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266. La durata di un kalpa

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, 1276. Indirizzata a Matsuno Rokuro Saemon

Ho ricevuto la cesta di mandarini e i vari altri articoli che mi hai inviato.

    Il capitolo “Re della Medicina”, nel settimo volume del Sutra del Loto, afferma: «E proprio come fra tutte le stelle e gli astri, la luna, figlia del cielo, è suprema, così è per questo Sutra del Loto. Fra tutte le migliaia, le decine di migliaia, i milioni di insegnamenti dei sutra, esso brilla di luce senza pari»1.

      Questo passo significa che, fra le varie stelle in cielo, alcune illuminano una distanza di mezzo ri, altre un ri, altre otto ri, altre sedici ri, ma la luna piena nei cieli è in grado di illuminare una distanza di ottocento ri.

        I sessanta o ottanta volumi del Sutra della Ghirlanda di fiori, i seicento volumi dei sutra della Saggezza, i sessanta volumi dei sutra Corretti ed equi, i quaranta o trentasei volumi del Sutra del Nirvana, il Sutra di Mahavairochana, il Sutra della Corona di diamanti, il Sutra Susiddhikara, il Sutra della Meditazione, il Sutra di Amida e gli altri incalcolabili, innumerevoli sutra sono come le stelle, ma il Sutra del Loto è come la luna; questo è ciò che afferma il passo del sutra. E non sono le parole di studiosi o maestri buddisti come il Bodhisattva Nagarjuna, il Bodhisattva Asanga, il Gran Maestro T’ien-t’ai o il maestro del Tripitaka Shan-wu-wei. Sono le auree parole del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, che possono essere paragonate alle parole pronunciate dal Figlio del Cielo.

          Il capitolo “Re della Medicina” del Sutra del Loto afferma inoltre: «Una persona che è in grado di abbracciare e sostenere questo sutra, allo stesso modo, è la prima fra tutti gli esseri viventi»2.

            Questo passo significa che una persona che sostiene il Sutra del Loto, se è un uomo, anche un semplice bifolco, sarà superiore al grande re celeste Brahma, che è il signore del triplice mondo, al dio Shakra Devanam Indra, ai quattro re celesti, ai re saggi che mettono in moto la ruota e ai sovrani della Cina e del Giappone; inutile dire quindi che egli sarà superiore ai gran ministri e ai nobili del Giappone, ai guerrieri dei clan Minamoto e Taira e a tutti gli altri abitanti del paese. E se è una donna, sarà superiore alla signora Kaushika, alla dea Auspicio Fortunato, alle dame di corte cinesi Signora Li o Yang Kuei-fei e a tutte le altre innumerevoli e infinite donne.3

              Quando ci soffermiamo a riflettere, comprendiamo che, se dichiarassimo pubblicamente ciò che questi passi del sutra affermano, solleveremmo una ridda di proteste e avremmo difficoltà a persuadere gli altri. Ma, se non avessimo fede in questi passi, metteremmo in dubbio le auree parole del Tathagata, una colpa che, come il Sutra del Loto stesso spiega, ci destinerebbe a cadere nell’inferno Avichi. C’è da essere perplessi e incerti sul da farsi.

                Il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, per quarant’anni e più tenne questa dottrina celata nel suo petto. Ma poi, all’età di settantadue anni, la espose sul monte Gridhrakuta, a nord est della città di Rajagriha nell’India centrale, nel continente meridionale di Jambudvipa.

                  Circa millequattrocento anni dopo la morte del Budda questa dottrina fu portata per la prima volta nel paese del Giappone e da allora sono trascorsi più di settecento anni. Ma, in quei primi millequattrocento anni, nessuno in Giappone, dal sovrano con i suoi ministri fino alle persone comuni, ne era a conoscenza.

                    Ai giorni nostri di certo il Sutra del Loto è conosciuto in Giappone. Ma alcuni recitano il Nembutsu, altri aderiscono alla scuola della Vera parola, altri ancora seguono la scuola Zen o gli osservanti dei precetti. Naturalmente ci sono anche persone che recitano il Sutra del Loto, ma, in tutto il Giappone, non c’è stata una sola persona che recitasse Nam-myoho-renge-kyo.

                      Io, Nichiren, cominciai a recitare queste parole all’inizio dell’estate, nel quinto anno dell’era di Kencho [1253], e per i successivi vent’anni e più, io solo ho continuato a farlo, mentre la maggior parte delle persone ai giorni nostri recita il Nembutsu. E per questo sono stato deriso, insultato, percosso e ferito; sono stato esiliato e quasi decapitato. E non per un giorno o due, un mese o due o un anno o due, ma per così tanto tempo che pensavo di non riuscire a sopportarlo.

                        Ma, quando leggo questo sutra, vedo che un re di nome Suzudan per mille anni lavorò strenuamente come servo del veggente Asita, offrendogli persino il proprio corpo come divano sul quale sedersi. E un monaco di nome Bodhisattva Mai Sprezzante per molti anni fu insultato, diffamato e attaccato con spade bastoni, cocci e detriti. Il bodhisattva di nome Re della Medicina bruciò il suo corpo per milleduecento anni e si bruciò le braccia per settantaduemila anni.

                          E osservando questi esempi compresi che, qualsiasi punizione mi toccasse sopportare, non avrei mai dovuto lasciarmi dissuadere dal mio scopo. Così ho continuato fino a ora, senza mai smettere o deviare.

                            Tu però sei un laico e mi chiedo, considerando che tutti mi odiano e che non ci siamo mai incontrati personalmente, come tu sia riuscito ad aver fede nei miei insegnamenti. Deve essere grazie alle buone radici che hai piantato in qualche esistenza passata e perché adesso è giunto il tempo che ti impegni a conseguire la Buddità nella prossima esistenza.

                              In più, i passi del sutra ci dicono che, quando i demoni sono entrati nel corpo di una persona, quella persona non riuscirà a credere nel sutra, mentre, quando nel suo corpo è entrato lo spirito del Budda Shakyamuni, la persona potrà credere nel sutra. Quando il riflesso della luna entra nell’acqua, questa diventa pura. Allo stesso modo il riflesso della luna, cioè il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, è entrato nelle acque del tuo cuore [e il tuo cuore è diventato puro]. Lo trovo molto rassicurante.

                                Il quarto volume del Sutra del Loto, nel capitolo “Maestro della Legge” afferma: «Se qualcuno ricerca la via del Budda e per un kalpa, giunte le mani al mio cospetto, recita innumerevoli versi di lode, in virtù delle lodi rivolte al Budda egli otterrà immensi benefici. Ma se qualcuno loda i sostenitori di questo sutra, ancora maggiore sarà la sua fortuna»4.

                                  Questo passo del sutra significa che se si offrono elemosine a un devoto del Sutra del Loto in quest’ultima epoca, una persona di scarsa saggezza, oppressa da un infinito numero di persone potenti e umili, un monaco che sta per morire di fame, si guadagneranno più benefici che offrendo elemosine al Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, per un intero kalpa.

                                    Ecco cos’è un kalpa. Supponiamo che vi sia una pietra blu che misura ottantamila ri, così dura da non poterla mai erodere completamente nemmeno lavorandola con una lima per un periodo di tempo incommensurabile. E supponiamo che un essere celeste che indossa la veste di tre shu5 di Brahma discenda dal cielo ogni tre anni e sfiori la pietra con la sua bellissima veste celeste, leggera come una piuma. Quando alla fine la pietra sarà completamente consumata, potremo dire che è trascorso un kalpa. Il passo del sutra sta dicendo che i benefici che si acquisiscono facendo elemosine a un devoto del Sutra del Loto in questa epoca impura sono maggiori di quelli che si ottengono offrendo innumerevoli tesori a un Budda per un periodo di tempo lungo come quello che ho appena descritto.

                                      Può sembrare una cosa difficile da credere, ma il Sutra del Loto è pieno di affermazioni incredibili come questa. E, anche se tu fossi incline a dubitarne, devi ricordare che il Budda Molti Tesori testimoniò la veridicità del sutra6. Il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, ci ha garantito la verità delle sue auree parole. E, a ulteriore testimonianza, gli altri Budda hanno esteso le loro lunghe e ampie lingue fino al cielo di Brahma. È come se il padre avesse lasciato un atto di cessione, la madre vi avesse apposto anche la sua firma e il sovrano saggio l’avesse emanato sotto forma di editto del re. Poiché tutte e tre le persone hanno dato il loro assenso a quel certificato, chi potrebbe dubitare della sua veridicità?

                                        Eppure ci furono coloro che ne dubitarono: l’Erudito Vimalamitra, la cui lingua si spaccò in cinque pezzi, il Maestro del Dharma Sung7, cui marcì la lingua in bocca, il Maestro di Meditazione San-chieh che si trasformò ancora vivo in un enorme serpente, e Tokuitsu, la cui lingua si ruppe in otto pezzi. E non furono i soli; in India e in Cina vi sono state innumerevoli persone che, non avendo dato retta alle parole del Sutra del Loto e dei suoi devoti, si sono rovinate, hanno distrutto le loro famiglie e hanno arrecato disgrazia al paese.

                                          Sopratutto, sappi che, quando all’alba il dio del sole sorge a est, emette raggi di luce, apre i suoi celesti occhi e osserva il continente meridionale di Jambudvipa. Se allora vede un devoto del Sutra del Loto, ne gioisce, ma se vede un paese che odia il devoto, lo guarderà torvo, con occhi infiammati d’ira. E se quel paese alla fine rifiuta di dare retta al devoto e il popolo gli è ostile, allora, senza una ragione apparente, si verificheranno conflitti armati e il paese sarà distrutto dall’esercito di un altro paese. Questo affermano i sacri testi.

                                            Tanto tempo fa, un ragazzo di nome Virtù Vittoriosa modellò una torta di fango e la offrì in elemosina al Budda Shakyamuni, rinascendo in seguito come re Ashoka, sovrano di Jambudvipa, e alla fine diventando un Budda. Adesso tu hai inviato in dono questi frutti e altre cose in offerta al Sutra del Loto. Che grande gioia proveranno le dieci fanciulle demoni!

                                              È impossibile esprimere a parole tutto ciò che vorrei dire. Nam-myoho-renge-kyo. Nam-myoho-renge-kyo.

                                                Nichiren

                                                  Il diciassettesimo giorno del secondo mese

                                                    Risposta a Matsuno

                                                        Cenni Storici

                                                        Nichiren Daishonin scrisse questa lettera il secondo mese del 1276 e si ritiene che fosse indirizzata al prete Matsuno Rokuro Saemon in risposta a una sua offerta di mandarini e altri articoli. Il Daishonin parla dei benefici meravigliosi che derivano dal fare offerte al devoto del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge. Innanzitutto, egli chiarisce che il Sutra del Loto è superiore a tutti gli altri sutra, e anche la persona che lo abbraccia e lo sostiene è superiore a tutte le altre persone.

                                                        Nei settecento anni e più dall’avvento del Buddismo in Giappone, anche se alcuni avevano letto e studiato il testo del Sutra del Loto, nessuno aveva mai recitato o propagato la sua essenza, Nam-myoho-renge-kyo, che il Daishonin proclamò per la prima volta nel 1253. Il Daishonin divulgò questo insegnamento allo scopo di condurre tutte le persone alla Buddità, ma il governo militare lo perseguitò esiliandolo nella provincia di Izu e poi sull’isola di Sado. Citando le gravi persecuzioni subite da precedenti devoti, egli afferma che non potrebbe mai rinunciare al suo scopo. Il Daishonin loda poi Matsuno il quale come laico ha preso fede nel suo insegnamento senza neanche averlo mai incontrato.

                                                        Inoltre, anche se il Daishonin era considerato come un nemico del popolo giapponese, Matsuno gli inviava offerte. Nel lodare la sua rara devozione, il Daishonin ipotizza che lo spirito del Budda Shakyamuni sia entrato nel corpo di Matsuno e afferma: «Se si offrono elemosine a un devoto del Sutra del Loto in quest’ultima epoca […] si guadagneranno più benefici che offrendo elemosine al Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, per un intero kalpa». Il Daishonin illustra poi la lunghezza inimmaginabile di un kalpa.

                                                        Note

                                                        1. Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 391.
                                                        2. Ibidem, p. 392.
                                                        3. Signora Kaushika: moglie del dio Shakra. Kaushika è il nome di Shakra al tempo in cui era un brahmano, secondo il Trattato sulla grande perfezione della saggezza. Auspicio Fortunato: dea della mitologia indiana che in seguito fu incorporata nel Buddismo. È considerata la dea della fortuna e della bellezza e si crede che elargisca fortuna e benefici agli esseri viventi. Signora Li: consorte dell’imperatore Wu (156-87 a.C.), della prima dinastia Han. Per Yang Kuei-fei vedi Glossario.
                                                        4. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                        5. Veste di tre shu: è un’espressione che appare spesso nelle scritture buddiste per indicare il vestito di un essere celeste. Shu è un’unità di peso, e tre shu equivalgono circa a tre grammi; sta quindi a significare un peso estremamente leggero.
                                                        6. Nel Sutra del Loto, il Budda Molti Tesori dice: «Shakyamuni, Onorato dal Mondo, tutto ciò che hai esposto è la verità!» (Il Sutra del Loto, cap. 11, p. 244).
                                                        7. Prete buddista cinese del sesto secolo, chiamato anche Wei Yüan-sung, vedi Glossario.
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