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342. La refutazione dei tre gran maestri

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, 1281. Indirizzata a Soya Jiro, prete laico

La tua lettera, datata diciannovesimo giorno del settimo mese mi è giunta il trentesimo giorno dello stesso mese. Per il momento non voglio fare commenti sulla situazione attuale della società. Desidero solo far notare ciò che dice il Sutra del Loto sulla persona che va contro gli insegnamenti del Budda: «Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»1.

    Domanda: Esattamente a chi si fa riferimento con “egli”?

      Risposta: Poco prima di questo passo il sutra afferma: «Io sono l’unica persona che può salvarli e proteggerli, ma, benché io li istruisca e li ammonisca, essi non accettano i miei insegnamenti»2. E dice anche: «Chi non riesce ad avere fede…»3. E ancora: «Forse aggrotterà torvo la fronte» e «Se qualcuno […] vedendo coloro che leggono, recitano, copiano e sostengono questo sutra, li dovesse disprezzare, odiare, invidiare, o provare rancore nei loro confronti…»4.

        E il volume cinque dice: «Se nei confronti di questo sutra uno dovesse nutrire dubbi e mancasse di credere, cadrebbe all’istante nei cattivi sentieri»5. E il volume otto dice: «Se qualcuno li disprezzerà o li deriderà dicendo: “Siete dei poveri idioti! È inutile svolgere queste pratiche: alla fine non ne caverete nulla!”»6.

          Quindi “egli”, nel passo citato all’inizio si riferisce a persone come queste. Per il Gran Maestro T’ien-t’ai della Cina, questi passi si riferivano ai capi delle dieci scuole buddiste della Cina settentrionale e meridionale7 dei suoi tempi. E per il Gran Maestro Dengyo del Giappone, è chiaro che questi passi si riferivano ai preti eminenti delle sei scuole di Nara. Adesso, io, Nichiren, dichiaro che questi passi si riferiscono ai tre gran maestri Kobo, Jikaku e Chisho, e anche a San-chieh, Tao-ch’o e Shan-tao.

            Riguardo alle parole «egli cadrà nell’inferno Avichi» il diciannovesimo volume del Sutra del Nirvana dice: «Se qualcuno cade in quest’inferno da solo, il suo corpo diventa grande ottantamila yojana fino a riempirlo tutto, senza lasciare nessuno spazio libero, e l’intera superficie del corpo sarà colpita da vari tipi d’infermità. Ugualmente, se varie persone cadono insieme nell’inferno, ognuno dei loro corpi lo riempie completamente senza ostacolare quelli degli altri». E il trentaseiesimo volume dello stesso sutra afferma: «Egli sprofonderà nell’inferno Avichi e il suo corpo diventerà grande ottantaquattromila yojana sia in lunghezza sia in larghezza».

              Il Sutra di Virtù Universale dice: «Supponiamo che qualcuno offenda i sutra corretti ed equi. […] Come retribuzione per un’azione tanto malvagia cadrà certamente nei cattivi sentieri con la rapidità di uno scroscio di pioggia. Cadrà inevitabilmente nell’inferno Avichi»8. Questi passi indicano chiaramente che una persona del genere è destinata all’inferno Avichi.

                E io, Nichiren, dico: il paese del Giappone ha sette marche, 68 province9, 604 distretti e più di 10.000 villaggi. Esso misura 3.587 ri in lunghezza, ha una popolazione di 4.589.659 persone o, secondo un’altra stima, di 4.994.828 persone. I suoi templi sono 11.307 e i santuari 3.132. E, quando il Sutra del Loto parla di coloro che cadranno nell’inferno Avichi , si riferisce proprio a queste persone.

                  Domanda: Fra gli esseri viventi esistono due tipi di persone: quelle cattive e quelle buone. E fra i vari regni in cui si può nascere, ci devono essere sentieri buoni e sentieri cattivi. Perché allora tutte le persone di questo paese del Giappone sarebbero ugualmente destinate a “cadere nell’inferno Avichi”?

                    Risposta: Anche se le persone sono tantissime, il karma che creano è lo stesso. Perciò sono tutte ugualmente destinate all’inferno Avichi.

                      Obiezione: Fra tutti gli esseri viventi del Giappone, alcuni sono buoni e altri cattivi. I buoni osservano i cinque precetti, i dieci precetti o i duecentocinquanta precetti, mentre i cattivi uccidono gli esseri viventi, rubano, o commettono i cinque peccati capitali o le dieci azioni malvagie. Perché dici che il karma che creano è lo stesso?

                        Risposta: I piccoli atti di bontà sono diversi dai piccoli atti di malvagità. Ma i colpevoli di offesa al Sutra del Loto, che siano buoni o cattivi, saggi o stupidi, appartengono tutti alla stessa categoria. Perciò dico che tutti sono destinati ugualmente a cadere nell’inferno Avichi.

                          Domanda: Perché dici che gli abitanti del paese del Giappone offendono tutti il Sutra del Loto?

                            Risposta: Anche se il popolo del Giappone è molto numeroso, non sono più di 4.589.659 persone. E tutte queste persone hanno diverse condizioni sociali; alcune sono di alto e altre di basso rango, ma tutte ugualmente si affidano ai tre gran maestri per farsi insegnare il Buddismo. Non si rivolgono ad altri che ai tre gran maestri. Ci sono, a dire il vero, alcuni che non si affidano ai tre gran maestri, ma si tratta di seguaci di Hsin-hsing10, Shan-tao o di altri come loro.

                              Domanda: Chi sono questi tre gran maestri di cui parli?

                                Risposta: I tre gran maestri sono Kobo, Jikaku e Chisho.

                                  Obiezione: Che crimini avranno mai commesso questi tre gran maestri, tanto da farti dire che a causa loro, tutti gli abitanti del Giappone sono le persone a cui si riferisce il sutra quando parla di coloro che sono destinati a “cadere nell’inferno Avichi”?

                                    Risposta: Questi tre gran maestri erano uomini che seguivano i precetti mahayana e hinayana. Agli occhi di tutti erano uomini di saggezza, studiosi degli insegnamenti essoterici e di quelli esoterici, che osservavano tutte le ottantamila regole di comportamento11 o le tremila regole di condotta. Perciò in Giappone, per più di quattrocento anni12, tutti, dal sovrano alla gente comune, li hanno considerati come se fossero il sole e la luna, li hanno onorati come se fossero l’Onorato dal Mondo stesso.

                                      Sembrava davvero che la loro virtù fosse più elevata del monte Sumeru, e la loro saggezza più profonda del mare blu. Ma purtroppo c’è una cosa deplorevole riguardo a loro. Quando paragonarono il Sutra del Loto con quello di Mahavairochana e con gli insegnamenti della Vera parola per giudicarne il rispettivo valore, dichiararono che il Sutra del Loto era “una teoria puerile”13, che andava classificato al secondo o al terzo posto14, che Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, che lo predicò, meritava di esser chiamato uno che si trova ancora “nella regione dell’oscurità”15 o che i suoi praticanti meritavano di esser chiamati “ladri”16.

                                        Nel caso dei quattro tipi di credenti vissuti nell’epoca successiva alla morte del Budda Grande Ornamento, che assommavano a seicentoquarantamila milioni di nayuta, anche se avevano commesso azioni diverse, creando cause diverse, caddero tutti nell’inferno di incessante sofferenza insieme ai loro quattro maestri, Riva della Sofferenza e gli altri. E gli innumerevoli seguaci che vissero nell’Ultimo giorno della Legge del Budda Re Ruggito del Leone, pur appartenendo a diverse classi sociali, poiché seguivano tutti il monaco Intento Superiore caddero ugualmente nella grande fortezza dell’inferno Avichi. La stessa cosa accadrà oggi al popolo del Giappone.

                                          Durante gli anni delle ere Enryaku e Konin il Gran Maestro Dengyo ammonì i preti e i seguaci laici delle sei scuole di Nara, dicendo: «I discepoli cadranno nello stesso luogo in cui cadranno i maestri di queste dottrine nella loro prossima esistenza. E i seguaci laici cadranno nel luogo in cui cadranno i discepoli. Non si dovrebbe dunque fare attenzione a seguire gli insegnamenti chiaramente esposti dall’aurea bocca del Budda?»17.

                                            Obiezione: Come può una persona della tua condizione sociale permettersi di confutare questi tre gran maestri?

                                              Risposta: Io non mi azzarderei a cercare di confutare questi tre gran maestri.

                                                Domanda: Allora cosa significa quello che hai detto finora?

                                                  Risposta: I sutra e i trattati portati dall’India alla Cina e poi nel nostro paese ammontano a cinquemila o settemila volumi. Leggendo questi volumi a grandi linee, posso affermare che, anche lasciando stare per il momento le colpe mondane di Kobo, Jikaku e Chisho, è comunque chiaro che dal punto di vista del Buddismo sono fra i peggiori denigratori della Legge.

                                                    Il Tathagata ci disse con le sue stesse auree parole che coloro che offendono gli insegnamenti mahayana cadranno nell’inferno più rapidamente di una freccia in volo18. E Kobo, Jikaku e i loro simili hanno parlato negli stessi termini della gravità del peccato di offendere la Legge. Ma lasciamo perdere ciò che hanno detto.

                                                      Se le auree parole dei due Budda, Shakyamuni e Molti Tesori, non sono fallaci19, allora Kobo, Jikaku e Chisho devono essere sicuramente destinati alla grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza. E se le lingue dei Budda delle dieci direzioni, che sono emanazioni del Budda Shakyamuni, non caddero al suolo [quando essi testimoniarono la veridicità delle parole del Budda], allora tutti gli abitanti del Giappone, 4.589.659 persone, saranno come i discepoli e i seguaci laici del monaco Riva della Sofferenza e degli altri maestri che ho citato prima, che caddero nell’inferno Avichi. Là giacquero sul ferro rovente per novecento decine di migliaia di milioni di anni distesi sulla schiena, per novecento decine di migliaia di milioni di anni distesi sulla pancia, per novecento decine di migliaia di milioni di anni sul fianco sinistro e per altre novecento decine di migliaia di milioni di anni sul fianco destro. Così in totale trascorsero tremilaseicento decine di migliaia di milioni di anni sul ferro rovente. Dopo di che, uscirono dall’inferno Avichi per rinascere in un grande inferno di un altro paese dove trascorsero innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di nayuta di anni, patendo grandi dolori e sofferenze.

                                                        Riva della Sofferenza e gli altri erano soltanto colpevoli di aver usato i sutra hinayana per refutare gli insegnamenti mahayana provvisori eppure dovettero patire tutto questo. Ancor peggiore sarà dunque la sofferenza di questi tre gran maestri che, non solo usano i sutra in cui “non è stata ancora rivelata la verità”20 per cercare di refutare gli insegnamenti che rivelano le vere intenzioni dei Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro21, ma che inoltre distruggono il sentiero col quale tutti gli esseri viventi possono conseguire la Buddità. La loro colpa è così pesante e profonda che perfino i Budda del passato, del presente e del futuro non potrebbero mai finire di descriverla. Come possono sperare di salvarsi?

                                                          Il quarto volume del Sutra del Loto afferma: «[Ho predicato un numero incalcolabile di sutra, migliaia, decine di migliaia, milioni]. Tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere»22. Il sutra dice anche: «Fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto»23. E nel capitolo “Re della Medicina” sono esposte dieci similitudini [per spiegare come il Sutra del Loto sia il supremo di tutti i sutra].

                                                            Gli altri sutra, come quello della Ghirlanda di fiori, i sutra Corretti ed equi, i sutra della Saggezza, il Sutra dei Profondi segreti, il Sutra della Grande nuvola, il Sutra della Solennità segreta e il Sutra della Luce dorata contengono fra i loro insegnamenti certi passi sulla superiorità o inferiorità relativa dei vari sutra. Ma essi dicono semplicemente che quel particolare sutra è supremo se paragonato ai sutra hinayana, o che è supremo perché rivela la verità della Via di mezzo in contrapposizione alla verità spirituale, o verità della vacuità, e alla verità mondana, o verità dell’esistenza temporanea; oppure dicono che quel sutra è il supremo perché contiene la descrizione delle mudra e dei mantra.

                                                              Ma queste asserzioni sono completamente diverse da quella contenuta nel Sutra del Loto, che riguarda tutti i sutra predicati nel passato, nel presente o nel futuro. Nonostante questo, gli studiosi e i maestri buddisti di quest’ultima epoca continuano a rimanere attaccati anno dopo anno agli insegnamenti errati, e i loro seguaci sono molti.

                                                                E poiché io, Nichiren, rimprovero queste persone perché si basano su sutra che non le condurranno all’illuminazione, esse s’infuriano sempre di più e, invece di ricercare la verità, inventano grandi bugie con le quali ingannano e confondono il sovrano e il popolo del paese, sperando di farmi del male. Così, non solo sono stato costretto a sopportare migliaia di difficoltà, ma per due volte sono stato condannato all’esilio e a un certo punto ho rischiato molto da vicino di essere decapitato. Le grandi avversità che mi hanno colpito superano i bastoni che dovette sopportare il Bodhisattva Mai Sprezzante e sono più spaventose delle spade e dei bastoni descritti nel capitolo “Esortazione alla devozione”.

                                                                  Il capitolo “Maestro della Legge” afferma che nell’ultima epoca coloro che predicano ampiamente il Sutra del Loto sono inviati del Tathagata. Chiunque li disprezzi sta commettendo un crimine più grave di trattare con disprezzo Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, per un intero kalpa medio.

                                                                    Oggi in Giappone ci sono persone colpevoli di crimini che, come nel caso di Devadatta o del Grande Brahmano Arrogante, comportano inevitabilmente la caduta nell’inferno di incessante sofferenza. E queste persone sono proprio i 4.589.659 abitanti che riempiono i 3.587 ri di questo paese. Le colpe indicibilmente gravi di Devadatta e del Grande Brahmano Arrogante sono fra le più leggere fra le offese leggere, se paragonate alle colpe di queste 4.589.659 persone del paese del Giappone.

                                                                      Domanda: Perché dici così?

                                                                        Risposta: Perché, sebbene Devadatta e il Grande Brahmano Arrogante fossero uomini malvagi non commisero la colpa di offendere il Sutra del Loto. Devadatta apparteneva al secondo tipo di persone che entrarono nel Gange, e il secondo tipo corrisponde agli icchantika, o persone di incorreggibile miscredenza24. Ma i 4.589.659 abitanti del Giappone di oggi sono tutti colpevoli che appartengono al primo tipo di persone che entrano nel Gange. Perciò i tre peccati capitali commessi da Devadatta in confronto sono leggeri come la piuma, mentre le gravi colpe commesse dalle persone del Giappone che ho appena citato sono pesanti come un enorme masso.

                                                                          Non c’è dubbio che per questo Brahma e Shakra hanno abbandonato il Giappone, gli dèi Stessa nascita e Stesso Nome hanno preso congedo dai suoi abitanti, e la Dea del Sole e il Grande Bodhisattva Hachiman non proteggono e non difendono più il nostro paese.

                                                                            Nell’era Jisho [1177-1181] e in seguito, cinque grandi sovrani, l’ottantunesimo, l’ottantaduesimo, l’ottantatreesimo, l’ottantaquattresimo e l’ottantacinquesimo sovrano della linea imperiale25, si contesero il dominio del paese con Yoritomo e Yoshitoki; il Figlio del Cielo e i suoi sudditi si affrontarono in battaglia. Si penserebbe che il Figlio del Cielo dovesse esser certo di vincere su Yoritomo e gli altri, come un feroce falco sconfigge un fagiano. Eppure questi cinque grandi sovrani alla fine furono sconfitti. Era come se un leone fosse stato sconfitto da una semplice lepre.

                                                                              E quei sovrani non furono soltanto sconfitti: uno affogò nelle profondità del mare, mentre gli altri furono banditi in un’isola remota. Tutto ciò accadde in un tempo in cui l’offesa al Sutra del Loto era ancora un fatto recente, ma adesso essa perdura da molto più tempo ed è molto più diffusa, quindi la situazione è ben più grave di allora.

                                                                                Quegli antichi sovrani subirono la rovina solo all’interno del proprio paese, ma, mentre svolgevo ricerche per scoprire qualcosa sulle cause di queste sfortune, notai che, anche prima dell’annuncio ufficiale dei Mongoli, si erano verificati il grande terremoto dell’era Shoka e l’enorme cometa dell’era Bun’ei26. Poiché li consideravo i presagi di una invasione straniera, per due o tre volte ho sottoposto ammonimenti alle autorità, ma i governanti del paese non si sono degnati di ascoltare il mio consiglio.

                                                                                  Sembrerebbe, però, che le lettere di ammonimento che ho inviato fossero in accordo con la volontà del Budda, visto che già ci sono stati feroci scontri con l’esercito mongolo. Così gli abitanti di questo paese sono precipitati tutti, dal primo all’ultimo, nel regno degli asura in questa esistenza e nella prossima cadranno senza dubbio nella grande fortezza dell’inferno Avichi.

                                                                                    Adesso tu e io siamo uniti come maestro e sostenitore laico. Ma, fintanto che vivrai, dotato di organi di senso e soggetto agli efflussi27 delle impurità, tu devi seguire il sovrano del paese e obbedirgli. Perciò stai per affrontare questa grave e pericolosa situazione, ma io riesco a malapena a trattenere le lacrime [al pensiero che questa avversità ti permetterà di alleggerirti delle tue colpe passate].

                                                                                      In quale esistenza futura ci incontreremo ancora? Ti esorto ad aspirare con un’unica mente a rinascere nella pura terra del Picco dell’Aquila [dove ci incontreremo]. Anche se il tuo corpo dovrà affrontare i pericoli insiti in questa situazione critica, la tua mente è una sola cosa con la mente del Budda. E anche se nella tua esistenza presente devi entrare nel regno degli asura, nella vita futura dimorerai senza dubbio nella terra del Budda.

                                                                                        Con profondo rispetto,

                                                                                          Nichiren

                                                                                            Il primo giorno del settimo mese intercalare del quarto anno di Koan [1281]

                                                                                              Risposta al prete laico Soya Jiro

                                                                                                  Cenni Storici

                                                                                                  Questa lettera datata il primo giorno del settimo mese intercalare del 1281 è indirizzata al prete laico Soya Jiro Kyoshin della provincia di Shimosa.

                                                                                                  Quello stesso anno le forze mongole tentarono per la seconda volta di invadere il Giappone. Nel quinto mese, dalla Corea partirono circa quarantamila soldati della dinastia Yüan (il nome della dinastia cinese sotto i mongoli) con lo scopo di attaccare le isole di Tsushima e Iki al largo della costa del Kyushu, nel Giappone meridionale, e nel sesto mese, dalla Cina partirono altri centomila soldati che andarono a unirsi ai primi per attaccare il Kyushu. Soya Kyoshin inviò una lettera al Daishonin, datata il diciannovesimo giorno del settimo mese, nella quale è molto probabile che gli riferisse che sarebbe stato mandato al fronte. Il Daishonin alla fine di questa lettera risponde: «Adesso tu e io siamo uniti come maestro e sostenitore laico. Ma, fintanto che vivrai, dotato di organi di senso e soggetto agli efflussi delle impurità, tu devi seguire il sovrano del paese e obbedirgli. Perciò stai per affrontare questa grave e pericolosa situazione, ma io riesco a malapena a trattenere le lacrime [al pensiero che questa avversità ti permetterà di alleggerirti delle tue colpe passate]».

                                                                                                  Il Daishonin afferma che questa calamità è il risultato dell’offesa all’insegnamento buddista corretto, commessa da tutto il paese. La fonte principale di tale offesa sono i tre gran maestri delle dottrine della Vera parola, Kobo, Jikaku e Chisho. Ecco perché il presente scritto si intitola, La refutazione dei tre gran maestri.

                                                                                                  Con la minaccia incombente dell’invasione dei mongoli, sia i capi dello shogunato di Kamakura sia la corte imperiale facevano affidamento sulla scuola esoterica della Vera parola e sulla tradizione esoterica della scuola Tendai per sconfiggere il nemico.

                                                                                                  In questo contesto il Daishonin inizia citando un passo del Sutra del Loto che afferma che chi offende il sutra cadrà nell’inferno Avichi, ovvero nell’inferno di incessante sofferenza. Destinati a questo inferno, egli afferma, sono i gran maestri Kobo, Jikaku, e Chisho e i loro seguaci, e anche gli antichi patriarchi di altri insegnamenti, come quello della Pura terra, e i loro seguaci. Poiché il popolo giapponese crede nelle dottrine di questi maestri e offende il Sutra del Loto, anch’esso è destinato allo stesso inferno.

                                                                                                  Il Daishonin pone poi una domanda: tra il popolo del Giappone ci sono sia persone buone sia persone cattive, allora perché sono tutte da ritenersi colpevoli della stessa offesa e condannate in egual modo? Egli spiega che è possibile operare distinzioni nell’ambito di azioni buone o cattive di minore importanza, ma tali distinzioni perdono significato di fronte all’atto malvagio fondamentale di offendere il Sutra del Loto, di cui tutto il popolo giapponese è colpevole.

                                                                                                  Kobo, Jikaku, e Chisho hanno portato le persone a commettere un’offesa contro il Sutra del Loto, predicando che fra tutti gli insegnamenti di Shakyamuni esso si colloca secondo o terzo in ordine di superiorità. Il Daishonin fa presente che, benché egli abbia rivelato gli errori di questi tre maestri e delle dottrine di altre scuole, gli studiosi e i maestri contemporanei di Buddismo continuano a seguire tali dottrine, odiano il Daishonin ancora di più, e cercano di perseguitarlo. Egli afferma che perseguitare il devoto del Sutra del Loto costituisce un’offesa ancor maggiore di quella compiuta da Devadatta, ed è per questo motivo che il paese è colpito da calamità di una portata mai vista prima. Concludendo, il Daishonin assicura a Kyoshin che, anche se dovesse precipitare «nel regno degli asura», cioè dovesse trovarsi a combattere in battaglia, egli conseguirà sicuramente la Buddità, e lo esorta a desiderare di incontrarlo nuovamente nella «pura terra del Picco dell’Aquila».

                                                                                                  Note

                                                                                                  1. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 126.
                                                                                                  2. Ibidem, p. 120.
                                                                                                  3. Ibidem, p. 125.
                                                                                                  4. Ibidem.
                                                                                                  5. Ibidem, cap. 15, p. 307.
                                                                                                  6. Ibidem, cap. 28, p. 440.
                                                                                                  7. Vedi tre scuole della Cina meridionale e sette scuole della Cina settentrionale nel Glossario.
                                                                                                  8. Il Daishonin cita questo passo in termini generali; nel testo si parla specificamente di «un sovrano, un gran ministro […] un funzionario o un’altra persona di questo genere».
                                                                                                  9. Le “68 province” indicano l’intero Giappone all’epoca del Daishonin. Questa suddivisione del paese entrò in vigore nell’813 e durò fino alla Restaurazione Meiji nel 1868.
                                                                                                  10. Altro nome di San-chieh, fondatore della scuola dei Tre stadi. Vedi San-chieh nel Glossario.
                                                                                                  11. Regole di comportamento che dovevano osservare i bodhisattva mahayana. La cifra “ottantamila” non ha un significato letterale, ma indica semplicemente un gran numero, un numero incalcolabile, o la totalità. Per le tremila regole di condotta, menzionate in seguito, vedi Glossario.
                                                                                                  12. Il periodo dall’823, quando l’imperatore Saga affidò a Kobo il tempio To, fino all’epoca di stesura di questa lettera.
                                                                                                  13. La chiave preziosa della volta segreta.
                                                                                                  14. Il “secondo posto” si riferisce all’interpretazione di Shan-wu-wei, predicata da Jikaku e Chisho, secondo la quale il Sutra del Loto e quello di Mahavairochana sono uguali nei princìpi, ma il secondo è superiore nella pratica. Il “terzo posto” si riferisce alla visione formulata da Kobo nel Trattato sui dieci stadi della mente, nel quale egli classifica al primo posto il Sutra di Mahavairochana, al secondo quello della Ghirlanda di fiori, e al terzo il Sutra del Loto.
                                                                                                  15. La chiave preziosa della volta segreta.
                                                                                                  16. Comparazione tra il Buddismo essoterico ed esoterico.
                                                                                                  17. Saggio sulla protezione del paese.
                                                                                                  18. Fonte sconosciuta.
                                                                                                  19. Nel secondo capitolo del Sutra del Loto Shakyamuni dice che «ha esposto a lungo le sue dottrine e adesso deve rivelare la verità» (Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 68) e Molti Tesori conferma gli insegnamenti di Shakyamuni nel Sutra del Loto dichiarando nell’undicesimo capitolo: «Tutto ciò che hai esposto è la verità!» (Ibidem, cap. 11, p. 244).
                                                                                                  20. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                                                                                  21. Le “vere intenzioni” indicano il Sutra del Loto, che nel secondo capitolo afferma: «Seguendo lo stesso metodo impiegato dai Budda delle tre esistenze per esporre la Legge, io ora farò lo stesso e predicherò una Legge scevra di distinzioni» (Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90).
                                                                                                  22. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                  23. Ibidem, cap. 14, p. 288.
                                                                                                  24. Il Sutra del Nirvana parla di “sette tipi di esseri viventi nel fiume Gange”. Il primo tipo riguarda gli icchantika che, secondo il sutra, entrando nell’acqua annegano immediatamente e non riemergono mai più. Anche il secondo tipo è costituito da icchantika che, secondo la descrizione, riemergono per affogare nuovamente. Secondo l’interpretazione del Daishonin il primo tipo comprende gli icchantika che offendono la Legge e il secondo tipo gli icchantika che commettono i cinque peccati capitali, ma non offendono la Legge.
                                                                                                  25. Gli imperatori Antoku, Gotoba, Tsuchimikado, Juntoku e Chukyo. Antoku, nipote ancora bambino di Taira no Kiyomori, morì annegato nella battaglia navale di Dannoura (1185) che vide la sconfitta finale dei Taira a opera di Minamoto no Yoritomo, il primo shogun dello shogunato di Kamakura. Nel 1221, tre ex imperatori, Gotoba, Tsuchimikado e Juntoku, insieme all’imperatore in carica Chukyo, cercarono di sovvertire il governo militare di Kamakura, ma il loro esercito fu sconfitto da quello del reggente Hojo Yoshitoki. Chukyo fu deposto e gli ex imperatori furono esiliati su un’isola remota.
                                                                                                  26. Nel 1257 un terremoto devastò Kamakura, e nel 1264 apparve un’enorme cometa, che a quell’epoca era considerata un presagio di disgrazia.
                                                                                                  27. Gli “efflussi” sono ciò che fluisce dai sei organi dei sensi (occhi, orecchi, naso, lingua, corpo e mente), cioè le illusioni e i desideri.
                                                                                                  La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                  istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                  senzamotica
                                                                                                  Eredità della vita
                                                                                                  otto per mille
                                                                                                  nuovo rinascimento
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