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37. La voce pura e risonante

RSND, VOLUME I

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Sado, 1272. Indirizzata a Shijo Kingo

Il sovrano conosciuto come duca Huan di Ch’i1 amava indossare vesti purpuree [e di conseguenza tutti nel suo territorio facevano lo stesso]. Al re Chuang di Ch’u2 non piacevano le donne dai fianchi robusti e quindi tutte le cortigiane del paese si sforzavano di snellire i loro fianchi, e in questo tentativo molte di loro morirono di fame. Così, ciò che piaceva a una sola persona veniva seguito da tutti anche quando non corrispondeva al gusto personale. Ciò è paragonabile al forte vento che piega l’erba e gli alberi e al grande mare che attira a sé tutti i fiumi e i torrenti. Se l’erba e gli alberi non si piegassero di fronte al vento, non verrebbero spezzati e abbattuti? E se i piccoli corsi d’acqua non sfociassero nel grande mare, quale altro sbocco potrebbero trovare?

    Diventa sovrano di un paese, con il consenso del cielo, della terra e di tutte le divinità, chi nella passata esistenza ha osservato i grandi precetti3più di chiunque altro. I meriti acquisiti con l’osservanza dei precetti determinano quale stato egli governi. Non ci sono due o tre sovrani [ma uno solo], e i re del cielo, della terra, del mare e delle montagne lo circondano per proteggerlo. Come potrebbe dunque la popolazione del paese volgere le spalle al suo sovrano?

      Anche se il sovrano commette azioni malvagie o perverse, per la prima, la seconda o la terza volta le divinità si asterranno dal punirlo. Però, se commette azioni particolarmente sgradite agli dèi celesti e alle altre divinità, allora essi dapprima lo ammoniscono provocando fenomeni straordinari in cielo e calamità sulla terra, poi, se eccede nei suoi crimini, gli dèi celesti e le altre divinità benevolenti abbandonano il suo paese. Oppure, quando i meriti che il sovrano ha acquisito seguendo i precetti si esauriscono del tutto, al suo paese non resta che soccombere, o ancora, se i suoi crimini e atti malvagi hanno raggiunto un numero eccessivo, le sue terre potranno essere invase da un paese confinante. Nel bene e nel male la popolazione condividerà sempre il destino del proprio sovrano.

        È questo il modo in cui va il mondo e lo stesso avviene nel Buddismo. Il Budda, molto tempo fa, affidò ai governanti [la protezione dei] suoi insegnamenti. Pertanto, anche uomini profondamente assennati come i santi o i saggi, se non obbediscono a chi governa, non potranno propagare il Buddismo. E anche se in seguito il Buddismo si propagasse, all’inizio incontrerebbe inevitabilmente grandi ostacoli.

          Il re Kanishka visse circa quattrocento anni o poco più dopo la scomparsa del Budda e governò a suo piacimento il regno di Gandhara. Egli radunò attorno a sé cinquecento arhat, rendendo loro onore, e fece compilare i duecento volumi del Grande commentario sull’Abhidharma. Ma nel suo regno tutti seguivano gli insegnamenti hinayana ed era perciò molto difficile diffondere il Mahayana. Il re Pushyamitraeliminò nelle cinque regioni dell’India gli insegnamenti del Budda e fece tagliare le teste dei monaci buddisti senza che nessuno, per quanto saggio potesse essere, fosse in grado di opporsi.

            L’imperatore T’ai-tsung fu un ottimo governante. Prese come insegnante il Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang e abbracciò gli insegnamenti della scuola delle Caratteristiche dei dharma, senza che nessuno dei suoi sudditi avesse il coraggio di fare diversamente. La scuola delle Caratteristiche dei dharma, pur facendo parte del Mahayana, insegna la dottrina delle cinque nature, che costituisce una grave disgrazia nell’ambito del Buddismo. È una dottrina malvagia, peggiore di qualsiasi insegnamento errato esposto dalle religioni non buddiste, e non avrebbe mai dovuto riscuotere approvazione in nessuno dei tre paesi: India, Cina o Giappone. Alla fine in Giappone fu screditata dal Gran Maestro Dengyo. Eppure, nonostante la scuola delle Caratteristiche dei dharma fosse in grave errore, l’imperatore T’ai-tsung credeva in essa e nessuno si oppose.

              La scuola della Vera parola si basa sui sutra di Mahavairochana, della Corona di diamanti e Susiddhikara, conosciuti come i tre sutra fondamentali della Vera parola, che i maestri del Tripitaka Shan-wu-wei e Chin-kang-chih introdussero in Cina dall’India durante il regno dell’imperatore Hsüan-tsung. Poiché questi sutra erano venerati dall’imperatore Hsüan-tsung che li riteneva superiori agli insegnamenti delle scuole della Ghirlanda di fiori e T’ien-t’ai e superiori anche agli insegnamenti della scuola delle Caratteristiche dei dharma e di quella dei Tre trattati, tutti in Cina credettero che il Sutra di Mahavairochana fosse superiore al Sutra del Loto. Anche in Giappone si è creduto fino ai nostri giorni che la scuola Tendai fosse inferiore a quella della Vera parola. Gli eminenti preti del To-ji e della scuola Tendai che seguono gli insegnamenti della Vera parola sono colpevoli di arroganza, di quella smisurata forma di arroganza che porta a ritenere superiore ciò che è inferiore.

                Se confrontiamo il Sutra del Loto e il Sutra di Mahavairochana e li esaminiamo senza parzialità o pregiudizi, vediamo che il Sutra di Mahavairochana è come una lucciola, mentre il Sutra del Loto è come la luna piena, che gli insegnamenti della Vera parola sono come piccole stelle, mentre quelli della scuola Tendai sono come il sole. Chi nutre pregiudizi in materia dirà: «Tu non hai compreso appieno i profondi princìpi della scuola della Vera parola e per questo continui incessantemente a denigrarla». Sono trascorsi più di seicento anni da quando la scuola della Vera parola fu introdotta in Cina e più di quattrocento da quando si diffuse in Giappone. Io mi sono informato sulle confutazioni fatte dai vari maestri durante questo periodo. Il Gran Maestro Dengyo fu l’unico a cogliere la natura fondamentale delle dottrine di questa scuola. Tuttavia, oggi essa continua a essere responsabile della più grave offesa di tutto il Giappone perché considera inferiore ciò che è superiore e superiore ciò che è inferiore; questa è la ragione per cui quando adesso si utilizzano le sue preghiere nel tentativo di respingere i mongoli, al contrario si attirano gli invasori.

                  La scuola della Ghirlanda di fiori fu fondata dal Maestro del Dharma Fa-tsang. Poiché l’imperatrice Wu aveva riposto fede nei suoi insegnamenti, godeva di grande favore e nessuna altra scuola poteva competere con essa. Sembrerebbe quindi che la superiorità di una scuola rispetto all’altra non sia determinata ­dalla dottrina che insegna, ma dal potere e dal­l’autorità di chi governa.

                    Anche maestri e studiosi che hanno compreso il profondo significato del Buddismo non possono avere la meglio sull’autorità del sovrano. Quelli che occasionalmente tentarono di farlo subirono grandi persecuzioni. Il Venerabile Aryasimha fu decapitato dal re Dammira, il Bodhisattva Aryadeva fu assassinato da un non buddista, Chu Tao-sheng fu costretto a ritirarsi su una montagna nel Su-chou e il Maestro del Tripitaka Fa-tao fu marchiato a fuoco sul volto ed esiliato nella regione a sud del fiume Yangtze.

                      Io, Nichiren, non sono degno di essere chiamato un devoto del Sutra del Loto e nemmeno di essere annoverato fra i membri del clero buddista. Per di più, come le altre persone di quest’epoca, ho invocato il nome del Budda Amida. Il prete Shan-tao, ritenuto una reincarnazione del Budda Amida, disse: «[Se praticheranno il Nembutsu costantemente fino al termine della loro vita] dieci persone su dieci e cento su cento rinasceranno nella Pura terra […]. Ma neanche una persona su mille vi rinascerà [attraverso qualsiasi altro insegnamento]»4. L’Onorevole Honen, venerato come reincarnazione del Bodhisattva Grande Potere, interpretò così tale frase: «Nell’ultima epoca, fra coloro che recitano il Nembutsu ma lo mescolano ad altre pratiche, come la devozione al Sutra del Loto, neanche una persona su mille rinascerà [nella Pura terra]. Ma fra coloro che recitano esclusivamente il nome del Budda Amida, dieci persone su dieci [vi] rinasceranno»5.

                        Negli ultimi cinquant’anni o più, in Giappone tutti, saggi o ignoranti, hanno onorato questa dottrina, vi hanno riposto fede, e nemmeno una persona l’ha mai messa in discussione. Solo io, Nichiren, mi distinguo da tutti gli altri perché dichiaro che il Budda Amida, nel suo voto originale, promise di salvare tutti «a eccezione di coloro che commettono i cinque peccati capitali o che offendono l’insegnamento corretto»6. E affermo anche che, secondo il Sutra del Loto, «chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo. […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»7. Queste affermazioni dimostrano che Shan-tao e Honen sono persone che hanno offeso la vera Legge e perciò sono stati di certo abbandonati da quel Budda Amida sul quale facevano assegnamento. E dato che essi stessi hanno ripudiato tutti gli altri Budda e tutti gli altri sutra, non possono rivolgersi loro per salvarsi. Come afferma il passo del Sutra del Loto, senza dubbio sono destinati a cadere nell’inferno di sofferenza incessante.

                          Ma poiché in Giappone tutti sono discepoli di Shan-tao e di Honen, naturalmente [facendo queste affermazioni] io non posso evitare questa grande persecuzione. La gente mi odia e si ordiscono di continuo complotti ai miei danni.

                            Lasciando da parte le varie persecuzioni subite in precedenza, menzionerò solo che il dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno sono incorso nell’ira delle autorità e la notte dello stesso giorno dovevo essere decapitato8 ma,per qualche motivo, riuscii a vivere sino a vedere il mattino e fui invece esiliato in questa provincia dove risiedo da allora. Sono stato abbandonato dal mondo, sono stato abbandonato dalla Legge del Budda e gli dèi celesti non dimostrano alcuna pietà per me. Sono un uomo che è stato bandito sia dal mondo secolare che da quello buddista.

                              E malgrado ciò, nella tua sincera dedizione, hai inviato un messo fin quaggiù, mandando anche offerte per commemorare il terzo anniversario9 della tua compianta madre, cosa della massima importanza per la tua vita! Negli ultimi due o tre giorni mi sembrava che stessi sognando. Mi sono sentito come l’amministratore dell’Hossho-ji10 quando, in esilio nell’isola di Iogashima, incontrò il giovane che lo aveva servito per anni. Il barbaro del nord Yang Kung11, fatto prigioniero in Cina, mentre veniva condotto a sud vide le oche selvatiche solcare il cielo e si commosse [pensando che provenivano dalla sua patria nel nord]. Tuttavia credo che la sua emozione in quella circostanza non potesse essere più intensa della mia.

                                Nel Sutra del Loto si afferma: «Se dopo la mia morte uno fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera»12. Chi recita anche una sola parola o una sola frase del Sutra del Loto e ne parla a un’altra persona è l’inviato del Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti. Io, Nichiren, benché sia una persona umile, ho ricevuto dal Budda Shakyamuni il regale ordine di venire in questo paese: chiunque dica una sola parola offensiva contro di me commette un crimine che lo condanna all’inferno di sofferenza incessante; chi dirà anche una sola parola o una sola frase in mio favore acquisterà meriti più grandi che se avesse fatto offerte a innumerevoli Budda.

                                  Il Budda Shakyamuni è il signore di tutti gli insegnamenti buddisti, la guida e il maestro di tutti gli esseri viventi. I suoi ottantamila insegnamenti sono tutti auree parole e le dodici suddivisioni dei sutra contengono solo parole veritiere. L’intero corpo dei sutra è il risultato del precetto di non mentire che egli osservò per innumerevoli milioni di kalpa. Non può esserci alcun dubbio su nessuno di essi.

                                    Questo è comunque il punto di vista generale. Analizzati in maniera più specifica, gli insegnamenti scaturiti dalla bocca dorata del Tathagata possono essere catalogati come mahayana e hinayana, essoterici ed esoterici, provvisori e veri. Il Sutra del Loto afferma: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente la via suprema»13. E inoltre: «L’Onorato dal Mondo ha esposto a lungo le sue dottrine e adesso deve rivelare la verità»14. Chi potrebbe dubitare [che il Sutra del Loto rappresenta la verità ultima]? E a ciò si aggiunga la testimonianza del Tathagata Molti Tesori e di tutti gli altri Budda che estesero la loro lingua fino al cielo di Brahma per dare un’ulteriore conferma.

                                      Quindi questo sutra si compone in realtà di tre testi, ogni singola frase rappresenta tre frasi e ogni carattere tre caratteri: il beneficio del Sutra del Loto è tale che anche un singolo carattere di esso racchiude in sé i triplici benefici di Shakyamuni, Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni.

                                        Per esempio, è come il gioiello che esaudisce i desideri. Un gioiello o cento gioielli sono la stessa cosa: un solo gioiello può elargire tesori incalcolabili tanto quanto possono farlo cento gioielli. O è come macinare cento erbe per preparare una pillola oppure per prepararne cento. La medicina avrà il potere di curare la malattia sia che si prepari una pillola, sia che se ne preparino cento. O, ancora, è come il grande mare: ogni goccia contiene tutti i fiumi che si riversano in esso e il grande mare contiene i sapori di tutti i fiumi che in esso affluiscono.

                                          Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa è il titolo generale, mentre i ventotto capitoli hanno ognuno un titolo particolare. Allo stesso modo il Paese della Luna15 è il nome generico per l’India che, più specificamente, è divisa in cinque regioni. Alla stessa maniera si parla di Giappone quando si vuole parlare in generale, mentre si elencano le sessantasei provincie16 quando si desidera essere più specifici.

                                            I gioielli che esaudiscono i desideri sono le reliquie del Budda Shakyamuni. I re draghi le ricevettero, le portarono sulla testa e Shakra le strinse nella mano provocando una pioggia di tesori17. Il corpo e le ossa del Budda sono gioielli che esaudiscono i desideri perché la fragranza del grande precetto18 osservato per innumerevoli kalpa impregnò il suo corpo e permeò le sue ossa facendone dei gioielli capaci di salvare tutti gli esseri.

                                              Si dice che le zanne di un cane si dissolvano al contatto con le ossa di una tigre e che le spine del pesce si sciolgano al respiro di un cormorano19. Si dice anche che se si usano i tendini di un leone come corde di un koto, non appena le si pizzicano, tutte le corde fatte con i tendini di altri animali si rompono da sole, senza essere tagliate. La predicazione della Legge da parte del Budda viene chiamata il ruggito del leone e il Sutra del Loto è il supremo ruggito del leone.

                                                Un Budda ha trentadue attributi. Ognuno di essi è ornato di cento benefici. La protuberanza carnosa sulla sommità del capo, il ciuffo di peli bianchi tra le sopracciglia e gli altri segni sono come il frutto, mentre le pratiche che il Budda ha svolto nel passato sono come i fiori che producono tanti benefici. In tale maniera i trentadue attributi appaiono nel corpo del Budda.

                                                  Un attributo del Budda è la sommità invisibile della sua testa20. Il corpo del Budda Shakyamuni era alto sedici piedi, ma un brahmano, della scuola del Bastone di bambù, non fu in grado di misurarlo: quando cercò di vedere la sommità della testa di Shakyamuni non ci riuscì. Il Bodhisattva Degno di Sostegno21 non fu parimenti in grado di vederla, e neppure il dio Brahma. Se ne ricerchiamo la ragione scopriamo che, nel passato, il Budda chinò la testa fino al suolo per riverire i suoi genitori, il suo maestro e il suo sovrano, acquisendo come ricompensa questo attributo.

                                                    Ma il principale fra i trentadue attributi del Budda è la sua voce pura e risonante22. Re minori, grandi re e i re che mettono in moto la ruota posseggono tutti in qualche misura questo attributo. Perciò, una singola parola di uno di questi re è in grado di distruggere il regno o di assicurarvi l’ordine. Gli editti promulgati dai governanti sono un tipo di voce pura e risonante. Diecimila parole dette da diecimila semplici sudditi non possono uguagliare una sola parola pronunciata dal re. Le opere note come le Tre cronachee i Cinque canoni rappresentano le parole di re minori.

                                                      Ciò che mette ordine nel piccolo regno del Giappone, che permette al dio celeste Brahma di comandare agli abitanti del triplice mondo e al Budda di avere autorità su Brahma, Shakra e sulle altre divinità, altro non è che la sua voce pura e risonante. Le parole pronunciate dal Budda, diventando il corpo dei sutra, portano benefici a tutti gli esseri viventi. E, fra i sutra, il Sutra del Loto è una manifestazione scritta dell’intento del Tathagata Shakyamuni, è la sua voce trascritta in parole. Quindi nelle parole scritte è contenuto il cuore del Budda.

                                                        Per spiegare, è come il seme, che germoglia, diventa pianta e produce il riso. Anche se la forma del riso cambia, il cuore rimane lo stesso.

                                                          Il Budda Shakyamuni e le parole scritte del Sutra del Loto sono due cose differenti, ma il loro cuore è uno solo. Perciò, quando posi lo sguardo sulle parole del Sutra del Loto, devi pensare che stai contemplando il corpo vivente del Tathagata Shakyamuni.

                                                            Il Budda Shakyamuni è già informato delle offerte che hai inviato fino qui, nella provincia di Sado. È stata veramente una dimostrazione di pietà filiale.

                                                              Con profondo rispetto,

                                                                Nichiren

                                                                  Il nono anno di Bun’ei (1272)

                                                                    Risposta a Shijo Saburo Saemon-no-jo

                                                                        Cenni Storici

                                                                        Nichiren scrisse questa lettera da Ichinosawa, sull’isola di Sado, nel 1272, a Shijo Saburo Saemon-no-jo, meglio noto come Shijo Kingo, un samurai suo seguace che viveva a Kamakura, per ringraziarlo delle offerte da lui inviate in occasione del terzo servizio funebre annuale per la madre defunta, che si teneva nel secondo anniversario della morte.

                                                                        Durante l’esilio a Sado, Shijo Kingo aveva mandato sull’isola un messaggero con varie offerte, e attraverso questo stesso messaggero il Daishonin aveva affidato a Shijo Kingo il trattato L’apertura degli occhi, completato nel secondo mese del 1272. Qualche mese più tardi, Kingo stesso affrontò il viaggio fino a Sado per far visita al Daishonin, ritornandovi ancora nel quinto mese del 1273.

                                                                        In questa lettera, il Daishonin introduce l’argomento del potere che una singola persona, il sovrano, ha di influenzare l’intero paese. Ciò è particolarmente evidente nella propagazione degli insegnamenti buddisti, dove il sostegno del sovrano può far sì che il Buddismo prosperi, mentre la sua opposizione può ostacolarne notevolmente la diffusione. Citando esempi dalla storia, il Daishonin sottolinea che i meriti delle diverse scuole buddiste, invece che sulla base dei rispettivi insegnamenti, sono stati troppo spesso giudicati in relazione al favore di chi si trovava al potere. Le sue stesse tribolazioni, aggiunge il Daishonin, derivano dall’aver osato criticare le dottrine seguite dai governanti e da tutta la popolazione.

                                                                        Tuttavia, alla luce del Sutra del Loto, il Daishonin dichiara di essere l’inviato del Budda, che ha fatto il suo avvento in Giappone in accordo col mandato del Budda. Il Sutra del Loto, di cui egli propaga l’essenza, è stato confermato da tutti i Budda e comprende tutte le verità. Ogni parola o frase del sutra contiene i meriti di tutti i Budda ed è paragonabile a un gioiello che esaudisce i desideri del quale si dice che sia in grado di elargire tesori inesauribili.

                                                                        Nella parte finale il Daishonin spiega il significato della “voce pura e risonante” del Budda. Egli sostiene che questa voce è la principale tra le trentadue caratteristiche fisiche del Budda in quanto esprime il suo cuore, ovvero il suo intento.

                                                                        Questa voce pura e risonante è stata preservata nelle parole scritte del Sutra del Loto, che equivale quindi al corpo vivente del Budda Shakyamuni.

                                                                        Nell’epoca feudale in cui viveva Nichiren Daishonin, così come precedentemente in India e in Cina, il sovrano e i suoi ministri esercitavano sui sudditi un potere assoluto. Come si afferma in questa lettera, senza il consenso del sovrano era estremamente difficile propagare gli insegnamenti buddisti e gli stessi monaci, per poter proteggere gli insegnamenti, dovevano ottenere l’appoggio di un signore. Ma nell’epoca attuale, nei paesi in cui la sovranità è nelle mani del popolo e la libertà di religione viene garantita, sono i cittadini stessi che portano avanti la missione di proteggere e propagare il Buddismo.

                                                                        Il Daishonin sta fondamentalmente affermando in questa lettera che la grandezza del vero Buddismo supera di gran lunga l’autorità di un qualsiasi sovrano.

                                                                        Note

                                                                        1. Duca Huan (685-643 a.C.): quindicesimo governante dello stato cinese di Ch’i. Riformò il sistema militare e si sforzò di aumentare la ricchezza e la forza militare del proprio stato. Quando nel 651 a.C. i signori feudali si unirono in lega, ne assunse il comando. La storia delle sue vesti purpuree si trova nello Han fei tzu.
                                                                        2. Chuang (613-591 a.C.): ventiduesimo governante dello stato di Ch’u. Secondo varie fonti, il governante che amava i fianchi snelli sarebbe stato re Ling (r. 541-529 a.C.).
                                                                        3. I grandi precetti sono i dieci precetti per i credenti laici che consistono nella proibizione delle dieci azioni malvagie.
                                                                        4. Queste considerazioni sono espresse in Lode alla rinascita nella Pura terra di Shan-tao, in cui si sostiene che il Nembutsu, la pratica di invocare il nome del Budda Amida, è la via della salvezza.
                                                                        5. Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.
                                                                        6. Riferimento al diciottesimo dei quarantotto voti pronunciati dal Budda Amida quando era ancora impegnato nella pratica come Bodhisattva Tesoro del Dharma.
                                                                        7. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 126.
                                                                        8. Riferimento alla persecuzione di Tatsunokuchi nel 1271.
                                                                        9. Il terzo anniversario: il servizio funebre tenuto nel secondo anniversario della morte di una persona, secondo l’uso cinese e giapponese di contare anche l’anno della morte. Secondo la tradizione giapponese sono particolarmente significativi anche il settimo, il quarantanovesimo e il centesimo giorno dopo la morte e il primo, il terzo, il settimo, il tredicesimo, il diciassettesimo, il ventitreesimo, il ventisettesimo, il trentatreesimo e il cinquantesimo anniversario della morte; in tali occasioni si tengono particolari cerimonie per i defunti.
                                                                        10. Amministratore del tempio Hossho: Shunkan (m. 1179), direttore amministrativo del tempio Tendai Hossho a Kyoto. Nel 1177 si incontrò a Shishigatani con altri sostenitori dell’ex imperatore Goshirakawa per organizzare una rivolta contro Taira no Kiyomori che, come gran ministro dello stato, aveva il controllo militare della capitale. Il complotto venne scoperto e i cospiratori arrestati. Insieme a Fujiwara no Naritsune e Taira no Yasuyori, Shunkan venne esiliato nell’isola di Iogashima, circa cinquanta chilometri a sud del Kyushu. L’anno seguente Naritsune e Yasuyori vennero perdonati mentre Shunkan rimase in esilio fino alla morte. Secondo Storia degli Heike, durante il terzo anno di esilio, un giovane chiamato Ario, che l’aveva servito sin dall’infanzia, si recò nell’isola a trovare il suo antico padrone recandogli la lettera della figlia.
                                                                        11. Yang Kung: fonte sconosciuta.
                                                                        12. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 232.
                                                                        13. Ibidem, cap. 2, p. 90.
                                                                        14. Ibidem, p. 68.
                                                                        15. Paese della Luna (cin. Yüeh-chih). Nome dato dai cinesi e dai giapponesi all’India. Verso la fine del III secolo a.C., una tribù dell’Asia centrale, di nome Yüeh-chih (tribù della luna) dominava parte dell’India. Poiché il Buddismo fu introdotto in Cina dall’India attraverso il loro territorio, i cinesi consideravano tutta l’India il Paese della Luna.
                                                                        16. Sessantasei provincie: l’intero territorio dell’antico Giappone. Questa divisione del paese rimase in vigore dall’anno 813 fino alla restaurazione Meiji nell’ultima parte del XIX secolo.
                                                                        17. Secondo il Trattato sulla grande perfezione della saggezza il dio Shakra provocò una pioggia di tesori sul continente di Jambudvipa durante una battaglia con gli asura.
                                                                        18. Il grande precetto: qui indica la veridicità del Sutra del Loto.
                                                                        19. Fonte sconosciuta: la prima analogia indica la durezza delle ossa di tigre e l’ultima probabilmente significa che un pesce inghiottito da un cormorano viene digerito completamente, senza lasciare resti.
                                                                        20. La sommità invisibile della sua testa: uno degli ottanta segni minori di un Budda. È generalmente identificata con una protuberanza carnosa, una delle trentadue caratteristiche maggiori di un Budda, posta sulla sommità del capo. Il fatto che la sommità del capo di un Budda sia invisibile agli esseri umani e celesti simboleggia la saggezza illimitata e la vita illuminata di un Budda.
                                                                        21. Bodhisattva che compare nel Sutra del Cumulo di tesori e in altri sutra. In Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”, Miao-lo afferma che il Bodhisattva Degno di Sostegno non riuscì a misurare quanto fosse grande il corpo del Budda; ciò rappresenta la grandezza del corpo e della saggezza del Budda. Questa parte di Su “Grande concentrazione e visione profonda” è un commento a Grande concentrazione e visione profonda di T’ien-t’ai in cui si afferma che il grande re celeste Brahma non fu in grado di vedere la sommità della testa del Budda.
                                                                        22. Voce pura e risonante: detta anche la voce che raggiunge il cielo di Brahma. Secondo Grande perfezione della saggezza, la voce di un Budda delizia coloro che la odono, tocca in profondità il cuore della gente e fa nascere un sentimento di riverenza.
                                                                        La Biblioteca di Nichiren
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