138. Le persecuzioni che colpiscono il santo
Minobu, 1279. Indirizzata a Seguaci in generale
Adesso, nel secondo anno di Koan (1279), segno ciclico tsuchinoto-u, sono passati ventisette anni da quando per la prima volta proclamai questo insegnamento al tempio Seicho. Era l’ora del cavallo [mezzogiorno] del ventottesimo giorno del quarto mese del quinto anno di Kencho (1253), segno ciclico mizunoto-ushi, nel lato meridionale della sala Jibutsu-do nello Shobutsu-bo del tempio Seicho situato nel villaggio di Tojo. Tojo è adesso un distretto, ma allora faceva parte del distretto di Nagasa nella provincia di Awa. Qui è situato quello che una volta era il secondo e adesso è il più importante centro del paese, fondato da Minamoto no Yoritomo il generale della destra, per la fornitura di vettovaglie al santuario della Dea del Sole. Il Budda realizzò lo scopo della sua comparsa in poco più di quarant’anni; T’ien-t’ai in trent’anni circa e Dengyo in circa venti. Ho parlato più volte delle persecuzioni indescrivibili che sopportarono in quegli anni. Io ho impiegato ventisette anni e le grandi persecuzioni che ho affrontato durante questo periodo sono ben note a voi tutti.
Nel Sutra del Loto si legge: «Poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»2. Il Tathagata Shakyamuni subì innumerevoli persecuzioni: per novanta giorni fu costretto a mangiare foraggio per cavalli; gli fu fatto cadere addosso un grosso macigno che gli fece sanguinare un dito del piede; un gruppo di otto preti, guidati da Sunakshatra e che apparentemente erano discepoli del Budda, ma in cuor loro stavano dalla parte dei maestri non buddisti, in ogni momento del giorno e della notte cercava l’occasione per ucciderlo; il re Virudhaka uccise un gran numero di membri del clan degli Shakya; il re Ajatashatru fece calpestare a morte da elefanti inferociti3 molti discepoli di Shakyamuni e arrecò al Budda una serie di gravi difficoltà. Tali sono le persecuzioni minori che accaddero «mentre il Tathagata era nel mondo».
Né Nagarjuna né Vasubandhu, né T’ien-t’ai né Dengyo hanno incontrato qualcuna delle persecuzioni ancor maggiori predette dal Budda per il periodo «dopo la sua scomparsa». Se sosteniamo che non erano devoti del Sutra del Loto, come avrebbero potuto non esserlo? Ma, se sosteniamo che lo erano, senza aver versato una goccia di sangue come fece il Budda, né tantomeno sopportato prove ancora più grandi delle sue, le frasi del sutra sarebbero vane e gli insegnamenti del Budda nient’altro che grandi bugie.
Tuttavia, in questi ventisette anni, Nichiren fu mandato in esilio nella provincia di Izu il dodicesimo giorno del quinto mese del primo anno di Kocho (1261), segno ciclico kanoto-tori, venne ferito alla fronte ed ebbe una frattura alla mano sinistra l’undicesimo giorno dell’undicesimo mese del primo anno di Bun’ei (1264), segno ciclico kinoe-ne. Fu condotto sul luogo dell’esecuzione il dodicesimo giorno del nono mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271), segno ciclico kanoto-hitsuji, e infine venne esiliato nella provincia di Sado. Inoltre molti dei suoi discepoli furono assassinati o feriti, banditi o multati pesantemente. Non so se queste prove siano uguali o maggiori di quelle del Budda. Comunque le persecuzioni subite da Nagarjuna, Vasubandhu, T’ien-t’ai e Dengyo non sono neanche paragonabili alle mie. Se non fosse stato per l’avvento di Nichiren nell’Ultimo giorno della Legge, il Budda sarebbe stato un gran bugiardo e le testimonianze di Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni sarebbero state false. Nei duemiladuecentotrent’anni e più dalla morte del Budda, Nichiren è stata la sola persona in tutto Jambudvipa che ha convalidato le sue parole.
Nell’attuale Ultimo giorno della Legge, così come in quelli passati4, in un primo momento sembra che i governanti e i sudditi che disprezzano i devoti del Sutra del Loto non subiscano punizioni, ma alla fine tutti finiscono tragicamente. Per Nichiren è lo stesso: all’inizio non si è avuto alcun segno di protezione nei miei confronti, ma gli dèi che avevano giurato di proteggere il devoto del Sutra del Loto – Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti – ormai si saranno resi conto con terrore che se continuano, come hanno fatto in questi ventisette anni, a non rispettare il giuramento fatto al Budda, cadranno nell’inferno della sofferenza incessante. Di conseguenza ognuno di loro sta sforzandosi di tener fede al suo voto. Per esempio, le morti di Ota Chikamasa, Nagasaki Jiro Hyoe-no-jo Tokitsuna5 e Daishin-bo, che furono tutti disarcionati dai propri cavalli, sono punizioni per aver tradito il Sutra del Loto. Ci sono quattro tipi di punizioni: generale e individuale, visibile e invisibile. Le epidemie di massa, le carestie, le insurrezioni all’interno del clan reggente e l’invasione straniera subite dal Giappone sono punizioni generali. Le epidemie sono anche una forma di punizione invisibile. Quella di Ota e degli altri è stata una punizione visibile individuale.
Ognuno di voi deve raccogliere il coraggio di un leone e non soccombere di fronte alle minacce di chicchessia. Il leone non teme nessun altro animale e così neppure i suoi cuccioli. Quelle persone [che offendono la Legge] sono come sciacalli ululanti, ma i seguaci di Nichiren sono come leoni ruggenti. Il prete laico del Saimyo-ji, ora defunto, e l’attuale governante6 acconsentirono al mio ritorno dall’esilio quando scoprirono che non ero colpevole delle accuse mosse contro di me. L’attuale sovrano non prenderà più iniziative in base a qualsiasi accusa senza prima averne attestato la veridicità. Sappiate che nulla, nemmeno una persona posseduta da un potente demone, può fare del male a Nichiren, perché Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti, la Dea del Sole e Hachiman lo proteggono. Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese. Se la vostra determinazione cala anche solo un po’, i demoni prenderanno il sopravvento.
Noi esseri comuni siamo così sciocchi che non temiamo né gli avvertimenti contenuti nei sutra e nei trattati né le cose che pensiamo non ci riguardino direttamente. Quando l’ira di Hei no Saemon e di Akitajo-no-suke7 si abbatterà violenta su di noi, dovete dimostrare una ferma determinazione8. La gente oggi viene mandata a Tsukushi [a combattere contro i mongoli]; mettetevi nei panni di chi sta andando o è già sul campo di battaglia. Fino a ora i nostri credenti non hanno avuto sofferenze di quel tipo. Ma i guerrieri a Tsukushi stanno affrontando uno spaventoso destino e, se verranno uccisi in battaglia, sono destinati a cadere nell’inferno. Noi, anche se attualmente incontriamo la grande prova delle persecuzioni, nella prossima vita diventeremo Budda. Le nostre attuali tribolazioni sono come la moxa che, pur essendo dolorosa al momento, in seguito ha un effetto benefico e quindi non si tratta di un dolore vero e proprio.
Esortate ad andare avanti, ma senza spaventarle, le persone di Atsuhara che non sanno niente del Buddismo. Dite loro di essere preparate al peggio e di non aspettarsi tempi buoni, ma dare per scontati quelli cattivi. Se si lamentano per la fame, spiegate loro le sofferenze del mondo degli spiriti affamati; se brontolano perché hanno freddo, parlate degli otto inferni freddi; se dicono che hanno paura, spiegate che il fagiano avvistato dal falco o il topo inseguito dal gatto sono disperati quanto loro. Ho ripetuto puntualmente queste cose giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Eppure con la monaca laica di Nagoe, Sho-bo, Noto-bo, Sammi-bo9 e altri, che sono così vigliacchi, ottusi, avidi e pieni di dubbi, è come versare acqua su una superficie laccata o cercare di tagliare l’aria.
C’è stato qualcosa di molto strano a proposito di Sammi-bo. Tuttavia, pensando che, se lo avessi ammonito, gli ignoranti avrebbero creduto che fossi geloso della sua saggezza, mi trattenni dal parlare. Ma col tempo le sue malvagie ambizioni lo hanno condotto al tradimento e infine a una tragica morte. Se lo avessi rimproverato più severamente, forse si sarebbe potuto salvare. Non ho mai parlato di questo prima perché nessuno avrebbe potuto capire. Anche se gli ignoranti diranno che sto parlando male di un morto, lo faccio perché serva da specchio [agli altri]. Sono certo che in cuor loro i nostri avversari e i rinnegati sono spaventati per la fine di Sammi-bo.
Se qualcuno prende le armi per perseguitare i miei seguaci con il pretesto che il popolo si lamenta, per favore scrivetemi immediatamente10.
Con profondo rispetto,
Nichiren
Il primo giorno del decimo mese
Ai miei seguaci
Questa lettera deve essere conservata da Saburo Saemon11.
Cenni Storici
Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, il primo giorno del decimo mese del secondo anno di Koan (1279), indirizzandola in generale a tutti i suoi seguaci.
In essa il Daishonin ripercorre alcuni degli eventi più importanti della sua vita.
Già intorno al 1275 l’impegno di propagazione nella regione del Fuji aveva cominciato a produrre risultati significativi sotto la guida di Nikko Shonin, ma, parallelamente al numero delle persone convertite, andavano crescendo le pressioni del governo. In particolare ad Atsuhara, un villaggio nel distretto di Fuji, della provincia di Suruga, i discepoli di Nichiren iniziarono a subire una serie di minacce e vessazioni, note come persecuzione di Atsuhara. Il ventunesimo giorno del nono mese del 1279, venti contadini furono arrestati in base a false accuse, ma, nonostante le torture e le pressioni, si rifiutarono di abiurare e rimasero fedeli al Daishonin. Tre di loro vennero decapitati.
Vedendo che i suoi discepoli erano pronti a dare anche la vita, se era necessario, per proteggere la Legge, il Daishonin comprese che aveva allora realizzato lo scopo della sua vita. “Ventisette anni” è il tempo intercorso dalla dichiarazione del suo insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo, nel 1253, durante il quale si era adoperato per diffondere quell’insegnamento sopportando feroci persecuzioni. Lo aveva fatto unicamente per salvare le persone dalla sofferenza e per istituire Nam-myoho-renge-kyo delle Tre grandi Leggi segrete come suo insegnamento fondamentale.
La lettera prosegue descrivendo le persecuzioni che il Budda Shakyamuni e Nichiren Daishonin dovettero affrontare, facendo riferimento alle profezie contenute nel Sutra del Loto riguardo all’Ultimo giorno della Legge. Spiega inoltre il severo impatto della legge di causa ed effetto sull’individuo e sulla società, dichiarando che il triste destino di molti discepoli traditori, così come il momento critico che il Giappone stava vivendo, altro non erano che retribuzioni per l’ostilità dimostrata verso il devoto del Sutra del Loto.
Nell’ultima parte della lettera il Daishonin dice ai suoi discepoli di raccogliere il coraggio di un leone esortando i credenti di Atsuhara a essere preparati al peggio. Cita infine l’esempio di Sammi-bo, uno dei primi discepoli, assai stimato per la sua abilità nei dibattiti e la grande erudizione, che abbandonò la fede e morì tragicamente durante la persecuzione di Atsuhara.