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264. Le quattro virtù e i quattro debiti di gratitudine

RSND, VOLUME II

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Minobu, 1275. Indirizzata a Nanjo Tokimitsu

Quando i Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro appaiono nel mondo, tutti, ma proprio tutti, predicano l’importanza di ripagare i quattro debiti di gratitudine. E i saggi dell’antichità, i Tre sovrani, i Cinque imperatori, Confucio, Lao Tzu, Yen Hui1 e gli altri, insegnarono la pratica delle quattro virtù.

    Le quattro virtù sono: 1) la pietà filiale verso il padre e la madre; 2) la lealtà verso il signore; 3) la cortesia verso gli amici; 4) la pietà e la gentilezza nei confronti delle persone meno fortunate di noi.

      Primo: comportarsi da bravi figli nei confronti dei genitori significa che, anche se uno di loro ci fa un torto immotivato o ci parla in maniera sgarbata, non ci mostriamo mai arrabbiati né lasciamo mai trasparire il minimo dispiacere. Non disobbediamo in alcun modo ai genitori e siamo sempre attenti a procurare loro ogni sorta di cose buone o, quando è impossibile farlo, a rivolgere loro almeno due o tre sorrisi al giorno.

        Secondo: essere leali nei confronti del proprio signore significa servirlo senza che ci sia mai niente di cui vergognarsi. Anche se ciò significasse sacrificare la vita, se può recare beneficio al proprio signore bisogna essere disposti a farlo volentieri. Perché, anche se dapprima la propria fedeltà può passare inosservata, col tempo sarà visibilmente ricompensata.

          Terzo: trattare i propri amici con cortesia significa che, anche se li incontri dieci o venti volte in un giorno, li saluti sempre cortesemente come se avessero percorso mille o duemila miglia per venirti a trovare, senza dimostrare mai indifferenza.

            Quarto: trattare le persone meno fortunate di noi con pietà e gentilezza significa considerare coloro che hanno una condizione inferiore alla nostra come se fossero nostri figli, dimostrando ogni volta premura nei loro confronti, esercitando pietà e compassione.

              Queste dunque sono le quattro virtù e, se le osserverai in questa maniera, sarai chiamato un saggio o un santo. Se presti attenzione a queste quattro cose, anche se puoi commettere altri errori, meriterai di essere chiamato un uomo buono. Se sei capace di seguire questi quattro modelli di comportamento, allora, anche se non hai mai letto i tremila volumi dei classici confuciani e taoisti, sarà come se tu li avessi letti.

                Proseguendo, i quattro debiti di gratitudine del Buddismo sono: 1) il debito di gratitudine nei confronti del padre e della madre; 2) il debito di gratitudine nei confronti del sovrano del paese; 3) il debito di gratitudine nei confronti di tutti gli esseri viventi; 4) il debito di gratitudine nei confronti dei tre tesori [il Budda, la Legge e l’ordine buddista].

                  Primo: per quanto riguarda il debito di gratitudine nei confronti dei genitori, i due fluidi, rosso e bianco, del padre e della madre, si uniscono per diventare il tuo corpo. Si dimora nel grembo della propria madre per 270 giorni, un periodo di nove mesi, durante i quali in trentasette occasioni la madre patisce sofferenze prossime alla morte. E il dolore che sopporta al momento della nascita è quasi troppo grande da immaginare: il respiro è affannoso e il sudore che evapora dalla sua fronte arriva fino al cielo di Brahma. Dopo la nascita ella ti fornisce 180 e più misure di latte; per un periodo di tre anni giochi e schiamazzi attaccato alle ginocchia dei tuoi genitori. E così, quando giungi alla maggiore età e prendi fede nel Buddismo, devi pensare anzitutto a ripagare il debito che devi a tuo padre e a tua madre. Il monte Sumeru ha un’altezza trascurabile in confronto all’enorme debito che hai verso tuo padre; la profondità del grande mare non è niente in confronto a quella del debito che hai verso tua madre. Devi tenere a mente questi debiti nei confronti dei tuoi genitori.

                    Secondo: vi è il debito di gratitudine verso il sovrano del paese. Dalla nascita in poi, anzitutto il cibo, i vestiti e gli oggetti che ti occorrono, ma anche tutte le altre cose delle quali usufruisci, vengono a te grazie alla gentilezza del sovrano. Quindi il minimo è che tu preghi affinché egli “goda di pace e sicurezza nell’esistenza presente e di buone circostanze nella prossima”2.

                      Terzo: vi è il debito di gratitudine verso tutti gli esseri viventi. Se ti soffermi a riflettere comprenderai che, in un qualche momento del passato, tutti gli uomini sono stati tuoi padri e tutte le donne sono state tue madri. Così, nel corso delle tante esistenze che hai vissuto, hai contratto un debito di gratitudine verso tutti gli esseri viventi. E dato che è così, dovresti aiutarli tutti a conseguire la Buddità.

                        Quarto: vi è il debito di gratitudine nei confronti dei tre tesori del Buddismo. Se esaminiamo il Sutra della Ghirlanda di fiori, il primo sutra predicato dal Budda dopo l’ottenimento dell’illuminazione, vediamo che si tratta di una sutra mahayana, predicato dal Budda nel suo aspetto di Tathagata dal corpo di ricompensa. In quella circostanza dunque gli ascoltatori della voce, i risvegliati all’origine dipendente e gli altri erano come civette di giorno o falchi di notte: pur ascoltando, era come se lo facessero con orecchi sordi o con occhi ciechi. Stando così le cose, anche se le persone speravano che il sutra avrebbe permesso loro di ripagare i quattro debiti di gratitudine, poiché esso parla in maniera sprezzante delle donne3 era assai difficile che con quel sutra potessero ripagare il debito di gratitudine nei confronti della loro madre.

                          Poi, per i dodici anni successivi, il Budda predicò i sutra Agama, che sono sutra hinayana. E poiché sono opere hinayana, si accordano con le capacità che possediamo dalla nascita. Il Budda spiegò quindi che gli uomini devono osservare i cinque precetti, le donne i dieci precetti, i monaci che insegnano la Legge i duecentocinquanta precetti, e le monache i cinquecento precetti. Ci sono tremila regole di condotta da imparare e seguire. Ma difficilmente si può pensare che noi che viviamo in quest’ultima epoca possiamo seguirle tutte, e sarà arduo ripagare il debito verso la propria madre, specialmente perché questi sutra disprezzano le donne.

                            Nei sutra Corretti ed equi, della Saggezza e in tutti gli altri sutra predicati in questo periodo di quarant’anni e più, le donne sono sempre disprezzate. Solo nel Sutra della Donna nata uomo per diventare un Budda4 e nel Sutra della Meditazione c’è qualche passo che descrive la possibilità che una donna raggiunga la via. Ma la possibilità di cui si parla è solo teorica, e non viene dato alcun esempio concreto. Inoltre sono tutti sutra predicati quando il Budda “non aveva ancora rivelato la verità”5 e quindi non si possono certo considerare autorevoli.

                              In tutti questi vari sutra esposti nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda, le donne vengono disprezzate e anche nell’ultimo sutra che egli predicò, il Sutra del Nirvana, si parla di loro in modo analogo. Se ci chiediamo allora quale sutra permetta di ripagare i quattro debiti di gratitudine, io rispondo che è soltanto il Sutra del Loto, nel quale si rivela che le donne possono conseguire la Buddità. La figlia di otto anni del re drago conseguì la Buddità [nella sua forma di rettile], e la zia del Budda, Gautami, e la monaca Yashodhara ricevettero la profezia che avrebbero conseguito la Buddità. Le nostre madri sono femmine umane, che non appartengono al regno degli animali e non hanno nemmeno un corpo da rettile. Se la figlia di otto anni del re drago poté diventare un Budda, perché mai dovremmo credere che le nostre madri non possano diventare Budda grazie al potere di questo sutra? Perciò una persona che sostiene il Sutra del Loto sta ripagando il debito di gratitudine verso suo padre e sua madre. E anche se in cuor suo non pensa di riuscire a farlo, può ripagare il proprio debito grazie al potere di questo sutra.

                                Sappiamo dunque che Shakyamuni, Molti Tesori e gli innumerevoli Budda delle dieci direzioni, il Bodhisattva Pratiche Superiori e gli altri bodhisattva che emersero dalla terra, Virtù Universale, Manjushri e altri bodhisattva dell’insegnamento transitorio, Shariputra e gli altri grandi discepoli ascoltatori della voce, il grande re celeste Brahma, gli dèi del sole e della luna e gli altri signori e divinità celesti, gli otto tipi di esseri non umani, le dieci fanciulle demoni, così come le divinità grandi e piccole del paese del Giappone, proteggeranno, come l’ombra segue il corpo, chiunque ha una salda fede in questo Sutra del Loto e in ogni occasione rimane forte e risoluto nella sua fede. Pensaci, pensaci e non permettere mai alla tua mente di deviare; abbi una ferma fede in ogni occasione e “godrai di pace e sicurezza nella tua esistenza presente e di buone circostanze nella prossima”.

                                  Con profondo rispetto,

                                    Nichiren

                                      A Ueno

                                          Cenni Storici

                                          Nichiren Daishonin scrisse questa lettera a Nanjo Tokimitsu nel 1275 da Minobu, dove si era trasferito un anno prima.

                                          All’età di sette anni Tokimitsu aveva perso il padre che era l’amministratore del villaggio di Ueno, nella provincia di Suruga. In seguito, con il sostegno della madre, Tokimitsu portò avanti l’eredità del padre seguendo devotamente il Daishonin come discepolo. Quando Tokimitsu era ancora molto giovane prese il posto del padre, sia come capo famiglia, sia come amministratore del villaggio di Ueno. Per questo motivo, proprio come suo padre, egli era noto anche col nome di Ueno. Tokimitsu aveva diciassette anni quando ricevette questa lettera che è conosciuta anche come “Lettera a Ueno”. Egli stava cercando di adempiere correttamente i suoi doveri di amministratore del villaggio e, per aiutarlo a crescere come capo della sua comunità, il Daishonin gli insegna le quattro virtù dell’etica confuciano-taoista e i quattro debiti di gratitudine da ripagare nel Buddismo. Egli afferma che chi pratica le quattro virtù incarnerà in sé tutti gli insegnamenti confuciani e taoisti, e chi crede nel Sutra del Loto ripagherà i quattro debiti di gratitudine. Il sutra, che dimostra un rispetto assoluto nei confronti delle donne e permette loro di conseguire la Buddità, costituisce anche l’unico mezzo per condurre la propria madre alla Buddità, ripagando così il debito di gratitudine nei suoi confronti. Il Daishonin conclude affermando che chi nutre una fede forte e costante nel Sutra del Loto “godrà di pace e sicurezza nell’esistenza presente e di buone circostanze nella prossima”.

                                          Note

                                          1. Chiamato anche Yen Yüan (514-483 a.C.) era uno dei più fedeli discepoli di Confucio.
                                          2. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 5, p. 155.
                                          3. Per esempio il Daishonin si riferisce a un passo che in Una raccolta di tesori è indicato come citazione dal Sutra della Ghirlanda di fiori: «Le donne sono messaggere dell’inferno, che possono distruggere i semi della Buddità; possono avere l’apparenza di bodhisattva, ma in fondo al cuore sono simili a demoni yaksha» (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 785).
                                          4. Sutra tradotto dal cinese da Dharmamitra, un monaco proveniente dall’India, durante la dinastia Liu Sung (420-479).
                                          5. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
                                          La Biblioteca di Nichiren
                                          istituto buddista italiano soka gakkai
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