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109. Lettera a Shomitsu-bo

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1277. Indirizzata a Shomitsu-bo

A proposito del Sutra di Mahavairochana, Shan-wu-wei, Pu-k’ung e Chin-kang-chih affermarono che il principio del Sutra di Mahavairochana è lo stesso di quello del Sutra del Loto, ma per le mudra e i mantra, il Sutra del Loto è inferiore1. D’altro canto, i preti Liang-hsü, Kuang-hsiu e Wei-chüan2affermarono che il Sutra di Mahavairochana non è all’altezza dei sutra della Ghirlanda di fiori, del Loto e del Nirvana, ma rientra nella categoria dei sutra del periodo Corretto ed equo3.

    Il Gran Maestro Kobo del Giappone afferma: «Il Sutra del Loto è inferiore anche al Sutra della Ghirlanda di fiori e non si può quindi paragonare al Sutra di Mahavairochana»4. Inoltre dice: «Il Sutra del Loto fu predicato da Shakyamuni, mentre il Sutra di Mahavairochana fu predicato dal Tathagata Mahavairochana. I due signori della dottrina sono differenti e, inoltre, il Tathagata Shakyamuni è un messaggero del Tathagata Mahavairochana e predicò le dottrine essoteriche che sono solo il primo passo verso le dottrine esoteriche»5. Egli afferma anche: «Il Budda del capitolo “Durata della vita”, il cuore del Sutra del Loto, è un Budda nell’ambito degli insegnamenti essoterici, ma, rispetto agli insegnamenti esoterici, non è che un essere comune limitato e incatenato [dalle illusioni e dai desideri]»6.

      Io, Nichiren, dopo aver riflettuto, ­dico che il Sutra di Mahavairochana fa ­parte delle nuove traduzioni7 e fu introdotto in Cina dal Maestro indiano del Tripitaka Shan-wu-wei durante il regno dell’imperatore Hsüan-tsung della dinastia T’ang, nel quarto anno dell’era K’ai-yüan (716). Il Sutra del Loto fa parte delle antiche traduzioni e fu introdotto in Cina dal Maestro del Tripitaka Kumarajiva al tempo della tarda dinastia Ch’in (384-417). I due sono separati da un intervallo di più di trecento anni.

        Più di cento anni dopo l’introduzione in Cina del Sutra del Loto, il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che stabilì, nell’ambito degli studi dottrinali, la classificazione dei cinque periodi e quattro insegnamenti. Egli refutò le interpretazioni dottrinali degli studiosi dei precedenti cinquecento anni e più e, con la sua pratica di meditazione, si risvegliò alla verità dei tremila regni in un singolo istante di vita, comprendendo per primo il principio del Sutra del Loto. La scuola dei Tre trattati, che aveva preceduto il Gran Maestro T’ien-t’ai, e la scuola delle Caratteristiche dei dharma, che apparve dopo di lui, insegnavano entrambe la dottrina degli “otto mondi”8, ma non menzionavano i Dieci mondi e perciò non avrebbero potuto formulare la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita.

          Gli inizi della scuola della Ghirlanda di fiori risalgono ai vari maestri della Cina settentrionale e meridionale che precedettero l’avvento di T’ien-t’ai. Essi sostenevano che il Sutra della Ghirlanda di fiori era superiore al Sutra del Loto, ma a quell’epoca non si facevano ancora chiamare scuola della Ghirlanda di fiori. Furono i maestri del Dharma Fa-tsang e Ch’eng-kuan, durante il regno dell’imperatrice Wu, consorte dell’imperatore Kao-tsung della dinastia T’ang, che per primi usarono il termine di scuola della Ghirlanda di fiori.

            Questa scuola poneva come base dottrinale i cinque insegnamenti e, come pratica meditativa, la dottrina dei dieci misteri e delle sei forme. Questi insegnamenti sembravano tanto grandiosi da far pensare che con essi Ch’eng-kuan avrebbe potuto sconfiggere T’ien-t’ai. Ma quello che di fatto fece Ch’eng-kuan fu prendere a prestito la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita di T’ien-t’ai e sostenere che era il vero intento della frase del Sutra della Ghirlanda di fiori «la mente è come un abile pittore». Quindi potremmo dire che la scuola della Ghirlanda di fiori in realtà fu sconfitta da T’ien-t’ai, oppure dovremmo dire che rubò la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita. Ch’eng-kuan osservava rigidamente i precetti, non violò mai un solo precetto hinayana o mahayana, eppure rubò la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, un fatto che tutti dovrebbero conoscere.

              Vi sono seri dubbi sull’esistenza in India del termine “scuola della Vera parola”. Può essere semplicemente che, poiché esiste un gruppo di sutra chiamati sutra della Vera parola, Shan-wu-wei e gli altri abbiano aggiunto il termine scuola alle dottrine basate su questi sutra quando li introdussero in Cina. Bisogna essere ben informati su questo punto.

                In particolare, quando Shan-wu-wei giudicò i meriti relativi del Sutra del Loto e del Sutra di Mahavairochana, sostenne che i due sono uguali per quanto riguarda il principio, ma che il Sutra di Mahavairochana è superiore in termini di pratica. Con ciò intendeva che, benché il principio dei tremila regni in un singolo momento di vita sia uguale nel Sutra del Loto e nel Sutra di Mahavairochana, poiché nel Sutra del Loto non sono menzionati le mudra e i mantra, è inferiore al Sutra di Mahavairochana per quanto riguarda la pratica da svolgere. Poiché manca di una descrizione concreta delle formule per la pratica, non può essere un insegnamento esoterico sia nella teoria sia nella pratica9.

                  Attualmente in Giappone l’opinione di Shan-wu-wei è accettata dalla gente e anche da molti studiosi di varie scuole, compresi quelli della scuola Tendai che dovrebbero essere gli ultimi a farlo. In questo sono come i membri delle altre scuole che, pur essendo gelosi dei credenti Nembutsu, hanno tutti iniziato a recitare il nome di Amida abbandonando completamente l’oggetto di culto della propria scuola. Così tutti i preti Tendai sono caduti al livello dei credenti della Vera parola.

                    Io, Nichiren, dubito della logica degli argomenti di Shan-wu-wei che giudica il Sutra del Loto uguale al Sutra di Mahavairochana nei princìpi, ma inferiore nella pratica. Egli introduce arbitrariamente la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, formulata per primo dal Gran Maestro T’ien-t’ai, nel Sutra di Mahavairochana e su tale base afferma che i due sutra sono uguali. Ma è giusto accettare questo punto?

                      Per esempio, molto tempo fa Hitomaro10 compose una poesia:

                        Vaga, vaga nella nebbia mattutina

                          della baia di Akashi

                            la barca scompare alla vista

                              oltre le isole

                                mentre io la penso.

                                  Ki no Shukubo, Minamoto no Shitago11 e altri hanno lodato questa poesia definendola «il padre e la madre della poesia». Se ora qualcuno dicesse di aver composto una poesia e, senza cambiare una sillaba, recitasse questa, da “vaga” a “mentre io la penso”, e poi si vantasse di aver un talento superiore a quello di Hitomaro, chi potrebbe credergli? Forse solo qualche taglialegna o pescatore.

                                    Il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita, che fu esposto per primo dal Gran Maestro T’ien-t’ai, è il padre e la madre dei Budda. Eppure, più di cento anni dopo, il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei rubò questa dottrina e sostenne che il Sutra di Mahavairochana e il Sutra del Loto sono uguali nei princìpi e che il principio che hanno in comune è quello dei tremila regni in un singolo istante di vita. Può una persona dotata di saggezza e d’intelligenza, prestargli fede?

                                      Inoltre egli sostiene che il Sutra di Mahavairochana è superiore nella pratica perché il Sutra del Loto non menziona le mudra e i mantra. Ma si riferisce alla superiorità relativa dei due sutra nella versione sanscrita o alla superiorità dei due sutra nella versione cinese? La traduzione del Maestro del Tripitaka Pu-k’ung di Regole dei rituali basati sul Sutra del Loto indica che il Sutra del Loto in realtà contiene mudra e mantra. Anche la traduzione di Kumarajiva del Sutra dei Re benevolenti non contiene mudra e mantra, ma una successiva traduzione dello stesso sutra a opera di Pu-k’ung contiene mudra e mantra.

                                        Questi vari sutra nella forma in cui esistevano in India senza dubbio contenevano una gran quantità di tali pratiche, ma, poiché la Cina e l’India sono due paesi molto distanti ed era impossibile trasportare tutto, i sutra furono riassunti per essere portati in Cina.

                                          Il Sutra del Loto non contiene mudra e mantra, ma ha il grande merito di annunciare che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità, precisando in quale kalpa, in quale paese e con quale nome sarebbero diventati Budda, e di rivelare la vera illuminazione di Shakyamuni nel lontano passato. Il Sutra di Mahavairochana contiene mudra e mantra, ma non accenna al conseguimento della Buddità da parte dei due veicoli né all’illuminazione originale del Budda nel lontano passato.

                                            Paragonando la dottrina del conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli con la questione delle mudra e dei mantra, troviamo che differiscono per importanza come il cielo e la terra. In tutti i vari sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, le persone dei due veicoli sono disprezzate come semi avariati che non potranno mai germogliare, e questo non in una parola o due, ma in innumerevoli passi. Il Sutra del Loto invece, smentendo tali sutra, proclama che le persone dei due veicoli conseguiranno la Buddità.

                                              In quale sutra si trova una parola di condanna delle mudra e dei mantra? Poiché non sono mai stati condannati, il Sutra di Mahavairochana, come molti altri sutra, non evita di menzionare i loro nomi e quindi insegna le mudra e i mantra.

                                                Una mudra è opera della mano, ma se la mano non diviene un Budda, come può un gesto della mano condurre alla Buddità? Un mantra è opera della bocca, ma se la bocca non diviene un Budda, come può un mantra fatto con la bocca condurre alla Buddità? Se le persone dei due veicoli non incontrano il Sutra del Loto allora, anche se eseguono per innumerevoli kalpa le mudra e i mantra dei milleduecento e più venerabili12, non conseguiranno mai la Buddità nel corpo, nella bocca e nella mente.

                                                  Chi dichiara superiore un testo che non fa menzione dell’eccelsa dottrina che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità, ma insegna la dottrina secondaria delle mudra e dei mantra, in teoria è un ladro e in pratica è un non buddista che considera superiore ciò che è inferiore. A causa di tale errore, Shan-wu-wei fu tormentato da Yama, il signore dell’inferno. In seguito se ne pentì, riverì il Gran Maestro T’ien-t’ai e si convertì al Sutra del Loto sfuggendo così al sentiero del male13.

                                                    Della vera illuminazione del Budda nel lontano passato, non si trova neanche un accenno nel Sutra di Mahavairochana. Eppure questa vera illuminazione nel lontano passato è la sorgente di tutti i Budda. Per fare un esempio, la vera illuminazione del Budda nel lontano passato è come il grande mare, i pesci e gli uccelli che vi abitano sono come i milleduecento e più venerabili. Se non fosse stata rivelata la vera illuminazione del Budda nel lontano passato, i milleduecento venerabili sarebbero come brandelli di erbe galleggianti prive di radici, come la rugiada notturna che dura soltanto finché non spunta il sole.

                                                      Ma la gente della scuola Tendai non capisce questa questione e si lascia ingannare dai maestri della Vera parola. A loro volta i maestri della Vera parola, non sapendo che la loro scuola è in errore, continuano vanamente ad accumulare idee distorte che li conducono ai cattivi sentieri.

                                                        Il Reverendo Kukai, oltre a non comprendere questo principio, prese in prestito una falsa interpretazione della scuola della Ghirlanda di fiori che era già stata confutata in passato e adottò l’opinione errata che il Sutra del Loto è inferiore persino al Sutra della Ghirlanda di fiori. È come parlare della lunghezza dei peli della tartaruga o dell’esistenza delle corna del coniglio. Lo scudo della tartaruga è privo di peli, come si può discutere della loro lunghezza? La testa del coniglio è priva di corna, come si può discutere della loro esistenza?

                                                          Anche chi [come Shan-wu-wei] sostenne che il Sutra del Loto e il Sutra di Mahavairochana sono uguali nei princìpi non sfuggì alla censura di Yama. Come può sfuggire all’accusa di offendere l’insegnamento corretto chi sostiene che il Sutra della Ghirlanda di fiori è inferiore al Sutra di Mahavairochana e che il Sutra del Loto è inferiore al Sutra della Ghirlanda di fiori? Le persone sono diverse, ma l’offesa è la stessa. Da ciò possiamo capire perché il principale discepolo di Kukai, l’Amministratore del clero Kakinomoto no Ki, si trasformò in un demone blu14. Se Kukai non si fosse pentito, senza dubbio sarebbe ancora nei cattivi sentieri. Quale sarà dunque il destino dei suoi seguaci?

                                                            Domanda: Tu sei il solo prete che vomita tali insulti. Perché?

                                                              Risposta: Nichiren non sta condannando queste persone, sta soltanto additando i punti discutibili delle loro dottrine. Se qualcuno si indigna, faccia pure!

                                                                Tanto tempo fa, le dottrine non buddiste si diffusero nelle cinque regioni dell’India e vi prevalsero per ottocento o mille anni e, dal re che mette in moto la ruota alle miriadi di sudditi, tutti chinarono la testa con reverenza. Eppure le novantacinque scuole, dalla prima all’ultima, furono refutate dal Budda. Le false dottrine della scuola del Compendio del Mahayana, seguite per più di cento anni, infine furono sconfitte15. Anche le opinioni errate del nord e del sud furono refutate dopo più di trecento anni. In Giappone, le dottrine delle sei scuole di Nara, accettate per duecentosessant’anni e più, furono refutate; infatti, il Gran Maestro Dengyo le refuta in alcuni suoi scritti16.

                                                                  In Giappone vi sono cinque scuole mahayana: le scuole delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre trattati, della Ghirlanda di fiori, della Vera parola e Tendai, e tre scuole hinayana: le scuole del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità e dei Precetti. Le scuole della Vera parola, della Ghirlanda di fiori, dei Tre trattati e delle Caratteristiche dei dharma, benché derivate dal Buddismo mahayana, a un’attenta analisi, risultano appartenenti allo Hinayana.

                                                                    Una scuola deve contenere i tre tipi di apprendimento: precetti, meditazione e saggezza. Lasciando da parte per il momento meditazione e saggezza, dai precetti si può riconoscere se una scuola è mahayana o hinayana. La scuola della Vera parola del tempio To, la scuola delle Caratteristiche dei dharma, quella dei Tre trattati e quella della Ghirlanda di fiori non hanno un proprio palco di ordinazione per il conferimento dei precetti e quindi usano quello del Todai-ji17, vincolandosi così ai precetti della scuola hinayana dei Precetti che non sono migliori del latte d’asina o di fetidi escrementi. Giudicando dai precetti che osservano, tutte queste scuole vanno classificate come hinayana.

                                                                      Il Gran Maestro Dengyo, aveva appreso in Cina le dottrine delle due scuole di T’ien-t’ai e della Vera parola e le aveva riportate all’Enryaku-ji sul monte Hiei. Ma esortò a erigere un palco per l’ordinazione in accordo con la perfetta meditazione, perfetta saggezza e perfetti precetti dell’immediata e perfetta illuminazione della scuola T’ien-t’ai o Tendai. Dunque non ritenne opportuno usare il nome di “scuola della Vera parola” accanto a quello di “scuola Tendai”. Nel memoriale presentato alla corte imperiale, egli parla delle pratiche della concentrazione e visione profonda e della disciplina Vairochana della scuola Tendai Loto18. E nel testo del voto concernente i precetti da osservare, trasmesso da Dengyo al suo discepolo Jikaku, egli parla in effetti di “concentrazione e visione profonda” e di pratiche della “disciplina Vairochana” della scuola Tendai Loto”, ma omette di nominare la “scuola della Vera parola”.

                                                                        La scuola Tendai Loto è nota come la “scuola del Budda” essendo stata fondata dal Budda Shakyamuni; la scuola della Vera parola è un’invenzione di uomini comuni e il nome di scuola gli fu dato in seguito dai suoi maestri e studiosi che, comunque, sostenevano che fosse stata fondata dal Tathagata Mahavairochana e dal Bodhisattva Maitreya. Ma solo la scuola del Sutra del Loto è conforme al vero intento del Budda Shakyamuni.

                                                                          Gli insegnamenti hinayana si dividono in due scuole, diciotto scuole o persino venti scuole19, ma in essenza tutte espongono un unico principio, l’impermanenza di tutti i fenomeni.

                                                                            La scuola delle Caratteristiche dei dharma insegna che tutti i fenomeni sorgono solo dalla mente e hanno un’esistenza reale. Esistono innumerevoli scuole mahayana, ma, poiché tutte sostengono il principio che tutti i fenomeni sorgono unicamente dalla mente e hanno un’esistenza reale, possono essere considerate un’unica scuola. La scuola dei Tre trattati insegna che tutti i fenomeni sorgono unicamente dalla mente e sono privi di esistenza reale. Vi sono innumerevoli scuole mahayana, ma, poiché tutte sostengono il principio che tutti i fenomeni sorgono unicamente dalla mente e sono privi di esistenza reale, possono essere considerate un’unica scuola. Tutte queste scuole sostengono l’una o l’altra delle due parziali verità del Mahayana: o che tutti i fenomeni hanno un’esistenza reale o che sono per natura privi di sostanza20.

                                                                              Quanto alle scuole della Ghirlanda di fiori e della Vera parola, a voler essere generosi, potremmo dire che rappresentano la dottrina della Via di mezzo, che è indipendente dalla vacuità e dall’esistenza temporanea21, ma se vogliamo essere precisi dovremmo dire che sono allo stesso livello delle due dottrine mahayana sui fenomeni che abbiamo appena esposto. Il contenuto del testo del Sutra di Mahavairochana non è nemmeno paragonabile a quello dei sutra della Ghirlanda di fiori o della Saggezza, ma il fatto che tante persone eminenti ripongano fede nel Sutra di Mahavairochana, è simile alla situazione di un re che ama una donna di umile condizione. Il Sutra di Mahavairochana è come una donna di umile condizione perché i suoi princìpi non vanno oltre la dottrina della Via di mezzo che è indipendente dalla vacuità e dall’esistenza temporanea. E gli studiosi e i maestri che l’hanno sostenuto sono come il re, perché godono di rispetto e di autorità fra la gente.

                                                                                Poiché viviamo nell’ultima epoca e gli uomini hanno scarsa saggezza e molta presunzione, non daranno ascolto a ciò che ho discusso qui. Ma quando apparirà un santo o un saggio, la verità di quanto dico risulterà senz’altro chiara. Poiché tengo a te, ho scritto questa lettera perché ti serva da guida. Studiala quando hai tempo.

                                                                                  Queste sono importanti questioni dottrinali. Ogni volta che vai a riverire il Bodhisattva Tesoro dello Spazio Vuoto22 leggi questo scritto ad alta voce.

                                                                                    Inviato a Shomitsu-bo

                                                                                      Nichiren

                                                                                          Cenni Storici

                                                                                          Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu nel terzo anno di Kenji (1277), a Shomitsu-bo, forse un discepolo che viveva al tempio Seicho, nella provincia di Awa o, secondo altre ipotesi, un prete della Vera parola che viveva vicino al Seicho-ji e teneva in grande considerazione il Daishonin. Non abbiamo altre informazioni su di lui, se non che era diventato seguace del Daishonin e di tanto in tanto gli chiedeva consiglio. Si ritiene che a quell’epoca il capo dei preti del Seicho-ji fosse Joken-bo (secondo altre fonti Gijo-bo), che era stato condiscepolo anziano del Daishonin e in seguito aveva preso fede nei suoi insegnamenti.

                                                                                          In un’altra lettera il Daishonin aveva esortato il capo dei preti del tempio a consultarsi con Shomitsu-bo per questioni pratiche riguardanti il tempio, perché Shomitsu-bo era pratico degli affari mondani.

                                                                                          In questo scritto il Daishonin sottolinea la supremazia del Sutra del Loto, un punto importante per Shomitsu-bo, che viveva in un tempio in cui la venerazione iniziale della scuola Tendai verso il Sutra del Loto era stata distorta a causa dell’influenza delle dottrine della Vera parola. Il Daishonin cita le idee errate diffuse dai preti della Vera parola in India, Cina e Giappone riguardo al Sutra del Loto, e contesta in particolare l’affermazione di Shan-wu-wei secondo cui il Sutra di Mahavairochana e il Sutra del Loto sarebbero uguali in termini di principio, ma il primo sarebbe superiore in termini di pratica.

                                                                                          «Uguali per quanto riguarda il principio» si riferisce in questo caso al principio dei tremila regni in un singolo istante di vita. Ma il Daishonin sottolinea che questo principio non deriva affatto dal Sutra di Mahavairochana, essendo stato enunciato dal Gran Maestro T’ien-t’ai sulla base del Sutra del Loto. Shan-wu-wei aveva semplicemente inserito questa dottrina negli insegnamenti della Vera parola. Quanto alla superiorità «in termini di pratica» Shan-wu-wei si riferiva al fatto che il Sutra di Mahavairochana, al contrario del Sutra del Loto, menziona mudra e mantra. Tuttavia, asserisce il Daishonin, mudra e mantra sono solo dettagli di poca importanza se paragonati alle due rivelazioni senza precedenti contenute nel Sutra del Loto: che anche le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità, e che il Budda Shakyamuni aveva originariamente ottenuto l’illuminazione in un passato estremamente lontano.

                                                                                          Nell’ultima parte della lettera, il Daishonin spiega che le scuole della Ghirlanda di fiori e della Vera parola, comprese nel Mahayana, dovrebbero in effetti essere considerate Hinayana, perché ne osservano i precetti. Perfino il Gran Maestro Dengyo, che aveva portato gli insegnamenti della Vera parola in Giappone, non li considerava affatto all’altezza degli insegnamenti di T’ien-t’ai, che sono basati sul Sutra del Loto. Quanto alla spiegazione sulla triplice verità di vacuità, esistenza temporanea e Via di mezzo, le scuole della Ghirlanda di fiori e della Vera parola non vanno oltre il livello dell’insegnamento specifico (un livello superiore di Mahayana, rivolto in particolare ai bodhisattva). Tuttavia, afferma il Daishonin, dal momento che così tanti illustri maestri e studiosi abbracciano il Sutra di Mahavairochana, gli insegnamenti della Vera parola si sono diffusi in tutto il Giappone.

                                                                                          Note

                                                                                          1. Opinione espressa in Annotazioni sul Sutra di Mahavairochana di Shan-wu-wei e in altri commentari dei sutra esoterici.
                                                                                          2. Liang-hsü, Kuang-hsiu (771-843) e Wei-chüan: preti della scuola T’ien-t’ai nella Cina T’ang. Liang-hsü insegnò le dottrine T’ien-t’ai a Chisho (che divenne in seguito il quinto capo dei preti dell’Enryaku-ji, il tempio principale della scuola Tendai giapponese) quando questi visitò il tempio K’ai-yüan nell’851. Si dice che Kuang-hsiu e il suo discepolo Wei-chüan risposero alle domande sulle dottrine della scuola T’ien-t’ai poste da Encho, il secondo capo dei preti dell’Enryaku-ji.
                                                                                          3. Fonte sconosciuta.
                                                                                          4. Citazione non letterale di una dichiarazione di Kobo nel Trattato sui dieci stadi della mente.
                                                                                          5. Sintesi delle opinioni di Kobo espresse in Comparazione tra il Buddismo essoterico ed esoterico, che espone la differenza fra i due Budda, e nella Chiave preziosa della volta segreta, che considera l’insegnamento esoterico come una introduzione all’insegnamento della Vera parola.
                                                                                          6. Opinione espressa nella Chiave preziosa della volta segreta.
                                                                                          7. Nuove traduzioni: traduzioni in cinese di Hsüan-tsang (602-664) e di altri successivi traduttori. Le antiche traduzioni, sono quelle precedenti, come le traduzioni di Kumarajiva (344-413) e di Paramartha (499-569). Le antiche traduzioni sono più libere mentre le nuove sono più letterali.
                                                                                          8. Otto mondi: sono i Dieci mondi meno quelli dei due veicoli, cioè il mondo degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente. Il Daishonin dice che le scuole dei Tre trattati e delle Caratteristiche dei dharma sostengono la dottrina degli otto mondi, perché non insegnano il conseguimento della Buddità da parte degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente.
                                                                                          9. L’esoterismo Tendai considera i tre veicoli come insegnamento essoterico e l’unico veicolo come insegnamento esoterico. Il Sutra del Loto e il Sutra della Ghirlanda di fiori sarebbero pertanto entrambi insegnamenti esoterici, ma, poiché non menzionano le mudra e i mantra in cui si estrinseca concretamente la pratica esoterica, vengono chiamati insegnamenti esoterici nella teoria, mentre i sutra di Mahavairochana e della Corona di diamanti sono chiamati insegnamenti esoterici sia nella teoria sia nella pratica.
                                                                                          10. Hitomaro: Kakinomoto no Hitomaro, poeta attivo dal 662 al 710 ca., le cui opere appaiono nella Raccolta di diecimila foglie, la più antica antologia giapponese di versi che va dagli albori della storia giapponese al 760. La poesia qui citata appare nella prima delle antologie volute dall’imperatore, Raccolta di poesie antiche e moderne, dove si afferma che alcuni l’attribuiscono a Hitomaro.
                                                                                          11. Ki no Shukubo (m. 919) e Minamoto no Shitago (911-983): nobili e poeti di corte del periodo Heian. Shitago collaborò alla compilazione della seconda antologia imperiale, Una recente selezione di poesie giapponesi, e si dedicò allo studio della Raccolta di diecimila foglie.
                                                                                          12. Milleduecento venerabili: Budda e bodhisattva iscritti nei due mandala del regno di Diamante e del regno del Grembo.
                                                                                          13. La storia di come Shan-wu-wei riuscì a fuggire dall’inferno è narrata ne Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei (pp. 152-154).
                                                                                          14. Kakinomoto no Ki (800-860): Shinzei, prete della scuola della Vera parola. Nell’856 fu nominato Amministratore del clero e fu il primo prete della Vera parola a ricevere questo titolo. Secondo Ascesa e caduta dei Gengi e degli Heike, quando pregò per la guarigione del cinquantacinquesimo imperatore Montoku, si innamorò della moglie dell’imperatore e, dopo la morte, si trasformò in un demone blu per avvicinarla.
                                                                                          15. Scuola del Compendio del Mahayana: una delle tredici principali scuole buddiste cinesi. Si basa sulla dottrina della coscienza come unica realtà esposta da Asanga nel Compendio del Mahayana, tradotto in cinese da Paramartha e diffuso dai suoi discepoli che fondarono la scuola. In seguito Hsüan-tsang eseguì una nuova traduzione del Compendio del Mahayana e, dopo che il suo discepolo Tz’u-en fondò la scuola delle Caratteristiche dei dharma, che esponeva anch’essa la dottrina della coscienza come unica realtà, gradualmente la scuola del Compendio del Mahayana declinò.
                                                                                          16. Dengyo refutò le dottrine delle sei scuole di Nara in vari scritti, quali Chiarimento sulle scuole basate sulla dottrina di T’ien-t’ai e Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto.
                                                                                          17. Todai-ji: tempio principale della scuola della Ghirlanda di fiori. Nel 754 Ganjin vi stabilì un palco di ordinazione per il conferimento dei precetti hinayana.
                                                                                          18. Nel Regolamenti per gli allievi della scuola della montagna, Dengyo specifica le regole per gli studenti annualmente ammessi dalla corte a studiare le dottrine Tendai al Monte Hiei, e stabilisce i precetti mahayana ai quali dovevano essere iniziati quando prendevano i voti. Egli afferma che, dopo l’ordinazione dovevano rimanere al Monte Hiei dodici anni per svolgere due tipi di pratica: “concentrazione e visione profonda” e “disciplina Vairochana”.
                                                                                          19. Cento anni dopo la morte di Shakyamuni si ebbe il primo scisma nell’ordine buddista a causa di una disputa su cinque nuove interpretazioni dottrinali avanzate dal monaco Mahadeva. L’ordine si divise nella scuola Theravada, conservatrice, e nella Mahasamghika, più liberale. Queste due scuole si suddivisero ancora rispettivamente in dieci e otto nuove scuole. L’espressione “venti scuole” designa le scuole Theravada e Mahasamghika e le diciotto scuole derivate da esse.
                                                                                          20. Significa che, delle tre verità, queste scuole sostengono o la verità dell’esistenza temporanea o la verità della vacuità. La prima posizione è rappresentata dalla scuola delle Caratteristiche dei dharma, secondo la quale tutti i fenomeni, pur originando unicamente dalla coscienza alaya, posseggono una realtà temporanea. La seconda posizione è rappresentata dalla scuola dei Tre trattati, secondo la quale tutte le cose sono di per sé prive di sostanza in quanto sorgono in virtù dell’origine dipendente. Tali dottrine appartengono all’insegnamento di condivisione o Mahayana introduttivo, che non rivela la verità della Via di mezzo.
                                                                                          21. Dottrina che corrisponde all’insegnamento specifico, un livello superiore di Mahayana rivolto ai bodhisattva, che rivela le tre verità della Via di mezzo, della vacuità e dell’esistenza temporanea, ma le considera separate e indipendenti l’una dall’altra.
                                                                                          22. Bodhisattva Tesoro dello Spazio Vuoto: era l’oggetto di culto originale del tempio Seicho, dove Nichiren studiò il Buddismo da ragazzo, sin dai tempi del prete Fushigi che, nel 771, scolpì un immagine di questo bodhisattva e la collocò nel tempio.
                                                                                          La Biblioteca di Nichiren
                                                                                          istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                          senzamotica
                                                                                          Eredità della vita
                                                                                          otto per mille
                                                                                          nuovo rinascimento
                                                                                          buddismo e società
                                                                                          volo continuo
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