenza, fino alla grazia sopraggiunta nel 1274.

                                                                                              Dopo il ritiro del Daishonin a Minobu, Sennichi mandò almeno tre volte suo marito a fargli visita con delle offerte.

                                                                                              Nella prima parte della lettera il Daishonin sottolinea la superiorità del Sutra del Loto perché permette alle donne di conseguire la Buddità, possibilità che veniva negata dagli insegnamenti provvisori. Il Daishonin dichiara anzi che l’illuminazione delle donne, così com’è insegnata nel Sutra del Loto, è la dimostrazione che tutti gli esseri viventi possono conseguire la Buddità nella forma presente.

                                                                                              Nella parte successiva sottolinea la necessità di ripagare i debiti di gratitudine verso i genitori, e in particolar modo verso la propria madre. Il Sutra del Loto, essendo l’unico sutra a garantire l’illuminazione delle donne, è anche l’unico che permette di ripagare l’amorevole sollecitudine della propria madre. Nonostante ciò, le donne del Giappone rifiutavano il Sutra del Loto e il suo devoto, recitando solo il nome del Budda Amida, ma il Daishonin dichiara che Amida non proteggerà mai un nemico del Sutra del Loto; chiarisce in questo modo che l’unico veicolo del Sutra del Loto è la base di tutti gli insegnamenti buddisti.

                                                                                              Note

                                                                                              1. Postfazione alla traduzione del Sutra del Loto, di Seng-chao (384-414), uno dei discepoli di Kumarajiva, attribuisce quest’affermazione a Shuryasoma.
                                                                                              2. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 68.
                                                                                              3. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                                                                              4. Ibidem, cap. 21, p. 376.
                                                                                              5. Fanno parte dei dieci paragoni esposti nel ventitreesimo capitolo del Sutra del Loto “Re della Medicina”.
                                                                                              6. Kumano: riferimento ai tre templi shintoisti situati nel distretto di Kumano, prefettura di Wakayama. Essi sono: il tempio di Kumano ni Imasu, dedicato al dio Ketsumimiko no Kami; il tempio Kumano Hayatama, dedicato al dio Hayatama no Kami e il tempio Kumano Nachi, dedicato al dio Fusumi no Kami. Suzuka indica la divinità di un tempio (probabilmente il tempio Katayama) situato sul passo di Suzuka che collega le province di Yamato e Ise.
                                                                                              7. Sutra della Devozione al Budda Amida: Sutra di Amida. Il Daishonin lo chiama così probabilmente per alludere al suo legame con il Nembutsu, cioè la pratica della recitazione del nome del Budda Amida con la formula Namu-Amida-butsu (Devozione al Budda Amida), che era largamente diffusa ai suoi tempi.
                                                                                              8. Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto.
                                                                                              9. Parole e frasi del Sutra del Loto.
                                                                                              10. Per scrivere la parola “padre” qui sono stati usati i due caratteri ji e fu e per madre i due caratteri hi e bo; fu e bo significano rispettivamente padre e madre mentre ji e hi sono i due caratteri che compongono la parola jihi che significa compassione, affettuosa sollecitudine.
                                                                                              11. Qui la parola “madre” è nuovamente scritta con i due caratteri hi e bo, vedi nota precedente.
                                                                                              12. Il Sutra del Loto, cap. 26, p. 422.
                                                                                              13. Ex governatore della provincia di Musashi: Hojo Nobutoki, conestabile della provincia di Sado, che viveva a Kamakura.
                                                                                              14. Governatore di P’ei: Liu-Pang (247-195 a.C.), fondatore della prima dinastia Han. Approfittando della confusione seguita alla morte del primo imperatore Ch’in, Shih Huang-ti, prese le armi per spodestare la dinastia, in concorrenza con un altro condottiero Hsiang Yü. Dopo un prolungato combattimento, Liu-Pang ebbe la meglio e fondò la dinastia Han nel 202 a.C. L’episodio è narrato in Cronache dello storico.
                                                                                              15. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 232.
                                                                                              16. Sutra del Loto in dieci volumi: il Sutra del Loto completo è costituito da otto volumi, più il volume del Sutra degli Innumerevoli significati e il volume del Sutra di Virtù Universale che fungono rispettivamente da prologo e da epilogo del Sutra del Loto.
                                                                                              17. Gakujo-bo (m. 1301): discepolo del Daishonin, vissuto a Ichinosawa, sull’isola di Sado. In origine era un credente della Vera parola che in seguito si era convertito agli insegnamenti del Daishonin, dedicandosi a propagarli e fondando un tempio chiamato Jisso.
                                                                                              18. Prete laico di Ko: seguace del Daishonin. “Ko” significa ufficio provinciale ed egli era così chiamato perché viveva appunto nella sede provinciale dell’isola di Sado. Durante l’esilio del Daishonin sull’isola si convertì ai suoi insegnamenti e gli fece ripetute offerte insieme alla moglie, contribuendo a proteggerlo.
                                                                                              19. Prete laico Ichinosawa (m. 1278): seguace della scuola della Pura terra che viveva a Ichinosawa nell’isola di Sado. Nell’aprile del 1272, mentre era ancora in esilio, il Daishonin fu trasferito dalla sua misera capanna a Tsukahara alla residenza di Ichinosawa. Pur non avendo voluto convertirsi, pare che Ichinosawa fosse particolarmente colpito dal Daishonin e si fosse adoperato per proteggerlo.
                                                                                              La Biblioteca di Nichiren
                                                                                              istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                              senzamotica
                                                                                              Eredità della vita
                                                                                              otto per mille
                                                                                              nuovo rinascimento
                                                                                              buddismo e società
                                                                                              volo continuo
                                                                                              esperia

                                                                                              © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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