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149. Il tesoro di un figlio devoto

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1280. Indirizzata a Sennichi, monaca laica

Mi ha profondamente addolorato la notizia riguardante la monaca, moglie del prete laico di Ko1. Dille che penso a lei con grande affetto.

    Ho ricevuto i tuoi vari doni, un kan e cinquecento mon di monete, alghe nori e wakame, riso seccato, e ho riferito rispettosamente tutto questo al cospetto del Sutra del Loto.

      Il Sutra del Loto dice: «Fra coloro che ascoltano la Legge, nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità»2. Questo passo è composto di soli dieci caratteri, ma leggere anche una sola frase del Sutra del Loto equivale a leggere senza alcuna omissione tutti gli insegnamenti predicati dal Tathagata Shakyamuni durante la sua vita. Perciò il Gran Maestro Miao-lo dice: «Nella propagazione del Sutra del Loto, se uno dovesse interpretare anche una sola delle sue dottrine, dovrebbe prendere in considerazione tutti gli insegnamenti predicati dal Budda nel corso della sua vita e conoscerli dall’inizio alla fine»3.

        Per “inizio” egli intende il Sutra della Ghirlanda di fiori e per “fine” il Sutra del Nirvana. Il Sutra della Ghirlanda di fiori fu predicato quando il Budda raggiunse per la prima volta la via e i grandi bodhisattva Saggezza del Dharma, Foresta di Meriti e altri predicarono davanti al Budda, su richiesta del Bodhisattva Luna dell’Emancipazione. Non so in quale forma questo sutra esista in India, nel palazzo del re drago4 o nel cielo Tushita, ma in Giappone furono introdotte le versioni in sessanta volumi, in ottanta volumi e in quaranta volumi5. Anche per l’ultimo, il Sutra del Nirvana, non so in India o nel palazzo del re drago, ma nel nostro paese esistono le versioni in quaranta volumi, in trentasei volumi, in sei volumi e in due volumi6.

          Oltre a questi, vi sono i sutra Agama, i sutra Corretti ed equi e i sutra della Saggezza che comprendono da cinquemila a settemila volumi. Ma, anche senza vedere o ascoltare tutti questi vari sutra, se leggiamo una sola parola o una sola frase del Sutra del Loto è come se leggessimo quei sutra senza omettere una sola parola.

            È come per i due caratteri che compongono il nome dell’India, Gasshi7, o del Giappone, Nihon: i due caratteri che compongono il nome Gasshi includono le cinque regioni dell’India, i sedici grandi stati, i cinquecento stati medi e i diecimila piccoli stati, e gli innumerevoli staterelli disseminati come chicchi di miglio, con le loro grandi terre, le alte montagne, le piante e gli alberi, gli uomini e gli animali. O come uno specchio che può misurare appena uno, due, tre, quattro o cinque pollici, ma riflette l’immagine di una persona alta uno o cinque piedi, o di una montagna alta dieci, venti, cento o mille piedi.

              Perciò, leggendo questo passo del Sutra del Loto, sappiamo che tutti coloro che ascoltano questo sutra, nessuno escluso, conseguiranno la Buddità.

                Tutti gli esseri dei nove mondi e dei sei sentieri differiscono l’uno dall’altro per la loro mente. È come il caso di due, tre, cento o mille persone: benché tutti abbiano facce larghe un piede, non c’è una uguale all’altra. Le loro menti sono diverse e perciò anche le facce differiscono. Quanto maggiore sarà la differenza della mente di due persone, di dieci persone e di tutti gli esseri viventi nei sei sentieri e nei nove mondi! Alcuni amano i ciliegi in fiore, altri la luna, alcuni preferiscono le cose agre, altri le amare, ad alcuni piacciono le cose piccole ad altri quelle grandi. I gusti variano e vi sono vari tipi di persone: alcuni amano il bene, altri il male.

                  Ma, benché vi siano tutte queste differenze, quando entrano nel Sutra del Loto diventano come una singola persona nel corpo e una singola persona nella mente. Sono come una miriade di fiumi differenti che, entrando nel grande mare, assumono tutti lo stesso sapore salato, o come i vari uccelli che avvicinandosi al monte Sumeru assumono tutti lo stesso colore [dorato]. Così Devadatta, che commise i tre peccati capitali, e Rahula, che osservò i duecentocinquanta precetti, divennero entrambi Budda. Sia il re Ornamento Meraviglioso, che aveva opinioni errate, sia Shariputra, che aveva opinioni corrette, ricevettero entrambi la stessa predizione [che sarebbero diventati Budda]. Questo a causa delle parole «nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità».

                    Nel Sutra di Amida e negli altri, predicati nei quarant’anni e più di vita di predicazione del Budda, si dice che Shariputra avesse acquistato grandi meriti recitando il nome di Amida un milione di volte in sette giorni8, ma, dopo che [tali insegnamenti] furono ripudiati con le parole «Non ho ancora rivelato la verità»9, ciò equivale a far bollire dell’acqua sette giorni per poi gettarla nel grande mare.

                      La signora Vaidehi10 leggendo il Sutra della Meditazione raggiunse lo stadio chiamato comprensione della non nascita e della non estinzione di tutti i fenomeni, ma, dopo che il Budda ebbe messo da parte questo sutra con le parole «mettendo da parte onestamente gli espedienti»11, se non avesse preso fede nel Sutra del Loto, sarebbe ritornata allo stadio precedente di donna comune.

                        Non si può contare su grandi azioni meritorie; se non si incontra il Sutra del Loto, non servono. Non bisogna neanche lamentarsi di aver commesso grandi azioni malvagie; chi pratica l’unico veicolo, segue le orme di Devadatta [e conseguirà la Buddità]. Tutto questo è a causa del passo del sutra che dice: «Nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità».

                          Qualcuno si può chiedere dove si trovi ora lo spirito del defunto Abutsu-bo. Usando il chiaro specchio del Sutra del Loto, io, Nichiren, posso vederlo nell’assemblea sul Picco dell’Aquila, seduto nella torre preziosa del Budda Molti Tesori, rivolto a est12.

                            Se ciò che dico non è vero, non è un errore di Nichiren. Piuttosto, la lingua del Tathagata Shakyamuni che disse: «L’Onorato dal Mondo ha esposto a lungo le sue dottrine e adesso deve rivelare la verità»13, la lingua del Budda Molti Tesori che affermò: «Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa, […] tutto quello che hai esposto [Shakyamuni] è la verità!»14 come pure la lingua di tutti i vari Budda, i Tathagata, nei quattrocentomila milioni di nayuta15 di terre, numerosi come piante di canapa o riso, come stelle o canne di bambù, allineati uno accanto all’altra senza alcuno spazio intermedio e che, senza eccezione alcuna, estesero le loro lunghe e larghe lingue fino al palazzo del grande re celeste Brahma, tutte queste lingue marciranno in un momento come marcisce una balena morta o come marcisce un mucchio di sardine. Tutti i Budda, i Tathagata dei mondi nelle dieci direzioni sarebbero colpevoli di aver detto una grande menzogna: il suolo fatto d’oro e smeraldi della pura terra della Luce Tranquilla si spaccherà e, come Devadatta, essi precipiteranno nella grande fortezza della sofferenza incessante o, come accadde alla monaca Fragranza del Dharma del Loto16, fiamme usciranno dal loro corpo a causa della grande menzogna e il giardino di fiori del Mondo del Tesoro del Loto, una Terra della Ricompensa Effettiva, si ridurrà in un istante in una terra di cenere. Ma com’è possibile che possano accadere queste cose?

                              Se solo il defunto Abutsu-bo non fosse ammesso nella pura terra della Luce Tranquilla, tutti questi Budda cadrebbero in un regno di grande sofferenza. Lascia da parte tutto il resto e guarda la questione in questa luce: in questo modo puoi giudicare la verità o falsità delle parole del Budda.

                                L’uomo è come un pilastro, la donna come la trave; l’uomo è come le gambe, la donna come il tronco; l’uomo è come le ali, la donna come il corpo: se le ali sono separate dal corpo, come può volare l’uccello? Se il pilastro crolla, la trave cade al suolo.

                                  Una casa senza un uomo è come una persona senza anima. Con chi puoi discutere questioni d’affari e, anche se hai cose buone da mangiare, con chi puoi dividerle? Essere separata dal marito per un giorno o due è già causa di disagio. Tu sei stata separata da lui il ventunesimo giorno del terzo mese dello scorso anno e hai passato il resto dell’anno senza vederlo tornare. Ora siamo già al settimo mese di quest’anno. Anche se lui non ritorna, perché non manda sue notizie?

                                    Anche i fiori di ciliegio, un tempo dispersi al vento, sbocciano di nuovo, e i frutti, un tempo caduti, si riformano sugli alberi. Le brezze primaverili non sono cambiate e il paesaggio autunnale è come quello dello scorso anno. Come mai solo questa cosa è cambiata e non torna come era prima?

                                      La luna tramonta e sorge di nuovo, le nuvole si disperdono e si riformano. Persino il cielo si risente e la terra si lamenta perché quest’uomo se n’è andato e non tornerà più. Anche tu devi provare gli stessi sentimenti. Affidati al Sutra del Loto come nutrimento per il tuo viaggio e molto presto potrai incontrarlo andando nella pura terra del Picco dell’Aquila.

                                        C’è un passo di un sutra in cui si dice che i figli sono i nostri nemici: «Gli uomini in questo mondo commettono molti peccati a causa dei loro figli»17. Nel caso delle aquile e delle aquile crestate, i genitori allevano i piccoli con grande compassione, ma i figli si rivoltano e li mangiano. I gufi, appena nati, invariabilmente divorano la madre. Questo avviene fra gli animali.

                                          Ma anche fra gli esseri umani, il re Viru­dhaka odiava il padre e lo detronizzò; il re Ajatashatru uccise il proprio padre; An Lu-shan18 uccise la matrigna e An Ch’ing-hsü uccise il padre An Lu-shan; An Ch’ing-hsü fu ucciso da Shih Shih-ming [che era come un figlio per lui] e Shih Shih-ming fu a sua volta ucciso dal proprio figlio Shih Ch’ao-i. C’è una buona ragione per cui si dice che i figli sono nemici. Il monaco Sunakshatra era un figlio del signore Shakyamuni, ma cospirò con un seguace di quell’insegnamento non buddista che veniva chiamato Ottenuto Dolorosamente e tentò ripetutamente di uccidere il Budda suo padre.

                                            Un altro passo dice che i figli sono un tesoro: «Per la fortuna ottenuta grazie alla pratica dei loro figli e figlie, appare una grande luce splendente che illumina l’inferno e permette ai genitori di risvegliare la fede dentro di sé»19. Ma anche se il Budda non l’avesse insegnato, possiamo vederne la prova davanti ai nostri occhi.

                                              In India c’era una volta un gran re, il re di Parthia20. Egli aveva una passione smodata per i cavalli e per il loro allevamento; col tempo divenne tanto esperto nell’allevamento dei cavalli che non solo sapeva trasformare un cavallo senza valore in un magnifico cavallo, ma poteva anche trasformare un bue in cavallo. Infine riuscì a trasformare persino degli uomini in cavalli e a cavalcarli. Ma i cittadini del suo stato se ne lamentavano a tal punto che egli decise di trasformare in cavalli solo uomini di altri paesi e, quando arrivò un mercante da un paese straniero, gli fece bere una pozione che lo fece diventare un cavallo e lo legò nelle stalle reali.

                                                Anche in circostanze ordinarie, il mercante aveva una grande nostalgia del suo paese e in modo particolare della moglie e del figlio. Perciò la situazione gli era intollerabile, ma non poteva tornare a casa perché il re non glielo permetteva. Inoltre, anche se fosse potuto tornare a casa, cosa avrebbe potuto fare nella sua forma presente? Non gli rimaneva che lamentarsi giorno e notte.

                                                  L’uomo aveva un figlio che, quando il padre non fece ritorno nel tempo previsto, cominciò a chiedersi se fosse stato ucciso da qualcuno o se si fosse ammalato. Sentendo che era suo dovere di figlio scoprire cosa gli era successo, si mise in viaggio. La madre piangendo protestò che già il marito non era tornato da un paese straniero e che, se ora anche l’unico figlio se ne fosse andato abbandonandola, non sapeva come avrebbe potuto vivere. Ma il figlio era talmente preoccupato per il padre che partì per la Parthia alla sua ricerca.

                                                    Quando si fermò per la notte in una piccola locanda, il proprietario gli disse: «Che tristezza! Tu sei così giovane e dal tuo viso e dal tuo portamento si capisce che sei una persona distinta. Io avevo un figlio, ma è partito per un paese straniero e non so che fine ha fatto, forse è morto laggiù. Pensando a mio figlio, mi è quasi insopportabile guardarti. Dico questo perché nel nostro paese vi è molto dolore. Il nostro re va pazzo per i cavalli e fa uso di strane erbe: somministrando a un uomo un’erba dalle foglie strette, lo trasforma in cavallo, somministrando un’erba dalle foglie larghe, un cavallo si trasforma in uomo. Recentemente ha dato quest’erba a un mercante venuto da un paese straniero, lo ha trasformato in cavallo e lo tiene confinato segretamente nella prima delle stalle reali».

                                                      Sentendo questo, il figlio pensò che forse suo padre era stato trasformato in cavallo e chiese: «Di che colore è il manto di questo cavallo?».

                                                        Il padrone della locanda rispose: «È di color nocciola con chiazze bianche sulle spalle».

                                                          Sapute tutte queste cose, fece in modo di avvicinarsi al palazzo reale e di rubare l’erba dalle foglie larghe. Quando la fece mangiare al padre trasformato in cavallo, il padre ritornò al suo stato umano.

                                                            Il re, meravigliato da quanto era successo, restituì il padre al figlio che aveva dimostrato tanto amore filiale, e da allora in poi, smise di trasformare gli uomini in cavalli.

                                                              Chi se non un figlio poteva arrivare tanto lontano per cercare il padre? Il Venerabile Maudgalyayana salvò la madre dalle sofferenze del mondo degli spiriti affamati, e Puro Forziere e Puro Occhio persuasero il padre ad abbandonare le sue idee errate. Questo è il motivo per cui si dice che un buon figlio è il tesoro di un genitore.

                                                                Ora il defunto Abutsu-bo era un abitante di un’isola selvaggia e remota nel mare settentrionale del Giappone. Non di meno, preoccupato per la sua futura esistenza, prese gli ordini religiosi e pregò per la felicità nella prossima vita. Incontrando Nichiren, quest’uomo abbracciò il Sutra del Loto e nella primavera dello scorso anno divenne un Budda. Quando la volpe del monte Shita incontrò l’insegnamento del Budda, insoddisfatta della sua vita, desiderò la morte e rinacque come dio Shakra21. Allo stesso modo, l’Onorevole Abutsu, disgustato della vita in questo mondo impuro, è divenuto un Budda.

                                                                  Suo figlio, Tokuro Moritsuna, ne ha seguito le orme ed è diventato un sincero devoto del Sutra del Loto. L’anno scorso, il secondo giorno del settimo mese, è venuto sul monte Minobu a Hakiri nella provincia di Kai, dopo aver viaggiato mille ri22 per mari e monti con le ceneri del padre appese al collo, e le ha depositate nel luogo della pratica del Sutra del Loto. Quest’anno, il primo giorno del settimo mese, è tornato a Minobu per visitare la tomba del padre. Non c’è tesoro più grande di un figlio, non c’è tesoro più grande di un figlio! Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo

                                                                    Nichiren

                                                                      Il secondo giorno del settimo mese

                                                                        Risposta alla moglie del defunto Abutsu-bo

                                                                          Poscritto23: ti spedisco una stola di seta colorata; per favore informane Bungo-bo24. Gli insegnamenti del Sutra del Loto si stanno già diffondendo in tutto il Giappone e Bungo-bo dovrebbe propagarli nella regione dell’Hokuriku25, ma non potrà farlo senza studio. Digli di affrettarsi a venire qui, non più tardi del quindicesimo giorno del nono mese.

                                                                            Mandami al più presto i vari testi sacri per mezzo di Tamba-bo26, come hai fatto con il diario. Fai venire da me Yamabushi-bo27, come già disposto. Mi ha fatto piacere sapere che sei stata tanto buona con lui.

                                                                                Cenni Storici

                                                                                Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, nel settimo mese del terzo anno di Koan (1280), alla monaca laica Sennichi, rimasta vedova da un anno, che viveva nell’isola di Sado.

                                                                                Abutsu-bo Nittoku, il marito, era in origine un seguace della scuola Nembutsu, ma, poco dopo aver incontrato il Daishonin, si era convertito ai suoi insegnamenti e insieme alla moglie lo aveva protetto in segreto, rifornendolo di cibo e di quanto necessario alla sopravvivenza nelle dure condizioni dell’esilio a Sado. Quando il Daishonin, dopo la grazia, si ritirò sul monte Minobu, Abutsu-bo, nonostante l’età avanzata, affrontò almeno tre volte il lungo viaggio per fargli visita. Morì il ventunesimo giorno del terzo mese del 1279, all’età di novantuno anni. In quello stesso anno il figlio, Tokuro Moritsuna, si recò a Minobu per portarvi le ceneri del padre, affinché riposassero vicino al maestro.

                                                                                L’anno seguente Sennichi, preoccupata per le privazioni cui era sottoposto il Daishonin a Minobu, inviò nuovamente il figlio per recargli varie offerte. Tokuro arrivò a Minobu il primo giorno del settimo mese del 1280 e, quando si mise in viaggio per fare ritorno a casa, il Daishonin gli affidò questa lettera di ringraziamento per la madre.

                                                                                Nella parte iniziale, il Daishonin dichiara che leggere anche una sola frase del Sutra del Loto equivale a leggere tutti gli insegnamenti esposti dal Budda Shakyamuni durante la sua vita. Assicura a Sennichi che tutte le persone che abbracciano il Sutra del Loto conseguiranno la Buddità e che, alla luce del «chiaro specchio del Sutra del Loto», non ci sono dubbi che anche il defunto marito, Abutsu-bo, abbia conseguito la Buddità.

                                                                                Nell’ultima parte della lettera il Daishonin incoraggia la donna che doveva sentirsi assai sola dopo la morte del marito. Conclude con parole di lode per la devozione filiale di Tokuro, che per ben due volte aveva affrontato il lungo viaggio fino a Minobu per amore del padre, ed esclama: «Non c’è tesoro più grande di un figlio, non c’è tesoro più grande di un figlio!».

                                                                                Note

                                                                                1. Non ci sono informazioni precise riguardo all’esatta natura delle notizie riguardanti la moglie del prete laico di Ko, ma è chiaro che era afflitta da qualche sofferenza e il Daishonin desiderava consolarla. “Ko” significa ufficio provinciale ed è anche il nome del luogo in cui esso ha sede. Il prete laico di Ko era così chiamato perché viveva nel capoluogo di provincia di Sado.
                                                                                2. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 85. Questa frase nel testo cinese consiste di dieci caratteri.
                                                                                3. Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
                                                                                4. Palazzo del re drago: leggendario palazzo in fondo al mare, pieno di favolosi tesori e magnifici ornamenti. Si dice che il Bodhisattva Nagarjuna abbia ottenuto il Sutra della Ghirlanda di fiori in questo palazzo.
                                                                                5. Sono le tre versioni cinesi del Sutra della Ghirlanda di fiori, tradotte rispettivamente da Buddhabhadra della dinastia orientale Chin, da Shikshananda della dinastia T’ang e da Prajna, sempre della dinastia T’ang.
                                                                                6. Sono le quattro versioni cinesi del Sutra mahayana del Nirvana, tradotte rispettivamente: da Dharmaraksha della dinastia settentrionale Liang; da Hui-kuan, Hui-yen e Hsieh Ling-yün della dinastia Liu Sung; da Fa-hsien e Buddhabhadra della dinastia orientale Chin; da Jnanabhadra e Hui-ning della dinastia T’ang.
                                                                                7. Gasshi: Terra della Luna (cin. Yüeh-chih). Nome dato da cinesi e giapponesi all’India. Nella seconda metà del terzo secolo a.C., una tribù dell’Asia centrale chiamata Yüeh-chih (tribù della luna) governava parte dell’India. Poiché il Buddismo fu introdotto in Cina attraverso questo territorio, pare che i cinesi considerassero tutta l’India come la terra degli Yüeh-chih.
                                                                                8. Nel Sutra di Amida, il Budda Shakyamuni, rivolgendosi a Shariputra, insegnò che si può ottenere la rinascita nella Pura terra meditando intensamente per sette giorni sul nome del Budda Amida. Vasubandhu nel Trattato sulla Pura terra afferma che questo corrisponde a recitare in sette giorni un milione di volte il nome del Budda Amida.
                                                                                9. Sutra degli Innumerevoli significati, p. 17.
                                                                                10. Signora Vaidehi: moglie di Bimbisara, re di Magadha, e madre di Ajatashatru. Secondo il Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita, quando Ajatashatru uccise il padre e confinò Vaidehi nel palazzo, ella si rivolse verso il Picco dell’Aquila dove Shakyamuni stava predicando e pregò. Mosso a compassione, il Budda apparve nella sua camera e le insegnò come raggiungere la Pura terra del Budda Amida.
                                                                                11. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
                                                                                12. Secondo un’antica usanza indiana, i re e gli alti dignitari sedevano rivolti a est. Pertanto, si può supporre che il Budda Shakyamuni, quando cominciò a predicare il Sutra del Loto sul Picco dell’Aquila, sedesse rivolto a est, mentre gli ascoltatori erano rivolti a ovest verso di lui. In seguito la torre preziosa emerse da sotto la terra, rivolta a ovest di fronte a Shakyamuni, e si librò nello spazio. Shakyamuni quindi si sedette a fianco del Budda Molti Tesori dentro la torre. Durante la Cerimonia nell’aria, dunque, Shakyamuni era rivolto a ovest e il resto dell’assemblea era rivolto a est. «Rivolto a est» in questa frase significherebbe che Abutsu-bo è seduto nell’interno della torre preziosa rivolto verso Shakyamuni e Molti Tesori.
                                                                                13. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 68.
                                                                                14. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                                                                15. Secondo Parole e frasi del Sutra del Loto di T’ien-t’ai, le emanazioni di Shakyamuni si radunarono nei quattrocento miliardi di nayuta di terre che egli aveva purificato per accoglierli.
                                                                                16. Secondo il Sutra Shuramgama, da ogni parte del corpo della monaca Fragranza del Dharma del Loto si sprigionarono grandi fiamme per aver detto gravi menzogne, ed ella cadde nell’inferno di sofferenza incessante.
                                                                                17. Sutra dell’Osservazione della mente come la terra.
                                                                                18. An Lu-shan (705-757): comandante di una provincia sotto la dinastia T’ang, divenne potente alla corte di Hsüan-tsung quando fu adottato da Yang Kuei-fei, la moglie favorita dell’imperatore. In seguito entrò in conflitto con il fratello di Yang Kuei-fei per il controllo del governo centrale, guidò una rivolta nel 755 e occupò la capitale. L’imperatore dovette fuggire e fu costretto dal malcontento dei suoi soldati a ordinare l’esecuzione di Yang Kuei-fei e di suo fratello, ritenuti responsabili della catastrofe. An Lu-shan alla fine fu ucciso dal proprio figlio, An Ch’ing-hsü, a causa di una disputa sulla successione della famiglia imperiale. Shih Shih-ming fu uno dei capi della rivolta di An Lu-shan e, dopo aver ucciso An Ch’ing-hsü, fu a sua volta ucciso dal figlio Shih Ch’ao-i.
                                                                                19. Sutra dell’Osservazione della mente come la terra. Il testo originale è stato leggermente modificato dal Daishonin.
                                                                                20. Parthia: antico regno esteso dal nord-ovest dell’India alla Persia, fondato nel 248 a.C. e caduto nel 226 d.C. La storia del re che trasformava gli uomini in cavalli si trova in Una raccolta di tesori, scritto da Taira no Yasuyori durante l’era Jisho (1177-1181).
                                                                                21. Questa storia è raccontata in Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”: una volpe, inseguita da un leone, cadde incidentalmente in un pozzo secco dal quale non poteva uscire. Al terzo giorno, sul punto di morire di fame, decise di dedicarsi alla Legge buddista e recitò un verso che esprimeva il desiderio di espiare le proprie colpe passate. La sua voce giunse fino al monte Sumeru e fu udita dal dio Shakra il quale la salvò e le chiese di predicare la Legge a lui e agli altri dèi celesti.
                                                                                22. Mille ri: qui indica semplicemente una grande distanza.
                                                                                23. Nel manoscritto originale, probabilmente per mancanza di spazio, il Daishonin inserì il poscritto all’inizio della lettera. In questa traduzione è stato spostato alla fine per adattarsi all’edizione più recente del manoscritto giapponese.
                                                                                24. Bungo-bo: un discepolo di Nichiren Daishonin, che sembra istruisse Abutsu-bo e altri seguaci della provincia di Sado.
                                                                                25. Hokuriku: area che includeva Sado e le sei province che si affacciavano sul mare interno del Giappone.
                                                                                26. Tamba-bo: discepolo del Daishonin. Prese parte alla processione funebre per il Daishonin e fu uno dei monaci che a rotazione prestarono servizio alla tomba del maestro. Viveva nel tempio Myoko nella provincia di Kazusa.
                                                                                27. Yamabushi-bo: uno dei discepoli del Daishonin a Sado, probabilmente sotto la protezione di Abutsu-bo.
                                                                                La Biblioteca di Nichiren
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