195. Lettera a Hojo Tokimune
Luogo sconosciuto, 1268. Indirizzata a Hojo Tokimune
Con tutto il debito rispetto, desidero fare la seguente dichiarazione. Il diciottesimo giorno del primo mese di quest’anno è giunto un annuncio ufficiale dai barbari dell’ovest, il grande Impero mongolo. Ciò si accorda esattamente e senza la minima deviazione con le predizioni che formulai in Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, l’opera che io, Nichiren, scrissi alcuni anni fa sulla base dei passi rilevanti di vari sutra. Così Nichiren in un certo senso è un santo, visto che un santo è chi è in grado di conoscere le cose che non hanno ancora fatto la loro apparizione.
Di conseguenza colgo questa opportunità per inviare ancora una volta un rispettoso ammonimento. Dovete cessare immediatamente il vostro appoggio al Kencho-ji, al Jufuku-ji, al Gokuraku-ji, al Taho-ji, al Jokomyo-ji, al Daibutsu-den1 e ad altri templi. Se non lo farete, di certo solleciterete non soltanto l’attacco dai mongoli, ma anche dalle terre di tutte le quattro direzioni. Dovete agire rapidamente per sopraffare e sottomettere gli uomini del paese mongolo e portare pace e sicurezza alla nostra terra. E l’impresa di sottometterli non si può realizzare senza l’aiuto di Nichiren.
Quando un paese ha un ministro che esprime pubblicamente i suoi ammonimenti, non devierà dalla retta via; quando una famiglia ha un figlio che discute con i suoi genitori, sarà salva. Il destino del paese dipende unicamente dalla correttezza delle sue politiche di governo. E la validità degli insegnamenti buddisti si può determinare consultando il luminoso specchio costituito dai testi dei sutra.
Questa è una terra degli dèi, e gli dèi non perdoneranno ciò che non corrisponde al retto comportamento. I sette regni degli dèi celesti, i cinque regni degli dèi terrestri e gli altri dèi e divinità benevolenti sono esseri divini che proteggono e difendono gli insegnamenti dell’unico veicolo. Così il Sutra del Loto è il loro cibo e la rettitudine è la loro forza.
Il Sutra del Loto afferma: «I Budda, salvatori del mondo, dimorano nei loro grandi poteri sovrannaturali e, al fine di recare gioia agli esseri viventi, manifestano incalcolabili poteri sovrannaturali»2. Quando un paese abbandona gli insegnamenti dell’unico veicolo, come è possibile che le divinità benevolenti non manifestino la loro ira?
Il Sutra dei Re benevolenti dice: «Quando i santi se ne saranno andati, appariranno sicuramente i sette disastri». Il re di Wu non diede ascolto alle parole di ammonimento di Wu Tzu-hsü3, causando così la propria rovina. I sovrani malvagi Chieh e Chou misero a morte i loro leali ministri Kuan Lung-feng e Pi Kan e il risultato fu che persero il trono. Adesso il Giappone sta per essere conquistato dagli uomini del paese mongolo. Non è forse motivo di angoscia? Non è forse motivo di allarme?
Se non darete ascolto agli ammonimenti di Nichiren, in seguito di certo lo rimpiangerete. Perché Nichiren è l’inviato del Sutra del Loto. Il Sutra del Loto dice: «Egli […] è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera»4. E l’opera dei Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro è il Sutra del Loto.
Ho inviato lettere di ammonimento a diverse altre persone ed è mia speranza che voi possiate convocarle tutte, discutere dell’argomento, e farmi conoscere il vostro giudizio in merito.
In realtà, i diversi tipi di preghiere che si stanno offrendo andrebbero sospesi e i rappresentanti delle varie scuole andrebbero convocati per un dibattito con me, alla vostra presenza, in modo da decidere cosa sia corretto e cosa non lo sia nelle questioni che riguardano la dottrina buddista.
In fondo alla valle crescono bei pini, ma, se l’abile falegname ne ignora l’esistenza, andrà vagando alla ricerca di materiale. Nel buio c’è un uomo vestito di magnifico broccato, ma se gli altri non lo riconoscono, è a causa della loro ignoranza.
Nei tre paesi di India, Cina e Giappone ciò che era corretto in materia di dottrina buddista era deciso dal sovrano, cioè, nel caso dell’India dal re Ajatashatru, nel caso della Cina5 dai sovrani delle dinastie Ch’en e Sui, e nel caso del Giappone dall’imperatore Kammu.
Quelle che sto ribadendo non sono idee personali o arbitrarie; parlo spinto unicamente da una profonda lealtà. Non parlo per il mio bene, ma per il bene degli dèi, per il bene del sovrano, per il bene del paese e per il bene di tutti gli esseri viventi.
Con profondo rispetto,
Nichiren
L’undicesimo giorno del decimo mese del quinto anno di Bun’ei [1268], segno ciclico tsuchinoe-tatsu
Rispettosamente consegnata al prete laico Yadoya6
Cenni Storici
Come è stato già spiegato nei cenni storici della lettera precedente, indirizzata al prete laico Yadoya [Saemon Mitsunori], l’undicesimo giorno del decimo mese del 1268 Nichiren Daishonin inviò undici lettere ad alti funzionari del governo e capi religiosi dell’epoca, conosciute collettivamente come le “undici lettere di rimostranza”. In questo volume corrispondono agli scritti dal numero 195 al 205. La presente è la prima di queste undici lettere che il Daishonin inviò a Hojo Tokimune, attraverso il prete laico Yadoya, suo stretto collaboratore. Hojo Tokimune era l’ottavo reggente dello shogunato di Kamakura, nonché sovrano effettivo del Giappone.
Tokimune aveva solamente diciotto anni all’epoca di questa lettera e, avendo assunto il comando del paese in così giovane età, si trovò subito a dover affrontare la minaccia di un’invasione straniera. La missiva dei mongoli, che esigeva fedeltà da parte del Giappone e minacciava l’invasione del paese allorché questa richiesta fosse stata rifiutata, lasciò lo shogunato allibito. I mongoli avevano già esteso il loro dominio alla penisola coreana. In questa lettera il Daishonin fa notare che la predizione di invasione straniera, formulata nel suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, inviato al padre di Tokimune, Tokiyori, nel 1260, adesso si era avverata. Il Daishonin ammonisce severamente Tokimune che, per prevenire tale disastro, egli doveva negare il suo sostegno ai templi e alle scuole buddiste fondate su dottrine erronee. Chiede inoltre che sia organizzato un dibattito pubblico alla presenza del reggente: «I diversi tipi di preghiere che si stanno offrendo andrebbero sospesi e i rappresentanti delle varie scuole andrebbero convocati per un dibattito con me alla vostra presenza, in modo da decidere cosa sia corretto e cosa non lo sia nelle questioni che riguardano la dottrina buddista». Il Daishonin conclude specificando che le sue affermazioni non hanno fini personali, bensì sono per il bene del paese e del suo popolo.
Gli undici destinatari di cui sopra erano Hojo Tokimune, Yadoya Saemon Mitsunori, Hei no Saemon-no-jo Yoritsuna, Hojo Yagenta, Doryu del tempio Kencho, Ryokan del tempio Gokuraku, il sovrintendente del Daibutsu-den, il tempio Jufuku, il tempio Jokomyo, il tempio Taho e il tempio Choraku. Nel presente volume le lettere sono state pubblicate secondo tale ordine. Contemporaneamente, il Daishonin scrisse una lettera anche ai suoi discepoli e credenti laici, per informarli delle undici lettere di rimostranza e avvertirli di tenersi pronti, poiché ciò avrebbe potuto scatenare persecuzioni di vario genere.