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233. Le differenze fra Hinayana e Mahayana

RSND, VOLUME II

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Sado, 1273. Indirizzata a Toki Jonin

Non c’è una distinzione rigida fra Hinayana, o piccolo veicolo, e Mahayana, o grande veicolo.

    Un oggetto lungo un pollice si può chiamare “piccolo” in confronto a uno lungo un piede; un uomo alto sei o sette piedi si può definire “grande” rispetto a un uomo che ne misura cinque. Così tutti gli insegnamenti buddisti, del piccolo o del grande veicolo, si chiamano mahayana, o grande veicolo, se paragonati alle dottrine non buddiste. Per questo [Chang-an disse]: «Il grande insegnamento si mosse gradualmente verso est»1 e [Miao-lo spiegò che] «le parole “grande insegnamento” si riferiscono agli insegnamenti buddisti in genere»2.

      Riguardo agli insegnamenti buddisti, tutti i vari sutra hinayana, o del piccolo veicolo, come i quattro sutra Agama predicati nei dodici anni in cui il Budda rimase nel Parco dei Cervi, vengono definiti tali se paragonati ai vari sutra mahayana. Inoltre, vengono chiamati hinayana, o del piccolo veicolo, anche quei sutra mahayana che contengono insegnamenti comparativamente inferiori. Questo intende il Sutra della Ghirlanda di fiori quando parla di «quegli altri, che amano un piccolo insegnamento». Il Gran Maestro T’ien-t’ai nel suo commentario spiega che il termine “piccolo insegnamento” qui non si riferisce soltanto ai sutra hinayana, come di solito accade. È chiamato “piccolo insegnamento”, in contrasto con il “grande insegnamento” dei dieci stadi di sviluppo, il “grande insegnamento” dei dieci stadi di sicurezza, dei dieci stadi della pratica e dei dieci stadi della devozione.

        Inoltre, nel capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto si dice: «Se impiegassi il Piccolo Veicolo per convertire anche una sola persona, [sarei colpevole di avarizia]»3. T’ien-t’ai e Miao-lo spiegarono che, in passi come questo, il termine “piccolo veicolo” non si riferisce unicamente ai sutra Agama. Il termine “piccolo veicolo” comprende anche certi insegnamenti mahayana, come l’insegnamento specifico del Sutra della Ghirlanda di fiori, e l’insegnamento di condivisione e l’insegnamento specifico dei sutra Corretti ed equi e dei sutra della Saggezza.

          Nel primo volume di Il significato profondo del Sutra del Loto troviamo il passo: «Aprire gli insegnamenti hinayana e fonderli con gli insegnamenti mahayana significa mescolare e fondere insieme l’insegnamento graduale e quello immediato». Secondo l’interpretazione del Gran Maestro Chisho, i termini “insegnamento graduale” e “insegnamento immediato” si riferiscono a tutti i sutra mahayana, dal Sutra della Ghirlanda di fiori ai sutra della Saggezza, che espongono insegnamenti provvisori, come i quattro insegnamenti e gli otto insegnamenti. E, sempre secondo la sua interpretazione, le parole “mescolare e fondere insieme” significano che gli otto insegnamenti sono aperti e fusi con l’unico grande insegnamento perfetto.

            Poi c’è il passo del capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto, nel quale il Budda parla di «individui con scarse virtù e molte impurità che aspirano a insegnamenti inferiori»4. Secondo l’interpretazione del Gran Maestro T’ien-t’ai, il termine “piccoli insegnamenti” non indica né i sutra hinayana, né quelli mahayana, bensì indica l’insegnamento perfetto del Sutra della Ghirlanda di fiori, l’insegnamento perfetto dei sutra Corretti ed equi e della Saggezza, e il grande insegnamento della perfetta e immediata illuminazione dei primi quattordici capitoli, o insegnamento transitorio, del Sutra del Loto. Tutti questi insegnamenti non menzionano minimamente che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto e vanno considerati un “piccolo veicolo”. E, nella sua interpretazione, anche i Budda dal corpo del Dharma e dal corpo di ricompensa, i signori degli insegnamenti del Sutra della Ghirlanda di fiori e degli altri sutra mahayana, come il Budda Vairochana o il Tathagata Mahavairochana, sono chiamati “piccoli Budda”.

              Se seguiamo questa interpretazione dobbiamo dire che il Sutra del Nirvana, quello di Mahavairochana e gli altri sutra con i loro vari insegnamenti hinayana e mahayana, provvisori e veri, essoterici ed esoterici, sono da considerare tutti sutra hinayana, o del piccolo veicolo, e che, delle otto scuole, vanno definite hinayana non solo quelle che lo sono esplicitamente, come le scuole del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità e dei Precetti, ma anche quelle che si definiscono mahayana come le scuole della Ghirlanda di fiori, delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre trattati e della Vera parola. C’è solo un’unica scuola che merita di esser chiamata una vera scuola mahayana, o del grande veicolo: la scuola Tendai.

                I sutra sui quali si basano le varie scuole mahayana non menzionano da nessuna parte le più importanti di tutte le dottrine, cioè che le persone dei due veicoli sono capaci di conseguire la Buddità e che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto. Questi sutra sono come una persona capace di sollevare una pietra grande uno o due piedi, che non può certo essere definita un prodigio di forza fisica. Solo qualcuno in grado di sollevare una pietra larga dieci o venti piedi meriterebbe di esser chiamato così.

                  Il principio della perfetta compenetrazione di tutte le cose del mondo fenomenico e i quarantuno stadi della pratica del bodhisattva5 esposti nel Sutra della Ghirlanda di fiori; la dottrina della mutua identificazione e della non dualità, i diciotto tipi di vacuità, e i dieci stadi che hanno inizio con lo stadio della saggezza secca6, esposti nei sutra della Saggezza; i cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva del Sutra della Collana di gioielli; i cinquantuno stadi del Sutra dei Re benevolenti; i dodici grandi voti esposti nel Sutra del Maestro della Medicina; i quarantotto voti del Sutra in Due volumi; i mantra e le mudra del Sutra di Mahavairochana; tutti questi insegnamenti, paragonati a quelli dei sutra hinayana, sono grandi dottrine, e dottrine segrete. Ma, paragonati agli insegnamenti del Sutra del Loto sul conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e sull’ottenimento dell’illuminazione da parte del Budda in un passato inconcepibilmente remoto, non sono altro che dottrine hinayana. Sono come la pietra grande uno o due piedi rispetto alla pietra grande dieci o venti piedi.

                    Queste dottrine sul conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e sull’ottenimento dell’illuminazione da parte del Budda in un passato inconcepibilmente remoto sono elementi vitali dell’insegnamento del Sutra del Loto, veramente meravigliosi rispetto agli insegnamenti degli altri sutra. Ma, di tutti gli insegnamenti del Sutra del Loto, essi non sono i più meravigliosi. La vera meraviglia delle meraviglie, il miracolo dei miracoli, è la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita. Non ve n’è traccia nel Sutra della Ghirlanda di fiori, in quello di Mahavairochana, né in altri sutra. Tra i maestri fondatori delle otto scuole, nessuno dei maestri delle sette scuole, come ad esempio quella della Vera parola, ha mai sentito nemmeno nominare questa dottrina. I grandi studiosi dell’India, il Bodhisattva Nagarjuna e il Bodhisattva Vasubandhu, custodirono questo insegnamento dentro di loro come un gioiello, ma non lo rivelarono mai nei loro scritti.

                      Ma, così come la scuola Varsha7 si appropriò degli insegnamenti buddisti per formulare il concetto delle tre qualità8, e come fece Uluka per la sua dottrina dei sei aspetti9, anche Ch’eng-kuan della scuola della Ghirlanda di fiori e Shan-wu-wei della scuola della Vera parola rubarono al Gran Maestro T’ien-t’ai questa dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, affermando che essa era il nucleo del passo «La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose», contenuto nel Sutra della Ghirlanda di fiori, sul quale la scuola omonima si basa, e anche l’anima del passo sulla realtà della mente, nel Sutra di Mahavairochana, sul quale si basa la scuola della Vera parola. Dopo aver rubato questa dottrina e averne fatto un caposaldo della propria scuola, essi passarono a disprezzare la scuola T’ien-t’ai, affermando che dal punto di vista dottrinale era inferiore alle scuole della Ghirlanda di fiori e della Vera parola.

                        Anche se possono non essere ladri nel vero senso della parola, questi maestri buddisti meritano però di esser chiamati ladri della dottrina buddista. È una questione sulla quale riflettere con attenzione e che va capita bene!

                          Gli studiosi della scuola Tendai e i seguaci delle altre scuole attualmente esistenti dicono: «Il Sutra del Loto insegna semplicemente che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità e che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto; tutto qui».

                            Io replico così: «Se voi ammettete che solo il Sutra del Loto insegna le dottrine del conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e dell’ottenimento dell’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto, e che queste non si trovano negli altri sutra, questa non è forse una meraviglia delle meraviglie?».

                              Poiché nessun altro sutra afferma che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità, ciò significa che i dieci principali discepoli del Budda, come Mahakashyapa, il primo nelle pratiche ascetiche, Shariputra, il primo in saggezza, Maudgalyayana, il primo nei poteri sovrannaturali, i milleduecento arhat, i dodicimila ascoltatori della voce e gli innumerevoli milioni di altri nei mondi dei due veicoli, pur avendo aspettato da un passato inconcepibilmente remoto fino a innumerevoli kalpa futuri, se non avessero avuto la fortuna di incontrare il Sutra del Loto, alla fine sarebbero morti fisicamente e spiritualmente senza riuscire a conseguire la Buddità. Non sarebbe stata una terribile perdita?

                                Inoltre, se le persone dei due veicoli non potessero mai conseguire la Buddità, cosa significherebbe questo per Brahma, Shakra, i quattro tipi di credenti, gli otto tipi di esseri non umani, i monaci e le monache, e gli esseri dei due mondi e degli otto gruppi, che diedero elemosine a Mahakashyapa e agli altri?

                                  Inoltre, se nel Sutra del Loto non fosse stata enunciata la dottrina dell’ottenimento dell’illuminazione da parte del Budda in un passato inconcepibilmente remoto, allora tutti i Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro sarebbero stati relegati in uno stato caratterizzato per sempre dall’impermanenza e dall’estinzione. È come il cielo: anche se in esso vi sono molte stelle, come sarebbe se non ci fossero il sole e luna? O come la terra: anche se ci sono tante piante e alberi, come sarebbe se la grande terra stessa non esistesse?

                                    Queste mie affermazioni si basano sulle tue stesse ammissioni10, ma, considerando la questione alla luce della verità, se le persone dei due veicoli non potessero conseguire la Buddità, allora non potrebbero conseguirla nemmeno gli esseri viventi dei nove mondi. Al cuore del Sutra del Loto c’è un unico principio, intrinseco ad esso, e cioè che tutti gli esseri viventi sono dotati dei Dieci mondi. Un essere umano, per esempio, è composto dai quattro elementi [di terra, acqua, fuoco e vento]. Se uno di essi manca, la persona non può esistere.

                                      Questo principio dei Dieci mondi non si applica soltanto agli esseri viventi. Tutte le cose che compongono il mondo oggettivo e soggettivo, così come ognuno degli esseri insenzienti, dalle piante e gli alberi fino al più minuscolo granello di polvere, sono dotate dei Dieci mondi.

                                        Se gli esseri dei mondi dei due veicoli non potessero conseguire la Buddità, significherebbe che i mondi dei due veicoli inerenti agli esseri degli altri mondi sarebbero altrettanto incapaci di manifestare la Buddità. E se i mondi dei due veicoli inerenti agli altri mondi non potessero manifestare la Buddità, significherebbe che nessun essere degli altri otto mondi potrebbe conseguirla. Supponiamo, per esempio, che un padre e una madre abbiano nove figli. Se due dei figli sono ritenuti di basso rango, anche gli altri sette figli saranno considerati nello stesso modo.

                                          Il Budda e i sutra sono paragonabili al padre e alla madre, e gli esseri viventi dei nove mondi alla loro prole. Se due dei figli, che rappresentano gli ascoltatori della voce e i risvegliati all’origine dipendente, sono ritenuti per sempre incapaci di conseguire la Buddità, come potrebbe esser lecito che raggiungano la via gli altri sette figli, che rappresentano i bodhisattva e le persone dei sei mondi inferiori?

                                            Ma noi sappiamo come stanno veramente le cose dal passo nel quale il Budda afferma: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli. […] Io sono l’unica persona che può salvarli e proteggerli»11.

                                              Inoltre tutte le persone chiamate bodhisattva hanno immancabilmente preso i cosiddetti quattro voti universali, il primo dei quali recita: «Gli esseri viventi sono innumerevoli: io faccio voto di salvarli». Se non adempiono questo voto, è impossibile che realizzino il quarto, che dice: «L’illuminazione è suprema: io faccio voto di ottenerla». Nei sutra che sono paragonabili ai primi quattro gusti [latte, panna, latte cagliato e burro] si afferma che i bodhisattva e gli esseri comuni dei nove mondi possono conseguire la Buddità, mentre le persone dei due veicoli non potranno mai diventare Budda. Ne consegue che i bodhisattva nella loro saggezza, e anche le persone comuni dei sei mondi inferiori nella loro ignoranza, penseranno tutte in cuor loro: «Noi possiamo diventare Budda, ma le persone dei due veicoli no; quindi è saggio non seguire la loro strada!». E coloro che hanno già intrapreso la strada dei due veicoli rimpiangeranno la propria scelta e saranno colmi di dolore e apprensione.

                                                Però, adesso che il Sutra del Loto ha rivelato che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità, è finalmente chiaro che, non solo queste persone, ma di fatto tutti gli esseri dei nove mondi possono diventare Budda. I bodhisattva, udendo questa dottrina, penseranno: «Ci eravamo sbagliati! Quando i sutra predicati prima del Sutra del Loto proclamavano che le persone dei due veicoli non potevano conseguire la Buddità, significava che nemmeno noi avremmo potuto conseguirla. La dottrina che le persone dei due veicoli non potevano mai conseguire la Buddità non era una fonte di lamento soltanto per loro, adesso capiamo che era un dispiacere anche per noi!».

                                                  L’ottenimento dell’illuminazione da parte del Budda in un passato inconcepibilmente remoto, rivelato nel capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto, non viene mai affermato in alcuno dei sutra predicati prima del Loto. Se ci fermiamo a riflettere su questo, penseremo non solo che il Budda non rivelò di aver ottenuto l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto, ma anche che fu uno dei più grandi bugiardi di tutto il mondo.

                                                    I sutra della Ghirlanda di fiori e di Mahavairochana, che sono i massimi sutra predicati prima del Loto, dicono che il Budda «ottenne per la prima volta la corretta illuminazione»12 e che [egli ottenne l’illuminazione] «molto tempo fa quando sedetti nel luogo della meditazione»13. Nel Sutra degli Innumerevoli significati, in cui egli afferma: «Questo sutra è veramente profondo!», e nell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto, in cui dice: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, [esporrò unicamente la via suprema]»14, il Budda afferma: «Dopo essere rimasto seduto con la schiena diritta [per sei anni sotto l’albero della bodhi] nel luogo dell’illuminazione, [ho potuto ottenere la suprema perfetta illuminazione]»15 o dice: «La prima volta che sedetti nel luogo della meditazione»16. Se paragoniamo queste affermazioni con il passo del capitolo “Durata della vita” nel quale afferma: «Uomini devoti, sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia di migliaia di miriadi di milioni di nayuta di kalpa da quando ho realmente conseguito la Buddità»17, come possiamo non considerarle delle grandi bugie?

                                                      E se il Budda è un gran bugiardo, come potrebbe mai esser vera qualsiasi dottrina espressa dai sei organi di senso di una persona del genere? Le capanne costruite su una lastra di ghiaccio non possono fare a meno di crollare quando arriva la primavera, non è vero? E come si può confondere l’immagine della luna piena riflessa nell’acqua con la luna vera? I resoconti di conseguimento della Buddità o di rinascita nella pura terra che si trovano nei sutra predicati prima del Loto sono come le stelle o la luna riflessa nell’acqua, come mere ombre che seguono una forma. Considerati alla luce del capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale, gli altri vari sutra sono assai lontani dalla saggezza esposta in questo capitolo. L’insegnamento sul raggiungimento della via esposto in questi sutra, che sia limitato all’ambito di quel particolare sutra o vada oltre a esso, è qualcosa che esiste solo di nome e non di fatto.

                                                        Il Gran Maestro T’ien-t’ai, nel suo luogo di pratica, giunse a comprendere da solo questo principio e nei dieci volumi di Il significato profondo del Sutra del Loto, nei dieci volumi di Parole e frasi del Sutra del Loto e nei dieci volumi di Grande concentrazione e visione profonda affermò che il fatto che le persone dei due veicoli possano conseguire la Buddità e quello che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto non sono mai menzionati nei sutra diversi dal quello del Loto.

                                                          A quel tempo i capi delle dieci scuole di Buddismo del nord e del sud della Cina, che brancolavano nel buio rispetto al valore relativo delle varie dottrine, avevano elaborato varie teorie, come quelle dei tre periodi degli insegnamenti del Budda, dei quattro periodi, o dei cinque periodi, le quattro dottrine, le cinque dottrine e le sei dottrine, l’insegnamento dell’unica voce, l’insegnamento della parola incompleta e di quella completa, i tre insegnamenti e i quattro insegnamenti, ed erano assai confusi su quali insegnamenti fossero profondi e quali superficiali, quali superiori e quali inferiori.

                                                            Allo scopo di refutare questa serie di visioni distorte, il Gran Maestro T’ien-t’ai utilizzò come criterio per determinare la superiorità di un sutra rispetto all’altro qualcosa di evidente, e cioè il fatto che il sutra in questione contenesse o meno le dottrine del conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e dell’ottenimento dell’illuminazione da parte del Budda in un passato inconcepibilmente remoto. Egli asserì inoltre che, con i sutra che non contenevano queste dottrine, non avrebbero potuto raggiungere la via non soltanto le persone dei due veicoli, ma anche quelle degli altri regni18.

                                                              Nel periodo successivo furono esposte dottrine ancor più errate di quelle dei capi delle tre scuole meridionali e delle sette scuole settentrionali, come ad esempio la dottrina dei cinque insegnamenti esposta dalla scuola della Ghirlanda di fiori, la dottrina degli insegnamenti dei tre periodi della scuola delle Caratteristiche dei dharma e gli insegnamenti della scuola della Vera parola sull’essoterico e l’esoterico, i cinque depositi, i dieci stadi della mente, e le quattro frasi19 del Commentario sul significato del Sutra di Mahavairochana.

                                                                Ma queste cose riguardano i capi delle scuole diverse dalla scuola T’ien-t’ai, quindi le lascerò da parte. Tuttavia, anche all’interno della scuola T’ien-t’ai o Tendai, non pochi, fraintendendo i commentari dei gran maestri T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo, asserirono che, sebbene nei sutra predicati prima del Loto non vi fosse la dottrina del conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e quella dell’ottenimento dell’illuminazione da parte del Budda in un passato inconcepibilmente remoto, quei sutra permettevano alle persone degli altri regni di raggiungere la via. Queste idee si diffusero in tutto il Giappone e gli uomini delle altre scuole, approfittando della situazione, le usarono per infliggere danni sempre più gravi alla scuola Tendai.

                                                                  Gli studiosi sviati da queste idee erano pietosi come libellule prese nella tela del ragno o come un cervo assetato che insegue un miraggio generato dal calore, credendo che sia acqua. Erano come Yasuhira che, indotto con l’inganno dal generale della destra Yoritomo a ucciderne il fratello minore Yoshitsune, diede a Yoritomo il pretesto per farsi attaccare e distruggere da lui20; o come Yoshitomo che, ingannato dal gran ministro dello stato e prete laico Kiyomori, che complottava per spodestare il clan Minamoto e assumere il controllo del paese, e aveva ucciso persino il proprio zio Taira no Manosuke Tadamasa perché si era schierato con i suoi nemici, fu indotto a commettere la stessa azione uccidendo suo padre, Tameyoshi, per una ragione simile [e affrettando così la propria rovina]21. Sono tutti esempi di individui da compatire.

                                                                    Le persone che ho descritto avevano capito, dai commentari del Gran Maestro T’ien-t’ai, che il conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e l’ottenimento dell’illuminazione da parte del Budda in un passato inconcepibilmente remoto non erano mai menzionati nei sutra diversi da quello del Loto. Tuttavia, essi credevano erroneamente che gli altri sutra rendessero possibile il conseguimento della Buddità ai bodhisattva o la rinascita in una pura terra alle persone comuni. «Siccome non siamo persone dei due veicoli», pensavano fra sé e sé, «noi possiamo raggiungere la via con i sutra precedenti al Sutra del Loto».

                                                                      Con questa convinzione in mente, argomentavano ulteriormente che, fra le varie dottrine esposte in questi sutra, lo scopo della rinascita in una delle nove categorie22 esposte dal Sutra della Meditazione sembrava relativamente facile da raggiungere. Perciò misero da parte il Sutra del Loto e cominciarono a recitare il Nembutsu, sperando di rinascere nella pura terra, incontrarvi [i bodhisattva] Percettore dei Suoni del Mondo e Grande Potere, e il Budda Amida, e in tal modo conseguire la Buddità.

                                                                        Numerosi seguaci della scuola Tendai di allora, e anche vari studiosi delle altre scuole, si comportarono così.

                                                                          A dire il vero, però, è sempre e solo attraverso il potere del Sutra del Loto che tutti gli esseri viventi sono in grado di conseguire la Buddità e di lasciare i sei sentieri per rinascere nelle pure terre delle dieci direzioni. Per esempio, se i giapponesi desiderano recarsi in Cina ed entrare nel palazzo imperiale, devono farlo sempre e comunque su espresso ordine del sovrano del Giappone. Allo stesso modo, se si desidera lasciare i regni impuri per entrare nelle terre pure, si può farlo solo attraverso il potere del Sutra del Loto.

                                                                            Per fare un altro esempio, qualsiasi donna, che sia figlia di un popolano o abbia nobili origini perché nata da un primo ministro o da un alto funzionario, se viene messa incinta da un re, avrà un figlio che potrà diventare re. Invece, anche se ella fosse figlia di un re, ma rimanesse incinta di un uomo di umili natali, suo figlio non potrebbe mai diventare re.

                                                                              Tutte le persone che ottengono la rinascita nelle pure terre delle dieci direzioni, comprese le persone dei tre veicoli, gli esseri umani e celesti e persino gli animali, possono essere definite prole di seme reale perché sono tutte capaci di conseguire la Buddità. Ma le persone che si affidano ai sutra Agama sono come figlie di popolani che hanno sposato popolani. Coloro che si affidano ai sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi e della Saggezza sono come figlie di funzionari che hanno preso come mariti altri funzionari. E i bodhisattva che si affidano all’insegnamento perfetto dei sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza e di Mahavairochana sono come figlie di un re che hanno sposato uomini di umili natali. Questo perché nessuno di questi sutra espone dottrine che permettono di rinascere in una pura terra.

                                                                                A onor del vero, ci furono persone in grado di liberarsi dai sei sentieri attraverso i sutra della Ghirlanda di fiori, Agama, Corretti ed equi o della Saggezza. Però, non fu grazie al potere di questi sutra, ma perché erano persone che in un lontano passato avevano ricevuto i semi dell’illuminazione dal Sutra del Loto. Perciò le loro capacità erano potute maturare senza attendere che Shakyamuni predicasse il Sutra del Loto. Con un piccolo stimolo da parte di questi altri sutra predicati prima del Loto, i semi ricevuti dal Sutra del Loto nel lontano passato erano potuti germogliare e crescere, e così queste persone avevano ottenuto la rinascita in una pura terra o conseguito la Buddità.

                                                                                  Un esempio è quello dei risvegliati all’origine dipendente che vivono in un tempo in cui non ci sono Budda nel mondo, ma che, osservando i boccioli sfiorire o le foglie cadere, sono in grado di ottenere da soli l’illuminazione dei pratyekabuddha. Oppure coloro che rinascono nel cielo di Brahma, grazie alla devozione filiale dimostrata ai propri genitori. In realtà il semplice osservare fiori e foglie o comportarsi da figli devoti non costituisce di per sé una pratica religiosa che garantisca di ottenere l’illuminazione di un pratyekabuddha o la rinascita nel cielo di Brahma. Ma queste azioni agiscono da stimolo che attiva gli effetti delle pratiche religiose svolte nelle esistenze passate, e così permette di ottenere la rinascita nel cielo di Brahma o l’illuminazione dei pratyekabuddha.

                                                                                    Però, ci sono anche quelli che, senza aver conseguito i tre stadi di merito e le quattro buone radici, esposti negli insegnamenti hinayana, o senza aver mai praticato il tipo di meditazione ancora contaminata da efflussi, contemplano la luna e compongono poesie sui fiori che sbocciano, ma non diventano mai pratyekabuddha; o altri che, anche se osservano alla perfezione i doveri filiali nei confronti dei propri genitori, non rinascono nel cielo di Brahma né in altri cieli del mondo della forma.

                                                                                      Allo stesso modo ci sono coloro che, non avendo mai ricevuto i semi del Sutra del Loto nelle proprie esistenze passate, si unirono all’assemblea in cui fu predicato il Sutra della Ghirlanda di fiori, ma non riuscirono mai a raggiungere nemmeno il primo stadio di sviluppo o il primo stadio di sicurezza; coloro che erano presenti quando il Budda predicò il suo sermone al Parco dei Cervi, ma non furono capaci di sradicare le illusioni del pensiero e del desiderio; o coloro che non poterono ottenere la rinascita in alcuna delle nove categorie nemmeno attraverso il Sutra della Meditazione. Riuscirono soltanto a raggiungere lo stadio dei saggi23, esposto negli insegnamenti mahayana e hinayana, ma non furono mai capaci di raggiungere lo stadio dei santi. Ma, quando incontrarono il Sutra del Loto e per la prima volta ricevettero i semi della Buddità nel campo della mente, riuscirono nell’arco di una singola esistenza ad avanzare fino al primo stadio di sviluppo o al primo stadio di sicurezza. E ci furono altri che parteciparono all’assemblea in cui fu predicato il Sutra del Nirvana e continuarono a praticare negli anni successivi alla morte del Budda.

                                                                                        Fra coloro che ricevettero i semi del Sutra del Loto nel passato, a seconda di quanto fosse forte il loro legame con gli insegnamenti, alcuni poterono avanzare fino al primo stadio di sviluppo o fino al primo stadio di sicurezza attraverso lo stimolo del Sutra della Ghirlanda di fiori; altri furono in grado di sradicare le illusioni del pensiero e del desiderio e diventare persone dei due veicoli, stimolati dai sutra Agama; e altri poterono ottenere la rinascita nella Pura terra grazie allo stimolo delle pratiche associate alle nove categorie di rinascita esposte nel Sutra della Meditazione e negli altri sutra della Pura terra. Da ciò possiamo dedurre che tali persone potrebbero trarre profitto allo stesso modo dai sutra Corretti ed equi e della Saggezza. Ma in tutti questi casi i risultati non furono dovuti al potere dei vari sutra che fornirono lo stimolo, bensì interamente al potere del Sutra del Loto.

                                                                                          È come il caso della figlia di un popolano che è rimasta incinta del seme di un re, o la figlia di una famiglia di funzionari che rimane incinta di un re. Gli altri non sanno la verità e suppongono che queste donne abbiano generato il figlio di un popolano e il figlio di un funzionario, ma quando il re li guarda, sa che in realtà entrambi sono i figli di un re. Allo stesso modo sembra che alcune persone si siano liberate dal triplice mondo grazie ai sutra predicati prima del Loto, ma, visti dal punto di vista del Sutra del Loto, in ciascun caso è attraverso questo sutra che essi hanno guadagnato la via.

                                                                                            Inoltre, tra coloro che ricevettero i semi del Sutra del Loto nel passato, ci sono persone dalle capacità ottuse che non furono in grado, come quelli citati sopra, di progredire nella conoscenza grazie ai sutra predicati prima del Loto, ma riuscirono a raggiungere la via quando udirono Shakyamuni predicare il Sutra del Loto. In tali casi i sutra precedenti al Loto furono per loro come balie che contribuiscono ad allevare il principe ereditario o qualche altro reale rampollo della consorte del sovrano.

                                                                                              Ancora, sebbene la situazione non fosse uguale a quando il Budda Shakyamuni era nel mondo, ci furono persone nei mille anni del Primo giorno della Legge che, avendo ricevuto i semi del Sutra del Loto nel passato, poterono a quel tempo ottenere l’illuminazione attraverso i sutra del Loto e del Nirvana. E a quel tempo ce ne furono molti altri che avevano ricevuto i semi del Sutra del Loto dal Budda Shakyamuni quando egli era nel mondo.

                                                                                                Inoltre, anche se il Budda non era più al mondo, il Sutra del Loto continuava a esistere, e per tale ragione ci furono innumerevoli persone che poterono convertirsi dalle dottrine non buddiste agli insegnamenti dei sutra hinayana, dai sutra hinayana agli insegnamenti mahayana provvisori, o dagli insegnamenti mahayana provvisori al Sutra del Loto. Ne sono esempi il Bodhisattva Nagarjuna, il Bodhisattva Asanga, l’erudito Vasubandhu e altri.

                                                                                                  Durante i mille anni del Medio giorno della Legge, anche se il loro numero non fu grande come nel Primo giorno della Legge, ci furono ancora persone che avevano ricevuto i semi del Sutra del Loto nel lontano passato o in seguito, al tempo di Shakyamuni. Ma, via via che il potere degli insegnamenti del Budda declinava e si faceva sempre più debole, le varie scuole diventarono più dure delle rocce nella fissità delle loro interpretazioni unilaterali e più altezzose delle montagne nella loro arroganza. Entro la fine del Medio giorno della Legge erano scoppiate ovunque dispute e contese sugli insegnamenti del Budda, gli scontri sulle questioni dottrinali non avevano fine, e il numero di coloro che cadevano nell’inferno di incessante sofferenza a causa delle interpretazioni errate degli insegnamenti del Budda superava quello di chi vi cadeva a causa di colpe mondane.

                                                                                                    Adesso, oltretutto, l’Ultimo giorno della Legge è iniziato da più di duecento anni e le persone che hanno ricevuto i semi del Sutra del Loto nel lontano passato o al tempo di Shakyamuni sono diventate sempre meno. In più, anche se ancora sembra che ci sia un piccolo numero di persone che hanno ricevuto i semi del Loto, innumerevoli altre commettono grandi atti di malvagità nel mondo secolare oppure offendono la Legge nel mondo religioso e, in verità, sono così tante che l’intero paese ne è pieno. Coloro che agiscono bene sono diventati rari come l’acqua in mezzo a un grande fuoco, come il fuoco in una grande distesa d’acqua, come l’acqua dolce in alto mare o l’oro nelle profondità della terra. Le azioni malvagie abbondano e non c’è traccia di buone azioni compiute nel passato, né prove di buone azioni compiute nel presente.

                                                                                                      Qualche persona pratica la recitazione del Budda Amida per fuorviare gli altri e persuaderli ad abbandonare il Sutra del Loto, commettendo l’errore di voltare le spalle a ciò che è superiore per seguire ciò che è inferiore. Altri sostengono i princìpi della scuola Zen, chiamandoli una trasmissione speciale “al di fuori dei sutra” e pretendendo che i cosiddetti insegnamenti buddisti non siano la vera Legge; in tal modo disprezzano gli insegnamenti e danno prova di grande arroganza. Altri ancora predicano le dottrine delle scuole delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre tesori o della Ghirlanda di fiori, e relegano il Sutra del Loto in una posizione inferiore, o si proclamano aderenti alla scuola della Vera parola o di Mahavairochana, asserendo che il Sutra del Loto contiene solo gli insegnamenti essoterici del Tathagata Shakyamuni e non è paragonabile alle dottrine sostenute dalla scuola della Vera parola.

                                                                                                        In tal modo alcune persone sviluppano idee distorte in materia dottrinale di propria iniziativa e altre lo fanno a causa dei maestri ai quali si affidano. Alcuni sostengono dottrine errate tramandate dal fondatore della scuola o dai suoi eruditi e maestri, e le propagano per lunghi anni, affermando che sono le vere dottrine. Altri, posseduti dagli spiriti maligni o dal demone celeste, diffondono dottrine malvagie ritenendole l’insegnamento corretto. Alcuni, che hanno dimestichezza con dottrine di poco conto dello Hinayana, affermano con arroganza che le dottrine praticate dai credenti mahayana sono sbagliate e, ansiosi di diffondere le proprie dottrine meschine, cercano di abolire i templi sulle montagne che insegnano le grandi dottrine e le dottrine segrete, oppure di impadronirsene. Poi ci sono altri individui che, posseduti da un demone chiamato il demone della compassione24, indossano le tre vesti, prendono la loro unica ciotola per le elemosine25 e praticano solo lo Hinayana, sfidando con la loro piccola dottrina i templi del Monte Hiei, che sono le travi portanti dell’intero paese, e i capi del Monte Hiei, che sono esempi di saggezza, e poiché le dottrine che questi capi insegnano sono diverse dalle loro, osano chiamarli uomini dalle vedute errate e uomini malvagi.

                                                                                                          Poi, armati di queste idee malvagie ingannano i sovrani del paese, li deviano sciaguratamente dalla retta via e fanno loro perdere la fede nell’insegnamento corretto. Tali uomini non fanno che causare la distruzione del paese e del Buddismo.

                                                                                                            [Nell’antica Cina] le reali consorti Mo Hsi, Ta Chi e Pao Su avevano modi affascinanti e superavano in bellezza tutte le altre. Ma, poiché i sovrani nella loro stupidità se ne infatuarono, queste donne causarono la rovina del paese. E adesso i preti Zen, dei Precetti e i sostenitori del Nembutsu dei nostri giorni come Shoichi, Doryu, Ryokan, Doami, Nen’ami e altri maestri del genere sono come piccioni domestici che becchettano nella spazzatura o come la bella Hsi-shih che ingannò il re di Wu. Essi aderiscono a quei loro precetti hinayana, che sono come rifiuti fetidi o latte d’asina…

                                                                                                                Cenni Storici

                                                                                                                Questa lettera è indirizzata a Toki Jonin, uno dei principali credenti laici della provincia di Shimosa. Nichiren Daishonin la scrisse nel 1273 da Ichinosawa, a Sado, mentre si trovava in esilio. Poiché la parte finale della lettera è andata persa, il testo si interrompe bruscamente. Come appare chiaramente dal titolo, in questo scritto il Daishonin paragona gli insegnamenti buddisti definiti Hinayana, o del piccolo veicolo, agli insegnamenti classificati come Mahayana, o del grande veicolo.

                                                                                                                Da un punto di vista storico, Hinayana (piccolo veicolo) era un appellativo col quale il primo movimento del Mahayana (grande veicolo) in India definiva le scuole buddiste monastiche tradizionali. Nel presente scritto, però, il Daishonin ridefinisce questi termini conferendo loro un senso più ampio rispetto a quello meramente storico, e afferma che il loro significato è relativo. Egli inizia dicendo che «non c’è una distinzione rigida» fra queste due categorie. Ciò che viene considerato ampio o grande lo è soltanto rispetto a ciò che è piccolo o inferiore. Il Daishonin delinea cinque modi di associare i termini “piccolo veicolo” e “grande veicolo”, o Hinayana e Mahayana, agli insegnamenti buddisti.

                                                                                                                Primo, tutti gli insegnamenti buddisti sono considerati un “grande veicolo”, o Mahayana, se paragonati agli insegnamenti non buddisti. Secondo, nell’ambito del Buddismo, gli insegnamenti che, secondo T’ien-t’ai, furono predicati dal Budda nel Parco dei Cervi nei primi anni della sua predicazione, e che noi conosciamo come sutra Agama, sono chiamati piccolo veicolo o Hinayana in contrasto con quelli che il Budda predicò in seguito, ovvero i sutra mahayana tradizionali.

                                                                                                                Terzo, tra i vari sutra che vengono comunemente definiti mahayana, quelli che contengono insegnamenti relativamente inferiori sono chiamati piccolo veicolo, o Hinayana, in contrasto con gli altri.

                                                                                                                Quarto, dopo che fu esposto l’insegnamento transitorio del Sutra del Loto, ovvero i primi quattordici capitoli del sutra, tutti i sutra propagati dal Budda nei quarantadue anni precedenti possono essere chiamati piccolo veicolo, o Hinayana. Quinto, dopo che fu esposto l’insegnamento originale, ovvero gli ultimi quattordici capitoli del Sutra del Loto in cui il Budda rivela di avere ottenuto l’illuminazione innumerevoli kalpa addietro, tutti gli insegnamenti che non riconoscono questo fatto, cioè i sutra precedenti al Sutra del Loto e l’insegnamento transitorio del Sutra del Loto, vanno classificati come piccolo veicolo, o Hinayana.

                                                                                                                Poi, il Daishonin chiarisce che solamente nel Sutra del Loto si trova la dottrina secondo cui le persone dei due veicoli, cioè gli ascoltatori della voce e i risvegliati all’origine dipendente, sono in grado di conseguire la Buddità, la rivelazione che il Budda in realtà ha ottenuto l’illuminazione nel remoto passato, e la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita. Questi insegnamenti rivelano il modo per manifestare la Buddità innata in ogni persona. Il Sutra del Loto va quindi considerato il vero sutra mahayana, mentre tutti gli altri sono da considerarsi sutra hinayana o del piccolo veicolo, incapaci di condurre le persone sulla strada della Buddità.

                                                                                                                Il Daishonin spiega poi che ci sono persone che sembrano aver ottenuto l’illuminazione grazie ad altri sutra, ma in realtà si tratta di individui che hanno creato un legame con il Sutra del Loto nel passato. Il loro contatto con altri sutra ha nutrito le loro capacità e ha fatto sì che i semi della Buddità, già piantati dal Sutra del Loto, potessero fiorire. Pertanto non si tratta di casi in cui la Buddità è stata conseguita grazie al potere di altri sutra. Non capendo questo principio, le persone disprezzano e offendono il Sutra del Loto, creando quindi una causa karmica che le condannerà all’inferno. Il Daishonin rimprovera severamente tali offese che, come egli spiega, porteranno alla distruzione del paese e del Buddismo.

                                                                                                                Note

                                                                                                                1. Frase di Chang-an nella prefazione a Il significato profondo del Sutra del Loto di T’ien-t’ai.
                                                                                                                2. Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
                                                                                                                3. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 80.
                                                                                                                4. Ibidem, cap. 16, p. 313.
                                                                                                                5. Quarantuno stadi della pratica del bodhisattva: dieci stadi di sicurezza, dieci stadi di pratica, dieci stadi di devozione, dieci stadi di sviluppo e lo stadio di Buddità.
                                                                                                                6. Stadio della saggezza secca: la saggezza che non è nutrita dall’acqua della verità.
                                                                                                                7. Scuola Varsha: ramo della scuola Samkhya, una delle scuole non buddiste dell’India.
                                                                                                                8. Tre qualità: tre aspetti degli esseri, cioè la bontà, la passione e l’oscurità.
                                                                                                                9. Sei aspetti delle cose: sostanza, qualità, azione, similarità, peculiarità e inseparabilità.
                                                                                                                10. Ciò che l’interlocutore ammetteva è che solo il Sutra del Loto insegna le dottrine del conseguimento della Buddità per le persone dei due veicoli e dell’ottenimento dell’illuminazione da parte del Budda in un passato inconcepibilmente remoto, e che esse non compaiono in nessun altro sutra.
                                                                                                                11. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
                                                                                                                12. Sutra della Ghirlanda di fiori.
                                                                                                                13. Sutra di Mahavairochana.
                                                                                                                14. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
                                                                                                                15. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                                                                                                16. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 87.
                                                                                                                17. Ibidem, cap. 16, p. 312.
                                                                                                                18. Indica gli altri otto mondi, diversi da quelli dei due veicoli.
                                                                                                                19. Le quattro frasi che descrivono: 1) la realtà delle cinque componenti della vita e la negazione dell’io; 2) la non sostanzialità delle mente e degli oggetti materiali; 3) la percezione della propria mente per come veramente è; 4) la non esistenza della natura individuale o natura propria. Kobo, il fondatore della scuola della Vera parola in Giappone, affermò che le quattro caratteristiche rappresentate da queste quattro frasi indicano rispettivamente gli insegnamenti hinayana, la scuola dei Tre trattati, la scuola Tendai e la scuola della Ghirlanda di fiori.
                                                                                                                20. Yasuhira: Fujiwara Yasuhira (1155-1189), signore della provincia di Mutsu nel Giappone settentrionale. Yoritomo: Minamoto no Yoritomo (1147-1199), shogun di Kamakura, che nel 1189 sottomise Fujiwara Yasuhira e il suo clan, consolidando così il proprio potere sulla parte settentrionale del Giappone.
                                                                                                                21. Yoshitomo: Minamoto no Yoshitomo (1123-1160), il figlio maggiore di Minamoto no Tameyoshi, leader del clan Minamoto. Kiyomori: Taira no Kiyomori (1118-1181), leader del clan Taira. Nella battaglia di Hogen, che si svolse nel 1156 fra le forze dell’imperatore Goshirakawa, Taira no Kiyomori e Minamoto no Yoshitomo da un lato, e quelle capeggiate dall’ex imperatore Sutoku e Minamoto no Tameyoshi dall’altro, l’esercito di Goshirakawa vinse e Tameyoshi fu condannato a morte. Taira no Manosuke Tadamasa (m. 1156): guerriero del clan Taira che si schierò con l’ex imperatore Sutoku in questa battaglia e fu giustiziato da suo nipote Kiyomori.
                                                                                                                22. Il Sutra della Meditazione espone le nove categorie di rinascita nella Pura terra del Budda Amida. Queste nove categorie si riferiscono alle persone dei nove gradi di capacità e qualità. Per esempio, la nona categoria di rinascita (quella più bassa) riguarda la rinascita nella Pura terra delle persone del grado più basso che commettono i cinque peccati capitali e le dieci azioni malvagie, ma che, al momento della morte, vengono esortate a invocare dieci volte il nome di Amida e così rinascono nella sua Pura terra.
                                                                                                                23. Lo stadio dei saggi è diverso negli insegnamenti hinayana e mahayana. Nello Hinayana è lo stadio delle pratiche preparatorie che conducono alla via dell’introspezione, la prima delle tre vie, seguita dalla via della pratica e dalla via dell’arhat. Nella via dell’introspezione una persona si libera dalle illusioni del pensiero e sale allo stadio dei santi. Lo stadio dei saggi comprende i tre stadi di merito e le quattro buone radici. Nel Mahayana, lo stadio dei saggi è lo stadio in cui si pratica il bene, ma non si è ancora liberi dalle illusioni che riguardano la vera natura dell’esistenza, l’ultima delle tre categorie di illusione. Nelle cinquantadue pratiche del bodhisattva esposte nell’insegnamento specifico sono compresi i dieci stadi della sicurezza, i dieci stadi della pratica e i dieci stadi della devozione, cioè gli stadi che vanno dall’undicesimo al quarantesimo.
                                                                                                                24. Un demone che usa il senso di compassione delle persone per ingannarle.
                                                                                                                25. Vedi tre vesti e una ciotola per le elemosine nel Glossario.
                                                                                                                La Biblioteca di Nichiren
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                                                                                                                Eredità della vita
                                                                                                                otto per mille
                                                                                                                nuovo rinascimento
                                                                                                                buddismo e società
                                                                                                                volo continuo
                                                                                                                esperia

                                                                                                                © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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