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247. Le cinque guide per la propagazione

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, 1275. Indirizzata a Ota Jomyo e Soya Kyoshin

Così come quando si vuole curare una grave malattia si cerca una medicina potente, credo che niente sia più efficace della Legge essenziale per salvare chi ha commesso i cinque peccati capitali o ha offeso la Legge.

    Nella classificazione dei periodi temporali abbiamo il Primo, il Medio e l’Ultimo giorno della Legge. Nella classificazione degli insegnamenti abbiamo Hinayana e Mahayana, insegnamenti parziali e insegnamenti perfetti, provvisori e veri, essoterici ed esoterici. Nella classificazione dei paesi vi sono: i paesi centrali per la propagazione degli insegnamenti e quelli periferici. Nella classificazione delle capacità delle persone di comprendere gli insegnamenti, vi sono delle differenze a seconda che esse abbiano commesso o no i cinque peccati capitali, e abbiano già offeso la Legge oppure no. Nella classificazione dei maestri vi sono i maestri comuni e i maestri santi, le persone dei due veicoli e i bodhisattva, i bodhisattva di altri mondi e quelli di questo mondo, i bodhisattva dell’insegnamento transitorio e i bodhisattva dell’insegnamento originale.

      Perciò, quando i quattro ordini di bodhisattva apparvero nel mondo dopo la morte del Budda e diffusero gli insegnamenti, agendo come successori del Budda, essi non esposero i sutra e le dottrine in maniera avventata.

        Parlando in generale, non si dovrebbe iniziare subito a trasmettere questa grande dottrina del Sutra del Loto a persone che sono ignoranti e non hanno mai offeso tale grande dottrina. Si dovrebbe, invece, predicarla a tutti i costi alle persone malvagie e che hanno già offeso questo insegnamento mahayana vero.

          Così, nel secondo volume del Sutra del Loto il Budda si rivolge a Shariputra con queste parole: «Non predicare questo sutra alle persone prive di saggezza»1. E ancora, nel quarto volume, quando il Budda si rivolge al Bodhisattva Re della Medicina e agli ottantamila grandi uomini, dice: «Questo sutra racchiude il segreto tesoro dei Budda. Non deve essere diffuso o trasmesso avventatamente ad altri»2. Il significato di questi passi è che non si dovrebbe predicare sconsideratamente il Sutra del Loto alle persone che sono ignoranti e che non hanno mai fatto niente per offendere l’insegnamento corretto.

            Nel settimo volume del Sutra del Loto, però, il capitolo “Mai Sprezzante” recita: «Se gli accadeva di vedere da lontano persone appartenenti alle quattro categorie di credenti, si avvicinava di proposito, […] Tra le quattro categorie di credenti ve ne erano alcuni, collerici e dalla mente impura, che parlavano male di lui e lo insultavano dicendo: “Da dove viene questo monaco ignorante?” […] alcuni del gruppo afferravano dei bastoni, delle tegole o delle pietre per colpirlo e percuoterlo»3.

              L’approccio descritto nei passi citati dal secondo e dal quarto volume del sutra e quello descritto nel passo del settimo volume sono differenti come il cielo e la terra, come il fuoco e l’acqua.

                Domanda: Di questi due modi di procedere descritti nel sutra, quale si dovrebbe adottare per propagare il Sutra del Loto?

                  Risposta: Non si dovrebbe adottare l’uno o l’altro sulla base della propria interpretazione personale. Il Gran Maestro T’ien-t’ai, che era fra gli ascoltatori quando il Budda predicò il Sutra del Loto sul Picco dell’Aquila4, e anche il Gran Maestro Miao-lo ci hanno lasciato diversi commenti su tale questione. Permettetemi di citarne alcuni.

                    Nel decimo volume di Parole e frasi del Sutra del Loto si dice:

                      «Domanda: Quando Shakyamuni apparve nel mondo, era incerto se dovesse predicare o no. Adesso come lo dovremmo interpretare? D’altro canto, il Bodhisattva Mai Sprezzante correva ovunque ci fosse occasione di predicare. Come dovremmo interpretarlo?

                        «Risposta: Shakyamuni si rivolgeva alle persone del suo tempo che nelle precedenti esistenze avevano coltivato buone radici, e predicava loro le dottrine del veicolo inferiore, assistendole e proteggendole. Ma il Bodhisattva Mai Sprezzante si rivolgeva a persone che nelle passate esistenze non avevano coltivato buone radici, ed esponeva loro le dottrine del grande veicolo, costringendole ad ascoltarlo anche se ciò le mandava in collera».

                          Il significato di questo passo del commentario è il seguente. Shakyamuni predicò i quattro insegnamenti e gli otto insegnamenti, le dottrine hinayana e mahayana, i sutra provvisori e veri, paragonabili ai primi quattro gusti, come il Sutra della Ghirlanda di fiori predicato nel luogo dell’illuminazione, i sutra Agama predicati nel Parco dei Cervi, i sutra Corretti ed equi predicati nella Grande Camera del Tesoro e i sutra della Saggezza, predicati presso il lago dell’Airone Bianco. Se indaghiamo sulle esistenze passate delle persone che ricevettero questi insegnamenti, scopriamo che, nei periodi remoti dell’illuminazione originale del Budda e della sua predicazione all’epoca del Budda Grande Saggezza Universale, queste persone ricevettero il seme del puro e perfetto insegnamento del Sutra del Loto. Ma, poiché queste persone offesero l’insegnamento dell’unico veicolo di quel sutra, furono costrette a trascorrere nell’inferno un numero di kalpa pari ai granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi o di innumerevoli sistemi maggiori di mondi.

                            Nonostante ciò, il seme piantato in quel lontano passato col tempo giunse a piena maturazione, e così la natura di Budda inerente a queste persone si manifestò, come una gemma cucita nella veste5. Tuttavia, poiché c’era il rischio che anche le persone che avevano precedentemente stabilito una relazione con il Sutra del Loto potessero offenderlo se fosse stato predicato nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda, Shakyamuni per il momento espose solo i sutra hinayana e quelli provvisori in modo da far maturare ulteriormente le buone capacità dei suoi ascoltatori.

                              Domanda: Che dire allora dei grandi bodhisattva dell’insegnamento specifico e di quello perfetto, dei quali si dice che abbiano ottenuto l’illuminazione quando fu predicato il Sutra della Ghirlanda di fiori, o delle varie persone comuni che avrebbero ottenuto l’illuminazione quando fu predicato il Sutra della Meditazione?

                                Risposta: Se ci riferiamo al tempo in cui questi vari gruppi ottennero l’illuminazione, sembrerebbe che ci siano riusciti attraverso i sutra che hai citato. Ma se consideriamo le loro situazioni effettive, capiamo che queste persone erano fra quelle che avevano ricevuto i semi dell’illuminazione in un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi o tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi.

                                  Domanda: Che prova hai di questo?

                                    Risposta: Il capitolo “Emergere dalla terra”, nel quinto volume del Sutra del Loto, afferma: «Perché era dopo era in passato gli esseri viventi hanno ricevuto costantemente la mia istruzione. […] Così, quando questi esseri mi vedono per la prima volta e ascoltano la mia predicazione, tutti vi credono immediatamente, l’accettano e accedono alla saggezza del Tathagata»6.

                                      Il Gran Maestro T’ien-t’ai in un suo commentario identifica queste persone come quelle che ricevettero il seme “nel passato assai lontano”7. E il Gran Maestro Miao-lo dice: «Anche se la loro illuminazione avviene nel presente, in tutti i casi è dovuta al germogliare del seme piantato molto tempo fa»8. E dice anche: «Comprendete dunque che la concordanza [con la saggezza del Budda] che ha luogo oggi è la realizzazione delle capacità che hanno continuato a maturare sin dal passato»9.

                                        Poiché il significato di questi passi di sutra e commentari che ho citato è perfettamente chiaro, non occorrono commenti da parte mia. È come per la moglie di un re: che sia una principessa o una donna di umili natali, se il concepimento non è avvenuto grazie al seme del re, suo figlio non diventerà mai il sovrano del regno.

                                          Domanda: Che dire di coloro che avrebbero ottenuto l’illuminazione attraverso il Sutra di Mahavairochana e gli altri sutra [della Vera parola]?

                                            Risposta: Ci sono varie teorie a riguardo e, poiché sono molte, non ne tratterò qui. In generale però, questi sutra non espongono dottrine che chiariscano quando il Budda piantò il seme della Buddità, quando lo coltivò e ne raccolse i frutti. Queste dottrine non sono affatto differenti dallo Hinayana, che richiede di ridurre il proprio corpo in cenere e annullare la coscienza. Non sono sutra che espongono l’inizio e la fine del processo d’illuminazione.

                                              Nonostante questo, però, i maestri della Vera parola ne parlano come se conducessero al conseguimento della Buddità nella forma presente. Così facendo, sono come dei poveri che pretendono assurdamente il titolo di imperatore o di re, attirandosi così punizioni e morte. Se volessimo cercare un parallelo con gli usurpatori cinesi Wang Mang o Chao Kao, lo troveremmo nei maestri della Vera parola dei nostri giorni.

                                                Parlando nei termini delle categorie del tempo e della capacità, menzionate in precedenza, dovremmo dire che dopo la morte di Shakyamuni ci sono tre periodi. Durante i primi due periodi, i duemila anni e più del Primo e del Medio giorno della Legge, c’era ancora qualche persona che aveva ricevuto il seme della Buddità, come coloro che vissero negli oltre quarant’anni in cui Shakyamuni predicò nel mondo. Ma in quel tempo non si doveva predicare avventatamente il Sutra del Loto, cioè il vero sutra, senza soffermarsi a considerare le capacità delle persone.

                                                  Al momento presente, però, siamo già entrati nel terzo periodo, l’Ultimo giorno della Legge. Le persone che crearono una relazione con il Budda durante il tempo in cui egli era nel mondo sono sempre meno e tutti coloro che hanno la capacità di conseguire la Buddità attraverso le due categorie di sutra, quelli provvisori e quelli veri, sono scomparse. Adesso, in quest’ultima epoca, è tempo che appaia nel mondo il Bodhisattva Mai Sprezzante per suonare il suo tamburo coperto di veleno10. Eppure, nonostante ciò, gli studiosi di oggi, che sono confusi riguardo alle categorie del tempo e della capacità, in alcuni casi propagano le dottrine hinayana, e in altri trasmettono gli insegnamenti del Mahayana provvisorio o predicano l’unico veicolo. Ma nessuno di loro capisce che dovrebbero utilizzare i cinque caratteri del daimoku perché questo è il mezzo per piantare il seme della Buddità.

                                                    Gli studiosi della Vera parola s’ingannano specialmente nel modo in cui, basandosi sui tre sutra11, espongono la dottrina della sublimazione dei due veicoli degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente nell’unico veicolo dei bodhisattva, o la sostituzione di questi due veicoli con l’unico veicolo. Non dicono nulla sui meriti relativi dei tre veicoli degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente e dei bodhisattva in confronto a quelli dell’unico veicolo della Buddità. Tutto ciò che fanno è distruggere il sentiero col quale si può ottenere immediatamente l’illuminazione nella propria forma presente, e non nominano nemmeno il principio dell’illuminazione delle piante.

                                                      Tuttavia, quando i monaci Shan-­wu-­wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung arrivarono in Cina dall’India, scoprirono che le splendide dottrine del Gran Maestro T’ien-t’ai, che non esistevano in India, erano state propagate ed erano fiorite in tutta la Cina. Di conseguenza fu loro difficile diffondere gli insegnamenti dei sutra che ammiravano e avevano portato con sé. Perciò consultarono l’Acharya I-hsing e così escogitarono di appropriarsi della saggezza e della conoscenza del Gran Maestro T’ien-t’ai per inserirla nella loro interpretazione del Sutra di Mahavairochana e degli altri sutra, pretendendo falsamente che tale interpretazione esistesse già al tempo in cui i sutra erano in India.

                                                        Tutti in Cina, compreso il sovrano e i suoi ministri, così come i due gran maestri del Giappone Kobo e Jikaku, credettero a queste affermazioni e non riuscirono a percepire la verità; inutile dire che gli eruditi di livello più basso fecero lo stesso. In tutta la Cina e il Giappone un unico uomo, il Gran Maestro Dengyo, percepì la verità su questo argomento, ma nemmeno lui la spiegò completamente.

                                                          Alla fine però il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei, rimproverato da Yama, il re dell’inferno, si pentì dei suoi errori e delle sue colpe, e il Maestro del Tripitaka Pu-k’ung, dopo essere tornato in India e aver abbandonato le dottrine della Vera parola, si recò nuovamente in Cina dove allestì un palco di ordinazione agli insegnamenti T’ien-t’ai in cui collocò al centro il Sutra del Loto, come principale oggetto di culto, e ai lati i due mandala del regno di Diamante e del regno del Grembo.

                                                            Domanda: Perché gli eruditi della scuola della Vera parola dei nostri giorni non riconoscono questo fatto che riguarda la loro dottrina?

                                                              Risposta: Così come le persone non possono vedere le proprie sopracciglia che sono così vicine, ci sono casi come questo in cui le persone non si rendono conto dei propri errori. Il Gran Maestro Chia-hsiang abbandonò la scuola dei Tre trattati e divenne un discepolo di T’ien-t’ai, ma gli attuali studiosi della scuola dei Tre trattati non lo sanno. Fa-tsang e Ch’eng-kuan misero da parte gli insegnamenti della scuola della Ghirlanda di fiori e riposero fede in quelli del Gran Maestro T’ien-t’ai, ma gli eruditi della scuola della Ghirlanda di fiori non se ne rendono conto. Il Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang e il Gran Maestro Tz’u-en rifiutarono la dottrina errata delle cinque nature e si convertirono alla verità dell’unico veicolo, ma gli eruditi della scuola delle Caratteristiche dei dharma lo negano tassativamente.

                                                                Domanda: Che prove documentarie hai?

                                                                  Risposta: Alcuni di questi uomini cambiarono le loro posizioni mentali, ma non la loro posizione fisica. Altri cambiarono la posizione fisica, ma non quella mentale. Alcuni cambiarono sia la propria posizione fisica sia quella mentale e altri non cambiarono né l’una né l’altra. Ti scriverò su un foglio separato le prove documentarie, ma, poiché esse non influenzano il mio argomento principale, non le prenderò in esame adesso.

                                                                    Come dicevo prima, ci sono tre periodi di tempo successivi alla morte del Budda Shakyamuni, il primo dei quali è chiamato Primo giorno della Legge. Durante i primi cinquecento anni di questo periodo, Mahakashyapa, Ananda, Shanavasa, Madhyantika e il monaco Parshva si dedicarono interamente a diffondere la medicina degli insegnamenti hinayana per curare i mali minori delle persone della loro epoca. Essi propagarono le tre suddivisioni del canone, fra cui i quattro sutra Agama, i vari precetti contenuti nelle Dieci suddivisioni delle regole monastiche e nelle Ottanta suddivisioni delle regole monastiche, e i sutra della Trasmissione dell’emancipazione12. Questi insegnamenti in seguito furono portati avanti dalle scuole dei Precetti, del Tesoro dell’Abhidharma e dell’Affermazione della verità.

                                                                      Durante gli ultimi cinquecento anni di questo periodo, apparvero grandi studiosi come i bodhisattva Ashvaghosha, Nagarjuna, Aryadeva, Asanga e Vasubandhu. Dapprima si immersero nei sutra hinayana propagati dai santi hinayana del periodo precedente, fino a conoscerli a fondo. In seguito refutarono queste dottrine una a una, e al loro posto propagarono i sutra mahayana, offrendo così una medicina di media efficacia in grado di curare le malattie di modesta gravità delle persone del tempo. Questi sutra, che sono il Sutra della Ghirlanda di fiori, i sutra della Saggezza, il Sutra di Mahavairochana, quello dei Profondi segreti e altri, diedero origine alla scuola dei Tre trattati, alla scuola delle Caratteristiche dei dharma, alle dharani della Vera parola, alla dottrina Zen e ad altre.

                                                                        Domanda: Perché i santi degli insegnamenti hinayana come Mahakashyapa e Ananda non propagarono i sutra mahayana?

                                                                          Risposta: Primo, perché era al di là delle loro capacità. Secondo, perché le persone alle quali si rivolgevano non avevano una capacità adeguata a questi insegnamenti. Terzo, perché il Budda non aveva affidato a loro gli insegnamenti mahayana. E quarto, perché non era ancora giunto il tempo di farlo.

                                                                            Domanda: Perché Nagarjuna, Vasubandhu e gli altri non propagarono l’unico veicolo del Sutra del Loto?

                                                                              Risposta: Per le stesse ragioni che ho appena elencato.

                                                                                Domanda: I vari maestri della Vera parola danno il seguente resoconto. Quando furono trascorsi ottocento anni dalla morte del Budda, in India apparve il Bodhisattva Nagarjuna. Egli ricevette dal Bodhisattva Ashvaghosha i sutra della Ghirlanda di fiori, del Loto e altri, i quali rappresentano gli insegnamenti essoterici diffusi dal Budda Shakyamuni. Per quanto riguarda invece gli insegnamenti esoterici esposti dal Budda Mahavairochana, Nagarjuna aprì una torre di ferro nell’India meridionale e ricevette personalmente gli insegnamenti esoterici dai Tathagata Mahavairochana e Vajrasattva con una trasmissione orale.

                                                                                  Il Bodhisattva Nagarjuna ebbe due discepoli. A uno di questi, il Bodhisattva Aryadeva, egli trasmise gli insegnamenti essoterici di Shakyamuni, e all’altro, il Bodhisattva Nagabodhi, trasmise gli insegnamenti esoterici di Mahavairochana. Il Bodhisattva Nagabodhi si ritirò presso il giardino di alberi di mango e per un certo tempo non trasmise a nessuno gli insegnamenti che aveva ricevuto. Nel frattempo gli insegnamenti essoterici, trasmessi al Bodhisattva Aryadeva, erano stati introdotti in Cina. Numerosi anni dopo, gli insegnamenti esoterici trasmessi al Bodhisattva Nagabodhi furono introdotti in Cina da Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung.

                                                                                    Qual è la tua opinione riguardo a questo?

                                                                                      Risposta: Tutti i maestri della Vera parola danno lo stesso resoconto degli eventi. E i vari rappresentanti delle dottrine Tendai e della Ghirlanda di fiori lo accettano senza dubitare. Ma io sono portato a chiedere se dobbiamo supporre che i tre sutra legati al Budda Mahavairochana non esistessero in India prima del tempo di Nagarjuna. Forse il Tathagata Mahavairochana apparve nel mondo in aggiunta al Budda Shakyamuni e predicò questi sutra? In quale sutra o trattato ci sono le prove che gli insegnamenti essoterici furono trasmessi ad Aryadeva e quelli esoterici a Nagabodhi?

                                                                                        Di fatto queste asserzioni false e assurde superano persino le scellerate menzogne ordite da Devadatta e le bugie assurde di Kokalika. E il fatto che le famiglie reali della Cina e del Giappone siano decadute e i preti buddisti di entrambi i paesi abbiano cominciato a offendere l’insegnamento corretto è dovuto principalmente alla diffusione di queste tesi. Come risultato la Cina è già stata sconfitta dalle tribù selvagge del nord e il Giappone corre il rischio di essere invaso dai barbari dell’ovest. Ma su questo non voglio dire altro.

                                                                                          Durante i mille anni del Medio giorno della Legge gli insegnamenti buddisti dell’India furono introdotti in Cina. I primi quattrocento anni di questo periodo furono caratterizzati dalle differenze dottrinali fra i vari capi buddisti della Cina settentrionale e meridionale che proliferavano come erbacce rampicanti, tanto che ovunque regnava il disaccordo su quale fosse il corretto insegnamento buddista.

                                                                                            Dopo i primi quattrocento anni del Medio giorno, nei cento anni seguenti, i gran maestri Nan-yüeh e T’ien-t’ai apparvero in Cina e diffusero in generale le vere dottrine del Sutra del Loto. Ma, anche se il paese riconobbe che erano maestri nel campo della perfetta saggezza e della perfetta meditazione insegnate dal Sutra del Loto, essi non fecero nulla per istituire un palco di ordinazione ai precetti della perfetta e immediata illuminazione. Perciò il paese nel suo complesso non li considerò maestri dei precetti.

                                                                                              Dopo che furono trascorsi seicento anni del Medio giorno della Legge, gli insegnamenti della scuola delle Caratteristiche dei dharma giunsero in Cina dall’India. L’imperatore T’ai-tsung prese fede in essi e di conseguenza i seguaci della scuola del Loto di T’ien-t’ai diminuirono sempre di più. Durante il regno dell’imperatrice Wu, i membri della scuola della Ghirlanda di fiori, precedentemente sconfitti in dibattito dal Gran Maestro T’ien-t’ai, approfittarono della situazione per farsi nuovamente avanti e dichiarare che i propri insegnamenti erano superiori a quelli della scuola T’ien-t’ai.

                                                                                                Allora, nel regno dell’imperatore Hsüan-tsung, l’ottavo sovrano a partire dall’imperatore T’ai-tsung13, gli insegnamenti della Vera parola furono portati per la prima volta in Cina dall’India. Così, nel quarto anno dell’era K’ai-yüan [716], il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei introdusse i sutra di Mahavairochana e Susiddhikara, e nell’ottavo anno dell’era K’ai-yüan [720] i maestri del Tripitaka Shan-wu-wei e Pu-k’ung introdussero il Sutra della Corona di diamanti.

                                                                                                  Così tutti e tre i sutra della Vera parola furono portati in Cina dall’India. Ma i loro interpreti, che avevano studiato i commentari del Gran Maestro T’ien-t’ai, ebbero l’astuta idea di scrivere i propri commentari nei quali dichiararono che i sutra di Mahavairochana e del Loto erano di fatto un unico sutra, ma che al primo erano stati aggiunti le mudra e i mantra che ne facevano un insegnamento esoterico. Per tale ragione il Sutra di Mahavairochana andava considerato superiore. In realtà essi elevarono gli insegnamenti provvisori a un rango superiore a quello del vero insegnamento, ma gli studiosi cinesi non se ne resero conto.

                                                                                                    Quando furono trascorsi ottocento anni del Medio giorno della Legge, e quel periodo era prossimo al termine, nel paese del Giappone nacque il Gran Maestro Dengyo che, non solo refutò le dottrine erronee della Ghirlanda di fiori e degli altri gruppi appartenenti alle sei scuole, ma realizzò anche qualcosa che né Nan-yüeh né T’ien-t’ai avevano fatto, costruendo sul monte Hiei un palco di ordinazione ai precetti della perfetta e immediata illuminazione. Così, tutti i preti del Giappone, senza eccezioni, diventarono discepoli del Gran Maestro Dengyo.

                                                                                                      Tuttavia, anche se, dal punto di vista della superiorità comparativa, egli era consapevole che paragonata alla dottrina Tendai quella della Vera parola era una frode, non chiarì questo punto. Probabilmente sentiva che occorreva aspettare l’Ultimo giorno della Legge per farlo. Ma questa è solo una questione marginale per la mia attuale discussione e quindi non entrerò nei dettagli.

                                                                                                        Quando il nostro mentore, il Gran Maestro Dengyo, costruì il palco di ordinazione ai precetti della perfetta e immediata illuminazione sul monte Hiei, una cosa che non era mai stata realizzata prima in nessuno dei tre paesi di India, Cina e Giappone, in realtà stava impiegando il miglior tipo di medicina per curare le gravi malattie delle persone della sua epoca.

                                                                                                          E adesso sono trascorsi più di duecentoventi anni dall’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, un’epoca in cui nel mondo dilagano le cinque impurità e spesso si verificano le tre calamità. Il paese è pervaso dalle due impurità degli esseri viventi e del pensiero14, e i due gruppi, di coloro che commettono i cinque peccati capitali e coloro che offendono la Legge, abbondano nella terra compresa fra i quattro mari. Ovunque troviamo persone che ammirano degli icchantika, persone di incorreggibile miscredenza, e si affidano a loro come se fossero le travi e i pilastri del paese; così coloro che offendono la Legge vengono onorati e dichiarati maestri del paese.

                                                                                                            Le persone tengono in mano copie del Classico della pietà filiale di Confucio e intanto colpiscono sulla testa i propri genitori; recitano il Sutra del Loto di Shakyamuni con la bocca e intanto voltano le spalle al signore degli insegnamenti. Il nostro paese è diventato la terra dell’assenza di pietà filiale; non occorre cercare altrove il Villaggio di Coloro che Abusano della Propria Madre15. Per questo i cieli azzurri guardano il nostro paese con occhi inferociti e la terra gialla, piena di indignazione, trema sotto di noi.

                                                                                                              Il grande terremoto che si verificò nel primo anno dell’era Shoka [1257] o l’enorme cometa che apparve nel primo anno dell’era Bun’ei [1264], queste infauste calamità, furono disastri tanto gravi come mai se ne erano verificati prima in India, Cina o Giappone nei 2200 anni e più, successivi alla morte del Budda. Furono cento o mille volte più terribili delle azioni del re Pushyamitra, che bruciò i templi e gli stupa buddisti nelle cinque regioni dell’India, o di quelle dell’imperatore dell’era Hui-ch’ang, che costrinse preti e monache delle nove province della Cina a ritornare alla vita laica16.

                                                                                                                Queste infauste calamità si sono verificate perché il paese pullula di persone che offendono gravemente la Legge, perché queste persone hanno occupato ogni regione sotto il cielo. Il Sutra del Mahaparinirvana (in sintesi) dice: «Nell’Ultimo giorno della Legge coloro che hanno un cattivo comportamento filiale e offendono la Legge saranno come i granelli di polvere della terra». E il Sutra del Declino della Legge (in sintesi) dice: «Quando giunge il tempo in cui la Legge svanisce e termina, i monaci e le monache dal cuore di cane saranno numerosi come le sabbie del Gange».

                                                                                                                  Adesso, guardando attentamente il nostro paese, vedo che ogni persona è macchiata da questi due veleni, cioè i cinque peccati capitali e l’offesa alla Legge. Che mezzi straordinari si possono usare per salvare persone colpevoli di atti tanto malvagi?

                                                                                                                    L’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione, osservando con il suo occhio del Budda, poté vedere e comprendere l’Ultimo giorno della Legge e, volendo offrire un rimedio ai colpevoli di queste due offese, i cinque peccati capitali e l’offesa alla Legge, egli lasciò ai posteri la sua unica grande Legge segreta.

                                                                                                                      Il Budda Shakyamuni dell’insegnamento originale del Sutra del Loto, che aveva ottenuto originariamente l’illuminazione nel remoto passato, sedette a fianco del Budda Molti Tesori, del Mondo del Tesoro della Purezza, in una torre preziosa che misurava cinquecento yojana di altezze e duecentocinquanta yojana di larghezza. I due Budda erano proprio come il sole e la luna, e le emanazioni del Budda provenienti dalle dieci direzioni, sedute sui seggi di leone alti cinque yojana, disposti sotto alberi carichi di gioielli alti cinquecento yojana, sembravano una moltitudine di stelle in fila.

                                                                                                                        La cerimonia nella quale questi tre tipi di Budda si adunarono, riempiendo quattrocentodiecimila milioni di nayuta di terre durante le [prime] due assemblee, una sulla terra e l’altra nell’aria, superò di gran lunga in splendore il Mondo del Tesoro del Loto, descritto nel Sutra della Ghirlanda di fiori che Shakyamuni predicò sul luogo della sua illuminazione, e i milleduecento e più onorati dei regni dei due mandala della scuola della Vera parola17. Questi tre tipi di Budda sono gli occhi per tutte le persone in tutti i mondi.

                                                                                                                          A questa grande riunione, il Budda, citando le sei azioni difficili e le nove azioni facili, incoraggiò i grandi bodhisattva a diffondere il Sutra del Loto. C’era il Bodhisattva Manjushri del Mondo Dorato, il Bodhisattva Maitreya della corte del cielo Tushita, il Bodhisattva Accumulo di Saggezza del Mondo del Tesoro della Purezza e il Bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo del Monte Potalaka. C’era Mahakashyapa, il primo nelle pratiche ascetiche fra i discepoli del Budda Shakyamuni, e Shariputra, il primo in saggezza; innumerevoli Brahma, le divinità che comandano ognuna un sistema maggiore di mondi; infiniti Shakra, ognuno dei quali dimora sulla sommità di un monte Sumeru; incalcolabili dèi del sole e della luna che illuminano tutto ciò che c’è sotto il cielo nelle quattro direzioni; gruppi di quattro re celesti numerosi come le sabbie del Gange che proteggono la Legge buddista nei mondi delle dieci direzioni; e re draghi numerosi come i granelli di polvere della terra; e tutti si facevano avanti sperando di essere i primi a ricevere e portare avanti questo sutra. Ma l’Onorato dal Mondo non lo permise a nessuno di loro.

                                                                                                                            A quel tempo egli convocò da sotto terra quattro grandi bodhisattva mai visti prima e che adesso apparivano per la prima volta. I loro nomi erano: Bodhisattva Pratiche Superiori, Bodhisattva Pratiche Illimitate, Bodhisattva Pratiche Pure e Bodhisattva Pratiche Salde. Ognuno di questi grandi bodhisattva era accompagnato da un seguito numeroso come i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange. Il loro aspetto e la loro dignità erano indescrivibili e inconcepibili. Voler paragonare questi grandi bodhisattva con i quattro bodhisattva Saggezza del Dharma, Foresta di Meriti, Vessillo di Diamante e Forziere del Diamante, ognuno col suo seguito pari alle sabbie di dieci Gange, che allietarono la riunione con il Budda che si svolse nel luogo della sua illuminazione [come descritto nel sutra della Ghirlanda di fiori], o con i grandi bodhisattva provenienti dalle dieci direzioni che giunsero alla Grande Camera del Tesoro situata tra il mondo del desiderio e il mondo della forma, come descritto nel Sutra della Grande raccolta, o con i quattro grandi bodhisattva nel loto a otto petali descritto nel Sutra di Mahavairochana, o con i sedici grandi bodhisattva che sono fra i trentasette onorati descritti nel Sutra della Corona di diamanti, sarebbe come paragonare il dio Shakra a una scimmia o il monte Sumeru al monte Hua18.

                                                                                                                              Allora il Bodhisattva Maitreya, esprimendo i dubbi di tutta l’assemblea disse: «Non c’è una sola persona che io conosca»19.

                                                                                                                                Il Gran Maestro T’ien-t’ai commenta: «Egli sta dicendo: dal momento dell’illuminazione del Budda nel luogo della meditazione fino alla presente assemblea, grandi bodhisattva erano convenuti incessantemente dalle dieci direzioni per partecipare alle varie assemblee. Il loro numero era illimitato, ma io, con il potere e la saggezza del Budda del futuro, li avevo visti e conosciuti tutti. Eppure tra questa moltitudine non riconosco una sola persona»20. E Miao-lo commenta: «La ragione per la quale non riconosce nessuno di loro è che […] i sapienti sanno percepire l’origine delle cose, come i serpenti conoscono la via dei serpenti. [Anche se egli è nella posizione di succedere al Budda, il distante (l’illuminazione originale del Budda) e il vicino (la sua illuminazione in India) sono diversi. E chi conosce il vicino non riesce a cogliere il lontano]»21. E T’ien-t’ai dice: «Osservando la furia della pioggia possiamo capire la mole del drago che l’ha causata, e osservando la grandezza del loto possiamo capire la profondità dello stagno in cui cresce»22.

                                                                                                                                  Paragonare [i bodhisattva degli altri sutra con questi quattro grandi bodhisattva] è come paragonare i quattro comandanti dell’esercito del re Han23, Chang Liang, Fan K’uai, Ch’en-P’ing e Chou Po, con i Quattro Anziani Canuti del monte Shang24, Ch’i Li-chi, l’Erudito Lu-li, il Maestro Tung-yüan e il Maestro Hsia-huang. Questi quattro uomini saggi erano differenti dai quattro comandanti come il cielo lo è dalla terra e le nuvole lo sono dal fango. In quanto ad aspetto, la testa dei Quattro Anziani Canuti era come neve fresca e la fronte era corrugata come le onde dei quattro mari; le sopracciglia avevano la forma della luna crescente e la schiena era curva come un arco. Per come servirono l’imperatore Hui e lo aiutarono a governare l’impero, sembrava che i re santi Yao e Shun dell’antichità fossero apparsi nel mondo, e per come portarono pace e stabilità al mondo intero non furono diversi da Shen Nung di molto tempo prima.

                                                                                                                                    I quattro grandi bodhisattva erano simili a questi uomini. Apparvero nell’assemblea del Sutra del Loto e la loro dignità si aggiunse a quella dei tre tipi di Budda che vi erano adunati. Essi sconfissero l’arroganza dei denigratori della Legge così come un grande vento scompiglia i rami di piccoli alberi, e ispirarono rispetto e timore reverenziale ai membri dell’assemblea così come il dio Shakra intima obbedienza agli altri esseri celesti. Devadatta, che in precedenza aveva attaccato il Budda, estese la sua lingua e giunse le mani in segno di rispetto e Kokalika, che nel passato aveva pronunciato falsità, si prostrò al suolo pentendosi dei proprio errori. I grandi santi come Manjushri si vergognarono e non furono capaci di dire una parola, mentre santi di grado minore come Shariputra videro svanire la loro saggezza e chinarono il capo.

                                                                                                                                      A quel tempo l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione predicò il capitolo “Durata della vita” e, dopo averlo fatto, esibì i suoi dieci poteri sovrannaturali e affidò la trasmissione della Legge ai quattro grandi bodhisattva.

                                                                                                                                        E qual è questa Legge che egli affidò loro? È quella che scarta l’ampiezza del Sutra del Loto e ne coglie gli elementi principali, che ne scarta gli elementi principali per cogliere il punto essenziale, cioè i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, che rappresentano i cinque princìpi maggiori di nome, essenza, fondamento, funzione e insegnamento. È come il metodo che usava Chiu-fang Yin25 per valutare i cavalli, senza preoccuparsi se fossero neri o gialli, ma semplicemente selezionando quelli di qualità veramente eccellente, o il metodo col quale Chih Tao-lin26 analizzava i sutra, accantonando le considerazioni di minor importanza e cogliendone il significato fondamentale.

                                                                                                                                          Questi quattro grandi bodhisattva non erano presenti quando Shakyamuni predicò il suo primo sermone presso il luogo in cui ottenne l’illuminazione, né apparvero alla fine quando entrò nel nirvana presso la riva del fiume Ajitavati. E non erano nemmeno fra i sacri uomini, come Manjushri e Maitreya, che durante gli otto anni in cui fu predicato il Sutra del Loto sul Picco dell’Aquila chiesero al Budda di esporre i suoi insegnamenti e lo aiutarono a farlo nella cerimonia delle sezioni di preparazione e di rivelazione dell’insegnamento transitorio27. In più, si ritirarono dall’assemblea senza prendervi parte quando il Budda esortò a trasmettere l’insegnamento originale e Percettore dei Suoni del Mondo, Suono Meraviglioso e gli altri grandi bodhisattva fecero voto di propagare il sutra. Essi apparvero soltanto allo scopo di ricevere quest’unica grande Legge segreta [di Myoho-renge-kyo] e dopo si ritirano nel loro luogo originale. Durante i duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge, che seguirono alla morte del Budda, essi non apparvero nemmeno una volta.

                                                                                                                                            La ragione, possiamo concludere, fu che il Budda aveva affidato questa grande Legge segreta a questi grandi bodhisattva affinché la propagassero solo durante l’Ultimo giorno della Legge. Così il capitolo del Sutra del Loto “Distinzioni dei benefici” dice: «Se nell’era malvagia dell’Ultimo giorno della Legge qualcuno sarà in grado di sostenere questo sutra…»28. E il Sutra del Nirvana dice: «Supponi che una coppia abbia sette figli e uno di loro si ammali. Per quanto i genitori amino allo stesso modo tutti i figli, si preoccupano di più per quello malato». E il capitolo del Sutra del Loto “Re della Medicina” afferma: «Questo sutra offre la buona medicina per i mali della gente di Jambudvipa»29.

                                                                                                                                              Dei sette figli menzionati nel Sutra del Nirvana, possiamo trascurare per il momento i sei che non sono malati. È il settimo figlio, quello malato, che rappresenta gli icchantika, le persone che commettono i cinque peccati capitali o che offendono la Legge, tutti gli esseri umani di questo paese del Giappone nella malvagia epoca dell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                                                Durante i primi cinquecento dei mille anni che compongono il Primo giorno della Legge, tutti i discepoli ascoltatori della voce riuscirono ad entrare nel nirvana. E nei secondi cinquecento anni di quel periodo, la maggior parte dei bodhisattva che erano giunti da altre regioni fece ritorno alla propria terra d’origine. Durante i successivi mille anni del Medio giorno della Legge, Manjushri, Percettore dei Suoni del Mondo, Re della Medicina e Maitreya rinacquero come Nan-yüeh o T’ien-t’ai, o apparvero nel mondo come Fu Ta-shih30, Gyoki31 o Dengyo per portare beneficio a tutti gli esseri viventi.

                                                                                                                                                  Ma adesso che siamo entrati nel periodo dell’Ultimo giorno della Legge, tutti questi vari grandi bodhisattva si sono ritirati nei loro luoghi d’origine. Oltre a loro ci sono gli dèi celesti e le divinità terrestri che proteggono e difendono il mondo. Ma essi, o sono partiti per altre regioni o, se ancora dimorano qui, hanno cessato di proteggere un paese così malvagio, oppure ancora, non potendo più assaporare il gusto della Legge, hanno perso il loro potere protettivo. A meno che qualcuno non sia un bodhisattva dal corpo del Dharma32, non riuscirà a sopportare i dolori legati all’entrata nei tre cattivi sentieri, e lo stesso vale per questi dèi celesti e terrestri. Le sofferenze del mondo attuale sono troppo grandi perché essi le possano sopportare.

                                                                                                                                                    Ma i grandi bodhisattva numerosi come i granelli di polvere di mille mondi che emersero dalla terra, anzitutto hanno vissuto in questo mondo di saha per un periodo di tempo incalcolabilmente lungo; inoltre sono stati discepoli del Budda Shakyamuni sin dal remoto passato, quando per la prima volta egli aspirò all’illuminazione e la ottenne; e infine questi bodhisattva erano le prime persone del mondo di saha ad aver ricevuto il seme della Buddità dal Budda. Perciò, per la relazione karmica dal passato che li legava a questo mondo di saha, superavano gli altri grandi bodhisattva.

                                                                                                                                                      Domanda: Che passi puoi portare a prova di ciò?

                                                                                                                                                        Risposta: Il capitolo “Emergere dalla terra”, nel quinto volume del Sutra del Loto, afferma: «A quel tempo i bodhisattva e i mahasattva giunti dalle terre delle altre direzioni, superiori in numero alle sabbie di otto Gange, si alzarono in mezzo alla grande assemblea […] Allora il Budda disse ai bodhisattva e ai mahasattva: “Desistete, uomini devoti! Non c’è bisogno che voi proteggiate questo sutra”»33.

                                                                                                                                                          T’ien-t’ai commenta così: «I bodhisattva di altre terre avevano un legame superficiale con questo mondo e quindi, anche se potevano desiderare di predicare e propagare la Legge qui, non sarebbero stati in grado di farlo con molta efficacia»34. E Miao-lo commenta: «Il Budda non avrebbe affidato il sutra a bodhisattva di altri mondi, né tantomeno lo avrebbe affidato a Shariputra»35. E dice anche: «Il Budda si rivolge agli ottantamila grandi uomini, [non alle persone dei due veicoli]. E come vedremo in seguito, nell’ultima parte del sutra, vengono convocati i bodhisattva che emergono dalla terra. Il Budda stava aspettando loro, i suoi discepoli originali [ai quali affidare il sutra]. Questa è la prova che gli altri bodhisattva erano incapaci di svolgere questo compito»36.

                                                                                                                                                            Il significato di questi passi del sutra e dei commentari è che nessuno degli ascoltatori della voce, discepoli del Budda come Mahakashyapa e Shariputra, nessuno dei bodhisattva dell’insegnamento transitorio come Manjushri, Re della Medicina, Percettore dei Suoni del Mondo o Maitreya, e nessuno dei grandi bodhisattva di altri mondi aveva i requisiti necessari per propagare il Sutra del Loto nell’ultima epoca.

                                                                                                                                                              Il passo del Sutra del Loto, citato poc’anzi, prosegue così: «[Il Budda disse]: “In questo mio mondo di saha ci sono bodhisattva e mahasattva numerosi quanto le sabbie di sessantamila Gange, ciascuno con un seguito uguale alle sabbie di sessantamila Gange. Dopo la mia estinzione queste persone sapranno proteggere, leggere, recitare e predicare diffusamente questo sutra”.

                                                                                                                                                                «Quando il Budda ebbe pronunciato queste parole, il suolo di migliaia di milioni di paesi del mondo di saha tremò e si aprì; nello stesso istante ne emersero innumerevoli migliaia, decine di migliaia, milioni di bodhisattva e mahasattva. […] Fra questi bodhisattva vi erano quattro guide. Il primo si chiamava Pratiche Superiori, il secondo si chiamava Pratiche Illimitate, il terzo si chiamava Pratiche Pure, il quarto si chiamava Pratiche Salde. Questi quattro bodhisattva erano le guide supreme, i maestri dell’intero gruppo»37.

                                                                                                                                                                  E T’ien-t’ai commenta: «Erano i discepoli personali del Budda e perciò potevano diffondere all’esterno la sua Legge»38. E Miao-lo dice: «I figli propagano la legge del padre»39. Tao-hsien commenta: «Per quanto riguarda la trasmissione, questo sutra fu affidato unicamente ai bodhisattva che erano emersi dalla terra. Poiché si tratta della Legge conseguita in un passato lontano innumerevoli kalpa, fu affidata alle persone che erano state discepoli del Budda sin da quel tempo»40.

                                                                                                                                                                    Questi grandi bodhisattva [che emersero dalla terra] sono particolarmente adatti a recare beneficio alle persone dell’Ultimo giorno della Legge, come pesci che si sentono a casa nell’acqua o uccelli che si muovono liberamente nel cielo. Quando le persone dell’epoca corrotta e malvagia incontrano questi grandi bodhisattva, in loro viene piantato il seme della Buddità, proprio come un pezzo di cristallo genera acqua se viene esposto alla luce della luna o un pavone viene fecondato udendo il suono del tuono. Come dice T’ien-t’ai: «Proprio come tutte le centinaia di fiumi sfociano nel mare, il legame [con questi bodhisattva] porta a rinascere in loro compagnia»41.

                                                                                                                                                                      Shakyamuni, sole di saggezza, grande santo e venerabile, scrutando con l’occhio del Budda, l’aveva già capito da tempo, e perciò rifiutò l’offerta di altri grandi santi e invece convocò questi quattro grandi bodhisattva, affidando loro la Legge essenziale e garantendo così che sarebbe stata propagata nell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                                                                        Domanda: In quale passo delle scritture si parla di questa Legge essenziale?

                                                                                                                                                                          Risposta: Ti spiegherò con un insegnamento che è stato tramandato oralmente. Per il bene delle persone che vivono nei duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge successivi alla sua morte, il Budda Shakyamuni uscì dalla torre preziosa42 e, ergendosi nell’aria, con la sua mano destra carezzò sulla testa Manjushri, Percettore dei Suoni del Mondo, Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, e i quattro re celesti. Dopo averlo fatto per tre volte prese gli insegnamenti completi e quelli abbreviati del Sutra del Loto43, che sono diversi dalla Legge essenziale del Sutra sopra menzionata, e tutti gli altri sutra predicati prima e dopo il Loto, e li affidò a Manjushri, Percettore dei Suoni del Mondo e agli altri grandi bodhisattva. Fece questo a beneficio di coloro che sarebbero vissuti nei duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge.

                                                                                                                                                                            E in seguito, all’assemblea in cui fu predicato il Sutra del Nirvana, ancora una volta prese il Sutra del Loto e gli altri sutra che rappresentano i quattro gusti precedenti e li trasmise a Manjushri e agli altri grandi bodhisattva. Questa fu la trasmissione, simile ad una “spigolatura”44 [dopo il raccolto], per gli ultimi che erano rimasti.

                                                                                                                                                                              Vediamo dunque che, rispetto alla propagazione dei vari sutra nel periodo successivo alla dipartita del Budda, a seconda del modo in cui li affidò, egli pose dei limiti a come la Legge doveva essere propagata. Così a Mahakashyapa, Ananda e agli altri affidò unicamente la diffusione dei sutra hinayana e non parlò dei sutra mahayana.

                                                                                                                                                                                Nagarjuna, Asanga e gli altri del gruppo parlarono dei sutra mahayana provvisori, ma non fecero niente per diffondere il Sutra del Loto, il sutra dell’unico veicolo, o, se lo menzionarono, fu solo un breve accenno oppure la descrizione di una piccola parte dell’insegnamento transitorio. Non discussero mai nemmeno una volta il fatto che il Sutra del Loto, a differenza degli altri sutra, spiega chiaramente quando la predicazione di Shakyamuni comincia e quando finisce.

                                                                                                                                                                                  Nan-yüeh e T’ien-t’ai, reincarnazioni di Percettore dei Suoni del Mondo e di Re della Medicina, parlarono sia di Hinayana, sia di Mahayana, sia di sutra provvisori sia di sutra veri, sia di insegnamento transitorio sia di insegnamento originale del Sutra del Loto, e del fatto che il Sutra del Loto spiega chiaramente dove comincia e dove finisce la predicazione di Shakyamuni, e rivela la relazione originale fra maestro e discepolo. Oltre a tutti questi argomenti, definirono anche la natura dei tre gruppi di sutra, quelli predicati dal Budda nel passato, nel presente e nel futuro,45 spiegando così la ragione per cui il Sutra del Loto sorpassa tutti gli altri insegnamenti della vita del Budda. Poiché fecero questo, i loro scritti si sono dimostrati superiori a tutti i trattati dell’India e hanno eclissato i numerosi commentari scritti precedentemente in Cina. Nemmeno i maestri del Tripitaka che scrissero le vecchie e le nuove traduzioni erano all’altezza di questi due maestri, e nemmeno i fondatori delle varie scuole degli insegnamenti essoterici ed esoterici.

                                                                                                                                                                                    Ciò nonostante, quello che fondamentalmente essi descrivono sono gli insegnamenti completi e abbreviati del Sutra del Loto. Non erano ancora adatti a esporre il nucleo essenziale del sutra. Pur conoscendolo non si azzardarono a trasmetterlo ad altri, sostanzialmente perché attribuivano una grande importanza al modo in cui il Budda aveva affidato gli insegnamenti.

                                                                                                                                                                                      Il Gran Maestro Dengyo nacque milleottocento anni dopo la morte del Budda, verso la fine del Medio giorno della Legge, nel paese del Giappone. Egli suddivise in categorie i vari precetti esposti nei sutra hinayana, nei sutra mahayana e nel sutra dell’unico veicolo, quello del Loto. Poi usò i precetti specifici46, esposti nei sutra della rete di Brahma e della Collana di gioielli, per sostituire i duecentocinquanta precetti dello Hinayana, e usò i precetti della perfetta e immediata illuminazione, esposti nel Sutra del Loto e in quello di Virtù Universale, per criticare e scartare i precetti esposti negli altri sutra mahayana. I primi sono paragonabili a un grande sovrano, e gli ultimi sono come i suoi ministri e sudditi.

                                                                                                                                                                                        A questo scopo egli eresse sul monte Hiei un grande palco di ordinazione per amministrare i precetti della perfetta e immediata illuminazione, che non era mai stato realizzato nel mondo sin da quando il Budda aveva esposto tali precetti sul Picco dell’Aquila durante gli otto anni in cui vi predicò il Sutra del Loto. A quel tempo tutte le otto scuole di Buddismo abbandonarono le proprie visioni distorte e ogni persona del paese divenne un discepolo del Gran Maestro Dengyo: le scuole dei Tre trattati e dell’Affermazione della verità, derivate da Kanroku, le scuole delle Caratteristiche dei dharma e del Tesoro dell’Abhidharma, introdotte da Dosho, la scuola della Ghirlanda di fiori, trasmessa da Roben, la scuola dei Precetti, che il Reverendo Ganjin portò dalla Cina, e i discepoli del Gran Maestro Kobo. Ci fu forse qualcuno di loro che non aderì ai grandi precetti della perfetta e immediata illuminazione?

                                                                                                                                                                                          Chiunque si ribellasse o andasse contro questa pratica era considerato come un seguace della scuola Anti-Lokayata47. Chiunque abbracciasse e onorasse questi precetti era considerato un seguace del Gran Maestro Dengyo. Questo intende il passo [di Genshin] quando dice: «Tutti in Giappone hanno la stessa capacità di conseguire la Buddità attraverso il perfetto insegnamento e, sia nelle campagne sia a corte, vicino o lontano, [tutti] prendono fede nell’unico veicolo»48.

                                                                                                                                                                                            Ma, oltre a queste persone, ce ne furono altre come il Gran Maestro Chi-tsang della scuola dei Tre trattati e i suoi cento e più seguaci, il Gran Maestro Tz’u-en della scuola delle Caratteristiche dei dharma, Fa-tsang e Ch’eng-kuan della scuola della Ghirlanda di fiori, e Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-k’ung e Hui-kuo della scuola della Vera parola, tutti preti cinesi, più i preti giapponesi Kobo e Jikaku. Tutti questi vari insegnanti e maestri del Tripitaka non avevano i requisiti per appartenere ai quattro ordini di bodhisattva. Erano maestri ottenebrati, uomini stolti.

                                                                                                                                                                                              Rispetto ai sutra essi non compresero le distinzioni fra Mahayana e Hinayana, fra provvisorio e vero, né sapevano che cosa si intende con le due categorie di essoterico ed esoterico. Nel caso dei trattati non osservarono la distinzione fra trattati generali e trattati relativi a opere particolari, né capirono ciò che andava insegnato e ciò che non andava insegnato.

                                                                                                                                                                                                Nonostante questo però, gli attuali studiosi delle varie scuole, li riveriscono e li ammirano, li salutano come santi e li onorano come maestri del paese. Citerò un unico esempio dal quale si può dedurre come stiano le cose anche negli altri casi.

                                                                                                                                                                                                  Il Gran Maestro Kobo nel Trattato sui Dieci stadi della mente, in La chiave preziosa della volta segreta, in Comparazione fra il Buddismo essoterico ed esoterico, e in altre opere, afferma: «Ogni veicolo esposto pretende di essere il veicolo della Buddità, ma, a un esame successivo, risulta essere una teoria puerile»49. E disse anche che il Sutra del Loto appartiene alla “regione dell’oscurità”. E disse: «I maestri buddisti cinesi gareggiarono per rubare il ghee [della Vera parola] asserendo che era proprietà della loro scuola»50.

                                                                                                                                                                                                    Questi passi di commentario significano che, paragonato ai sutra della Ghirlanda di fiori e di Mahavairochana, il grande insegnamento del Sutra del Loto viene chiamato con disprezzo una teoria puerile, relegata nella “regione dell’oscurità” e, come se ciò non bastasse, si insultano i vari maestri della Cina, chiamandoli ladri.

                                                                                                                                                                                                      Queste offese alla Legge e ai vari maestri cinesi vanno persino al di là dell’affermazione assurda di Tz’u-en e Tokuitsu che la dottrina dei tre veicoli rappresenta la verità e la dottrina dell’unico veicolo esposta nel Sutra del Loto è un espediente, e sono immensamente più gravi perfino dell’affermazione errata di Shan-tao e Honen che «neanche una persona su mille»51 può essere salvata con le pratiche diverse dal Nembutsu o che si dovrebbero «scartare, chiudere, ignorare e abbandonare»52 tali pratiche.

                                                                                                                                                                                                        Il Sutra delle Sei paramita [dal quale è tratta la similitudine del ghee] fu introdotto in Cina dall’India dal Maestro del Tripitaka Pu-k’ung negli ultimi anni della dinastia T’ang. Durante il periodo che va da [l’introduzione del Buddismo in Cina nel] la tarda dinastia Han fino alla prima parte della dinastia T’ang, questo sutra non fu introdotto e quindi nessuna delle grandi guide delle tre scuole di Buddismo della Cina meridionale e delle sette scuole della Cina settentrionale lo aveva mai visto. Come potrebbero dunque i maestri della scuola dei Tre trattati, della scuola T’ien-t’ai, delle scuole delle Caratteristiche dei dharma e della Ghirlanda di fiori aver “rubato il ghee” di questo sutra? Inoltre in esso, c’è forse qualche passo che affermi che il Sutra del Loto non è il ghee degli insegnamenti?

                                                                                                                                                                                                          Ciò nonostante i seguaci del tempio To in Giappone credono tutti fermamente che ci sia e, su questa base, continuano a sostenere le proprie visioni distorte, accumulando un errore dopo l’altro, passando dall’oscurità a un’oscurità ancor più profonda in una maniera veramente incresciosa.

                                                                                                                                                                                                            Shogaku-bo, il fondatore del tempio Dembo-in, che appartiene alla stessa scuola di questi seguaci che ho citato, afferma nelle sue Regole dei riti per riverire le reliquie del Budda: «La persona degna del massimo rispetto è il Budda del Mahayana non duale. Il Budda asino o bue dai tre corpi non è nemmeno capace di trainare il suo carro. Le dottrine realmente profonde sono gli insegnamenti del duplice mandala. I maestri delle quattro dottrine dei veicoli essoterici non sono degni nemmeno di badare i sandali a coloro che insegnano il mandala!»53.

                                                                                                                                                                                                              Così, in questo passo egli sta dicendo che, rispetto ai maestri della Vera parola, i fondatori delle scuole dei Tre trattati, Tendai, delle Caratteristiche dei dharma e della Ghirlanda di fiori non sono nemmeno all’altezza di conducenti di buoi o di umili servi.

                                                                                                                                                                                                                Desidero intensamente che quelle persone della scuola della Vera parola che hanno a cuore la verità ponderino queste asserzioni! Non si tratta forse di infami accuse? Non sono forse temibili offese alla Legge? E, di fatto, affermazioni così assurde hanno origine dalla frase insensata del Gran Maestro Kobo: «Ma, a un esame successivo, risultano essere tutte teorie puerili».

                                                                                                                                                                                                                  Quando Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, il Budda Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni si furono radunati, fu dichiarato che il Sutra del Loto sorpassava tutti gli altri sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro, e che «tutto ciò che [tu, Shakyamuni,] hai esposto è la verità!»54. Dopo di che, il Budda Shakyamuni andò in ritiro sul Picco dell’Aquila e Molti Tesori e tutti gli altri Budda fecero ritorno alle rispettive terre. E chi, a parte Shakyamuni, Molti Tesori e gli altri Budda poteva mai refutare o sovvertire la loro dichiarazione riguardo alla superiorità del Sutra del Loto?

                                                                                                                                                                                                                    Il punto è il seguente: nei sutra della Vera parola che Kobo esaminò, c’è forse qualche passo che contraddica l’affermazione secondo la quale il Sutra del Loto supera tutti gli altri sutra predicati nel passato, nel presente e nel futuro? Egli non riuscì mai a esibire un passo del genere. Pur impiegando tutta la loro sapienza, cosa potrebbero fare allora i suoi seguaci delle epoche successive per sostenere le sue teorie?

                                                                                                                                                                                                                      Di fatto, soltanto il Gran Maestro Kobo ha fatto circolare queste tesi secondo le quali il Sutra del Loto, paragonato ai sutra della Ghirlanda di fiori e di Mahavairochana, non è che una teoria puerile e coloro che lo sostengono sono dei “ladri”. Simili asserzioni in effetti equivalgono a affermare che Shakyamuni, Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni sono ladri, non vi pare? Coloro che studiano questi insegnamenti in tempi più recenti farebbero meglio a chiudere per un momento gli occhi e riflettere a fondo sulla questione!

                                                                                                                                                                                                                        Domanda: Mai, in ogni epoca sin dall’antichità, si sono udite parole offensive come le vostre! Perché dovremmo voltare le spalle agli eminenti preti che appartengono all’antica epoca pura e dare la nostra fiducia ai preti stolti della nostra attuale epoca impura?

                                                                                                                                                                                                                          Risposta: Ciò che tu dici potrebbe sembrare ragionevole, almeno agli ignoranti. Ma in realtà è tutto basato sulle parole false di altri e non tiene conto delle auree parole del Tathagata stesso. Shakyamuni, l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione, nel Sutra del Nirvana lasciò queste parole di ammonimento riguardo al periodo successivo alla sua morte: «Uomini devoti, se qualcuno nutre dubbi riguardo alle cose che io ho predicato, non dovrebbe accettarle». Così il Budda disse che, anche riguardo ai suoi stessi sermoni, se qualcuno non è convinto, non dovrebbe metterli in pratica. Adesso tu mi critichi perché sono diverso dagli altri maestri. Tuttavia, queste differenze non derivano da qualche mia idea personale distorta. In tutti i casi sto seguendo gli ammonimenti lasciati dal Budda Shakyamuni e su tale base sto cercando di correggere le interpretazioni errate di altri.

                                                                                                                                                                                                                            In Cina, durante i duecento e più anni dall’inizio della dinastia Ch’i fino alla fine della dinastia Liang, ci furono circa duecento persone nella Cina settentrionale e meridionale che, come gli eminenti preti Fa-yün del tempio Kuang-che o Chih-tan55, citarono il passo del Sutra del Nirvana in cui si afferma: «Fino ad oggi siamo state tutte persone dalle idee distorte» e asserirono che il Sutra del Loto in realtà è un’opera che sostiene visioni distorte. Di conseguenza i preti e le monache di tutto il paese, insieme al sovrano e ai suoi ministri, furono sviati. Nei seguenti periodi Ch’en e Sui, il Gran Maestro Chih-che corresse tali errori, e per la prima volta furono sfatate le concezioni distorte che fino a quel momento prevalevano nel nord e nel sud della Cina.

                                                                                                                                                                                                                              Poi, all’inizio della dinastia T’ang, durante il regno dell’imperatore T’ai-tsung, il Maestro del Dharma K’uei-chi citò il passo del Sutra di Shrimala che recita: «Se il Tathagata dovesse seguire i propri desideri e parlare in termini di espedienti, predicherebbe solo la dottrina dell’unico veicolo e non dei due veicoli». Sulla base di tale passo, affermò che l’unico veicolo del Sutra del Loto è un mero espediente e che la dottrina dei tre veicoli rappresenta la verità. Questa dottrina erronea non solo si diffuse in tutta la Cina, ma fu anche abbracciata dal prete giapponese Tokuitsu che la propugnò energicamente durante il regno dell’imperatrice Shotoku. In seguito questa visione errata fu completamente refutata dal Gran Maestro Dengyo.

                                                                                                                                                                                                                                Al tempo dell’ex imperatore Gotoba, Honen, noto anche come Genku, scelse una frase del Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita che riguardava “la lettura e la recitazione del grande veicolo”, e l’applicò al Sutra del Loto per affermare che «in confronto alla recitazione del nome del Budda Amida, questa costituiva una pratica diversa, un mero espediente che doveva perciò essere scartato, chiuso, ignorato e abbandonato!»56. Nei cinquant’anni e più trascorsi da allora però, nessuno dei vari preti dei templi e delle montagne sacre delle capitali settentrionale e meridionale57, delle cinque province circostanti o delle sette regioni periferiche58, fu capace di confutare questa dottrina malvagia. Ma, poiché io l’ho criticata e ho dimostrato la verità riguardo ad essa, le persone di tutto il Giappone hanno sommariamente gettato via le loro copie dell’opera di Honen Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa. Dice il proverbio: «Quando si mettono a nudo le radici i rami si seccano e quando la sorgente si prosciuga il fiume cessa di scorrere»59. Si applica proprio a questo caso, non vi pare?

                                                                                                                                                                                                                                  Inoltre, verso la metà della dinastia T’ang, nel regno dell’imperatore Hsüan-tsung, Shan-wu-wei, Pu-k’ung e gli altri, citando la frase “la mente che comprende l’unica via per com’è veramente” nel capitolo “Stadio della mente” del Sutra di Mahavairochana, l’applicarono al Sutra del Loto e, di conseguenza, declassarono quest’ultimo alla categoria degli insegnamenti provvisori. E il Gran Maestro Kobo del Giappone, adottando la classificazione delle cinque categorie contenuta nel Sutra delle Sei paramita, affermò che i sutra del Loto e del Nirvana appartenevano alla quarta categoria, quella della prajna-paramita, che corrisponde al gusto del burro. Egli li contrappose alla quinta categoria, quella delle dharani e affermò che essi «gareggiarono per rubare il ghee» della quinta categoria.

                                                                                                                                                                                                                                    Da più di quattrocento anni in Giappone dilagano asserzioni criminose di questo genere, e nessuno le ha mai corrette. Io le ho criticate sulla base del mio punto di vista e tutto il paese ne è venuto a conoscenza. Sono certo quindi che tali dottrine erronee saranno refutate. Ma di questo non voglio dire altro.

                                                                                                                                                                                                                                      La Legge segreta essenziale, che Mahakashyapa, Ananda, Nagarjuna, Vasubandhu, T’ien-t’ai, Dengyo e gli altri grandi santi conoscevano, ma non proclamarono né propagarono, è chiaramente contenuta nel testo del Sutra del Loto. È molto chiaro anche che essa non si trova nei trattati e nei commentari. Chi è dotato di un’innata capacità di comprensione capirà da solo. Gli uomini saggi prenderanno fede in essa quando incontreranno un maestro che ha la capacità di comprendere. Le persone le cui colpe hanno radici multiple e profonde useranno assunzioni errate per sminuire gli altri e non prenderanno fede in essa. Tuttavia, se vorranno prestare orecchio e ascoltare il vero significato del sutra, cercherò di illuminarle.

                                                                                                                                                                                                                                        Nel volume cinquantuno del Sutra della Grande raccolta60, l’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione si rivolge al Bodhisattva Forziere della Luna con queste parole: «I primi cinquecento anni dopo la mia morte saranno l’epoca dell’emancipazione e i seguenti cinquecento anni l’epoca della meditazione (in totale fanno mille anni), i successivi cinquecento anni saranno l’epoca della lettura, della recitazione e dell’ascolto, e i seguenti cinquecento anni l’epoca della costruzione di templi e stupa (in totale fanno duemila anni). Nei successivi cinquecento anni, dispute e conflitti sorgeranno tra coloro che seguono i miei insegnamenti e la pura Legge sarà oscurata e perduta».

                                                                                                                                                                                                                                          Adesso sono oramai trascorsi duecentoventi anni dall’inizio dell’Ultimo giorno della Legge e siamo nell’epoca in cui «dispute e conflitti sorgeranno tra coloro che seguono i miei insegnamenti e la pura Legge sarà oscurata e perduta».

                                                                                                                                                                                                                                            Nel capitolo “Re della Medicina”, nel settimo volume del Sutra del Loto, il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, alla presenza del Budda Molti Tesori, dice al Bodhisattva Fiore della Costellazione: «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa e non permettere mai che [la sua diffusione] sia interrotta, né dovrai permettere ai demoni malvagi, alla gente demoniaca, agli esseri celesti, ai draghi, agli yaksha o ai demoni kumbhanda di prendere il sopravvento!»61.

                                                                                                                                                                                                                                              Se consideriamo questo passo alla luce della citazione precedente dal Sutra della Grande raccolta, vediamo che la situazione nei primi quattro periodi di cinquecento anni era proprio come quella che il Budda aveva predetto nel sutra. Perché dunque dovremmo supporre che le sue predizioni riguardo al quinto periodo di cinquecento anni debbano essere false o non debbano valere? E, se non sono false, allora l’attuale scontro fra il grande regno del Giappone e il grande regno dei mongoli non è forse una delle cose che è destinata ad accadere nel quinto periodo di cinquecento anni?

                                                                                                                                                                                                                                                Inoltre, se consideriamo il passo del Sutra del Loto alla luce di quello del Sutra della Grande raccolta, la dichiarazione del Budda «Dopo la mia estinzione, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, dovrai diffonderlo in tutto Jambudvipa» non si riferisce proprio a qualcosa che deve avvenire qui, nel nostro paese del Giappone?

                                                                                                                                                                                                                                                  Il Trattato sugli stadi della pratica dello Yoga, predicato dal Bodhisattva Maitreya, afferma: «Vi è un piccolo paese nel quadrante orientale, in cui le persone hanno relazione unicamente con il Mahayana»62. Il Compassionevole, il Bodhisattva Maitreya, apparve nell’India centrale novecento anni dopo la morte del Budda, rispondendo alla richiesta del Bodhisattva Asanga, e vi predicò il Trattato sugli stadi della pratica dello Yoga. Egli propagò i sutra provvisori, forse in accordo con le persone che avevano capacità adeguate agli insegnamenti provvisori, forse perché quello era il compito che gli era stato affidato, o forse perché era il tempo di fare così.

                                                                                                                                                                                                                                                    Comunque sia, al tempo descritto nel capitolo del Sutra del Loto “Emergere dalla terra”, quando Maitreya vide i bodhisattva che emersero dalla terra dubitò che il Budda [potesse aver insegnato loro durante il breve periodo intercorso da quando] aveva ottenuto l’illuminazione sotto l’albero di bodhi. Rispondendo alle sue domande, allora il Budda predicò i capitoli “Durata della vita” e “Distinzioni dei benefici” e incoraggiò i Bodhisattva della Terra dicendo: «Se nell’era malvagia dell’Ultimo giorno della Legge qualcuno sarà in grado di sostenere questo sutra,…»63. Al Bodhisattva Maitreya non era stato affidato il compito di propagare il sutra e perciò egli non lo fece. Ciò nonostante era presente all’assemblea sul Picco dell’Aquila e udì queste auree parole del Budda riguardo all’epoca malvagia dell’Ultimo giorno della Legge. Perciò, quando espose il Trattato sugli stadi della pratica dello Yoga, spiegò che nell’Ultimo giorno della Legge, nel paese del Giappone, i Bodhisattva della Terra avrebbero propagato il nucleo essenziale del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                                                                      Nella Postfazione alla traduzione del Sutra del Loto, Seng-chao afferma: «Il Gran Maestro Shuryasoma tenendo il Sutra del Loto nella mano sinistra, carezzò sulla testa Kumarajiva e gli affidò questo compito: “Il sole del Budda è tramontato ad ovest, ma i suoi bagliori residui risplendono sulla regione nordorientale. Quest’opera è destinata alle terre del nord-est. Devi assicurati che sia trasmessa in quei luoghi!”».

                                                                                                                                                                                                                                                        Quando esamino rispettosamente questo passo dell’opera di Seng-chao, dai miei occhi sgorgano fiumi di lacrime e il mio intero corpo si riempie di gioia. «Quest’opera è destinata alle terre del nord-est», dice. L’India, la terra del cielo occidentale, è situata a sud-ovest, mentre il Giappone, la terra del cielo orientale, sta a nord-est. Se qualcuno in India dice che qualcosa è “destinato alle terre del nord-est”, come potrebbe non riferirsi al paese del Giappone?

                                                                                                                                                                                                                                                          Tsun-shih scrive: «Dapprima il Buddismo giunse dall’ovest, come appare la luna. Ora esso ritorna dall’est come il sole che sorge»64. Durante i duemila anni del Primo e del Medio giorno della Legge, gli insegnamenti fluirono dall’ovest all’est, come la luna che la sera appare nel cielo occidentale. Adesso, nei cinquecento anni dell’Ultimo giorno della Legge, si sposteranno da est a ovest, come il sole che al mattino sorge nel cielo orientale.

                                                                                                                                                                                                                                                            Il Gran Maestro Kompon [Dengyo] predice: «A proposito dell’epoca, [la propagazione del vero insegnamento avrà inizio] nell’epoca in cui finisce il Medio giorno della Legge e si apre l’Ultimo giorno. Per quanto riguarda la terra, inizierà in una terra a est di T’ang e a ovest di Katsu. Per quanto concerne la gente, si diffonderà fra gente macchiata dalle cinque impurità che vive in un’epoca di conflitti. Il sutra dice: “Poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?”. C’è una ragione valida per questa affermazione»65.

                                                                                                                                                                                                                                                              E dice anche: «Il Primo e Medio giorno sono quasi trascorsi e l’Ultimo giorno si avvicina. Adesso è veramente il tempo in cui l’unico veicolo del Sutra del Loto si dimostrerà perfettamente adatto alle capacità di tutte le persone. Come sappiamo che questo è vero? Perché il capitolo “Pratiche pacifiche” del Sutra del Loto afferma: “Nell’era ultima che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire, [accetta e abbraccia il Sutra del Loto]”»66. Le parole contenute in questi passi di commentario sono belle, ma il loro significato è oscuro. E le persone che le leggono forse avranno difficoltà a capirle.

                                                                                                                                                                                                                                                                Può sembrare che queste parole del Gran Maestro Dengyo si riferiscano alla sua epoca, ma in realtà chi le ha scritte anelava all’arrivo dell’Ultimo giorno della Legge. Il Gran Maestro Dengyo apparve nel mondo circa milleottocento anni dopo la morte del Budda. Secondo il passo citato in precedenza del Sutra della Grande raccolta, egli visse nel quarto periodo, l’epoca della costruzione di templi e stupa, e non arrivò a vedere il quinto periodo, l’epoca di dispute e conflitti. Nel suo commentario dice che «l’Ultimo giorno si avvicina». Quindi doveva sapere che la sua non era l’epoca di dispute e conflitti descritta nel passo del sutra.

                                                                                                                                                                                                                                                                  Considerando attentamente la questione mi sembra che il Gran Maestro Dengyo, il quale, come Bodhisattva Re della Medicina, era presente all’assemblea sul Picco dell’Aquila e udì il Budda predire quando il Bodhisattva Pratiche Superiori sarebbe apparso nel mondo dopo la morte del Budda, deve aver deliberatamente affermato ciò che ho citato in modo da dare una vaga idea alle persone di quello che dovevano aspettarsi.

                                                                                                                                                                                                                                                                    Io, naturalmente, non ero fra quei bodhisattva che emersero dalla terra in quell’occasione, e tuttavia sono consapevole del ruolo che essi sono destinati a rivestire. Perciò prima che i Bodhisattva della Terra facciano la loro comparsa, vorrei prendere l’iniziativa di introdurre brevemente questi cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. Sono come l’uccello azzurro che presagisce la comparsa della Regina Madre dell’Ovest o la gazza che annuncia l’arrivo di un visitatore67.

                                                                                                                                                                                                                                                                      Allo scopo di propagare questa grande Legge della quale sto parlando, si dovrebbe indubbiamente essere in possesso di tutti gli insegnamenti esposti dal Budda durante la sua vita, e conoscere bene i commentari delle otto scuole. Nel passato possedevo molte copie dei sacri insegnamenti, ma, nel corso dei due esili che ho subìto e delle numerose grandi persecuzioni che ho incontrato, ho perso un rotolo qua e un rotolo là, e inoltre ci sono punti in cui i copisti hanno dimenticato una parola o due o hanno commesso degli errori di trascrizione, oppure uno o più sutra hanno subito gravi danni. Se rimango in silenzio e non faccio niente per questa situazione, quasi certamente dopo che la mia vita sarà giunta al termine indurrò all’errore e alla confusione i miei discepoli. Perciò prima di essere troppo vecchio per sapere cosa sto facendo, sto cercando di mettere in ordine le mie carte.

                                                                                                                                                                                                                                                                        Ho sentito che nella provincia di Etchu, dove tu e Ota Kingo avete i vostri feudi, e nei vari templi delle regioni circostanti ci sono molte copie dei sacri insegnamenti. Tu e lui siete figure importanti fra i miei seguaci laici e perciò vi prego di aiutarmi a realizzare questo mio desiderio.

                                                                                                                                                                                                                                                                          Il Sutra del Nirvana dice: «All’interno dell’ordine vi sono discepoli sapienti che comprendono dottrine profonde e nei circoli secolari ci sono sostenitori laici dalla mente pura. Perciò la Legge del Budda durerà a lungo»68. Così il Gran Maestro T’ien-t’ai convinse Mao Hsi69 e altri a sostenerlo, e il Gran Maestro Dengyo poteva contare su Kunimichi e Hiroyo70.

                                                                                                                                                                                                                                                                            Il Sutra dei Re benevolenti dice: «Nello spazio di mille ri i sette disastri non si verificheranno». E il Sutra del Loto dice: «[Io stesso proteggerò anche coloro che proteggono questo sutra], assicurandomi che non subiscano declino o danni nello spazio di cento yojana»71. Se il sovrano del paese propagherà il corretto insegnamento può esser certo di ottenere questo genere di ricompense. E se le persone di questo paese aderiranno a questo insegnamento e lo proteggeranno, com’è possibile che alle loro famiglie accada uno qualsiasi dei grandi disastri? Inoltre l’ottavo volume del Sutra del Loto dice: «I loro desideri saranno appagati e nell’esistenza presente saranno ricompensati con la fortuna»72 e: «Nell’esistenza presente otterrà una ricompensa visibile per queste azioni»73. Ed anche: «Nell’esistenza presente si ammalerà di lebbra bianca»74. E ancora: «[A chiunque … tormenta i predicatori della Legge], si spacchi la testa in sette pezzi»75. E nel secondo volume: «Se qualcuno [dovesse offendere un sutra come questo], oppure se, vedendo coloro che leggono, recitano, copiano e sostengono questo sutra, li dovesse disprezzare, odiare, invidiare, o provare rancore nei loro confronti […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»76. E nel quinto volume: «Se la gente parlerà male di lui e lo ingiurierà, le loro bocche verranno serrate e fermate»77.

                                                                                                                                                                                                                                                                              Il Gran Maestro Dengyo afferma: «Coloro che lo lodano riceveranno una montagna di benefici, alta come il monte Calmo e Luminoso, mentre coloro che lo offendono commetteranno una colpa che li condannerà all’inferno di incessante sofferenza»78. Il monte Calmo e Luminoso è un altro nome del monte Sumeru e l’inferno di incessante sofferenza è un altro nome dell’inferno Avichi. Se il sovrano del paese offende i sostenitori dell’insegnamento corretto, perderà la sua posizione di autorità, e se il popolo del paese parla male dei devoti, perirà. Di fatto, se l’intero paese non si unirà nell’accettare e mettere in pratica questo insegnamento, subirà sicuramente il destino delle rivolte interne e dell’attacco esterno.

                                                                                                                                                                                                                                                                                Quando un devoto di grado supremo viene offeso si verificano i sette grandi disastri79. Quando un devoto di medio grado viene offeso, si verificano i ventinove disastri80. E quando un devoto di grado inferiore viene offeso, si verifica uno degli innumerevoli disastri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                  [Secondo un’altra fonte], quando si verificano i sette grandi disastri significa che si stanno offendendo sette devoti. Il primo dei sette disastri è costituito da cambiamenti straordinari che riguardano il sole e la luna. Questa prima categoria comprende cinque grandi disastri che si verificano quando il sole e la luna deviano dal loro corso regolare, quando le stagioni giungono nell’ordine sbagliato, quando appare un sole rosso o un sole nero, quando appaiono contemporaneamente due, tre, quattro, cinque soli, quando il sole è eclissato e perde la sua luce, oppure una, due, tre, quattro o cinque corone lo circondano81. E un sutra dice: «Quando appaiono due lune, una accanto all’altra»82.

                                                                                                                                                                                                                                                                                    Attualmente nel nostro paese i grandi disastri che devono ancora manifestarsi sono quelli dei due soli o delle due lune affiancate. La maggior parte di tutti gli altri grandi disastri sono già apparsi. Se dobbiamo considerare questa prova documentaria come lo specchio in cui si riflette il volto del Giappone di oggi, vediamo che quasi certamente deve esserci un grande devoto del Sutra del Loto nel paese. E coloro che lo offendono hanno già ricevuto una grande punizione. Perché mai allora coloro che hanno fede in lui non dovrebbero ricevere grandi benefici?

                                                                                                                                                                                                                                                                                      Adesso spero che entrambi cerchiate come meglio potrete di aiutarmi a realizzare il desiderio di verificare le auree parole del Budda.

                                                                                                                                                                                                                                                                                        Se procedessimo com’è scritto nei testi dei sutra e ancora non ci fosse risposta, allora la frase del Budda Shakyamuni «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, [esporrò unicamente la via suprema]»83, l’affermazione del Budda Molti Tesori «[Shakyamuni], tutto ciò che hai esposto è la verità!», con la quale testimoniò la veridicità delle dichiarazioni del Budda, così come la dimostrazione di sincerità che diedero i Budda emanazioni delle dieci direzioni quando estesero le loro lingue sino al cielo di Brahma, sarebbero solo parole, prive di qualsiasi validità. Ma una cosa del genere sarebbe persino peggio delle grandi falsità di Devadatta o delle enormi menzogne di Kokalika. Sarebbe terribile come se il sole e la luna fossero caduti sulla terra e la grande terra stessa si fosse capovolta, e allora potremmo levare alte grida al cielo, prostrandoci al suolo e percuotendoci il petto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                          Ma questo non potrà mai essere e, anzi, questo è piuttosto il tempo di agire come il re T’ang della dinastia Yin, che accumulò la legna e si preparò a sacrificare il proprio corpo84 o come il re Shiladitya, che si gettò col viso tra le fiamme e pregò che il fuoco si spegnesse85.

                                                                                                                                                                                                                                                                                            Se, quando leggerete questa lettera, vi sembrerà in accordo con le pratiche che avete svolto nelle esistenze passate, spero che deciderete di prestarmi assistenza. Auspico che tu invii un messaggero con questa mia lettera il più presto possibile nella provincia settentrionale [di Etchu] e che, appena riceverai risposta da Ota Kingo, mi faccia sapere se può essere d’aiuto. Se mi aiuterete a realizzare il mio desiderio, sarà come se le gemme brillanti delle montagne K’un-lun colmassero i vostri forzieri senza che le abbiate cercate, o come se i meravigliosi gioielli del grande mare apparissero nel palmo della vostra mano senza che li abbiate chiesti.

                                                                                                                                                                                                                                                                                              Con profondo rispetto,

                                                                                                                                                                                                                                                                                                Nichiren

                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Il decimo giorno del terzo mese di tarda primavera

                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Al prete laico Soya

                                                                                                                                                                                                                                                                                                      [A] Ota Kingo

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Cenni Storici

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Nichiren Daishonin scrisse questa lettera il decimo giorno del terzo mese del 1275 a due discepoli, Soya Kyoshin e Ota Jomyo, anche noto come Ota Kingo, che vivevano nella provincia di Shimosa. Entrambi erano samurai che erano stati introdotti agli insegnamenti del Daishonin da Toki Jonin, che viveva nella stessa zona. I tre lavoravano con unità d’intenti per sostenere il Daishonin e divulgare i suoi insegnamenti.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Il fatto che questa lettera sia scritta in cinese classico e contenga una serie di punti dottrinali molto importanti fa supporre che i destinatari avessero un alto livello d’istruzione e di comprensione del Buddismo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          In questa lettera il Daishonin applica il principio delle cinque guide per la propagazione per dimostrare che la Legge essenziale che il Budda affidò ai Bodhisattva della Terra, di cui si parla nel Sutra del Loto, corrisponde ai cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo, l’insegnamento da propagare ampiamente nell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Le cinque guide per la propagazione sono: 1) l’insegnamento, 2) la capacità delle persone, 3) il tempo, 4) il paese e 5) l’ordine di propagazione. In diversi scritti il Daishonin le elenca come criterio da usare per la propagazione degli insegnamenti buddisti. Il punto chiave è afferrare il primo criterio, l’insegnamento da propagare, che è determinato dagli altri quattro criteri: la capacità delle persone alle quali ci si rivolge, la natura dei tempi, le condizioni del paese o della società, e il livello degli insegnamenti che sono stati propagati in quel luogo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Il Daishonin spiega in che modo gli insegnamenti buddisti sono stati propagati nei termini del tempo, ovvero durante i tre periodi del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge. Egli conclude affermando che il Sutra del Loto è l’insegnamento che il Budda intendeva per l’Ultimo giorno della Legge, e parla del beneficio che deriva dal riporre fede in esso e degli effetti negativi che si manifesteranno rifiutandolo o offendendolo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Verso la fine della lettera il Daishonin chiede ai due destinatari di aiutarlo in merito a una questione specifica. Egli spiega loro che nell’arco degli anni ha subito numerose difficoltà personali tra cui vari esili e attacchi, e che alcune scritture buddiste e testi di riferimento che aveva copiato o collezionato sono andati persi o seriamente danneggiati. Tali opere sono importanti al fine di propagare il suo insegnamento e per il bene del futuro. Perciò chiede ai suoi due seguaci samurai, che godevano di una certa influenza nelle loro zone, di aiutarlo a fargli avere una copia dei testi disponibili nei templi vicini a loro.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Poiché all’epoca la carta era un bene di lusso, e copiare i testi era laborioso e richiedeva molto tempo, adempiere la richiesta del Daishonin non era un’impresa facile. Pertanto egli li incoraggia a raccogliere il materiale citando un passo del sutra del Nirvana che afferma: «All’interno dell’ordine vi sono discepoli sapienti che comprendono dottrine profonde e nei circoli secolari ci sono sostenitori laici dalla mente pura. Perciò la Legge del Budda durerà a lungo».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Infine, il Daishonin li sprona a praticare esattamente come il Sutra del Loto insegna, assicurando loro che ne saranno pienamente ricompensati.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Note

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          1. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 129.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          2. Ibidem, cap. 10, p. 235.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          3. Ibidem, cap. 20, p. 365.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          4. T’ien-t’ai studiò sotto Nan-yüeh sul monte Ta-su per sette anni. Si dice che, in virtù della sua forte pratica, avesse ottenuto un risveglio con il capitolo “Re delle Medicina” del Sutra del Loto. Questo risveglio viene chiamato “illuminazione sul monte Ta-su” ed è una delle ragioni per le quali viene considerato una reincarnazione del Bodhisattva Re della Medicina che partecipò alla cerimonia del sutra come guida dei bodhisattva dell’insegnamento transitorio.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          5. Riferimento alla parabola del gioiello cucito nella fodera della veste di un povero, che viene narrata nel capitolo “Cinquecento discepoli” del Sutra del Loto. Racconta di un uomo povero che va in visita da un amico ricco. Dopo aver bevuto il vino che gli è stato offerto, si addormenta ubriaco. L’amico ricco, che deve allontanarsi per affari, prima di lasciarlo cuce nella fodera dell’uomo addormentato una gemma di valore inestimabile. Il povero si sveglia e riprende il suo viaggio. Totalmente ignaro della gemma che possiede, subisce varie traversie fino a quando incontra nuovamente il suo vecchio amico che gli mostra la gemma nella sua veste.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          6. Il Sutra del Loto, cap. 15, p. 298.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          7. Parole e frasi del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          8. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          9. Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          10. Questo gesto si riferisce alla relazione del tamburo avvelenato o relazione inversa, Vedi relazione del tamburo avvelenato nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          11. Tre sutra: i sutra di Mahavairochana, della Corona di diamanti e Susiddhikara.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          12. I sutra della Trasmissione dell’emancipazione sono due sutra, tradotti da Gunabhadra (394-468), che corrispondono rispettivamente ai capitoli sette e otto del Sutra della Rivelazione dei profondi segreti, in otto capitoli, tradotto da Hsüan-tsang (602-664). Vedi anche Sutra dei Profondi segreti nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          13. L’imperatore T’ai-tsung e l’imperatore Hsüan-­tsung sono di solito considerati rispettivamente il secondo e il sesto sovrano della dinastia T’ang.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          14. Due delle cinque impurità, vedi Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          15. Tseng Tzu, un discepolo di Confucio, riteneva che onorare il padre e la madre fosse un’importante virtù. Per questo si narra che non entrò mai in un villaggio chiamato “Villaggio di Coloro che Abusano della Propria Madre”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          16. Le “nove province della Cina” indicano l’intera Cina. La frase si riferisce alla persecuzione dell’era Hui-ch’ang (841-846), durante la quale Wu-tsung, quindicesimo imperatore della dinasta T’ang, cercò di sopprimere completamente il Buddismo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          17. “I milleduecento e più onorati” sono i Budda, i bodhisattva e le divinità raffigurate nei mandala del regno del Grembo e del regno di Diamante, che sono gli oggetti di culto della scuola della Vera parola.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          18. Monte Hua: una delle cinque montagne sacre della Cina, situata nella provincia di Shenshi.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          19. Il Sutra del Loto, cap. 15, p. 301.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          20. Parole e frasi.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          21. Su “Parole e frasi”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          22. Parole e frasi.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          23. Il re Han è l’imperatore Kao-tsu (247-195 a.C.), fondatore della prima dinastia Han.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          24. L’imperatore Kao-tsu cercò di ripudiare il figlio, il futuro imperatore Hui, ma la madre di Hui, l’imperatrice Lü, persuase i Quattro Anziani Canuti a diventare consiglieri di suo figlio. Vedendo i quattro anziani, l’imperatore fu così colpito dalla loro dignità che accettò Hui come successore.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          25. Un giudice di cavalli in Cina nel settimo secolo a.C.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          26. Chih Tao-lin (314-366), erudito prete cinese, diventò famoso per le sue lezioni su vari sutra buddisti come quelli della Saggezza e quello di Vimalakirti.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          27. La sezione di preparazione è la parte dell’opera che prepara la strada per la rivelazione della verità, preparando le persone ad accettarla. La sezione di rivelazione è la parte in cui il Budda rivela la verità. La sezione di preparazione dell’insegnamento transitorio, o primi quattordici capitoli del Sutra del Loto, è il primo capitolo, “Introduzione”. La sezione di rivelazione consiste di otto capitoli che vanno dal secondo, “Espedienti”, fino al nono, “Profezie”. In questa parte il Budda rivela il vero aspetto di tutti i fenomeni, la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita e la dottrina della sostituzione dei tre veicoli con l’unico veicolo, e chiarisce come le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          28. Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 332.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          29. Ibidem, cap. 23, p. 394.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          30. Fu Ta-shih (497-569): un buddista laico cinese. Nella sua biografia si afferma che egli scese dal cielo Tushita, dimora del Bodhisattva Maitreya, per esporre l’insegnamento della suprema illuminazione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          31. Gyoki (668-749), prete del tempio Yakushi di Nara, fu nominato nel 745 amministratore generale del clero. Per il suo contributo al benessere della gente era assai riverito e rispettato dal popolo che lo chiamava Bodhisattva Gyoki.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          32. Bodhisattva dal corpo del Dharma: un bodhisattva al primo stadio di sviluppo o a uno stadio superiore. Il primo stadio di sviluppo è il primo dei dieci stadi di sviluppo che corrispondono al quarantunesimo dei cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva. A questo stadio si comprende un aspetto parziale della verità e si inizia a manifestare nella propria vita la natura essenziale dei fenomeni.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          33. Il Sutra del Loto, cap. 15, p. 295.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          34. Parole e frasi.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          35. Su “Parole e frasi”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          36. Ibidem.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          37. Il Sutra del Loto, cap. 15, pp. 295-297.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          38. Parole e frasi.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          39. Su “Parole e frasi”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          40. Supplemento a “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          41. Il significato profondo del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          42. La cerimonia di affidamento che ha inizio qui è descritta nel ventiduesimo capitolo del Sutra del Loto, “Affidamento”, che segue il capitolo “Poteri sovrannaturali” nel quale è descritto l’affidamento dell’essenza del Sutra del Loto ai Bodhisattva della Terra guidati dai quattro bodhisattva.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          43. Gli “insegnamenti completi” sono quelli esposti in tutti i ventotto capitoli del Sutra del Loto. Quelli “abbreviati” sono gli insegnamenti del vero aspetto di tutti i fenomeni esposti nel secondo capitolo, “Espedienti”, e l’insegnamento sull’ottenimento dell’illuminazione da parte di Shakyamuni nel remoto passato, esposto nel sedicesimo capitolo, “Durata della vita”.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          44. La “spigolatura” riguarda le persone alle quali gli insegnamenti non erano ancora stati trasmessi. La trasmissione ha luogo nei sei capitoli che vanno da “Re della Medicina” a “Incoraggiamenti”, e nei sutra di Virtù Universale e del Nirvana.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          45. Nel decimo capitolo del Sutra del Loto “Maestro della Legge” è scritto: «Ho predicato un numero incalcolabile di sutra, migliaia, decine di migliaia, milioni. Tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere» (Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235).
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          46. I precetti specifici esposti nel Sutra della rete di Brahma sono i dieci precetti maggiori e i quarantotto precetti minori. I precetti specifici esposti nel Sutra della Collana di gioielli sono i dieci precetti inesauribili che equivalgono ai dieci precetti maggiori del Sutra della Rete di Brahma. Vedi anche dieci precetti principali nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          47. La scuola Anti-Lokayata fu una scuola non buddista dell’antica India che si ritiene fosse sorta in contrapposizione alla scuola Lokayata. In seguito gli “Anti-Lokayata” furono spesso citati come esempio di traditori dei loro maestri.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          48. I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          49. La chiave preziosa della volta segreta. L’espressione “regione dell’oscurità”, nella frase successiva, è tratta dalla stessa opera.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          50. Comparazione fra il Buddismo essoterico ed esoterico.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          51. Lode alla rinascita nella Pura terra di Shan-tao.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          52. Honen non usa esattamente questa espressione, bensì Nichiren estrapola queste parole da passi diversi di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa e poi le compone in un’unica frase.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          53. In questa citazione, il Budda del Mahayana non duale si riferisce al Budda Mahavairochana che rappresenta l’identità fondamentale dei regni del Grembo e di Diamante. “Il Budda asino o bue dai tre corpi” si riferisce al Budda Shakyamuni che espose gli insegnamenti essoterici. I tre corpi di un Budda sono il corpo del Dharma, il corpo di ricompensa e il corpo manifesto. Il “duplice mandala” si riferisce ai mandala del regno del Grembo e del regno di Diamante, gli oggetti di culto degli insegnamenti esoterici. “Le quattro dottrine dei veicoli essoterici” si riferiscono alle scuole delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre trattati, della Ghirlanda di fiori e Tendai, o T’ien-t’ai.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          54. Il Sutra del Loto, cap. 11, p. 244.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          55. Fa-yün: vedi Glossario. Chih-tan, prete del sesto secolo, asserì che il Sutra del Loto e gli altri sutra precedenti a esso appartenevano alla categoria dell’insegnamento graduale, cioè un insegnamento che prepara gradualmente a comprendere le dottrine superiori, e dell’insegnamento incompleto e non definitivo. Asserì invece che il Sutra del Nirvana, l’ultimo insegnamento del Budda, era l’insegnamento immediato, cioè quello che conduce direttamente il praticante all’illuminazione e dunque era completo e definitivo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          56. Riassunto di un passo di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          57. Con “capitale meridionale” si intende Nara e con “capitale settentrionale” Kyoto.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          58. Le sette regioni periferiche sono chiamate anche “sette marche”. Vedi cinque province e sette regioni periferiche nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          59. Questo proverbio è citato in Grande concentrazione e visione profonda.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          60. Questo passo si trova nel cinquantacinquesimo volume dell’edizione del Sutra della Grande raccolta pervenuta ai nostri giorni.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          61. Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 394.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          62. Questo passo viene menzionato nel Commentario esteso ai precetti universali del bodhisattva di Annen come citazione del Trattato sugli stadi della pratica dello Yoga, ma non compare nella versione attualmente esistente di tale testo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          63. Il Sutra del Loto, cap. 17, p. 332.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          64. Queste parole compaiono nell’introduzione di Tsun-shih (964-1032), prete della scuola T’ien-t’ai in Cina durante la dinastia Sung, al Metodo mahayana di concentrazione e visione profonda di Nan-yüeh. L’opera di Nan-yüeh era andata perduta per secoli in Cina finché Jakusho, prete Tendai giapponese, ne portò una copia dal Giappone, quando si recò in Cina all’inizio dell’undicesimo secolo. Per questo Tsun-shih disse che il Buddismo «ritorna dall’est».
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          65. Eminenti princìpi del Sutra del Loto. Il passo «Poiché odio e gelosia…» è nel decimo capitolo del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          66. Saggio sulla protezione del paese.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          67. Regina Madre dell’Ovest: dea leggendaria che dimora su una montagna nella parte occidentale della Cina. Una espressione simile si trova in Una raccolta di novelle e poesie. In Significato profondo si legge: «Se una gazza canta, predice l’arrivo di un ospite».
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          68. Riassunto di un passo del Sutra del Nirvana.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          69. Mao Hsi: alto ufficiale della dinastia cinese Ch’en (557-589), molto stimato dall’imperatore Hsüan e dal suo successore. Ebbe occasione di ascoltare una lezione di T’ien-t’ai sul titolo del Sutra del Loto presso il tempio Wa-kuan a Chin-ling, e decise di convertirsi ai suoi insegnamenti.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          70. Otomo no Kunimichi (768-828) e Wake no Hiroyo (d.s.): funzionari di corte che sostennero il Gran Maestro Dengyo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          71. Il Sutra del Loto, cap. 26, p. 421.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          72. Ibidem, cap. 28, p. 440.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          73. Ibidem.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          74. Ibidem.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          75. Ibidem, cap. 26, 422.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          76. Ibidem, cap. 3, pp. 125-126.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          77. Ibidem, cap. 14, p. 290.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          78. Chiarimento sulle scuole basate sulla dottrina di T’ien-t’ai.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          79. I sette disastri di cui parla il Sutra dei Re benevolenti. Vedi sette disastri nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          80. In Chiarificazione dei precetti Dengyo suddivide i sette disastri del Sutra dei Re benevolenti in ventinove categorie.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          81. Questi disastri sono descritti nel Sutra dei Re benevolenti.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          82. Un passo simile si trova nel Sutra della Meditazione shuramgama sulla grande sommità del capo del Budda, o Sutra Shuramgama, tradotto da Pan-la-mi-ti all’inizio dell’ottavo secolo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          83. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          84. Re T’ang: fondatore della dinasta Yin (Shang) che durò dal sedicesimo all’undicesimo secolo a.C. La frase si riferisce a un episodio accaduto sette anni dopo la sua ascesa al trono, quando, in un periodo di siccità, egli offrì preghiere per la pioggia.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          85. Shiladitya: sovrano che regnò su gran parte dell’India settentrionale nel settimo secolo e credente buddista. Secondo Cronache delle regioni occidentali, in occasione di una cerimonia il monastero buddista che egli aveva fatto costruire prese fuoco, e il re si gettò personalmente fra le fiamme, pregando per spegnerle. E l’incendio effettivamente cessò.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          istituto buddista italiano soka gakkai
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                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Eredità della vita
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          otto per mille
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          nuovo rinascimento
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          buddismo e società
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          volo continuo
                                                                                                                                                                                                                                                                                                          esperia

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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