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9. La recitazione dei capitoli “Espedienti”e “Durata della vita”1

RSND, VOLUME I

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Kamakura, 1264. Indirizzata a Hiki Yoshimoto, moglie di

Nella lettera che mi hai inviato dici che eri solita leggere l’intero Sutra del Loto in ventotto giorni, leggendo un capitolo al giorno, ma che adesso leggi una volta al giorno il capitolo “Re della Medicina”2. Mi chiedi se sarebbe meglio leggere ogni giorno un capitolo diverso come facevi prima.

    Nel caso del Sutra del Loto, si può recitare ogni giorno l’intero sutra di ventotto capitoli in otto volumi; si può recitare soltanto un volume, o un capitolo, un verso, una frase, una parola, o anche semplicemente recitare il daimoku, Nam-myoho-renge-kyo, una sola volta al giorno, o una sola volta nella vita. Oppure si può gioire nell’udirlo recitare una sola volta nella vita, o anche gioire sentendo la voce di un altro che gioisce nell’udirlo, e così via sino al cinquantesimo ascoltatore3. E chi si trovasse alla fine [di questo processo di trasmissione da una persona all’altra], anche se la sua fede fosse debole e la sua sensazione di gioia fievole come la fragilità di un bambino di due o tre anni, o come l’incapacità di una vacca o di un cavallo di distinguere il prima dal poi, riceverà benefici cento, mille, diecimila, centomila volte maggiori di persone dotate di un’acuta intelligenza e di un’elevata saggezza che studiano altri sutra, persone come Shariputra, Maudgalyayana, Manjushri e Maitreya che hanno mandato a memoria il testo completo dei vari sutra.

      Questo si legge sia nel Sutra del Loto sia nei sessanta volumi dei commentari4 di T’ien-t’ai e di Miao-lo. Infatti, il sutra afferma: «Neppure la saggezza del Budda potrebbe mai finire di calcolarne la portata»5. Nemmeno la saggezza di un Budda può conoscere i benefici che tale persona otterrà. La saggezza del Budda è talmente meravigliosa che egli può sapere quante gocce di pioggia cadono in questo sistema maggiore di mondi, per esempio, in un periodo di sette giorni o di due volte sette giorni, eppure è scritto che i benefici ottenuti da una persona che reciti anche una sola parola del Sutra del Loto sono l’unica cosa che non può conoscere. Come possiamo conoscere tali benefici noi, persone ordinarie che hanno commesso gravi colpe?

        Comunque sia, sono passati più di ventidue secoli dalla morte del Tathagata. Le cinque impurità hanno prosperato e ormai da molti anni, in tutte le situazioni, le buone azioni sono diventate estremamente rare. Siamo in un’epoca in cui, se anche una persona fa del bene, compiendo una buona azione ne accumula dieci cattive; in definitiva, facendo un piccolo bene commette un gran male, eppure in cuor suo si vanta di aver praticato un “gran bene”.

          Benché tu sia nata nel remoto paese del Giappone, un’isoletta situata a est e lontana ben duecentomila ri di montagne e di mari dalla terra natale del Tathagata, e, come donna, sia soggetta ai cinque ostacoli e costretta alle tre obbedienze, tu hai fede nel Sutra del Loto: non ci sono parole per esprimere quanto ciò sia meraviglioso.

            Persino i sapienti e gli eruditi, che hanno studiato tutti i sacri insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua vita e che conoscono a fondo le dottrine essoteriche ed esoteriche, attualmente abbandonano il Sutra del Loto e recitano il Nembutsu. Chissà che buone radici devi aver creato [nelle vite passate] per nascere come una persona in grado di recitare anche un solo verso o una sola frase del Sutra del Loto!

              Leggere questa tua lettera mi è sembrata una cosa ancor più rara che vedere i fiori di udumbara, ancor meno frequente che una tartaruga con un occhio solo trovi un ceppo galleggiante con una cavità adatta a lei6. Mosso da sincera ammirazione, avrei voluto esaltare il merito della tua buona azione con una parola o un’esclamazione di gioia; temo però che, come le nuvole nascondono la luna e la polvere offusca lo specchio, con le mie brevi e maldestre parole non farei che nascondere e offuscare i tuoi incomparabili meriti, e ciò mi dispiacerebbe. Eppure, non posso tacere di fronte alla tua richiesta. Ma devi capire che sto solo versando una goccia d’acqua in un fiume o nel mare per aumentarne il volume o accostando una candela al sole o alla luna per accrescerne la luce.

                Prima di tutto, per quanto riguarda il Sutra del Loto, sappi che i meriti che si acquistano recitando gli otto volumi, un volume, un capitolo, un verso, una frase, o semplicemente il daimoku, sono gli stessi. È come l’acqua del grande mare: ogni singola goccia contiene l’acqua di innumerevoli fiumi e torrenti; è come il gioiello che esaudisce i desideri il quale, pur essendo uno solo, può far piovere ogni sorta di tesori. Lo stesso vale per cento, mille, diecimila, centomila di queste gocce o gioielli. Un singolo carattere del Sutra del Loto è come una di queste gocce o gioielli e cento milioni di caratteri7 sono come cento milioni di gocce o gioielli.

                  D’altra parte, un singolo carattere degli altri sutra o il nome di uno dei vari Budda è come una goccia d’acqua di un fiume o di un torrente, come la pietra di una certa montagna o di un certo mare: tale goccia non contiene l’acqua di innumerevoli altri fiumi o torrenti e tale pietra non possiede le virtù di innumerevoli altre pietre.

                    Perciò, nel caso del Sutra del Loto, è lodevole recitare il capitolo nel quale hai posto la tua fiducia, qualunque esso sia.

                      In generale, fra i sacri insegnamenti del Tathagata non se ne trova alcuno che contenga falsità. Tuttavia, esaminando attentamente gli insegnamenti buddisti, anche fra le auree parole del Tathagata vi sono diversi insegnamenti, mahayana e hinayana, provvisori e veri, essoterici ed esoterici. Queste distinzioni derivano dai sutra stessi e pertanto le ritroviamo a grandi linee nei commentari dei vari studiosi e maestri.

                        In sostanza, tra i vari insegnamenti predicati dal Budda Shakyamuni in più di cinquant’anni, quelli predicati nei primi quarant’anni e più possono ancora suscitare dubbi. Infatti il Budda stesso nel Sutra degli Innumerevoli significati affermò: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità». E nel Sutra del Loto, in merito a ogni sua parola o frase, il Budda stesso dichiarò: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente la via suprema»8.

                          Inoltre, il Budda Molti Tesori emerse dalla terra e testimoniò: «Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa, […] tutto ciò che hai esposto [Budda Shakyamuni] è la verità!»9, e tutti i Budda delle dieci direzioni radunati nell’assemblea in cui fu predicato il Sutra del Loto allungarono le loro lingue confermando che nel sutra non vi è neppure una parola falsa. Era come se un grande re, la regina e gli anziani, di comune accordo avessero dato la loro parola.

                            Supponiamo che un uomo o una donna che hanno recitato anche una sola parola del Sutra del Loto vengano trascinati in basso dal karma infinitamente pesante delle dieci azioni malvagie, dei cinque peccati capitali o delle quattro offese maggiori, e cadano nei cattivi sentieri. Anche se il sole e la luna non spuntassero mai più da est, la grande terra si rovesciasse, e le maree del grande mare cessassero di fluire e rifluire, anche se le pietre rotte ritornassero intere e l’acqua dei fiumi e dei torrenti cessasse di affluire nel grande mare, nessuna donna che crede nel Sutra del Loto potrà mai essere trascinata in basso da colpe mondane e cadere nei cattivi sentieri.

                              Se una donna che ha fede nel Sutra del Loto cadesse nei cattivi sentieri perché è gelosa, bisbetica o eccessivamente avida, il Tathagata Shakyamuni, il Budda Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni in un istante si renderebbero colpevoli di aver infranto il voto di non mentire che osservavano da un infinito numero di kalpa, superando persino le menzogne e i raggiri di Devadatta e le grandi menzogne di Kokalika. Può mai succedere una cosa simile? Dunque la persona che abbraccia il Sutra del Loto ne godrà sicuramente i benefici.

                                D’altro canto però, una persona che non commette un solo atto malvagio in tutta la vita, che osserva i cinque precetti, gli otto precetti, i dieci precetti, i dieci buoni precetti, i duecentocinquanta precetti, i cinquecento precetti o un numero infinito di precetti, che conosce a memoria tutti i sutra, fa offerte a tutti i Budda e bodhisattva e accumula meriti incommensurabili, se non ha fede nel Sutra del Loto, o se, pur avendo fede in esso, lo considera alla pari di tutti gli altri sutra e degli insegnamenti degli altri Budda, o se non lo considera alla pari, ma pratica costantemente altre discipline e pratica il Sutra del Loto solo di tanto in tanto, se ha rapporti amichevoli con preti Nembutsu che non credono nel Sutra del Loto e lo offendono, o se non considera colpevoli quelli che sostengono che il Sutra del Loto non è adatto alle capacità delle persone dell’ultima epoca, allora i meriti delle innumerevoli buone azioni di tutta la sua vita svaniranno immediatamente. Inoltre, anche i benefici del Sutra del Loto saranno oscurati per un certo tempo e cadrà nella grande fortezza dell’inferno Avichi, sicuramente come la pioggia cade dal cielo o come le pietre rotolano a valle dalla vetta.

                                  Anche una persona che ha commesso le dieci azioni malvagie o i cinque peccati capitali, se non volta le spalle al Sutra del Loto, rinascerà sicuramente nella pura terra e conseguirà la Buddità, mentre leggiamo nel sutra che, anche se una persona osserva i precetti, abbraccia tutti i sutra e crede nei vari Budda e bodhisattva, se non ha fede nel Sutra del Loto cadrà sicuramente nei cattivi sentieri.

                                    Secondo il mio umile parere, osservando il mondo attuale, la maggior parte dei laici e dei preti offende l’insegnamento corretto.

                                      Ma per tornare alla tua domanda, come ho già affermato prima, benché nessun capitolo del Sutra del Loto sia trascurabile, fra i ventotto capitoli, i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” sono particolarmente importanti, tutti gli altri sono come loro rami e foglie. Ti consiglio quindi nella tua pratica giornaliera di leggere le parti in prosa dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”. Inoltre puoi anche trascriverle. Gli altri ventisei capitoli sono come l’ombra che segue il corpo o come il valore contenuto in un gioiello. Se leggi i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”, tutti gli altri saranno inclusi anche senza leggerli. I capitoli “Re della Medicina” e “Devadatta”10 espongono il conseguimento della Buddità e la rinascita nella pura terra da parte delle donne, tuttavia, il capitolo “Devadatta” è un ramo o una foglia del capitolo “Espedienti” e il capitolo “Re della Medicina” è un ramo o una foglia dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”11. Quindi leggi regolarmente i due capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” e leggi gli altri capitoli di tanto in tanto, quando hai un po’ di tempo libero.

                                        Inoltre, nella lettera dici che ogni giorno veneri tre volte i sette caratteri [del daimoku]12 e che reciti diecimila volte Namu-ichijo-myoten13, ma che durante il periodo mestruale eviti di leggere il sutra. Mi domandi se è sconveniente venerare [i sette caratteri] o recitare Namu-ichijo-myoten senza essere di fronte [all’oggetto di culto] o se è il caso di astenersi anche da questo nel periodo mestruale. Inoltre mi chiedi quanti giorni devi attendere dalla fine del ciclo prima di riprendere la recitazione del sutra.

                                          Questa è una cosa che interessa tutte le donne e sulla quale pongono sempre delle domande. Anche nel passato molti si sono posti questo problema, ma poiché i sacri insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua vita non toccano mai questo punto, nessuno ha mai potuto fornire una chiara prova documentaria. Nei miei studi dei sacri insegnamenti ho trovato chiare proibizioni concernenti l’impurità dei rapporti sessuali, del consumo di carne e di vino o delle cinque spezie in specifici giorni del mese, ma non ho mai trovato un passo dei sutra o dei trattati che ponesse dei veti legati al periodo mestruale.

                                            Quando il Budda era in vita, molte donne ancora giovani si fecero monache e si dedicarono alla pratica buddista, ma non vennero mai tenute a distanza a causa delle mestruazioni. Sulla base di ciò, si può affermare che le mestruazioni non rappresentano una impurità proveniente da fonte esterna, sono semplicemente una caratteristica del sesso femminile, un fenomeno connesso al perpetuarsi del seme di nascita e morte o, volendo, possono anche essere considerate una sorta di disturbo cronico ricorrente. Nel caso delle feci e delle urine, benché anch’esse siano escrezioni del corpo umano, purché si osservino le norme igieniche, non esiste alcun veto. Sicuramente lo stesso vale per le mestruazioni. Questa presumo sia la ragione per cui né in India né in Cina si è mai parlato di limitazioni particolari a questo proposito.

                                              Tuttavia, il Giappone è una terra di dèi. Secondo i costumi di questo paese, benché qui i Budda e i bodhisattva si siano manifestati in forma di dèi14, stranamente spesso non si comportano secondo i sutra e i trattati. E tuttavia chi disubbidisce a essi subisce punizioni concrete.

                                                Esaminando attentamente i sutra e i trattati, scopriamo che esiste una dottrina che corrisponde a questo, quella che riguarda il precetto chiamato “seguire i costumi del luogo”15. In sostanza questo precetto insegna che, a meno che ciò non implichi una grave mancanza, bisognerebbe seguire gli usi e costumi del paese anche se si discostano leggermente dagli insegnamenti buddisti. Questo precetto è stato esposto dal Budda. Sembra che alcuni sapienti, che ignorano questo punto, sostengano opinioni drastiche come quella che gli dèi non sono degni di rispetto perché sono esseri demoniaci, e che ciò abbia offeso molti credenti laici.

                                                  Pertanto, poiché le divinità di questo paese nella maggioranza dei casi pongono dei veti nei confronti delle mestruazioni, forse le persone nate in questo paese farebbero bene a tenerne conto e rispettarli. Tuttavia, io credo che tali proibizioni non dovrebbero interferire con la pratica religiosa giornaliera delle donne. Penso che quelli che ti dicono di astenerti dal recitare il sutra siano persone che non hanno mai avuto fede nel Sutra del Loto e, non potendo dire direttamente di abbandonare il sutra, cercano di allontanarti dal Sutra del Loto con il pretesto dell’impurità del corpo. Ti intimidiscono dicendo che, se pratichi il sutra in un periodo impuro, gli manchi di rispetto e così cercano di indurti con l’inganno a commettere una colpa [di offesa al Sutra del Loto].

                                                    Comprendi bene tutto quello che ho detto e durante il periodo mestruale, anche se durasse sette giorni, se lo ritieni opportuno, senza leggere il sutra, recita a memoria Nam-myoho-renge-kyo, senza inchinarti davanti al sutra.

                                                      Se all’improvviso dovessi sentirti vicina alla morte, anche se hai mangiato pesce o pollame16, leggi il sutra, se puoi, e recita Nam-myoho-renge-kyo. È inutile dire che ciò vale anche per il periodo mestruale.

                                                        Inoltre, benché recitare le parole Namu-ichijo-myoten sia la stessa cosa, faresti meglio a recitare unicamente Nam-myoho-renge-kyo come facevano Vasubandhu e il Gran Maestro T’ien-t’ai17. C’è un motivo preciso per cui ti dico questo.

                                                          Rispettosamente,

                                                            Nichiren

                                                              Il diciassettesimo giorno del quarto mese del primo anno di Bun’ei (1264), segno ciclico kinoe-ne

                                                                Alla moglie di Daigaku Saburo

                                                                    Cenni Storici

                                                                    Nichiren Daishonin scrisse questa lettera nel 1264, da Kamakura, alla moglie di Hiki Daigaku Saburo Yoshimoto.

                                                                    Yoshimoto aveva studiato il Confucianesimo a Kyoto, dove si trovava al servizio dell’ex imperatore Juntoku, e in seguito si era trasferito a Kamakura, dove ricopriva un incarico come studioso confuciano per il governo militare. La tradizione vuole che diventasse seguace del Daishonin intorno al 1260, dopo aver letto una bozza di Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Anche sua moglie era una fervida credente, e questa lettera venne scritta per rispondere ad alcune sue domande riguardo alle formalità da osservare nella pratica quotidiana del Buddismo durante il periodo mestruale. Per questo motivo è nota anche come Lettera sulle mestruazioni.

                                                                    A giudicare da questo scritto, sembra che il Daishonin avesse già istituito la recitazione dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” del Sutra del Loto come pratica quotidiana di sostegno alla recitazione del daimoku. Sembra che la moglie di Yoshimoto avesse inizialmente seguito la pratica, dominante a quell’epoca, di leggere il sutra per intero, un capitolo al giorno. Aveva quindi cominciato a leggere il capitolo “Re della Medicina”. Il Daishonin elogia i suoi sforzi sinceri, ma le suggerisce di leggere piuttosto i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”, e di recitare Nam-myoho-renge-kyo anziché Namu-ichijo-myoten.

                                                                    La domanda relativa alle mestruazioni e la risposta del Daishonin vanno inquadrate nel contesto storico del Giappone del periodo Kamakura. Lo Shintoismo (lett.: “la strada degli dèi”), la religione autoctona del Giappone, poneva grande enfasi sull’osservanza della purezza rituale e aveva perciò introdotto numerosi divieti. La morte, la malattia, le ferite, il parto e le mestruazioni erano considerati fonte di impurità, e chi si trovasse in uno di questi stati doveva sottoporsi a una purificazione rituale prima di dedicarsi a qualsiasi forma di culto. Alle donne veniva proibito di prendere parte a cerimonie religiose durante il periodo mestruale. Questi tabù erano profondamente radicati nella coscienza popolare e venivano ancora osservati molto tempo dopo l’introduzione del Buddismo; finirono così per confondersi con le pratiche buddiste stesse, al punto che poche persone erano consapevoli della loro origine, precedente al Buddismo. Per evitare il rischio di “impurità”, ad esempio, alle donne veniva spesso vietato l’accesso ai terreni dei monasteri buddisti.

                                                                    In risposta alla domanda della moglie di Yoshimoto, il Daishonin dichiara che nessun sutra pone divieti in riferimento alle mestruazioni; inoltre, spiega, dal punto di vista buddista non c’è motivo di considerare impure le mestruazioni, dal momento che sono una naturale funzione fisiologica.

                                                                    Tuttavia, continua il Daishonin, l’usanza di osservare tali divieti è molto radicata nella società giapponese, e non si dovrebbero respingere categoricamente consuetudini sociali solo perché non sono correlate al Buddismo. Cita, quindi, il principio buddista di rispettare le usanze locali. Anche se ciò dovesse comportare alcuni adattamenti negli aspetti formali della pratica, bisogna evitare di violare le regole sociali, se non ve n’è necessità. Questa flessibilità è caratteristica del Buddismo, che si concentra sul risveglio delle persone alla verità fondamentale di tutte le cose e non sul controllo dettagliato della loro vita. È per questo che il Buddismo, diffondendosi, ha potuto adattare alcuni aspetti marginali al tempo e al luogo in cui veniva propagato, adottando anche usanze locali, pur mantenendo intatto il suo messaggio essenziale.

                                                                    Ciò nonostante, chiarisce il Daishonin, sui princìpi fondamentali non si possono fare compromessi: rispettare le convenzioni non significa permettere che esse interferiscano con la correttezza della propria pratica quotidiana.

                                                                    Note

                                                                    1. Nell’edizione giapponese delle Opere complete di Nichiren Daishonin si intitola Gosho dell’acqua della luna, un’antica espressione per indicare il flusso mestruale femminile.
                                                                    2. Il ventitreesimo capitolo del Sutra del Loto, “Re della Medicina”, contiene un passo nel quale si afferma che una donna che pratica il Sutra del Loto dopo la morte andrà direttamente nella pura terra. Per questo era particolarmente interessante per le donne.
                                                                    3. Il Daishonin si riferisce al principio della “trasmissione continua fino alla cinquantesima persona” descritto nel capitolo del Sutra del Loto “Rispondere con gioia”. Immagina, dice il testo, che una persona gioisca udendo il Sutra del Loto, quindi lo predichi a una seconda persona che a sua volta ne gioisce e lo trasmette a una terza e così via fino alla cinquantesima persona. I benefici ricevuti da quest’ultima persona, che gioisce udendo il sutra, saranno incommensurabili.
                                                                    4. Sessanta volumi dei commentari: tre opere maggiori di T’ien-t’ai, Il significato profondo del Sutra del Loto, Parole e frasi del Sutra del Loto e Grande concentrazione e visione profonda, ciascuna composta di dieci volumi, più i relativi commentari di Miao-lo, anch’essi in tre opere di dieci volumi ciascuna.
                                                                    5. Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 392.
                                                                    6. Metafore buddiste, spesso citate dal Daishonin, che indicano eventi rarissimi. L’udumbara è una pianta leggendaria che si diceva fiorisse ogni tremila anni per annunciare la nascita di un re che mette in moto la ruota oppure di un Budda. La tartaruga con un occhio solo è citata nel capitolo del Sutra del Loto “Re Ornamento Meraviglioso”. Vedi tartaruga con un occhio solo nel Glossario.
                                                                    7. Cento milioni di caratteri: è un’espressione simbolica. Il Sutra del Loto è in realtà composto da 69.384 caratteri.
                                                                    8. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
                                                                    9. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                                                    10. Il capitolo del Sutra del Loto “Devadatta” narra la storia della figlia del re drago, che ottenne la suprema illuminazione in un singolo istante grazie al potere del Sutra del Loto. Si riteneva che rappresentasse la capacità delle donne di ottenere l’illuminazione.
                                                                    11. Questa affermazione deriva dalla tradizione buddista di analizzare i sutra, o loro parti, secondo tre suddivisioni: preparazione, rivelazione e trasmissione. Nei primi quattordici capitoli del Sutra del Loto, che costituiscono l’insegnamento transitorio, il capitolo “Espedienti” è la rivelazione e il capitolo “Devadatta” è la trasmissione. Perciò il Daishonin dice che il capitolo “Devadatta” è “un ramo o una foglia” del capitolo “Espedienti”. Studiando il sutra secondo le sue tre suddivisioni, sia il capitolo “Espedienti” sia il capitolo “Durata della vita” appartengono alla rivelazione, e il capitolo “Re della Medicina” alla trasmissione; quindi il capitolo “Re della Medicina” è “un ramo o una foglia” di entrambi i capitoli, “Espedienti” e “Durata della vita”.
                                                                    12. Sette caratteri: qui significa il Gohonzon.
                                                                    13. Namu-ichijo-myoten: “devozione al meraviglioso sutra dell’unico veicolo”, è una espressione di devozione al Sutra del Loto che veniva recitata come invocazione.
                                                                    14. Nichiren Daishonin si riferisce alla consuetudine molto diffusa ai suoi tempi di identificare le divinità indigene giapponesi con manifestazioni di Budda o bodhisattva. Tale concezione, che si rafforzò attorno al X secolo, rifletteva la tendenza al sincretismo fra elementi buddisti e shintoisti.
                                                                    15. “Seguire i costumi del luogo”: precetto dell’adattamento ai costumi locali. Viene menzionato nelle Quintuplici regole della tradizione monastica, e nella prefazione ai Fondamenti delle “Quadruplici regole della disciplina”. Secondo questo principio, in tutte le questioni sulle quali il Budda non ha espresso esplicitamente un divieto o un consenso, ci si deve conformare ai costumi locali, purché lo spirito fondamentale del Buddismo non venga violato.
                                                                    16. Il consumo di carne, sia di pesce sia di pollame, era considerato fonte di impurità.
                                                                    17. Nel Trattato sul Sutra del Loto attribuito a Vasubandhu, si trova una frase di saluto in lode dei tre tesori del Sutra del Loto, che il Daishonin può aver interpretato come espressione di devozione alla Legge mistica. La frase “Nam-myoho-renge-kyo” si trova in varie parti del Metodo di pentimento attraverso la meditazione del Loto, un’opera cinese attribuita a T’ien-t’ai o al suo maestro Nan-yüeh.
                                                                    La Biblioteca di Nichiren
                                                                    istituto buddista italiano soka gakkai
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                                                                    otto per mille
                                                                    nuovo rinascimento
                                                                    buddismo e società
                                                                    volo continuo
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