316. L'albero dell’amore reciproco
Minobu, Data sconosciuta. Indirizzata a Myoshin, monaca laica
Ho ricevuto il cibo che mi hai inviato per i pasti dei preti. È già l’anniversario della morte di tuo marito, il prete laico? Ero preso da varie faccende e l’avevo dimenticato. Ma di certo tu non lo dimentichi mai.
Un uomo di nome Su Wu si recò come inviato dell’imperatore Han nella terra dei barbari del nord e così sua moglie rimase separata dal marito per diciannove anni. Dal canto suo, il marito non riusciva a smettere di pensare a lei. La moglie lo amava tanto che ogni autunno disponeva i suoi vestiti sul blocco per la follatura e li batteva per compattare il tessuto. Si dice che alla fine il suo intenso amore riuscì a travalicare i chilometri che li separavano e il marito udì distintamente quel suono.
C’era un uomo di Ch’en1 che, quando dovette separarsi dalla moglie, spezzò in due uno specchio, in modo che ognuno ne tenesse un pezzo. Quando uno dei due si dimenticava dell’altro, i pezzi volavano via, come uccelli.
Una donna di Sung2 agognando il marito, si recò sulla sua tomba e vi rinacque come albero. Adesso è chiamato l’albero dell’amore reciproco.
Sulla rotta che le persone percorrono per recarsi in Cina, dimora una divinità, chiamata divinità di Shika3. Si dice che una donna, struggendosi per il marito che aveva compiuto la traversata fino in Cina, diventò la divinità del santuario, e la forma dell’isola dove essa risiede assomiglia a quella donna. La donna era la principessa Sayo di Matsura4.
Dal lontano passato fino ai nostri giorni, che si tratti di genitore e figlio o di signore e servitore, è mai esistita una separazione indolore? Ma nessuna separazione è così dolorosa come quella fra uomo e donna.
Tu sei nata donna per innumerevoli esistenze sin dal remoto passato, ma questo marito era il tuo ultimo buon amico nel mondo di saha.
Fiori sparsi
e frutti caduti
sbocciano e si riformano.
Perché chi è morto
mai più ritornerà?
L’anno scorso eri in lutto.
Anche quest’anno è duro,
giorno dopo giorno, mese dopo mese.
Perché c’è sempre un peso
sul tuo cuore.
Ho recitato il daimoku del Sutra del Loto per lui.
Nichiren
Il secondo giorno dell’undicesimo mese
Risposta alla monaca laica Myoshin
Cenni Storici
Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu il secondo giorno dell’undicesimo mese del 1279 (o del 1276, secondo altre fonti), alla monaca laica Myoshin. Egli esprime la sua gratitudine per il cibo che la donna ha inviato per i pasti dei preti, in occasione dell’anniversario della morte del marito. Il Daishonin partecipa al dolore della donna e le racconta diverse storie popolari dei tempi antichi di amore esemplare tra marito e moglie. Egli si riferisce poi al defunto marito come alla sua ultima buona influenza in questo mondo di saha, poiché l’aveva condotta alla fede nel Sutra del Loto. Il Daishonin conclude con due brevi poesie che ha scritto in segno di solidarietà per il cordoglio della donna.