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199. Lettera a Doryu del Kencho-ji

RSND, VOLUME II

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Luogo sconosciuto, 1268. Indirizzata a Doryu of Kencho-ji

Oggigiorno i templi buddisti sorgono l’uno accanto all’altro, e le loro sale sono piene fino al tetto di insegnamenti buddisti; il Buddismo prospera più di qualsiasi altro insegnamento conosciuto in India e in Cina, e i riti e le cerimonie del sacro clero assomigliano a quelle di arhat in possesso dei sei poteri sovrannaturali. Ciò nonostante, però, non è ancora stato deciso quali fra i vari sutra predicati durante la vita del Budda siano superiori e quali inferiori, quali profondi e quali superficiali, e in questo senso siamo ben poco diversi dagli uccelli e dalle bestie. Le persone si affrettano ad abbandonare il Tathagata Shakyamuni con le sue tre virtù di sovrano, maestro e genitore, per riporre invece fede in qualche Budda o bodhisattva di un altro mondo. Non sono forse come i credenti Anti-Lokayata1 dell’antica India?

    La fede nel Nembutsu conduce all’inferno di incessante sofferenza; la scuola Zen è l’opera del demone celeste; la Vera parola è una dottrina malvagia che porterà il paese alla rovina; e la scuola dei Precetti è un falso credo che tradisce il paese. Nel passato, attorno al primo anno dell’era Bunno [1260], scrissi un’opera dal titolo Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, che diedi al prete laico Yadoya affinché la presentasse al defunto prete laico del Saimyo-ji.

      In quest’opera affermavo che il vero motivo delle calamità e dei disastri che si verificano ripetutamente nel mondo di oggi è la fede delle persone negli insegnamenti malvagi come il Nembutsu e le dottrine delle scuole della Vera parola, Zen e dei Precetti. Inoltre, predissi che il nostro paese sarebbe stato attaccato da un paese straniero. Poi, il diciottesimo giorno del primo mese di quest’anno, è giunto l’annuncio ufficiale dal paese dei mongoli. Tutto è accaduto esattamente come avevo predetto, senza la minima discordanza.

        Sarà perché le preghiere per la sicurezza [del paese] offerte dai vari templi e monasteri di montagna hanno perso la loro efficacia oppure perché prevalgono le dottrine malvagie? Sia i governanti sia la moltitudine delle persone comuni di Kamakura venerano il Santo Doryu come se fosse un Budda e considerano il Santo Ryokan come un arhat. Eppure questi uomini, insieme agli anziani del Jufuku-ji, del Taho-ji, del Jokomyo-ji, del Choraku-ji e del Daibutsu-den2, «arroganti e presuntuosi che pretendono di aver conseguito ciò che non hanno conseguito»3 sono in realtà persone di grande malvagità ed estrema arroganza.

          Come possono sperare di sconfiggere e sottomettere la grande potenza militare del paese dei mongoli? Al contrario, sia i governanti sia il popolo del Giappone saranno tutti fatti prigionieri. Nella presente esistenza vedranno l’abbattimento del loro paese e nella prossima cadranno sicuramente nell’inferno di incessante sofferenza.

            Se non prestate ascolto agli ammonimenti di Nichiren senza dubbio in seguito lo rimpiangerete. Ho scritto lettere che spiegano questo e le ho rispettosamente inoltrate al reggente, al signore di Kamakura4, al prete laico Yadoya, a Hei no Saemon-no-jo e ad altri. Spero che tutte queste persone si riuniscano in un’unica sede per discutere la questione.

              Io, Nichiren, non mi permetto certo di esprimere opinioni personali o tendenziose; affermo soltanto ciò che è basato sui testi dei sutra e dei trattati.

                È difficile spiegare bene tutto in una lettera e perciò auspico di potervi incontrare in un pubblico dibattito. Uno scritto non può esprimere pienamente il contenuto delle parole, e le parole non possono esprimere pienamente ciò che è nel cuore.

                  Con profondo rispetto,

                    Nichiren

                      L’undicesimo giorno del decimo mese del quinto anno di Bun’ei [1268], segno ciclico tsuchinoe-tatsu

                        Rispettosamente consegnata all’attendente del Santo Doryu del Kencho-ji5

                            Cenni Storici

                            Il Daishonin inviò questa lettera, una delle undici lettere di rimostranza, a Doryu (Chin Tao-lung) del tempio Kencho. Doryu era un importante prete della scuola Zen Rinzai (Lin-chi). Nato in Cina, si recò in Giappone nel 1246 e, nel 1253, su invito del reggente Hojo Tokiyori, diventò capo dei preti del tempio Kencho, a Kamakura, fatto costruire da Hojo Tokiyori che era un praticante Zen. In questo scritto il Daishonin introduce le cosiddette quattro massime, che espongono gli effetti negativi delle quattro principali scuole buddiste del Giappone dell’epoca. Il Daishonin dichiara inoltre che le preghiere offerte da queste scuole per la sicurezza del paese sono del tutto inefficaci ed esprime la speranza che i capi dei più importanti templi di Kamakura, a ognuno dei quali egli aveva inviato una lettera di rimostranza, si riuniscano in un unico luogo per un dibattito religioso ufficiale.

                            Note

                            1. In questo contesto i credenti Anti-Lokayata rappresentano le persone che vanno contro il loro maestro. La scuola Anti-Lokayata era una scuola non buddista dell’antica India che, sorta all’interno della scuola Lokayata, si contrapponeva a essa.
                            2. Templi di Kamakura: vedi p. 294, nota 1.
                            3. Parafrasi del testo di Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 270.
                            4. Il signore di Kamakura è Hojo Tokimune (1251-1284), ottavo reggente del governo di Kamakura.
                            5. Sebbene il destinatario reale di questa lettera fosse il Santo Doryu del tempio Kencho, il Daishonin indica come destinatario l’attendente di Doryu, in conformità ai costumi dell’epoca.
                            La Biblioteca di Nichiren
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