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25. L'esilio a Sado

RSND, VOLUME I

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Luogo sconosciuto, 1281. Indirizzata a Enjo-bo

Il dodicesimo giorno del nono mese sono incorso nell’ira delle autorità e il decimo giorno del decimo mese di quest’anno devo partire per la provincia di Sado.

    Sin dall’inizio ho studiato per approfondire l’insegnamento del Budda e conseguire la Buddità e anche per salvare le persone con le quali ho un debito di gratitudine. Sulla strada per la Buddità sembrerebbe che si possa diventare un Budda sempre e soltanto quando si è incontrato qualcosa di simile al rischiare la propria vita. Penso che sia incontrando difficoltà come quelle esposte dal sutra − esser maledetto e insultato, attaccato con spade e bastoni, cocci e detriti, ed esiliato ripetutamente – che si legge il Sutra del Loto con la propria vita. La mia fede cresce sempre più e ho fiducia nella prossima esistenza. Se dovessi morire, salverò sicuramente ognuno di voi.

      In India il Venerabile Aryasimha fu decapitato dal re Dammira e il Bodhisattva Aryadeva fu ucciso da un non buddista. In Cina un uomo chiamato Chu Tao-shengfu esiliato sulla montagna, in un luogo chiamato Su-chou e il Maestro del Tripitaka Fa-tao fu marchiato sul volto ed esiliato a sud del fiume Yangtze. Tutte queste persecuzioni avvennero a causa della virtù del Sutra del Loto e a causa degli insegnamenti buddisti.

        Io, Nichiren, sono il figlio di una famiglia chandala che viveva vicino al mare, a Tojo nella provincia di Awa, nelle remote campagne della parte orientale del Giappone. Sacrificare il mio corpo, che altrimenti decadrebbe invano, per amore del Sutra del Loto sarà come scambiare pietre con oro. Nessuno di voi deve affliggersi per me. Riferite quanto ho detto anche al Reverendo Dozen-bo. Ho pensato di scrivere alla moglie del signore del feudo1, ma, data la mia attuale situazione, forse ella non desidera più ricordarsi di me. Se vi capita l’occasione, raccontatele quanto ho detto.

          Nichiren

            Il decimo mese

                Cenni Storici

                Nichiren Daishonin scrisse questa lettera nel decimo mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271), poco prima di partire per l’esilio sull’isola di Sado, quando si trovava ancora nella residenza sulla terraferma del vice conestabile di Sado, Homma Rokuro Saemon. Il destinatario, che risiedeva nel tempio Seicho, nella provincia di Awa, era forse un prete di nome Enjo-bo.

                L’esilio a Sado costituiva una punizione molto severa a quell’epoca, seconda solo alla pena di morte. In questa lettera il Daishonin dichiara di aver incontrato tale persecuzione unicamente per amore del Sutra del Loto, sottolineando il fatto che essa è la dimostrazione che Nichiren Daishonin sta “leggendo” il sutra con la sua stessa vita. Il Daishonin cerca poi di dissipare i dubbi dei suoi seguaci e di rinvigorirne il coraggio che iniziava a vacillare, facendo comprendere loro la sua missione come devoto del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno. In tal senso, questa lettera rappresenta un’anticipazione dell’Apertura degli occhi, l’importante trattato che egli scriverà quattro mesi dopo.

                Note

                1. Moglie del signore del feudo: la monaca laica di Nagoe, moglie di Hojo Tomotoki, fratello minore del terzo reggente di Kamakura e signore del distretto di Nagasa nella provincia natale del Daishonin, Awa. Il Daishonin si sentiva in debito con lei perché pare che dopo il suo ingresso nel clero la monaca laica avesse aiutato i suoi genitori; inoltre era una delle prime persone che si erano convertite. Tuttavia abbandonò la fede al tempo della persecuzione di Tatsunokuchi e quando in seguito riprese a praticare e chiese un Gohonzon al Daishonin, questi rifiutò.
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