190. La ragione per cui gli attuali praticanti Nembutsu sono destinati all’inferno di incessante sofferenza
Awa, 1264. Indirizzata a Joen-bo
Scritto dall’Acharya Nichiren presso il tempio Renge nel borgo di Hanabusa, villaggio di Tojo, distretto di Nagasa, provincia di Awa, per Joen-bo. Il primo anno di Bun’ei [1264], segno ciclico kinoe-ne, nono mese, ventiduesimo giorno.
Domanda: Che motivo hai di affermare che gli attuali praticanti Nembutsu sono destinati a cadere nell’inferno di incessante sofferenza?
Risposta: Il mio ragionamento si basa su Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa di Honen.
Domanda: E cosa dice questo Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa?
Risposta: Durante l’era Kennin [1201-1204], quando l’ex imperatore Gotoba era ancora al potere, nel paese del Giappone apparve una cometa; il suo nome era Honen, noto anche come Genku. Egli scrisse un’opera di un volume, chiamata Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, che ammonta a circa sessanta e più fogli di carta. È divisa per argomenti in sedici sezioni, la prima delle quali afferma che, secondo la Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine del Maestro di Meditazione Tao-ch’o, occorre distinguere due categorie di insegnamenti, quelli della Sacra via e quelli della Pura terra.
Gli insegnamenti della Sacra via comprendono tutti i sutra hinayana e mahayana a eccezione dei tre sutra della Pura terra. L’espressione “insegnamenti della Sacra via” comprende i vari sutra mahayana essoterici ed esoterici, come il Sutra di Mahavairochana, il Sutra del Loto, il Sutra dei Re benevolenti e il Sutra della Luce dorata, opere particolarmente riverite dalla corte imperiale, e tutte le scuole di Buddismo che onorano qualsiasi Budda o bodhisattva diverso dal Budda Amida, fra cui la scuola della Vera parola e le altre, che costituiscono le otto scuole particolarmente riverite dalla corte imperiale. Si dice che, sebbene questi vari sutra, Budda e scuole fossero adatti alle capacità delle persone che vivevano nel Primo e nel Medio giorno della Legge, adesso che il mondo è entrato nell’Ultimo giorno della Legge nemmeno uno di coloro che ripongono fede in essi può sperare di ottenere la liberazione dalle sofferenze di nascita e morte.
Honen osserva inoltre che il Maestro del Dharma T’an-luan, nel suo Commentario al “Trattato sulla rinascita nella Pura terra”, distingue due tipi di pratica: la via difficile da praticare e la via facile da praticare.
Nella seconda sezione della sua opera Honen, conformandosi agli scritti del Reverendo Shan-tao, cinque opere per un totale di nove volumi1, distingue due categorie di pratiche: le pratiche corrette e le pratiche diverse. Le cosiddette pratiche diverse corrispondono agli insegnamenti della Sacra via descritti da Tao-ch’o. Honen afferma inoltre che, adesso che siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge, fra coloro che svolgono queste pratiche diverse neanche una persona su mille può sperare di ottenere la rinascita nella Pura terra.
Nelle rimanenti quattordici sezioni dell’opera, egli spiega come gli insegnamenti della Sacra via, la via difficile da praticare e le pratiche diverse producano solo un piccolo bene, siano insegnamenti in accordo con la mente altrui, che arrecano solo benefici o meriti limitati, mentre il Nembutsu e le pratiche a esso associate producono un grande bene, sono insegnamenti in accordo con la mente del Budda e arrecano benefici insuperati. Perciò egli consiglia alle persone comuni dell’Ultimo giorno della Legge di scartare queste pratiche diverse, di chiudere loro la porta, di ignorarle e di abbandonarle a favore del Nembutsu, usando queste quattro parole “scartare, chiudere, ignorare e abbandonare” nel tentativo di porre fine a tali pratiche.
Dapprima, in tutto il Giappone, la gente ignorante e priva di saggezza, i membri del clero, i laici, e poi tutte le persone, come erba che si piega di fronte a un grande vento, cominciarono a seguire il consiglio di Honen, smettendo di accettare con gioia, come avevano fatto in precedenza, il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola e abbandonando ogni ulteriore pensiero di adottarli.
Poi, tutti si foggiarono un rosario fatto di grani quadrati e cominciarono a recitare il nome del Budda Amida, alcuni trentamila volte al giorno, altri sessantamila volte, altri centomila volte, altri quattrocentottantamila volte, altri un milione di volte. E tralasciarono qualsiasi pratica per produrre buone radici nelle loro vite che non fosse quella di costruire edifici Nembutsu, fino a che questi diventarono numerosi e fitti come piante di riso o di canapa, come bambù o canne.
Infine anche quei credenti del Sutra del Loto e degli insegnamenti della Vera parola ritenuti particolarmente esperti e colti, o per fare proseliti o per rinascere nella Pura terra, abbandonarono tutti la loro scuola originaria e diventarono praticanti Nembutsu oppure, pur continuando ad appartenere alla propria scuola d’origine, venerarono gli insegnamenti Nembutsu.
Adesso voglio dire questo: nel paese del Giappone, i quattro tipi di credenti, pur essendo diversi l’uno dall’altro, hanno tutti il comune intento di praticare unicamente il Nembutsu nella speranza di rinascere nella regione occidentale. Ma, anche se la nostra sembra una terra in cui prosperano gli insegnamenti buddisti, sorgono seri dubbi a tale proposito. Infatti, alla luce di ciò che si vede o si sente dire, quando i sapienti capi della scuola Nembutsu, e i loro più importanti sostenitori laici, costituiti dai vari signori feudali più o meno grandi e da altre eminenti personalità, si trovano sul letto di morte, in molti casi non vedono realizzate le proprie aspettative.
Il Reverendo Shan-tao afferma categoricamente che, su dieci persone che recitano il Nembutsu, tutte e dieci rinasceranno nella Pura terra, e, sia che lo recitino dieci volte o per tutta la loro vita, neanche uno di loro mancherà di ottenere tale rinascita o sarà escluso da coloro che la otterranno. Ma, quando paragoniamo le reali circostanze della morte di queste persone con le asserzioni di Shan-tao, troviamo che c’è una differenza come quella fra il fuoco e l’acqua.
I praticanti Nembutsu spiegano la faccenda così. Dicono che ci sono quattro tipi di rinascita nella Pura terra. La prima è la rinascita che si acquisisce concentrando il proprio pensiero sul Budda Amida2 e, come fonte autorevole, citano il Sutra della Meditazione per contemplare i Budda.
La seconda è la rinascita attraverso una retta attenzione consapevole sul Budda Amida3, per la quale citano il Sutra di Amida.
La terza è la rinascita attraverso una condizione mentale moralmente neutra4, spiegata nel Trattato per risolvere numerosi dubbi.
La quarta è la rinascita attraverso una condizione mentale di follia e disordine5, che secondo loro, è descritta nel Sutra della Meditazione, nella parte che riguarda le persone del più basso dei nove gradi di rinascita nella Pura terra6.
La mia critica è la seguente. Per il momento mi astengo dal commentare le prime due categorie, cioè la rinascita attraverso il pensiero concentrato sul Budda e attraverso la retta attenzione consapevole sul Budda. Ma, vorrei chiedere su quale sutra o trattato si basava il Maestro di Meditazione Huai-kan, quando descriveva la categoria della rinascita attraverso la condizione mentale moralmente neutra. Se non ha alcun sutra o trattato da portare come prova delle sue asserzioni, direi che è assai difficile poterle accettare.
Riguardo alla quarta categoria, la rinascita attraverso una condizione mentale di follia e disordine, i praticanti del Nembutsu citano come autorità il passo del Sutra della Meditazione che si riferisce alle persone del più basso dei nove gradi di rinascita nella Pura terra.
Questo passo dice che, quando una persona malvagia si trova sul letto di morte, anche se trova un buon amico e consigliere che comprende l’insegnamento meraviglioso e le spiega ciò che egli stesso ha compreso riguardo al vero aspetto di tutti i fenomeni, tale persona non avrà il tipo di retta attenzione consapevole che le permetterà di comprendere quello che il suo amico sta dicendo. Sarà oppressa e tormentata dai cattivi effetti delle dieci azioni malvagie, dei cinque peccati capitali e delle altre cattive azioni che ha compiuto e non riuscirà a capire l’insegnamento. Il buon amico allora le dirà che, come primo passo verso la comprensione del vero aspetto di tutti i fenomeni, deve concentrarsi sul Budda Amida, invocandone il nome. Così il morente a voce alta ripeterà [per dieci volte] il nome del Budda.
Ma quello descritto qui è il caso di una persona che, afflitta da dolori ardui da sopportare, perde la sua condizione di retta attenzione consapevole. Non si riferisce a una persona dalla mente in una condizione di totale follia e disordine. Se fosse davvero completamente impazzita e confusa come potrebbe recitare dieci volte il Nembutsu? Dovendo classificare questo caso, andrebbe messo nella categoria della rinascita attraverso una retta attenzione consapevole sul Budda e non in quella della rinascita attraverso una condizione mentale di follia e disordine.
Il Reverendo Shan-tao, che tu e gli altri della vostra scuola considerate il maestro originale, parlando di questo passo, dice che un buon amico «cambia l’insegnamento ed esorta a recitare con la voce il nome del Budda Amida»7. Non lo descrive come un esempio di “rinascita attraverso una condizione mentale di follia e disordine”.
Inoltre, tu e gli altri, a tutte le ore del giorno e della notte, non fate che ripetere la preghiera: «Quando per i nostri discepoli giungerà l’ultima ora, che essi possano non avere la mente sottosopra, possano non avere la mente confusa e in disordine, possano non perdere la loro mente, possano essere liberi da ogni dolore e sofferenza fisica e mentale, possano godere di agio, benessere fisico e mentale, come se fossero entrati in uno stato di tranquilla meditazione». “Confusa e in disordine” in questa preghiera deve avere lo stesso significato di “folle e in disordine”, non è così?
Inoltre non comprendo perché gli eccelsi capi Nembutsu e i loro eminenti sostenitori laici, persone che non hanno sicuramente commesso i cinque peccati capitali, all’approssimarsi della morte dovrebbero essere colpiti da gravi malattie quali eruzioni di piaghe maligne o perché sul loro letto di morte dovrebbero cadere in una condizione mentale di follia e disordine.
Il Reverendo Shan-tao ha categoricamente affermato che, di dieci credenti Nembutsu, dieci otterranno sicuramente la rinascita, cioè che essi sono certi di rinascere nella Pura terra. Non dovrebbero esserci dubbi a riguardo. Perciò, se su dieci persone, nove ottengono la rinascita e una no, siamo autorizzati a mettere in forse la verità della sua affermazione. E ancor di più quando udiamo notizie che questi eminenti capi della scuola Nembutsu, come Zenne, Ryukan, Shoko, Sassho, Namu e Shinko8, sono stati tutti colpiti da gravi malattie quali eruzioni di piaghe maligne e che nella loro ultima ora sono morti in una condizione mentale di follia e disordine!
E, fra i praticanti Nembutsu di minore importanza, c’è un indicibile numero di persone che sul letto di morte precipita in una condizione mentale di follia e disordine. Questo non solo contraddice la fiduciosa predizione del Reverendo Shan-tao che dieci persone su dieci otterranno la rinascita, ma, anzi, assomiglia di più alla sua affermazione che «neanche una persona su mille»9 potrà essere salvata. Era a proposito dei praticanti del Sutra del Loto e della Vera parola che egli aveva predetto che neanche una persona su mille poteva essere salvata. Eppure giungono notizie che, nella maggior parte dei casi, quei praticanti affrontano la morte in uno stato di retta attenzione consapevole.
Secondo la dottrina Nembutsu, fra i tre periodi del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge, questa dottrina sarà particolarmente diffusa nell’Ultimo giorno della Legge. Ci saranno persone dalle capacità acute e persone dalle capacità ottuse, persone buone e persone cattive, persone che osservano i precetti e persone che li violano. Tra queste, saranno in particolare le persone dalle capacità ottuse, le persone malvagie e quelle che violano i precetti che riusciranno a ottenere la rinascita nella Pura terra.
Perciò il Maestro di Meditazione Tao-ch’o scrive: «Solo quest’unica dottrina della Pura terra [è una strada che permette di accedere alla via]»10. Il Reverendo Shan-tao ci assicura che «dieci persone su dieci rinasceranno nella Pura terra»11. E in I fondamenti per la rinascita nella Pura terra si dice che questa dottrina costituisce «gli occhi e i piedi di coloro che vivono in questa nostra epoca impura».
Ma, se si ritiene che la dottrina Nembutsu sia particolarmente appropriata all’epoca in cui viviamo e alle capacità delle persone, e che quindi nessuno di coloro che la praticano può mancare di avere successo, le discrepanze che ho menzionato mi portano a nutrire seri dubbi. E, se mi trovo a dubitare dei voti originali del Budda Amida, non posso fare a meno di dubitare degli insegnamenti del Budda Shakyamuni [che predicò i voti di Amida]. Mi trovo davvero in una posizione in cui non posso andare né avanti né indietro.
Ho interrogato i capi Nembutsu sulla questione, e anche i capi delle scuole che sostengono gli insegnamenti della Sacra via, ma nemmeno uno di loro è stato in grado di rispondermi.
I praticanti Nembutsu cercano di proteggere la propria scuola dicendo: «Voi criticate le quattro ingiunzioni dell’Onorevole Honen di “scartare, chiudere, ignorare e abbandonare” gli altri insegnamenti, definendole un’offesa nei confronti della Legge. Ma lo fate perché, nella vostra saggezza limitata, non riuscite a comprenderle correttamente. Credete forse che l’onorevole Honen abbia esposto le quattro ingiunzioni basandosi unicamente sulla propria autorità personale? In realtà egli le ha derivate originariamente dai commentari dei tre precedenti maestri della dottrina, T’an-luan, Tao-ch’o e Shan-tao. E i commentari di questi tre maestri non sono mere invenzioni arbitrarie, ma a loro volta derivano originariamente da, e si basano su, i tre sutra della Pura terra e il Commentario al Sutra dei Dieci stadi del Bodhisattva Nagarjuna.
Nel primo volume del Sutra in Due volumi, il Budda Amida dichiara il suo diciottesimo voto: «Dopo che io avrò conseguito la Buddità […] se essi meditano su di me dieci volte [e tuttavia non vi rinascono, possa io non ottenere la corretta illuminazione]».
E il diciannovesimo voto recita: «Dopo che io avrò conseguito la Buddità, se un qualsiasi essere vivente delle dieci direzioni decide di ricercare il risveglio, svolge varie pratiche meritorie [e con un’unica mente aspira a rinascere nella mia terra, e se, approssimandosi al momento della morte, io non dovessi apparire davanti a lui, circondato da una grande assemblea, possa io non ottenere la corretta illuminazione]».
Nel secondo volume dello stesso sutra si afferma: «[Se un qualsiasi essere vivente ode il suo nome, ne gioisce e risveglia in sé la fede], rivolgendo con un’unica mente tutti i suoi pensieri [alla decisione di rinascere nella mia terra, egli otterrà immediatamente di rinascervi e dimorerà nello stadio di non regressione]». Questo si riferisce all’adempimento del diciottesimo voto.
Similmente, nel secondo volume leggiamo: «Quelli del tipo superiore sono coloro che […] hanno in mente soltanto il Budda Vita Infinita».
«Quelli del tipo intermedio sono coloro che […] hanno in mente soltanto il Budda Vita Infinita».
«Quelli del tipo inferiore sono coloro che […] hanno in mente soltanto il Budda Vita Infinita».
Questo si riferisce all’adempimento del diciannovesimo voto.
Il Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita afferma: «Il Budda disse ad Ananda: “Devi tenere bene a mente queste parole. Tenere bene a mente queste parole significa tenere bene a mente il nome del Budda Vita Infinita”».
E il Sutra di Amida dice: «Non si può rinascere in quella terra del Budda se si dipende dai meriti e dalle radici di un piccolo bene. [Shariputra, se gli uomini e le donne devoti odono questa spiegazione delle qualità del Budda Amida, ne abbracciano il nome, e lo tengono bene in mente, senza alcuna distrazione, che sia] per un giorno [per due, per tre, per quattro, per cinque, per sei] o per sette giorni, [allora, quando le loro vite giungeranno al termine, il Budda Amida, insieme al suo sacro seguito, apparirà davanti a loro]».
Anzitutto, per quanto riguarda i passi citati dal Sutra in Due volumi, essi significano che, sebbene vi siano descritti due tipi di rinascita, la rinascita attraverso il Nembutsu e la rinascita attraverso le altre varie pratiche, il testo dice che si deve «avere in mente soltanto il Budda Vita Infinita», il che esclude la rinascita attraverso altre pratiche. Perciò, nella sezione del sutra che riguarda l’affidamento, quando il Budda affida il sutra a Maitreya, gli sta affidando solo la pratica del Nembutsu.
Il Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita descrive sedici tipi di meditazione12 che conducono alla rinascita nella Pura terra. Di questi, i primi quindici comprendono pratiche diverse da quella Nembutsu, mentre il sedicesimo, quello appropriato per chi si trova nei tre gradi inferiori dei nove gradi di rinascita nella Pura terra, si riferisce alla rinascita attraverso il Nembutsu. Così, quando il Budda affida il Nembutsu al Venerabile Ananda, intende che le altre pratiche devono essere scartate.
Il Sutra di Amida accomuna tutte le altre varie pratiche del Sutra in Due volumi e i primi quindici tipi di meditazione descritti nel Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita, chiamandole radici di un piccolo bene, e afferma che secondo la dottrina è impossibile ottenere la rinascita nella Pura terra con mezzi simili.
Nel Sutra in Due volumi, il Nembutsu è chiamato una pratica dai benefici insuperati ed è affidato a Maitreya. Nel Sutra della Meditazione, il Nembutsu è definito un fiore di pundarika13 ed è affidato ad Ananda. E, nel Sutra di Amida, il Nembutsu è chiamato una radice di grande bene ed è affidato a Shariputra. I passi relativi all’affidamento, con i quali si concludono questi sutra, riguardano il cuore e il nucleo dell’intero sutra, e ciò che affidano è il nome del sutra [cioè il nome di Amida, o Budda Vita Infinita]. Nei tre sutra della Pura terra si afferma che, pur essendovi varie radici di bontà, fra queste il Nembutsu ha il posto supremo. Perciò questi sutra si intitolano: Sutra del Budda Vita Infinita, Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita e Sutra di Amida.
A giudicare dal Commentario al “Trattato mahayana” e dal Trattato sul Sutra del Loto, tutti i sutra iniziano invariabilmente con i due caratteri che significano namu. E, se esaminiamo i testi sanscriti, vediamo che i titoli dei tre sutra della Pura terra contengono la parola namu.
Nel passo [sul diciannovesimo voto] citato in precedenza dal Sutra in Due volumi, la frase «svolge varie pratiche meritorie» include tutti gli ottantamila sacri insegnamenti del Budda diversi dal Nembutsu. E, nel passo del Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita che tratta dei tre tipi di azioni meritorie14 e dei nove gradi di rinascita nella Pura terra, quando si dice che una persona dovrebbe «leggere e recitare il grande veicolo», ciò comprende tutti i sutra senza alcuna eccezione. E quando il Sutra di Amida parla del Nembutsu come una radice di un grande bene e lo pone in contrasto con gli altri tipi di pratica, che costituscono radici di un piccolo bene, di certo il Sutra del Loto deve essere incluso fra le radici di un piccolo bene.
Ciò che questi tre sutra della Pura terra nel complesso affermano è che, sebbene un Budda, per accontentare i desideri dei praticanti, descriva per un certo periodo vari altri tipi di pratica, quando giunge il momento di descrivere il Nembutsu, intende chiaramente chiudere la porta agli insegnamenti che riguardano queste altre pratiche, intende, cioè, che si dovrebbero “scartare, chiudere, ignorare e abbandonare”. È paragonabile alla situazione in cui il Budda, preparandosi a predicare il Sutra del Loto, affermò nel Sutra degli Innumerevoli significati che i suoi ascoltatori dovevano scartare i sutra che aveva predicato nei precedenti quarant’anni e più, e invece rivolgersi agli insegnamenti del Sutra del Loto.
Quando il Bodhisattva Nagarjuna scrisse il Commentario al Sutra dei dieci stadi, classificò tutti i sacri insegnamenti della vita del Budda in due categorie, la via difficile da praticare e la via facile da praticare. La via difficile da praticare si riferisce a tutte le pratiche diverse da quelle predicate nei tre sutra della Pura terra. La via facile da praticare è il Nembutsu.
Anche se questi sutra e trattati spiegano chiaramente l’argomento, nessuno dei maestri buddisti della Cina ne ha compreso il significato. Solo uno di questi maestri, Shan-tao, ci è riuscito e, in L’insegnamento sulla meditazione, riferendosi al Sutra in Due volumi, egli scrive, a proposito dei tre tipi di persone, superiore, medio e inferiore: «Nessun essere vivente è esattamente identico all’altro per capacità e natura. Alcuni sono superiori, altri medi e altri inferiori. Il Budda li esorta tutti a seguire le loro particolari capacità e nature e ad avere in mente soltanto il nome del Budda Vita Infinita».
Con questo egli intende che le altre pratiche, indicate dalle parole «decide di ricercare il risveglio, svolge varie pratiche meritorie», sono qualcosa che i praticanti svolgono prima di incontrare il Nembutsu, che si basa sul potere di qualcun altro, cioè sul voto originale di Amida. Perciò ora, improvvisamente, il Budda dice alle persone di abbandonare ciò che prima aveva detto loro di praticare. Ma i praticanti non sempre gli danno retta e così egli permette loro di continuare le altre pratiche per un po’ di tempo. Tuttavia, Shan-tao fa notare che in realtà nessuno potrà mai ottenere la rinascita nella Pura terra se mette da parte il Nembutsu e segue le altre pratiche.
Riguardo al passo del Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita, nel quale il Budda si rivolge ad Ananda, Shan-tao, nel quarto volume del suo commentario al sutra spiega: «In precedenza il Budda Shakyamuni espose due tipi di pratiche, le buone azioni meditative e le buone azioni non concentrate. Ciò nonostante, se esaminiamo questo alla luce dei voti originali di Amida, possiamo vedere che il Budda Shakyamuni desidera che gli esseri viventi si dedichino esclusivamente alla pratica dell’invocazione del nome di Amida»15.
Le buone azioni meditative e le buone azioni non concentrate comprendono tutte le pratiche esposte in tutti gli ottantamila insegnamenti che includono i sutra provvisori e veri, essoterici ed esoterici, e il Budda sta dicendo che tutti, tranne il Nembutsu, devono essere scartati.
Nei suoi Inni per i servizi funebri, quando Shan-tao si riferisce alle radici del piccolo bene e alle radici del grande bene descritte nel Sutra di Amida, dice: «La Terra di Perfetta Beatitudine è un regno incondizionato di nirvana. Perciò è assai probabile che sia difficile rinascervi attraverso le buone pratiche comuni che si accordano alle circostanze mutevoli. Per questa ragione il Tathagata ha scelto una sola pratica essenziale da insegnare agli esseri viventi, istruendoli a concentrare i loro pensieri esclusivamente su Amida».
Fra tutti i vari maestri, solo Shan-tao ha percepito il vero significato dei tre sutra della Pura terra. Ma, anche se questo era il vero intento del Tathagata quando espose i tre sutra della Pura terra, nel Primo e nel Medio giorno della Legge le persone avevano ancora forti radici e acute capacità, e quindi alcune ottennero la rinascita grazie a varie altre pratiche.
Ma adesso siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge, e le radici e le capacità degli esseri viventi hanno subito un declino. Così questi altri metodi di pratica gradualmente hanno perso la loro efficacia e adesso solo il Nembutsu è adatto. Perciò il Tathagata Amida è rinato in Cina come Reverendo Shan-tao per spiegare chiaramente tutto ciò.
Il Reverendo Honen, essendo nato in Giappone, dapprima entrò nel tempio sul monte Hiei dove completò la propria istruzione e la propria pratica. In seguito lasciò il Monte Hiei e si dedicò esclusivamente al Nembutsu, chiarendo così a noi il vero significato dei tre sutra della Pura terra.
Tu critichi l’uso di queste quattro parole “scartare, chiudere, ignorare e abbandonare”, sostenendo che rappresentano un’offesa alla Legge. Fai così, suppongo, perché non conosci bene i commentari del Reverendo Shan-tao o i testi dei tre sutra della Pura terra. Sei come un cane che udendo il rumore del tuono cerca di mordere, e stai solo creando un karma che ti condurrà a rinascere nell’inferno. Se ci sono cose che non capisci, dovresti consultare i sapienti della scuola della Pura terra.
Come risposta a queste osservazioni dei credenti Nembutsu, vorrei esprimere i miei dubbi chiedendo se pensano davvero che le loro argomentazioni siano sufficienti a sollevare Honen dall’accusa di offesa alla Legge per aver consigliato alle persone di “scartare, chiudere, ignorare, abbandonare” tutti gli altri insegnamenti.
I tre maestri cinesi16 della Pura terra, come anche il Bodhisattva Nagarjuna, dicono che, nel testo dei tre sutra della Pura terra, il Budda afferma che, paragonate al Nembutsu, le cosiddette altre pratiche vanno considerate secondarie, e i testi di questi sutra avvalorano queste affermazioni. E, se i testi dei sutra condannano queste pratiche, come si possono biasimare i credenti Nembutsu se fanno la stessa cosa?
Ma i dubbi sorgono quando chiediamo che cosa s’intende con queste altre pratiche. Il Sutra in Due Volumi parla di pratiche diverse dal Nembutsu, il Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita parla delle buone azioni meditative e delle buone azioni non concentrate diverse dal Nembutsu, e il Sutra di Amida parla delle pratiche diverse dal Nembutsu, che sono radici di un piccolo bene. Se il Budda ha spiegato chiaramente che importanti sutra mahayana come quello del Loto, del Nirvana e di Mahavairochana devono essere compresi fra queste pratiche e che, paragonati al Nembutsu, vanno condannati perché sono radici del bene che non condurranno mai qualcuno alla rinascita, allora il Bodhisattva Nagarjuna, i tre maestri cinesi della Pura terra e Honen non commetterebbero alcun errore condannandoli anch’essi. Ma non ci sono indicazioni che, quando i tre sutra della Pura terra parlano delle pratiche che rappresentano radici di un piccolo bene, o comunque usano termini simili, stiano comprendendo opere come il Sutra del Loto, del Nirvana o di Mahavairochana. Perciò è impossibile aderire a questa interpretazione sostenuta dai tre maestri della Pura terra e da Honen.
Come sappiamo dal Sutra degli Innumerevoli significati, il Budda affermò che «in questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità». A parte il Sutra del Loto, predicato dopo questa dichiarazione, negli ultimi otto anni della vita del Budda, non c’è una singola parola o frase nei sutra dei precedenti quarantadue anni di predicazione del Budda, mahayana o hinayana, provvisori o veri, che possa evitare di essere inclusa nella categoria in cui il Budda “non ha ancora rivelato la verità”.
Inoltre, il Budda menziona poi per nome i sutra Agama, Corretti ed equi, della Saggezza e della Ghirlanda di fiori, che egli predicò in questi precedenti quarantadue anni. Riguardo a questi sutra mahayana e hinayana già predicati, il termine “Agama” usato nel Sutra degli Innumerevoli significati, si riferisce ai sutra hinayana nei quali egli espose l’impermanenza di tutte le cose soggette a nascita ed estinzione. Le parole “insegnamento della Ghirlanda di fiori sui riflessi sulla superficie del grande mare” si riferiscono ai sutra mahayana nei quali egli espose la dottrina che non c’è differenza essenziale fra le tre entità [la mente, il Budda e gli esseri viventi]. La frase “insegnamento di grande saggezza” si riferisce ai sutra mahayana nei quali egli espose i diciotto tipi di vacuità. Il termine “corretti ed equi” si riferisce ai sutra mahayana nei quali egli condanna coloro che seguono i due veicoli.
Così il Sutra degli Innumerevoli significati designa uno specifico periodo di tempo in cui questi sutra furono predicati e li cita per nome per significare che essi, al contrario del Sutra del Loto, sono da condannare. Perciò il Gran Maestro T’ien-t’ai non stava semplicemente esprimendo una sua opinione personale, quando asseriva che le scuole che basano il proprio insegnamento su questi sutra andrebbero altrettanto condannate.
È abbastanza vero che questi tre sutra della Pura terra di cui tu parli dicono che, paragonate al Nembutsu, le altre pratiche sono da condannare. Ma da nessuna parte affermano che queste pratiche comprendono tutto ciò che è scritto negli altri sutra, diversi dai tre sutra della Pura terra, esposti in tutti i cinquant’anni della vita di predicazione del Budda. Non c’è un passo paragonabile a quello del Sutra degli Innumerevoli significati che citi per nome i sutra Agama, Corretti ed equi, della Saggezza e della Ghirlanda di fiori. Chi ha capito che, nei tre sutra della Pura terra, quando il Budda parla delle pratiche che producono solo radici di un piccolo bene si sta riferendo semplicemente a quelle descritte nei sutra hinayana o nei sutra in cui si afferma che l’ottenimento dell’illuminazione richiede numerosi kalpa di pratica? Non posso fare a meno di pensare che affermare arbitrariamente, senza nessuna prova, che queste pratiche diverse dal Nembutsu, che rappresentano solo radici di un piccolo bene, comprendono tutte le pratiche descritte dal Budda nei sutra del Loto, del Nirvana e in tutti gli altri insegnamenti della sua vita, e che perciò occorre “scartarle, chiuderle, ignorarle e abbandonarle”, contrasti nettamente con la volontà del Budda!
Se, per esempio, parliamo del seguito del governante, esso comprende ogni persona e regione di tutto il paese e nemmeno l’individuo più umile ne è escluso. Ma, se parliamo del seguito di una persona comune, sicuramente esso non comprenderà i signori del regno o le varie regioni confinanti.
Infatti, se i tre sutra della Pura terra superassero tutti gli altri sutra esposti nei cinquant’anni della vita di predicazione del Budda, potremmo dire che tutti questi altri sutra sarebbero da condannare. Ma non c’è niente nei testi di questi sutra della Pura terra che indichi che essi sorpassano tutti gli altri sutra della vita del Budda. Sono cosucce, predicate per uno specifico tipo di capacità personale e per un particolare insieme di circostanze. Come potrebbero essere usati per condannare tutti gli altri insegnamenti della vita del Budda?
Ma, poiché i tre maestri cinesi della Pura terra e Honen non lo compresero, credettero che i sutra del Loto e del Nirvana e tutti gli altri insegnamenti della vita del Budda andassero inclusi fra le pratiche condannate dai sutra della Pura terra, e continuarono a dichiarare che neanche una persona su mille poteva sperare di salvarsi con queste pratiche nell’ultima epoca. Ciò significa fraintendere il vero significato degli stessi sutra della Pura terra e andare contro la volontà del Budda.
Inoltre tu dici che la via difficile da praticare, menzionata da Nagarjuna nel Commentario al Sutra dei dieci stadi, comprende l’insegnamento esposto nel Sutra del Loto e nei sutra della Vera parola. È esplicitamente affermato nel testo del commentario? Anche se lo fosse, a meno che non ci siano passi dei sutra affidabili per sostenere questo punto di vista, andrebbe considerato assai discutibile.
Forse il commentario fu scritto quando il Bodhisattva Nagarjuna propugnava ancora gli insegnamenti mahayana provvisori. Oppure il passo in questione potrebbe essere stato introdotto da chi tradusse il commentario in cinese. Dico questo perchè il luminoso specchio delle auree parole del Budda, nel Sutra degli Innumerevoli significati, indica chiaramente che gli insegnamenti esposti nei precedenti quarant’anni e più della sua vita di predicazione rappresentano la via difficile da praticare mentre quelli esposti nel Sutra degli Innumerevoli significati [e dopo di esso] rappresentano la via facile da praticare.
Il Bodhisattva Nagarjuna fece la sua apparizione nel mondo, proprio come il Budda aveva predetto, e spiegò il significato dei vari sutra. Che ragione avrebbe avuto di opporsi alla definizione di “via difficile da praticare” e di “via facile da praticare” data dal Budda stesso, e di esporre invece una propria definizione diversa?
In effetti, se si legge il testo del Commentario al Sutra dei dieci stadi dall’inizio alla fine, non si troverà alcun passo nel quale si dica che il Sutra del Loto deve essere incluso nella categoria della via difficile da praticare. Il commentario tratta unicamente dei primi due dei dieci stadi di sviluppo descritti nel Sutra della Ghirlanda di fiori e si ferma a questo. Come si può vedere, il commentario si preoccupa del fatto che vari sutra sostengono che l’ottenimento dell’illuminazione richiede numerosi kalpa di pratica e che, per questo motivo, i bodhisattva possono cadere in questa via difficile da praticare, ovvero la via delle persone dei due veicoli, e quindi non riuscire mai ad acquisire la Buddità. Da ciò è perfettamente chiaro che il commentario si riferisce a un periodo precedente all’esposizione del Sutra del Loto.
I maestri della Pura terra, non capendo ciò che intendeva il Bodhisattva Nagarjuna, ipotizzarono che la via difficile da praticare, di cui si parla nel commentario, comprendesse il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola. I tre maestri cinesi della Pura terra, come si può vedere dai loro commentari, supposero tutti che il Sutra del Loto andasse incluso nella categoria chiamata “via difficile da praticare” o delle pratiche varie, o degli insegnamenti della Sacra via. Ma, al contrario di Honen, nessuno di loro, formulò dichiarazioni assurde [sulla necessità di ignorare e abbandonare tali insegnamenti].
Inoltre, coloro che sperano di propagare gli insegnamenti del Budda devono tenere in considerazione certi fattori, e cioè, l’insegnamento da diffondere, la capacità delle persone, il tempo, il paese, e l’ordine di propagazione degli insegnamenti.
Quando il Tathagata era nel mondo, pur avendo esposto varie dottrine mahayana e hinayana nei primi quarant’anni e più della sua vita di predicazione, non rivelò le sue vere intenzioni perché non era ancora giunto il tempo di farlo. Anche se le persone possedevano la capacità di riceverla, il tempo non era adatto e perciò egli non espose la grande Legge.
Ma, durante il periodo di otto anni sul Picco dell’Aquila [quando fu predicato il Sutra del Loto], anche se le capacità delle persone non erano ancora perfette, era giunto il tempo di farlo; così egli rivelò le proprie vere intenzioni e, nel farlo, trasformò la capacità delle persone, da capacità di ricevere gli insegnamenti provvisori a capacità di ricevere il vero insegnamento.
Dalla sezione della trasmissione del Sutra del Loto e dal Sutra del Nirvana è chiaro che il vero insegnamento va considerato come primario e gli insegnamenti provvisori come secondari.
Perciò siamo perfettamente autorizzati a concludere che, anche se quando era nel mondo il Budda celò inizialmente il vero insegnamento e cominciò prima a rivelare gli insegnamenti provvisori, nel periodo successivo alla sua dipartita il vero insegnamento debba avere la precedenza e gli insegnamenti provvisori debbano svolgere soltanto un ruolo secondario.
Tuttavia, in India, nei mille anni del Primo giorno della Legge, c’era chi credeva negli insegnamenti non buddisti, come pure chi affermava di credere unicamente nello Hinayana, oppure esclusivamente nel Mahayana, oppure di abbracciare sia il Mahayana sia lo Hinayana. E, quando le dottrine buddiste furono trasmesse in Cina, prevalse una situazione simile a quella dell’India.
In Giappone invece non c’era nessuno che credeva negli insegnamenti non buddisti17 e nessuno che avesse le capacità adatte per ricevere gli insegnamenti hinayana, ma solo persone con capacità adatte al Mahayana. E queste persone non avevano le capacità adatte a ricevere alcun insegnamento mahayana che non fosse il Sutra del Loto.
A dire il vero, quando gli insegnamenti del Budda furono introdotti per la prima volta in Giappone, per un certo periodo si diffusero tre scuole di insegnamenti hinayana e tre scuole di insegnamenti mahayana provvisori18. Ma, al tempo del Gran Maestro Dengyo, durante il regno dell’imperatore Kammu, si dimostrò che gli insegnamenti di queste sei scuole erano inadatti e tutti i loro seguaci le abbandonarono per rivolgersi alla scuola Tendai.
Gli studiosi delle tre scuole hinayana, la scuola del Tesoro dell’Abhidharma, quella dell’Affermazione della verità e quella dei Precetti, smisero di pensare, come insegnavano le dottrine della loro scuola, che si dovevano attraversare i sette stadi di merito e le tre vie, sradicare le illusioni del pensiero e del desiderio, e raggiungere così gli obiettivi degli insegnamenti dei due veicoli. Si limitarono a praticare gli insegnamenti di queste scuole hinayana come una sorta d’introduzione alle dottrine mahayana, senza mai credere che, attraverso di essi, potessero ottenere lo scopo supremo.
Allo stesso modo, coloro che praticavano gli insegnamenti delle tre scuole mahayana provvisorie abbandonarono la dottrina, insegnata da queste scuole, che gli esseri viventi si dividono per natura in cinque gruppi distinti19, e cercarono invece di comprendere la meravigliosa illuminazione espressa nella dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita e la meditazione sui cinque elementi20.
In aggiunta, i credenti laici, che non erano abbastanza eruditi da distinguere fra Mahayana e Hinayana, fra insegnamenti provvisori e veri, dichiararono fedeltà esclusivamente agli studiosi del Sutra del Loto e delle dottrine della Vera parola, offrendo elemosine per sostenerli. Così, a differenza della Cina e dell’India, tutto il Giappone fu popolato di persone le cui capacità erano adatte esclusivamente all’insegnamento puro e perfetto. Molto probabilmente assomigliavano per capacità agli esseri viventi che per otto anni ascoltarono la predicazione del Sutra del Loto sul Picco dell’Aquila.
Alla luce di questo sembrerebbe che i tre maestri della Pura terra cinesi avessero solo la capacità di capire gli insegnamenti mahayana provvisori. Ma Honen non capì né la capacità adatta all’insegnamento puro e perfetto, né l’insegnamento puro e perfetto stesso, né che questa è una terra adatta all’insegnamento puro e perfetto. Invece prese il Nembutsu, una pratica insegnata dal Sutra della Meditazione e da altri sutra simili, che sono fra i sutra mahayana provvisori e, seguendo i commentari scritti dai tre maestri cinesi della Pura terra che non sapevano distinguere fra insegnamenti provvisori e insegnamenti veri, lo propagò in tutto il nostro paese. Ha offerto dottrine provvisorie a persone le cui capacità erano adatte al vero insegnamento. Ha trasformato un paese adatto all’insegnamento puro e perfetto in un paese di insegnamenti provvisori. È stato come offrire del semplice latte cagliato o del burro a persone abituate al sapore del ghee. Grandi sono stati, in verità, gli errori che ha commesso!
Cenni Storici
Secondo l’intestazione della lettera, essa fu scritta dal Daishonin nel 1264 mentre si trovava al tempio Renge, situato nella sua provincia natale di Awa, circa cinquanta giorni prima della persecuzione di Komatsubara. Il destinatario è un prete di nome Joen-bo.
Pare che Joen-bo fosse un membro del tempio Renge. Nella sua Lettera ai preti del Seicho-ji, il Daishonin scrive: «Il ventottesimo giorno del quarto mese del quinto anno di Kencho (1253) per la prima volta feci rilevare gli errori delle varie scuole a un prete chiamato Joen-bo e a un piccolo gruppo di persone, radunate sul lato sud della sala dell’immagine nella residenza di Dozen-bo, al tempio Seicho nel villaggio di Tojo, provincia di Awa» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 580). Pertanto, Joen-bo era presente quando il Daishonin dichiarò il suo insegnamento. Da ciò si può supporre che avesse un rapporto stretto con Dozen-bo, maestro del Daishonin quando questi era bambino, e con gli altri preti del Seicho-ji. Forse il Renge-ji, dove il Daishonin scrisse questa lettera nel nono mese del 1264, e due mesi dopo tentò di convertire Dozen-bo, era un tempio affiliato del Seicho-ji. Mentre Joken-bo e Gijo-bo, anch’essi preti del Seicho-ji, erano diventati discepoli del Daishonin, pare che Joen-bo non lo fosse ancora diventato, anche se dal contenuto della lettera si evince che rispettava il Daishonin e il suo insegnamento.
In questo scritto, Nichiren Daishonin concentra le sue critiche nei confronti dell’insegnamento della Pura Terra su Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, l’opera principale di Honen, fondatore della scuola della Pura terra in Giappone, attribuendo la responsabilità dell’offesa alla Legge, costituita dagli insegnamenti della Pura terra, agli errori commessi da Honen nel suo trattato. Il Daishonin fa notare una serie di falsità contenute nel trattato, per esempio l’affermazione del maestro cinese della Pura terra Shan-tao, secondo cui neanche una persona su mille potrà essere salvata dagli insegnamenti diversi da quello della Pura terra, e l’affermazione di Honen per cui le persone dovrebbero “scartare, chiudere, ignorare e abbandonare” tutti gli insegnamenti diversi dai tre sutra della Pura terra, e quindi anche il Sutra del Loto. Il Daishonin afferma che queste tesi portano le persone ad abbandonare la fede nel Sutra del Loto e pertanto costituiscono una grave offesa alla Legge. Riguardo agli effetti concreti di tale offesa, egli accenna ai resoconti relativi alla morte di alcuni eminenti preti Nembutsu e di loro seguaci laici d’alto rango che nei tormenti dell’agonia avevano perso il senno, precipitando in quella che gli esponenti stessi della scuola della Pura terra chiamano “una condizione mentale di follia e disordine”. Egli contrappone questa condizione a quella dei praticanti del Sutra del Loto che erano invece morti in uno stato di “retta attenzione consapevole”. Il Daishonin sottolinea inoltre che i tre sutra della Pura terra rientrano nella categoria degli insegnamenti provvisori che non hanno il potere di recare beneficio alle persone dell’Ultimo giorno della Legge.