140. La Porta del Drago
Minobu, 1279. Indirizzata a Nanjo Tokimitsu
In Cina c’è una cascata chiamata la Porta del Drago. Le sue acque precipitano da un’altezza di cento piedi, più rapide di una freccia scagliata da un forte arciere. Si dice che un gran numero di carpe si raccolgano nel bacino sottostante sperando di risalire la cascata e che quella che riuscirà nell’impresa si tramuterà in un drago. Tuttavia, non una sola carpa su cento, su mille o anche su diecimila riesce a risalire la cascata, nemmeno dopo dieci o venti anni. Alcune sono trascinate via dalle forti correnti, altre cadono preda di aquile, falchi, nibbi e civette, e altre ancora vengono pescate con le reti, con i cesti e a volte perfino con i dardi, dagli uomini che si allineano su entrambe le rive della cascata lunga dieci cho. Tale è la difficoltà per una carpa di diventare un drago.
C’erano due maggiori clan guerrieri in Giappone, i Minamoto e i Taira. Erano come due fedeli cani da guardia ai cancelli del palazzo imperiale. Erano così bramosi di fare la guardia all’imperatore, come lo è un montanaro di ammirare la luna piena il quindicesimo giorno dell’ottavo mese mentre sorge dietro le montagne. Guardavano con meraviglia le eleganti feste dei nobili e delle dame di corte proprio come le scimmie sugli alberi si incantano alla vista della luna e delle stelle che brillano nel cielo. Benché di basso rango, desideravano ardentemente trovare il modo di unirsi ai circoli di corte. Tuttavia anche quando Sadamori del clan dei Taira1 schiacciò la ribellione di Masakado, non fu ammesso a corte. Né vi fu ammesso alcuno dei suoi discendenti, incluso il famoso Masamori. Solo a Tadamori, figlio di Masamori, fu permesso per la prima volta di accedere a corte. Il suo successore Kiyomori e suo figlio Shigemori, non solo si godettero la vita in mezzo ai nobili di corte, ma videro sorgere la luna [quando la figlia di Kiyomori sposò l’imperatore] e apparire il sole [quando il nipote di questi divenne imperatore].
Conseguire la Buddità non è più facile che per gli uomini di basso rango accedere ai circoli di corte o per una carpa risalire la Porta del Drago. Shariputra, per esempio, praticò le austerità del bodhisattva per sessanta kalpa allo scopo di conseguire la Buddità, ma alla fine non riuscì a perseverare ulteriormente e ricadde nei sentieri dei due veicoli.2 Perfino coloro che stabilirono legami col Sutra del Loto al tempo del Budda Grande Saggezza Universale sprofondarono nelle sofferenze di nascita e morte per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi. Altri, che avevano ricevuto i semi della Buddità in un passato ancora più remoto [quando egli ottenne l’illuminazione per la prima volta], soffrirono per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi. Tutte queste persone praticarono il Sutra del Loto, ma quando furono perseguitate in vari modi dal re demone del sesto cielo che possedette i loro sovrani e altre autorità, rinnegarono la loro fede e così vagarono nei sei sentieri, per innumerevoli kalpa.
Fino a poco tempo fa sembrava che questi eventi non ci riguardassero, ma adesso ci troviamo di fronte allo stesso tipo di persecuzioni. Miei discepoli, formulate un grande voto3! Siamo molto fortunati a essere sopravvissuti alla diffusa epidemia dello scorso anno e dell’anno precedente. Adesso, tuttavia, con l’incombente invasione mongola, può darsi che saranno in pochi a sopravvivere. Alla fine, nessuno può sfuggire alla morte. Le sofferenze di quel momento saranno esattamente uguali a quelle che stiamo affrontando adesso. Poiché la morte è la stessa in entrambi i casi, dovresti essere disposto a offrire la tua vita per il Sutra del Loto. Pensa a questa offerta come a una goccia di rugiada che si unisce di nuovo al grande mare, o come a un granello di polvere che ritorna alla terra. Un passo del terzo volume del Sutra del Loto dice: «Ci auguriamo che i meriti ottenuti grazie a questi doni possano estendersi in lungo e in largo a tutti, così che noi e gli altri esseri viventi possiamo conseguire tutti insieme la via del Budda»4.
Con profondo rispetto,
Nichiren
Il sesto giorno dell’undicesimo mese
Risposta al Saggio di Ueno
Scrivo questa lettera con profonda gratitudine per la tua dedizione durante le vicende di Atsuhara.
Cenni Storici
Questa lettera venne scritta da Minobu, nell’undicesimo mese del secondo anno di Koan (1279), per il giovane Nanjo Tokimitsu, amministratore del villaggio di Ueno, nella provincia di Suruga. Tokimitsu aveva abbracciato da giovane l’insegnamento del Daishonin, e riveriva Nikko Shonin come suo maestro personale. Questa lettera è la risposta del Daishonin al rapporto di Tokimitsu su come questi stesse adoperandosi per proteggere i seguaci della zona di Atsuhara, nel periodo in cui erano oggetto di pesanti persecuzioni da parte del governo di Kamakura. Nel nono mese del 1279 le autorità avevano infatti arrestato, in base a false accuse, venti contadini seguaci del Daishonin, che fino all’ultimo si rifiutarono di abiurare. Il quindicesimo giorno del decimo mese tre di loro furono decapitati.
In quelle circostanze Tokimitsu aveva usato tutta la sua influenza per proteggere gli altri credenti, offrendo rifugio ad alcuni nella propria casa e negoziando per la liberazione di coloro che erano stati imprigionati. Il Daishonin rese omaggio al suo coraggio chiamandolo il “Saggio di Ueno”.
L’ultimo paragrafo della lettera lascia intuire il clima di angoscia e di apprensione del Giappone dell’epoca, in conseguenza delle epidemie e del diffondersi di voci sull’imminenza di una guerra. Il Daishonin sottolinea che, dal momento che la morte è inevitabile, si dovrebbe dedicare la vita unicamente all’ambizione suprema: l’illuminazione. La Porta del Drago citata nella lettera proviene dal folklore cinese e pare riferirsi a una cascata, o a delle rapide, nella parte mediana del corso del Fiume Giallo.