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358. La superiorità comparativa fra i benefici della recitazione del daimoku e del nome di Amida

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

Le parole Nam-myoho-renge-kyo possono essere difficili da recitare, mentre la recitazione delle parole Namu-Amida-butsu o Namu-Yakushi-nyorai1 può essere più facile. Ma, anche se il numero di caratteri nelle varie formule è circa lo stesso, i benefici che si ottengono attraverso di esse sono enormemente diversi.

    Prima dell’apparizione del Budda nel mondo, quando si pregava per rinascere nel regno celeste era consuetudine in India intonare i nomi delle due divinità e dei tre asceti2. Dopo l’apparizione del Budda, però, le persone recitarono il nome del Budda.

      Paragonati al nome del Budda, i nomi delle due divinità e dei tre asceti sono solo cocci e detriti, mentre il nome del Budda è paragonabile all’oro o all’argento, o al favoloso gioiello che esaudisce i desideri. Allo stesso modo, paragonati al daimoku di Myoho-renge-kyo, i nomi dei vari Budda sono solo cocci e detriti, mentre il daimoku è paragonabile al gioiello che esaudisce i desideri.

        Ciò nonostante ci sono alcuni maestri che, fra gli insegnamenti del Budda, non sanno distinguere le dottrine hinayana da quelle mahayana, gli insegnamenti provvisori da quello vero, ma fingono di capire tutto sul Buddismo. Essi leggono i passi delle scritture nei quali si dice che, paragonato ai nomi delle figure non buddiste, il nome del Budda è come un gioiello che esaudisce i desideri; poi, siccome ci sono passi delle scritture che usano la stessa similitudine paragonando il daimoku del Sutra del Loto al gioiello che esaudisce i desideri, suppongono erroneamente che la recitazione del nome del Budda Amida e del daimoku del Sutra del Loto siano la stessa cosa.

          Poiché pensano che siano la stessa cosa, troviamo persone assai stimate in tutta la società che recitano solo il nome del Budda Amida. E, visto che lo fanno loro, anche il resto della gente trascorre tutta la vita a farlo, e recita il Nembutsu sessantamila o centomila volte al giorno senza mai recitare, nemmeno una volta nella vita, il daimoku del Sutra del Loto.

            Ci sono poi persone che il mondo considera molto sagge. Ma, anche se esteriormente sembrano persone di saggezza, interiormente non hanno una reale comprensione del Buddismo, e perciò affermano che il Nembutsu e il Sutra del Loto sono la stessa cosa e che quando una persona recita le parole Namu-Amida-butsu è come se avesse letto l’intero Sutra del Loto.3

              In nessuno dei sutra predicati durante la vita del Budda c’è una singola parola o frase che sostenga un’idea del genere. E anche se ci fosse nei commentari scritti dai grandi maestri buddisti o dalle eminenti guide del passato, ci si dovrebbe chiedere se tale interpretazione è basata su una vera osservazione della mente4 o è semplicemente una congettura.

                Riguardo al daimoku del Sutra del Loto, le persone che nel passato hanno già incontrato centomila milioni di Budda viventi e ottenuto benefici [facendo elemosine a essi] sono quelle che poi, infine, possono udire i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo e per la prima volta prendere fede in essi5. Quando paragoniamo i nomi delle divinità non buddiste, degli dèi celesti, delle persone dei due veicoli o dei bodhisattva con i nomi dei vari Budda, allora i primi sono come cocci e detriti e gli altri sono paragonabili al gioiello che esaudisce i desideri. Ma, paragonati al daimoku del Sutra del Loto, i nomi dei Budda sono tutti cocci e detriti, mentre il daimoku è paragonabile al gioiello che esaudisce i desideri.

                  Gli eruditi dell’epoca presente credono che recitando i nomi dei vari Budda si possano ottenere gli stessi benefici della recitazione del daimoku del Sutra del Loto e che le due azioni siano uguali, ma questo significa supporre che cocci e detriti siano come il gioiello che esaudisce i desideri, che le due cose siano uguali.

                    Il volume cinque di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Persino coloro che hanno voltato le spalle al mondo si dilettano con un veicolo inferiore, attaccandosi a semplici rami e foglie. Sono come cani che vanno dietro ai servi [e dimenticano il padrone]. Rendono onore alle scimmie, considerandole come il dio Shakra; riveriscono cocci e detriti, considerandoli gemme splendenti. Come si può discutere della via con persone così ignoranti e ottenebrate?».

                      Il succo di questo passo è che, anche se le persone possono stancarsi del mondo e lasciare la vita familiare per ritirarsi sulle montagne e nelle foreste, abbandonando ogni pensiero di fama e guadagno e pregando solo per la prossima esistenza, se non praticano il grande veicolo esposto nel Sutra del Loto, ma recitano i nomi dei Budda descritti nei veicoli inferiori degli insegnamenti provvisori, sono paragonabili solo a persone irragionevoli che considerano cocci e detriti come gioielli preziosi, persone destinate a cadere in un sentiero oscuro e malvagio.

                        Nel primo volume di Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” il Gran Maestro Miao-lo, citando il Sutra del Figlio del Cielo Bontà Immutabile6 spiega chiaramente il cuore del Sutra del Loto dicendo: «Coloro che odono la Legge, la offendono, e di conseguenza cadono nell’inferno, sono comunque superiori a coloro che offrono elemosine a tanti Budda quante le sabbie del Gange». Significa che persino chi, udendo il nome della Legge, commette la colpa di offenderla, è superiore a una persona che fa elemosine al Budda Amida, al Budda Shakyamuni, al Budda Maestro della Medicina e agli altri Budda numerosi come le sabbie del Gange, e recita i loro nomi. Stando così le cose, i seguaci Nembutsu della nostra epoca, anche se recitano il Nembutsu sessantamila e addirittura centomila volte, non si libereranno mai dalle sofferenze di nascita e morte.

                          C’è chi, vedendo altri ascoltare gli insegnamenti del Sutra del Loto, dichiara che “neanche una persona su mille” può esser salvata da questi insegnamenti7, che essi rappresentano “una pratica diversa” e “non una singola persona ha mai conseguito la Buddità” grazie a essi8, e di conseguenza li esorta ad “abbandonare” e “chiudere” la porta al Sutra del Loto9. Ma, persino se qualcuno parla in maniera offensiva del sutra e, per questo motivo, cade nella grande fortezza dell’inferno d’incessante sofferenza, alla fine è sicuro di ottenere la liberazione dalle sofferenze di nascita e morte [grazie alla relazione che ha stabilito con il Sutra del Loto]. Dunque, sarebbe assai meglio se adesso, nell’esistenza presente, prendesse fede nei suoi insegnamenti!

                            Domanda: I credenti Nembutsu dell’e­poca attuale dicono che non hanno di certo intenzione di attaccare il Sutra del Loto. La ragione per la quale recitano il Nembutsu è per rinascere rapidamente nel Mondo di Perfetta Beatitudine dove si dedicheranno a raggiungere la comprensione del Sutra del Loto. Inoltre essi dicono che il Sutra del Loto non è adatto a persone come loro, dai corpi contaminati dalle impurità, e che esso li riempie di timore reverenziale. Il Nembutsu invece non discrimina coloro che sono impuri e per questo essi lo recitano. Come risponderesti a queste asserzioni?

                              Risposta: Negli ultimi quattro o cinque anni molte persone, sagge e non sagge, hanno espresso il loro accordo con queste due argomentazioni. Ma sebbene io, Nichiren, abbia ricercato ovunque negli insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua vita, non ho trovato alcun passo che giustifichi queste due asserzioni.

                                Di fatto, negli ultimi anni sia i preti Nembutsu, sia altri stimati maestri buddisti famosi per la loro saggezza, al momento della morte non sono stati capaci di raggiungere ciò che avevano sperato, e la ragione è che erano colpevoli di una grave offesa alla Legge. Certi individui credono che, recitando il Nembutsu, possano rinascere nella Pura terra dove riusciranno a comprendere il Sutra del Loto. Perciò, mentre si trovano in questa terra impura, ingannano coloro che si dedicano alla pratica del Sutra del Loto, inducendoli a scartare tale pratica per dedicarsi invece al Nembutsu. L’offesa fondamentale nei confronti della Legge che queste persone commettono si basa su questa argomentazione della rinascita nella Pura terra.

                                  La vera causa che permette di lasciare questa terra impura e rinascere nella Pura terra è soltanto il Sutra del Loto. I credenti Nembutsu si basano sui sutra predicati in un tempo in cui il Budda «non aveva ancora rivelato la verità»10 e tali sutra non possono costituire la causa diretta per la rinascita nella Pura terra. Supporre di poter arrivare a comprendere il Sutra del Loto che è la vera causa della rinascita nella Pura terra, studiandolo e praticandolo dopo aver raggiunto il Mondo di Perfetta Beatitudine, e supporre che la recitazione del Nembutsu, che non è la causa diretta della rinascita nel Mondo di Perfetta Beatitudine, sia invece la vera causa per rinascere nella Pura terra significa essere colpevoli di un errore grossolano.

                                    Questi insegnamenti della Pura terra sono come seminare sabbia nei campi in primavera e aspettarsi di raccogliere il riso in autunno, come distogliere lo sguardo dalla luna in cielo per appuntarlo sul riflesso della luna nell’acqua. Queste argomentazioni sono soltanto un grande piano che mira a conquistare il cuore delle persone per allontanarle con l’inganno dal Sutra del Loto.

                                      Esaminiamo ora il secondo punto, cioè l’affermazione che il Nembutsu non fa discriminazioni nei confronti delle persone contaminate dalle impurità. Il Reverendo Shan-tao e l’Onorevole Honen, che sono i maestri di tutti i praticanti Nembutsu, pur avendo dichiarato varie assurdità riguardo ad altre questioni, su quest’unico punto hanno stabilito proibizioni molto severe. In Il sutra dell’insegnamento sulla meditazione, Shan-tao ammonisce di non toccare mai sostanze inebrianti, carne, o i cinque cibi dal sapore forte con le mani, e di non metterli mai in bocca. Se si toccano con le mani o si mettono in bocca e poi si recita il Nembutsu, si formeranno piaghe fetide in bocca e sulle mani. L’Onorevole Honen nella sua invocazione scritta11 afferma: «Chiunque assume sakè, carne o i cinque cibi dal forte sapore e poi recita il Nembutsu non è un mio discepolo!».

                                        Quando i praticanti Nembutsu dei nostri giorni affermano che va bene recitare il Nembutsu dopo aver commesso atti fisicamente impuri, stanno dicendo una colossale bugia.

                                          Domanda: Tu citi i commentari del Reverendo Shan-tao e dell’Onorevole Honen. Ciò significa che approvi quello che hanno scritto?

                                            Risposta: Assolutamente no, ma poiché questi uomini sono i maestri dei praticanti Nembutsu, ho citato le loro proibizioni per dimostrare come le affermazioni di questi praticanti contrastino con le proibizioni scritte dei patriarchi e dei maestri della loro stessa scuola. Per esempio, in un processo civile si mettono in luce le discordanze fra le dichiarazioni verbali e i documenti scritti delle persone coinvolte, allo scopo di perorare la propria causa.

                                              Domanda: Quali errori hanno commesso il Reverendo Shan-tao e l’Onorevole Honen per indurti a refutare ciò che hanno scritto?

                                                Risposta: Nelle sue ultime volontà, il Budda disse che dopo la sua morte ci sarebbero stati quattro ordini di eruditi o saggi sui quali fare affidamento. Ma, se i loro insegnamenti avessero deviato da quelli del Sutra del Loto, non bisognava ascoltarli. Il Sutra del Nirvana ripete varie volte questo ammonimento. Nel Sutra del Loto il Budda afferma che dopo la sua morte, nell’Ultimo giorno della Legge, quando gli altri sutra avranno cessato di dare benefici, dovrà essere propagato il Sutra del Loto. Egli formula questa affermazione non una volta o due, ma in un gran numero di occasioni.12 Perciò negli scritti di T’ien-t’ai, Miao-lo, Dengyo, Annen e altri, questo punto è perfettamente chiaro.

                                                  Ma Shan-tao e Honen si basano su opere come il Sutra della Meditazione, predicato nei quarant’anni e più nei quali il Budda “non aveva ancora rivelato la verità”, che paragonate al Sutra del Loto sono solo insegnamenti con valore di espedienti. Quando il Sutra della Meditazione parla di «leggere e recitare [i sutra del] grande veicolo», essi insistono erroneamente che in questa categoria è compreso il Sutra del Loto, ignorando il fatto che quando pronunciò questa frase il Budda non aveva ancora predicato il Sutra del Loto. Poi asseriscono che quei sutra, paragonati alla recitazione del nome di Amida esposta nel Sutra della Meditazione sono [solo “pratiche diverse” che vanno messe da parte]. Perciò nei loro scritti dichiarano che si dovrebbe “abbandonare” il Sutra del Loto, “chiudere” la porta ai suoi insegnamenti, e che “neanche una persona su mille” può essere salvata grazie ad esso. Di certo nessuno che abbia una minima capacità di vedere la verità accetterebbe le asserzioni di questi uomini irragionevoli, o no?

                                                    Obiezione: Il Reverendo Shan-tao era un maestro che aveva ottenuto l’illuminazione attraverso la meditazione, una reincarnazione del Budda Amida in grado di evocare magicamente i Budda dalla sua bocca. L’Onorevole Honen era una reincarnazione del Bodhisattva Grande Potere13 che, essendo nato in Giappone, propagava qui il Nembutsu ed emanava un’aureola di luce dalla sua testa. Come puoi dire che erano uomini irragionevoli? Inoltre il Reverendo Shan-tao e l’Onorevole Honen avevano sicuramente letto il Sutra del Loto e tutti gli altri sutra altrettanto attentamente come hai fatto tu. Quindi dovevano avere un motivo per affermare il punto di vista che sostenevano.

                                                      Risposta: Le tue sono obiezioni tipiche delle persone del nostro tempo, le quali credono che questi uomini abbiano valide ragioni per le loro opinioni. Ciò è dovuto unicamente al fatto che, ormai da molti anni, le persone hanno completamente abbandonato il Sutra del Loto e le opere di T’ien-t’ai, Miao-lo e gli altri, che spiegano il vero sutra e la vera dottrina, e invece si sono fatte ingannare dai denigratori della Legge come Shan-tao e Honen.

                                                        Tanto per cominciare, se dovessimo aver fede in chi è capace di esercitare poteri sovrannaturali allora dovremmo forse credere nei non buddisti o nel demone celeste? Fra i non buddisti si dice che ci sia chi può bere tutta l’acqua del grande mare oppure chi è capace di versarsi negli orecchi l’acqua del Gange e tenerla per dodici anni14. E il demone del sesto cielo sapeva imitare tutte le trentadue caratteristiche di un Budda e assumere la forma di un Budda in maniera così convincente che nemmeno il venerabile Ananda fu in grado di dire se fosse il demone oppure il Budda15. Persino se i poteri sovrannaturali di Shan-tao e Honen fossero ragguardevoli, non possono competere con quelli del demone celeste o dei non buddisti. Inoltre, il Budda nelle sue istruzioni in punto di morte ammonì che non bisognava attribuire alcuna importanza fondamentale a tali poteri sovrannaturali.

                                                          Passando al punto seguente, tu sottintendi che Shan-tao e Honen probabilmente avevano letto il Sutra del Loto e tutti gli altri sutra in modo più accurato di me. A una persona che offende la Legge questa può sembrare un’osservazione ragionevole.

                                                            Negli anni trascorsi dalla morte del Budda, le persone vissute nel primo periodo possono sembrare dotate di grande saggezza, mentre quelle che vennero dopo possono sembrare inferiori. Ma ci sono casi in cui, anche se quelli del primo periodo erano genericamente ritenuti uomini saggi, in realtà non meritavano tale nome.

                                                              Nella letteratura non buddista ci sono molti esempi di studiosi che godevano di grande stima per la loro conoscenza degli scritti riguardanti i Tre sovrani e i Cinque imperatori dell’antica Cina, degli scritti di Lao Tzu, di Confucio e dei Cinque classici confuciani16, ma le cui interpretazioni furono sovvertite dagli studiosi successivi. Lo stesso vale nel caso delle scritture buddiste.

                                                                Durante i primi cinquecento anni successivi all’introduzione del Buddismo in Cina, il paese era pieno di brillanti maestri della dottrina, ma nessuno superava Fa-yün del tempio Kuang-che e Hui-kuan del tempio Tao-ch’ang. La fama di questi due uomini riecheggiava in tutto il mondo e la loro saggezza arricchiva il paese. Ma il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che, pur essendo un uomo di un periodo successivo, mise in luce i punti in cui le dottrine di questi antichi maestri erano fallaci e, anche se le sue opinioni dapprima non furono ascoltate, alla fine furono accettate e per la prima volta la gente si rese conto che, persino nelle dottrine sostenute dai maestri del primo periodo di cinquecento anni, c’erano degli errori.

                                                                  Anche nel caso del Giappone, durante i primi duecento e più anni che seguirono all’introduzione del Buddismo furono sostenute varie interpretazioni e fu impossibile determinare quale fosse quella giusta. Ma poi apparve il Gran Maestro Dengyo e mise in luce ciò che era errato nelle varie interpretazioni dei duecento anni precedenti.

                                                                    A quel tempo le persone formularono le stesse obiezioni che la gente esprime oggi: «Ma, quegli uomini dei tempi antichi non leggevano il Sutra del Loto e tutti gli altri sutra? Di certo avevano buone ragioni per affermare le proprie opinioni!». Ma quelle antiche interpretazioni si dimostrarono errate perché in linea di principio contrastavano con i testi dei sutra, e infine furono refutate e abbandonate.

                                                                      La situazione oggi è molto simile. In questi ultimi cinquant’anni e più le asserzioni di Shan-tao che “neanche una persona su mille” può essere salvata dal Sutra del Loto o le quattro ingiunzioni di Honen di “scartare, chiudere, ignorare e abbandonare” il Sutra del Loto appaiono nei commentari di uomini ritenuti la reincarnazione di Amida o di Grande Potere, e per tale ragione le persone pensano che devono essere affidabili e ripongono fede in esse.

                                                                        Perciò ho citato i passi del Sutra del Loto in cui si afferma: «Se nell’era malvagia dell’Ultimo giorno della Legge qualcuno sarà in grado di sostenere questo sutra…»17, «Se nell’era ultima che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire…»18 e «Per assicurare che la Legge duri a lungo nel tempo»19, per dimostrare l’errore [di credere che il Sutra del Loto abbia perso la sua efficacia]. Quando faccio così queste persone cominciano a dubitare e abbandonare le dottrine unilaterali dei loro maestri, Shan-tao e Honen.

                                                                          In realtà la situazione è proprio quella predetta dal Sutra del Loto per “l’ultimo periodo di cinquecento anni”20 dopo la morte del Budda. I credenti Nembutsu hanno cercato di usare la pratica Nembutsu per rovesciare il Sutra del Loto, ma, al contrario, hanno solo dimostrato che il tempo di propagarlo ampiamente è arrivato.

                                                                            Affinché le persone possano capire meglio ciò che intendo, vorrei, però, far notare i seguenti fatti. Ci sono persone malvagie nel mondo attuale che si mantengono in vita uccidendo pesci, uccelli, cervi e altri esseri del genere. Anche se è un peccato, ciò non insulta direttamente gli insegnamenti del Budda. Ciò nonostante, se non se ne pentono, nella prossima vita cadranno nei tre cattivi sentieri dell’esistenza. Inoltre ci sono persone che uccidono pesci, uccelli, cervi e così via, e li vendono agli altri, ma che, nel far questo, a volte compiono buone azioni.

                                                                              Secondo l’opinione del mondo queste persone stanno facendo del male, ma, a lungo andare, possono anche aver fatto del bene. Però, quando qualcuno usa gli insegnamenti buddisti per danneggiare gli insegnamenti buddisti, anche se non pensa di fare il male, ma anzi crede di praticare il bene, nella prossima esistenza, contrariamente alle sue aspettative, finirà per cadere nei cattivi sentieri. E di questi tempi ci sono praticanti Nembutsu che, grazie alle critiche che ho loro rivolto su questo argomento, hanno finalmente capito che stanno offendendo la Legge.

                                                                                Ma i veri denigratori della Legge si trovano fra i preti degli insegnamenti della Sacra via21. Essi dichiarano che i preti Nembutsu che denigrano il Sutra del Loto si comportano in modo irragionevole, ma poi dicono che anche Nichiren si comporta in modo altrettanto strano perché denigra i praticanti Nembutsu. Essi sostengono che il Nembutsu e il Sutra del Loto sono in realtà un’unica entità e, per questa ragione, leggere il Sutra del Loto non è altro che recitare il Nembutsu, e recitare il Nembutsu non è altro che leggere il Sutra del Loto.

                                                                                  Da ciò che sento, ci sono molti preti della Sacra via che esprimono idee simili. E quindi i loro seguaci laici, accettando tale punto di vista, si prendono gioco sia di Nichiren sia dei praticanti Nembutsu.

                                                                                    Anzitutto, soltanto uno stupido potrebbe supporre che io non sia a conoscenza dei fatti seguenti.

                                                                                      Il Buddismo giunse per la prima volta in Cina nell’era Yung-p’ing [58-75] della tarda dinastia Han, e la sua introduzione continuò fino al diciottesimo anno dell’era K’ai-yüan [730], durante il regno dell’imperatore Hsüan-tsung della dinastia T’ang. Le opere appartenevano a tre categorie: sutra, regole della disciplina monastica e trattati, per un totale di 5.048 volumi tradotti da 176 traduttori.

                                                                                        Fra tutti questi sutra non c’è un singolo volume o capitolo di sutra in cui si dica che Namu-Amida-butsu è uguale a Nam-myoho-renge-kyo.

                                                                                          Inoltre il nome del Budda Amida è citato qua e là nei sutra esposti durante i primi quarantadue anni della vita di predicazione del Budda, a cominciare dal Sutra della Ghirlanda di fiori, per continuare fino ai sutra della Saggezza, con l’eccezione dei sutra Agama. Dunque, alle persone che ascoltarono la predicazione del Budda, il nome di Amida a quel punto sarà stato ben noto.

                                                                                            Ma il titolo del Sutra del Loto, Myoho-renge-kyo, non fu menzionato fino al settantaduesimo anno di vita del Budda Shakyamuni, quarantadue anni dopo l’inizio della sua predicazione. A quel tempo, sul Picco dell’Aquila, il Budda entrò nella meditazione sull’origine degli innumerevoli significati22. Manjushri, rispondendo a una domanda di Maitreya, disse che nel remoto passato un Budda di nome Splendore del Sole e della Luna, rivolgendosi all’assemblea, aveva compiuto gli stessi prodigi, e che perciò il Budda si stava preparando a predicare il Sutra del Loto23. Quando Manjushri citò quest’esempio del passato, gli esseri viventi in questo continente meridionale di Jambudvipa udirono per la prima volta il nome del Sutra del Loto [Myoho-renge-kyo].

                                                                                              Dal terzo volume del Sutra del Loto si apprende che il Budda Amida era uno dei sedici Budda che conseguirono la Buddità al tempo del Budda Grande Saggezza Universale; egli era uno dei sedici principi che imparò e praticò gli insegnamenti del Sutra del Loto ottenendo così la corretta illuminazione24.

                                                                                                Quando questo Budda Amida era ancora un essere comune, egli poté conseguire la Buddità grazie alla pratica dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. Da nessuna parte si afferma che ottenne la corretta illuminazione recitando Namu-Amida-butsu.

                                                                                                  Myoho-renge-kyo è ciò che apre [e fonde gli altri sutra] e Namu-Amida-butsu è ciò che viene aperto [e fuso nel Sutra del Loto]. Solo chi non sa distinguere ciò che apre e ciò che viene aperto potrebbe affermare con aria saccente che Namu-Amida-butsu e Nam-myoho-renge-kyo sono la stessa cosa.

                                                                                                    Da giovane mi insegnarono alcune interpretazioni infondate della scuola Tendai e della scuola della Vera parola, e per vari decenni anch’io ho accettato questa dottrina [che il Nembutsu e il Sutra del Loto sono la stessa cosa]. Ma si tratta di un’idea assolutamente sbagliata.

                                                                                                      A dire il vero, nei commentari dei maestri buddisti c’è qualche passo che potrebbe suggerire che siano la stessa cosa. Ma tali passi si riferiscono a interpretazioni basate sulla vera osservazione della mente o a dottrine che derivano dall’illuminazione originale del Budda. La gente di oggi però non riesce a cogliere la differenza e crede che quei passi significhino che le due cose [il Nembutsu e il Sutra del Loto] sono, in tutto e per tutto, la stessa cosa. Essi pensano che io sia “una persona irragionevole” perché metto in dubbio tali credenze, ma farebbero bene a esaminare più attentamente la questione.

                                                                                                        Se il Budda avesse veramente voluto dire che il Nembutsu e il Sutra del Loto sono la stessa cosa, allora quando espose il Nembutsu nel Sutra della Meditazione e negli altri sutra della Pura terra avrebbe dovuto affermare che essi rappresentavano il vero scopo dell’apparizione del Budda nel mondo. Ma il Budda non pensava che questi sutra rappresentassero il suo vero scopo o intento. Predicò invece il Sutra del Loto per chiarire la vera ragione della sua apparizione nel mondo, e perciò è perfettamente ovvio che il Sutra del Loto e il Nembutsu non possono essere la stessa cosa.

                                                                                                          In più, quando ho incontrato membri delle scuole della Vera parola e Tendai e ho spiegato loro le mie idee sull’argomento, molti hanno concordato che si tratta di un’asserzione del tutto errata. Se non è possibile trovare prove documentarie nei testi dei sutra che confermino asserzioni di questo genere, allora non si dovrebbe mai accettarle, perché questa è la radice dalla quale scaturisce l’offesa alla Legge.

                                                                                                            Rispettosamente,

                                                                                                              Nichiren

                                                                                                                  Cenni Storici

                                                                                                                  Non si conoscono né la data né il destinatario di questa lettera, ma, poiché essa mette in luce gli errori della scuola della Pura terra, o Nembutsu, è probabile che sia stata scritta durante i primi anni della propagazione di Nichiren Daishonin, quando egli era impegnato a confutare il Nembutsu.

                                                                                                                  In questa lettera il Daishonin refuta due affermazioni dei leader della scuola della Pura terra riguardanti il Sutra del Loto. La prima è che recitare il nome del Budda Amida (l’invocazione di «Namu-Amida-butsu») costituisce una pratica semplice, adatta alle persone dell’Ultimo giorno della Legge, e che permette loro di ottenere la rinascita nella pura terra del Budda Amida. Per contro, la recitazione del daimoku del Sutra del Loto, o Nam-myoho-renge-kyo, costituisce una pratica difficile, al di là delle capacità delle persone, e che non permette loro di rinascere nella Pura terra.

                                                                                                                  L’altra affermazione è che il daimoku, o titolo, del Sutra del Loto e l’invocazione del nome del Budda Amida hanno uguale valore e danno pari benefici. Poiché invocare il nome di Amida è una pratica più facile, essa è particolarmente adatta alle persone dell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                  Il Daishonin inizia mettendo a confronto la recitazione del daimoku del Sutra del Loto con la recitazione del nome del Budda Amida. La seconda sta alla prima come cocci e detriti stanno a un gioiello che esaudisce i desideri, e la differenza nei benefici è altrettanto grande.

                                                                                                                  Egli afferma che ai rispettati maestri di Buddismo è sfuggita questa differenza e, ritenendo che le due invocazioni fossero equivalenti, hanno scelto il Nembutsu invece del daimoku. Pertanto, i loro seguaci di oggi offendono il Sutra del Loto.

                                                                                                                  Alla prima domanda, il Daishonin risponde che recitare il nome del Budda Amida in realtà non conduce le persone a rinascere nel suo paradiso. Diversi eminenti capi della scuola del Nembutsu, al momento della morte non furono «capaci di raggiungere ciò che avevano sperato». Questo, egli afferma, fu dovuto alla loro offesa nei confronti del Sutra del Loto. Invece, «la vera causa che permette di lasciare questa terra impura e rinascere nella Pura terra è soltanto il Sutra del Loto».

                                                                                                                  Riguardo al secondo punto della domanda, il Daishonin mette in luce le discrepanze tra ciò che i patriarchi della scuola della Pura terra avevano messo per iscritto e ciò che gli attuali aderenti della scuola andavano sostenendo. Questi ultimi affermavano che chiunque, per quanto impuro fosse il suo comportamento, poteva ottenere la salvezza grazie al Nembutsu, mentre i patriarchi avevano proibito severamente certi comportamenti, come quello di bere alcolici, perché incompatibili con la rinascita nella Pura terra.

                                                                                                                  Il Daishonin refuta poi gli errori dei patriarchi della Pura terra, Shan-tao in Cina e Honen in Giappone, affermando che sbagliarono nel basare i loro insegnamenti sui sutra propagati durante i primi quarantadue anni della propagazione del Budda, un tempo in cui, come affermò il Budda stesso, “non aveva ancora rivelato la verità”. Inoltre, essi interpretavano la frase «leggere e recitare [i sutra del] grande veicolo», che appartiene a uno di quei sutra, come riferita al Sutra del Loto, utilizzandola per giustificare il loro rifiuto del Sutra del Loto, che consideravano una “pratica diversa”. Il Daishonin controbatte affermando che il Sutra del Loto non era ancora stato predicato all’epoca di quei sutra, e pertanto le loro affermazioni sono infondate.

                                                                                                                  In merito al fatto che Shan-tao e Honen fossero ritenuti reincarnazioni di Budda e bodhisattva, capaci di azioni sovrannaturali, il Daishonin replica che i non buddisti e i demoni sono capaci di prodezze ben superiori. Se i criteri di valutazione si basassero su tali poteri, come mai i credenti della Pura terra non seguono invece i non buddisti e i demoni? Il Daishonin afferma che il Budda Shakyamuni negò, come criteri di valutazione accettabili, i poteri occulti o sovrannaturali.

                                                                                                                  Il Daishonin si sofferma poi sull’obiezione secondo la quale i patriarchi della scuola Nembutsu non erano meno dotti del Daishonin in merito al Sutra del Loto e agli altri sutra, e pertanto avevano buone ragioni per sostenere il loro punto di vista. Anche nell’erudizione secolare, egli afferma, esistono casi in cui persone venute dopo sovvertirono le vedute di precedenti maestri. Nel Buddismo, T’ien-t’ai in Cina e Dengyo in Giappone refutarono le affermazioni dei maestri precedenti, cosa per cui vennero criticati, ma, col tempo, fu dimostrato che avevano ragione.

                                                                                                                  Il Daishonin cita poi diversi passi del Sutra del Loto che smentiscono l’affermazione della Pura terra secondo cui il Sutra del Loto è inadatto all’Ultimo giorno della Legge. Anche se i seguaci della Pura terra credono di agire bene, la causa che essi pongono offendendo il Sutra del Loto li condanna ai cattivi sentieri.

                                                                                                                  Infine, egli rivolge la sua attenzione alle affermazioni dei preti della scuola esoterica della Vera parola e della tradizione esoterica della scuola Tendai, i quali criticavano il Daishonin perché additava gli errori degli insegnamenti della Pura terra. Essi affermavano che gli insegnamenti del Sutra del Loto e della Pura terra erano un’unica entità, ma il Daishonin precisa che non vi è alcuna affermazione nei sutra che attesti che i due insegnamenti siano uguali. Egli conclude che non bisogna dare credito alle affermazioni dei maestri buddisti, a meno che non siano esplicitamente supportate dai sutra stessi. Fare altrimenti equivale a offendere la Legge buddista.

                                                                                                                  Note

                                                                                                                  1. Namu-Amida-butsu e Namu-Yakushi-nyorai significano rispettivamente “Omaggio al Budda Amida” e “Omaggio al Tathagata Maestro della Medicina”. Vedi Amida e Maestro della Medicina nel Glossario.
                                                                                                                  2. Le “due divinità” sono Shiva e Vishnu e i “tre asceti” sono Kapila, Uluka e Rishabha. Shiva e Vishnu sono le divinità principali dell’Induismo. Shiva fu incorporato nel Buddismo come Maheshvara, una divinità che si dice regni sul sistema maggiore di mondi. Per tre asceti vedi Glossario.
                                                                                                                  3. Era una visione assai diffusa all’epoca del Daishonin, come egli afferma chiaramente in La pratica dell’insegnamento del Budda: «Tutto il popolo giapponese di quest’epoca ha la stessa opinione su quale sia la pratica che si accorda con gli insegnamenti del Budda. Essi credono che, dal momento che tutti i veicoli sono stati “aperti” e incorporati nell’unico supremo veicolo della Buddità, nessun insegnamento sia superiore o inferiore, superficiale o profondo, ma che tutti siano uguali al Sutra del Loto. Da ciò la credenza che recitare il Nembutsu, abbracciare la dottrina della Vera parola, praticare la meditazione Zen o professare e recitare qualsiasi altro sutra o qualsiasi nome di Budda e bodhisattva equivalga a seguire il Sutra del Loto» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 348).
                                                                                                                  4. “Osservazione della mente” significa percepire la verità dentro la propria vita attraverso la pratica della meditazione.
                                                                                                                  5. Il decimo capitolo del Sutra del Loto afferma: «Se ci saranno persone che abbracciano, leggono, recitano, diffondono e copiano il Sutra del Loto della Legge meravigliosa, anche un solo verso […] allora, Re della Medicina, sappi che tali persone hanno già offerto doni a centomila milioni di Budda; sotto quei Budda hanno adempiuto il loro grande voto e, mossi da compassione per gli esseri viventi, sono nati in questo mondo umano» (Il Sutra del Loto, cap. 10, pp. 231-232).
                                                                                                                  6. Sutra tradotto da Dharmagupta (m. 619) costituito da una serie di domande e risposte fra il Bodhisattva Manjushri e il Figlio del Cielo Bontà Immutabile, un dio che si diceva vivesse nella Sala della Buona Legge a sud ovest della dimora del dio Shakra sul picco del monte Sumeru.
                                                                                                                  7. Questa frase si trova in Lode alla rinascita nella Pura terra di Shan-tao. Le “pratiche diverse” citate di seguito sono tutte le pratiche buddiste che non sono rivolte al Budda Amida. Il concetto si trova nel Commentario al Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita di Shan-tao.Vedi anche pratiche diverse nel Glossario.
                                                                                                                  8. Questa frase si trova nella Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine di Tao-ch’o.
                                                                                                                  9. In Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, Honen afferma che si dovrebbe scartare, chiudere, ignorare e abbandonare ogni insegnamento o pratica diversa da quelle indirizzate al Budda Amida e alla sua Pura terra.
                                                                                                                  10. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                                                                                                  11. Un documento in sette articoli, compilato da Honen nel 1204 per difendere gli insegnamenti della Pura terra.
                                                                                                                  12. Per citare alcuni passi, nel quattordicesimo capitolo del Sutra del Loto si legge: «Se nell’era ultima che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire…» (Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 283); nel ventitreesimo: «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta» (Ibidem, cap. 23, p. 394); e nel ventottesimo: «Dopo l’estinzione del Tathagata, farò in modo che [il Sutra del Loto] sia propagato in tutto Jambudvipa e che non abbia mai fine» (Ibidem, cap. 28, p. 439).
                                                                                                                  13. Secondo il Sutra della Meditazione e altri sutra, Grande Potere era un bodhisattva che assisteva il Budda Amida insieme al Bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo.
                                                                                                                  14. Nel Sutra del Nirvana sono descritti vari asceti del Brahmanesimo. L’asceta Jinu era capace di bere tutta l’acqua dell’oceano in un sol giorno. L’asceta Agastya si versò l’acqua del Gange in un orecchio e ve la tenne per dodici anni.
                                                                                                                  15. Quest’affermazione è basata su un passo del Sutra del Nirvana in cui si narra che Ananda, uno dei dieci maggiori discepoli di Shakyamuni, non fu capace di riconoscere i demoni che gli apparvero travestiti da Budda.
                                                                                                                  16. I cinque classici confuciani sono: il Libro dei mutamenti, il Libro della storia, il Libro delle odi, il Libro dei riti e gli Annali di primavera e autunno.
                                                                                                                  17. Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 332.
                                                                                                                  18. Ibidem, cap. 14, p. 284.
                                                                                                                  19. Ibidem, cap. 11, p. 250.
                                                                                                                  20. «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta» (Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 394).
                                                                                                                  21. Il termine “Sacra via” fu coniato da Tao-ch’o (562-645), secondo dei cinque patriarchi della scuola della Pura terra in Cina, per descrivere tutti gli insegnamenti buddisti diversi da quelli della Pura terra, o Nembutsu, ma il Daishonin qui usa questo termine per alludere alle dottrine della scuola esoterica della Vera parola e al filone esoterico all’interno della scuola Tendai.
                                                                                                                  22. Meditazione in cui il Budda Shakyamuni entrò prima di predicare il sutra, come si legge nel primo capitolo del Sutra del Loto, “Introduzione”.
                                                                                                                  23. Questa frase è nel primo capitolo del Sutra del Loto, dove si dice che il Budda aveva già predicato il Sutra degli Innumerevoli significati e poi era entrato in profonda meditazione. A quel tempo quattro tipi di fiori raffinati piovvero dal cielo e la terrà tremò in sei modi diversi. L’intera assemblea ottenne ciò che non aveva mai avuto prima e tutti furono colmi di gioia. Tutti rimasero stupefatti davanti a questi prodigi. Il Bodhisattva Maitreya, parlando a nome di tutti, chiese al Bodhisattva Manjushri, che aveva già praticato sotto incalcolabili Budda, di spiegarne il significato e Manjushri rispose: «Io vidi il Budda Torcia Splendente [Splendore del Sole e della Luna] manifestare in passato un prodigioso presagio come questo. E così so che ora il Budda presente sta per esporre il Sutra del Loto» (Il Sutra del Loto, cap. 1, pp. 61-62).
                                                                                                                  24. Nel settimo capitolo del Sutra del Loto, “Parabola della città fantasma” si narra che, in un passato inconcepibilmente remoto, il Budda Grande Saggezza Universale espose il Sutra del Loto su richiesta dei suoi sedici figli. Ciascuno di loro predicò poi il sutra in sua vece, permettendo a innumerevoli persone di rivolgere la propria mente all’illuminazione. In seguito tutti i sedici figli diventarono Budda e insegnarono la Legge in varie terre delle dieci direzioni dell’universo. Il nono rinacque nella terra occidentale come Amida e il sedicesimo in questo mondo di saha come Shakyamuni.
                                                                                                                  La Biblioteca di Nichiren
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