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312. La petizione Ryusen-ji

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, 1279. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

Echigo-bo Nichiben e Shimotsuke-bo Nisshu, preti del tempio Ryusen nella provincia di Suruga dichiarano ciò che segue.

    Il vice capo dei preti del suddetto tempio, Hei no Sakon Nyudo Gyochi, sperando di nascondere le sue varie colpe e tenerle celate, ha sollevato nei nostri confronti accuse false e illegittime, prive di qualsiasi fondamento. Nella sua lamentela egli afferma che Nisshu e Nichiben, dichiarandosi discepoli del prete Nichiren, sostengono che i sutra diversi da quello del Loto e i praticanti degli insegnamenti della Vera parola sono ugualmente incapaci di recare benefici alle persone, sia nell’esistenza attuale sia in quelle a venire. (Questo è il succo delle loro accuse).

      Riguardo a questo, il Santo Nichiren, il vero maestro di Nisshu e Nichiben, osservando eventi come la grande cometa e il grande terremoto1, che si erano verificati sin dall’inizio dell’era Shoka, ha esaminato tutti i vari sutra ed è giunto a questa conclusione. Nelle presenti circostanze, il Giappone aderisce ai sutra hinayana o a quelli provvisori e non presta ascolto al vero sutra, perciò sarà presto colpito da due disastri che non sono paragonabili a nessuno di quelli accaduti in passato. Sono i disastri della rivolta all’interno del paese e dell’invasione da parte di una potenza straniera.

        Pensando al benessere del paese e alla necessità di prendere misure per affrontare questi due grandi disastri, nell’era Bunno egli sottopose alle autorità un documento, costituito da un unico rotolo, intitolato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Tutte le cose che egli predisse in quel documento si sono avverate. Come nel caso delle predizioni sul futuro pronunciate dall’aurea bocca del Budda, esse si sono realizzate immancabilmente così come l’eco segue un suono.

          Un’opera non buddista afferma: «Un santo è chi è in grado di conoscere le cose che non hanno ancora fatto la loro apparizione»2. E nelle scritture buddiste si dice: «I sapienti sanno percepire l’origine delle cose, come i serpenti conoscono la via dei serpenti»3.

            Alla luce di ciò, non è forse chiaro che questo maestro è un santo? E, se dentro lo stato esiste questo abile maestro, che bisogno c’è di cercare fuori un simile tesoro dello stato?

              Gli scritti non buddisti dicono: «Quando c’è un santo in un paese vicino, i nemici si preoccupano»4. In un testo buddista si legge: «Gli dèi celesti proteggeranno immancabilmente una terra nella quale vi è un santo»5. E in un altro testo non buddista si afferma: «Quando nel mondo vi è un sovrano santo e sapiente, ci saranno immancabilmente anche ministri saggi e illuminati»6.

                Alla luce di questi passi, la presenza di un santo in Giappone dovrebbe essere causa di grande gioia in quel paese e di grande preoccupazione nel paese dei mongoli, perché il santo invierà i suoi draghi ad affondare le navi nemiche e chiamerà Brahma e Shakra per catturare il sovrano mongolo!

                  Dato che il sovrano del Giappone è un uomo saggio, perché non usa questo santo invece di preoccuparsi inutilmente delle minacce di una potenza straniera?

                    Il Budda Shakyamuni, l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione, prevedendo l’inevitabile epoca di conflitti dell’Ultimo giorno della Legge7, descrisse e lasciò un metodo segreto per affrontare i grandi disastri che sarebbero accaduti. Nei passi del sutra è assolutamente chiaro8.

                      Tuttavia, nei 2.220 anni successivi alla morte del Tathagata, questo segreto non è stato ancora propagato in India, Cina, Giappone o in uno degli altri paesi del continente di Jambudvipa. E i quattro ordini di bodhisattva, pur comprendendolo in cuor loro, non lo esposero. Anche T’ien-t’ai e Dengyo non ne parlarono, perché sapevano che non era ancora giunto il tempo di farlo.

                        Il Sutra del Loto afferma: «Nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa»9. Il Gran Maestro T’ien-t’ai disse: «Nell’ultimo periodo di cinquecento anni [la mistica via si diffonderà e porterà benefici al genere umano per un lungo tempo futuro]»10. Miao-lo disse: «Il quinto periodo di cinquecento anni…»11. E il Gran Maestro Dengyo disse: «A proposito dell’epoca, [la propagazione del vero insegnamento avrà inizio] nell’epoca in cui finisce il Medio giorno della Legge e si apre l’Ultimo giorno. Per quanto riguarda la terra, inizierà in una terra a est di T’ang e a ovest di Katsu. Per quanto concerne la gente, si diffonderà fra gente macchiata dalle cinque impurità che vive in un’epoca di conflitti»12. Questo passo spiega chiaramente che l’est vincerà e l’ovest sarà sconfitto.

                          Questo santo, il signore della Legge, comprende il tempo, il paese, l’insegnamento e la capacità delle persone. Per il bene del sovrano, del popolo, degli dèi e dei Budda ha riflettuto a fondo e ha esposto i passi da intraprendere per affrontare queste calamità e disastri.

                            Non solo il suo consiglio non è stato ascoltato, ma, oltretutto, a causa delle parole piene d’invidia di persone che offendono la Legge, questo santo è stato ferito alla testa, ha subito una frattura alla mano sinistra13, e per due volte è stato condannato all’esilio in una regione lontana. In molti luoghi i suoi discepoli sono stati colpiti a morte con le frecce, massacrati a colpi di spada, uccisi in vari altri modi, feriti con le spade, imprigionati, esiliati, percossi, espulsi o soggetti a vari maltrattamenti e abusi nel corso di gravi persecuzioni, troppo numerose per poterle descrivere.

                              Con queste azioni, l’intero paese del Giappone è diventato un acerrimo nemico del Sutra del Loto e le sue miriadi di abitanti sono diventate persone di incorreggibile miscredenza. Di conseguenza, le divinità celesti hanno abbandonato il paese, quelle terrestri hanno preso congedo, e così nel regno con c’è più pace.

                                Questo è lo stato di cose che ci hanno riferito. E, anche se non siamo particolarmente capaci, sottoponiamo umilmente alla vostra attenzione questo nostro indegno documento. Un testo non buddista dice: «Se a corte vi sono persone malvagie, le persone degne non possono farsi avanti»14. E un testo buddista afferma: «Se un buon monaco vede qualcuno distruggere l’insegnamento e non lo rimprovera […] quel monaco sta tradendo l’insegnamento del Budda»15.

                                  Corre voce che il governo abbia convocato preti eminenti ordinando loro di pregare per la sconfitta dell’esercito mongolo. Ma, esaminando i documenti storici, si può vedere che nell’era Genryaku [dell’imperatore Antoku] e nell’era Jokyu [dell’ex imperatore Gotoba] il capo dei preti del Monte Hiei, il prelato del To-ji16, i supervisori e i funzionari a capo dei sette maggiori templi di Nara e dell’Onjo-ji, insieme a numerosi preti della Vera parola, furono convocati alla corte imperiale, e nel palazzo Shishin-den condussero riti per maledire il defunto Minamoto no Yoritomo, Generale della Destra, e il defunto Hojo Yasutoki.

                                    Chi conduce rispettosamente queste cerimonie, causerà certamente la propria morte, e se continua a insistere, sicuramente provocherà anche la rovina del sovrano. Perciò l’imperatore Antoku affogò nelle acque del mare occidentale; Myoun, il capo dei preti del Monte Hiei, fu colpito e ucciso da una freccia vagante, l’ex imperatore Gotoba fu esiliato e abbandonato su un’isola selvaggia17; il prelato del To-ji morì sul monte Koya18; e un altro capo dei preti del Monte Hiei19 subì l’onta di essere rimosso dalla carica. Le persone videro con i loro occhi le punizioni che toccano a chi esegue queste cerimonie, gli uomini saggi delle epoche successive ne ebbero un grande timore, e il santo di cui parlavamo, nel suo ritiro sulla montagna, è profondamente addolorato da questi fatti.

                                      Vorremmo parlare adesso della tesi secondo la quale bisognerebbe svolgere le devozioni al Sutra di Amida in certi momenti prefissati. A questo proposito, possiamo osservare che si ammirano i fiori e la luna, e si usa l’acqua o il fuoco, nel momento in cui è appropriato farlo; non si seguono regole prefissate. Lo stesso vale per le dottrine buddiste: esse vengono adottate o messe da parte a seconda di ciò che è adatto al tempo.

                                        Inoltre, il Sutra di Amida20, l’opera di quattro fogli alla quale voi aderite, è solo un sutra minore, predicato nel periodo del quale il Budda disse: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità»21. Il Venerabile Shariputra, noto come la persona più saggia del continente di Jambudvipa, lesse e recitò questo sutra per molti anni, ma alla fine non fu mai capace di conseguire la Buddità. In seguito, però, scartò questo sutra e finalmente, quando fu predicato il Sutra del Loto, gli fu detto che sarebbe diventato un Budda di nome Tathagata Fiore Splendente. Come possono allora le persone ignoranti, che vivono in quest’epoca malvagia dell’Ultimo giorno, sperare di rinascere nella Pura terra nella loro prossima esistenza semplicemente recitando l’invocazione Namu-Amida-butsu?

                                          Perciò il Budda ci stava ammonendo quando disse nel Sutra del Loto: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente la via suprema»22. Il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, in realtà sta dicendo che egli ha messo da parte il Sutra di Amida.

                                            Inoltre, nel Sutra del Nirvana afferma: «Sebbene il Tathagata non dica menzogne, se io sapessi che dicendo il falso [potrei aiutare le persone a ottenere i benefici della Legge, allora farei ciò che è meglio per loro e pronuncerei tali parole come espedienti]». Questo passo sta affermando che la recitazione del nome del Budda Amida è una pratica vana.

                                              Il Sutra del Loto afferma: «Desiderano abbracciare soltanto il sutra del grande veicolo, non accettando un solo verso degli altri sutra»23. Il Gran Maestro Miao-lo dice: «Inoltre, il Sutra della Ghirlanda di fiori [contiene un passo simile a quello del Sutra del Loto sulle sei azioni difficili e le nove azioni facili, ma] si tratta di una serie di comparazioni relative ai benefici che si ricevono e non riguarda l’insegnamento che deve essere propagato, come invece spiega il Sutra del Loto. Perciò il Sutra del Loto dice: “Non accettando un singolo verso degli altri sutra”»24.

                                                Il Sutra della Ghirlanda di fiori, predicato nel luogo in cui il Budda ottenne l’illuminazione, espone la dottrina che il mondo fenomenico è unicamente una creazione della mente25. Il testo superiore contiene tanti capitoli quanti i granelli di polvere di dieci sistemi maggiori di mondi. Il testo medio contiene 498.000 versi. Il testo inferiore contiene 100.000 versi in 48 capitoli.26 Ma, se esaminiamo le edizioni giunte fino a noi della raccolta completa dei sutra, vediamo che di questo sutra esistono solo una versione in ottanta volumi, una in sessanta volumi e una in quaranta volumi.

                                                  Inoltre ci sono vari altri sutra mahayana essoterici ed esoterici, come i sutra Corretti ed equi, i sutra della Saggezza, il Sutra di Mahavairochana e il Sutra della Corona di diamanti. Ma, quando li paragoniamo al Sutra del Loto, vediamo che il Budda stesso ha detto che erano stati predicati quando egli “non aveva ancora rivelato la verità” e che rappresentavano una strada «irta di ostacoli e ardue prove»27.

                                                    Perciò dovremmo chiudere loro la porta e abbandonarli28. E tanto più dovremmo farlo nel caso del Sutra di Amida! Paragonarlo al Sutra del Loto è come mettere un formicaio vicino a una grande montagna e chiedere quale sia più alto, oppure contrapporre una volpe o un coniglio a un leone e chiedere chi sia più forte!

                                                      Noi, Nisshu e gli altri del nostro gruppo, adesso abbiamo abbandonato questi sutra inferiori e leggiamo e recitiamo solo il Sutra del Loto, raccomandando questa pratica al mondo intero e recitando Nam-myoho-renge-kyo. Non stiamo forse manifestando una fervente lealtà agendo così?

                                                        Se ci sono dettagli ancora poco chiari a riguardo, chiediamo che le autorità convochino vari eminenti preti buddisti [per un dibattito] e decidano chi ha ragione e chi ha torto. Questa era la pratica, seguita una volta in India, Cina e Giappone per determinare cos’è superiore e cos’è inferiore nelle questioni che riguardano gli insegnamenti buddisti. Adesso che viviamo nell’epoca di un governo illuminato, questa veneranda pratica in uso in questi tre paesi andrebbe forse abbandonata?

                                                          Nella sua lamentela Gyochi afferma che il ventunesimo giorno del mese corrente una banda costituita da numerose persone armate di archi e frecce è penetrata nelle recinzioni del capo dei preti, e che Shimotsuke-bo Nisshu, armato e in sella a un cavallo, insieme a un contadino di Atsuhara di nome Kijiro ha affisso un cartello, dopo di che il gruppo si è impadronito del raccolto di riso e lo ha trasportato nel terreno occupato da Nisshu. (Questa in sintesi è l’accusa).

                                                            Queste imputazioni sono del tutto false e prive di sostanza. Nisshu e gli altri erano stati scacciati dagli alloggi nei quali vivevano da Gyochi e non avevano un posto dove andare; chi avrebbe dato credito a un cartello affisso da loro? E perché i contadini del luogo, deboli e inermi, avrebbero accettato di seguire i loro ordini? Se, come afferma la lamentela, Nisshu e gli altri si erano armati di archi e frecce e stavano progettando qualche azione malvagia, perché Gyochi e gli altri che erano nelle vicinanze non li hanno disarmati, portandoli dalle autorità e riferendo la cosa nei dettagli? Queste accuse sono del tutto false e chiediamo che siano esaminate con giustizia e imparzialità.

                                                              Nisshu e Nichiben sono preti residenti al Ryusen-ji, il tempio in questione, da diversi anni; hanno sempre svolto la pratica buddista con diligenza, pregando per la longevità del sovrano e la sicurezza del paese. Ma Gyochi, nell’esercizio delle sue funzioni di vice capo dei preti dei sacri terreni del tempio suddetto, si è rivolto a certi preti del tempio, per la precisione a Mikawa-bo Raien29, Sho-bo, Nichizen, Nisshu e Nichiben, insistendo che le dottrine del Sutra del Loto non sono attendibili e ordinando loro di cessare immediatamente di leggere e recitare quel sutra e dedicare invece tutta la loro attenzione alla lettura del Sutra di Amida e alla recitazione del Nembutsu. E ha dichiarato che, se avessero promesso di farlo per iscritto, avrebbe garantito loro un posto in cui vivere.

                                                                Ricevuti questi ordini, Raien obbedì, scrisse la sua promessa, e gli fu permesso di rimanere nei suoi alloggi, ma Nichizen e gli altri, che rifiutarono di presentare una promessa scritta, furono privati della loro carica di preti degli alloggi che occupavano. Allora Nichizen lasciò del tutto il tempio, mentre Nisshu e Nichiben, che non avevano un altro posto in cui andare, continuarono a risiedere nel tempio come in passato.

                                                                  Durante gli ultimi quattro anni, tuttavia, Nisshu e gli altri, non soltanto sono stati privati della loro carica di preti dei rispettivi alloggi, ma gli è stato anche proibito di condurre cerimonie importanti. E, come se queste azioni non fossero già abbastanza malvagie, sono state prese anche misure per spogliarli del ruolo di devoti del Sutra del Loto, contro di loro sono stati orditi vari complotti, e sul loro conto sono state fatte circolare falsità di ogni genere. Si direbbe che Devadatta, che visse al tempo del Budda, sia ancora vivo ai giorni nostri!

                                                                    In generale, questo è il tipo di azioni compiute da Gyochi. Egli ha ordinato a Izumi-bo Renkai, il prete officiante nella Sala della meditazione del Loto, di prendere una copia del Sutra del Loto, tingerne la carta nel succo di cachi, ridurla in pezzi regolari e usarla per riparare le sale e gli edifici minori. Nichiben ha dovuto obbedire all’ordine scritto di tenere da parte ottomila dei dodicimila pollici del materiale di copertura per il tetto, che Gyochi usava per le sue necessità personali. Gyochi ha incitato il funzionario dell’ufficio amministrativo di Shimokata ad attaccare con un coltello Shiro, un praticante del Sutra del Loto, e ferirlo durante i riti religiosi nel quarto mese30. E nell’ottavo mese ha fatto decapitare Yashiro, spargendo la voce che era stata opera di Nisshu e degli altri31.

                                                                      Dopo aver estorto sanzioni pecuniarie da un ladro senza talento né cervello di nome Hyobu-bo Join32, Gyochi ha annunciato che questi era un uomo di eccezionali capacità e lo ha nominato prete officiante. Inoltre ha impiegato vari contadini affiliati al tempio per fargli catturare quaglie, cacciare procioni e macellare un cervo che era rimasto imprigionato in una trappola per i cinghiali, e poi ha fatto servire queste creature come cibo per il sovrintendente, il capo dei preti. Ha fatto anche avvelenare lo stagno davanti alle sale buddiste, uccidendo un certo numero di pesci che poi mandava a vendere nel villaggio vicino.

                                                                        Fra le persone che videro queste azioni o ne ebbero notizia, non ve ne fu alcuna i cui occhi e orecchi non fossero sconvolti dal profondo dispiacere per queste scandalose violazioni degli insegnamenti buddisti.

                                                                          Un giorno dopo l’altro, Gyochi ha continuato ad accumulare azioni malvagie e indegne di questo genere. Nisshu e gli altri, profondamente preoccupati, hanno cercato di informare le autorità, ma Gyochi, ansioso di nascondere le sue colpe, ha fatto segretamente ricorso a vari intrighi, utilizzando i suoi uomini per far circolare false voci, prive di qualsiasi fondamento, allo scopo di rovinare Nisshu e gli altri. La situazione è di una gravità indescrivibile e, alla luce sia delle legge religiosa, sia di quella secolare, ci sembra assolutamente indispensabile una qualche forma di rimostranza.

                                                                            Per riassumere, se verranno condotte attente indagini sia riguardo a ciò che è provvisorio e ciò che è vero in materia di insegnamenti buddisti, sia riguardo alla verità o alla falsità delle accuse che sono state sollevate, conducendo l’intera inchiesta in accordo con le auree parole del Budda e con le disposizioni chiaramente stabilite dai codici legali33 e prendendo le misure atte a impedire la ulteriore perpetrazione di questi abusi, allora le divinità benevolenti che proteggono il paese cesseranno il loro insolito comportamento e gli dèi celesti che custodiscono l’insegnamento corretto torneranno a sorridere. Gyochi, il vice capo dei preti del Ryusen-ji, che compie tutte queste azioni malvagie e indegne, deve essere destituito. Se non accadrà, allora è difficile che il capo dei preti del suddetto tempio riesca a sfuggire a una grave riprovazione. Si dovrebbe tenere a mente che l’esempio del Ryusen-ji è diverso da ciò che era accaduto in precedenza al Jisso-ji34.

                                                                              Chiediamo perciò che la faccenda sia risolta in accordo con i princìpi incontestabili della giustizia e che a Nisshu e Nichiben sia permesso di occupare gli alloggi loro assegnati, riparare le sale e gli altri edifici del tempio, e dedicarsi completamente ai loro doveri come leali sudditi, pregando per la longevità del sovrano e la sicurezza del paese. Con questo scopo in mente, sottoponiamo rispettosamente questo documento all’attenzione delle autorità.

                                                                                Il decimo mese del secondo anno di Koan [1279]

                                                                                  Presentata dagli shramana Nisshu e Nichiben

                                                                                      Cenni Storici

                                                                                      Il presente documento fu sottoposto dai preti Nisshu e Nichiben al tribunale del governo di Kamakura, il decimo mese del 1279.

                                                                                      Nichiren Daishonin corresse la bozza del documento, redatta da Toki Jonin, sostanzialmente aggiungendo la prima parte. La prima meta del documento si occupa di questioni dottrinali e la seconda meta fa riferimento ai fatti avvenuti.

                                                                                      Questo documento fu scritto durante la persecuzione di Atsuhara, durata quasi tre anni, durante la quale i seguaci del Daishonin del villaggio di Atsuhara, nel distretto di Fuji della provincia di Suruga, subirono repressioni, atti di violenza e minacce. La persecuzione culmino il quindicesimo giorno del decimo mese del 1279 (l’ottavo giorno del quarto mese del 1280 secondo altre fonti) con la messa a morte di tre credenti.

                                                                                      Intorno al 1275, dopo il trasferimento del Daishonin a Minobu, la propagazione dei suoi insegnamenti nella zona di Fuji comincio a progredire notevolmente, sotto la guida di Nikko. Al Ryusen-ji, un tempio della scuola Tendai di Atsuhara, Nikko convertì diversi dei preti più giovani, tra cui Shimotsuke-bo, Echigo-bo e Sho-bo, che divennero discepoli del Daishonin con i nomi di Nisshu, Nichiben e Nichizen. Questi preti a loro volta convertirono un certo numero di contadini della zona. Allarmato dalla defezione dei preti e dei sostenitori laici, Gyochi, un prete laico membro del clan reggente Hojo, che svolgeva le funzioni di vice capo del tempio, utilizzò la sua influenza sulle autorità per far cessare le attività di propagazione ed espellere i preti convertiti dal tempio. Per questo motivo il Daishonin controllò e rielaborò il documento che venne poi sottoposto da Nisshu e Nichiben.

                                                                                      Il testo fa riferimento alle rimostranze di Gyochi nei confronti dei seguaci, i quali controbattono alle false accuse. Le rimostranze riguardano due punti fondamentali e quindi anche il testo del documento può essere diviso in due parti.

                                                                                      La prima parte mette in luce il fatto che i due disastri profetizzati dal Daishonin nel suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese del 1260, cioè «l’invasione da parte di paesi stranieri» e «la rivolta all’interno del proprio dominio» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 9), si erano di fatto avverati. Pertanto il Daishonin andrebbe considerato come un santo a cui il governo si dovrebbe rivolgere per la protezione del paese. Vengono poi citati fatti storici che provano l’inutilità delle preghiere della Vera parola per sconfiggere le forze mongole. Questa prima parte si conclude con la refutazione dei sutra provvisori, in particolar modo del Sutra di Amida.

                                                                                      La seconda parte del documento mira a mettere in luce la falsità delle accuse mosse da Gyochi. Egli sosteneva che un gruppo di persone armate avesse fatto irruzione nella sua proprietà rubando il raccolto del riso, portandolo poi nella proprietà occupata da Nisshu. Inoltre, il testo cita esempi specifici del comportamento criminale di Gyochi, tutt’altro che consono a un religioso, fra cui l’istigazione all’omicidio e la caccia. Infine, viene chiesto alle autorità di indagare approfonditamente sulle accuse suddette in accordo con gli insegnamenti del Budda e i codici legali, di rimuovere Gyochi dal suo incarico, e di permettere a Nisshu e a Nichiben di occupare gli alloggi che erano stati loro assegnati. Simili azioni a sostegno dei praticanti dell’insegnamento corretto porteranno pace e sicurezza al paese.

                                                                                      Note

                                                                                      1. Riferimento all’enorme cometa che apparve nel settimo mese del 1264 e al grande terremoto che devastò la zona di Kamakura nell’ottavo mese del 1257.
                                                                                      2. La fonte è sconosciuta anche se frasi di questo tipo si trovano frequentemente nelle opere più antiche della letteratura cinese.
                                                                                      3. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                      4. Fonte sconosciuta.
                                                                                      5. La fonte è sconosciuta, ma nel quattordicesimo capitolo del Sutra del Loto si afferma: «Gli esseri celesti giorno e notte li proteggeranno e li difenderanno [i devoti del Sutra del Loto] per amore della Legge» (Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 286).
                                                                                      6. Fonte sconosciuta.
                                                                                      7. Riferimento all’ultimo dei cinque periodi di cinquecento anni seguenti alla morte di Shakyamuni, l’epoca di “dispute e conflitti” descritta nel Sutra della Grande raccolta, che corrisponde all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge. In quel sutra Shakyamuni dice che «nei successivi cinquecento anni, dispute e conflitti sorgeranno tra coloro che seguono i miei insegnamenti e la pura Legge sarà oscurata e perduta».
                                                                                      8. Il sutra qui è quello del Loto che, per esempio, afferma: «Allorché questi esseri viventi avranno udito la Legge, godranno di pace e sicurezza nell’esistenza presente e nasceranno in circostanze favorevoli nelle successive» (Il Sutra del Loto, cap. 5, p. 155) e «Io stesso proteggerò anche coloro che proteggono questo sutra, assicurandomi che non subiscano declino o danni nello spazio di cento yojana» (Ibidem, cap. 26, p. 421).
                                                                                      9. Ibidem, cap. 23, p. 394.
                                                                                      10. Parole e frasi del Sutra del Loto.
                                                                                      11. Su “Parole e frasi”.
                                                                                      12. Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto. T’ang si riferisce alla Cina; Katsu era un antico regno che governava sulla Cina nordorientale e la Corea settentrionale nel sesto e settimo secolo. «Una terra a est di T’ang e a ovest di Katsu» indica il Giappone secondo le antiche mappe.
                                                                                      13. Riferimento alla persecuzione di Komatsubara del 1264, in cui il Daishonin e i suoi furono attaccati da Tojo Kagenobu. Nello scontro che ne seguì, il Daishonin fu ferito, uno dei suoi discepoli fu ucciso e Kudo Yoshitaka morì a causa delle ferite ricevute. La frase seguente si riferisce all’esilio di Izu, dal 1261 al 1263, e all’esilio di Sado, dal 1271 al 1274.
                                                                                      14. Fonte sconosciuta.
                                                                                      15. Riassunto di un passo del Sutra del Nirvana.
                                                                                      16. Il prelato del To-ji si riferisce molto probabilmente al prelato di Omuro (tempio Ninna a Kyoto), il principe Dojo, una delle figure principali che eseguirono i rituali della Vera parola per la sconfitta di Kamakura all’epoca del tumulto di Jokyu, nel 1221. Il testo originale può essere letto sia come “il prelato [del] To-ji” sia come “il prelato [e il] To-ji”, ma, nel testo originale di un altro scritto del Daishonin, si parla “del capo dei preti del Monte Hiei e del prelato del To-ji”. Quindi i traduttori hanno adottato la prima interpretazione. Il Daishonin chiama il principe Dojo “prelato del To-ji” intendendo forse che il To-ji rappresentava la scuola della Vera parola o anche che il prelato di Omuro di fatto dominava il To-ji.
                                                                                      17. Antoku, che era ancora bambino, annegò, nel 1185, durante la battaglia navale di Dannoura in cui il clan Taira fu definitivamente sconfitto per mano di Minamoto. Myoun fu il cinquantacinquesimo e il cinquantasettesimo capo dei preti dell’Enryaku-ji, il tempio principale della scuola Tendai sul monte Hiei. Quando Myoun si recò a visitare l’ex imperatore Goshirakawa nel suo palazzo, nel 1183, fu attaccato dalle forze capeggiate da Minamoto no Yoshinaka, generale del clan Minamoto e rimase ucciso da un freccia vagante. Nel 1211, l’ex imperatore Gotoba, insieme all’imperatore in carica e ad altri due ex imperatori, cercò di sovvertire il governo militare di Kamakura, ma il suo esercito fu sconfitto da quello del reggente di Kamakura, Hojo Yoshitoki, comandato dal figlio maggiore di lui, Yasutoki. Gotoba fu esiliato sull’isola di Oki, al largo del mar del Giappone.
                                                                                      18. L’affermazione che “il prelato del To-ji” sia morto sul monte Koya si trova in Biografie di preti eminenti del Giappone.
                                                                                      19. Riferimento a Sonkai, settantatreesimo capo dei preti dell’Enryaku-ji sul monte Hiei. Era figlio dell’ex imperatore Gotoba e fu destituito dalla carica nel 1221.
                                                                                      20. Il Sutra di Amida in un unico volume è costituito da soli quattro fogli.
                                                                                      21. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                                                                      22. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
                                                                                      23. Ibidem, cap. 3, p. 131.
                                                                                      24. Trattato delle cinquecento domande.
                                                                                      25. Questa frase si basa su un passo del Sutra della Ghirlanda di fiori che dice: «La mente è come un abile pittore, che crea varie forme costituite dalle cinque componenti. Così, di tutti i fenomeni dell’intero mondo, non ve n’è nemmeno uno che non sia creato dalla mente».
                                                                                      26. Riferimento alle tre versioni del Sutra della Ghirlanda di fiori che si riteneva fossero conservate nel palazzo del drago e che vengono citate in Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”. Per quanto riguarda il testo medio, però, il commentario afferma: «Il testo medio contiene 498.800 versi».
                                                                                      27. Nel Sutra degli Innumerevoli significati, (prologo del Sutra del Loto, p. 26) si afferma: «Neppure se dovesse trascorrere un infinito e illimitato numero di asamkhya di kalpa, essi [gli esseri viventi] saranno in grado di ottenere la suprema illuminazione. […] Perché […] percorreranno perigliose vie traverse, assaliti da numerosi ostacoli e prove».
                                                                                      28. Parafrasi dell’affermazione di Honen in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa nella quale sostiene che si dovrebbero scartare, chiudere, ignorare e abbandonare tutti gli insegnamenti e le pratiche diverse da quelle legate al Budda Amida.
                                                                                      29. Non si hanno altre notizie su Raien.
                                                                                      30. L’espressione “riti religiosi” qui indica una gara di tiro con l’arco che si tenne presso il santuario Omiya Sengen l’ottavo giorno del quarto mese del 1279. Shiro e Yashiro, che compaiono nella frase successiva, erano contadini di Atsuhara, nella regione di Fuji, che credevano nell’insegnamento del Daishonin.
                                                                                      31. Nella bozza originale rivista dal Daishonin, questi suggerisce a Nisshu e Nichiben di inserire questa frase nel testo; in questa traduzione è stata inserita, secondo le sue istruzioni.
                                                                                      32. Non si hanno altre notizie su Join.
                                                                                      33. “Codici legali” si riferisce al Formulario di sentenze, considerato da tutti a quel tempo un simbolo di legge equa ed imparziale. Redatto nel 1232, fu la prima codificazione della legge da parte dello shogunato di Kamakura.
                                                                                      34. Il Jisso-ji era un tempio Tendai a Iwamoto, nel Fuji. Il terzo e il quarto capo dei preti del tempio avevano una condotta dissoluta e negligente e, nel 1268, Nikko, che era un prete residente in quel tempio, inoltrò una lamentela contro di loro al governo di Kamakura. Nel caso del Jisso-ji, il capo dei preti non aveva alcun legame con il clan reggente Hojo, ma Gyochi, il vice capo dei preti del Ryusen-ji, era membro del clan reggente e perciò era più probabile che ottenesse favori personali dal governo di Kamakura.
                                                                                      La Biblioteca di Nichiren
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