218. L'altro ieri
Luogo sconosciuto, 1271. Indirizzata a Hei no Saemon
Mi ha fatto molto piacere avere l’opportunità di incontrarvi l’altro ieri.
Di questi tempi c’è forse qualcuno che non si chieda come sarà la sua prossima esistenza? L’unica ragione per l’avvento del Budda in questo mondo fu di portare la salvezza agli esseri viventi. Da quando io, Nichiren, sono diventato un prete, ho studiato varie dottrine buddiste e sono giunto a comprendere la vera intenzione dei Budda, rendendomi conto, fin dall’inizio dei miei studi, di quale fosse la grande chiave per liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte. Tale chiave è il Sutra del Loto della Legge meravigliosa.
La venerazione di questo insegnamento dell’unico veicolo ha portato prosperità ai tre paesi [India, Cina e Giappone]. Chi potrebbe dubitare di una cosa così evidente? Eppure, poiché molte persone hanno voltato le spalle al sentiero corretto e insistono a seguire la strada delle dottrine errate, i santi hanno abbandonato il paese, le divinità benevolenti ardono di collera, i sette disastri si verificano uno dopo l’altro, e la terra compresa fra i quattro mari non conosce la pace.
Nell’epoca attuale, tutti sono sottoposti all’autorità della regione del Kanto1 e ognuno onora i costumi di quella regione. E, poiché io stesso sono nato in questa terra, come potrei non preoccuparmi del destino del paese? Perciò ho scritto l’opera intitolata Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese e, per mano del prete laico Yadoya2, l’ho fatta recapitare al defunto prete laico del Saimyo-ji.
Recentemente i cosiddetti cani barbari3 hanno intorbidito le onde; i nemici barbari hanno gli occhi puntati sul nostro paese. Le predizioni, che formulai alcuni anni fa, in questi giorni si stanno avverando. [In Cina molto tempo fa] T’ai -kung Wang diede inizio all’invasione del regno di Yin perché il Conte dell’Ovest l’aveva trattato con la dovuta cortesia e Chang Liang valutò come spodestare la dinastia Ch’in perché fu toccato dalla sincerità del re di Han4. Entrambi questi uomini erano adatti ai tempi e ottennero il giusto riconoscimento. Così, dentro le tende del comando, furono capaci di elaborare strategie che assicurarono loro la vittoria a mille miglia di distanza.
Una persona capace di predire il futuro è considerata un ministro santo, il supremo dei sei uomini retti5. Una persona che propaga il Sutra del Loto è un devoto dei Budda. E io sono fiero di dichiarare che, aprendo i testi predicati sul Picco dell’Aquila e nel boschetto di alberi di sal6, sono giunto a comprendere le intenzioni del re dai piedi palmati7, colui che è dotato della protuberanza carnosa8. Inoltre, la maggior parte di ciò che ho predetto riguardo al futuro adesso si è avverata. Anche se non posso competere con i sapienti delle epoche passate, fra gli uomini di quest’ultima epoca sono di un genere raro a trovarsi.
Chi comprende la Legge e dimostra preoccupazione per il bene del paese dovrebbe, a rigor di logica, essere caldamente benvenuto. Ma, a causa delle petizioni e dei rapporti diffamatori di coloro che predicano false dottrine e falsi insegnamenti, nonostante abbia nutrito per tanto tempo un profondo sentimento di suprema lealtà, non sono ancora riuscito a realizzare le mie magre speranze. Inoltre, alla luce del disappunto che avete dimostrato nel nostro recente incontro, adesso sono estremamente turbato all’idea che i miei scopi possano essere ancor più difficili da realizzare.
Se posso permettermi di dire ciò che penso, finché non si scala il monte T’ai9 non si può sapere quant’è alto il cielo, e finché non si scende nel fondo della valle non si può capire quanto sia profonda la terra. Affinché voi possiate capire le mie intenzioni, vi ho fatto avere una copia di Adottare l’insegnamento corretto. Le idee che vi sono espresse non sono che un pelo rispetto al mantello di nove buoi, e io sono ben lungi dell’aver realizzato i miei umili scopi.
Attualmente voi, signore, siete il vero pilastro e l’architrave del regno. Perché dunque non usate il vero talento, visto che nel paese esso esiste? Dovete al più presto possibile mettere in atto strategie sagge per respingere questi nemici stranieri. Dovete garantire la sicurezza del paese perché così facendo adempierete i vostri obblighi di lealtà e devozione filiale.
Non vi dico queste parole per il mio bene, ma per il bene del sovrano, per il bene dei Budda, per il bene degli dèi e per il bene di tutti gli esseri viventi.
Con profondo rispetto,
Nichiren
Il dodicesimo giorno del nono mese dell’ottavo anno di Bun’ei [1271]
Rispettosamente consegnata a Hei no Saemon
Cenni Storici
Nichiren Daishonin scrisse questa lettera a Hei no Saemon, vice capo dell’Ufficio degli affari militari e di polizia del governo di Kamakura, il dodicesimo giorno del nono mese del 1271. Il titolo, aggiunto in un secondo tempo, prende spunto dalla prima frase «Mi ha fatto molto piacere avere l’opportunità di incontrarvi l’altro ieri». Si riferisce all’incontro avvenuto tra il Daishonin e Hei no Saemon, il decimo giorno dello stesso mese, in cui quest’ultimo aveva interrogato il Daishonin in merito alle rimostranze avanzate contro di lui da Ryokan del tempio Gokuraku e dai capi di varie scuole buddiste. A quell’epoca il Daishonin aveva chiesto di poter confutare i suoi accusatori in un dibattito pubblico, ammonendo che, in caso contrario e qualora le autorità si fossero schierate con i suoi accusatori nel perseguitarlo, tale azione avrebbe condotto il paese alla rovina. In Le azioni del devoto del Sutra del Loto il Daishonin scrive: «A queste parole il magistrato Hei no Saemon, dimenticando tutta la dignità del suo rango, si lasciò andare a una collera violenta…» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 679).
Il giorno stesso in cui il Daishonin scrisse questa lettera, Hei no Saemon, a capo di un numeroso plotone di soldati, andò ad arrestarlo, dando così inizio alla persecuzione di Tatsunokuchi, un tentativo fallito di uccidere il Daishonin sulla spiaggia di Tatsunokuchi presso Kamakura. Non è noto se fu questa lettera a spingere Hei no Saemon ad arrestare il Daishonin, o se egli la ricevette successivamente all’arresto. Si ritiene però che il piano per infliggere una pena al Daishonin fosse già in atto, come si evince dalla seguente affermazione tratta da Le azioni del devoto del Sutra del Loto: «In quelle circostanze la mia colpa sembrava indiscutibile al consiglio supremo del reggente» (Ibidem, p. 679).
In questa lettera il Daishonin afferma di aver compreso la chiave che conduce all’emancipazione dalle sofferenze di nascita e morte nel Buddismo: il Sutra del Loto. E afferma anche che la causa della mancanza di pace e sicurezza è l’offesa alla Legge. Undici anni addietro il Daishonin aveva inviato il suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese al prete laico del tempio Saimyo, Hojo Tokiyori, che all’epoca deteneva le redini del potere, proprio per mettere in luce che l’offesa alla Legge era la causa fondamentale dei disastri che affliggevano il paese. E ora, con le forze mongole in procinto di attaccare, anche la sua profezia sull’invasione da parte di paesi stranieri, profetizzata in quel trattato, stava per avverarsi.
Citando episodi della storia cinese, il Daishonin allude al fatto che i generali si mossero in risposta alla sincerità di altre persone e osserva che, poiché egli era stato in grado di prevedere il futuro, le persone avrebbero dovuto considerarlo un saggio oltre che un devoto dei Budda. Ciò nonostante, Hei no Saemon e gli altri non seguirono i suoi consigli a causa dell’odio e della gelosia che nutrivano nei suoi confronti, e pertanto le intenzioni sincere del Daishonin rivolte al bene del paese non ebbero alcun esito. Il Daishonin afferma che poiché Hei no Saemon era la persona designata a proteggere il paese, egli avrebbe dovuto tenere conto delle sue predizioni. In chiusura il Daishonin aggiunge che le sue parole non perseguono alcun fine personale, bensì sono intese per il bene del paese e del Buddismo.