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66. La scelta del tempo

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1275. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

Chi desidera studiare il Buddismo deve prima di tutto imparare a conoscere il tempo. Il Budda del passato Grande Saggezza Universale, quando apparve nel mondo, non predicò alcun sutra per un periodo di dieci piccoli kalpa. Per questo il Sutra del Loto dice: «Dieci piccoli kalpa sono trascorsi da quando si è seduto al suo posto»1. E più avanti: «Il Budda sapeva che il tempo non era ancora giunto e, sebbene essi lo implorassero, rimase seduto in silenzio»2. Shakyamuni, il signore degli insegnamenti nel mondo attuale, per più di quarant’anni non espose il Sutra del Loto, perché, come il sutra afferma, «il tempo di insegnare così non era ancora venuto»3. Lao Tzu rimase per ottant’anni nel grembo della madre4 e il Bodhisattva Maitreya dimora nella corte interna del cielo Tushita, aspettando per 5.670 milioni di anni [prima di fare il suo avvento nel mondo]. Il cuculo canta alla fine della primavera, il gallo aspetta il sorgere del sole. Se persino queste umili creature hanno una tale comprensione del tempo, a maggior ragione bisogna accertarsi del tempo per praticare il Buddismo. Quando il Budda Shakyamuni predicò nel luogo della sua illuminazione, comparvero i vari Budda delle dieci direzioni e si radunarono tutti i grandi bodhisattva. Brahma, Shakra e i quattro re celesti arrivarono con le loro vesti fluttuanti. Le divinità drago e gli otto tipi di esseri non umani giunsero le mani, le persone comuni di grande capacità tesero gli orecchi e i bodhisattva, che nei loro attuali corpi avevano conseguito lo stadio in cui si percepisce la non nascita e la non estinzione del mondo fenomenico, insieme al Bodhisattva Luna della Liberazione, pregarono il Budda di predicare. Ma l’Onorato dal Mondo non disse una parola sull’illuminazione delle persone dei due veicoli e sulla sua illuminazione nel remoto passato, né rivelò le importantissime dottrine del conseguimento della Buddità nella forma presente e dei tremila regni in un singolo istante di vita. E ciò esclusivamente perché, sebbene gli ascoltatori avessero la capacità di comprendere tali dottrine, non era ancora giunto il tempo di esporle o, come afferma il Sutra del Loto, «[Il motivo … è che] il tempo di insegnare così non era ancora venuto»5. Ma [quando il Budda Shakyamuni espose il Sutra del Loto] all’assemblea sul Picco dell’Aquila, al grande re Ajatashatru, il figlio meno devoto dell’intero paese di Jambudvipa, fu permesso di sedere fra gli ascoltatori, a Devadatta, che aveva offeso la Legge per tutta la vita, fu detto che nel futuro sarebbe diventato il Tathagata Re del Cielo, e la figlia del re drago, pur limitata dai cinque ostacoli, divenne un Budda senza mutare il suo aspetto di serpente. Ai predestinati ai regni degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente fu detto che sarebbero diventati Budda, come semi bruciati che inaspettatamente germogliano e producono fiori e frutti. Il Budda rivelò che aveva ottenuto l’illuminazione nel remoto passato e gli ascoltatori ne furono sconcertati come se avesse detto che un vecchio di cent’anni era figlio di un uomo di venticinque6. Egli espose anche la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, secondo la quale i nove mondi possiedono la Buddità e la Buddità possiede i nove mondi7. Perciò una sola parola di questo Sutra del Loto è come il gioiello che esaudisce i desideri e una sua singola frase è il seme di tutti i Budda. Si può trascurare il fatto che la capacità di comprensione degli ascoltatori fosse matura o no. Era giunto il tempo di esporlo. Come afferma il Sutra del Loto: «Adesso è il momento giusto in cui devo insegnare risolutamente il grande veicolo»8. Domanda: Se qualcuno insegna la grande Legge a chi non ha la capacità di capirla, gli stolti la offenderanno sicuramente; se allora cadranno nei cattivi sentieri, la colpa non è di chi ha esposto l’insegnamento? Risposta: Se una persona costruisce una strada e qualcuno si perde su di essa, è forse colpa del costruttore? Se un bravo medico prescrive una medicina a un malato, ma questi, trovandola disgustosa, rifiuta di prenderla e muore, è forse colpa del medico? Domanda: Il secondo volume del Sutra del Loto dice «di non predicare questo sutra alle persone prive di saggezza»9. Il quarto volume afferma: «Non deve essere diffuso o trasmesso avventatamente ad altri»10. E il quinto volume dice: «Questo Sutra del Loto è il tesoro segreto dei Budda, dei Tathagata. Fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto. Per tutta la lunga notte io l’ho custodito e protetto e non l’ho mai propagato incautamente»11. Questi passi del sutra sembrerebbero indicare che non si deve insegnare la Legge a coloro che non hanno la capacità di capirla. Risposta: Per ribattere, ti rimando al capitolo “Mai Sprezzante” che afferma: «Pronunciava parole di lode, dicendo: “Nutro per voi un profondo rispetto” […]. Tra le quattro categorie di credenti ve ne erano alcuni, collerici e dalla mente impura, che parlavano male di lui e lo insultavano dicendo: “Questo monaco ignorante”»12. Afferma inoltre: «Alcuni del gruppo afferravano dei bastoni, delle tegole o delle pietre per colpirlo e percuoterlo». Nel capitolo “Esortazione alla devozione” è scritto: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni»13. Come insegnano questi passi del sutra, se ingiuriano e maledicono, o persino se bastonano chi espone la Legge, allora è da biasimare colui che l’espone? Domanda: Queste due spiegazioni sono incompatibili come il fuoco e l’acqua. Come si può risolvere questo dilemma? Risposta: Il Gran Maestro T’ien-t’ai dice: «Si dovrebbe usare il metodo che si accorda con il tempo»14. E il Gran Maestro Chang-an dice: «Dovreste compiere le scelte più appropriate e non aderire unicamente all’uno o all’altro»15. Il significato di queste affermazioni è che talvolta, poiché la gente offende la Legge, si deve evitare per il momento di predicarla; altre volte la si deve predicare a qualunque costo, anche se c’è chi la offende. Ci sono tempi in cui, sebbene alcune persone abbiano la capacità di credere, la grande maggioranza non fa che offendere la Legge, e quindi si deve evitare per il momento di predicarla. E altri in cui, nonostante la grande maggioranza delle persone l’offenda, la si deve insegnare comunque. Quando il Budda Shakyamuni ottenne per la prima volta l’illuminazione, i grandi bodhisattva Saggezza del Dharma, Foresta di Meriti, Vessillo di Diamante, Forziere del Diamante, Manjushri, Virtù Universale, Maitreya, Luna della Liberazione, così come i signori celesti Brahma e Shakra, i quattro re celesti e un incalcolabile numero di persone comuni di grande capacità vennero per ascoltarlo16. Quando egli predicò nel Parco dei Cervi, Ajnata Kaundinya e gli altri quattro asceti, Mahakashyapa con duecentocinquanta seguaci, Shariputra con duecentocinquanta seguaci e ottantamila esseri celesti si riunirono per ascoltarlo17. Nella grande assemblea per la predicazione dei sutra Corretti ed equi, il padre dell’Onorato dal Mondo, il re Shuddhodana, mostrò un sincero desiderio di conoscere il Buddismo e perciò Shakyamuni entrò nel palazzo ed espose per lui il Sutra della Meditazione sul Budda. E, per la salvezza della sua defunta madre, si ritirò per novanta giorni nel Cielo dei trentatré dèi e predicò il Sutra di Maya. Trattandosi dei suoi genitori, non avrebbe dovuto tenere per sé neanche il più segreto insegnamento, eppure egli non espose loro il Sutra del Loto. In conclusione, indipendentemente dalla capacità delle persone, finché non giunse il tempo, non predicò mai il Sutra del Loto. Domanda: Qual è il tempo per predicare i sutra hinayana e i sutra provvisori e quale quello per predicare il Sutra del Loto? Risposta: Perfino per i bodhisattva, da quelli dei dieci stadi della fede fino ai grandi bodhisattva del livello di illuminazione quasi perfetta, è difficile riconoscere il tempo e la capacità; a maggior ragione sarà difficile per noi esseri comuni. Domanda: In che modo dunque potremmo conoscerli? Risposta: Prendiamo a prestito l’occhio del Budda18 per valutare il tempo e la capacità. Usiamo il sole del Budda19 per illuminare il paese. Domanda: Cosa vuoi dire con ciò? Risposta: Nel Sutra della Grande raccolta il Budda Shakyamuni, l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione, si rivolge al Bodhisattva Forziere della Luna, e predicendo il futuro dice che i primi cinquecento anni dopo la sua morte saranno l’epoca dell’emancipazione20 e i seguenti cinquecento anni l’epoca della meditazione21 (in totale fanno mille anni); i successivi cinquecento anni saranno l’epoca della lettura, della recitazione e dell’ascolto22 e i seguenti cinquecento anni l’epoca della costruzione di templi e stupa23 (in totale fanno duemila anni). Nei successivi cinquecento anni24, «dispute e conflitti sorgeranno tra coloro che seguono i miei insegnamenti e la pura Legge sarà oscurata e perduta». Su questi cinque periodi di cinquecento anni, in totale duemilacinquecento anni, le persone hanno opinioni differenti. Il maestro cinese di meditazione Tao-ch’o dichiara che durante i primi quattro periodi di cinquecento anni, che costituiscono il Primo e il Medio giorno della Legge, fiorirà la pura Legge dello Hinayana e del Mahayana, ma che dopo l’inizio dell’Ultimo giorno della Legge tutti questi insegnamenti periranno. In tale epoca, solo chi pratica l’insegnamento della Pura terra, la pura Legge del Nembutsu, potrà sfuggire alle sofferenze di nascita e morte25. L’opinione del giapponese Honen è questa26: il Sutra del Loto, il Sutra della Ghirlanda di fiori, il Sutra di Mahavairochana e i numerosi sutra hinayana propagati in Giappone, insieme agli insegnamenti delle scuole Tendai, della Vera parola, dei Precetti e delle altre scuole, costituiscono la pura Legge dei duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge di cui si parla nel passo sopracitato del Sutra della Grande raccolta. Ma, entrati nell’Ultimo giorno della Legge, tutte queste pure leggi scompariranno. Alcuni continueranno a praticarle, ma neppure uno riuscirà a salvarsi dalle sofferenze di nascita e morte. Il Commentario al Sutra dei Dieci stadi e il prete T’an-luan dicono che sono la “via difficile da praticare”. Tao-cho dichiara che «non una singola persona ha mai ottenuto l’illuminazione»27 grazie a esse, e Shan-tao dice che «neanche una persona su mille»28 [può essere salvata grazie a essi]. Dopo che la pura Legge di quegli insegnamenti sarà oscurata e perduta, apparirà la grande pura Legge – cioè i tre sutra della Pura terra e l’unica pratica dell’invocazione del nome del Budda Amida. E le persone che si dedicheranno a questa pratica, per malvagie o ignoranti che siano, «se sono dieci, tutte e dieci, se sono cento, tutte e cento, rinasceranno nella Pura terra»29. Questo è il significato del passo «Solo la dottrina della Pura terra è la strada che permette di entrare [nella via]»30. Honen, perciò, dichiara che se le persone desiderano la felicità nella prossima vita devono smettere di sostenere il Monte Hiei, il To-ji, l’Onjo-ji, i sette maggiori templi di Nara e i vari templi e monasteri di tutto il paese del Giappone; devono impadronirsi di tutti i campi e i possedimenti donati a essi e offrirli per [costruire] i templi Nembutsu. Così rinasceranno sicuramente nella Pura terra. Perciò egli li esorta a recitare le parole Namu-Amida-butsu. Sono passati più di cinquant’anni da quando questa dottrina si è propagata in tutto il paese. La mia confutazione di questa dottrina malvagia appartiene ormai al passato. Non c’è dubbio che l’era presente corrisponda all’ultimo periodo di cinquecento anni descritto nel Sutra della Grande raccolta, quando «la pura Legge sarà oscurata e perduta». Ma, dopo che la pura Legge è stata oscurata e perduta, la grande pura Legge di Nam-myoho-renge-kyo, cuore e nucleo del Sutra del Loto, sarà ampiamente proclamata e propagata in tutto il continente di Jambudvipa, nei suoi ottantamila regni con ottantamila sovrani, e ogni sovrano, con i suoi ministri e tutti i sudditi, la reciterà, così come adesso il nome di Amida è recitato dalla bocca dei quattro tipi di credenti [preti, monache, laici e laiche] di tutto il Giappone. Domanda: Quali testi puoi citare a prova di ciò? Risposta: Il settimo volume del Sutra del Loto afferma: «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovete propagarla ampiamente in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta»31. Questo indica che “l’ampia propagazione” sarà realizzata dopo che «la pura Legge sarà oscurata e perduta» come afferma il Sutra della Grande raccolta. Inoltre, il sesto volume afferma: «Se nell’era malvagia dell’Ultimo giorno della Legge qualcuno sarà in grado di sostenere questo sutra»32, e il quinto volume parla dell’«era ultima che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire»33. Il quarto volume afferma: «E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»34. E il quinto dice: «Nel mondo dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi»35. Il settimo volume, parlando del quinto periodo di cinquecento anni, l’epoca dei conflitti, dice che i demoni malvagi, la gente demoniaca, gli esseri celesti, i draghi, gli yaksha, e i demoni kumbhanda prenderanno il sopravvento36. Il Sutra della Grande raccolta dice: «Dispute e conflitti sorgeranno tra coloro che seguono i miei insegnamenti». E similmente il quinto volume del Sutra del Loto afferma: «In quell’epoca malvagia ci saranno monaci», o «vi saranno monaci che vivono nelle foreste» e «demoni malvagi si impossesseranno di altre persone»37. Il significato di questi passi è che nel quinto periodo di cinquecento anni ci saranno in tutto il paese preti eminenti posseduti da demoni malvagi. A quel tempo apparirà un solo uomo saggio. I preti eminenti posseduti dai demoni malvagi spingeranno con l’inganno il sovrano, i ministri e la gente comune a calunniarlo e offenderlo, ad attaccarlo con verghe e bastoni, cocci e detriti e a condannarlo a morte o all’esilio. A quel tempo Shakyamuni, Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni parleranno ai grandi bodhisattva emersi dalla terra che a loro volta riferiranno a Brahma, Shakra, agli dèi del sole e della luna e ai quattro re celesti. Di conseguenza, in terra e in cielo si verificheranno in grande quantità strani fenomeni e insolite perturbazioni. Se vi saranno paesi i cui sovrani non presteranno ascolto a questo avvertimento, i Budda e i grandi bodhisattva ordineranno ai paesi confinanti di attaccare i sovrani e i preti malvagi di quei paesi. Allora a Jambudvipa scoppieranno conflitti e dispute di una portata mai vista nel passato. A quel tempo tutte le persone che vivono nelle terre illuminate dal sole e dalla luna, preoccupati per il proprio paese e la propria vita, rivolgeranno preghiere ai Budda e ai bodhisattva e, poiché non otterranno risposta alle loro preghiere, crederanno in quell’umile prete che prima avevano odiato. Allora gli incalcolabili preti eminenti, i grandi sovrani degli ottantamila paesi e gli innumerevoli comuni cittadini si inchineranno fino a terra, giungeranno le mani e reciteranno tutti insieme Nam-myoho-renge-kyo. Sarà come la scena descritta nel capitolo “Poteri sovrannaturali”, in cui il Budda mostrò i suoi dieci poteri sovrannaturali e tutti gli esseri dei mondi delle dieci direzioni, senza eccezione, si rivolsero verso il mondo di saha ed esclamarono insieme ad alta voce: «Salve (Namu) Budda Shakyamuni, salve Budda Shakyamuni, Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo!»38. Domanda: I passi del sutra da te citati sono chiari. Ma ci sono profezie al riguardo negli scritti di T’ien-t’ai, Miao-lo o Dengyo? Risposta: Il tuo modo di fare domande procede a ritroso! Se io avessi citato i commentari, potresti chiedere se esistono passi dei sutra a loro sostegno, ma dal momento che ho citato passi di sutra perfettamente comprensibili, non è necessario fare domande sui commentari. Se le parole dei commentari non si accordassero con i sutra, scarteresti i sutra per seguire i commentari? Domanda: Ciò che dici è estremamente logico. Nonostante ciò, per noi persone comuni i sutra sono di difficile comprensione, mentre i commentari sono più accessibili. Poiché i commentari sono più comprensibili, ci aiuterebbero ad avere una maggiore fede nelle tue parole. Risposta: Vedo che sei sincero e onesto nelle tue domande, perciò citerò qualche passo dai commentari. Il Gran Maestro T’ien-t’ai afferma: «Nell’ultimo periodo di cinquecento anni la mistica via si diffonderà e porterà benefici al genere umano per un lungo tempo futuro»39. Il Gran Maestro Miao-lo afferma: «L’inizio dell’Ultimo giorno della Legge non sarà privo di benefici invisibili»40. Il Gran Maestro Dengyo dichiara: «Il Primo e Medio giorno sono quasi trascorsi e l’Ultimo giorno si avvicina. Adesso è veramente il tempo in cui l’unico veicolo del Sutra del Loto si dimostrerà perfettamente adatto alle capacità di tutte le persone. Come sappiamo che questo è vero? Il capitolo “Pratiche pacifiche” del Sutra del Loto afferma: «Nell’era ultima che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire, [accetta e abbraccia il Sutra del Loto]»41. Dengyo afferma inoltre: «A proposito dell’epoca, [la propagazione del vero insegnamento avrà inizio] nell’epoca in cui finisce il Medio giorno della Legge e si apre l’Ultimo giorno. Per quanto riguarda la terra, inizierà in una terra a est di T’ang e a ovest di Katsu42. Per quanto concerne la gente, si diffonderà fra gente macchiata dalle cinque impurità che vive in un’epoca di conflitti. Il sutra dice: “Poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?”. C’è una ragione valida per questa affermazione»43. Il Budda Shakyamuni nacque nel nono kalpa della diminuzione del kalpa della continuità, quando la durata della vita umana si stava riducendo ed era di cento anni. Il periodo in cui la durata della vita umana si riduce da cento a dieci anni comprende i cinquant’anni di predicazione del Budda, i duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge che seguono la sua morte e i successivi diecimila anni dell’Ultimo giorno della Legge. Durante questo periodo il Sutra del Loto è destinato a essere propagato e diffuso due volte: negli otto anni della vita del Budda [in cui lo predicò] e nei primi cinquecento anni dell’Ultimo giorno della Legge. T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo non erano nati abbastanza presto per essere presenti quando il Budda era nel mondo e predicava il Sutra del Loto, né abbastanza tardi per essere presenti nell’Ultimo giorno della Legge. Scrissero che si rammaricavano di essere nati nell’intervallo tra queste due epoche e che avrebbero desiderato nascere all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge. Possono essere paragonati al veggente Asita che, quando vide il neonato principe Siddhartha [il futuro Budda Shakyamuni], osservò con tristezza: «Ho ormai più di novant’anni e quindi non potrò vedere questo principe ottenere l’illuminazione. Dopo la morte rinascerò nel mondo della non forma e non potrò esser presente durante i cinquant’anni della predicazione della Legge, né potrò rinascere in questo mondo nel Primo, nel Medio o nell’Ultimo giorno della Legge!»44. Così si lamentava. Tutti coloro che aspirano alla via dovrebbero prendere nota di questi esempi e rallegrarsi. Per coloro che si preoccupano della prossima vita è meglio essere persone comuni nell’Ultimo giorno della Legge, piuttosto che potenti sovrani nei duemila anni del Primo e del Medio giorno. Perché la gente non crede in questo? È meglio essere un lebbroso che recita Nam-myoho-renge-kyo piuttosto che essere il capo dei preti della scuola Tendai. L’imperatore Wu della dinastia Liang nel suo voto45 disse: «Preferirei essere Devadatta e cadere nell’inferno della sofferenza incessante, piuttosto che il santo non buddista Udraka Ramaputra». Domanda: Nagarjuna, Vasubandhu o altri eruditi dicono qualcosa su questo principio [di Nam-myoho-renge-kyo]? Risposta: Nagarjuna e Vasubandhu lo percepirono nei loro cuori, ma non lo esposero a parole. Domanda: Per quale ragione non lo esposero? Risposta: Ci sono molte ragioni. Una è che le persone del loro tempo non avevano la capacità [di comprenderlo]. Secondo, non era il tempo giusto. Terzo, perché, essendo bodhisattva istruiti dal Budda [nel suo stato] transitorio, il compito di esporlo non era stato affidato a loro. Domanda: Ti prego, vuoi spiegare ciò più dettagliatamente? Risposta: Il Primo giorno della Legge iniziò dopo la morte del Budda, il sedicesimo giorno del secondo mese. Il Venerabile Mahakashyapa ricevette la trasmissione degli insegnamenti del Budda e la propagò per i primi vent’anni. Per i successivi vent’anni toccò al Venerabile Ananda, per i vent’anni seguenti a Shanavasa, per il ventennio successivo a Upagupta e per i successivi vent’anni a Dhritaka. Durante questi cento anni, gli unici insegnamenti diffusi furono quelli dei sutra hinayana. Dei sutra mahayana non furono menzionati nemmeno i titoli, perciò come avrebbe potuto essere propagato il Sutra del Loto? Vennero poi uomini come Mikkaka, Buddhananda, Buddhamitra, Parshva e Punyayashas e, durante il resto dei primi cinquecento anni [dopo la morte del Budda], le dottrine dei sutra mahayana cominciarono a poco a poco a venire alla luce, ma non venne fatto alcuno sforzo per propagarle. L’attenzione era concentrata solamente sui sutra hinayana. Tutto questo accadde nel periodo menzionato nel Sutra della Grande raccolta come i primi cinquecento anni, l’epoca dell’emancipazione. Nella seconda parte del Primo giorno della Legge, da seicento a mille anni dopo la morte del Budda, apparvero uomini quali il Bodhisattva Ashvaghosha, il Venerabile Kapimala, i bodhisattva Nagarjuna e Aryadeva, il Venerabile Rahulata, Samghanandi, Samghayashas, Kumarata, Jayata, Vasubandhu, Manorhita, Haklenayashas e Aryasimha46. Questi dieci e più maestri all’inizio erano seguaci di dottrine non buddiste, poi studiarono a fondo i sutra hinayana, e infine si volsero ai sutra mahayana e li utilizzarono per confutare e demolire le dottrine dei sutra hinayana. Ma, benché questi grandi uomini abbiano utilizzato i sutra mahayana per refutare le dottrine hinayana, non proclamarono la superiorità del Sutra del Loto sugli altri sutra mahayana. Anche se dissero qualcosa su questo argomento, non esposero dottrine di vitale importanza come i dieci princìpi mistici dell’insegnamento transitorio e quelli dell’insegnamento originale, l’illuminazione delle persone dei due veicoli, l’illuminazione del Budda nel remoto passato, il fatto che il Sutra del Loto è il supremo fra tutti i sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro, le dottrine dei cento mondi, dei mille fattori e dei tremila regni in un singolo istante di vita. Essi non fecero nient’altro che indicare la luna con un dito, o trattare di sfuggita alcune parti del Sutra del Loto. Ma non dissero assolutamente se il processo d’istruzione fosse rivelato dall’inizio alla fine, se la relazione originale fra maestro e discepolo fosse chiarita, né quali insegnamenti conducano all’illuminazione e quali no47. Questo secondo periodo di cinquecento anni del Primo giorno della Legge corrisponde al periodo indicato nel Sutra della Grande raccolta come l’epoca della meditazione. Dopo i mille anni del Primo giorno della Legge, il Buddismo si era diffuso in tutta l’India, ma, o perché gli insegnamenti hinayana prevalsero su quelli mahayana, o perché i sutra provvisori eclissarono il sutra del vero insegnamento, il Buddismo si trovò in una situazione caotica; gradualmente il numero delle persone che ottenevano l’illuminazione diminuì, mentre innumerevoli altre, sebbene aderissero al Buddismo, caddero nei cattivi sentieri. Quindici anni dopo l’inizio del Medio giorno della Legge48, che seguì ai mille anni del Primo giorno, il Buddismo si diffuse verso est e venne introdotto in Cina. Durante i primi cento anni e più della prima metà del Medio giorno della Legge, vi furono accese controversie fra le dottrine buddiste indiane e quelle dei taoisti cinesi, e non si arrivò mai a una soluzione. Sebbene talvolta sembrasse che la questione fosse risolta, la fede di coloro che abbracciavano il Buddismo non era ancora profonda. Quindi, se fosse divenuto evidente che i sacri insegnamenti del Buddismo non costituivano una dottrina unitaria, ma erano divisi in insegnamenti hinayana e mahayana, provvisori e veri, essoterici ed esoterici49, alcuni credenti avrebbero potuto nutrire dubbi e rivolgersi invece agli insegnamenti non buddisti. Fu forse per questo timore o per altre ragioni che i monaci buddisti Kashyapa Matanga e Chu Fa-lan non fecero distinzioni tra Mahayana e Hinayana e non vollero parlare di insegnamenti provvisori e veri, [quando portarono il Buddismo in Cina], quantunque ne fossero a conoscenza. In seguito, durante le cinque dinastie Wei, Chin, Sung, Ch’i e Liang, all’interno del Buddismo sorsero dispute tra gli insegnamenti mahayana e hinayana, fra quelli provvisori e quelli veri e fra quelli essoterici ed esoterici, e fu impossibile distinguere chi avesse ragione. Di conseguenza, dal sovrano alla gente comune, molti dubitarono. Il Buddismo si scisse perciò in dieci scuole, le tre scuole del sud e le sette scuole del nord. Le scuole del sud dividevano gli insegnamenti buddisti in tre periodi, in quattro periodi, o in cinque periodi, mentre nel nord c’era la scuola dei cinque periodi, la scuola che distingueva le dottrine delle parole incomplete e quelle delle parole complete, la scuola delle quattro dottrine, quella delle cinque dottrine, quella delle sei dottrine, la scuola delle due dottrine mahayana e la scuola dell’unica voce50. Ognuna di queste scuole sosteneva con accanimento le proprie dottrine e contrastava con le altre come il fuoco con l’acqua. Tuttavia, in generale, tutte convenivano su di un punto, ovvero che tra i vari sutra predicati durante la vita del Budda, il Sutra della Ghirlanda di fiori viene al primo posto, il Sutra del Nirvana al secondo e il Sutra del Loto al terzo. Esse ammettevano che, rispetto ai sutra Agama, della Saggezza, di Vimalakirti e di Brahma Pensiero Eccellente, il Sutra del Loto rappresenta la verità, che è il sutra completo e finale con vedute corrette, ma che, in confronto al Sutra del Nirvana, è una dottrina della non eternità, un sutra né completo né finale con vedute distorte. Dalla fine del quarto all’inizio del quinto secolo dall’introduzione del Buddismo in Cina nella tarda dinastia Han, al tempo delle dinastie Ch’en e Sui, visse un umile prete chiamato Chih-i, che successivamente ebbe il titolo di Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che. Egli confutò le dottrine errate delle scuole settentrionali e meridionali e dichiarò che, tra tutti gli insegnamenti della vita del Budda, il Sutra del Loto occupa il primo posto, il Sutra del Nirvana il secondo e il Sutra della Ghirlanda di fiori il terzo. Questo avvenne nei primi cinquecento anni del Medio giorno della Legge, il periodo descritto dal Sutra della Grande raccolta come l’epoca della lettura, della recitazione e dell’ascolto. Negli ultimi cinquecento anni del Medio giorno della Legge, durante il regno dell’imperatore T’ai-tsung all’inizio della dinastia T’ang, il Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang si recò in India e, per diciannove anni, visitò i templi e gli stupa dei centotrenta stati indiani incontrando numerosi eruditi. Egli esaminò a fondo tutte le profonde dottrine contenute nelle dodici suddivisioni delle scritture e negli ottantamila sacri insegnamenti del Buddismo e, così facendo, incontrò le due scuole delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati. Di queste due, la dottrina mahayana delle Caratteristiche dei dharma si fa risalire nel passato a Maitreya e Asanga e, in tempi recenti, all’Erudito Shilabhadra che la trasmise a Hsüan-tsang, il quale, tornato in Cina, la insegnò all’imperatore T’ai-tsung. Il cuore della dottrina delle Caratteristiche dei dharma è che gli insegnamenti buddisti devono accordarsi con le capacità degli ascoltatori. Per chi ha la capacità di capire l’unico veicolo, i tre veicoli non sono che espedienti, la vera via [all’illuminazione] è l’unico veicolo. A queste persone si dovrebbe insegnare il Sutra del Loto. Per chi ha la capacità di comprendere i tre veicoli, l’unico veicolo non è che un espediente, mentre l’unica vera via [all’illuminazione] è costituita dai tre veicoli. A queste persone si dovrebbero insegnare i sutra dei Profondi segreti e di Shrimala. Questo, dicono i sostenitori della scuola delle Caratteristiche dei dharma, è un principio che T’ien-t’ai Chih-che non riuscì a capire. L’imperatore T’ai-tsung era un saggio governante, a quei tempi il suo nome era conosciuto in tutto il mondo e si diceva che superasse in virtù i Tre sovrani e i Cinque imperatori dell’antichità. Egli non solo regnò su tutta la Cina, ma estese la sua influenza a più di milleottocento paesi stranieri da Kao-ch’ang51, a ovest, fino al Koguryo˘, a est. Era considerato un sovrano che conosceva a fondo sia gli insegnamenti buddisti sia quelli non buddisti. E poiché Hsüan-tsang era il monaco più onorato e seguito dal saggio sovrano, nessuno tra gli studiosi della scuola T’ien-t’ai osò rischiare la testa [per sfidarlo], e i veri insegnamenti del Sutra del Loto furono oscurati e perduti in tutto il paese. Durante i regni dell’erede di T’ai-tsung, l’imperatore Kao-tsung, e della matrigna di Kao-tsung, l’imperatrice Wu, visse un prete chiamato Fa-tsang. Costui, vedendo che la scuola T’ien-t’ai era attaccata dalla scuola delle Caratteristiche dei dharma, sostenne il Sutra della Ghirlanda di fiori, che T’ien-t’ai aveva relegato a un livello più basso, dichiarando che tra tutti i sutra predicati durante la vita del Budda, il Sutra della Ghirlanda di fiori occupa il primo posto, il Sutra del Loto il secondo e il Sutra del Nirvana il terzo. Durante il regno dell’imperatore Hsüan-tsung, il quarto governante dopo T’ai-tsung, nel quarto anno dell’era K’ai-yuan (716), giunse dalla terra occidentale dell’India il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei e, nell’ottavo anno della stessa era, giunsero in Cina dall’India anche i maestri del Tripitaka Chin-kang-chih e Pu-k’ung; essi introdussero i sutra di Mahavairochana, della Corona di diamanti e Susiddhikara e fondarono la scuola della Vera parola. Questa scuola sostiene che ci sono due tipi di insegnamenti buddisti: gli insegnamenti essoterici del Budda Shakyamuni, esposti nel Sutra della Ghirlanda di fiori, nel Sutra del Loto e simili, e gli insegnamenti esoterici del Budda Mahavairochana, esposti nel Sutra di Mahavairochana e simili. Il Sutra del Loto è al primo posto tra gli insegnamenti essoterici, ma, sebbene i suoi princìpi fondamentali abbiano una vaga rassomiglianza con gli insegnamenti esoterici del Budda Mahavairochana, esso non descrive le mudra e i mantra da usare nei rituali e manca dei tre misteri del corpo, della bocca e della mente; per questo non va considerato un sutra completo e finale. Tutte le tre scuole citate, quella delle Caratteristiche dei dharma, della Ghirlanda di fiori e della Vera parola, confutarono la scuola di T’ien-t’ai, basata sugli insegnamenti del Sutra del Loto. Gli studiosi della scuola T’ien-t’ai, pur essendo consapevoli della falsità degli altri insegnamenti, non osarono confutarli pubblicamente come aveva fatto il Gran Maestro T’ien-t’ai, forse perché nessuno di loro era alla sua altezza. Come risultato, dal re e dai ministri fino alla gente comune, tutti persero la strada corretta fra i vari insegnamenti buddisti e nessuno poté più raggiungere la via del Budda. Questo avvenne nei primi duecento anni e più dell’ultimo periodo di cinquecento anni del Medio giorno della Legge. Circa quattrocento anni dopo l’inizio del Medio giorno della Legge52, le sacre scritture del Buddismo furono introdotte in Giappone dal regno di Paekche, insieme a una statua lignea del Budda Shakyamuni, a preti e monache. In Cina si era alla fine della dinastia Liang e all’inizio della dinastia Ch’en, mentre in Giappone regnava l’imperatore Kimmei, il trentesimo sovrano53 a partire dall’imperatore Jimmu. Il figlio dell’imperatore Kimmei, l’imperatore Yomei, aveva un figlio chiamato principe Jogu, il quale non solo diffuse il Buddismo, ma designò il Sutra del Loto, il Sutra di Vimalakirti e il Sutra di Shrimala come dottrine per la protezione del paese. Più tardi, al tempo del trentasettesimo sovrano, l’imperatore Kotoku (r. 645-654), le scuole dei Tre trattati e dell’Affermazione della verità vennero introdotte in Giappone dall’Amministratore del clero Kanro­ku di Paekche. Durante lo stesso periodo il prete Dosho introdusse dalla Cina le scuole delle Caratteristiche dei dharma e del Tesoro dell’Abhidharma. Durante il regno dell’imperatrice Gensho, il quarantaquattresimo sovrano, un monaco indiano chiamato Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei introdusse il Sutra di Mahavairochana in Giappone, ma poi fece ritorno in Cina senza averlo propagato54. Durante il regno dell’imperatore Shomu (r. 724-749), il quarantacinquesimo sovrano, la scuola della Ghirlanda di fiori fu introdotta dal regno di Silla a opera di un prete di quello stato chiamato Precettore Shinjo. L’Amministratore del clero Roben ne ereditò gli insegnamenti e li presentò all’imperatore Shomu. Inoltre fece erigere la grande statua del Budda al Todai-ji. Sotto lo stesso imperatore venne dalla Cina il Reverendo Ganjin, portando con sé le dottrine delle scuole T’ien-t’ai e dei Precetti. Egli diffuse gli insegnamenti dei Precetti e costruì un palco per l’ordinazione dei monaci hinayana al Todai-ji, ma morì senza aver nemmeno menzionato il nome della scuola del Loto. Ottocento anni dopo l’inizio del Medio giorno della Legge, nel regno del cinquantesimo sovrano, l’imperatore Kammu (r. 781-806), comparve un giovane prete sconosciuto di nome Saicho, che più tardi sarebbe stato conosciuto come il Gran Maestro Dengyo. Dapprima egli studiò le dottrine delle sei scuole – Tre trattati, Caratteristiche dei dharma, Ghirlanda di fiori, Tesoro dell’Abhidharma, Affermazione della verità e Precetti – e della scuola Zen, sotto la guida dell’Amministratore del clero Gyohyo e di altri. Fondò il tempio Kokusho, che in seguito fu chiamato Monte Hiei, dove, esaminando e confrontando i sutra e i trattati delle sei scuole e i commentari dei maestri di ogni scuola, trovò che questi commentari spesso contraddicevano i sutra e i trattati sui quali le scuole si basavano ed erano pieni di opinioni unilaterali. Egli capì che tutti coloro che avessero creduto in tali insegnamenti sarebbero caduti nei cattivi sentieri. Inoltre, sebbene ogni capo delle varie scuole si vantasse di aver compreso il vero significato del Sutra del Loto, in realtà nessuno di loro l’aveva compreso. Saicho era tormentato al pensiero che, se lo avesse dichiarato, avrebbe causato contrasti e dispute, ma, se avesse taciuto, avrebbe tradito il voto del Budda55. Alla fine, per paura di violare il monito del Budda, si rivolse all’imperatore Kammu. L’imperatore Kammu, impressionato, convocò in dibattito gli eruditi delle sei scuole56. Inizialmente il loro orgoglio era alto come una montagna e la loro mente malvagia come un serpente velenoso, ma alla fine, sconfitti alla presenza del sovrano, tutti i seguaci delle sei scuole e dei sette templi di Nara divennero discepoli di Saicho. Fu come quando i maestri della Cina settentrionale e meridionale, sconfitti in dibattito nel palazzo della dinastia Ch’en dal Gran Maestro T’ien-t’ai, divennero suoi discepoli. Ma in quel caso si trattava soltanto della perfetta meditazione e della perfetta saggezza57. Inoltre, il Gran Maestro De­ngyo condannò l’ordinazione specifica hinayana per il conferimento dei precetti, cosa che T’ien-t’ai non aveva fatto, e non solo amministrò l’ordinazione specifica mahayana58 del Sutra della Rete di Brahma a otto eminenti preti delle sei scuole, ma istituì sul monte Hiei un palco di ordinazione per il conferimento dei precetti della perfetta e immediata illuminazione del Sutra del Loto. Così l’ordinazione specifica ai precetti della perfetta e immediata ­illuminazione tenuta nell’Enryaku-ji sul monte Hiei non fu solo la prima cerimonia del genere condotta in Giappone, ma una grande ordinazione ai precetti del Picco dell’Aquila mai conosciuta prima in India, in Cina e in qualsiasi parte di Jambudvipa in oltre milleottocento anni e più dalla morte del Budda. Tale cerimonia di ordinazione ebbe inizio in Giappone. Se esaminiamo i meriti del Gran Maestro Dengyo, egli è un santo che supera Nagarjuna e Vasubandhu e che sovrasta persino T’ien-t’ai e Miao-lo. Perciò chi, fra tutti i preti esistenti oggi in Giappone, che appartenga al To-ji, all’Onjo-ji, ai sette maggiori templi di Nara, che sia un seguace delle otto scuole, della Pura terra, Zen o dei Precetti, potrebbe opporsi ai perfetti precetti del Gran Maestro Dengyo? I preti delle nove regioni della Cina divennero discepoli del Gran Maestro T’ien-t’ai nella perfetta meditazione e nella perfetta saggezza, ma alcuni non divennero suoi discepoli nei precetti perché in Cina non esisteva un palco di ordinazione per conferire i precetti della perfetta e immediata illuminazione. In Giappone però, [dove di fatto Dengyo aveva istituito un simile palco d’ordinazione], quelli che non divennero discepoli del Gran Maestro Dengyo vanno considerati non buddisti e malvagi. Quanto alla questione di quale delle due scuole [più recenti] portate dalla Cina fosse superiore, la Tendai o quella della Vera parola, il Gran Maestro Dengyo dentro di sé lo sapeva, ma non lo dimostrò in un pubblico dibattito, come aveva fatto riguardo alla superiorità della scuola Tendai rispetto alle sei scuole [più antiche]. Forse a causa di ciò, dopo la morte del Gran Maestro Dengyo, il To-ji, i sette maggiori templi di Nara, l’Onjo-ji e tutti gli altri templi delle province del Giappone proclamarono che la scuola della Vera parola era superiore alla Tendai e tutti, dal sovrano alla gente comune, lo credettero. Perciò il vero spirito della scuola Tendai Loto fiorì solamente durante la vita del Gran Maestro Dengyo. Dengyo visse alla fine del Medio giorno della Legge, nel periodo descritto nel Sutra della Grande raccolta come l’epoca della costruzione di templi e stupa. Non era ancora il tempo in cui, come dice il Sutra della Grande raccolta: «Dispute e conflitti sorgeranno tra coloro che seguono i miei insegnamenti e la pura Legge sarà oscurata e perduta». Ora sono trascorsi più di duecento anni da quando siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge, l’epoca nella quale, come dice il Sutra della Grande raccolta, il Budda predisse: «Dispute e conflitti sorgeranno tra coloro che seguono i miei insegnamenti e la pura Legge sarà oscurata e perduta». Se queste parole del Budda sono vere, è l’epoca in cui tutta la terra di Jambudvipa sarà sicuramente coinvolta in dispute e conflitti. Ci è giunta notizia che tutta la Cina, con i suoi trecentosessanta stati e le sue duecentosessanta province, è già stata invasa dai mongoli. La capitale cinese è stata conquistata qualche tempo fa e i due sovrani, l’imperatore Hui-tsung e l’imperatore Ch’in-tsung59, fatti prigionieri dai barbari del nord, sono morti nella regione della Tartaria. Nel frattempo il nipote di Hui-tsung, l’imperatore Kao-tsung60, scacciato dalla capitale K’ai-feng, ha stabilito la sua residenza in campagna nella sede temporanea a Lin-an, e sono parecchi anni ormai che non vede la capitale. Anche i seicento e più stati del Koryo˘ e gli stati di Silla e Paekche, sono stati tutti conquistati dal grande impero dei mongoli, così come ora sono stati attaccati i territori giapponesi di Iki, Tsushima e Kyushu61. Perciò le parole del Budda su dispute e conflitti non sono state smentite. Sono come le maree del grande mare che si verificano sempre puntualmente. Riflettendo su ciò, non c’è alcun ­dubbio che, dopo il periodo in cui «la pura Legge sarà oscurata e perduta» predetto nel Sutra della Grande raccolta, la grande pura Legge del Sutra del Loto si diffonderà ampiamente nel Giappone e in tutti gli altri paesi di Jambudvipa. Tra i vari insegnamenti del Budda, il Sutra della Grande raccolta è solo una dottrina mahayana provvisoria: il Budda «non aveva ancora rivelato la verità»62 sulla via per liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte e quindi tale sutra non può condurre all’illuminazione coloro che non avevano ancora formato un legame col Sutra del Loto. E tuttavia non contiene il minimo errore per quanto riguarda i sei sentieri, le quattro forme di nascita e le tre esistenze della vita. A maggior ragione [non contiene errori] il Sutra del Loto, nel quale il Budda disse «adesso deve rivelare la verità»63, in cui anche il Budda Molti Tesori confermò la verità del sutra e i Budda delle dieci direzioni estesero la loro lunga e larga lingua fino al cielo di Brahma in segno di assenso. Anche il Budda Shakyamuni estese la sua lingua incapace di falsità, fino a toccare il cielo più alto del mondo della forma, e disse che nell’ultimo periodo di cinquecento anni [dopo la sua morte], quando l’intero corpo della dottrina buddista starà per scomparire, il Bodhisattva Pratiche Superiori si presenterà con i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, la buona medicina per gli afflitti dalla lebbra bianca, cioè le persone di incorreggibile miscredenza e coloro che offendono la Legge. Ed egli ordinò a Brahma e Shakra, agli dèi del sole e della luna, ai quattro re celesti e alle divinità drago [di proteggere quel bodhisattva]. Possono essere false queste auree parole? Anche se la terra dovesse capovolgersi, le alte montagne franare al suolo, l’estate non seguire alla primavera, il sole ritornare all’est o la luna cadere sulla terra, questa predizione si avvererà sicuramente! Se le cose stanno così, in questo tempo di «dispute e conflitti» come possono sperare di vivere in pace e tranquillità il governante, i ministri e il popolo del Giappone, se calunniano e maltrattano l’inviato del Budda che sta cercando di diffondere l’insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo, lo mandano in esilio, lo assalgono e lo colpiscono, o infliggono ogni genere di molestie ai suoi discepoli e seguaci? Ma quando dico ciò gli stolti sicuramente penseranno che sto scagliando maledizioni. La persona che diffonde l’insegnamento del Sutra del Loto è il padre e la madre di tutti gli esseri viventi del Giappone. Il Gran Maestro Chang-an dice: «Chi la libera dal male sta agendo come un genitore»»64. Perciò io, Nichiren, sono il padre e la madre dell’attuale imperatore del Giappone, il maestro e il sovrano dei credenti Nembutsu, dei seguaci Zen e dei preti della Vera parola. E tuttavia, dal governante alla gente comune, tutti mi odiano. Come possono il sole e la luna continuare a brillare sulle loro teste e gli dèi della terra continuare a sostenere i loro piedi? Quando Devadatta attaccò il Budda, la terra si scosse e tremò e da essa scaturirono fiamme. Quando il re Dammira decapitò il Venerabile Aryasimha, il braccio destro che brandiva la spada si staccò e cadde a terra65. L’imperatore Hui-tsung marchiò a fuoco il volto del prete Fa-tao e lo esiliò a sud dello Yangtze, ma prima che fossero passati sei mesi, l’imperatore fu preso prigioniero e deportato dai barbari66. Anche l’attacco dei mongoli avviene per la stessa ragione. Sarà inutile raccogliere tanti soldati quanti ce ne sono nelle cinque regioni dell’India e fortificare il paese con le Montagne di Ferro che Circondano il Mondo67. È certo che tutto il popolo giapponese subirà la calamità della guerra. Da ciò si potrà capire se io sono o non sono il devoto del Sutra del Loto. Il Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti, affermò che se qualcuno avesse insultato o maledetto la persona che diffonde il Sutra del Loto nel malvagio mondo dell’ultima epoca, sarebbe stato colpevole di un crimine cento, mille, diecimila, un milione di volte maggiore che se fosse stato nemico del Budda per un intero kalpa. E, tuttavia, oggigiorno il governante e il popolo del Giappone si ostinano irragionevolmente a odiarmi ancora più intensamente di quanto odierebbero un nemico dei loro genitori o un nemico dalle esistenze precedenti, e a perseguitarmi più accanitamente di quanto perseguiterebbero un traditore o un assassino. Mi meraviglio che la terra non si spalanchi e non li inghiotta vivi, o che un fulmine non scenda dal cielo e li squarci! O forse dopo tutto non sono il devoto del Sutra del Loto? Se così fosse, allora sarei davvero disgraziato! Che destino miserevole essere perseguitato da tutti, non conoscere neanche un momento di pace nella vita presente e cadere nei cattivi sentieri nella prossima vita! Se effettivamente io non sono il devoto del Sutra del Loto, chi sosterrà l’unico veicolo, l’insegnamento del Sutra del Loto? Honen ordinò di scartare il Sutra del Loto. Shan-tao disse: «Neanche una persona su mille» [può raggiungere l’illuminazione con il Sutra del Loto] e Tao-ch’o disse: «Non una singola persona ha mai ottenuto l’illuminazione» [grazie a questo sutra]. Sono questi uomini i devoti del Sutra del Loto? Il Gran Maestro Kobo disse che chi pratica il Sutra del Loto segue “una teoria puerile”. È forse lui il devoto del Sutra del Loto? Il Sutra del Loto parla di colui che «sarà in grado di sostenere questo sutra»68 o «sarà in grado di predicare questo sutra»69. Cosa vuol dire qualcuno «in grado di predicare» questo sutra? Vuol dire una persona che dichiara con le parole del sutra stesso che «fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto»70, che è superiore ai sutra di Mahavairochana, della Ghirlanda di fiori, del Nirvana e della Saggezza? Secondo il testo del sutra, questi è il devoto del Sutra del Loto. Stando a questi passi, nei settecento anni e più da quando il Buddismo fu introdotto in Giappone non c’è mai stato un solo devoto del Sutra del Loto oltre al Gran Maestro Dengyo e a Nichiren. Spesso mi chiedo come mai [alle persone che mi attaccano] non si «spacchi la testa in sette pezzi»71 o non accada che «le loro bocche vengano serrate e fermate»72, ma capisco che c’è un motivo. Queste sono punizioni leggere, per una o due persone soltanto. Ma io, Nichiren, sono il più importante devoto del Sutra del Loto dell’intero continente di Jambudvipa e le persone che si alleano con coloro che mi insultano e mi odiano meritano di subire i più grandi disastri di Jambudvipa, come il grande terremoto che fece tremare il Giappone nell’era Shoka o la grande cometa che apparve per punire il paese intero nell’era Bun’ei73. Considera questi avvenimenti! Sebbene nei secoli successivi alla morte del Budda vi sia stato odio verso le persone che praticavano il Buddismo, non si sono mai visti disastri grandi come questi. Il motivo è che prima d’ora non c’è mai stato nessuno che abbia insegnato a tutti a recitare Nam-myoho-renge-kyo! Per questo merito c’è qualcuno in tutto il mondo che possa dirsi pari a me, qualcuno entro i quattro mari che possa reggere il confronto con me? Domanda: Benché la capacità della gente durante il Primo giorno della Legge fosse inferiore a quella delle persone che vissero quando il Budda era nel mondo, era molto superiore a quella delle persone del Medio e dell’Ultimo giorno della Legge. Come puoi dire che all’inizio del Primo giorno il Sutra del Loto era ignorato? Fu durante i mille anni del Primo giorno della Legge che apparvero uomini come Ashvaghosha, Nagarjuna, Aryadeva e Asanga. Il Bodhisattva Vasubandhu, conosciuto come l’erudito delle mille opere, scrisse nel Trattato sul Sutra del Loto che il Loto è il primo fra tutti i sutra. Il Maestro del Tripitaka Paramartha, descrivendo la trasmissione del Sutra del Loto, dice che in India più di cinquanta studiosi propagarono i suoi insegnamenti e che Vasubandhu fu uno di loro. Tale era la situazione nel Primo giorno della Legge. Arrivati al Medio giorno della Legge, troviamo che il Gran Maestro T’ien-t’ai apparve in Cina intorno alla metà di questo periodo e compose i trenta volumi del Significato profondo del Sutra del Loto, di Parole e frasi del Sutra del Loto e di Grande concentrazione e visione profonda, nei quali esplorò tutti i profondi significati del Sutra del Loto. Alla fine del Medio giorno apparve in Giappone il Gran Maestro Dengyo. Non solo egli introdusse nel nostro paese le due dottrine della perfetta saggezza e della perfetta meditazione esposte dal Gran Maestro T’ien-t’ai, ma fece costruire un grande palco di ordinazione della perfetta e immediata illuminazione sul monte Hiei. Perciò i perfetti precetti furono conosciuti nell’intero Giappone e tutti, dal sovrano alla gente comune, guardarono al tempio Enryaku come propria guida e maestro. Come puoi dire che nel Medio giorno della Legge il Sutra del Loto non venne ampiamente propagato? Risposta: È opinione degli studiosi dei nostri tempi che il Tathagata predicò sempre in accordo con la capacità dei suoi ascoltatori. Ma in effetti non è così. Se fosse vero che le maggiori dottrine furono sempre predicate per le persone di capacità e comprensione superiori, perché non predicò il Sutra del Loto quando ottenne per la prima volta l’illuminazione? Perché durante i primi cinquecento anni del Primo giorno della Legge gli insegnamenti dei sutra mahayana non furono propagati? E se fosse vero che le migliori dottrine furono rivelate a coloro che avevano una particolare relazione col Budda, perché Shakyamuni predicò il Sutra della Meditazione sul Budda per suo padre, il re Shuddhodana, e il Sutra di Maya per sua madre, la signora Maya [invece del Sutra del Loto]? E se fosse vero il contrario, vale a dire che le dottrine segrete non dovrebbero mai essere rivelate alle persone malvagie che non hanno alcuna relazione col Budda né a coloro che offendono il Buddismo, allora perché il monaco Realizzazione di Virtù insegnò il Sutra del Nirvana a tutti gli innumerevoli monaci colpevoli di infrangere i precetti? E perché il Bodhisattva Mai Sprezzante propagò il Sutra del Loto alle quattro categorie di credenti che offendevano la Legge? Quindi è un grande errore affermare che gli insegnamenti sono esposti invariabilmente secondo le capacità degli ascoltatori. Domanda: Nagarjuna, Vasubandhu e gli altri non insegnarono il vero significato del Sutra del Loto? Risposta: No, non lo insegnarono. Domanda: Allora quali dottrine insegnarono? Risposta: Insegnarono le dottrine del Mahayana provvisorio, i vari insegnamenti essoterici ed esoterici come i sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza, di Mahavairochana e altri, ma non insegnarono le dottrine del Sutra del Loto. Domanda: Come sai che è così? Risposta: I trattati scritti dal Bodhisattva Nagarjuna ammontano a circa trecentomila versi e, poiché non tutti sono stati trasmessi in Cina e in Giappone, non possiamo conoscere la loro natura. Comunque, dall’esame di quelli trasmessi in Cina, come il Commentario al Sutra dei Dieci stadi, il Trattato sulla Via di mezzo e il Trattato sulla grande perfezione della saggezza, possiamo immaginare anche il contenuto di quelli rimasti in India. Domanda: Fra quelli rimasti in India, ne esiste qualcuno superiore a quelli trasmessi in Cina? Risposta: Non c’è bisogno che io esprima la mia opinione personale sul Bodhisattva Nagarjuna; il Budda stesso predisse che dopo la sua morte un uomo chiamato Bodhisattva Nagarjuna sarebbe apparso nell’India meridionale e che i suoi insegnamenti più importanti si sarebbero trovati in un’opera intitolata Trattato sulla Via di mezzo74. Questa fu la predizione del Budda. In accordo con essa, settanta studiosi in India seguirono le orme di Nagarjuna. Furono tutti grandi studiosi e tutti e settanta presero il Trattato sulla Via di mezzo come base dei loro insegnamenti. L’essenza dei quattro volumi e ventisette capitoli del Trattato sulla Via di mezzo consiste in una strofa di quattro versi75 che descrive la natura dei fenomeni che nascono dall’origine dipendente. Questa strofa di quattro versi riassume i quattro insegnamenti e le tre verità dei Sutra della Ghirlanda di fiori, della Saggezza e altri, ma non esprime le tre verità rivelate e unificate nel Sutra del Loto. Domanda: C’è qualcun altro che la pensa come te riguardo a ciò? Risposta: T’ien-t’ai dice: «Non paragonate il Trattato sulla Via di mezzo [agli insegnamenti del Sutra del Loto]»76. E altrove dice: «Vasubandhu e Nagarjuna percepirono la verità dentro di sé, ma esposero agli altri gli insegnamenti [mahayana provvisori] adatti ai loro tempi»77. Miao-lo osserva: «Per demolire le false opinioni [e stabilire la verità] niente è paragonabile al Sutra del Loto»78. E Ts’ung-i afferma: «Nagarjuna e Vasubandhu non sono paragonabili a T’ien-t’ai79». Domanda: Nell’ultimo periodo della dinastia T’ang, il Maestro del Tripitaka Pu-k’ung introdusse in Cina un trattato in un volume intitolato Trattato sulla mente che aspira all’illuminazione, attribuendone la paternità al Bodhisattva Nagarjuna. Il Gran Maestro Kobo dice al riguardo: «Questo trattato rappresenta il cuore e il nucleo di tutti i mille trattati di Nagarjuna»80. Qual è la tua opinione? Risposta: Questo trattato consiste di sette fogli. Vi sono numerosi passi che potrebbero non essere parole di Nagarjuna. Perciò nei cataloghi dei testi buddisti viene talvolta classificato come un’opera di Nagarjuna e talaltra come un’opera di Pu-k’ung. La questione non è mai stata risolta. Per di più, non è una raccolta degli insegnamenti del Budda e contiene molte affermazioni approssimative. Per cominciare, un passo essenziale, quello che afferma: «Solo negli insegnamenti della Vera parola [si può conseguire la Buddità nella propria forma presente]» è in errore perché nega che il Sutra del Loto permette alle persone di conseguire la Buddità nella loro forma presente, un fatto dimostrato sia da passi delle scritture che da eventi concreti81. Sostiene invece che i sutra della Vera parola permettono di conseguire la Buddità nella forma presente, un’affermazione che non trova la minima conferma né in passi delle scritture né in eventi concreti. Ma l’errore più grave di tutti è quella singola parola “solo”, nell’affermazione «Solo negli insegnamenti della Vera parola [si può conseguire la Buddità nella propria forma presente]». Tenuto conto di questi fatti, è probabile che l’opera sia stata scritta dallo stesso Pu-k’ung che l’attribuì a Nagarjuna, affinché la gente del tempo la tenesse nella dovuta considerazione. Pu-k’ung commise diversi altri errori. Così nella sua traduzione delle Regole dei rituali basati sul Sutra del Loto, che tratta del Sutra del Loto, dice che il Budda del capitolo “Durata della vita” è il Budda Amida, un errore chiaramente madornale. Inoltre pone il capitolo “Dharani” dopo il capitolo “Poteri sovrannaturali” e il capitolo “Affidamento” alla fine del sutra, opinioni che non vale neanche la pena di discutere. E non è tutto. Egli sottrasse i precetti mahayana dalla scuola T’ien-t’ai e, ottenuto un decreto dell’imperatore T’ai-tsung, li stabilì nei cinque templi del monte Wu-t’ai. Inoltre affermò che la classificazione degli insegnamenti usata dalla scuola T’ien-t’ai dovesse essere adottata anche per la scuola della Vera parola. Nel complesso fece molte cose che confusero e ingannarono il mondo. Possiamo usare traduzioni fatte da altre persone, ma delle traduzioni di sutra o trattati fatte da Pu-k’ung non ci si deve fidare. Centottantasei persone hanno introdotto dall’India in Cina sutra e trattati nelle vecchie e nelle nuove traduzioni82. Fatta eccezione per un solo uomo, il Maestro del Tripitaka Kumarajiva, tutti questi traduttori hanno commesso qualche errore. Ma fra loro Pu-k’ung spicca per il grande numero di errori. È evidente la sua intenzione di confondere e ingannare gli altri. Domanda: Come fai a sapere che gli altri traduttori a parte Kumarajiva sbagliarono? Non soltanto vuoi distruggere la Zen, la Nembutsu, la Vera parola e le restanti delle sette scuole maggiori, ma anche screditare tutti i traduttori delle opere introdotte in Cina e in Giappone? Risposta: Questo è un argomento molto delicato e dovrei discuterne a fondo solo faccia a faccia con il mio interlocutore. Tuttavia farò alcune osservazioni in questa sede. Lo stesso Kumarajiva ripeteva sempre predicando dall’alto del palco: «Esaminando i vari sutra in uso in Cina, trovo che tutti differiscono dagli originali in sanscrito. Come posso dimostrarlo alla gente? Ho solo un unico grande desiderio: il mio corpo è impuro dato che ho preso moglie, solo la mia lingua è pura e mai potrebbe pronunciare falsità sugli insegnamenti buddisti. Dopo la mia morte, assicuratevi che venga cremato: se in quel momento la mia lingua sarà consumata dalle fiamme, potrete scartare tutti i sutra tradotti da me». Di conseguenza chiunque, dal sovrano alla gente comune, sperava di non morire prima di Kumarajiva. Quando infine Kumarajiva morì e fu cremato, il suo corpo impuro fu completamente ridotto in cenere. Rimase solo la sua lingua, posata su un fiore di loto blu sbocciato in mezzo alle fiamme; emetteva raggi di luce di cinque colori che resero la notte luminosa come il giorno e che di giorno offuscavano i raggi del sole. Dunque questo è il motivo per cui i sutra tradotti da tutti gli altri studiosi furono tenuti in scarsa considerazione, mentre quelli tradotti da Kumarajiva, in particolare la sua traduzione del Sutra del Loto, si diffusero rapidamente in tutta la Cina83. Domanda: Questo ci informa sui traduttori che vissero al tempo di Kumarajiva o prima. Ma cosa puoi dire riguardo ai traduttori successivi come Shan-wu-wei o Pu-k’ung? Risposta: Anche nel caso dei traduttori vissuti dopo Kumarajiva, se le loro lingue bruciarono durante la cremazione significa che vi erano degli errori nelle loro opere. La scuola delle Caratteristiche dei dharma in un primo tempo godette di grande popolarità in Giappone. Ma il Gran Maestro Dengyo l’attaccò sostenendo che, mentre la lingua di Kumarajiva non fu consumata dalle fiamme, quelle di Hsüan-tsang e Tz’u-en bruciarono insieme ai loro corpi. L’imperatore Kammu, riconoscendo giusta la sua argomentazione, divenne un devoto della scuola Tendai Loto. Nel terzo e nel nono volume del Sutra del Nirvana è predetto che, quando l’insegnamento del Budda sarà trasmesso dall’India ad altri paesi, vi saranno molti errori e le persone avranno minori possibilità di ottenere l’illuminazione. Perciò il Gran Maestro Miao-lo nota: «Se gli insegnamenti vengono compresi correttamente o meno, dipende da chi li trasmette, non dalle affermazioni originarie del santo»84. Per quanto le persone oggi seguano i sutra pregando per la vita futura, se i sutra sono in errore, non otterranno mai l’illuminazione. Ma ciò non è in alcun modo colpa del Budda. Nello studio degli insegnamenti buddisti, a prescindere dalle distinzioni tra insegnamenti hinayana e mahayana, provvisori e definitivi, essoterici ed esoterici, tale questione [dell’affidabilità della traduzione dei sutra] è la più importante di tutte. Domanda: Tu dici che durante i mille anni del Primo giorno della Legge, gli eruditi sapevano nei loro cuori che la verità del Sutra del Loto superava di gran lunga quella degli altri sutra essoterici ed esoterici, ma che non lo rivelarono agli altri, insegnando semplicemente le dottrine del Mahayana provvisorio. Credo di aver capito in parte ciò che intendi, ma trovo difficile concordare con te. Intorno alla metà dei mille anni del Medio giorno della Legge, fece la sua comparsa il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che. Nei dieci volumi o mille fogli di Significato profondo discusse in dettaglio il significato dei cinque caratteri che formano il titolo del Sutra del Loto, Myoho-renge-kyo. Nei dieci volumi di Parole e frasi, egli esaminò ciascuna parola e frase del sutra, dalle parole di apertura «questo è ciò che io ho udito»85 fino alle ultime «essi si inchinarono rispettosamente e si accomiatarono»86 . Egli le interpretò alla luce di quattro criteri, cioè cause e condizioni, insegnamenti correlati, insegnamento transitorio e originale, e osservazione della mente87, dedicando ancora una volta mille fogli alla discussione. Nei venti volumi delle due opere Significato profondo e Parole e frasi, egli paragonò gli insegnamenti di tutti gli altri sutra a fiumi e torrenti e il Sutra del Loto al grande mare e disse che le acque degli insegnamenti buddisti di tutti i mondi delle dieci direzioni si riversano senza perdere una sola goccia nel grande mare del Sutra del Loto. Inoltre esaminò tutte le dottrine dei grandi eruditi indiani senza trascurare un solo punto, e tutte le dottrine dei dieci maestri della Cina settentrionale e meridionale, refutando quelle che andavano refutate e accettando quelle che andavano adottate. Oltre a ciò, egli espose Grande concentrazione e visione profonda in dieci volumi, nel quale riassunse nel concetto di singolo istante di vita tutti gli insegnamenti del Budda sulla meditazione, e racchiuse nel concetto dei tremila regni tutti gli esseri viventi e i loro ambienti dei Dieci mondi. Le argomentazioni che si trovano in questi scritti superano quelle degli eruditi che vissero in India nei mille anni del Primo giorno della Legge e sono superiori ai commentari dei maestri vissuti in Cina nei cinquecento anni prima di T’ien-t’ai. Perciò il Gran Maestro Chi-tsang della scuola dei Tre trattati scrisse una lettera esortando un centinaio di capi e di anziani delle scuole della Cina settentrionale e meridionale ad assistere alle lezioni del Gran Maestro T’ien-t’ai sui sutra. Egli scrisse: «Ciò che accade solo una volta in mille anni, ciò che avviene una sola volta in cinquecento anni88, è accaduto oggi […]. Nan-yüeh con la sua saggezza superiore, T’ien-t’ai con la sua luminosa sapienza, nel passato ricevettero e abbracciarono [il Sutra del Loto] con il corpo, la bocca e la mente, e ora sono riapparsi come questi due onorati maestri. Essi non solo hanno fatto cadere sulla terra della Cina la dolce rugiada dell’amrita, ma in realtà hanno fatto risuonare i tamburi della Legge fino in India. Essi posseggono la meravigliosa illuminazione di chi ha un’innata capacità di comprensione e le loro esposizioni dei sacri testi veramente non hanno uguali dal tempo delle dinastie Wei e Chin. Perciò io, insieme a più di cento preti dediti alla meditazione, desidero chiedere di ascoltare le lezioni del Gran Maestro Chih-che»89. Il Maestro di Disciplina Tao-hsüan del monte Chung-nan lodò il Gran Maestro T’ien-t’ai dicendo: «La sua profonda comprensione del Sutra del Loto è simile al sole di mezzogiorno che splende anche nella valle più buia, la sua esposizione degli insegnamenti mahayana è simile a un forte vento che soffia impetuoso nella vastità del cielo. I maestri di parole e frasi possono riunirsi a migliaia e tentare di esaminare le sue meravigliose argomentazioni, ma nessuno potrà comprenderle completamente […]. I suoi insegnamenti sono chiari come un dito che indica la luna […] e la loro essenza riporta alla verità fondamentale»90. Il Gran Maestro Fa-tsang della scuola della Ghirlanda di fiori elogiò T’ien-t’ai con queste parole: «Uomini come Nan-yüeh e [T’ien-t’ai] Chih-che hanno percepito intuitivamente la verità, e nella pratica hanno raggiunto il primo stadio di sicurezza. Essi ricordano la Legge che udirono predicare sul Picco dell’Aquila e la rivelano oggi»91. In Biografie degli eminenti monaci si racconta come il Maestro del Tripitaka Pu-k’ung della scuola della Vera parola e il suo discepolo Han-kuang abbandonarono la scuola della Vera parola e divennero seguaci del Gran Maestro T’ien-t’ai: «Quando io [Han-kuang] stavo viaggiando in India, insieme al Maestro del Tripitaka Pu-k’ung, un monaco gli disse: “Nel paese della Cina esistono gli insegnamenti di T’ien-t’ai, i più appropriati per distinguere il vero dal falso e chiarire cosa sia parziale e cosa perfetto. Non sarebbe bene tradurre questi scritti e portarli qui, in questo paese?”»92. Questo episodio fu riferito da Han-kuang al Gran Maestro Miao-lo. Quando lo udì, Miao-lo esclamò: «Ciò non significa che il Buddismo è andato perduto in India e che ora deve essere ricercato nelle regioni circostanti? Ma anche in Cina sono pochi quelli che riconoscono la grandezza degli insegnamenti di T’ien-t’ai. Sono come la gente di Lu»93. Ora, se in India fossero esistiti dei grandi trattati come le tre opere in trenta volumi di T’ien-t’ai, perché il monaco indiano avrebbe chiesto che i suoi commentari venissero portati dalla Cina? Alla luce di ciò, come puoi negare che durante il Medio giorno della Legge il vero significato del Sutra del Loto fu rivelato e che fu ampiamente proclamato e propagato in tutto il continente meridionale di Jambudvipa? Risposta: Il Gran Maestro T’ien-t’ai predicò e propagò in tutta la Cina una perfetta meditazione e una perfetta saggezza che superavano gli insegnamenti della vita del Budda e che non erano mai state predicate da nessuno degli studiosi nei millequattrocento anni e più dalla morte del Budda, cioè nei mille anni del Primo giorno della Legge e nei primi quattrocento del Medio giorno della Legge. Non solo, ma la sua fama raggiunse persino l’India. Ciò potrebbe somigliare all’ampia proclamazione e propagazione del Sutra del Loto94. Ma a quel tempo non era ancora stato istituito un palco di ordinazione per il conferimento dei precetti della perfetta e immediata illuminazione. Invece, i discepoli di T’ien-t’ai seguivano i precetti hinayana, trapiantati sulla perfetta saggezza e perfetta meditazione, una combinazione piuttosto inefficace: era come il sole durante un’eclissi o la luna non ancora piena. Qualunque cosa tu possa dire, l’epoca del Gran Maestro T’ien-t’ai corrisponde al periodo descritto nel Sutra della Grande raccolta come l’epoca della lettura, della recitazione e dell’ascolto. Non era ancora giunto il tempo di proclamare e propagare ampiamente il Sutra del Loto. Domanda: Il Gran Maestro Dengyo nacque in Giappone al tempo dell’imperatore Kammu. Egli refutò le credenze errate che avevano dominato per più di duecento anni dal tempo dell’imperatore Kimmei e sostenne la perfetta saggezza e la perfetta meditazione insegnate dal Gran Maestro T’ien-t’ai. Inoltre ripudiò come non validi i palchi per l’ordinazione eretti in tre località del Giappone95 per il conferimento dei precetti hinayana diffusi dal Reverendo Ganjin e fondò invece sul monte Hiei il palco per la specifica ordinazione mahayana della perfetta e immediata illuminazione. Questo fu il più importante evento verificatosi in India, in Cina, in Giappone o in qualunque altro luogo del mondo durante i milleottocento anni che seguirono la morte del Budda. Io non so se l’illuminazione interiore del Gran Maestro Dengyo fosse inferiore o uguale a quella di Nagarjuna e di T’ien-t’ai, ma sono convinto che invitando tutti i credenti buddisti a aderire a un’unica dottrina, mostrò di essere superiore a Nagarjuna e a Vasubandhu e superò perfino Nan-yüeh e T’ien-t’ai. In generale possiamo dire che, durante i milleottocento anni che seguirono la morte del Budda, questi due uomini, T’ien-t’ai e Dengyo, furono i veri devoti del Sutra del Loto. Perciò Dengyo scrive negli Eminenti princìpi del Sutra del Loto: «Nel sutra si legge: “Anche se afferraste il monte Sumeru e lo scagliaste oltre innumerevoli terre del Budda, anche questo non sarebbe difficile. […] Ma se dopo l’estinzione del Budda, in un’era malvagia, predicherete questo sutra, ciò sarà davvero difficile!”96. Commentando questo passo, dico questo: Shakyamuni insegnò che il superficiale è facile ma il profondo è difficile. Il cuore di un coraggioso lascia il superficiale e cerca il profondo97. Il Gran Maestro T’ien-t’ai credette e obbedì a Shakyamuni e si adoperò per sostenere la scuola del Loto diffondendone gli insegnamenti in tutta la Cina. Noi del Monte Hiei, che abbiamo ereditato la dottrina da T’ien-t’ai, ci adoperiamo per sostenere la scuola del Loto e ne diffondiamo gli insegnamenti in tutto il Giappone». Il significato di questo commento è il seguente: dall’avvento del Budda nel nono periodo di diminuzione del kalpa della Saggezza, quando la durata della vita umana era ridotta a cento anni, per tutti i cinquant’anni della sua predicazione fino ai milleottocento anni e più dopo la sua morte, si potrebbe trovare una persona piccola, alta solo cinque piedi, capace di sollevare una montagna d’oro alta 168.000 yojana o 6.620.000 ri e farla volare oltre le Montagne di Ferro che Circondano il Mondo, più veloce di un passero, come se scagliasse un sasso di uno o due pollici a una distanza di uno o due cho, ma sarebbe molto più raro trovare nell’Ultimo giorno della Legge una persona capace di esporre il Sutra del Loto come fece il Budda. Tuttavia il Gran Maestro T’ien-t’ai e il Gran Maestro Dengyo furono proprio queste persone in grado di insegnare il sutra in modo simile al Budda. Gli eruditi indiani non giunsero mai [a propagare] il Sutra del Loto. In Cina i maestri prima di T’ien-t’ai o passarono oltre o non furono all’altezza [di comprenderlo]. Quanto a Tz’u-en, Fa-tsang o Shan-wu-wei, erano come quelle persone che dichiarano che l’est è l’ovest o che il cielo è la terra. E queste non sono opinioni che il Gran Maestro Dengyo espresse per cantare le proprie lodi. Il diciannovesimo giorno del primo mese del ventunesimo anno dell’era Enryaku (802), l’imperatore Kammu visitò il tempio sul monte Takao dove aveva convocato più di dieci preti eminenti delle sei scuole e dei sette maggiori templi di Nara, fra i quali Zengi, Shoyu, Hoki, Chonin, Kengyoku, Ampuku, Gonzo, Shuen, Jiko, Gen’yo, Saiko, Dosho, Kosho e Kambin, per dibattere col Maestro del Dharma Saicho. Ma dopo le prime parole essi ammutolirono e non poterono parlare una seconda o una terza volta; tutti insieme chinarono la testa e giunsero le palme. Le dottrine dei Tre trattati concernenti i due depositi degli insegnamenti, gli insegnamenti dei tre periodi e la triplice messa in moto della ruota della Legge, le dottrine delle Caratteristiche dei dharma concernenti gli insegnamenti dei tre periodi e le cinque nature, e le dottrine della Ghirlanda di fiori dei quattro insegnamenti, dei cinque insegnamenti98, dell’insegnamento della radice e degli insegnamenti dei rami, delle sei forme e dei dieci misteri – tutti i loro sistemi dottrinali furono completamente confutati. Fu come se i pilastri e le travi di un grande edificio fossero stati spezzati e abbattuti. Così anche le superbe bandiere dei dieci e più eminenti preti caddero. Allora l’imperatore, profondamente stupito, nel ventinovesimo giorno dello stesso mese mandò due suoi inviati, [Wake no] Hiroyo e [Otomo no] Kunimichi, a interrogare ancora una volta gli uomini dei sette templi e delle sei scuole. Tutti, uno dopo l’altro, sottoscrissero un documento in cui ammettevano di essere stati sconfitti e persuasi dalle argomentazioni di Dengyo: «Quando esaminiamo personalmente Significato profondo e gli altri commentari di T’ien-t’ai, troviamo che essi riassumono tutti gli insegnamenti predicati dal Budda Shakyamuni durante la sua vita; il loro significato è completamente chiarito, non un singolo punto rimane senza spiegazione. La scuola Tendai eccelle su tutte le altre e indica l’unica via. Le dottrine che essa espone rappresentano la più profonda mistica verità e noi, studiosi dei sette maggiori templi e delle sei scuole, non le avevamo mai udite né lette prima. Ora, finalmente, la disputa che si era protratta per così tanto tempo fra le scuola dei Tre trattati e la scuola delle Caratteristiche dei dharma si è risolta in modo spettacolare, come ghiaccio che si scioglie. Si è fatta luce sulla verità come se le nuvole e la nebbia si fossero diradate per rivelare la luce del sole, della luna e delle stelle. Nei duecento anni e più da quando il principe Shotoku diffuse il Buddismo in questo paese, un gran numero di sutra e di trattati sono stati predicati e i loro princìpi sono stati largamente discussi, ma rimanevano ancora dei dubbi irrisolti. Inoltre, la più elevata e perfetta dottrina ancora non era stata resa nota, probabilmente perché le persone di questo periodo non erano ancora idonee ad assaporarne il gusto perfetto. «Dal nostro umile punto di vista, il sovrano della nostra sacra dinastia99 ha ricevuto il compito assegnato molto tempo fa dal Tathagata Shakyamuni ed è stato profondamente istruito nel puro e perfetto insegnamento del Sutra del Loto, cosicché le dottrine dell’unica e meravigliosa verità sono state per la prima volta spiegate e chiarite. Perciò noi, gli studiosi delle sei scuole, abbiamo per la prima volta capito la verità fondamentale. D’ora in poi tutti gli esseri viventi in questo mondo potranno imbarcarsi sulla nave della meravigliosa e perfetta verità e giungere presto alla riva opposta. Zengi e tutti noi, a causa di legami karmici, abbiamo avuto una grande fortuna, cioè il privilegio di ascoltare queste straordinarie parole. Se non fosse stato per un profondo legame karmico, come avremmo potuto nascere in questa sacra era?». Nel passato, in Cina, Chia-hsiang radunò circa un centinaio di preti e insieme a loro riconobbe che il Gran Maestro T’ien-t’ai era un vero santo. Più tardi, in Giappone, più di duecento preti dei sette templi di Nara proclamarono che il Gran Maestro Dengyo era degno del titolo di santo. Quindi, durante i duemila anni e più dopo la morte del Budda questi due santi apparvero rispettivamente nei due paesi della Cina e del Giappone. Inoltre, il Gran Maestro Dengyo istituì sul monte Hiei un palco di ordinazione per il conferimento dei grandi precetti della perfetta e immediata illuminazione, precetti che neppure il Gran Maestro T’ien-t’ai aveva mai propagato. Come puoi dire che nella seconda metà del Medio giorno della Legge non fosse stata realizzata l’ampia proclamazione e propagazione del Sutra del Loto? Risposta: Come ho spiegato nella mia precedente discussione, Ashvaghosha, Nagarjuna, Aryadeva e Vasubandhu propagarono una grande Legge che non era stata diffusa da Mahakashyapa o da Ananda, e il Gran Maestro T’ien-t’ai propagò una grande verità che Nagarjuna, Vasubandhu e altri non diffusero ampiamente. Inoltre, il Gran Maestro Dengyo istituì il palco di ordinazione per il conferimento dei grandi precetti della perfetta e immediata illuminazione, precetti che il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che non aveva divulgato ampiamente. E, per quanto incredibile possa sembrare, nel testo del Sutra del Loto appare chiaramente la più profonda e segreta Legge corretta100 che, sebbene esposta compiutamente dal Budda, dalla sua morte fino a ora non è mai stata propagata da Mahaka­shyapa, Ananda, Ashvaghosha, Nagarjuna, Asanga o Vasubandhu e nemmeno da T’ien-t’ai o Dengyo. La questione più difficile e problematica è se questa profonda Legge possa o no essere rivelata e propagata in tutto il continente di Jambudvipa, all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, il quinto dei cinque periodi di cinquecento anni che seguono la morte del Budda. Domanda: Qual è questa Legge segreta? Per prima cosa voglio saperne il nome, e poi apprenderne il significato. Se ciò che dici è vero, allora il Budda Shakyamuni apparirà nel mondo ancora una volta, o il Bodhisattva Pratiche Superiori emergerà nuovamente dalla terra. Parla subito, per pietà! Il Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang, dopo essere morto e rinato sei volte101, finalmente giunse in India dove trascorse diciannove anni. Ma egli affermò che la dottrina dell’unico veicolo del Sutra del Loto è un semplice espediente e che i sutra Agama del Buddismo hinayana rappresentano la vera dottrina. Il Maestro del Tripitaka Pu-k’ung quando ritornò in India, la sua patria, annunciò che il Budda del capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto è Amida! Ciò è come dire che l’est è l’ovest o come chiamare luna il sole! Essi affaticarono il corpo [viaggiando] e sforzarono la mente inutilmente. Ma fortunatamente, poiché siamo nati nell’Ultimo giorno della Legge, senza fare un solo passo, possiamo completare [la pratica di bodhisattva] che richiede tre asamkhya di kalpa e senza dover nutrire una tigre con la nostra testa, possiamo ottenere la sommità invisibile della testa del Budda102. Risposta: Questa Legge è rivelata nel testo del Sutra del Loto, perciò per me è facile spiegartela. Ma anzitutto, prima di chiarire questa Legge, ci sono tre importanti argomenti103 da trattare. Si dice che il grande mare, per quanto vasto sia, non ospiterà mai il corpo di una persona morta104 e che per quanto spessa sia la crosta terrestre, essa non sosterrà chi manca di pietà filiale105. Secondo l’insegnamento buddista, tuttavia, anche coloro che commettono i cinque peccati capitali possono essere salvati e persino coloro che mancano di pietà filiale possono raggiungere la salvezza. Solamente gli icchantika, o persone di incorreggibile miscredenza, coloro che offendono la Legge e coloro che si considerano superiori a tutti gli altri per la loro osservanza dei precetti, non possono essere perdonati. Causa delle tre difficoltà citate sopra sono le scuole Nembutsu, Zen e della Vera parola. La prima, la scuola Nembutsu, si è diffusa da un capo all’altro del Giappone, e il Nembutsu è sulle labbra delle quattro categorie di buddisti. La seconda, la scuola Zen, ha generato preti arroganti che parlano delle tre vesti e di una ciotola per l’elemosina e riempiono lo spazio tra i quattro mari considerandosi le guide illuminate dell’intero mondo. La terza, la scuola della Vera parola, fa parte di una categoria a sé. Essa è sostenuta dal Monte Hiei, dal To-ji, dai sette templi di Nara e dall’Onjo-ji, e anche da autorità ecclesiastiche, compresi il capo dei preti del Monte Hiei, il prelato di Omuro106, il primo funzionario dell’Onjo-ji e i supervisori107 dei diversi templi e santuari. Da quando lo specchio sacro custodito nel palazzo imperiale venne distrutto dal fuoco108, la preziosa mudra del Tathagata Mahavairochana ne ha preso il posto come specchio del Budda; e da quando la preziosa spada andò perduta nel mare occidentale109, i cinque onorati della Vera parola110 sono stati considerati capaci di abbattere i nemici del paese del Giappone. Tali credenze sono così salde che non sembra potranno essere sradicate nemmeno quando la pietra che segna la durata di un kalpa sarà consumata completamente111, e non verranno messe in dubbio nemmeno se la terra girasse a rovescio. Quando il Gran Maestro T’ien-t’ai vinse in un dibattito i capi delle altre scuole della Cina settentrionale e meridionale, gli insegnamenti della Vera parola non erano stati ancora introdotti in quel paese, e quando il Gran Maestro Dengyo ottenne la vittoria sulle sei scuole giapponesi, le dottrine della Vera parola sfuggirono alla confutazione. In diverse occasioni evitarono i loro potenti nemici, anzi riuscirono a oscurare e mettere in pericolo il grande insegnamento del Sutra del Loto. Per di più, il Gran Maestro Jikaku, un discepolo del Gran Maestro Dengyo, arrivò al punto di adottare le dottrine di questa scuola, offuscare le dottrine Tendai del Monte Hiei, e far cadere l’intera scuola nella sfera d’influenza della Vera parola. Ma chi poteva opporsi efficacemente a una persona di tale autorità come Jikaku? Così, grazie all’aiuto di tali vedute distorte, nessuno contestò le false dottrine del Gran Maestro Kobo. È vero che il Reverendo Annen manifestò una certa opposizione a Kobo. Ma tutto quello che fece fu di retrocedere il Sutra della Ghirlanda di fiori dal secondo posto e sostituirlo con il Sutra del Loto, continuando però a considerare il Sutra del Loto inferiore al Sutra di Mahavairochana. Non era altro che un compromesso mondano. Domanda: In che modo queste tre scuole sono in errore? Risposta: Per prima cosa consideriamo la scuola della Pura terra. Al tempo della dinastia Ch’i viveva in Cina un prete chiamato T’an-luan. All’inizio era un seguace della scuola dei Tre trattati, ma quando lesse il trattato di Nagarjuna intitolato Commentario al Sutra dei Dieci stadi, espose le due categorie della via difficile da praticare e della via facile da praticare. In seguito vi fu un uomo chiamato il Maestro di Meditazione Tao-ch’o che visse durante la dinastia T’ang. Questi da principio aveva tenuto lezioni sul Sutra del Nirvana, ma quando lesse il racconto di T’an-luan sulla sua conversione agli insegnamenti della Pura terra, abbandonò il Sutra del Nirvana e anch’egli si convertì alla fede nella Pura terra, stabilendo le due categorie di insegnamenti: la Sacra via e la Pura terra. Inoltre un discepolo di Tao-ch’o di nome Shan-tao distinse tra pratiche diverse e pratiche corrette. In Giappone, circa duecento anni dopo l’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, al tempo dell’ex imperatore Gotoba, visse un uomo di nome Honen. Rivolgendosi a tutti i preti e credenti laici, egli affermò: «Gli insegnamenti buddisti si basano sulla capacità della gente del tempo. Il Sutra del Loto, il Sutra di Mahavairochana, le dottrine delle otto o nove scuole inclusa la Tendai e la Vera parola, i sutra mahayana e hinayana, essoterici ed esoterici, provvisori e veri, esposti dal Budda, e le scuole basate su di essi, erano tutti destinati alle persone di superiore capacità e di superiore saggezza che vissero nei duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge. Ora che siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge, per quanto diligentemente si possano praticare, non procureranno alcun beneficio. Per di più, se si mischiano queste pratiche con la pratica del Nembutsu del Budda Amida, neanche il Nembutsu condurrà a rinascere nella Pura terra. «Non è una mia affermazione arbitraria. Il Bodhisattva Nagarjuna e il Maestro del Dharma T’an-luan definiscono tali pratiche come la via difficile da praticare. Tao-ch’o dice che non una sola persona ottenne mai l’illuminazione grazie a esse e Shan-tao afferma che neanche una persona su mille può essere salvata da esse. «Dal momento che tutte queste persone appartenevano alla scuola della Pura terra puoi essere incline a dubitare della loro parola. Ma anche il virtuoso dei tempi passati Eshin, superiore a qualsiasi prete sapiente della scuola Tendai o della Vera parola nell’ultima epoca, affermò nella sua opera I fondamenti per la rinascita nella Pura terra che le dottrine del Buddismo essoterico ed esoterico non sono gli insegnamenti che possono liberarci dalle sofferenze di nascita e morte. Inoltre, anche Le dieci condizioni per la rinascita nella Pura terra di Yokan della scuola dei Tre trattati afferma la stessa cosa: se la gente abbandona il Sutra del Loto, la Vera parola e gli altri insegnamenti e si dedica completamente al Nembutsu, allora dieci persone su dieci e cento su cento rinasceranno nella Pura terra». Queste dichiarazioni di Honen all’inizio provocarono dibattiti e dispute con i preti del Monte Hiei, del To-ji, dell’Onjo-ji e dei sette maggiori templi di Nara. Ma le parole di Eshin nella prefazione dei Fondamenti per la rinascita nella Pura terra sembravano così convincenti che alla fine Kenshin112, il capo dei preti del Monte Hiei, si arrese al Nembutsu e divenne discepolo di Honen. Per di più, anche coloro che non erano discepoli di Honen cominciarono a recitare il Nembutsu al Budda Amida, mormorandolo continuamente con la bocca, avendolo sempre in mente, ben più di quanto avessero mai riverito qualsiasi altro Budda, fin quando parve che ogni persona del Giappone fosse diventata seguace di Honen. Negli ultimi cinquant’anni, ogni persona entro i quattro confini del paese è divenuta seguace di Honen, e se tutti sono diventati seguaci di Honen, allora tutti in Giappone offendono la Legge. Ora, se mille figli e figlie si uniscono per uccidere un genitore, tutti e mille commettono uno dei cinque peccati capitali. E se uno di essi cadesse nell’inferno Avichi, come potrebbero gli altri sfuggire allo stesso destino? Infine, sembra che Honen, risentito per la condanna all’esilio113, si sia trasformato in uno spirito malvagio e abbia posseduto il sovrano e i preti del Monte Hiei e del­l’Onjo-ji che avevano perseguitato lui e i suoi discepoli, inducendoli alla rivolta o a commettere altre azioni malvagie. Come risultato, essi furono sterminati dalle autorità di Kamakura, nel Giappone orientale. I pochi preti del Monte Hiei e del To-ji riusciti a sopravvivere sono trattati con disprezzo dai laici, uomini e donne, come scimmie ammaestrate di cui la folla ride o come barbari prigionieri, scherniti perfino dai bambini. Gli uomini della scuola Zen, approfittando di questa situazione, si proclamarono “osservanti dei precetti” e ingannarono le persone assumendo un’aria così rispettabile, che qualunque falsa dottrina sostenessero, anche la più folle, esse non si accorgevano che era erronea. Questa scuola Zen pretende di rappresentare “una speciale trasmissione al di fuori delle scritture” che non fu rivelata dal Budda nei numerosi sutra predicati, ma fu bisbigliata in segreto al Venerabile Mahakashyapa. Essi dicono che chi studia i vari sutra senza aver compreso gli insegnamenti della scuola Zen, è simile a un cane che cerca di addentare il tuono o a una scimmia che cerca di afferrare il riflesso della luna nell’acqua. Lo Zen è una falsa dottrina che attrae in Giappone le persone abbandonate dai genitori per la loro mancanza di devozione filiale, o allontanate dai loro signori a causa della loro condotta immorale, i giovani preti troppo indolenti per applicarsi agli studi e la natura equivoca delle cortigiane. Anche se i suoi seguaci hanno tutti abbracciato i precetti, non sono altro che locuste che divorano la popolazione del paese. Questo è il motivo per cui il cielo osserva irato e gli dèi della terra fremono di disgusto. La scuola della Vera parola è incomparabilmente peggiore delle due scuole precedenti ed è una forma più grave di errore. Vorrei quindi parlarne in linea generale. Durante il regno dell’imperatore Hsüan-tsung della dinastia T’ang, i Maestri del Tripitaka Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung portarono dall’India i sutra di Mahavairochana, della Corona di diamanti e Susiddhikara. Gli insegnamenti di questi tre sutra sono esposti molto chiaramente. Esaminando il principio fondamentale, troviamo che esso consiste nell’unificazione dei due veicoli degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente nell’unico veicolo dei bodhisattva e nel refutare i due veicoli per rivelare l’unico veicolo. Per quanto concerne la pratica, la scuola impiega mudra e mantra. Una tale dottrina non può sostenere il confronto con l’unico veicolo della Buddità che viene insegnato in contrapposizione ai tre veicoli [degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente e dei bodhisattva] nei Sutra della Ghirlanda di fiori e della Saggezza, e non è nemmeno profonda come l’insegnamento specifico o l’insegnamento perfetto che, come spiega la scuola T’ien-t’ai, precedono il Sutra del Loto. Perlomeno nel suo significato di base, corrisponde meramente ai due insegnamenti inferiori: l’insegnamento del Tripitaka e quello di condivisione. Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei si rese conto che, se avesse fatto conoscere i testi di questi sutra così com’erano, sarebbe stato schernito dagli uomini delle scuole della Ghirlanda di fiori e delle Caratteristiche dei dharma e deriso da quelli della scuola T’ien-t’ai. Tuttavia, dal momento che si era dato tanta pena per portare queste scritture dall’India, probabilmente non era incline a tacere e non esporle. A quel tempo c’era un prete della scuola T’ien-t’ai, chiamato Maestro di Meditazione I-hsing, un uomo dalle idee assurde. Shan-wu-wei andò da lui e lo interrogò sulle dottrine buddiste insegnate in Cina. L’Acharya I-hsing, ingannato sulle motivazioni di Shan-wu-wei, non solo gli rivelò i princìpi fondamentali delle dottrine dei Tre trattati, delle Caratteristiche dei dharma e della Ghirlanda di fiori, ma gli spiegò anche gli insegnamenti della scuola T’ien-t’ai. Shan-wu-wei capì che le dottrine T’ien-t’ai erano ancora più perfette di quanto egli avesse supposto quando le aveva udite in India, e che le dottrine dei tre sutra che lui aveva portato non avrebbero mai potuto competere con esse. Perciò decise di irretire I-hsing e disse: «Mio buon prete, tu sei uno degli uomini più intelligenti della Cina e l’insegnamento della scuola T’ien-t’ai è profondo e meraviglioso. Ma la scuola della Vera parola la supera per il fatto che utilizza le mudra e i mantra». Poiché I-hsing trovò che ciò era ragionevole, il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei proseguì: «Come il Gran Maestro T’ien-t’ai ha scritto commentari sul Sutra del Loto, anch’io vorrei scriverne uno sul Sutra di Mahavairochana e propagare gli insegnamenti della Vera parola. Potresti scriverlo tu per me?». I-hsing rispose che era abbastanza semplice. «Ma in che modo dovrei scrivere?» chiese I-hsing. «La scuola T’ien-t’ai è inattaccabile e, benché tutte le altre scuole buddiste abbiano fatto a gara nel tentativo di confutare le sue dottrine, nessuna ha ottenuto il minimo risultato a causa di un singolo punto, cioè a causa del fatto che nel Sutra degli Innumerevoli significati, un insegnamento introduttivo al Sutra del Loto, il Budda dichiara che nei vari sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, non aveva ancora rivelato la verità, invalidando così le loro dottrine. Nei capitoli del Sutra del Loto “Maestro della Legge” e “Poteri sovrannaturali”, il Budda afferma che nessun sutra predicato in un periodo successivo avrebbe mai uguagliato il Sutra del Loto. E nel passo del capitolo “Maestro della Legge” in cui si paragona il Sutra del Loto a quelli predicati nello stesso periodo, spiega chiaramente la superiorità del Sutra del Loto. A quale di queste tre categorie – i sutra predicati prima, dopo o contemporaneamente al Sutra del Loto – dovrebbe essere assegnato il Sutra di Mahavairochana?». A quel punto il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei molto astutamente rispose: «Il Sutra di Mahavairochana comincia con un capitolo intitolato “Stadio della mente”. Proprio come nel caso del Sutra degli Innumerevoli significati, che rinnega tutti i sutra predicati nei precedenti quaranta o più anni, questo capitolo “Stadio della mente” invalida tutti gli altri sutra. I restanti capitoli del Sutra di Mahavairochana, dal capitolo “Entrare nel mandala” fino alla fine, furono conosciuti in Cina in due versioni, il Sutra del Loto e il Sutra di Mahavairochana, sebbene in India formassero un unico sutra. Il Budda Shakyamuni, rivolgendosi a Shariputra e a Maitreya, predicò il Sutra di Mahavairochana, che egli chiamò Sutra del Loto, omettendo le spiegazioni delle mudra e dei mantra ed esponendo solo le dottrine. Questa è l’opera introdotta in Cina dal Maestro del Tripitaka Kumarajiva e utilizzata dal Gran Maestro T’ien-t’ai. Allo stesso tempo però, il Tathagata Mahavairochana, rivolgendosi a Vajrasattva predicò il Sutra del Loto che egli chiamò Sutra di Mahavairochana. Questa è l’opera che ora è chiamata Sutra di Mahavairochana, un’opera che ho visto spesso quando ero in India. Perciò devi spiegare che il Sutra di Mahavairochana e il Sutra del Loto essenzialmente hanno lo stesso gusto, come l’acqua e il latte. In tal modo il Sutra di Mahavairochana, come il Sutra del Loto, può innalzarsi al di sopra di tutti gli altri sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro. «Ora, per quanto riguarda le mudra e i mantra, se si applicano per conferire solennità alla dottrina della mente, dei tremila regni in un singolo istante di vita, questa costituirà un insegnamento segreto provvisto dei tre misteri. E con questa dottrina dei tre misteri, la Vera parola risulterà superiore alla scuola T’ien-t’ai, che parla soltanto del mistero della mente. La scuola della Vera parola è come un generale che indossa l’armatura, porta sulle spalle arco e frecce e la spada al fianco. Ma la scuola T’ien-t’ai, non avendo nient’altro che il mistero della mente, è come un generale di prim’ordine che però è completamente nudo». L’Acharya I-hsing annotò tutto questo proprio come glielo dettò Shan-wu-wei. In tutti i trecentosessanta stati della Cina nessuno seppe di questo inganno. Dapprima ci furono delle dispute sui rispettivi meriti degli insegnamenti T’ien-t’ai e della Vera parola. Ma Shan-wu-wei era una persona che ispirava grande rispetto, mentre gli uomini della scuola T’ien-t’ai erano poco stimati. Inoltre, in quel periodo non esistevano uomini saggi come il Gran Maestro T’ien-t’ai. Così, di giorno in giorno, la scuola Tendai perse terreno rispetto alla scuola della Vera parola, e alla fine ogni disputa cessò. Col passare di anni e anni, le radici fraudolente della scuola della Vera parola divennero sempre più profonde e nascoste. Quando il Gran Maestro giapponese Dengyo andò in Cina e ritornò con gli insegnamenti della scuola T’ien-t’ai, portò anche gli insegnamenti della Vera parola. Egli raccomandò la scuola T’ien-t’ai all’imperatore del Giappone, ma affidò gli insegnamenti della Vera parola ai più illustri preti delle sei scuole affinché li studiassero. Prima del suo viaggio in Cina, Dengyo aveva già stabilito la superiorità degli insegnamenti T’ien-t’ai su quelli delle sei scuole; dopo il suo ritorno dalla Cina, cercò di istituire un palco di ordinazione per il conferimento dei precetti della perfetta e immediata illuminazione, ma fu coinvolto in molte polemiche114. Egli aveva molti nemici e probabilmente ritenne che l’istituzione del palco sarebbe stata molto difficile da realizzare anche se vi avesse dedicato tutti i suoi sforzi. Inoltre, forse ritenne che la confutazione della Vera parola dovesse essere rimandata all’Ultimo giorno della Legge. In ogni caso, non ne discusse in presenza dell’imperatore, né fece alcuna precisa dichiarazione ai suoi discepoli. Comunque, egli lasciò un’opera segreta in un volume intitolata Una chiarificazione delle scuole basate sulla dottrina di T’ien-t’ai, nella quale descrive come parecchi preti delle sette scuole si fossero convertiti agli insegnamenti Tendai. Nella prefazione a quest’opera, egli accenna alle frodi della scuola della Vera parola. Anche il Gran Maestro Kobo [come Dengyo] andò in Cina durante l’era Enryaku115. Lì studiò gli insegnamenti della scuola della Vera parola sotto la guida di Hui-kuo del tempio Ch’ing-lung. Dopo aver fatto ritorno in Giappone, giudicando i meriti relativi di tutti i sutra predicati da Shakyamuni, dichiarò che gli insegnamenti della Vera parola occupavano il primo posto, quelli della Ghirlanda di fiori il secondo e quelli del Sutra del Loto il terzo. Questo gran maestro gode di un rispetto davvero insolito tra le persone della nostra epoca. Comunque, sebbene io esiti a esprimere critiche nelle questioni riguardanti il Buddismo, egli commise un numero inusitato di errori. Se ci soffermiamo a considerare la cosa in generale, sembra che durante il suo viaggio in Cina egli abbia imparato semplicemente mudra e mantra del rituale della Vera parola e li abbia introdotti in Giappone, ma non risulta che abbia studiato a fondo le dottrine della scuola. Dopo essere tornato in Giappone e aver esaminato la situazione, vide che la scuola Tendai prosperava in modo eccezionale e concluse che sarebbe stato difficile propagare le dottrine della Vera parola alle quali egli aderiva. Perciò, adottò il punto di vista della scuola della Ghirlanda di fiori, che aveva studiato precedentemente in Giappone, e dichiarò che il Sutra della Ghirlanda di fiori era superiore al Sutra del Loto. Ma comprese che se si fosse limitato a sostenere la superiorità del Sutra della Ghirlanda di fiori sul Sutra del Loto, così come aveva fatto la scuola della Ghirlanda di fiori, probabilmente la gente non avrebbe dato molto credito alle sue parole. Perciò modificò leggermente la dottrina della Ghirlanda di fiori116 e aggiunse una grande menzogna, cioè che questo era il vero intento del Sutra di Mahavairochana, del Trattato sulla mente che aspira all’illuminazione del Bodhisattva Nagarjuna, di Shan-wu-wei e di altri. Tuttavia, i seguaci della scuola Tendai non lo contestarono apertamente. Domanda: Nel suo Trattato sui dieci stadi della mente, nella Chiave preziosa della volta segreta e nella Comparazione fra Buddismo essoterico ed esoterico, il Gran Maestro Kobo fa delle affermazioni di questo tipo: «Tutti i veicoli proposti pretendono di essere il veicolo della Buddità, ma, esaminati da uno stadio più avanzato, non sono altro che teorie puerili»117; «[il Budda Shakyamuni] è nella regione dell’oscurità, non nella condizione di illuminazione»118; «[i vari sutra Mahayana essoterici come il Sutra del Loto] sono paragonabili al quarto gusto, quello del burro»119; «gli studiosi buddisti della Cina hanno fatto a gara per sottrarre il ghee [della Vera parola] attribuendolo alla loro scuola»120. Come dobbiamo interpretare queste affermazioni? Risposta: Sono rimasto molto sorpreso dalle affermazioni di questi commentari e ho esaminato i vari sutra, compresi i tre sutra attribuiti al Tathagata Mahavairochana, ma non vi ho trovato una sola parola o frase che indichi che, in confronto ai sutra della Ghirlanda di fiori e di Mahavairochana, il Sutra del Loto sia «una teoria puerile», che, rispetto al Sutra delle Sei paramita, T’ien-t’ai si sia comportato come un ladro o che il Sutra della Protezione dica che il Budda Shakyamuni si trova «nella regione dell’oscurità». Queste sono tutte affermazioni completamente ridicole. Eppure, durante gli ultimi trecento o quattrocento anni, poiché un gran numero di persone intelligenti in Giappone le hanno accettate, ora si è arrivati a considerarle perfettamente ragionevoli e fondate. Vorrei perciò discutere per un momento alcune delle falsità più evidenti sostenute da Kobo e chiarire altre assurdità del suo pensiero. Fu durante le dinastie Ch’en e Sui che il Gran Maestro T’ien-t’ai paragonò il Sutra del Loto al ghee, il migliore dei gusti. [Due secoli] più tardi, negli anni centrali della dinastia T’ang, il Maestro del Tripitaka Prajna121 tradusse il Sutra delle Sei paramita e lo introdusse in Cina. Solamente se il Sutra delle Sei paramita [che paragona gli insegnamenti dharani al ghee] fosse esistito in Cina durante le dinastie Ch’en e Sui, avrebbe avuto un senso sostenere che il Gran Maestro T’ien-t’ai «rubò il ghee della dottrina della Vera parola». Un esempio simile è quello del prete giapponese Tokuitsu. Egli criticò aspramente il Gran Maestro T’ien-t’ai per aver rifiutato la dottrina degli insegnamenti dei tre periodi esposta nel Sutra dei Profondi segreti, dichiarando che T’ien-t’ai aveva usato la sua lingua di tre pollici per distruggere il corpo del Budda alto cinque piedi122. Il Gran Maestro Dengyo a sua volta attaccò Tokuitsu facendo notare che il Sutra dei Profondi segreti fu introdotto in Cina per la prima volta da Hsüan-tsang nei primi decenni della dinastia T’ang, cioè alcuni anni dopo che T’ien-t’ai Chih-che, vissuto durante le dinastie Ch’en e Sui, era già morto. Come avrebbe quindi potuto scartare una dottrina che venne introdotta in Cina soltanto dopo la sua morte? Al che, non solo Tokuitsu fu ridotto al silenzio, ma la sua lingua si spaccò in otto pezzi ed egli morì. E questo è niente in confronto alle perfide accuse formulate da Kobo. Nei suoi scritti egli descrive come ladri Fa-tsang della scuola della Ghirlanda di fiori, Chia-hsiang della scuola dei Tre trattati, Hsüan-tsang della scuola delle Caratteristiche dei dharma, e T’ien-t’ai e gli altri maestri buddisti della Cina settentrionale e meridionale, e praticamente tutti i maestri del Tripitaka e i maestri buddisti che vissero dal tempo dell’introduzione del Buddismo in Cina nella tarda dinastia Han. Per di più, non fu T’ien-t’ai a paragonare il Sutra del Loto al ghee. Il Budda stesso disse nel Sutra del Nirvana che il Sutra del Loto era come il ghee e, in seguito, il Bodhisattva Vasubandhu scrisse che il Sutra del Loto e il Sutra del Nirvana erano paragonabili al ghee123. E il Bodhisattva Nagarjuna definisce il Sutra del Loto una «meravigliosa medicina»124. Se chiunque paragoni il Sutra del Loto al ghee è un ladro, allora Shakyamuni, Molti Tesori e gli altri Budda delle dieci direzioni, insieme ai bodhisattva Nagarjuna e Vasubandhu, devono essere tutti bollati come ladri? Anche se i discepoli di Kobo e i preti della Vera parola del tempio To in Giappone possono essere così poco avveduti da non riuscire a distinguere il nero dal bianco con i loro occhi, dovrebbero aver fiducia nella vista degli altri125 e riconoscere le sfortune provocate dalle loro stesse colpe! Inoltre, mostrino i passi dei sutra di Mahavairochana e della Corona di diamanti che si riferiscono al Sutra del Loto come a una «teoria puerile»! Ammesso che in questi sutra si trovi che il Sutra del Loto è una teoria puerile, è molto probabile che vi sia un errore di traduzione. Simili argomenti dovrebbero venire esaminati con grande cura e attenzione prima di essere proposti. Sappiamo che Confucio pensava nove volte prima di pronunciare una parola e che Tan, il duca di Chou, si legava tre volte i capelli mentre li lavava e sputava il cibo tre volte durante il pasto [per non far attendere i visitatori]126. Se perfino gli uomini sapienti descritti nei testi non buddisti che trattano di effimere questioni mondane agiscono con grande prudenza, come possono uomini come Kobo essere così negligenti e superficiali [nel giudicare questioni che riguardano la Legge]? Queste opinioni errate di Kobo furono tramandate e giunsero fino a Shogaku-bo127, il fondatore del Dembo-in, il quale affermò nel suo Regole dei riti per riverire le reliquie del Budda: «La persona degna del massimo rispetto è il Budda del Mahayana non duale. Il Budda asino o bue dai tre corpi non è nemmeno capace di trainare il suo carro. Le dottrine realmente profonde sono gli insegnamenti del duplice mandala. I maestri delle quattro dottrine dei veicoli essoterici non sono degni neppure di badare i sandali a coloro che insegnano il mandala!»128. Con «maestri delle quattro dottrine dei veicoli essoterici» egli intende coloro che insegnano le dottrine delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre trattati, della Ghirlanda di fiori e del Loto, e con «il Budda asino o bue dai tre corpi» intende i quattro Budda, i signori degli insegnamenti del Loto, della Ghirlanda di fiori, della Saggezza e dei Profondi segreti. Egli sta dicendo che questi Budda e questi preti non sono degni nemmeno di fare i mandriani o di badare i sandali ai maestri della Vera parola come Kobo o Shogaku-bo. In India vi era un brahmano conosciuto come il Grande Brahmano Arrogante, che possedeva un’innata saggezza e una vasta cultura129. Custodiva nel suo petto sia gli insegnamenti essoterici sia quelli esoterici del Buddismo e teneva nella palma della mano tanto gli scritti buddisti che quelli non buddisti. Perfino il re e i suoi ministri chinavano il capo davanti a lui, e la gente comune lo considerava un maestro e una guida. Ma, al colmo dell’arroganza, giunse al punto di costruirsi un palco sorretto da quattro pilastri rappresentanti le divinità Maheshvara, Vishnu e Narayana insieme all’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione, quattro santi che il mondo tiene in grande onore, sul quale saliva quando esponeva le sue dottrine. Egli agì come gli odierni preti della Vera parola che stendono in terra i mandala con le immagini di Shakyamuni e di altri Budda e sopra di essi officiano la cerimonia di consacrazione130, o come i preti Zen che affermano che gli insegnamenti della loro scuola rappresentano una grande Legge che passa sopra la testa del Budda131. A quel tempo c’era un umile monaco, l’Erudito Bhadraruchi, il quale affermava che il brahmano avrebbe dovuto essere corretto, ma né il sovrano, né i ministri, né la gente comune gli prestavano ascolto. Alla fine il brahmano spinse i suoi discepoli e seguaci a diffondere innumerevoli menzogne, a ingiuriare e a percuotere Bhadraruchi, ma questi, a rischio della vita, continuò a denunciare il brahmano finché il sovrano prese a odiarlo e indisse un dibattito nella speranza di ridurre Bhadraruchi al silenzio. Però, contrariamente alle sue aspettative, il brahmano fu sconfitto. Il re alzò gli occhi al cielo e si gettò a terra lamentandosi: «Io, ascoltando direttamente le tue parole ho potuto liberarmi dalle mie opinioni errate, ma il defunto re mio padre fu completamente ingannato da quest’uomo e ora si trova probabilmente nell’inferno Avichi!». Così dicendo si gettò ai piedi dell’Erudito Bhadraruchi e pianse. Su consiglio di Bhadraruchi, il brahmano venne fatto montare su un asino ed esposto al dileggio della gente in tutta l’India. Ciò alimentò ancora di più il malanimo del brahmano che cadde vivo nell’inferno della sofferenza incessante. Era forse diverso dai seguaci delle scuole della Vera parola e Zen del mondo d’oggi? Il Maestro cinese di Meditazione San-chieh132 affermò che il Sutra del Loto del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, è una dottrina adatta al primo e secondo stadio del Buddismo, cioè al Primo e al Medio giorno della Legge. Per l’Ultimo giorno della Legge bisognava adottare l’“insegnamento universale” da lui stesso proposto. Dichiarò che chi avesse praticato il Sutra del Loto nell’epoca attuale sarebbe caduto nel grande inferno Avichi delle dieci direzioni, perché i suoi insegnamenti non si accordano con la natura e le capacità della gente di quest’ultima epoca. Egli si prosternava in penitenza, alle ore giuste, sei volte al giorno e sedeva in meditazione quattro volte al giorno, comportandosi come un Budda vivente. Erano in molti a venerarlo e i suoi discepoli erano più di diecimila. Ma quando una giovane donna lo sfidò recitando il Sutra del Loto, egli perse immediatamente la voce e rinacque come un gigantesco rettile che divorò un gran numero dei suoi discepoli e sostenitori laici, e persino bambine e giovani donne. Oggi Shan-tao e Honen, con la loro dannosa dottrina secondo la quale neanche una persona su mille può essere salvata dal Sutra del Loto, sono simili a San-chieh. Sono passati molti anni da quando ebbero origine queste tre grandi fonti di disgrazia [gli insegnamenti Nembutsu, Zen e della Vera parola] e, benché non siano da sottovalutare, penso che, se ne parlo in questo modo, qualcuno forse darà retta alle mie parole. Eppure esiste un male molto peggiore di questi tre insegnamenti, tanto che è cento, mille, diecimila, un milione di volte più difficile da credere. Sebbene il Gran Maestro Jikaku fosse il terzo discepolo del Gran Maestro Dengyo, tutti, dal sovrano alla gente comune, lo ritenevano superiore allo stesso Dengyo. Egli aveva studiato a fondo gli insegnamenti della scuola della Vera parola e della scuola del Loto, ma scrisse che gli insegnamenti della Vera parola sono superiori a quelli del Sutra del Loto. Come risultato, la comunità dei tremila preti del Monte Hiei, nonché gli studiosi buddisti in ogni provincia del Giappone, accettarono la sua opinione. I seguaci di Kobo avevano pensato che, sebbene fosse il loro maestro, forse egli aveva esagerato dichiarando che il Sutra del Loto è inferiore al Sutra della Ghirlanda di fiori. Ma, quando videro il Gran Maestro Jikaku avanzare un’opinione analoga nelle sue esegesi, presero come un fatto assodato che gli insegnamenti della Vera parola fossero superiori al Sutra del Loto. Il Monte Hiei avrebbe dovuto opporsi accanitamente all’affermarsi in Giappone di questa idea della superiorità degli insegnamenti della Vera parola sul Sutra del Loto. Tuttavia Jikaku mise a tacere i tremila preti del Monte Hiei impedendo loro di parlare pubblicamente, e di conseguenza la scuola della Vera parola poté fare quello che voleva. In effetti il Gran Maestro Jikaku fu il primo alleato del To-ji, il tempio principale della Vera parola! Sebbene le scuole della Pura terra e Zen si fossero diffuse in altri paesi, neanche in infiniti kalpa avrebbero potuto diffondersi in tutto il Giappone se il tempio Enryaku del monte Hiei non avesse dato il suo consenso. Ma il Reverendo Annen, noto come il prete più rispettabile del Monte Hiei, scrisse un’opera dal titolo Diverse visioni dell’insegnamento e del tempo nel quale classificò le nove scuole buddiste secondo la loro superiorità, collocando la Vera parola al primo posto, la Zen al secondo, la Tendai Loto al terzo, la Ghirlanda di fiori al quarto, e così via.133 A causa di questo grave errore di interpretazione, la scuola Zen è stata in grado di diffondersi in tutto il Giappone, portando il paese sull’orlo del disastro. La causa prima per cui Honen riuscì a diffondere la scuola Nembutsu, mettendo in pericolo il paese, sta nella prefazione dei Fondamenti per la rinascita nella Pura terra di Eshin. Il Budda dice che solo i vermi nati nel corpo del leone possono cibarsene. Quanto sono vere queste parole! Il Gran Maestro Dengyo trascorse quindici anni in Giappone studiando per proprio conto le dottrine Tendai e della Vera parola. Era dotato per natura di una meravigliosa intelligenza e comprese la verità senza l’aiuto di alcun maestro. Ma, allo scopo di dissipare i dubbi della gente, si recò in Cina dove gli furono trasmesse le dottrine delle scuole T’ien-t’ai e della Vera parola. Gli studiosi in Cina allora avevano differenti opinioni, ma Dengyo in cuor suo era convinto che il Sutra del Loto fosse superiore agli insegnamenti della Vera parola. Perciò tolse la parola “scuola” in riferimento alla Vera parola, e parlò semplicemente delle pratiche di “concentrazione e visione profonda” e delle pratiche della “Vera parola” della scuola Tendai. Decretò che ogni anno venissero ordinati due preti che dovevano studiare per dodici anni al Monte Hiei. Inoltre ricevette un editto imperiale che, designando il Sutra del Loto, il Sutra della Luce dorata e il Sutra dei Re benevolenti come le tre scritture per la protezione del paese, ordinava che venissero lette e recitate nello Shikan-in134, e che fossero venerate come i tre tesori della casa imperiale, gli eterni e massimi tesori del paese del Giappone, che sono il sacro gioiello, la sacra spada e il sacro specchio. [Dopo la morte di Dengyo], il primo capo dei preti [della scuola Tendai] del Monte Hiei, il Reverendo Gishin, e il secondo capo dei preti, il Gran Maestro Encho, seguirono gli insegnamenti di Dengyo senza alcuna deviazione. Il terzo capo dei preti, il Gran Maestro Jikaku, andò anch’egli nella Cina T’ang dove trascorse dieci anni studiando i rispettivi meriti degli insegnamenti essoterici ed esoterici con otto eminenti preti135. Inoltre studiò sotto la guida di Kuang-hsiu e Wei-chüan136, preti della scuola T’ien-t’ai. Ma in cuor suo credeva che la scuola della Vera parola fosse superiore alla scuola T’ien-t’ai. Era convinto che il suo maestro, il Gran Maestro Dengyo, non avesse esaminato a fondo la questione, che non fosse rimasto in Cina abbastanza a lungo e che quindi avesse acquisito una comprensione approssimativa delle dottrine della Vera parola. Una volta tornato in Giappone, Jikaku eresse una grande sala da conferenze chiamata Soji-in, a ovest dello Shikan-in, nell’area di Toto137, sul monte Hiei, e vi pose come oggetto di culto il Tathagata Mahavairochana del regno di Diamante. Davanti a questa immagine, basandosi sul Commentario al Sutra di Mahavairochana di Shan-wu-wei, egli compose un commentario in sette volumi al Sutra della Corona di diamanti e uno in sette volumi al Sutra Susiddhikara, per un totale di quattordici volumi. L’essenza di questi commentari è la seguente: «Ci sono due insegnamenti. Uno è l’essoterico, la dottrina dei tre veicoli, in cui la verità terrena e la verità superiore del Buddismo non sono ancora unificate. L’altro è l’esoterico, la dottrina dell’unico veicolo, in cui la verità terrena e la verità superiore del Buddismo sono unificate in un’unica entità. Vi sono inoltre due tipi di insegnamento esoterico: uno è l’insegnamento esoterico teorico dei sutra della Ghirlanda di fiori, della Saggezza, di Vimalakirti, del Loto e del Nirvana, che insegnano il non dualismo di verità terrena e verità superiore, ma non dicono nulla sui mantra e sulle mudra. L’altro, chiamato insegnamento esoterico teorico e pratico, è quello dei sutra di Mahavairochana, della Corona di diamanti e Susiddhikara che espongono il non dualismo di verità terrena e verità superiore e illustrano anche i mantra e le mudra». In sostanza ciò significa che, per quanto riguarda la superiorità relativa del Sutra del Loto e dei tre sutra della Vera parola, essi sono uguali come princìpi perché insegnano entrambi la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, ma, poiché nel Sutra del Loto mancano mudra e mantra, il Sutra del Loto rappresenta l’insegnamento esoterico teorico, mentre i tre sutra della Vera parola rappresentano l’insegnamento esoterico teorico e pratico. E per questo motivo sono distanti come cielo e terra o nuvole e fango, dicono i commentari. Inoltre, Jikaku sostiene che questa non è una sua interpretazione personale, ma sono le opinioni espresse dal Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei nel suo Commentario al Sutra di Mahavairochana. Ma forse riteneva che il valore rispettivo delle scuole Tendai e della Vera parola fosse ancora in dubbio, o forse sperava di dissipare i dubbi di altri. Comunque sia, la biografia del Gran Maestro Jikaku afferma: «Dopo che il Gran Maestro ebbe terminato di scrivere i suoi commentari ai due sutra, realizzando così il proprio scopo, si domandò se essi si conformassero al volere del Budda oppure no, giacché se non fossero stati conformi al volere del Budda non li avrebbe ampiamente diffusi nel mondo. Perciò egli collocò i commentari davanti all’immagine del Budda e stabilì di trascorrere sette giorni e sette notti concentrandosi profondamente e pregando sinceramente. Il quinto giorno, la mattina presto, durante la quinta ora, sognò che era mezzogiorno e che il sole splendeva nel cielo. Alzando lo sguardo, prese un arco e scoccò una freccia verso di esso. La freccia colpì il sole che immediatamente cominciò a rotolare. Risvegliatosi dal sogno, egli comprese che le sue vedute erano completamente in armonia col volere del Budda e decise di trasmettere i suoi commentari alle ere future». Mentre era in Giappone, il Gran Maestro Jikaku fece uno studio accurato sia degli insegnamenti di Dengyo che di quelli di Kobo, e trascorse un periodo di dieci anni in Cina studiando tutte le più elevate e più segrete dottrine sotto la guida degli otto eminenti preti fra cui il Maestro del Tripitaka dell’India meridionale Pao-yüeh. Su questa base, egli completò i suoi commentari ai due sutra. Inoltre pregò l’immagine del Budda e in sogno vide la freccia della saggezza colpire il sole della Via di mezzo. La sua gioia fu così grande che chiese all’imperatore Nimmyo di emettere un editto che riconoscesse il Monte Hiei come centro della pratica della Vera parola. Così, il patriarca della scuola Tendai di fatto divenne un patriarca della scuola della Vera parola e dichiarò che i tre sutra della Vera parola erano le scritture che avrebbero assicurato la pace e la protezione del paese. Sono trascorsi più di quattrocento anni da quando egli diffuse queste dottrine. Gli eminenti studiosi che le hanno accettate sono numerosi come le piante di riso e di canapa, e i ferventi credenti che le hanno abbracciate sono numerosi come le piante di giunco e di bambù. Come conseguenza, di tutti i templi istituiti in Giappone dall’imperatore Kammu e dal Gran Maestro Dengyo, non ce n’è uno che non sia diventato un divulgatore della dottrina della Vera parola. Sia gli uomini di corte sia i guerrieri invitano i preti della Vera parola a occuparsi delle proprie necessità religiose, li rispettano come maestri, conferiscono loro cariche e li pongono a capo dei templi. E nella cerimonia di “aper­tura degli occhi” dei dipinti e delle statue buddiste, i preti di tutte le otto scuole buddiste utilizzano ora le mudra e i mantra del Tathagata Mahavairochana e l’Occhio del Budda dell’onorato! Domanda: Coloro che sostengono che il Sutra del Loto è superiore agli insegnamenti della Vera parola, devono utilizzare questi commentari di Jikaku o scartarli? Risposta: Il Budda Shakyamuni stabilì una regola per il futuro: «Affidatevi alla Legge e non alla persona»138. Il Bodhisattva Nagarjuna dice che bisognerebbe affidarsi ai trattati che sono fedeli ai sutra e non affidarsi a quelli che distorcono i sutra139. Il Gran Maestro T’ien-t’ai afferma: «Ciò che si accorda con i sutra deve essere trascritto e reso accessibile, ma non si deve prestare fede alle parole e ai princìpi che non si accordano [ai sutra]»140. E il Gran Maestro Dengyo dice: «Basatevi su ciò che ha predicato il Budda, non prestate fede a ciò che è trasmesso oralmente»141. Chi si attiene alle affermazioni dei sutra, dei trattati e dei commentari, non dovrebbe basarsi sui sogni, ma dovrebbe prestare particolare attenzione a quei sutra e a quei trattati che chiariscono la superiorità relativa del Sutra del Loto e del Sutra di Mahavairochana. Quanto all’asserzione che la cerimonia di “apertura degli occhi” delle immagini dipinte o scolpite non possa essere effettuata senza le mudra e i mantra della Vera parola, è completamente assurda! Dobbiamo supporre che prima che la scuola della Vera parola apparisse sulla scena le pitture e le statue buddiste non potessero essere consacrate? Nel periodo precedente alla comparsa della Vera parola ci furono pitture e statue in India, in Cina e in Giappone, che camminarono o predicarono la Legge o parlarono142. Sembrerebbe piuttosto che, da quando le immagini del Budda vengono consacrate con le mudra e i mantra, abbiano perso ogni efficacia. Questo è un punto generalmente riconosciuto. Per quanto riguarda la questione [della verità delle asserzioni di Jikaku] non c’è nessun bisogno che io, Nichiren, citi altre fonti [per refutarle]; possiamo capirlo dai commentari scritti dal Gran Maestro Jikaku. Domanda: Come possiamo capirlo? Risposta: La fonte dell’illusione di Jikaku fu il sogno che egli fece dopo aver affermato la superiorità degli insegnamenti della Vera parola rispetto al Sutra del Loto. Se il suo sogno fosse stato un sogno propizio, dovremmo concludere che Jikaku era nel giusto proclamando la superiorità degli insegnamenti della Vera parola. Ma può essere definito propizio sognare di colpire il sole? Cercate di trovare, nei cinquemila o settemila volumi delle scritture buddiste o nei tremila e più volumi della letteratura non buddista, un solo esempio che suggerisca che sognare di colpire il sole sia propizio! Esaminiamo alcune testimonianze. Il re Ajatashatru vide in sogno la luna cadere dal cielo. Quando consultò il suo ministro Jivaka, questi disse: «Questo è un presagio della morte del Budda». E quando Subhadra143 sognò che il sole cadeva dal cielo, si disse: «Questo è un presagio della morte del Budda». Quando gli asura combatterono contro il signore Shakra, per prima cosa essi scagliarono frecce al sole e alla luna. Si dice che nell’antica Cina i cattivi sovrani, Chieh della dinastia Hsia e Chou della dinastia Yin, avessero entrambi ripetutamente scagliato frecce contro il sole provocando così la propria rovina e la fine delle loro dinastie. La regina Maya sognò di aver concepito il sole e successivamente mise al mondo il principe Siddhartha [che in seguito divenne il Budda Shakyamuni]. Per questa ragione, il nome del Budda da bambino era Seme del Sole144. Il Giappone [Nihon = origine del sole] è così chiamato perché è la terra della Dea del Sole. Alla luce di questi esempi, il sogno di Jikaku deve significare che egli utilizzò i suoi due commentari come frecce scagliate alla Dea del Sole, al Gran Maestro Dengyo, al Budda Shakyamuni e al Sutra del Loto. Io, Nichiren, sono uno sciocco e un ignorante e non so nulla riguardo ai sutra e ai trattati, ma sono sicuro di questo: chiunque deduca da un simile sogno che gli insegnamenti della Vera parola sono superiori al Sutra del Loto sicuramente in questa vita distruggerà il suo paese, rovinerà la sua famiglia e, dopo la morte, cadrà nell’inferno Avichi. Ora abbiamo una prova per definire la questione. Se, quando il Giappone combatté contro i mongoli145, le preghiere dei preti della Vera parola si fossero dimostrate efficaci e il Giappone avesse ottenuto la vittoria, potremmo essere persuasi che la Vera parola sia degna di rispetto. Ma al tempo del tumulto di Jokyu, benché un considerevole numero di preti della Vera parola pregasse per la vittoria delle armate imperiali e lanciasse maledizioni sulle truppe dello shogunato di Kamakura, il comandante di queste ultime, l’amministratore incaricato [Hojo Yoshitoki], risultò vincitore. Di conseguenza, l’ex imperatore Gotoba fu esiliato nella provincia di Oki, e i suoi figli furono esiliati nell’isola di Sado e in un’altra provincia146. Questo fu l’effetto delle preghiere della Vera parola per la vittoria. In definitiva le preghiere della Vera parola furono come gli ululati che tradiscono lo sciacallo, e le maledizioni, come afferma il Sutra del Loto, «ricadranno su chi le aveva lanciate»147. Anche i tremila preti del Monte Hiei furono attaccati dalle truppe di Kamakura e costretti a sottomettersi148. Ora il governo di Kamakura è all’apice del potere. Perciò i preti della Vera parola del To-ji, del Monte Hiei, dell’Onjo-ji e dei sette maggiori templi di Nara, insieme ai preti della scuola del Loto che hanno dimenticato gli insegnamenti della loro scuola e offendono la Legge, si sono tutti diretti a oriente verso il Kanto dove, chinando il capo e inginocchiandosi, hanno cercato in tutti i modi di ottenere il favore delle autorità militari. Sono stati nominati sovrintendenti o primi funzionari di molti templi e monasteri sulla montagna dove, seguendo le stesse cattive dottrine che in passato determinarono la rovina delle forze imperiali, pregano per la pace e la sicurezza del paese! Lo shogun e la sua famiglia, insieme ai samurai al loro servizio, crederanno che, per effetto di tali preghiere, il paese diverrà realmente pacifico e sicuro, ma, fino a quando si ricorrerà agli uffici di preti che ignorano il Sutra del Loto e attirano grande rovina, il paese andrà incontro a sicura distruzione. Provando pena per la distruzione del paese e dolore per la perdita di vite umane, sento che devo mettere in chiaro la questione a rischio della vita. Se il governante desidera la sicurezza del paese, dovrebbe esaminare come stanno andando le cose e cercare di conoscere la verità. Invece tutto ciò che fa è prestare ascolto alle calunnie degli altri, e in un modo o nell’altro mi tratta con ostilità. Nelle epoche passate, Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti, le divinità della terra e tutti quelli che avevano giurato di proteggere il Sutra del Loto, pur disapprovando le offese alla Legge, dal momento che non vi era nessuno che le denunciava, si dimostravano clementi, come lo si è con un bambino che si comporta male, o fingendo di non accorgersi della colpa, o rimproverando blandamente. Ora che ci sono io che spiego la questione, è incredibile che il sovrano non solo continui a prestare ascolto alle persone che offendono la Legge ma, addirittura, perseguiti il raro individuo che cerca di illuminarlo e salvarlo dall’errore. Non soltanto per uno o due giorni, né per uno o due mesi e nemmeno per uno o due anni, ma per numerosi anni fino a oggi io ho incontrato persecuzioni più gravi delle mazze e dei bastoni che colpirono il Bodhisattva Mai Sprezzante e più terribili del tentato omicidio del monaco Realizzazione di Virtù. Durante questo periodo, i due grandi re Brahma e Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti, gli dèi delle stelle e le divinità della terra hanno manifestato la loro collera in vari modi e più volte hanno espresso la loro riprovazione149. Eppure gli attacchi nei miei confronti sono peggiorati. Finalmente il cielo nella sua saggezza ha ordinato ai santi dei paesi vicini di punire [questo paese]150, e grandi spiriti demoniaci sono penetrati nel paese e hanno ingannato il cuore della gente istigandola a ribellarsi ai governanti151. È ragionevole supporre che più grandi sono i presagi, sia buoni sia cattivi, più grandi saranno gli eventi che seguiranno. Attualmente abbiamo visto comete di una grandezza mai osservata nei duemiladuecentotrent’anni e più dalla morte del Budda, e abbiamo subìto terremoti così violenti come non si erano mai verificati in precedenza durante tale periodo. Nel passato in Cina e in Giappone sono apparsi talvolta santi di saggezza e capacità straordinarie, ma nessuno ha avuto tanti potenti nemici nel suo paese per aver sostenuto il Sutra del Loto, quanti ne ho io, Nichiren. Dai fatti che hai sotto gli occhi, dovrebbe essere evidente che Nichiren è la persona più importante dell’intero continente di Jambudvipa. Nei settecento anni e più da quando il Buddismo è stato introdotto in Giappone, cinquemila o settemila volumi di sutra sono stati letti, otto o dieci scuole152 sono sorte, le persone sapienti sono apparse numerose come piante di riso e di canapa, e gli insegnamenti si sono propagati in lungo e in largo come giunchi e bambù. Tuttavia, tra i vari Budda, nessuno è più sommamente riverito del Budda Amida e, se si invoca il nome di un Budda, si recita soltanto Namu Amida Budda. Questa pratica dell’invocazione del nome del Budda Amida fu sostenuta da Eshin nella sua opera I fondamenti per la rinascita nella Pura terra e, come risultato, un terzo del popolo giapponese prese fede nel Nembutsu, l’invocazione del nome di Amida. Quando Yokan scrisse Le dieci condizioni per la rinascita nella Pura terra e Rituali dell’assemblea per la rinascita nella Pura terra, due terzi degli abitanti di questo paese divennero seguaci del Nembutsu. E quando Honen scrisse Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, nel nostro paese tutti divennero devoti del Nembutsu. Pertanto coloro che ora recitano il nome del Budda Amida non sono discepoli di una sola persona. Il Nembutsu è un daimoku, o invocazione, basato sui sutra in due volumi, della Meditazione e di Amida, che sono sutra mahayana provvisori. Il fatto che il daimoku di sutra mahayana provvisori sia ampiamente propagato ovunque dev’essere il preludio alla propagazione del daimoku del sutra del vero Mahayana. Le persone che si preoccupano di tale questione riflettano attentamente: se i sutra provvisori vengono propagati, il vero sutra si propagherà sicuramente; se il daimoku dei sutra provvisori viene propagato, anche il daimoku del vero sutra si propagherà. Nei settecento anni e più dal tempo dell’imperatore Kimmei fino all’attuale imperatore [Go’uda], non si era mai vista o udita una cosa simile, cioè di un sapiente che esortasse gli altri a recitare Nam-myoho-renge-kyo e lo recitasse lui stesso. Quando il sole sorge, le stelle vanno a nascondersi. Quando appare un re saggio, i re stolti periscono. Quando il vero sutra è propagato ampiamente, i sutra provvisori cesseranno di circolare, quando un sapiente recita Nam-myoho-renge-kyo, le persone ignoranti [di ciò] lo seguiranno come l’ombra segue il corpo e come l’eco segue la voce. Non può esserci dubbio che io, Nichiren, sia il supremo devoto del Sutra del Loto in tutto il Giappone. Da ciò possiamo presumere che nemmeno in Cina, in India, o in tutto Jambudvipa vi sia qualcuno che possa starmi alla pari. Domanda: Quale fu la causa del grande terremoto dell’era Shoka e della gigantesca cometa dell’era Bun’ei? Risposta: T’ien-t’ai afferma: «I sapienti sanno percepire l’origine delle cose, come i serpenti conoscono la via dei serpenti»153. Domanda: Che cosa vuoi dire con questo? Risposta: Quando il Bodhisattva Pratiche Superiori emerse dalla terra, anche bodhisattva come Maitreya, Manjushri, Percettore dei Suoni del Mondo e Re della Medicina, che si erano liberati dai primi quarantun livelli d’ignoranza, ma non si erano ancora liberati dall’ultimo, l’oscurità fondamentale, erano in effetti persone ignoranti e perciò non capirono che il Bodhisattva Pratiche Superiori era stato convocato perché propagasse ampiamente Nam-myoho-renge-kyo del capitolo “Durata della vita” nell’Ultimo giorno della Legge. Domanda: C’è qualcuno in Giappone, in Cina o in India che comprende questo? Risposta: Perfino i grandi bodhisattva che hanno sradicato le illusioni del pensiero e del desiderio e si sono liberati dai quarantuno livelli d’ignoranza non riescono a comprendere una simile cosa. Allora come ci si potrebbe aspettare che individui che non si sono liberati nemmeno da un briciolo di illusione possano comprenderla? Domanda: Ma se non vi è alcun sapiente [che capisca perché sono sorte simili calamità], com’è possibile prendere misure adeguate per fronteggiarle? Se uno cerca di curare un malato senza conoscere l’origine della malattia, il paziente sicuramente morirà. Quindi, se la gente ricorrerà alle preghiere senza conoscere la radice di tali disastri, com’è possibile dubitare che il paese cadrà in rovina? È terribile, veramente terribile! Risposta: Si dice che i serpenti sappiano con sette giorni di anticipo quando cadrà una pioggia torrenziale e che i corvi conoscano gli eventi fausti o infausti che accadranno nel corso di un anno. Questo avviene sicuramente perché i serpenti sono seguaci dei grandi draghi che fanno cadere la pioggia e i corvi hanno studiato per lungo tempo la divinazione. Ora io, Nichiren, sono solo una persona comune e non posso comprendere [la radice di tali disastri]. Tuttavia ti darò qualche indicazione generica. Al tempo del re P’ing della dinastia Chou comparvero persone che si lasciavano i capelli sciolti sulle spalle e andavano in giro nude. In base a ciò, un funzionario di corte chiamato Hsin Yu predisse: «Entro cento anni questa dinastia giungerà al termine». Al tempo del re Yu dei Chou le montagne franarono, i fiumi scomparvero e la terra tremò. Un cortigiano di nome Po Yang, osservando ciò, disse: «Fra vent’anni il nostro grande sovrano s’imbatterà in un grande disastro». Quindi il grande terremoto e la gigantesca cometa sono calamità provocate dal cielo, infuriato perché il governante del nostro paese odia Nichiren e si allea con i preti Zen, Nembutsu e della Vera parola che predicano dottrine che distruggono il paese! Domanda: Come posso credere a quel che dici? Risposta: Il Sutra dei Sovrani afferma: «Dato che gli uomini malvagi sono rispettati e prediletti mentre gli uomini buoni sono sottoposti a punizioni, le stelle e le costellazioni, i venti e le piogge non si presentano nelle stagioni giuste». Se questo passo del sutra è veritiero, non può esserci dubbio che nel nostro paese vi siano uomini malvagi nei quali il governante e i ministri ripongono fiducia. Così come non c’è dubbio che in questo paese esista un uomo sapiente odiato e trattato come un nemico dal governante. Il medesimo sutra dice anche: «Le divinità del cielo dei trentatré dèi saranno tutte in preda alla collera, […] strane e insolite meteore cadranno sulla terra, due soli si mostreranno contemporaneamente, giungeranno saccheggiatori da altre regioni e la popolazione andrà incontro a disordini e morte». In questo paese abbiamo già osservato insolite perturbazioni nel cielo e strani fenomeni sulla terra, e gli uomini di un paese straniero sono venuti ad attaccarci. Possiamo dubitare che i trentatré dèi celesti siano adirati? Il Sutra dei Re benevolenti afferma: «Monaci malvagi, sperando di ottenere fama e profitto, spesso compariranno davanti al sovrano, all’erede al trono e agli altri principi, arrogandosi il compito di predicare dottrine che condurranno alla violazione della Legge buddista e alla distruzione del paese. Il sovrano, non rendendosi conto della verità, li ascolterà e crederà a tali dottrine». Lo stesso sutra parla anche di un tempo «in cui il sole e la luna deviano dal loro corso regolare, le stagioni giungono nell’ordine sbagliato, appare un sole rosso o un sole nero, compaiono simultaneamente due, tre, quattro o cinque soli, il sole è eclissato e perde la sua luce, oppure una, due, tre, quattro o cinque corone lo circondano». Questi passi significano che, se monaci malvagi riempiono il paese e ingannano il sovrano, l’erede al trono e gli altri principi, predicando dottrine che conducono alla violazione della Legge buddista e alla rovina del paese, e se il sovrano e gli altri, lasciandosi ingannare da questi monaci, credono che invece si tratti di dottrine che assicurano la protezione della Legge buddista e del paese, e agiscono di conseguenza, allora il sole e la luna si comporteranno in maniera insolita e appariranno grandi venti, piogge e fuochi. Subito dopo scoppieranno lotte intestine, parenti che si sollevano in armi uno contro l’altro. Molti alleati e sostenitori del governante saranno abbattuti; successivamente saranno attaccati da invasori di altri paesi e saranno costretti a suicidarsi o verranno fatti prigionieri, oppure saranno obbligati alla resa. La sola causa di ciò è che seguono dottrine che conducono alla distruzione della Legge buddista e provocano la rovina del paese. Il Sutra della Protezione dice: «Gli insegnamenti predicati dal Tathagata Shakyamuni non possono essere minimamente danneggiati dai vari demoni del cielo, né dai non buddisti, né dagli uomini malvagi, né dai veggenti che hanno conseguito i cinque poteri soprannaturali. Ma possono essere distrutti completamente da quei monaci malvagi che sono tali solamente nel nome e nell’aspetto, al punto che di essi non resti niente. A questo riguardo sono simili al monte Sumeru: anche se fosse possibile raccogliere tutta l’erba e il legno del sistema maggiore di mondi, farne una catasta e bruciarla per un lungo periodo di tempo, il monte Sumeru non subirebbe il minimo danno. Ma quando esploderà la conflagrazione che segna la fine del kalpa del declino e il fuoco divamperà dall’interno della montagna, allora in un istante l’intero monte sarà consumato dalle fiamme e non ne rimarranno neanche le ceneri». Il Sutra del Volto come il loto dice: «Il Budda disse ad Ananda: “È come il caso di un leone morto. Nessuna creatura che vive nell’aria, nel suolo, nell’acqua o sulla terra si azzarderà a mangiare la sua carne. Solo i vermi nati dal corpo del leone stesso possono cibarsene. Allo stesso modo, Ananda, gli insegnamenti del Budda non possono essere distrutti da forze esterne, ma i monaci malvagi che esistono nel corpo dei miei insegnamenti distruggeranno tali insegnamenti sui quali il Budda ha concentrato pratica e sforzi per tre grandi asamkhya di kalpa!”». Cosa significano questi passi dei sutra? Nel passato il Budda Kashyapa, descrivendo al re Kriki l’Ultimo giorno della Legge del Tatahagata Shakyamuni, rivelò quale sorta di persone avrebbe distrutto gli insegnamenti di Shakyamuni154. Uomini malvagi come il re Mihirakula che bruciò tutti i santuari e monasteri buddisti dell’India e massacrò tutti i monaci e le monache dei sedici maggiori stati155, o come l’imperatore cinese Wu-tsung156 che distrusse più di 4.600 fra templi e pagode nelle nove regioni della Cina e costrinse 260.500 preti e monache a riprendere la vita secolare, non avrebbero potuto distruggere gli insegnamenti predicati dal Budda Shakyamuni. Ma i preti, coloro che si coprono il corpo con le tre tonache e portano appesa al collo un’unica ciotola per l’elemosina, che conservano nella mente gli ottantamila insegnamenti e recitano con la bocca le dodici suddivisioni delle scritture, saranno quelli che distruggeranno gli insegnamenti del Budda. È come il caso del monte Sumeru, la montagna aurea; anche se fosse possibile raccogliere tutta l’erba e il legno di un sistema maggiore di mondi, farne una catasta che riempia il cielo dei quattro re celesti e gli altri sei cieli del mondo del desiderio e farla bruciare per uno o due anni, per cento, mille, diecimila o un milione di anni, la montagna non subirebbe il minimo danno. Ma al tempo del grande fuoco che porrà termine al kalpa del declino, un’esile fiamma non più grande di un fagiolo scaturirà alla base della montagna e, non solo il monte Sumeru sarà consumato, ma anche l’intero sistema maggiore di mondi verrà distrutto. Se bisogna prestar fede alle predizioni del Budda, allora è evidente che i preti buddisti delle dieci scuole o delle otto scuole del nostro paese saranno coloro che bruceranno il monte Sumeru degli insegnamenti del Budda. I preti delle scuole hinayana del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità e dei Precetti saranno le fiamme della collera che ardono d’odio e di invidia per le scuole mahayana. Preti come Shan-wu-wei della scuola della Vera parola, San-chieh della scuola Zen e Shan-tao della scuola della Pura terra sono i vermi nati dal corpo del leone, l’insegnamento del Budda. Il Gran Maestro Dengyo nelle sue opere descrisse eminenti studiosi delle scuole dei Tre trattati, delle Caratteristiche dei dharma, della Ghirlanda di fiori e delle altre scuole del Buddismo giapponese come i sei tipi di vermi157. Io, Nichiren, definirei i fondatori delle scuole della Vera parola, Zen e della Pura terra come i tre tipi di vermi, e Jikaku, Annen e Eshin della scuola Tendai come i tre vermi che divorarono il corpo del leone del Sutra del Loto e del Gran Maestro Dengyo! Fino a quando Nichiren, che sta denunciando la radice di queste grandi offese contro l’insegnamento corretto, verrà trattato con ostilità, le divinità celesti occulteranno la loro luce, gli dèi della terra saranno in collera, e appariranno un gran numero di strani fenomeni e calamità. Sappi che, poiché io parlo della più importante questione dell’intero continente di Jambudvipa, accadono prodigi della massima grandezza. Quanto è tragico e deplorevole che tutta la gente del Giappone debba cadere nella grande fortezza dell’inferno della sofferenza incessante! Ma che fortuna e che gioia pensare che, con questo corpo indegno, io ho ricevuto nel mio cuore il seme della Buddità! Vedrai cosa accadrà! Quando decine di migliaia di navi da guerra verranno dal grande impero dei mongoli ad attaccare il Giappone, tutti, dal governante alle persone comuni, volteranno le spalle ai templi buddisti e ai santuari degli dèi e leveranno in coro le loro voci invocando: «Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo» e giungendo le mani grideranno: «Prete Nichiren, prete Nichiren, salvaci!». In India il re Mihirakula fu costretto a sottomettersi a mani giunte al re Baladitya e, in Giappone, Taira no Munemori fu obbligato a inchinarsi davanti a Kajiwara Kagetoki158. Questi fatti si accordano col principio che gli uomini di grande arroganza devono alla fine piegarsi davanti ai loro nemici. I monaci arroganti e perversi descritti nel Sutra del Loto dapprima si armarono di mazze e bastoni per colpire il Bodhisattva Mai Sprezzante, ma in seguito giunsero le mani e si pentirono dei loro errori. Devadatta ingiuriò il Budda Shakyamuni e lo ferì, versandone il sangue, ma quando fu sul punto di morire gridò: «Namu!». Se solo avesse pronunciato «Namu Budda [devozione al Budda]!» si sarebbe salvato dall’inferno. Ma le sue colpe erano così gravi che riuscì a dire soltanto «Namu» e non fu in grado di pronunciare la parola «Budda». E ben presto anche gli eminenti preti del Giappone cercheranno di gridare: «Namu Nichiren Shonin [devozione al santo Nichiren]!», ma quasi certamente potranno pronunciare solo la parola «Namu!». Che pena mi fanno! Nei testi secolari è scritto: «Un santo è colui che conosce le cose che non sono ancora accadute». E i testi buddisti dicono: «Un santo è colui che conosce le tre esistenze della vita: il passato, il presente e il futuro». Io mi sono distinto tre volte per questo genere di conoscenza. La prima volta nel primo anno dell’era Bunno (1260), segno ciclico kanoe-saru, il sedicesimo giorno del settimo mese quando presentai il mio Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese a Sua signoria, il prete laico del Saimyo-ji, per mano del prete laico Yadoya159. In tale occasione dissi al prete laico Yadoya: «Per favore, renda noto a Sua signoria che la devozione alle scuole Nembutsu e Zen dovrebbe essere abbandonata. Se questo ammonimento non verrà ascoltato, scoppieranno disordini all’interno del clan reggente e il paese sarà attaccato da una potenza straniera». La seconda volta fu il dodicesimo giorno del nono mese dell’ottavo anno dell’era Bun’ei (1271), all’ora della scimmia (dalle quindici alle diciassette), quando dissi a Hei no Saemon-no-jo: «Nichiren è il pilastro e la trave del Giappone! Sbarazzarvi di me significa far crollare il pilastro del Giappone! Immediatamente ci sarà il “disastro della rivolta all’interno del proprio dominio”, o lotte intestine, e anche “il disastro dell’invasione da parte di paesi stranieri”. Non soltanto il popolo del nostro paese troverà la morte per mano degli stranieri invasori, ma molte persone verranno fatte prigioniere. Tutti i templi Nembutsu e Zen come il Kencho-ji, il Jufuku-ji, il Gokuraku-ji, il Daibutsu-den e il Choraku-ji dovrebbero essere rasi al suolo, e i loro preti dovrebbero essere portati alla spiaggia di Yui per essere decapitati. Se ciò non verrà fatto, il Giappone sarà sicuramente distrutto!160». La terza volta fu l’ottavo giorno del quarto mese dello scorso anno (l’undicesimo anno dell’era Bun’ei), quando dissi a Saemon-no-jo: «Anche se, poiché sono nato nel dominio del governante, sembra che io lo segua nelle azioni, non lo seguirò mai nel mio cuore. Non c’è dubbio che il Nembutsu conduca all’inferno della sofferenza incessante e che la scuola Zen sia opera del demone celeste. La scuola della Vera parola, in particolare, è un grande flagello per il nostro paese. Il compito di pregare per la vittoria sui mongoli non dovrebbe essere affidato ai preti della Vera parola! Se un così grave problema sarà affidato a loro, la situazione non farà che peggiorare rapidamente e il paese andrà incontro alla distruzione». [Hei no Saemon-no-jo] Yoritsuna chiese allora: «Quando credete che i mongoli ci attaccheranno?». Io risposi: «Le sacre scritture non indicano il tempo. Ma poiché i presagi mostrano che il cielo è estremamente adirato, l’attacco dovrebbe essere imminente, probabilmente avverrà entro la fine dell’anno». Tuttavia non fui io, Nichiren, a fare queste tre importanti dichiarazioni, ma esclusivamente lo spirito del Tathagata Shakyamuni che aveva preso possesso del mio corpo. E avendo sperimentato ciò personalmente, sento un’immensa gioia. Questa è l’importantissima dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita insegnata nel Sutra del Loto. Cosa vuol dire il Sutra del Loto quando afferma: «Questa realtà [il vero aspetto di tutti i fenomeni] consiste di: aspetto,…»161? L’aspetto, il primo dei dieci fattori, è il più importante di tutti. Questo è il motivo per cui il Budda apparve nel mondo. «I sapienti sanno percepire l’origine delle cose, come i serpenti conoscono la via dei serpenti». I ruscelli si riuniscono per formare il grande mare e i granelli di polvere si accumulano per formare il monte Sumeru. Quando all’inizio io, Nichiren, presi fede nel Sutra del Loto, ero come un’unica goccia d’acqua o un singolo granello di polvere in tutto il Giappone. Ma poi, quando due, tre, dieci, cento, mille, diecimila, un milione di persone reciteranno il Sutra del Loto e lo insegneranno ad altri, formeranno un monte Sumeru di perfetta illuminazione, un grande mare di grande nirvana! Non cercare nessun’altra via per conseguire la Buddità! Domanda: Al tempo del tuo secondo ammonimento, quando sei incorso nell’ira delle autorità il dodicesimo giorno del nono mese dell’ottavo anno dell’era Bun’ei, come sapevi che, se ti avessero fatto del male, sarebbe scoppiata una rivolta e il paese sarebbe stato attaccato da eserciti stranieri? Risposta: Il cinquantesimo volume del Sutra della Grande raccolta afferma: «Potranno esserci dei re della classe Kshatriya che agiscono contro la Legge e tormentano gli ascoltatori della voce, discepoli dell’Onorato dal Mondo, che li insultano, li colpiscono con spade e bastoni, li privano delle vesti, della ciotola da mendicante e delle altre cose di cui hanno bisogno, o imprigionano e perseguitano quelli che fanno loro l’elemosina. Se dovessero esserci persone che agiscono così, noi faremo in modo che sorgano spontaneamente e all’improvviso dei nemici in terre straniere; susciteremo anche rivolte all’interno dei loro stati, provocheremo pestilenza e carestia, venti e piogge fuori stagione, discordie, conflitti e calunnie. E ci assicureremo che quei sovrani non durino a lungo e che i loro paesi vengano annientati». Nei sutra esistono molti passi di questo genere, ma io ho scelto questo perché è particolarmente attinente ai tempi attuali e alla mia personale situazione. In questo passo, “noi” indica tutte le divinità del triplice mondo, inclusi Brahma, Shakra, il re demone del sesto cielo, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti e tutti i draghi. Questi esseri eminenti giurarono solennemente davanti al Budda che, se nel Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge dopo la sua morte, monaci dagli insegnamenti errati avessero denunciato al sovrano colui che pratica l’insegnamento corretto, e se coloro che sono vicini al sovrano e gli sono fedeli, accettando semplicemente senza accertarne la verità le parole di questi monaci per rispetto verso di essi, avessero coperto di maltrattamenti e insulti quel sapiente, allora esse, le divinità, avrebbero fatto in modo che senza alcuna ragione apparente scoppiasse una grande rivolta all’interno del paese, che questo venisse anche attaccato da un altro paese, cosicché sia il sovrano sia il suo stato fossero distrutti. Da un lato gioisco al pensiero che le mie profezie si avverino, dall’altro ne sono addolorato. Io non ho commesso alcuna colpa nella mia attuale esistenza. Tutto quello che ho fatto è stato di cercare di ripagare il debito che ho verso il mio paese natale, tentando di salvarlo dalla rovina. Mi rammarico che il mio ammonimento non sia stato ascoltato. Non solo esso non fu ascoltato, ma io venni convocato davanti alle autorità e il rotolo del quinto volume del Sutra del Loto mi venne strappato di dosso e fu usato per colpirmi duramente162. Infine, venni arrestato e portato per le strade della città. In quella circostanza io gridai: «Dèi del sole e della luna lassù nel cielo, quaggiù Nichiren sta affrontando questa grande persecuzione. Se in questa occasione non venite a prendere il mio posto, significa forse che io non sono il vero devoto del Sutra del Loto? Se così fosse, dovrei correggere immediatamente la mia opinione errata. Ma se Nichiren è il vero devoto del Sutra del Loto, dovete immediatamente mostrare un segno a questo paese! Se non lo fate, voi dèi del sole e della luna, insieme a tutte le altre divinità, non siete altro che grandi bugiardi colpevoli di aver ingannato Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni. Devadatta si rese colpevole di falsità e inganno, e Kokalika era un grande bugiardo, ma voi divinità siete colpevoli di aver detto menzogne cento, mille, diecimila, un milione di volte più grandi!». Avevo appena finito di pronunciare queste parole quando nel paese scoppiò una rivolta interna. Dal momento che il paese è caduto in un grave disordine, sebbene io sia una persona comune che non varrebbe la pena di nominare, poiché sostengo il Sutra del Loto, merito di essere chiamato il più importante Grande Uomo163 di tutto il Giappone in quest’epoca. Domanda: Esistono diversi generi di quell’illusione che è l’arroganza, come i sette tipi, i nove tipi e gli otto tipi. Ma la tua arroganza è cento, mille, diecimila, un milione di volte maggiore della più grande arroganza descritta negli insegnamenti buddisti. Lo studioso Gunaprabha rifiutò di inchinarsi davanti al Bodhisattva Maitreya164, e il Grande Brahmano Arrogante si costruì un palco sostenuto da quattro piedi [che rappresentavano i santi Maheshvara, Vishnu e Narayana e il Budda Shakyamuni]; Mahadeva, sebbene fosse solo una persona comune, dichiarò di essere un arhat e lo studioso Vimalamitra proclamò di essere la persona più importante di tutte le cinque regioni dell’India. Tutti questi uomini commisero colpe che li condannarono all’inferno Avichi, o inferno della sofferenza incessante. Come osi quindi affermare di essere l’uomo più saggio di tutto il continente di Jambudvipa? Non cadrai anche tu nell’inferno come gli altri? Che cosa tremenda sarebbe! Risposta: Hai veramente capito il significato dei sette, dei nove e degli otto tipi di arroganza? Il Budda Shakyamuni, l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione, dichiarò: «Io sono il primo in tutto il triplice mondo!». Tutti i maestri non buddisti predissero che il cielo lo avrebbe punito all’istante o che la terra lo avrebbe inghiottito. [Ma non accadde niente di simile]. I trecento e più preti dei sette maggiori templi di Nara affermarono che il prete Saicho [il Gran Maestro Dengyo] era un’incarnazione di Mahadeva o del Brahmano Ventre di Ferro165. Tuttavia il cielo non lo punì ma, al contrario, lo protesse in vari modi, la terra non si aprì e lo inghiottì, ma rimase dura come un diamante. Il Gran Maestro Dengyo fondò un tempio sul monte Hiei e divenne l’occhio di tutti gli esseri viventi. Alla fine, i preti dei sette maggiori templi riconobbero il proprio errore e divennero suoi discepoli, e le persone delle varie province del paese diventarono suoi sostenitori laici. Perciò, quando qualcuno che è realmente superiore dichiara di esserlo, le sue parole possono sembrare arroganti, ma in realtà egli riceverà grandi benefici [poiché sta di fatto lodando la Legge che abbraccia]. Il Gran Maestro Dengyo disse: «La scuola Tendai Loto è superiore alle altre scuole in virtù del sutra su cui si basa. Perciò, [nel dichiarare la propria superiorità] essa non sta lodando se stessa e disprezzando le altre scuole»166. Il settimo volume del Sutra del Loto afferma: «Proprio come tra [le altre montagne], il monte Sumeru è il supremo, così è per questo Sutra del Loto. È il supremo fra tutti i sutra»167. Questa frase vuol dire che i cinque o settemila volumi dei sutra della Ghirlanda di fiori, della Saggezza e di Mahavairochana predicati in passato, del Sutra degli Innumerevoli significati predicato allo stesso tempo del Sutra del Loto e del Sutra del Nirvana che sarebbe stato predicato in futuro, i sutra esistenti in India, nel palazzo del re drago, nel cielo dei quattro re celesti, nel cielo dei trentatré dèi, del sole e della luna, e quelli di tutti i mondi delle dieci direzioni, sono [montagne inferiori] come le Montagne di Terra, la Montagne Nere, le Piccole Montagne di Ferro che Circondano il Mondo, le Grandi Montagne di Ferro che Circondano il Mondo, mentre questo Sutra del Loto introdotto in Giappone è come il monte Sumeru. Il settimo volume afferma inoltre: «Una persona che è in grado di abbracciare e sostenere questo sutra, allo stesso modo, è la prima tra tutti gli esseri viventi»168. Consideriamo il significato di questo passo. Il Sutra della Ghirlanda di fiori è sostenuto dai bodhisattva Virtù Universale, Luna della Liberazione, Nagarjuna e Ashvaghosha, dal Gran Maestro Fa-tsang, dal Maestro del Paese Ch’ing-liang, dall’imperatrice Wu, dal Precettore Shinjo, dall’Amministratore del clero Roben e dall’imperatore Shomu. I sutra dei Profondi segreti e della Saggezza sono sostenuti dal Bodhisattva Aspetto della Verità Superlativa169, dal Venerabile Subhuti, dal Gran Maestro Chia-hsiang, dal Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang, dagli imperatori T’ai-tsung e Kao-tsung, dai preti Kanroku e Dosho e dall’imperatore Kotoku. Il Sutra di Mahavairochana della scuola della Vera parola è sostenuto da Vajrasattva, dai bodhisattva Nagarjuna e Nagabodhi170, dal re Satavahana171 dai maestri del Tripitaka Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung, dagli imperatori Hsüan-tsung e T’ai-tsung, da Hui-kuo, dai gran maestri Kobo e Jikaku. E il Sutra del Nirvana è sostenuto dal Bodhisattva Kashyapa, dai cinquantadue tipi di esseri172 e dal Maestro del Tripitaka Dharmaraksha. Fa-yün del tempio Kuang-che e i dieci preti eminenti, tre della Cina meridionale e sette della Cina settentrionale, [abbracciarono anche altri sutra diversi dal Sutra del Loto]173. A differenza di questi, le persone comuni del malvagio mondo dell’ultima epoca, anche se non osservano un solo precetto e agli altri possono sembrare icchantika, se credono fermamente, come afferma il sutra, che non esista altra via per la Buddità all’infuori del Sutra del Loto, il quale eccelle su tutti i sutra precedenti, contemporanei o successivi, sono cento, mille, diecimila, un milione di volte superiori a quei grandi santi che sostengono gli altri sutra, sebbene possano non avere un briciolo di comprensione. Questo è il significato del passo del Sutra del Loto che ho citato. Tra i sostenitori degli altri sutra, ci sono alcuni che esortano la gente ad abbracciarli temporaneamente per condurla gradualmente al Sutra del Loto. Altri restano fedeli agli altri sutra e non si avvicinano mai al Sutra del Loto. Altri ancora, non solo continuano ad aderire agli altri sutra, ma vi sono attaccati così tenacemente da arrivare a dichiarare che il Sutra del Loto è inferiore ai loro sutra. In ogni modo il devoto del Sutra del Loto dovrebbe tenere a mente quanto segue. Il Sutra del Loto afferma che, fra tutti i fiumi, i ruscelli e gli altri corsi d’acqua, il grande mare è il supremo e lo stesso vale per una persona che è in grado di sostenere questo sutra174. Afferma inoltre che fra tutte le stelle e gli astri, la luna, figlia del cielo, è suprema e così è una persona in grado di sostenere questo sutra175. Tieni a mente queste parole. Al momento attuale tutti gli uomini sapienti del Giappone sono come la moltitudine di stelle e io, Nichiren, sono come la luna piena. Domanda: C’è qualcuno che nel passato ha parlato come tu hai appena fatto? Risposta: Il Gran Maestro Dengyo afferma: «In verità sappiate che i sutra sui quali si basano le altre scuole non sono i primi tra i sutra, e anche coloro che li sostengono non sono i primi fra la moltitudine. Ma il Sutra del Loto, sostenuto dalla scuola Tendai Loto, è il primo fra tutti i sutra e perciò coloro che lo abbracciano sono i primi fra gli esseri viventi. Ciò è confermato dalle stesse parole del Budda. Come potrebbe essere mera vanagloria?»176. Una zecca, attaccandosi alla coda di un ch’i-lin, può percorrere mille ri in una giornata, e una persona indegna che si accompagna a un re che mette in moto la ruota può attraversare in un istante i quattro continenti del mondo. Chi contesterebbe la verità di queste affermazioni? Tenete a mente le parole di Dengyo: «Come potrebbe essere mera vanagloria?». Se ciò che egli dice è vero, allora chi abbraccia il Sutra del Loto esattamente come il sutra insegna, deve essere superiore al re Brahma e più rispettabile del signore Shakra. Con l’aiuto degli asura puoi sollevare e trasportare persino il monte Sumeru. Se i draghi sono al tuo servizio, puoi prosciugare il grande mare fino all’ultima goccia. Il Gran Maestro Dengyo afferma: «Coloro che lo lodano accumuleranno tanti benefici da formare una montagna alta come il monte Calmo e Brillante, mentre coloro che lo offendono commettono una colpa che li condannerà all’inferno della sofferenza incessante»177. E il Sutra del Loto dice: «Se qualcuno [dovesse offendere un sutra come questo] oppure se, vedendo coloro che leggono, recitano, copiano e sostengono questo sutra, li dovesse disprezzare, odiare, invidiare, o provare rancore nei loro confronti, […] allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»178. Se queste auree parole del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sono vere, se non è menzognera l’approvazione data a esse dal Budda Molti Tesori e se dobbiamo credere al segno di assenso dei Budda delle dieci direzioni che allungarono le loro lingue, allora non può esservi dubbio che tutti i giapponesi di quest’epoca sono destinati a cadere nell’inferno della sofferenza incessante. L’ottavo volume del Sutra del Loto afferma: «Nelle epoche future, coloro che accetteranno, sosterranno, leggeranno e reciteranno questo sutra […] i loro desideri saranno appagati e nell’esistenza presente saranno ricompensati con la fortuna». Dice anche: «Ma chi farà loro offerte e li loderà, nell’esistenza presente otterrà una ricompensa visibile per queste azioni»179. In questi due passi troviamo otto caratteri [che significano] «nell’esistenza presente saranno ricompensati con la fortuna» e otto caratteri [che significano] «nell’esistenza presente otterrà una ricompensa visibile per queste azioni». Se questi sedici caratteri fossero privi di senso e se Nichiren non ricevesse una grande ricompensa nella sua vita attuale, le auree parole del Tathagata sarebbero uguali alle vane bugie di Devadatta e la testimonianza del Budda Molti Tesori non sarebbe differente dalle infondate asserzioni di Kokalika. In tal caso nessuno di coloro che offendono l’insegnamento corretto verrebbe mai condannato all’inferno Avichi? E i Budda delle tre esistenze non esisterebbero?! Perciò vi dico, miei discepoli, cercate di praticare come insegna il Sutra del Loto, sforzandovi senza risparmiare la vostra vita! Mettete alla prova la verità del Buddismo adesso! Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo! Domanda: Nel Sutra del Loto troviamo questo passo: «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema»180. E il Sutra del Nirvana afferma: «Per esempio, se un inviato del re, dotato di talento per la discussione e abile nell’usare gli espedienti, dovesse essere inviato in missione in un paese straniero, preferirebbe perdere la vita, piuttosto che nascondere anche una sola delle parole del suo sovrano. Lo stesso vale per i sapienti. Andando fra la gente comune e senza risparmiare la propria vita, un sapiente deve assolutamente proclamare il prezioso insegnamento del Tathagata, contenuto nei sutra corretti ed equi del grande veicolo, cioè che tutti gli esseri viventi possiedono la natura di Budda».Vorrei che tu mi spiegassi precisamente in quali circostanze si dovrebbe essere pronti a sacrificare persino la propria vita. Risposta: Inizialmente, quando intrapresi la pratica buddista, supposi che l’affermazione «senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite» significasse recarsi in Cina per ordine imperiale come fecero Dengyo, Kobo, Jikaku e Chisho, o che significasse partire dalla Cina come fece Hsüan-tsang che si recò in India morendo e rinascendo sei volte. O pensai che significasse dare la propria vita come fece il ragazzo delle Montagne Nevose allo scopo di imparare la metà di un verso, o bruciarsi i gomiti come offerta per settantaduemila anni come fece il Bodhisattva Re della Medicina. Ma, se ci rimettiamo al testo dei sutra, non si tratta di questo. Riguardo al passo «senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite», il sutra precedentemente descrive i tre potenti nemici che calunnieranno, colpiranno con spade e bastoni e con tutta probabilità uccideranno [chi propaga il sutra]. E, per capire il passo del Sutra del Nirvana che parla di compiere il proprio dovere «anche se ciò potrebbe costargli la vita», dovremmo esaminare il passo successivo dello stesso sutra che afferma: «Ci sono individui chiamati icchantika, o persone di incorreggibile miscredenza. Essi fingono di essere arhat, vivono in luoghi deserti e parlano in maniera offensiva dei sutra corretti ed equi del grande veicolo. Quando le persone comuni li incontrano, credono che siano dei veri arhat e ne parlano come di grandi bodhisattva». Parlando del terzo nemico, il Sutra del Loto afferma: «Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste, eremiti vestiti di stracci rattoppati, […] saranno rispettati e riveriti dal mondo quasi fossero arhat in possesso dei sei poteri sovrannaturali»181. E il Sutra del Parinirvana dice: «Ci sono anche icchantika che sembrano arhat ma che commettono azioni malvagie». I potenti nemici dell’insegnamento corretto di cui parlano questi passi dei sutra, non si trovano tanto fra i governanti e i ministri malvagi, i non buddisti, i re demoni o i monaci che trasgrediscono i precetti; sono piuttosto coloro che offendono gravemente la Legge tra i monaci eminenti che apparentemente sembrano uomini sapienti e che osservano i precetti. Il Gran Maestro Miao-lo parlando di questi uomini dice: «Il terzo è il più terribile di tutti. Questo perché il secondo e il terzo sono sempre più difficili da riconoscere per ciò che realmente sono»182. Il quinto volume del Sutra del Loto afferma: «Questo Sutra del Loto è il tesoro segreto dei Budda, dei Tathagata. Fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto»183. Se dobbiamo credere ai quattro caratteri di questo passo che significano «gli spetta il posto più alto», possiamo affermare che il devoto del Sutra del Loto è colui che proclama che il Sutra del Loto è il supremo tra tutti i sutra. Supponiamo che ci siano molte persone tenute in grande considerazione dal sovrano e che queste persone asseriscano che vi sono altri sutra superiori al Sutra del Loto, polemizzando su questo punto col devoto del sutra. Esse godono della fiducia e del­l’appoggio del governante e dei suoi ministri, mentre il devoto del Sutra del Loto è una persona di umile condizione e scarsa erudizione; perciò tutto il paese si unisce nell’ingiuriarlo. Se in queste circostanze egli si comporta come il Bodhisattva Mai Sprezzante o l’Erudito Bhadraruchi e continua ad affermare la superiorità del Sutra del Loto, quasi certamente perderà la vita. Praticare con una tale risolutezza di fronte a questa minaccia è la cosa più importante di tutte. Adesso io, Nichiren, sto affrontando una simile situazione. Quantunque sia un umile uomo comune, ho proclamato che il Gran Maestro Kobo, il Gran Maestro Jikaku, i maestri del Tripitaka Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-k’ung e altri individui del genere sono potenti nemici del Sutra del Loto e che, se ci si deve fidare delle parole del sutra, essi sono caduti senza dubbio nell’inferno della sofferenza incessante. Proclamare una cosa simile è un passo molto grave. Sarebbe più facile camminare nudi in un furibondo incendio o prendere in mano il monte Sumeru e scagliarlo lontano o attraversare il grande mare con una grossa pietra sulla schiena. Ma, affermare l’insegnamento corretto184 nel paese del Giappone è la cosa più importante. Se il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, della pura terra del Picco dell’Aquila, il Budda Molti Tesori del Mondo del Tesoro della Purezza, i Budda delle dieci direzioni che sono emanazioni di Shakyamuni, i bodhisattva emersi dalla terra numerosi come i granelli di polvere di mille mondi, Brahma e Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti, visibilmente e invisibilmente, non mi offriranno la loro protezione e non mi presteranno aiuto, allora essi non avranno mai un solo giorno o una sola ora di pace e di sicurezza!

    Cenni Storici

    Questo trattato, annoverato tra le cinque opere maggiori di Nichiren Daishonin, venne composto a Minobu nel primo anno di Kenji (1275) e affidato a un credente di nome Yui che viveva a Nishiyama, nella provincia di Suruga. Come altre opere importanti del Daishonin, è scritto in forma di dialogo con un ipotetico interlocutore.

    Nel quarto mese del 1274, dopo essere rientrato dall’esilio a Sado, il Daishonin incontrò Hei no Saemon presentandogli una rimostranza per il reggente Hojo Tokimune. Quando fu chiaro che anche questo suo terzo e ultimo ammonimento al governo non sarebbe stato ascoltato, il Daishonin decise di ritirarsi nella foresta del monte Minobu. Nel decimo mese del 1274, l’esercito mongolo diede inizio all’invasione del Giappone, proprio come il Daishonin aveva predetto durante il suo incontro con Hei no Saemon. La notizia dell’invasione, la prima nella storia del Giappone, seppure fallita, fu un colpo durissimo per il paese e seminò il terrore di un secondo attacco tra la popolazione. Fu in questa difficile situazione che il Daishonin scrisse La scelta del tempo.

    Il “tempo” citato nel titolo si riferisce all’Ultimo giorno, quando la “pura Legge” degli insegnamenti di Shakyamuni era ormai oscurata e perduta e sarebbe apparsa “la grande pura Legge” di Nam-myoho-renge-kyo.

    Nichiren Daishonin aveva già evidenziato cinque guide o criteri per la propagazione del Buddismo, ovvero la comprensione corretta: 1) dell’insegnamento; 2) della capacità delle persone; 3) del tempo; 4) del paese; 5) dell’ordine di propagazione.

    La scelta del tempo pone la massima enfasi sul fattore del tempo e il Daishonin fa riferimento ai cinque periodi di cinquecento anni descritti nel Sutra della Grande raccolta per illustrare gli eventi legati al diffondersi del Buddismo nei primi duemilacinquecento anni dopo la morte di Shakyamuni. 1) Nei primi cinquecento anni del Primo giorno della Legge, Mahakashyapa, Ananda, e altri propagarono in India gli insegnamenti hinayana. 2) I secondi cinquecento anni del Primo giorno videro l’avvento di Nagarjuna, Vasubandhu e altri, che propagarono gli insegnamenti mahayana provvisori. 3) Nei primi cinquecento anni del Medio giorno della Legge, apparve in Cina il Gran Maestro T’ien-t’ai, che propagò l’insegnamento transitorio del Sutra del Loto. 4) I secondi cinquecento anni del Medio giorno videro il Gran Maestro Dengyo propagare l’insegnamento transitorio in Giappone e istituire un palco di ordinazione per il conferimento dei precetti mahayana. 5) I primi cinquecento anni dell’Ultimo giorno sono il tempo in cui, secondo il Sutra della Grande raccolta, «la pura Legge sarà oscurata e perduta». Nichiren Daishonin proclama che durante questo periodo la grande pura Legge si diffonderà ampiamente in tutto il mondo.

    Quindi, Nichiren afferma che chi propaga gli insegnamenti del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge è il devoto del Sutra del Loto che possiede le tre virtù di sovrano, maestro e genitore.

    Descrive poi in questi termini la Legge che si diffonderà nell’Ultimo giorno: «E, per quanto incredibile possa sembrare, nel testo del Sutra del Loto appare chiaramente la più profonda e segreta Legge corretta che, sebbene esposta compiutamente dal Budda, dalla sua morte fino a ora non è mai stata propagata da Mahakashyapa, Ananda, Ashvaghosha, Nagarjuna, Asanga o Vasubandhu e nemmeno da T’ien-t’ai o Dengyo» (pp. 500-501).

    La seconda metà del trattato espone gli errori dottrinali delle scuole Nembutsu, Zen e della Vera parola, individuando in questi errori la causa delle calamità che affliggevano il Giappone.

    In Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese il Daishonin aveva concentrato le sue critiche sulla dottrina Nembutsu, quale fonte principale dei disastri, mentre La scelta del tempo critica, tra le altre, le credenze della scuola della Vera parola che aveva conquistato la fiducia della classe dominante, e alla quale si chiedeva di pregare per proteggere il paese dai nemici. Il Daishonin sottolinea l’inutilità di tali preghiere, facendo riferimento all’attacco al Giappone da parte dell’esercito mongolo, nel 1274, e al tumulto di Jokyu del 1221, quando la corte imperiale venne sconfitta dal governo di Kamakura dopo essersi affidata alle preghiere della Vera parola.

    Si concentra poi sugli errori dottrinali della Vera parola. I patriarchi della Vera parola si erano appropriati della dottrina di T’ien-t’ai dei tremila regni in un singolo istante di vita, incorporandola nel proprio insegnamento e sostenendo che essa veniva esposta nel Sutra di Mahavairochana, il testo su cui si basava la loro scuola. Arrivarono perfino ad accusare T’ien-t’ai di aver rubato la suprema dottrina della Vera parola, affermando la superiorità del Sutra di Mahavairochana sul Sutra del Loto, e del Budda Mahavairochana, che è una figura leggendaria di quel sutra, sul Budda Shakyamuni.

    A questo punto il Daishonin dichiara: «Nel passato in Cina e in Giappone sono apparsi talvolta santi di saggezza e capacità straordinarie, ma nessuno ha avuto tanti potenti nemici nel suo paese per aver sostenuto il Sutra del Loto, quanti ne ho io, Nichiren. Dai fatti che hai sotto gli occhi, dovrebbe essere evidente che Nichiren è la persona più importante dell’intero continente di Jambudvipa» (p. 515).

    Quindi, attribuisce la causa delle calamità al fatto che i governanti del paese non avevano onorato il Sutra del Loto e il suo devoto. Dal momento che sia i testi buddisti sia quelli non buddisti definiscono un “santo” colui che conosce il futuro, il Daishonin dichiara di essere un grande santo e afferma: «Io mi sono distinto tre volte per questo genere di conoscenza» (p. 519). Le profezie da lui espresse in occasione delle tre rimostranze alle autorità, si erano puntualmente avverate. Nella terza rimostranza, il Daishonin aveva detto a Hei no Saemon: «Anche se, poiché sono nato nel dominio del governante, sembra che io lo segua nelle azioni, non lo seguirò mai nel mio cuore» (p. 520). Un’espressione di grande coraggio e libertà di pensiero, assai rara nel Giappone del tredicesimo secolo.

    Aggiunge poi che, pur essendo solo una persona comune, dal momento che è il devoto del Sutra del Loto merita di essere chiamato il primo tra i grandi uomini del Giappone. “Grande uomo” è uno dei titoli di un Budda.

    L’interlocutore risponde criticando il Daishonin per la sua apparente arroganza, ma egli replica che si tratta piuttosto di una convinzione assoluta nella superiorità della Legge che abbraccia. Poi si rivolge ai suoi seguaci: «Perciò vi dico, miei discepoli, cercate di praticare come insegna il Sutra del Loto, sforzandovi senza risparmiare la vostra vita! Mettete alla prova la verità del Buddismo adesso!» (p. 524).

    In conclusione, il Daishonin dichiara di aver sperimentato in prima persona il passo del capitolo “Esortazione alla devozione” del Sutra del Loto: «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema». Infatti egli ha lottato costantemente, senza risparmiare la propria vita, per rivelare il corretto insegnamento, affrontando le persecuzioni dei tre potenti nemici, in particolare quelli del terzo gruppo, i preti autorevoli e rispettati che inducono il potere secolare a perseguitare i devoti del Sutra del Loto.

    Note

    1. Il Sutra del Loto, cap. 7, p. 181.
    2. Ibidem, p. 201.
    3. Ibidem, cap. 2, p. 78.
    4. Il Sutra della Conversione dei barbari di Lao-Tzu afferma che quest’ultimo alla nascita aveva già i capelli bianchi e l’aspetto di un vecchio.
    5. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 78.
    6. Riferimento al quindicesimo capitolo del Sutra del Loto, nel quale, vedendo i Bodhisattva della Terra, Maitreya e gli altri partecipanti all’assemblea si meravigliano di come, nei soli quarant’anni trascorsi dalla sua illuminazione sotto l’albero della bodhi, il Budda fosse riuscito a istruire così tanti nobili e maestosi bodhisattva. E Maitreya dice che è come se un giovane di venticinque anni additasse un centenario dicendo: «Questo è mio figlio».
    7. Possiedono, possiede: giap. soku che significa “sono” nel senso di “hanno in sé la potenzialità di”.
    8. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 78.
    9. Ibidem, cap. 3, p. 129.
    10. Ibidem, cap. 10, p. 235.
    11. Ibidem, cap. 14, p. 288.
    12. Ibidem, cap. 20, p. 365.
    13. Ibidem, cap. 13, p. 270.
    14. Parole e frasi del Sutra del Loto.
    15. Annotazioni sul Sutra del Nirvana.
    16. A queste persone il Budda Shakyamuni espose gli insegnamenti del Sutra della Ghirlanda di fiori subito dopo avere raggiunto l’illuminazione.
    17. Nel Parco dei Cervi (sans. Mrigadava), a Varanasi, Shakyamuni predicò gli insegnamenti che sarebbero diventati i sutra Agama.
    18. Occhio del Budda: uno dei cinque tipi di visione, l’occhio fisico, l’occhio celeste, quello della saggezza, quello del Dharma e quello del Budda. Qui si riferisce ai sutra che contengono l’insegnamento di Shakyamuni.
    19. Il Budda è spesso paragonato al sole perché disperde l’oscurità dell’ignoranza delle persone.
    20. Epoca dell’emancipazione: il periodo nel quale le persone sono sicure di ottenere l’illuminazione praticando gli insegnamenti del Budda.
    21. Epoca della meditazione: il periodo durante il quale le persone praticheranno la meditazione allo scopo di percepire la verità.
    22. Epoca della lettura, della recitazione e dell’ascolto: il periodo nel quale le persone si concentreranno sullo studio, la recitazione dei sutra e l’ascolto di lezioni su di essi.
    23. Epoca della costruzione di templi e stupa: il periodo in cui vengono costruiti molti templi e stupa.
    24. L’ultimo dei cinque periodi di cinquecento anni segna l’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, l’era di dispute e conflitti.
    25. Queste osservazioni si trovano nella Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine di Tao-ch’o.
    26. Questa spiegazione si trova nell’opera di Honen Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.
    27. Sul Mondo di Pace e Beatitudine.
    28. Lode alla rinascita nella Pura terra.
    29. Ibidem.
    30. Sul Mondo di Pace e Beatitudine.
    31. Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 394. La traduzione italiana del sutra è leggermente diversa.
    32. Ibidem, cap. 17, p. 332.
    33. Ibidem, cap. 14, p. 283.
    34. Ibidem, cap. 10, p. 235.
    35. Ibidem, cap. 14, p. 287.
    36. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 394.
    37. Queste tre citazioni compaiono nei venti versi del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Esortazione alla devozione”, che descrivono i tre potenti nemici che attaccheranno il devoto del Sutra del Loto nella corrotta ultima epoca (Il Sutra del Loto, cap. 13. pp. 270-271).
    38. Secondo il ventunesimo capitolo del Sutra del Loto, gli esseri celesti gridarono nell’alto del cielo che nel mondo di saha un Budda di nome Shakyamuni stava predicando il Sutra del Loto della Legge meravigliosa, il sutra custodito nel cuore dai Budda, e incoraggiarono tutti a rendere omaggio e fare offerte al Budda Shakyamuni. Poi tutti i vari esseri dissero: «Salve Budda Shakyamuni! Salve Budda Shakyamuni!». Poiché l’essenza del Sutra del Loto è la Legge di Nam-myoho-renge-kyo che permette a tutti i Budda di diventare tali, Nichiren Daishonin aggiunge che tutti i vari esseri nei mondi delle dieci direzioni gridarono: «Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo».
    39. Parole e frasi.
    40. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
    41. Saggio sulla protezione del paese.
    42. Katsu: antico regno che si estendeva dalla Manciuria alla Corea del nord. Secondo le antiche mappe “una terra a est di T’ang e a ovest di Katsu” indicherebbe il Giappone.
    43. Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto.
    44. Questa storia si trova nel Sutra della Causalità di passato e presente.
    45. Wu (464-549), primo sovrano della dinastia Liang, fece voto di non seguire la via del Taoismo. Disse che avrebbe preferito sprofondare nei cattivi sentieri per un lungo periodo di tempo per aver contravvenuto agli insegnamenti del Buddismo (formando comunque un legame con esso), piuttosto di rinascere in cielo per aver abbracciato insegnamenti non buddisti. Questa storia è narrata in Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”. Udraka Ramaputra fu un eremita e maestro di meditazione yoga, il secondo maestro sotto il quale Shakyamuni praticò. Si dice che sia rinato nel più alto dei quattro cieli del mondo della non forma.
    46. Tutti gli uomini menzionati in questo e nei precedenti due paragrafi fanno parte dei ventiquattro successori che si diceva appartenessero al lignaggio dottrinale di Shakyamuni.
    47. Questo passo si riferisce ai «tre criteri di comparazione» con i quali T’ien-t’ai sostenne la superiorità del Sutra del Loto. «Se il processo d’istruzione fosse rivelato dall’inizio e alla fine» corrisponde al secondo criterio; «se la relazione originale fra maestro e discepolo fosse chiarita» al terzo criterio e «quali insegnamenti conducano all’illuminazione e quali no» al primo.
    48. Cioè, l’anno 67 d.C., data tradizionale dell’introduzione del Buddismo in Cina durante il regno dell’imperatore Ming della tarda dinastia Han.
    49. Insegnamenti essoterici ed esoterici: in questo contesto si riferisce alla classificazione degli insegnamenti di Shakyamuni secondo la maniera in cui furono esposti, cioè segreta o meno. Gli insegnamenti segreti qui vengono definiti “esoterici” e gli altri “essoterici”.
    50. Definizione di T’ien-t’ai dei diversi sistemi di classificazione usati dalle varie scuole nel periodo delle Dinastie settentrionale e meridionale.
    51. Kao-ch’ang: regno situato sul pendio meridionale dei monti T’ien Shan. Nel 640 fu conquistato dall’imperatore T’ai-tsung.
    52. La data tradizionale dell’introduzione del Buddismo in Giappone è il tredicesimo anno del regno dell’imperatore Kimmei (552 d.C.).
    53. L’imperatore Kimmei è attualmente considerato il ventinovesimo imperatore perché il governo del quindicesimo sovrano, l’imperatrice Jingu, non è più considerato un regno ufficiale. Tuttavia al tempo di Nichiren Daishonin essa era inclusa nella discendenza degli imperatori, perciò l’imperatore Kimmei era contato come il trentesimo sovrano.
    54. Una menzione della permanenza in Giappone di Shan-wu-wei si trova in Breve storia del Giappone di Koen (Xll sec.), un prete del Monte Hiei, e in Biografie degli eminenti monaci dell’era Genko di Kokan Shiren (1278-1346), un prete Zen. Sebbene non esistano prove conclusive che Shan-wu-wei abbia realmente visitato il Giappone, si pensa che questa tradizione fosse largamente accettata ai tempi del Daishonin.
    55. Il voto di diffondere il corretto insegnamento del Buddismo e condurre le persone all’illuminazione.
    56. Tale dibattito fu tenuto al tempio Takaosan di Kyoto, nell’802.
    57. Perfetta meditazione e perfetta saggezza: riferimento ai tre tipi di apprendimento, precetti, meditazione, saggezza. T’ien-tai si dedicò alla meditazione e alla saggezza basata sul Sutra del Loto, tuttavia continuò a impiegare i precetti hinayana.
    58. La cerimonia di ordinazione nella quale i preti ricevono i dieci precetti maggiori e i quarantotto minori, come sono elencati nel Sutra della Rete di Brahma. Questa cerimonia si tenne nel 805 al tempio Takaosan per otto preti, fra i quali Dosho e Shuen.
    59. Hui-tsung (1082-1135) e Ch’in-tsung (1100-1161): ottavo e nono imperatore della dinastia Sung settentrionale. I “barbari del nord” sono i Jurchen, popolo nomade della Manciuria, che fondarono la dinastia Chin nella Cina settentrionale. Nel 1126 conquistarono K’ai-feng, capitale dei Sung.
    60. Kao-tsung (1107-1187): primo imperatore della dinastia Sung meridionale. Lin-an è l’attuale città di Hangzhou.
    61. Riferimento all’invasione mongola del 1274.
    62. Cfr. Sutra degli Innumerevoli significati, p. 17.
    63. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 68.
    64. Sul Sutra del Nirvana.
    65. Dammira (il nome sanscrito è sconosciuto): re del Kashmir in India, che distrusse i templi e gli stupa buddisti nel suo regno. Si dice che quando uccise il maestro buddista Aryasimha perse il braccio destro e morì dopo sette giorni.
    66. Fa-tao (1086-1147): prete della Cina Sung. Quando l’imperatore Hui-tsung, seguace del Taoismo, cercò di sopprimere il Buddismo, Fa-tao lo ammonì, ma fu marchiato sul viso ed esiliato a Tao-Chou. Più tardi venne graziato, ma Hui-tsung fu fatto prigioniero e deportato in Manciuria dove visse fino alla morte avvenuta nel 1135.
    67. La più esterna delle otto catene montuose circolari concentriche che si dice circondassero il monte Sumeru. Qui sta a indicare inespugnabilità.
    68. Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 332.
    69. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 11, p. 253.
    70. Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 288.
    71. Ibidem, cap. 26, p. 422.
    72. Ibidem, cap. 14, p. 290. Nel testo del Sutra del Loto la citazione è al futuro: «…verranno serrate e fermate».
    73. Riferimenti al terremoto del ventitreesimo giorno dell’ottavo mese del 1257 e alla cometa apparsa il quinto giorno del settimo mese del 1264, primo anno dell’era Bun’ei.
    74. La comparsa di Nagarjuna dopo la morte di Shakyamuni è predetta nei sutra di Maya e Lankavatara.
    75. Strofa di quattro versi: «Definiamo vuote tutte le cose / che sono dipendenti nell’origine. / Esse non sono altro che “esistenze solo di nome”. / Questa è la Via di mezzo».
    76. Il significato profondo del Sutra del Loto.
    77. Grande concentrazione e visione profonda.
    78. Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
    79. Un passo di questo genere si trova nel Supplemento alle tre opere maggiori di T’ien-t’ai di Ts’ung-i, un erudito T’ien-t’ai Sung, sebbene non vi si trovi la citazione esatta.
    80. Comparazione tra il Buddismo essoterico ed esoterico.
    81. Eventi concreti: si riferisce ai fatti menzionati nel Sutra del Loto. Per esempio nel terzo capitolo, il Budda predice che Shariputra avrebbe ottenuto l’illuminazione con il nome di Fiore Splendente. Nel dodicesimo capitolo descrive il conseguimento della Buddità da parte della figlia del re drago e predice la futura illuminazione di una persona malvagia, Devadatta.
    82. Le traduzioni fatte prima di Hsüan-tsang (602-664) sono dette “vecchie traduzioni”, mentre sia le sue che quelle successive sono dette “nuove traduzioni”.
    83. Biografie degli eminenti monaci della dinastia Liang.
    84. Su “Parole e frasi”. «Il santo» è Vasubandhu. Miao-lo attribuì al traduttore un errore nel commentario di Vasubandhu al Sutra del Loto, Trattato sul Sutra del Loto. In questo contesto Nichiren Daishonin usa l’affermazione di Miao-lo per indicare il Budda. Perciò dice nel paragrafo successivo: «non è in alcun modo colpa del Budda».
    85. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 1, p. 41; la traduzione italiana è leggermente diversa: «Così io ho udito».
    86. Ibidem, cap. 28, p. 441.
    87. Il primo criterio, “cause e condizioni”, è di interpretare le parole e le frasi del sutra alla luce delle cause e condizioni che spinsero il Budda a esporle. Il secondo, “insegnamenti correlati”, è di interpretare le parole e le frasi del sutra dal punto di vista dei quattro tipi di insegnamento e dei cinque periodi. Il terzo, “insegnamento transitorio e originale”, è di interpretarle alla luce dell’insegnamento transitorio e di quello originale del sutra. Il quarto, “osservazione della mente”, è di percepire la verità insita nella propria mente attraverso la pratica della meditazione e la conseguente interpretazione delle parole e delle frasi del sutra sulla base di questa.
    88. Riferimento alla massima cinese secondo la quale un santo appare solo ogni mille anni, e un saggio solo una volta ogni cinquecento anni.
    89. Questa affermazione appare in I cento documenti del Gran Maestro T’ien-t’ai, compilato da Chang-an, successore di T’ien-t’ai.
    90. Biografia del Gran maestro T’ien-t’ai Chih-che della dinastia Sui. Tao-hsüan fondò il ramo Nan-shan della scuola dei Precetti.
    91. Saggio sui cinque insegnamenti della scuola della Ghirlanda di fiori.
    92. La storia di Han-kuang, Pu-k’ung e del monaco indiano è narrata in Biografie degli eminenti monaci della dinastia Sung, all’interno della biografia di Han-kuang (d.s.), considerato uno dei sei discepoli principali di Pu-k’ung.
    93. Su “Parole e frasi”. Gli abitanti dello stato di Lu non riuscirono a riconoscere la grandezza di Confucio. Da allora le persone che non riconoscono la grandezza degli insegnamenti di T’ien-t’ai sono paragonate alla gente di Lu.
    94. Ampia proclamazione e propagazione: giap. kosen-rufu (ko = ampio, sen = proclamare, rufu = propagare). Questo termine ricorre molte volte in questo Gosho e viene tradotto, secondo il contesto, con varie locuzioni che però fanno sempre riferimento al concetto di “propagare ampiamente”.
    95. I palchi di ordinazione del tempio Todai di Nara, del Yakushi-ji nella provincia di Shimotsuke e del Kanzeon-ji nel Kyushu.
    96. Il Sutra del Loto, cap. 11, pp. 252-253. Riferimento alle “sei azioni difficili e nove azioni facili” esposte nel Sutra del Loto.
    97. ”Lascia” e “cerca”: corrispondono nell’originale ai due verbi dal significato opposto saru =  allontanarsi, lasciare e tsuku = avvicinarsi, seguire.
    98. Quattro insegnamenti e cinque insegnamenti: classificazioni degli insegnamenti buddisti. Entrambe mettono al primo posto il Sutra della Ghirlanda di fiori e il Sutra del Loto.
    99. Il sovrano è l’imperatore Kammu. Questa frase indirettamente loda Dengyo, che rivelò e sostenne la verità del Sutra del Loto all’epoca dell’imperatore Kammu.
    100.1Ciò significa che le tre grandi Leggi segrete sono manifeste nel testo del Sutra del Loto quando viene letto alla luce della sua verità essenziale.
    101. Questo indica quanto fosse difficile a quei tempi raggiungere l’India dalla Cina. Si dice che Hsüan-tsang avesse incontrato grandi difficoltà sulla via per l’India, morendo e rinascendo sei volte prima di giungere a destinazione.
    102. Per tre asamkhya di kalpa i bodhisattva praticano le sei paramita e le diecimila pratiche per recare beneficio agli altri e ottenere l’illuminazione quasi perfetta. In una vita passata Shakyamuni nacque come principe Satta e diede il suo corpo in pasto a una tigre affamata per salvare lei e i suoi cuccioli. Grazie a ciò ottenne “la sommità invisibile della testa”, uno degli ottanta segni minori di un Budda.
    103. Tre importanti argomenti: la confutazione delle dottrine Nembutsu, Zen e della Vera parola, spiegate successivamente.
    104. Una delle otto qualità meravigliose del grande mare, menzionate nel Sutra del Nirvana. Il “corpo di una persona morta” rappresenta: gli icchantika, persone di incorreggibile miscredenza; i monaci che commettono le quattro imperdonabili colpe di uccidere, rubare, avere rapporti sessuali e mentire; le persone che commettono i cinque peccati capitali; coloro che offendono gli insegnamenti mahayana.
    105. Riferimento a un passo del Sutra della Ghirlanda di fiori, nel quale il dio della terra rifiuta di proteggere tre tipi di persone: coloro che congiurano per provocare la morte del loro re, coloro che non hanno un buon comportamento filiale verso i genitori, coloro che negano la legge di causa ed effetto oppure offendono i tre tesori del Buddismo.
    106. Prelato di Omuro: qui si riferisce in particolare al principe Dojo, un figlio dell’imperatore Gotoba, che era entrato nel clero. In genere è il titolo di un ex imperatore o di un principe che entrava nel clero e viveva al Ninna-ji, un tempio della Vera parola a Kyoto. Omuro è un altro nome del Ninna-ji.
    107. Supervisori: qui si riferisce a quelli del tempio principale della scuola della Vera parola sul monte Koya, il santuario Kumano e altri luoghi.
    108. Specchio sacro: uno dei tre simboli divini del trono imperiale giapponese. Gli altri due sono la spada sacra e il gioiello sacro. Lo specchio andò perduto in un incendio nel 960.
    109. La spada andò perduta nel 1185 nella battaglia di Dannoura nella quale il clan Minamoto sconfisse i Taira.
    110. Cinque onorati della Vera parola: re di saggezza degli insegnamenti esoterici della Vera parola. Essi sono: Inamovibile, Conquistatore del Triplice Mondo, Kundali, Grande Virtù Maestosa e Yaksha di Diamante. Sono descritti come figure colleriche e si dice che abbattano gli ostacoli.
    111. Secondo il Trattato sulla grande perfezione della saggezza, un kalpa è più lungo del tempo che occorre perché un cubo di pietra di 40 ri (un ri corrisponde a 600 metri circa) di lato si consumi se una ninfa celeste si posa su di esso e lo sfiora con un pezzo di stoffa una volta ogni cento anni.
    112. Kenshin (1130-1192): sessantunesimo capo dei preti del tempio Enryaku. Pur essendo a capo di un tempio Tendai, si convertì alla dottrina della Pura terra.
    113. Nel 1207, Honen fu esiliato a Tosa dall’ex imperatore Gotoba, che in seguito tentò senza successo di rovesciare lo shogunato di Kamakura nell’episodio conosciuto come tumulto di Jokyu.
    114. Nell’819 Dengyo espresse all’imperatore il suo desiderio di erigere il palco di ordinazione mahayana sul monte Hiei. La sua richiesta provocò una forte opposizione da parte dei preti delle sei scuole di Nara.
    115. Kobo e Dengyo andarono in Cina nell’804 con la stessa spedizione, ma su navi differenti.
    116. La scuola della Ghirlanda di fiori adotta una classificazione chiamata “le dieci dottrine”, che pone gli insegnamenti della Ghirlanda di fiori al decimo posto, il più alto, e il Sutra del Loto al nono. Kobo, a imitazione delle “dieci dottrine”, formulò “i dieci stadi della mente”. Il decimo stadio è quello della realizzazione della verità esoterica, cioè la Buddità. Egli asserì che solo gli insegnamenti della Vera parola corrispondono a questo stadio e relegò le dottrine della Ghirlanda di fiori e Tendai rispettivamente al nono e all’ottavo stadio.
    117. La chiave preziosa della volta segreta. Questa affermazione implica che ogni scuola pretende di essere il veicolo della Buddità, ma che le loro dottrine si rivelano superficiali se paragonate a quella della scuola della Vera parola.
    118. Ibidem. Un raffronto fra il Budda Shakyamuni e il Budda Mahavairochana.
    119. Essoterico ed esoterico. Sulla base del Sutra delle Sei paramita, Kobo divise tutti gli insegnamenti buddisti in cinque categorie paragonate ai cinque gusti del latte: latte fresco, panna, latte cagliato, burro e ghee. Paragonò i sutra mahayana, compreso il Sutra del Loto, al quarto gusto, il burro, e gli insegnamenti della Vera parola al ghee, il migliore dei gusti.
    120. Ibidem. Kobo si oppose soprattutto a T’ien-t’ai, che aveva esposto “i cinque periodi e gli otto insegnamenti” e paragonato il periodo dei sutra del Loto e del Nirvana al gusto migliore, quello del ghee. Su questa base Kobo accusò T’ien-t’ai di aver rubato la dottrina della Vera parola.
    121. Prajna: (Chin Pan-jo), nativo del Kashmir, giunse a Canton nel 781 e si trasferì a Ch’ang-an nel 790. Tradusse un gran numero di opere fra le quali il Sutra delle Sei paramita.
    122. L’aspra critica di Tokuitsu, prete della scuola delle Caratteristiche dei dharma, viene citata nel Saggio sulla protezione del paese di Dengyo. Nella stessa opera è contenuta la confutazione di Dengyo.
    123. Trattato sul Sutra del Loto.
    124. Grande perfezione della saggezza.
    125. “Altri” si riferisce a Shakyamuni, Nagarjuna, Vasubandhu e altri che paragonarono il Sutra del Loto al ghee.
    126. Questi aneddoti sono citati in Cronache dello storico. Tan, il duca di Chou, era il fratello più giovane dell’imperatore Wu della dinastia Chou. Egli attuò una serie di riforme negli affari dello stato e stabilì una solida base per la dinastia. Era così desideroso di trovare persone capaci e di non trascurare nessuno che, per ricevere i visitatori, arrivava a interrompersi più volte persino mentre stava lavandosi i capelli o pranzando. Il Daishonin cita questo esempio per spiegare l’importanza di essere scrupolosi.
    127. Shogaku-bo (1095-1143): chiamato anche Kakuban. Il precursore del ramo della Nuova dottrina della scuola della Vera parola. Il Dembo-in era il tempio che egli fondò sul monte Koya. Dopo che fu trasferito a Negoro divenne il tempio principale della Nuova dottrina.
    128. Budda del Mahayana non duale: il Budda Mahavairochana che rappresenta l’identità essenziale del regno di Diamante e del regno del Grembo. Budda asino o bue dai tre corpi: il Budda Shakyamuni che espose gli insegnamenti essoterici. Tre corpi di un Budda: il corpo del Dharma, il corpo di ricompensa e il corpo manifesto. Duplice mandala: i mandala dei regni di Diamante e del Grembo, gli oggetti di culto degli insegnamenti esoterici.
    129. Questa narrazione, compresi i dettagli sull’Erudito Bhadraruchi, esposti nel paragrafo seguente, è basata su un brano di Cronache delle regioni occidentali.
    130. Cerimonia di consacrazione: cerimonia nella quale si versava dell’acqua sul capo della persona che doveva essere iniziata.
    131. Probabile riferimento a Cronache del Budda e dei patriarchi di varie dinastie nel quale si racconta che quando l’imperatore Su-tsung della dinastia T’ang si informò dal prete Hui-chung sulla meditazione in cui non c’è più alcuna distinzione tra l’io e gli altri, Hui-chung rispose che l’imperatore doveva passare sulla testa del Budda.
    132. San-chieh (540-594): chiamato anche Hsin-hsing. Prete della dinastia Sui che fondò la scuola San-chieh o dei Tre stadi. Asseriva, basando i suoi calcoli su una delle numerose teorie a riguardo che esistevano a quei tempi, che l’Ultimo giorno della Legge fosse iniziato nel 550. Sosteneva inoltre che in tale mondo degenerato non si potesse fare altro che praticare un insegnamento universale che non facesse distinzioni riguardo all’efficacia dei diversi sutra. Egli riteneva che la natura di Budda fosse inerente a tutti gli esseri senzienti. La scuola acquisì enormi ricchezze che alla fine le vennero confiscate, e nel 713 fu bandita.
    133. Quanto alle altre cinque scuole, egli collocò quella dei Tre trattati al quinto posto, quella delle Caratteristiche dei dharma al sesto, la scuola dei Precetti al settimo, la scuola dell’Affermazione della verità all’ottavo e quella del Tesoro dell’Abhidharma al nono.
    134. Shikan-in: chiamato anche Ichijo Shikan-in. Un altro nome del Kompon Chudo, edificio principale del Monte Hiei.
    135. Otto eminenti preti: i preti della Vera parola Tsung-jui, Ch’uan-ya, Yüan-cheng, I-chen, Fa-ch’üan, Pao-yüeh, K’an e Wei-chin.
    136. Kuang-hsiu (771-843): ottavo patriarca della scuola T’ien-t’ai in Cina. Fu anche discepolo di Tao-sui, uno degli insegnanti cinesi del Gran Maestro Dengyo. Wei-chüan (d.s.): uno dei discepoli principali di Kuang-hsiu.
    137. Area di Toto: una delle tre aree nelle quali è diviso il monte Hiei. Le altre due sono Saito e Yokawa. L’area di Toto è l’area principale nella quale si trovano il Kompon Chudo (Shikan-in), da cui in seguito derivò l’Enryaku-ji, e diversi altri edifici. Jikaku fondò in quest’area, nell’851, il Soji-in come centro per la pratica esoterica.
    138. Sutra del Nirvana.
    139. Commentario al Sutra dei Dieci stadi.
    140. Significato profondo.
    141. Eminenti princìpi.
    142. Si dice che un’immagine del Budda alta cinque piedi fatta da Udayana, re di Kaushambi in India al tempo di Shakyamuni, camminasse, e un dipinto del Budda fatto da Kashyapa Matanga predicasse i sutra. Secondo Biografie dell’era Genko, un’immagine del Bodhisattva Maitreya in un tempio della provincia di Yamato gridò per avvertire il custode che stava per essere trafugata e un’immagine del Budda Maestro della Medicina, conservata nel tempio Teiden nella provincia di Totomi, gridò per farsi recuperare dal fondo del fiume.
    143. Subhadra: l’ultimo discepolo del Budda Shakyamuni, convertito immediatamente prima della morte del Budda. Secondo Grande perfezione della saggezza, fece un sogno nel quale tutti furono privati della vista, il sole cadde dal cielo, i mari si prosciugarono e il monte Sumeru rovinò a causa di un forte vento. Egli si svegliò in preda alla paura. Mentre si chiedeva cosa significasse il sogno, apparve un essere celeste che gli disse che il Budda quella notte sarebbe entrato nel nirvana. Così Subhadra si recò subito da Shakyamuni per essere istruito.
    144. Seme del Sole: altro nome di Shakyamuni che compare nel Sutra della Raccolta delle gesta passate del Budda. Quando nacque Shakyamuni, un brahmano profetizzò al padre il futuro del figlio e gli diede il nome Seme del Sole.
    145. Riferimento all’invasione mongola del 1274, l’anno precedente a quello in cui fu scritto questo trattato.
    146. Gli ex imperatori Juntoku e Tsuchimikado, figli di Gotoba. Furono esiliati rispettivamente nell’isola di Sado e nella provincia di Tosa.
    147. Il Sutra del Loto, cap. 25, p. 414.
    148. Anche i preti del Monte Hiei avevano eseguito rituali esoterici per la sconfitta dello shogunato di Kamakura.
    149. Il Daishonin si riferisce ai disastri naturali che a quel tempo devastavano il Giappone. Sono elencati nei Presupposti per la stesura di “Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”.
    150. Si riferisce all’invasione mongola.
    151. Si riferisce al fallito colpo di stato del 1272 compiuto da Hojo Tokisuke contro il suo fratellastro minore, il reggente Hojo Tokimune.
    152. Dieci scuole: le otto scuole (Tre trattati, Caratteristiche dei dharma, Ghirlanda di fiori, Tesoro dell’Abhidharma, Affermazione della verità, Precetti, Tendai e Vera parola) più la scuola Zen e la scuola Nembutsu.
    153. Questa frase si trova in Su “Parole e frasi” di Miao-lo.
    154. Storia narrata nel Sutra della Protezione. Il re Kriki era il padre del Budda Kashyapa, sesto dei sette Budda del passato, l’ultimo dei quali è Shakyamuni. Un giorno egli sognò dieci scimmie, nove delle quali, in preda a una furia distruttiva, tormentavano gli abitanti della città derubandoli di cibo e bevande. La decima rimaneva in disparte, seduta su un albero, e per questo le altre la maltrattavano e alla fine la espulsero. Quando il re chiese a Kashyapa di interpretare il sogno, questi rispose: «Rappresenta la malvagia ultima epoca dopo la morte di Shakyamuni. Le dieci scimmie sono i dieci tipi di discepoli e solo uno di loro è il vero shramana (praticante) che rinuncia al mondo e si impegna nella ricerca della via».
    155. Mihirakula: re dell’antico regno indiano di Cheka. Secondo Cronache delle regioni occidentali, egli attaccò Baladitya, un re buddista di Magadha, ma fu catturato da questi. Rilasciato per intercessione della compassionevole madre di Baladitya, Mihirakula fuggì nel Kashmir e in seguito ne uccise il re. Attaccò poi Gandhara dove distrusse templi e stupa. Di conseguenza, quando stava per morire, la terra tremò, scoppiò una tempesta ed egli cadde nell’inferno della sofferenza incessante.
    156. Wu-tsung (814-846): quindicesimo imperatore della dinastia T’ang. Durante l’era Hui-ch’ang, nell’845, dette inizio alla persecuzione nei confronti del Buddismo in tutto il paese.
    157. Chiarificazione dei precetti di Dengyo paragona gli studiosi delle sei scuole di Nara a sei tipi di vermi che divorano e distruggono l’insegnamento del Budda.
    158. Taira no Munemori (1147-1185): un capo del clan degli Heike che occupava una posizione di rilievo presso la corte. Quando gli Heike furono battuti a Dannoura dai Genji, egli fu catturato e costretto a prostrarsi davanti a Kajiwara Kagetoki (m. 1200), un guerriero Genji che in origine apparteneva al clan degli Heike.
    159. Yadoya: Yadoya Mitsunori (d.s.), un funzionario del governo di Kamakura. Si dice che fosse una delle sette persone alle quali era permesso avvicinare Hojo Tokiyori quando quest’ultimo era in punto di morte.
    160. Qui il Dashonin menziona l’incendio dei templi e l’esecuzione dei preti per far comprendere fino in fondo a Hei no Saemon la gravità della colpa di offendere l’insegnamento corretto. Tuttavia, in Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, il Daishonin spiega il significato del passo del Sutra del Nirvana che tratta dell’uccisione dei monaci che offendono la Legge. Egli afferma: «Io non intendo affatto condannare i figli del Budda. Il mio odio è rivolto solamente all’atto di offendere la Legge. Secondo gli insegnamenti buddisti, prima di Shakyamuni [i monaci che agivano così] incorrevano nella pena di morte, ma nei sutra predicati dal tempo di Shakyamuni, Colui Che Sa Sopportare, era solo proibito fare loro offerte» (p. 23). Egli ammonisce il reggente a cessare il sostegno governativo ai preti Zen e Nembutsu che contraddicevano gli insegnamenti del Budda Shakyamuni. In caso contrario, egli afferma che il Giappone sarebbe andato incontro alla rovina.
    161. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 66.
    162. L’episodio che riguarda il rotolo del quinto volume del Sutra del Loto si verificò quando Hei no Saemon si recò coi suoi uomini ad arrestare il Daishonin, il dodicesimo giorno del nono mese del 1271. Il quinto volume contiene il tredicesimo capitoloEsortazione alla devozione” che predice che i devoti del Sutra del Loto saranno attaccati con spade e bastoni e incontreranno i tre potenti nemici.
    163. Grande Uomo: un appellativo del ­Budda.
    164. Episodio narrato in Cronache delle regioni occidentali. Gunaprabha dapprima apprese il Mahayana, ma poi regredì allo Hinayana. Quando incontrò Maitreya nel cielo Tushita fu così arrogante che rifiutò di venire istruito da lui.
    165. Brahmano Ventre di Ferro: un brahmano arrogante dell’India meridionale che affermava di possedere tutti i tipi di saggezza nel proprio ventre. Temendo che potesse scoppiare, lo avvolse con una lastra di ferro.
    166. Eminenti princìpi.
    167. Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 391.
    168. Ibidem, p. 392.
    169. Aspetto della Verità Superlativa: bodhisattva al quale Shakyamuni si rivolge nel Sutra dei Profondi segreti.
    170. Nagabodhi: il quarto dei primi otto patriarchi della scuola della Vera parola. Ci sono opinioni discordanti su di lui, e alcuni studiosi negano perfino che sia realmente esistito.
    171. Satavahana: re dell’India meridionale vissuto circa sette secoli dopo la morte di Shakyamuni. Fu convertito agli insegnamenti di Nagarjuna e diede la sua protezione e il suo sostegno al Buddismo mahayana.
    172. Kashyapa: bodhisattva al quale Shakyamuni si rivolge nel capitolo “Bodhisattva Kashyapa” del Sutra del Nirvana. Cinquantadue tipi di esseri: gli esseri che si riunirono alla cerimonia del Sutra del Nirvana.
    173. Questi dieci eminenti preti, fra cui Fa-yün (467-529), misero al primo posto il Sutra della Ghirlanda di fiori, al secondo posto il Sutra del Nirvana, e al terzo posto il Sutra del Loto.
    174. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 23, pp. 391-392.
    175. Ibidem.
    176. Eminenti princìpi.
    177. Chiarimento sulle scuole basate sulla dottrina di T’ien-t’ai.
    178. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-126.
    179. Ibidem, cap. 28, p. 440.
    180. Ibidem, cap. 13, p. 272.
    181. Ibidem, pp. 270-271.
    182. Su “Parole e frasi”.
    183. Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 288.
    184. Affermare l’insegnamento corretto: si tratta della stessa locuzione (rissho) che compare nel titolo di uno dei trattati più importanti del Daishonin Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese (Rissho ankoku ron).
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