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47. L'entità della Legge mistica composto da Nichiren

RSND, VOLUME I

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Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Sairen-bo

Domanda: Che cos’è l’entità di Myoho-renge-kyo?

    Risposta: Tutti gli esseri e i loro ambienti in ciascuno dei Dieci mondi sono le entità di Myoho-renge-kyo.

      Domanda: Se è così, allora possiamo dire che anche tutti gli esseri viventi, come noi, sono entità della Legge mistica nella sua interezza?

        Risposta: Certamente. Il sutra afferma: «Questa realtà [il vero aspetto di tutti i fenomeni] consiste di aspetto, natura […] e della loro coerenza dall’inizio alla fine»1 e il Gran Maestro Miao-lo commenta: «Il vero aspetto si manifesta invariabilmente in tutti i fenomeni e tutti i fenomeni si manifestano invariabilmente nei dieci fattori. I dieci fattori si manifestano invariabilmente nei Dieci mondi e i Dieci mondi si manifestano invariabilmente in “corpo e terra”»2.

          Il Gran Maestro T’ien-t’ai commenta: «Tutti i fenomeni che consistono dei dieci fattori, dei Dieci mondi e dei tremila regni sono entità del Sutra del Loto»3.

            Il Gran Maestro Nan-yüeh afferma: «Domanda: Cosa rappresenta Myoho-renge-kyo? Risposta: Myo significa che tutti gli esseri viventi sono myo [mistici] e ho indica che tutti gli esseri viventi sono ho [la Legge]»4. E anche T’ien-t’ai dice: «La Legge di tutti gli esseri viventi è mistica»5.

              Domanda: Se l’entità di tutti gli esseri viventi è la Legge mistica nella sua totalità, anche le azioni e gli effetti nei nove mondi, dal mondo d’inferno a quello dei bodhisattva, sono entità della Legge mistica?

                Risposta: Il mistico principio che è la natura essenziale dei fenomeni, presenta due aspetti: un aspetto impuro e un aspetto puro. Quando opera l’aspetto impuro, si parla di illusione, quando opera l’aspetto puro, si parla di illuminazione. Illuminazione è il mondo di Buddità, illusione è il mondo degli esseri comuni.

                  Benché questi due aspetti, illuso e illuminato, siano due fenomeni differenti, entrambi sono funzioni di un unico principio, cioè della natura essenziale dei fenomeni o vero aspetto della realtà. È come una sfera di cristallo che, se è esposta ai raggi del sole, li attira e produce fuoco, se è esposta ai raggi della luna, li attira e produce acqua. Il cristallo è uno solo, ma gli effetti variano a seconda delle circostanze.

                    Lo stesso vale per il mistico principio del vero aspetto della realtà. Il mistico principio del vero aspetto della realtà è uno, ma se incontra cattive influenze si manifesta come illusione, se incontra buone influenze si manifesta come illuminazione. Illuminazione significa illuminazione alla natura essenziale dei fenomeni e illusione è l’oscurità [cioè l’ignoranza di essa].

                      È come il caso di una persona che in sogno vede se stessa commettere azioni buone e cattive. Al risveglio, ripensandoci, capisce che era un sogno prodotto dalla sua mente. La sua mente corrisponde all’unico principio della natura essenziale dei fenomeni, il vero aspetto della realtà, mentre il bene e il male apparsi nel sogno corrispondono all’illuminazione e all’oscurità o illusione. Quando uno si rende conto di ciò, è chiaro che deve abbandonare l’oscurità [o ignoranza] del male e dell’illusione e basarsi sul risveglio caratterizzato dal bene e dall’illuminazione.

                        Il Sutra dell’Insegnamento completo e definitivo sulla perfetta illuminazione dichiara: «L’oscurità [o ignoranza] e le illusioni senza inizio che affliggono tutti gli esseri viventi, sono tutte prodotte dalla mente perfettamente illuminata dei Tathagata».

                          Il Gran Maestro T’ien-t’ai afferma in Grande concentrazione e visione profonda: «L’oscurità [o ignoranza] e le illusioni sono di per sé illuminazione alla natura essenziale dei fenomeni. Ma, a causa dell’influenza delle illusioni, l’illuminazione6 si trasforma in oscurità [o ignoranza]». Il Gran Maestro Miao-lo commenta: «L’illuminazione non è un’entità separata, bensì dipende completamente dall’ignoranza e l’ignoranza non è un’entità separata, bensì dipende completamente dall’illuminazione»7.

                            L’ignoranza è uno stato di illusione che va stroncato mentre l’illuminazione è lo stato che va manifestato. Come possiamo dire allora che costituiscono un’unica entità? Per risolvere i dubbi su questo punto, bisogna avere una chiara comprensione dei passi che ho citato. L’esempio del sogno, che si trova nel novantacinquesimo volume del Trattato sulla grande perfezione della saggezza, e l’esempio del cristallo, portato dalla scuola T’ien-t’ai8, sono estremamente chiarificatori.

                              Un’altra prova della verità che ignoranza e illuminazione costituiscono un’unica entità si trova nel passo del Sutra del Loto: «Ma che questi fenomeni siano parte di una Legge immutabile, che le caratteristiche del mondo siano costanti e immutabili»9. Grande perfezione della saggezza afferma: «L’illuminazione e l’ignoranza non sono due cose diverse né separate. La comprensione di ciò è chiamata Via di mezzo».

                                Molti altri passi confermano che il mistico principio del vero aspetto della realtà possiede due aspetti, puro e impuro, ma nessuno supera quello del Sutra della Ghirlanda di fiori che dice: «La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose», o quello del Sutra del Loto che descrive il vero aspetto di tutti i fenomeni.

                                  Il Gran Maestro Nan-yüeh dice: «L’entità della mente è dotata di due aspetti, l’aspetto puro e quello impuro. Tuttavia non ha due forme differenti bensì un’unica natura ed è priva di distinzioni»10. E il suo esempio dello specchio11 spiega esaurientemente l’argomento. Per un maggiore approfondimento si possono consultare le sue interpretazioni nel Metodo mahayana di concentrazione e visione profonda.

                                    Un’altra buona spiegazione si trova nel sesto volume di Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto” di Miao-lo: «Quando i tremila regni sono latenti [negli esseri comuni], vengono designati col termine “ignoranza”, ma, quando tutti i tremila regni si manifestano, come risultato [della Buddità], vengono designati con il termine “felicità eterna”. Tuttavia, poiché i tremila regni stessi rimangono immutati, l’ignoranza è essenzialmente una cosa sola con l’illuminazione. Poiché tutti i tremila regni rimangono costanti, essi possiedono sia l’entità sia la funzione». Questo commentario chiarisce perfettamente l’argomento.

                                      Domanda: Se tutti gli esseri viventi sono entità di Myoho-renge-kyo, allora anche noi, persone comuni ignoranti e illuse, non illuminate e ottuse, siamo entità della mistica Legge?

                                        Risposta: Benché vi siano moltissime persone oggi nel mondo, rientrano tutte in due categorie – quelle che credono negli insegnamenti provvisori e quelle che credono nel vero insegnamento. Quelle che credono nel Nembutsu o in altri insegnamenti provvisori esposti come espedienti, non possono essere chiamate entità di Myoho-renge; coloro che credono nel Sutra del Loto, il vero insegnamento, sono entità di Myoho-renge-kyo12, mistiche entità del vero aspetto della realtà. Il Sutra del Nirvana dice: «Fra tutti gli esseri viventi coloro che credono nel Mahayana si chiamano “persone del Mahayana”».

                                          Il Gran Maestro Nan-yüeh scrive nel suo Le quattro pratiche pacifiche: «Il Sutra della Grande assiduità afferma: “Gli esseri comuni e il Tathagata condividono un unico corpo del Dharma che, essendo incomparabilmente puro e mistico, è chiamato Myoho-renge-kyo”». Dice inoltre: «Coloro che praticano il Sutra del Loto stanno ricercando con questo unico atto di devozione [l’atteggiamento della] mente in cui sono contenuti tutti gli effetti positivi. Questi sono simultaneamente presenti e non vengono acquisiti gradualmente nel tempo, così come nel fiore del loto sono simultaneamente presenti un gran numero di semi. Tali persone sono chiamate “persone dell’unico veicolo”». Afferma inoltre: «I due veicoli, in particolare gli ascoltatori della voce e i bodhisattva di capacità inferiori, perseguono un progresso graduale seguendo la via degli espedienti. Ma i bodhisattva di capacità superiore scartano onestamente gli espedienti e non svolgono la pratica del progresso graduale. Se riescono a completare la meditazione sul Sutra del Loto, otterranno ogni sorta di effetti positivi. Tali persone sono chiamate “persone dell’unico veicolo”».

                                            Gli studiosi della nostra epoca hanno interpretato l’espressione “pratica del progresso graduale”, che compare in questo commentario di Nan-yüeh, come un riferimento all’insegnamento specifico. In realtà, invece, si riferisce alla via degli espedienti in contrapposizione alla via del Sutra del Loto, dotata simultaneamente di causa ed effetto. Dunque l’espressione “pratica del progresso graduale” include l’insegnamento perfetto predicato prima del Sutra del Loto13, i vari sutra mahayana predicati prima del Sutra del Loto e i sutra mahayana e hinayana che appartengono agli insegnamenti immediati e graduali.

                                              Come prova possiamo citare il seguente passo del Sutra degli Innumerevoli significati: «Quindi predicai le dodici suddivisioni dei sutra corretti ed equi14, l’insegnamento della grande saggezza, la meditazione sui riflessi sulla superficie del mare del Sutra della Ghirlanda di fiori, e descrissi la pratica che dura molti kalpa per i bodhisattva».

                                                Ma i bodhisattva di capacità superiore scartano onestamente gli espedienti e non svolgono la pratica del progresso graduale. Praticano il Sutra del Loto e, quando ne afferrano la verità, ottengono simultaneamente ogni sorta di effetti positivi. Tali persone sono chiamate “persone dell’unico veicolo”.

                                                  Se consideriamo il significato di questi passi, vediamo che le persone comuni e i santi dei tre veicoli, dei cinque veicoli15, dei sette espedienti, dei nove mondi o dei quattro gusti e tre insegnamenti non possono essere chiamati seguaci del Mahayana, entità di Myoho-renge. Benché vi siano dei Budda, poiché sono Budda degli insegnamenti provvisori non possono essere chiamati col nome del mondo di Budda, perché i tre corpi [dei Budda] degli insegnamenti provvisori non sono ancora liberi dall’impermanenza16. Come possono quindi essere chiamati [entità di Myoho-renge] gli esseri dei mondi diversi da quello di Buddità? Per questo si dice che una persona di umili condizioni nata nell’Ultimo giorno della Legge è più degna di rispetto dei re e degli alti funzionari vissuti nei duemila anni del Primo e del Medio giorno.

                                                    Nel suo commentario Nan-yüeh afferma: «Tutti gli esseri viventi sono dotati del deposito del corpo del Dharma e perciò non sono in alcun modo differenti dal Budda»17. Per questo il Sutra del Loto dice: «I puri e comuni occhi, orecchi, naso, lingua, corpo e mente ricevuti alla nascita dai genitori, sono anch’essi così»18.

                                                      Nan-yüeh scrive inoltre: «Domanda: In quale sutra il Budda, parlando degli occhi e degli altri organi di senso, li definisce col nome di Tathagata? Risposta: Il Sutra della Grande assiduità afferma: “Gli esseri comuni e il Tathagata condividono un unico corpo del Dharma che, essendo incomparabilmente puro e mistico, viene chiamato Myoho-renge-kyo”»19. Questo passo appartiene a un sutra diverso da quello del Loto, ma poiché in seguito anche quest’ultimo espone la stessa cosa, è corretto citarlo qui.

                                                        Se applichiamo alla nostra argomentazione il termine “condividono”, usato dal Sutra della Grande assiduità, possiamo affermare che coloro che condividono la fede nel Sutra del Loto sono entità del mistico sutra. Ma coloro che non la condividono, come i credenti Nembutsu, non sono entità del mistico sutra perché hanno già voltato le spalle alla loro natura di Budda, cioè al Tathagata dal corpo del Dharma.

                                                          In sostanza, l’entità di Myoho-renge è il corpo fisico che i discepoli e i seguaci di Nichiren, che credono nel Sutra del Loto, hanno ricevuto dai loro genitori alla nascita. Queste persone che, scartando onestamente gli espedienti, hanno fede unicamente nel Sutra del Loto e recitano Nam-myoho-renge-kyo, trasformeranno i tre sentieri delle illusioni e desideri, del karma e della sofferenza nelle tre virtù del corpo del Dharma, della saggezza e dell’emancipazione. La triplice contemplazione e le tre verità si manifesteranno immediatamente nella loro mente20 e il luogo in cui vivono diventerà la Terra della Luce Eternamente Tranquilla. Il Budda che è l’entità di Myoho-renge-kyo21 del capitolo dell’insegnamento originale “Durata della vita”, che è soggetto dimorante e dimora, vita e ambiente, corpo e mente, entità e funzione, eternamente dotato dei tre corpi si trova nei discepoli di Nichiren, preti e laici. Essi incarnano l’entità di Myoho-renge-kyo, grazie alla funzione benefica che è la manifestazione dei poteri sovrannaturali senza limiti [di cui tale entità è intrinsecamente dotata]. Chi potrebbe dubitarne? È assolutamente al di là di ogni dubbio!

                                                            Domanda: Il Gran Maestro T’ien-t’ai ha spiegato che il termine Myoho-renge viene usato in due modi, uno come entità, l’altro come metafora. Cosa sono questi due tipi di renge (o loto)?

                                                              Risposta: Il loto (renge) simbolico è spiegato dettagliatamente nelle tre metafore del fiore di loto che avvolge i semi, del fiore di loto che si schiude per rivelare i semi e del fiore di loto che cade mentre i semi maturano, così dovremmo fare riferimento a esse. Il loto come entità [di Myoho-renge] è spiegato così nel settimo volume del Significato profondo del Sutra del Loto: «Renge, o loto, non è un simbolo; è il vero nome dell’entità. Per esempio, all’inizio del kalpa della continuità, le varie cose del mondo non avevano nomi. Il santo, osservando i princìpi che le governavano, coniò i nomi corrispondenti». Egli scrive inoltre: «Qui il termine renge non è un simbolo, è l’insegnamento esposto nel Sutra del Loto. Tale insegnamento è puro e incontaminato e spiega i dettagli di causa ed effetto. Perciò gli è stato dato il nome di renge o fiore di loto. Questo nome designa l’entità che la meditazione basata sul Sutra del Loto rivela, non è una metafora».

                                                                Scrive inoltre il Gran Maestro T’ien-t’ai: «Domanda: il termine renge, o loto, indica l’essenza della meditazione sul Sutra del Loto? O indica invece la comune pianta di loto?

                                                                  «Risposta: In realtà è l’essenza del Sutra del Loto. Ma poiché l’essenza del Sutra del Loto è difficile da comprendere, si ricorre alla metafora della pianta del loto. Una persona dalla mente acuta udendo il nome coglierà immediatamente il principio. Senza bisogno della metafora, potrà capire direttamente il Sutra del Loto. Ma una persona di medie o scarse capacità non capirà subito, ci riuscirà soltanto attraverso la metafora. Per questo si usa la metafora facilmente comprensibile della pianta del loto per spiegare il loto difficile da comprendere [che è l’essenza del Sutra del Loto].

                                                                    «Per questo motivo nel Sutra del Loto il Budda impiega tre diversi cicli di predicazione, adatti al livello di comprensione delle persone di capacità superiore, media o inferiore. Alle persone di capacità superiore viene insegnato il renge, o loto, che è il nome della Legge, mentre per le persone di capacità medie o inferiori, il nome del loto viene usato come metafora. Se uno ha capito che renge è usato sia come nome della Legge sia come metafora a seconda del gruppo di persone a cui ci si rivolge, non è necessario discuterne».

                                                                      Questo passo significa che il principio supremo [cioè la Legge mistica] in origine non aveva nome. Mentre il santo osservava il principio e assegnava i nomi a tutte le cose, percepì l’esistenza di quest’unica Legge meravigliosa [myoho] dotata simultaneamente di causa ed effetto [renge] e la chiamò Myoho-renge. Quest’unica Legge di Myoho-renge comprende in sé tutti i fenomeni dei Dieci mondi e dei tremila regni, nessuno escluso. Chiunque pratichi questa Legge otterrà simultaneamente sia la causa che l’effetto della Buddità.

                                                                        Il santo praticò con questa Legge come maestra e raggiunse l’illuminazione; perciò ottenne simultaneamente sia la mistica causa sia il mistico effetto della Buddità, diventando così il Tathagata di perfetta illuminazione e virtù pienamente realizzate.

                                                                          Così scrive il Gran Maestro Dengyo: «Un’unica mente22, l’entità di Myoho-renge, porta simultaneamente a maturazione sia il fiore della causa sia il calice dell’effetto. I tre cicli di predicazione impiegati dal Budda contengono ciascuno sia il loto come entità sia il loto come metafora. Il Sutra del Loto nel suo complesso consiste sia dell’entità sia della metafora. In particolare, le sette parabole, le tre eguaglianze e le dieci incomparabilità contengono tutte il loto dell’entità. L’insegnamento che spiega completamente questo principio si chiama Myoho-renge-kyo [Sutra del Loto della Legge meravigliosa]»23.

                                                                            Il Gran Maestro Miao-lo afferma: «Nelle sette parabole i vari “loto” (renge) vanno interpretati dal punto di vista degli insegnamenti provvisori e del vero insegnamento. Perché? Perché questi “loto” non sono altro che metafore del fatto che gli insegnamenti provvisori sono esposti a beneficio del vero insegnamento e che gli insegnamenti provvisori vengono aperti per rivelare il vero insegnamento. Tutte le sette parabole vanno interpretate così»24.

                                                                              All’inizio del kalpa della continuità esisteva una pianta. Il santo ne osservò il principio e le diede il nome renge o loto. La pianta del loto assomiglia al principio di Myoho-renge in quanto contiene simultaneamente la causa [fiore] e l’effetto [semi]. Così la pianta finì col portare lo stesso nome del principio. Il loto che cresce nell’acqua è la pianta di cui esiste la varietà rosa e la varietà bianca e, quando parliamo del loto come metafora, stiamo parlando di essa. La pianta del loto viene usata come ausilio per spiegare il difficile concetto di Myoho-renge. Questo è ciò che intende il Gran Maestro T’ien-t’ai quando afferma che attraverso questa metafora la Legge mistica difficile da comprendere viene resa più comprensibile.

                                                                                Domanda: Da quando è iniziato il kalpa della continuità, c’è qualcuno che si è illuminato al loto come entità [della Legge mistica]?

                                                                                  Risposta: Il Budda Shakyamuni25 si illuminò al loto che è l’entità della Legge mistica in un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi e, epoca dopo epoca e vita dopo vita, dichiarò di aver raggiunto la via e rivelò il principio fondamentale che aveva compreso con la sua illuminata saggezza.

                                                                                    Egli è apparso anche nel nostro mondo attuale, nel regno di Magadha nell’India centrale, con lo scopo di rivelare questo loto della Legge mistica. Ma le persone non avevano la capacità di capire e il tempo non era quello giusto. Per questo egli differenziò questo loto dell’unica Legge e, come se fossero tre tipi di fiori, espose gli insegnamenti provvisori dei tre veicoli. Per più di quarant’anni fece uso di questi insegnamenti temporanei per guidare e indirizzare le persone secondo le loro capacità. Durante questo periodo, poiché le capacità delle persone a cui si rivolgeva erano molto diverse, egli donò loro i vari fiori e piante degli insegnamenti provvisori, ma non parlò mai di Myoho-renge. Per questo, nel Sutra degli Innumerevoli significati, il Budda asserisce: «Dopo essere rimasto seduto con la schiena diritta [per sei anni] sotto l’albero della bodhi nel luogo dell’illuminazione, [ho potuto ottenere la suprema perfetta illuminazione. … Ma] in questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità».

                                                                                      Ma, quando predicò il Sutra del Loto, mise da parte le varie piante e fiori delle dottrine hinayana e degli insegnamenti provvisori, che corrispondono agli espedienti dei quattro gusti e dei tre insegnamenti, e spiegò l’unica dottrina di Myoho-renge. Quando egli dischiuse i tre loto metaforici per rivelare l’unico loto di Myoho-renge, le persone degli insegnamenti provvisori, con i loro quattro gusti e tre insegnamenti, poterono ottenere il loto del primo dei dieci stadi della sicurezza. Ma solo quando rivelò il loto di “aprire il vicino e rivelare il lontano” poterono ottenere il loto del risultato supremo e salire così al secondo stadio della sicurezza, al terzo, al decimo, allo stadio di illuminazione quasi perfetta e infine al supremo stadio di perfetta illuminazione.

                                                                                        Domanda: Quali sono esattamente i passi e i capitoli del Sutra del Loto in cui viene esposto il loto come entità della Legge mistica e quali quelli in cui si espone il loto come metafora?

                                                                                          Risposta: Dal punto di vista dei tre gruppi di ascoltatori della voce, possiamo dire che tutto il capitolo “Espedienti” ­espone il loto come entità, mentre i capitoli “Parabola e similitudine” e “Parabola della città fantasma” espongono il loto come metafora. Però non si può dire che nel capitolo “Espedienti” manchino completamente le spiegazioni del loto come metafora né che gli altri capitoli non contengano spiegazioni del loto come entità.

                                                                                            Domanda: Se è così, quale passo contiene una spiegazione completa dell’entità?

                                                                                              Risposta: Il passo del capitolo “Espedienti” che tratta del vero aspetto di tutti i fenomeni.

                                                                                                Domanda: Come facciamo a sapere che questo passo tratta del loto come entità?

                                                                                                  Risposta: Perché T’ien-t’ai e Miao-lo citano questo passo quando spiegano l’essenza del Sutra del Loto. E anche il Gran Maestro Dengyo scrive nel suo commentario: «Domanda: qual è l’essenza del Sutra del Loto? Risposta: la sua essenza è il vero aspetto di tutti i fenomeni»26. Questo passo del commentario chiarisce la questione. (Gli studiosi dell’epoca tennero segreto questo commentario e non rivelarono il nome dell’entità, ma il passo si riferisce chiaramente a Myoho-renge).

                                                                                                    Inoltre, la prova concreta dell’entità si trova negli esempi dei tre Budda27 descritti nel capitolo “Torre preziosa”, dei bodhisattva che emersero dalla terra e della figlia del re drago che conseguì la Buddità nella sua forma presente. I Bodhisattva della Terra costituiscono una prova concreta perché, come afferma un passo del Sutra del Loto: «Come il fiore di loto nell’acqua [non sono contaminati dalle questioni mondane]»28. Apprendiamo così la vera entità di questi bodhisattva. E la figlia del re drago ne dà una prova concreta perché fece la sua comparsa alla riunione sul Picco dell’Aquila, «seduta su un fiore di loto dai mille petali grande come la ruota di un carro»29.

                                                                                                      Anche le trentaquattro manifestazioni del Bodhisattva Suono Meraviglioso e le trentatré manifestazioni del Bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo costituiscono un’ulteriore prova. Infatti, secondo il commentario, «se egli non avesse acquisito il mistico potere della perfetta libertà di azione attraverso la meditazione sul Sutra del Loto, come avrebbe potuto manifestarsi in queste trentatré forme diverse?»30.

                                                                                                        Inoltre c’è il passo del sutra che afferma: «…le caratteristiche del mondo siano costanti e immutabili». Tutti questi passi sono prove documentarie citate dagli studiosi della nostra epoca. Personalmente preferisco però citare il passo del capitolo “Espedienti” sul vero aspetto di tutti i fenomeni e il passo del capitolo “Poteri sovrannaturali” che si riferisce a «tutte le dottrine possedute dal Tathagata»31. Quest’ultimo passo è citato anche dal Gran Maestro T’ien-t’ai nel suo commentario che spiega i cinque princìpi più importanti del Sutra del Loto. Perciò ritengo di poter citare questo passo come prova certa dell’entità della Legge mistica.

                                                                                                          Domanda: Le prove documentarie e concrete che hai citato poc’anzi sono ineccepibili. Ma perché dai tanta importanza a quest’unico passo del capitolo “Poteri sovrannaturali”?

                                                                                                            Risposta: Questo passo ha un profondo significato e perciò è particolarmente pertinente.

                                                                                                              Domanda: Qual è questo profondo significato?

                                                                                                                Risposta: In questo passo, il Budda Shakyamuni spiega che sta affidando l’entità dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, che è l’essenza del Sutra del Loto, ai Bodhisattva della Terra, i suoi discepoli originali. Il Tathagata Shakyamuni, che ottenne l’illuminazione innumerevoli kalpa fa, aveva dichiarato: «Quello in cui ho sperato a lungo ora si è realizzato. Ho convertito tutti gli esseri viventi e li ho fatti entrare tutti nella via del Budda»32. Dunque egli aveva già mantenuto il suo voto originario. Poi, volendo affidare ai suoi discepoli il compito di realizzare una vasta propagazione nell’ultimo periodo di cinquecento anni dopo la sua morte, convocò i Bodhisattva della Terra e affidò a loro il cuore del sutra, il loto dell’entità dell’insegnamento originale. Questo passo contiene lo scopo fondamentale dell’apparizione del Budda Shakyamuni nel mondo, la Legge segreta che conseguì nel luogo di meditazione, e la prova del loto dell’entità che garantisce il conseguimento della Buddità nel presente e nel futuro, a noi che viviamo nell’Ultimo giorno della Legge.

                                                                                                                  Di conseguenza oggi, nell’Ultimo giorno della Legge, non può esistere nessuno, a parte l’inviato del Tathagata, che comprenda questo passo e possa citarlo a conferma del loto dell’entità. È davvero un passo dal significato segreto! È una questione importante, veramente ammirevole! Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo!

                                                                                                                    (Questo è il significato dell’affermazione33 del Sutra del Loto che i bodhisattva dell’insegnamento perfetto predicato prima del Sutra del Loto si erano adunati in ottantamila, desiderosi di udire l’insegnamento perfettamente dotato).

                                                                                                                      Domanda: Secondo le dottrine della nostra scuola, quando i membri delle altre scuole vengono a chiedere quali sono gli scritti che provano il loto dell’entità, quali passi del Sutra del Loto dovremmo citare?

                                                                                                                        Risposta: Dovreste indicare il titolo Myoho-renge-kyo che appare all’inizio di ognuno dei ventotto capitoli del Sutra del Loto.

                                                                                                                          Domanda: Ma come facciamo a sapere che il titolo Myoho-renge-kyo, che appare in ogni capitolo, è il loto dell’entità della Legge mistica? Il Gran Maestro T’ien-t’ai, quando spiegò il titolo del Sutra del Loto, diede un’interpretazione metaforica del loto e quindi non dovremmo dedurne che si tratta del loto come metafora?

                                                                                                                            Risposta: Il renge, o loto, nel titolo del sutra viene spiegato sia come entità sia come metafora. Nell’interpretazione a cui ti riferisci, T’ien-t’ai spiega il loto come metafora. È ciò che fa nel primo volume di Significato profondo dove discute le sei metafore dell’insegnamento transitorio e originale. Ma, nel settimo volume della stessa opera, interpreta il loto come entità della Legge mistica. Così la dottrina di T’ien-t’ai è priva di errori in quanto espone entrambe le interpretazioni, spiegando il loto del titolo del sutra sia come entità sia come metafora.

                                                                                                                              Domanda: Come facciamo a sapere che si possono utilizzare entrambe le interpretazioni e che il titolo si può intendere sia come entità sia come metafora? Quando il Gran Maestro Nan-yüeh spiegò i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo disse: «Myo indica che tutti gli esseri viventi sono myo o mistici. Ho indica che tutti gli esseri viventi sono ho o la Legge. Renge, o loto, è una metafora che viene qui impiegata». Non sembra forse che sia Nan-yüeh sia T’ien-t’ai interpretino il loto come metafora?

                                                                                                                                Risposta: L’interpretazione di Nan-yüeh è simile a quella di T’ien-t’ai. Pur non essendo del tutto chiaro nei sutra se ci possano essere due interpretazioni del loto, come entità e metafora, Nan-yüeh e T’ien-t’ai compresero questi due significati attraverso i trattati di Vasubandhu e Nagarjuna.

                                                                                                                                  Infatti nel Trattato sul Sutra del Loto leggiamo: «Le parole Myoho-renge hanno due significati. Primo: indicano il loto che affiora sulla superficie dell’acqua […] Il modo in cui il loto emerge dall’acqua fangosa è una metafora per spiegare che, quando il Tathagata si unisce alla moltitudine degli ascoltatori seduto su un loto come i vari bodhisattva, gli ascoltatori della voce, udendolo illustrare l’insuperata saggezza del Tathagata e la sua condizione di chiarezza e purezza, riescono a ottenere il deposito segreto del Tathagata. Secondo: le parole Myoho-renge indicano l’apertura del fiore di loto. [Questa è una metafora per spiegare che] gli esseri umani, pur avendo incontrato gli insegnamenti mahayana, hanno una mente timida e paurosa e sono incapaci di credere in essi. Perciò il Tathagata “apre” o rivela il suo puro e meraviglioso corpo del Dharma risvegliando in loro la fede».

                                                                                                                                    In questo passo la parola “vari”, nella frase “i vari bodhisattva”, si riferisce ai vari bodhisattva degli insegnamenti mahayana e hinayana, che, quando assistono alla predicazione del Sutra del Loto, riescono a comprendere per la prima volta il loto del Budda. Ciò appare chiaro dal precedente passo del Trattato sul Sutra del Loto. Ne deduciamo perciò che l’affermazione34 che i bodhisattva avevano già ottenuto l’accesso [all’illuminazione] attraverso gli altri sutra non era altro che un espediente.

                                                                                                                                      T’ien-t’ai spiega così questo passo del Trattato sul Sutra del Loto: «Ciò che il trattato vuole dire è che, quando il Tathagata fa vedere agli esseri umani il puro e meraviglioso corpo del Dharma, sta mostrando loro il loto che si apre grazie a una mistica causa. E quando il Tathagata si unisce alla moltitudine di ascoltatori e siede su un loto, sta mostrando che la terra che si produce come mistico effetto è di per sé il loto»35.

                                                                                                                                        Inoltre, T’ien-t’ai, quando spiega dettagliatamente la duplice interpretazione del loto come entità e come metafora, cita il passo del Sutra della Grande raccolta: «Mi inchino ora in segno di rispetto davanti al loto del Budda» e il passo del Trattato sul Sutra del Loto appena menzionato per convalidare la sua argomentazione. Egli spiega che «secondo il Sutra della Grande raccolta, il loto è sia la causa sia l’effetto della pratica religiosa: il loto su cui siedono i bodhisattva è il loto della causa; il loto del Budda, davanti al quale ci si inchina in segno di rispetto, è il loto dell’effetto o, secondo il Trattato sul Sutra del Loto, la terra dalla quale si è circondati36 è il loto. Vale a dire che i bodhisattva, praticando la Legge del loto, ottengono come ricompensa la terra del loto. Dobbiamo capire dunque che l’ambiente e il soggetto, la causa [il bodhisattva] e l’effetto [il Budda] sono tutti la Legge di renge, o loto. Perciò, che bisogno c’è di usare metafore? Ma poiché le persone ottuse non riescono a comprendere il loto della natura essenziale dei fenomeni, viene introdotto un comune fiore di loto come metafora per aiutarle. Che male c’è in questo?»37.

                                                                                                                                          Altrove egli asserisce: «Se non usiamo il loto, cosa dovremmo usare come metafora per tutti gli insegnamenti che abbiamo appena descritto? È perché la Legge e la metafora vengono esposte una accanto all’altra, che ci riferiamo a esse con la frase Myoho-renge»38.

                                                                                                                                            Veniamo ora a Grande perfezione della saggezza del Bodhisattva Nagarjuna, che afferma: «Il loto rappresenta sia la Legge sia la sua metafora». Il Gran Maestro Dengyo, spiegando questi passi dei trattati di Vasubandhu e Nagarjuna, scrive: «Il passo del Trattato sul Sutra del Loto asserisce che il “loto” di Myoho-renge-kyo ha due significati. Non sta dicendo che un comune fiore di loto ha due significati. Nel complesso la cosa mirabile qui è che la Legge e la metafora usata per rappresentarla si assomigliano. Se non si somigliassero, come potrebbe la metafora aiutare la gente a capire? Per questo Grande perfezione della saggezza afferma che il loto è sia la Legge sia la sua metafora. Un’unica mente, l’entità di Myoho-renge, porta simultaneamente a maturazione sia il fiore della causa sia il calice dell’effetto. Questo concetto è difficile da capire, ma usando una metafora, diventa facile da capire. L’insegnamento che espone completamente questo principio si chiama Myoho-renge-kyo»39.

                                                                                                                                              Questi passi dei trattati e le loro spiegazioni che abbiamo appena citato sono in grado di chiarire ogni dubbio e dunque dovrebbero essere esaminati attentamente. Non c’è nulla di nascosto o di non detto e la duplice spiegazione [del loto come entità e come metafora] è del tutto esauriente.

                                                                                                                                                In ultima analisi, il significato del Sutra del Loto è che la metafora equivale all’entità della Legge e l’entità della Legge equivale alla metafora. Per questo il Gran Maestro Dengyo afferma nel suo commentario: «Il Sutra del Loto contiene una gran quantità di metafore e parabole, ma le principali sono sette. Queste sette parabole non sono altro che l’entità della Legge e l’entità della Legge non è altro che queste parabole. Perciò non v’è entità della Legge al di fuori delle metafore e parabole e non ci sono metafore e parabole al di fuori dell’entità della Legge. In altre parole, l’entità della Legge è l’entità della verità della natura essenziale dei fenomeni, mentre le metafore e parabole rappresentano l’entità della mistica Legge manifestata nei fenomeni concreti. Le manifestazioni non sono altro che l’entità della verità e l’entità della verità non è altro che le sue manifestazioni. Perciò si può dire che la Legge e le sue metafore costituiscono un’unica entità. Per questo i passi dei trattati e le annotazioni della scuola Tendai spiegano tutti che il loto è sia la Legge sia la sua metafora»40.

                                                                                                                                                  Il significato di questo passo è perfettamente chiaro e non richiede ulteriori commenti.

                                                                                                                                                    Domanda: Durante la vita del Tathagata, chi riuscì a realizzare il loto come entità della Legge?

                                                                                                                                                      Risposta: Durante il periodo dei quattro gusti e dei tre insegnamenti, precedente al Sutra del Loto, c’erano le persone dei tre veicoli, dei cinque veicoli, dei sette espedienti e dei nove mondi, i bodhisattva dell’insegnamento perfetto provvisorio e anche il Budda di questo insegnamento. Ma, a eccezione del Budda del capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale, nessuno di essi, e nemmeno il Budda dell’insegnamento transitorio, aveva udito il nome del loto dell’entità esposto nell’insegnamento originale, né tantomeno si era illuminato a esso.

                                                                                                                                                        Nei primi quarant’anni e più di predicazione, il Budda non rivelò la dottrina del loto di suprema illuminazione che rivela la sostituzione dei tre veicoli con l’unico veicolo. Per questo il Sutra degli Innumerevoli significati asserisce: «Alla fine non otterranno la suprema illuminazione», intendendo dire che il loto della sostituzione dei tre veicoli con l’unico veicolo, che il Budda rivelò nell’insegnamento transitorio, non fu mai esposto nel periodo precedente alla predicazione del Sutra del Loto. Tantomeno dunque egli rivelò il loto dell’entità, dell’“aprire il vicino e rivelare il lontano”, della “vera identità che è difficile da concepire”, della “fusione di realtà e saggezza” e dei “[tre corpi] originali e non creati”. Come potevano Maitreya e gli altri, che erano stati istruiti e convertiti dal Budda nel suo stato transitorio, avere una qualsiasi comprensione di queste cose?

                                                                                                                                                          Domanda: Come facciamo a sapere che i bodhisattva dell’insegnamento perfetto esposto prima del Sutra del Loto o quelli dell’insegnamento perfetto esposto nell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto, non erano illuminati al loto dell’entità dell’insegnamento originale?

                                                                                                                                                            Risposta: I bodhisattva dell’insegnamento perfetto esposto prima del Sutra del Loto non compresero il loto dell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto e i bodhisattva dell’insegnamento perfetto esposto nell’insegnamento transitorio non compresero il loto dell’insegnamento originale.

                                                                                                                                                              T’ien-t’ai asserisce: «I successori del Budda degli insegnamenti provvisori non conoscono le persone istruite dal Budda dell’insegnamento transitorio, e le persone istruite da quel Budda non conoscono le persone istruite dal Budda dell’insegnamento originale»41. Il Gran Maestro Dengyo spiega: «Questa è una via diretta, ma non è la grande via diretta»42 e dice anche: «Perché non hanno ancora compreso la grande via diretta per l’illuminazione»43. Il significato di questi passi è chiaro.

                                                                                                                                                                I bodhisattva degli insegnamenti predicati prima del Sutra del Loto e dell’insegnamento transitorio in un certo senso hanno sradicato l’illusione e acquisito la comprensione della verità, però, alla luce dell’insegnamento originale, hanno ottenuto soltanto un’eliminazione temporanea dell’illusione, un’eliminazione parziale. Per questo si dice che non hanno ancora sradicato l’illusione.

                                                                                                                                                                  Benché si dica che i bodhisattva abbiano ottenuto accesso [all’illuminazione] attraverso i vari sutra, “ottenere l’accesso” qui è un’espressione usata temporaneamente per disprezzare [ciò che avevano raggiunto le persone de] i due veicoli. Quindi, anche i grandi bodhisattva degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto e dell’insegnamento transitorio giungono a comprendere il loto del Budda soltanto quando è predicato l’insegnamento originale e riescono davvero a sradicare l’illusione solo quando ascoltano il capitolo “Durata della vita”.

                                                                                                                                                                    A proposito del passo del capitolo “Emergere dalla terra” in cui ai membri dell’assemblea, grazie al potere sovrannaturale del Tathagata, cinquanta piccoli kalpa sembrano non più di mezza giornata, il Gran Maestro T’ien-t’ai afferma: «I risvegliati compresero che ciò che sembrava un breve lasso di tempo in realtà era un lungo periodo della durata di cinquanta piccoli kalpa ma, a quelli che erano ancora illusi, quel lungo periodo sembrò breve come mezza giornata»44.

                                                                                                                                                                      A sua volta Miao-lo spiega così questo commento: «I bodhisattva si sono già liberati dall’ignoranza e così vengono qui chiamati “i risvegliati”, ma i normali partecipanti all’assemblea non hanno ancora superato lo stadio di “saggio”45 e così vengono chiamati “gli illusi”»46.

                                                                                                                                                                        Il significato di questi passi è abbastanza chiaro: i bodhisattva degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto e dell’insegnamento transitorio in realtà erano ancora illusi e solo i Bodhisattva della Terra erano degni di essere chiamati i risvegliati.

                                                                                                                                                                          Ciò nonostante ci sono al momento membri della scuola Tendai che, nel discutere l’insegnamento originale e quello transitorio, dichiarano che fra i due non c’è differenza e, interpretando i passi in questione, asseriscono che le persone istruite e convertite dal Budda nel suo stato transitorio devono essere incluse nella categoria dei “risvegliati”. Si tratta di un grossolano errore di interpretazione! Poiché il significato del passo del sutra e i relativi commenti sono perfettamente chiari, non capisco come qualcuno abbia potuto sostenere una tesi così irragionevole.

                                                                                                                                                                            Esaminando il passo del capitolo “Emergere dalla terra” vediamo che vi si afferma che i Bodhisattva della Terra lodarono il Tathagata per un periodo di cinquanta piccoli kalpa che, però, ai membri dell’assemblea sul Picco dell’Aquila che erano stati istruiti dal Budda nel suo stato transitorio, sembrò durare non più di mezza giornata.

                                                                                                                                                                              Nella sua spiegazione, T’ien-t’ai introduce i termini “risvegliati” e “illusi” e spiega che, poiché i membri dell’assemblea che il Budda aveva istruito nel suo stato transitorio erano illusi, essi credettero che fosse trascorsa mezza giornata e questa era una interpretazione errata dei fatti. I Bodhisattva della Terra, poiché erano risvegliati, videro trascorrere cinquanta piccoli kalpa, e questa era l’interpretazione corretta dei fatti.

                                                                                                                                                                                Riguardo a questo Miao-lo commenta che i bodhisattva che si erano liberati dall’ignoranza erano i risvegliati e quelli che non si erano ancora liberati dall’ignoranza erano gli illusi. È perfettamente chiaro che questo è il significato del passo citato. Alcuni studiosi sostengono che alcuni dei bodhisattva istruiti dal Budda nel suo stato transitorio avevano raggiunto il primo stadio della sicurezza o l’avevano superato, e quindi si erano già liberati dall’ignoranza. Dicono così perché hanno imparato che i vari sutra precedenti al Sutra del Loto offrono un mezzo per conseguire la Buddità, mentre in realtà non è così.

                                                                                                                                                                                  Coloro che hanno ricevuto gli insegnamenti precedenti o l’insegnamento transitorio possono in un certo senso ottenere lo stadio di perfetta illuminazione, ma, dal punto di vista del vero Budda del capitolo “Durata della vita”, queste persone appartengono ancora al gruppo degli illusi o alla categoria dei “saggi”. I tre corpi del Budda che appaiono negli insegnamenti provvisori non sono ancora sfuggiti al regno dell’impermanenza e perciò in realtà sono Budda fantasma, come si potrebbero vedere in un sogno.

                                                                                                                                                                                    Fino a quando non arrivò l’insegnamento originale, coloro che avevano ricevuto gli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto o l’insegnamento transitorio devono essere chiamati persone che non hanno ancora estirpato l’illusione. Ma quando arrivò quell’insegnamento poterono accedere al primo stadio di sicurezza.

                                                                                                                                                                                      Miao-lo così commenta: «Quando il Budda esce dalla sua condizione transitoria e rivela la sua vera identità, tutti gli ascoltatori entrano nel primo stadio di sicurezza»47. Questa affermazione si può confrontare con quella precedente secondo la quale tali persone appartenevano ancora alla categoria dei “saggi”. Coloro che hanno ricevuto gli insegnamenti precedenti o l’insegnamento transitorio sono ancora illusi, sono Budda o bodhisattva che non si sono ancora liberati dall’ignoranza [o oscurità]. Com’è vero! Oh, com’è vero!

                                                                                                                                                                                        Perciò si capisce che, una volta predicato il capitolo “Durata della vita”, tutti i partecipanti all’assemblea sul Picco dell’Aquila si illuminarono al loto dell’entità. I discepoli dei due veicoli, gli icchantika, o persone di incorreggibile miscredenza, i gruppi determinati48 e anche le donne e le persone malvagie si illuminarono al loto del Budda originale.

                                                                                                                                                                                          Il Gran Maestro Dengyo, spiegando il loto dell’“unica grande ragione” [dell’apparizione del Budda nel mondo] scrive: «“L’unica grande questione”, il vero nucleo del Sutra del Loto è la rivelazione del loto. La parola “unica” indica che è l’unica realtà49. La parola “grande” significa che la sua natura è ampia e comprende tutto. E la parola “questione” si riferisce alla natura essenziale dei fenomeni. Quest’unica grande ragione o “questione ultima” è la verità o l’insegnamento, la saggezza e la pratica del perfetto insegnamento o corpo del Dharma, la saggezza e l’emancipazione del perfetto insegnamento. Attraverso di essa, le persone dell’unico veicolo, dei tre veicoli, dei gruppi determinati e di quelli indeterminati, coloro che credono nelle dottrine buddiste e coloro che credono in quelle non buddiste, chi non desidera affatto diventare un Budda e chi è incapace di credere negli insegnamenti corretti – tutti questi esseri, ognuno di loro, sarà condotto nel regno della saggezza che penetra tutti i fenomeni. Così quest’“unica grande ragione” apre a tutti gli esseri le porte della saggezza del Budda, la mostra loro e fa sì che si risveglino a essa, inducendoli a entrarvi in modo che tutti conseguano la Buddità»50.

                                                                                                                                                                                            Possiamo dire allora che le cosiddette persone malvagie, le donne, gli icchantika, i gruppi determinati e i due veicoli, sul Picco dell’Aquila poterono risvegliarsi al loto dell’entità della Legge mistica.

                                                                                                                                                                                              Domanda: Nella nostra epoca, l’Ultimo giorno della Legge, chi ha realizzato il loto dell’entità della mistica Legge?

                                                                                                                                                                                                Risposta: Osservando la situazione del mondo attuale, diremmo che vi sono molte persone destinate a cadere nel grande inferno Avichi, ma nessuna che si sia risvegliata al loto del Budda. La ragione è che le persone ripongono fede negli espedienti degli insegnamenti provvisori che non possono condurre all’illuminazione e offendono il loto della verità, l’entità del Sutra del Loto.

                                                                                                                                                                                                  Il Budda afferma: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo […]. Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»51.

                                                                                                                                                                                                    E T’ien-t’ai commenta: «Questo sutra [del Loto] fa aprire i semi della Buddità degli esseri di ognuno dei sei sentieri. Ma se qualcuno offende questo sutra, i semi saranno distrutti»52.

                                                                                                                                                                                                      Io, Nichiren, avrei questo da dire: il Sutra del Loto è legato ai semi della Buddità degli esseri dei Dieci mondi. Ma se qualcuno offende questo sutra, significa che sta distruggendo i semi della Buddità degli esseri dei Dieci mondi. Una persona simile è sicuramente destinata a cadere nell’inferno di incessante sofferenza. Quando mai riuscirà a uscirne?

                                                                                                                                                                                                        Ma coloro che seguono gli insegnamenti di Nichiren scartano onestamente le dottrine errate degli insegnamenti provvisori e le dottrine scorrette dei maestri sbagliati e sinceramente ripongono fede nel corretto insegnamento e nelle dottrine corrette del maestro corretto. Dunque possono risvegliarsi al loto dell’entità e manifestare il mistico principio dell’entità della Terra della Luce Eternamente Tranquilla, perché credono alle auree parole del Budda esposte nel capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale e recitano Nam-myoho-renge-kyo.

                                                                                                                                                                                                          Domanda: I Gran Maestri Nan-yüeh, T’ien-t’ai e Dengyo usarono il Sutra del Loto per diffondere il perfetto insegnamento dell’unico veicolo, ma non recitarono Nam-myoho-renge-kyo. Perché? Vuol forse dire che non conoscevano il loto dell’entità o che non lo avevano capito?

                                                                                                                                                                                                            Risposta: Si dice che il Gran Maestro Nan-yüeh fosse l’incarnazione del Bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo e che il Gran Maestro T’ien-t’ai fosse l’incarnazione del Bodhisattva Re della Medicina53. Ma se è così, essi si trovavano sul Picco dell’Aquila quando il Budda predicò il capitolo dell’insegnamento originale “Durata della vita” e in quell’occasione si illuminarono al loto dell’entità. Quando però apparvero nel mondo [rispettivamente come Nan-yüeh e T’ien-t’ai], sapevano che non era il tempo adatto per diffondere la Legge mistica. Perciò sostituirono alle parole “Legge mistica” l’espressione “concentrazione e visione profonda” e si dedicarono alla meditazione sui tremila regni in un singolo istante di vita e alla pratica della triplice contemplazione in un’unica mente. Eppure anche questi grandi maestri recitarono Nam-myoho-renge-kyo come pratica privata e nei loro cuori capirono che queste parole erano la verità.

                                                                                                                                                                                                              Così il Gran Maestro Nan-yüeh impiega le parole Nam-myoho-renge-kyo nel suo Metodo di pentimento attraverso il Sutra del Loto54 e il Gran Maestro T’ien-t’ai usa le parole Nam-byodo-daie-ichijo-myoho-renge-kyo55, Keishu-myoho-renge-kyo56 e Kimyo-myoho-renge-kyo57. E il documento58 che contiene il voto formulato dal Gran Maestro Dengyo sul letto di morte reca le parole Nam-myoho-renge-kyo.

                                                                                                                                                                                                                Domanda: Le prove che hai presentato sono perfettamente chiare. Ma se è così, perché non le diffusero?

                                                                                                                                                                                                                  Risposta: Le ragioni sono due. Anzitutto non era ancora arrivato il tempo appropriato e, in secondo luogo, non erano le persone incaricate di svolgere questo compito.

                                                                                                                                                                                                                    I cinque caratteri di Myoho-renge-kyo che costituiscono la grande pura Legge saranno ampiamente diffusi nell’Ultimo giorno della Legge. E i grandi bodhisattva emersi dalla terra numerosi come i granelli di polvere di mille mondi, sono coloro a cui essi furono affidati. Per questo Nan-yüeh, T’ien-t’ai e Dengyo, anche se nei loro cuori avevano compreso la verità, lasciarono il compito di diffonderla alla guida e maestro dell’Ultimo giorno e si astennero dal farlo personalmente.

                                                                                                                                                                                                                      Lettera di accompagnamento

                                                                                                                                                                                                                        Domanda: Il loto dell’entità della Legge mistica è difficile da comprendere e perciò si usa una metafora per chiarirne il significato. Ma c’è qualche esempio nei sutra che avvalli tale pratica?

                                                                                                                                                                                                                          Risposta: Il sutra afferma: «Come il fiore di loto nell’acqua, non sono contaminati dalle questioni mondane. Emergendo dalla terra…». I Bodhisattva della Terra sono il loto dell’entità della Legge mistica. Qui il loto è utilizzato come metafora. Ma su questo argomento ti scriverò ancora in futuro.

                                                                                                                                                                                                                            Questo insegnamento rappresenta il principio fondamentale dell’intero Sutra del Loto. È lo scopo ultimo dell’avvento del Tathagata Shakyamuni e anche il cuore del Sutra del Loto affidato ai grandi bodhisattva emersi dalla terra perché lo diffondessero ampiamente nell’Ultimo giorno della Legge. Solo quando il sovrano del nostro paese avrà dato prova di fede, questa dottrina potrà essere rivelata. Fino ad allora deve rimanere un insegnamento segreto. Ora l’ho trasmesso a te, Sairen-bo.

                                                                                                                                                                                                                              Nichiren

                                                                                                                                                                                                                                  Cenni Storici

                                                                                                                                                                                                                                  Come risulta dalla lettera di accompagnamento, questo trattato era indirizzato a Sairen-bo, uno dei seguaci di Nichiren Daishonin, ma non si conoscono né la data, né il luogo di stesura. Un’ipotesi è che sia stato scritto nel decimo anno di Bun’ei (1273), quando il Daishonin si trovava in esilio a Ichinosawa, sull’isola di Sado.

                                                                                                                                                                                                                                  Sairen-bo era un dotto studioso della scuola Tendai che si trovava esiliato a Sado per motivi ignoti. Un’altra lettera a lui indirizzata, Risposta a Sairen-bo, rivela che si era convertito agli insegnamenti del Daishonin nel secondo mese del 1272.

                                                                                                                                                                                                                                  L’entità della Legge mistica spiega il grande beneficio dell’avere fede nel Gohonzon. Se considerato in base al principio dell’insegnamento, della pratica e della prova, questo trattato corrisponde alla prova, mentre L’apertura degli occhi e L’oggetto di culto per l’osservazione della mente riguardano rispettivamente l’insegnamento e la pratica. Per “insegnamento” si intende l’“insegnamento del Budda”, mentre la “pratica” è quella che si accorda esattamente con esso. La “prova” indica l’effetto che deriva dalla pratica di questo insegnamento.

                                                                                                                                                                                                                                  L’apertura degli occhi stabilisce le cinque comparazioni, un sistema di classificazione comparativa di tutti gli insegnamenti del Budda Shakyamuni che dimostra la superiorità del Sutra del Loto su tutti gli altri sutra. Fondamentalmente chiarisce la supremazia di Nam-myoho-renge-kyo tra tutti gli insegnamenti del Budda; di conseguenza corrisponde all’“insegnamento”.

                                                                                                                                                                                                                                  L’oggetto di culto per l’osservazione della mente afferma che abbracciare la fede nel Gohonzon è di per sé illuminazione: sostenere la Legge mistica equivale a svolgere le pratiche di tutti i Budda e acquisire tutti i benefici e le virtù da essi ottenuti grazie a tali pratiche. Corrisponde dunque alla “pratica”.

                                                                                                                                                                                                                                  L’entità della Legge mistica corrisponde invece alla “prova”, poiché rivela che tramite la fede nella Legge mistica le persone comuni possono manifestarsi come entità di Myoho-renge-kyo.

                                                                                                                                                                                                                                  Il trattato è composto in forma di domanda e risposta per renderlo più comprensibile ai credenti contemporanei e futuri.

                                                                                                                                                                                                                                  I suoi contenuti possono essere suddivisi in sei parti. La prima parte insegna che gli esseri dei Dieci mondi e i loro ambienti, ovvero tutte le cose e i fenomeni dell’universo, sono entità di Myoho-renge-kyo. Riguardo a questo punto, si pone una questione: «Se l’entità di tutti gli esseri viventi è la Legge mistica nella sua totalità, anche le azioni e gli effetti nei nove mondi, dal mondo d’inferno a quello dei bodhisattva, sono entità della Legge mistica?». In risposta a questa domanda, il Daishonin afferma che, così come la Buddità è una funzione della Legge mistica, anche i nove mondi dell’illusione e della sofferenza lo sono. E chiarisce questo punto spiegando l’aspetto puro e l’aspetto impuro, che sono entrambi funzioni di un’unica Legge, la Legge mistica.

                                                                                                                                                                                                                                  La seconda parte rivela, da un punto di vista più profondo, che in realtà solo coloro che credono nella Legge mistica sono entità della Legge mistica. Il Daishonin infatti afferma: «Il Budda che è l’entità di Myoho-renge-kyo del capitolo dell’insegnamento originale “Durata della vita” […] si trova nei discepoli di Nichiren, preti e laici».

                                                                                                                                                                                                                                  Nella terza parte, citando il Profondo significato del Sutra del Loto di T’ien-t’ai, il Daishonin spiega il loto dell’entità, usando inoltre il loto in senso figurato. Il fiore di loto era utilizzato come metafora per spiegare il loto dell’entità, poiché l’entità della Legge di per sé è difficile da comprendere. Il Daishonin spiega il loto dell’entità che esiste intrinsecamente e non è creato, e lo identifica con l’unica suprema Legge che possiede simultaneamente sia la causa sia l’effetto. Aggiunge che un grande saggio o “santo” percepì la realtà di questa Legge e la chiamò Myoho-renge. Questo è il significato del loto come entità. La peculiarità della pianta del loto, di produrre fiori e semi allo stesso tempo, rappresenta la simultaneità di causa ed effetto, che è espressione della Legge mistica.

                                                                                                                                                                                                                                  Nelle tre parti seguenti, il trattato descrive coloro che si sono illuminati al loto dell’entità. Nella quarta parte rivela che il Budda Shakyamuni si illuminò per la prima volta al loto dell’entità in un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi. Il Budda Shakyamuni stesso, nel capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto, dichiara: «Sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di nayuta di kalpa da quando ho realmente conseguito la Buddità».

                                                                                                                                                                                                                                  Il Daishonin afferma inoltre che spiegazioni esaurienti del loto come entità si trovano sia nel passo del capitolo “Espedienti” che riguarda il vero aspetto di tutti i fenomeni, sia nel capitolo “Poteri sovrannaturali”, nel passo sulla trasmissione dell’essenza del Sutra del Loto. Il trattato spiega poi che il titolo stesso “Myoho-renge-kyo”, che appare all’inizio di ognuno dei ventotto capitoli del Sutra del Loto, rappresenta il loto come entità. In risposta alla domanda su chi sia stato in grado di ottenere il loto dell’entità durante la vita del Budda Shakyamuni, la quinta parte elenca coloro che furono istruiti dal Budda del capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale.

                                                                                                                                                                                                                                  La sesta e ultima parte chiarisce chi è in grado di ottenere il loto come entità nell’Ultimo giorno della Legge. Questa parte spiega inoltre qual è la Legge che permette alle persone dell’Ultimo giorno di comprendere il loto come entità e conseguire la Buddità.

                                                                                                                                                                                                                                  Il seguente passo riguarda proprio questo punto: «Ma coloro che seguono gli insegnamenti di Nichiren […] possono risvegliarsi al loto dell’entità e manifestare il mistico principio dell’entità della Terra della Luce Eternamente Tranquilla, perché credono alle auree parole del Budda esposte nel capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale e recitano Nam-myoho-renge-kyo». Il Budda del capitolo “Durata della vita” indica chi sostiene l’insegnamento implicito nella profondità del capitolo “Durata della vita”.

                                                                                                                                                                                                                                  Successivamente il trattato spiega perché la Legge mistica non fu propagata nel Primo e nel Medio giorno, identificando Nam-myoho-renge-kyo come la grande pura Legge da propagare nell’Ultimo giorno. In effetti sia Nan-yüeh e T’ient’ai in Cina sia Dengyo in Giappone impiegavano la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo come pratica privata, ma non la diffusero tra le altre persone. Il Daishonin espone due ragioni per questo: «Anzitutto non era ancora arrivato il tempo appropriato e, in secondo luogo, non erano le persone incaricate di svolgere questo compito».

                                                                                                                                                                                                                                  E conclude con queste parole: «Per questo Nan-yüeh, T’ien-t’ai e Dengyo, anche se nei loro cuori avevano compreso la verità, lasciarono il compito di diffonderla alla guida e maestro dell’Ultimo giorno e si astennero dal farlo personalmente».

                                                                                                                                                                                                                                  Note

                                                                                                                                                                                                                                  1. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 66.
                                                                                                                                                                                                                                  2. La lama di diamante. “Corpo e terra”: vita e ambiente.
                                                                                                                                                                                                                                  3. Fonte sconosciuta.
                                                                                                                                                                                                                                  4. Sulle pratiche pacifiche del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                                  5. Il significato profondo del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                                  6. Illuminazione: lett. la natura essenziale dei fenomeni (giap. hossho).
                                                                                                                                                                                                                                  7. Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                                                                                  8. Esempio del cristallo portato dalla scuola T’ien-t’ai: appare in Grande concentrazione e visione profonda di T’ien-t’ai. Qui l’espressione “scuola T’ien-t’ai” si riferisce al suo fondatore, il Gran Maestro T’ien-t’ai.
                                                                                                                                                                                                                                  9. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 86.
                                                                                                                                                                                                                                  10. Il metodo mahayana di concentrazione e visione profonda.
                                                                                                                                                                                                                                  11. Esempio dello specchio: si trova nel Metodo mahayana di concentrazione e visione profonda. Utilizzando l’esempio della relazione inscindibile tra un oggetto e la sua immagine riflessa in uno specchio, Nan-yüeh rivela che un essere vivente e un Budda sono in essenza “due ma non due”; in altre parole, che gli esseri comuni dei nove mondi sono intrinsecamente dotati della Buddità.
                                                                                                                                                                                                                                  12. Entità di Myoho-renge-kyo: lett. entità del Loto (giap. renge).
                                                                                                                                                                                                                                  13. Riferimento all’insegnamento che espone il concetto di conseguimento della Buddità nella propria forma presente, ma solo teoricamente, senza dare esempi concreti, oppure postulando varie distinzioni ed eccezioni.
                                                                                                                                                                                                                                  14. Dodici suddivisioni dei sutra corretti ed equi: tutti gli insegnamenti mahayana. Le “dodici suddivisioni” sono una classificazione dei sutra secondo lo stile e il contenuto.
                                                                                                                                                                                                                                  15. Cinque veicoli: i tre veicoli degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente e dei bodhisattva, più gli esseri dei mondi umano e celeste.
                                                                                                                                                                                                                                  16. Nei sutra diversi da quello del Loto, si riteneva che i tre corpi esistessero separatamente, ad esempio Mahavairochana sarebbe il corpo del Dharma e Amida il corpo di ricompensa. Sulla base della dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, T’ien-t’ai affermò che i tre corpi non erano entità separate bensì tre aspetti integranti di un unico Budda.
                                                                                                                                                                                                                                  17. Sulle pratiche pacifiche.
                                                                                                                                                                                                                                  18. Riassunto di un passo del capitolo “I benefici del maestro della Legge” (vedi Il Sutra del Loto, cap. 19, p. 347).
                                                                                                                                                                                                                                  19. Sulle pratiche pacifiche.
                                                                                                                                                                                                                                  20. La «triplice contemplazione» e le «tre verità» significano qui rispettivamente la saggezza soggettiva e la realtà oggettiva; l’espressione «si manifesteranno immediatamente nella loro mente» rappresenta la loro fusione. Vedi triplice contemplazione e tre verità nel Glossario.
                                                                                                                                                                                                                                  21. Vedi nota 12.
                                                                                                                                                                                                                                  22. Unica mente (giap. isshin): significa la vita.
                                                                                                                                                                                                                                  23. Fonte sconosciuta.
                                                                                                                                                                                                                                  24. Su “Significato profondo”.
                                                                                                                                                                                                                                  25. Budda Shakyamuni: si riferisce al Budda che ottenne l’illuminazione in un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi di mondi e comprese che la sua vita è l’entità della Legge mistica.
                                                                                                                                                                                                                                  26. Riassunto di una sezione del Saggio sulla protezione del paese.
                                                                                                                                                                                                                                  27. Tre Budda: Shakyamuni, Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni che sono emanazioni del Budda Shakyamuni.
                                                                                                                                                                                                                                  28. Il Sutra del Loto, cap. 15, p. 306.
                                                                                                                                                                                                                                  29. Ibidem, cap. 12, p. 261. Questo capitolo recita: «Manjushri sedeva su un fiore di loto dai mille petali» e nell’ultima parte del capitolo si narra che la figlia del re drago perfezionò la sua pratica di bodhisattva e apparve in un mondo del sud chiamato Mondo Immacolato ove sedette su un prezioso fiore di loto, acquisendo le trentadue caratteristiche maggiori e gli ottanta segni minori di un Budda, e cominciò a predicare il Sutra del Loto a tutti gli esseri viventi.
                                                                                                                                                                                                                                  30. Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”.
                                                                                                                                                                                                                                  31. Shakyamuni dichiara ai Bodhisattva della Terra: «Tutte le dottrine possedute dal Tathagata, tutti i poteri di cui il Tathagata si avvale liberamente, tutti i segreti tesori fondamentali del Tathagata e tutte le più profonde questioni del Tathagata, tutto questo è dichiarato, rivelato e chiaramente spiegato in questo sutra» (Il Sutra del Loto, cap. 21, p. 375). Dopo questa affermazione, egli affida l’essenza del Sutra del Loto al Bodhisattva Pratiche Superiori e agli altri Bodhisattva della Terra.
                                                                                                                                                                                                                                  32. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 80.
                                                                                                                                                                                                                                  33. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 71. Insegnamento perfettamente dotato (nel testo italiano del Sutra del Loto, “insegnamento della perfetta via”): indica il cuore del sutra, cioè il loto dell’entità dell’insegnamento originale.
                                                                                                                                                                                                                                  34. Questa affermazione si trova in Su “Significato profondo”.
                                                                                                                                                                                                                                  35. Significato profondo.
                                                                                                                                                                                                                                  36. La terra dalla quale si è circondati: la terra da cui si dipende, cioè l’ambiente (giap. eho).
                                                                                                                                                                                                                                  37. Significato profondo.
                                                                                                                                                                                                                                  38. Ibidem.
                                                                                                                                                                                                                                  39. Saggio sulla protezione del paese.
                                                                                                                                                                                                                                  40. Fonte sconosciuta.
                                                                                                                                                                                                                                  41. Probabilmente è una parafrasi di un passo di Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                                                                                                  42. Commentario al Sutra degli Innumerevoli significati.
                                                                                                                                                                                                                                  43. Ibidem.
                                                                                                                                                                                                                                  44. Parole e frasi del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                                  45. Stadio di saggio: secondo la scuola T’ien-t’ai corrisponde ai dieci stadi della fede, i primi dieci dei cinquantadue stadi della pratica di bodhisattva.
                                                                                                                                                                                                                                  46. Su “Parole e frasi”.
                                                                                                                                                                                                                                  47. Su “Significato profondo”.
                                                                                                                                                                                                                                  48. Gruppi determinati: secondo la dottrina delle cinque nature, formulata dalla scuola delle Caratteristiche dei dharma, gli esseri umani si dividono in cinque gruppi a seconda della loro capacità religiosa innata. I primi tre vengono chiamati gruppi determinati perché lo stato che conseguiranno è predeterminato e sono: 1) predestinati a essere ascoltatori della voce; 2) predestinati a essere risvegliati all’origine dipendente; 3) predestinati a essere bodhisattva.
                                                                                                                                                                                                                                  49. Realtà: vero aspetto (giap. jisso).
                                                                                                                                                                                                                                  50. Saggio sulla protezione del paese.
                                                                                                                                                                                                                                  51. Sutra del Loto, cap. 3, p. 126.
                                                                                                                                                                                                                                  52. Si trova in Su “Parole e frasi”.
                                                                                                                                                                                                                                  53. Secondo la tradizione della scuola T’ien-t’ai, Nan-yüeh e il suo discepolo T’ien-t’ai erano considerati incarnazioni dei bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo e Re della Medicina perché conseguirono un grande risveglio rispettivamente con il capitolo “Percettore dei Suoni del Mondo” e “Re della Medicina” del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                                                                                                  54. In realtà si tratta di un’opera originale di T’ien-t’ai in cui compaiono le parole Nam-myoho-renge-kyo.
                                                                                                                                                                                                                                  55. Queste parole significano: “Devozione con un’unica mente all’unico veicolo, cioè Myoho-renge-kyo della grande saggezza percepita in modo imparziale”.
                                                                                                                                                                                                                                  56. Queste parole significano: “Chino la testa davanti a Myoho-renge-kyo”.
                                                                                                                                                                                                                                  57. Queste parole significano: “Dedico la mia vita a Myoho-renge-kyo”.
                                                                                                                                                                                                                                  58. Riferimento al Documento di trasmissione al tempio Hsiu-ch’an.
                                                                                                                                                                                                                                  La Biblioteca di Nichiren
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                                                                                                                                                                                                                                  senzamotica
                                                                                                                                                                                                                                  Eredità della vita
                                                                                                                                                                                                                                  otto per mille
                                                                                                                                                                                                                                  nuovo rinascimento
                                                                                                                                                                                                                                  buddismo e società
                                                                                                                                                                                                                                  volo continuo
                                                                                                                                                                                                                                  esperia

                                                                                                                                                                                                                                  © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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