logo

144. Lettera ad Akimoto

RSND, VOLUME I

image

Minobu, 1280. Indirizzata a Akimoto Taro

Ho ricevuto le trenta ciotole e i sessanta piatti che mi hai gentilmente inviato.

    Una ciotola è un recipiente. Poiché la grande terra è concava, l’acqua vi si raccoglie e, poiché il cielo blu è sereno, la luna vi risplende. Quando sorge la luna, l’acqua brilla di luce pura e quando cade la pioggia, le piante e gli alberi prosperano.

      Un recipiente è concavo come la terra e in esso l’acqua si raccoglie come in uno stagno. E il riflesso della luna galleggia sulla superficie dell’acqua nello stesso modo in cui il Sutra del Loto pervade il nostro essere.

        Ma un recipiente può avere quattro difetti. Il primo si chiama “essere rovesciato o coperto” e significa che il recipiente è rovesciato o chiuso da un coperchio. Il secondo si chiama “perdere” e significa che perde acqua. Il terzo si chiama “essere impuro” e vuol dire che il suo contenuto è contaminato. Anche se l’acqua è pura, se nel recipiente è entrata della sporcizia, non si potrà utilizzare l’acqua. Il quarto si chiama “essere mischiato”. Se il riso viene mischiato a spazzatura, sassi, sabbia o terriccio, gli uomini non possono mangiarlo.

          Qui il recipiente rappresenta i nostri corpi e le nostre menti. Le nostre menti sono come un recipiente e anche le nostre bocche e i nostri orecchi lo sono. Il Sutra del Loto è l’acqua del Dharma della saggezza del Budda. Ma quando quest’acqua viene versata nella nostra mente, noi la rovesciamo o ci tappiamo gli orecchi con le mani per non ascoltarla. Oppure la sputiamo dalla bocca per non recitarla. In tali casi siamo simili a recipienti rovesciati o chiusi da un coperchio.

            E ancora, pur avendo un po’ di fede, se incontriamo cattive influenze, la nostra fede si indebolisce o l’abbandoniamo, oppure la manteniamo un giorno e l’abbandoniamo per un mese. In tali casi siamo come recipienti che perdono acqua.

              Oppure possiamo essere come quei praticanti del Sutra del Loto la cui bocca un momento recita Nam-myoho-renge-kyo e il momento dopo Namu-Amida-butsu. Questo è come mischiare la spazzatura con il riso oppure versarvi sabbia o sassi. Di questo ci ammonisce il Sutra del Loto quando afferma: «Desiderano abbracciare soltanto il sutra del grande veicolo, non accettando un solo verso degli altri sutra»1.

                Le dotte autorità del mondo d’oggi ritengono che non vi sia niente di male a mischiare pratiche estranee con la pratica del Sutra del Loto e una volta anch’io, Nichiren, ero di questa opinione. Ma il passo del sutra [che ho appena citato] non autorizza un simile modo di pensare. Supponiamo che la moglie di un grande sovrano, rimasta incinta del suo seme, dovesse unirsi a un uomo del popolo. In tal caso il seme del re si mescolerebbe a quello del popolano e di conseguenza il cielo e le divinità patrone2 cesserebbero di prestare aiuto e assistenza e il regno andrebbe incontro alla rovina. Il figlio nato da questi due padri non sarebbe né un re né un plebeo, ma un essere che non appartiene al regno umano3.

                  Questo è uno dei punti più importanti del Sutra del Loto. La dottrina della semina, maturazione e raccolto4 costituisce il cuore del Sutra del Loto. Tutti i Budda delle tre esistenze e delle dieci direzioni hanno conseguito invariabilmente la Buddità attraverso i semi dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. Le parole Namu-Amida-butsu non sono i semi della Buddità, né possono esserlo i mantra o i cinque precetti. Bisogna che questo punto sia perfettamente chiaro; questo è il difetto che si chiama “essere mischiato”.

                    Se un recipiente è privo di questi quattro difetti, cioè di essere rovesciato, perdere, essere contaminato ed essere mischiato, può esser chiamato un recipiente perfetto. Se gli argini di un fossato sono privi di falle, l’acqua non riuscirà mai a sfuggire. E se la fede è perfetta, l’acqua della grande imparziale saggezza non si prosciugherà mai.

                      Le ciotole che mi hai mandato sono robuste e spesse e inoltre sono rivestite di pura lacca. Esse simboleggiano il saldo potere della tua fede nel Sutra del Loto.

                        Si dice che il re celeste Vaishravana regalò quattro ciotole al Budda e divenne la principale divinità della fortuna nei quattro continenti. La signora Pura Virtù offrì ottantaquattromila ciotole al Budda Re del Suono della Nuvola Tonante e divenne il Bodhisattva Suono Meraviglioso. Ora tu hai offerto al Sutra del Loto trenta ciotole e sessanta piatti, come si può dubitare che diventerai un Budda?

                          Il Giappone ha dieci nomi: Fuso, Yamato, Mizuho, Akitsushima eccetera. Inoltre, comprende sessantasei province e due isole, è lungo più di tremila ri e la larghezza varia da cento a cinquecento ri. È suddiviso in cinque regioni intorno alla capitale e sette regioni periferiche, 586 distretti e 3.729 villaggi. Per quanto riguarda le risaie, 11.120 cho sono di qualità superiore e 885.567 cho di altro tipo. La popolazione assomma a 4.989.658 persone. Vi sono 3.132 santuari e 11.037 templi. Gli uomini sono 1.994.828 e le donne 2.994.830.

                            Nichiren è il primo fra tutti questi uomini. In che senso è il primo? È il più odiato dagli uomini e dalle donne. La ragione è che, sebbene nelle molte province del Giappone gli abitanti siano numerosi, i loro cuori sono tutti uguali e le loro bocche recitano tutte Namu-Amida-butsu. Considerano il Budda Amida il loro oggetto di culto, odiano le altre nove direzioni e aspirano solo all’ovest5. Così tutti coloro che praticano il Sutra del Loto, che svolgono le pratiche della Vera parola, che osservano i precetti, i saggi e gli ignoranti, considerano primaria la pratica del Nembutsu e secondarie tutte le altre, e recitano il nome di questo Budda sperando di espiare le proprie colpe. Alcuni lo recitano sessantamila, ottantamila o quattrocentottantamila volte, mentre altri lo recitano dieci, cento o mille volte.

                              Ma solo io, Nichiren, dichiaro che la recitazione del nome del Budda Amida conduce a rinascere nell’inferno di incessante sofferenza, che la scuola Zen è un’invenzione del demone celeste, che quella della scuola della Vera parola è una dottrina malvagia che distruggerà il paese e che la scuola dei Precetti e coloro che osservano i precetti sono traditori del paese.

                                E, poiché agisco così, tutti, dal sovrano fino all’ultimo cittadino, mi temono come fossi un nemico dei loro genitori o un nemico da un’esistenza precedente, o un traditore, un predone notturno o un bandito. Si infuriano, mi maledicono e mi colpiscono. A chi mi offende vengono concessi dei feudi, mentre chi mi loda viene espulso dalle proprie terre o multato e si offrono ricompense a chi mi ucciderà. Oltre a tutto ciò, sono già incorso due volte nell’ira delle autorità6.

                                  Non sono soltanto la persona più strana che esista nel mondo odierno; una persona così strana non è mai esistita neanche durante i regni dei novanta sovrani umani7, nei settecento anni e più trascorsi dall’introduzione del Buddismo in Giappone. Io, Nichiren, sono come la grande cometa dell’era Bun’ei (1264), un disordine celeste mai apparso in Giappone prima di allora. Io, Nichiren, sono come il grande terremoto dell’era Shoka (1257), una perturbazione terrestre che non si era mai verificata in questo paese.

                                    In Giappone, dall’inizio della storia del paese, vi sono stati ventisei traditori. Il primo fu il principe Oyama, il secondo Oishi no Yamamaru e così via sino al venticinquesimo, Yoritomo, e al ventiseiesimo, Yoshitoki. Di questi uomini, i primi ventiquattro furono uccisi dalle armate imperiali e le loro teste esposte sul cancello della prigione o i loro cadaveri lasciati a marcire nei campi. Ma gli ultimi due riuscirono a spodestare il sovrano e ad assumere il controllo del paese. Così il dominio imperiale giunse al termine.

                                      Eppure questi vari traditori sono meno odiati dalla massa della popolazione di quanto lo sia io, Nichiren. E ti dirò perché. Nel Sutra del Loto c’è scritto che è il sutra supremo8. Tuttavia il Gran Maestro Kobo dichiara che al Sutra del Loto spetta il terzo posto9, mentre il Gran Maestro Jikaku dichiara che dovrebbe avere il secondo10 e il Gran Maestro Chisho concorda con Jikaku. Così attualmente i preti del Monte Hiei, del To-ji e dell’Onjo-ji, quando leggono che il Sutra del Loto è il primo, pensano che significhi secondo o terzo.

                                        I nobili e i guerrieri non hanno informazioni precise riguardo a questo, ma poiché tutti i preti eminenti a cui si affidano per le questioni di fede sottoscrivono questa tesi, i seguaci laici condividono il punto di vista dei loro maestri.

                                          Per quanto riguarda le altre scuole, la scuola Zen descrive se stessa come un insegnamento trasmesso al di fuori dei sutra11 e così parla con disprezzo del Sutra del Loto. La scuola Nembutsu asserisce che «neanche una persona su mille»12 e che «non una singola persona ha mai ottenuto l’illuminazione»13 [attraverso questo sutra], intendendo che, rispetto al Nembutsu, la pratica del Sutra del Loto è di livello troppo elevato e quindi dovrebbe essere scartata. La scuola dei Precetti è composta da dottrine hinayana; il Budda non ammise la diffusione di questi insegnamenti nemmeno nel Primo giorno della Legge, come avrebbe potuto approvare che venisse praticata nell’Ultimo giorno della Legge e che ingannasse e confondesse il sovrano del paese?

                                            Tre donne dell’antichità – Ta Chi, Mo Hsi e Pao Ssu – ammaliarono i sovrani delle tre dinastie14 facendo loro perdere il trono. Allo stesso modo, queste dottrine malvagie propagate in tutto il paese hanno fatto perdere al Sutra del Loto il posto che gli spetta. Come effetto, i grandi sovrani Antoku, Takahira e gli altri, abbandonati dalla Dea del Sole e dal Grande Bodhisattva Hachiman, annegarono in mare o furono esiliati su isole lontane. Furono spodestati da famiglie che per generazioni li avevano sostenuti, perché erano stati abbandonati dal cielo. Avevano riposto fede nei nemici del Sutra del Loto, ma, poiché non c’era nessuno che capisse ciò, essi non si resero nemmeno conto del loro errore. Ciò è illustrato dalla frase: «I sapienti sanno percepire l’origine delle cose, come i serpenti conoscono la via dei serpenti»15.

                                              Io, Nichiren, non sono un uomo saggio. Ma, così come un serpente può comprendere la mente di un drago e le cornacchie possono predire la fortuna e la sfortuna del mondo, io riuscii a intuire quello che sarebbe successo. E sapevo che, se avessi parlato, sarei stato immediatamente punito mentre, se non avessi parlato, sarei caduto nel grande inferno Avichi.

                                                Nell’apprendimento del Sutra del Loto ci sono tre princìpi che devono essere compresi. Il primo riguarda coloro che offendono la Legge. Il monaco Intento Su­periore, il monaco Riva della Sofferenza, il filosofo Vimalamitra e il Grande Brahmano Arrogante ne sono alcuni esempi. Questi uomini coprivano i loro corpi con le tre vesti, sollevavano un’unica ciotola per l’elemosina davanti agli occhi16 e osservavano scrupolosamente i duecentocinquanta precetti, ma erano nemici del Mahayana e alla fine caddero nella grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza.

                                                  In tempi recenti in Giappone vi sono stati uomini come Kobo, Jikaku e Chisho che osservavano i precetti come i monaci precedenti e che, in quanto a saggezza, non erano diversi da loro. Ma, poiché asserivano che l’insegnamento della Vera parola del Sutra di Mahavairochana sta al primo posto e il Sutra del Loto al secondo o al terzo, se c’è una possibilità su cento o mille che io abbia ragione, ora si trovano nella grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza.

                                                    È terribile pronunciare simili parole e ancor di più si esita a metterle per iscritto. Ma, poiché il Budda stesso ha dichiarato che il Sutra del Loto è il sutra supremo, se qualcuno viene a sapere che una persona lo classifica al secondo o al terzo posto e, per paura della gente o delle autorità, non lo dice apertamente, allora «in realtà è un suo nemico»17 cioè si sta comportando come un temibile nemico di tutti gli esseri viventi. Ciò è affermato sia nei sutra sia nei commentari, così ho deciso di parlar chiaro.

                                                      Parlar chiaro, senza paura e senza tirarsi indietro davanti alla società – questo è ciò che intende il sutra quando afferma: «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema»18.

                                                        Non che non ricordi gli insulti, i bastoni e le pietre con cui fu colpito il Bodhi­sattva Mai Sprezzante, non che non tema il mondo, è solo che le sanzioni del Sutra del Loto sono ancor più severe. È come il caso di Sukenari e Tokimune19 che, anelando a vendicarsi del loro nemico, lo uccisero benché si trovasse nell’accampamento dello shogun, perché sarebbe stato un disonore non farlo.

                                                          Tale è il principio che riguarda i singoli individui che offendono la Legge.

                                                            Per quanto riguarda le loro famiglie, i membri della famiglia possono trascorrere tutta la vita senza mai offendere il Sutra del Loto, ma, anche se lo praticano ogni ora del giorno e della notte, per il solo fatto di esser nati nella famiglia di chi lo offende rinasceranno immancabilmente nell’inferno di incessante sofferenza20. Per esempio, tutti coloro che nacquero nella famiglia del monaco Intento Superiore o del monaco Riva della Sofferenza, o che divennero loro discepoli o seguaci laici, caddero loro malgrado nell’inferno di incessante sofferenza. O come accadde ai membri della famiglia di Yoshimori: a parte coloro che persero la vita in battaglia, perfino i bambini ancora nell’utero delle madri furono strappati dai loro ventri e uccisi prima della nascita.

                                                              Ora io, Nichiren, ho menzionato i tre gran maestri Kobo, Jikaku e Chisho che sfacciatamente affermarono nelle loro opere che il Sutra del Loto si trova nella regione dell’oscurità, che è una dottrina falsa e illusoria. Se il Sutra del Loto dice il vero, che ne sarà di tutti i preti del Monte Hiei, del To-ji, dell’Onjo-ji, dei sette maggiori templi di Nara e degli altri 11.037 templi sparsi in tutto il Giappone? Come indicano gli esempi citati poc’anzi, essi cadranno senza dubbio nella grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza.

                                                                Questo è il principio che riguarda le famiglie di coloro che offendono la Legge.

                                                                  Veniamo ora al paese di coloro che offendono la Legge. Chi si trova ad abitare in un paese dove ci sono persone che offendono la Legge, ogni singolo abitante dell’intero paese, è condannato alla grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza. Così come tutte le acque confluiscono nel grande mare, tutte le disgrazie convergeranno su quel paese, numerose come le piante e gli alberi su una montagna.

                                                                    Le tre calamità si succederanno mese dopo mese, compariranno giorno dopo giorno i sette disastri, regneranno fame e sete e il paese sarà trasformato in un regno di spiriti affamati. Quando il paese sarà devastato da pestilenze e malattie, diventerà un regno d’inferno. Quando scoppierà la guerra, sarà trasformato in un regno di asura e, quando genitori, fratelli e sorelle, ignorando i legami di parentela, cominceranno a sposarsi fra loro, il paese diventerà un regno di animali. Non è necessario aspettare la morte per cadere nei tre cattivi sentieri, mentre si è ancora vivi il paese si muterà nei quattro cattivi sentieri.

                                                                      Questo è il principio riguardante un paese dove vivono persone che offendono la Legge.

                                                                        Gli abitanti di quel paese saranno come coloro che vissero nell’Ultimo giorno della Legge del Budda Grande Ornamento nella corrotta epoca del Budda Re Ruggito del Leone. O, se ciò che afferma il Sutra sul Ripagare i debiti di gratitudine è vero, le persone si nutriranno della carne dei propri defunti genitori, fratelli e sorelle o di qualsiasi altro cadavere e mangeranno anche creature vive.

                                                                          È ciò che avviene attualmente in Giappone: l’intero paese è pieno di gente che mangia carne umana, fra cui maestri della scuola della Vera parola, preti della scuola Zen e osservanti dei precetti. E questo accade unicamente a causa delle false dottrine della scuola della Vera parola.

                                                                            Il fatto che Ryuzo-bo abbia mangiato carne umana è soltanto uno degli innumerevoli casi che è venuto alla luce. Come lui, molte persone mescolano la carne umana con quella di cinghiale o cervo, o la tagliano per unirla al pesce o al pollame, o ancora la macinano o la mettono in conserva. È impossibile dire quante persone l’abbiano mangiata. Tutto questo accade perché il paese è stato abbandonato dal cielo e dalle divinità benevolenti che la proteggono. Infine questo paese sarà attaccato da altri paesi, i suoi abitanti combatteranno l’uno contro l’altro e diventerà un vero e proprio inferno di incessante sofferenza.

                                                                              Io, Nichiren, mi sono accorto da tempo di questo grande errore e perciò, onde evitare la colpa di complicità nell’offesa alla Legge, poiché temo le accuse del Budda, poiché comprendo i miei obblighi e vorrei ripagare il debito di gratitudine con il mio paese, ho messo a conoscenza di tutto questo il governante e tutti i cittadini.

                                                                                Il precetto di non uccidere esseri viventi è il primo fra tutti i vari precetti. I cinque precetti iniziano da quello che proibisce di togliere la vita e anche gli otto precetti, i dieci precetti, i duecentocinquanta precetti, i cinquecento precetti, i dieci maggiori precetti del Sutra della Rete di Brahma, i dieci illimitati precetti del Sutra della Ghirlanda di fiori e i dieci precetti del Sutra della Collana di gioielli cominciano tutti con il precetto di non uccidere. E la prima delle tremila sanzioni proibite dal Confucianesimo è la pena capitale.

                                                                                  La ragione è che «persino i tesori di un intero sistema maggiore di mondi non valgono quanto il corpo e la vita»21, il che significa che nemmeno tutti i gioielli e i tesori che colmano un intero sistema maggiore di mondi possono uguagliare il valore di una vita. Chi uccide una semplice formica cadrà nell’inferno, per non parlare di chi uccide pesci o uccelli! Chi taglia anche un semplice filo di erba fresca cadrà nell’inferno, per non parlare di chi taglia a pezzi i corpi dei morti!

                                                                                    E tuttavia, per quanto severi siano questi precetti, si afferma che, se una persona agisce da nemico del Sutra del Loto, metterla a morte è l’azione più meritoria. E come potrebbe essere giusto offrirle elemosine e sostegno? Per questo, re Sen’yo mise a morte cinquecento maestri brahma­ni, il monaco Realizzazione di Virtù mise a morte un numero incalcolabile di denigratori dell’insegnamento corretto e il grande re Ashoka mise a morte 108.000 non buddisti.

                                                                                      Questi sovrani furono considerati come i più saggi re di tutto il paese di Jambudvipa, e il monaco come il più sapiente fra tutti coloro che osservano i precetti. In seguito re Sen’yo rinacque come Budda Shakyamuni, il monaco Realizzazione di Virtù rinacque come Budda Kashyapa e il grande re Ashoka fu stimato come un uomo che aveva raggiunto la via.

                                                                                        Oggi anche in Giappone è così. È un posto in cui tutti, sia coloro che osservano i precetti sia quelli che li violano o che non hanno precetti, sia i sovrani e i ministri sia la gente comune, si uniscono come un sol uomo nell’offendere il Sutra del Loto. Questa colpa è così grave che, anche se qualcuno si strappasse la pelle per trascrivervi il Sutra del Loto oppure offrisse la propria carne in elemosina22, sicuramente il paese perirebbe lo stesso e anche quella persona cadrebbe nell’inferno. Il solo rimedio è sbarrare la strada alle scuole della Vera parola, Nembutsu, Zen e a coloro che osservano i precetti, e dedicarsi al Sutra del Loto.

                                                                                          Coloro che conoscono a memoria i sessanta volumi della scuola Tendai e che sono considerati uomini sapienti dal governante e dalle altre autorità, forse perché mancano di saggezza o forse perché, pur comprendendo la verità, hanno paura del mondo, lodano la scuola della Vera parola oppure si alleano con i seguaci Nembutsu, Zen e dei Precetti. La loro colpa è cento, mille volte maggiore di quella dei seguaci di tali scuole! Sono paragonabili a Shigeyoshi o a Yoshimura23.

                                                                                            Il Gran Maestro Tz’u-en, scrisse i dieci volumi di Lode alla profondità del Sutra del Loto in cui celebrava il Sutra del Loto, eppure cadde nell’inferno. Quest’uomo era un eminente discepolo del maestro del Tripitaka Hsüan-tsang che era il Maestro dell’imperatore T’ai-tsung e che era ritenuto la reincarnazione di Percettore dei Suoni del Mondo dagli undici volti24. Le sue parole erano simili a quelle del Sutra del Loto, ma lo spirito era quello dei sutra precedenti. Questa fu la ragione della sua caduta nell’inferno.

                                                                                              Il Gran Maestro Chia-hsiang scrisse i dieci volumi del Trattato sulla profondità del Sutra del Loto e per ciò sarebbe dovuto cadere nell’inferno di incessante sofferenza, ma poi abbandonò la sua interpretazione del Sutra del Loto per servire il Gran Maestro T’ien-t’ai e così fu in grado di sfuggire ai tormenti dell’inferno.

                                                                                                Oggigiorno quelli della scuola del Loto sono come questi uomini. Il Monte Hiei dovrebbe essere una roccaforte del Sutra del Loto e il Giappone dovrebbe essere un paese devoto all’unico veicolo. E invece il Gran Maestro Jikaku rubò la carica di capo dei preti della scuola che avrebbe dovuto essere devota al Sutra del Loto diventando invece un capo dei preti della dottrina della Vera parola e tutti i tremila preti del monte divennero suoi seguaci.

                                                                                                  Il Gran Maestro Kobo si accattivò la fiducia dell’imperatore Saga che era stato un sostenitore della scuola del Loto, e trasformò il palazzo imperiale in un tempio della scuola della Vera parola.

                                                                                                    L’imperatore Antoku considerava suo maestro il capo dei preti Myoun e lo incaricò di eseguire riti magici per sconfiggere il ministro di corte Yoritomo. Tuttavia, non solo furono entrambi puniti dal generale della destra Yoritomo, ma alla fine l’imperatore Antoku morì affogato nel mare occidentale e Myoun fu messo a morte da Yoshinaka.

                                                                                                      Il re Takahira convocò l’Amministratore del clero Jien, il capo dei preti Tendai e altri eminenti preti del To-ji, dell’Omuro e di altri templi, quarantuno uomini in tutto, e fece loro erigere un grande altare nel palazzo imperiale ove eseguirono incantesimi per sopraffare Yoshitoki, l’amministratore incaricato del settore occidentale della capitale. Ma il settimo giorno, che cadeva il quattordicesimo giorno del sesto mese, la capitale fu conquistata dalle forze di Yoshitoki, i sovrani25 vennero esiliati nella provincia di Oki o sull’isola di Sado, il capo dei preti, il prelato di Omuro26 e gli altri furono severamente rimproverati e alcuni ne furono così sconvolti da morirne.

                                                                                                        Se la gente della nostra epoca non riesce a capire la vera origine di questi eventi, è soltanto a causa della confusione sui meriti relativi del Sutra del Loto e del Sutra di Mahavairochana.

                                                                                                          E ora che il Giappone è di fronte alla minaccia di un attacco da parte del grande impero mongolo, abbiamo saputo che le autorità stanno impiegando le stesse infauste dottrine negli incantesimi per soggiogare i mongoli. Anche i rapporti giornalieri lo confermano. Come può non angustiarsi chi comprende davvero la situazione?

                                                                                                            Com’è tragico esser nati in un paese che offende l’insegnamento corretto e dover incontrare queste grandi sofferenze! Anche se possiamo evitare di offendere personalmente l’insegnamento corretto, come possiamo evitare la colpa di appartenere a una famiglia o a un paese che lo offende?

                                                                                                              Se vuoi evitare la colpa di appartenere a una famiglia di persone che offendono l’insegnamento corretto, parla ai tuoi genitori o fratelli di queste cose. Forse ti odieranno per questo, ma potrebbero anche credere alle tue parole.

                                                                                                                Se vuoi evitare la colpa di vivere in un paese in cui vi sono persone che offendono l’insegnamento corretto, dovresti fare rimostranze al sovrano anche se potrebbe condannarti a morte o all’esilio.

                                                                                                                  «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema»27 dice il Sutra del Loto. E il commentario specifica: «Il corpo è insignificante mentre la Legge è suprema. Si dovrebbe dare la vita per propagare la Legge»28.

                                                                                                                    Il motivo per cui, da innumerevoli kalpa passati sino a ora, non sei riuscito a conseguire la Buddità è che, quando si è verificata una situazione come questa, hai avuto troppa paura di parlare. E lo stesso sarà valido anche nel futuro.

                                                                                                                      Ora io, Nichiren, ho imparato queste cose per esperienza personale. Alcuni dei miei discepoli le comprendono, ma, temendo le accuse della società e facendo affidamento sulla vita, che è effimera come rugiada, rinnegano la fede, tengono le proprie convinzioni nascoste nel cuore o si comportano in maniera simile.

                                                                                                                        Un passo del Sutra del Loto afferma che questo sutra è «il più difficile da credere e il più difficile da comprendere»29 e ho imparato dalla mia stessa esperienza il valore di questo passo. Coloro che offendono la Legge sono numerosi come i granelli di polvere della terra; mentre i credenti sono pochi come il terriccio che può stare su un’unghia. I denigratori sono come un immenso mare e i sostenitori come una goccia d’acqua.

                                                                                                                          Sul monte T’ien-t’ai c’è una cascata alta mille piedi, chiamata la Porta del Drago. All’inizio della primavera i pesci vi si radunano e cercano di risalire la cascata e, se vi è un pesce su cento o su mille che riesce a farlo, diventerà un drago.

                                                                                                                            La corrente di questa cascata è più rapida di una freccia o di un fulmine. Oltre alla difficoltà di risalire la cascata, all’inizio della primavera vi sono anche i pescatori che si radunano nelle vicinanze e stendono centinaia e migliaia di reti per catturare il pesce oppure cercano di colpirlo con le frecce o pescarlo con i retini. E là si radunano anche aquile, falchi, nibbi, civette, tigri, lupi, cani e volpi che giorno e notte ghermiscono i pesci e li divorano. Così possono trascorrere anche dieci o vent’anni senza che nemmeno un solo pesce si trasformi in drago. È come una persona comune di umili origini che sogni di essere ammessa al palazzo imperiale o una donna di bassi natali che speri di diventare la sposa dell’imperatore.

                                                                                                                              Sappi che prendere fede nel Sutra del Loto è ancor più difficile.

                                                                                                                                Il Budda ci ha ammonito costantemente dicendo che, per quanto una persona osservi i precetti, per quanto elevata sia la sua saggezza e conoscenza del Sutra del Loto e delle altre scritture, se quella persona vede un nemico del Sutra del Loto e non lo denuncia, non lo deferisce al sovrano del paese, ma rimane in silenzio per paura degli altri, allora cadrà invariabilmente nella grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza. Supponiamo, per analogia, che qualcuno non abbia personalmente commesso alcuna azione sediziosa e tuttavia conosca qualcuno che sta progettando un tradimento: se non ne informa il sovrano, sarà colpevole dello stesso crimine di chi sta progettando il tradimento.

                                                                                                                                  Il Gran Maestro Nan-yüeh affermò: «Se qualcuno vede un nemico del Sutra del Loto e non lo rimprovera, diventa un denigratore della Legge e cadrà nell’inferno di incessante sofferenza»30. Anche un uomo di grande saggezza, se vede una persona simile e non la denuncia apertamente, cadrà nelle profondità dell’inferno di incessante sofferenza e non ne uscirà finché l’inferno esiste.

                                                                                                                                    Di conseguenza io, Nichiren, temendo questi ammonimenti del Budda, ho accusato tutti quelli che nel nostro paese lo meritavano e più di una volta sono stato condannato all’esilio e persino alla pena di morte. Ritenendo di aver ormai espiato i miei peccati e di essermi liberato da ogni colpa, ho lasciato Kamakura per venire ad abitare su questa montagna e da allora sono trascorsi sette anni.

                                                                                                                                      Lasciami descrivere questa montagna. In Giappone ci sono sette regioni periferiche ed essa si trova in quella chiamata Tokaido che è costituita da quindici province. Una di queste è la provincia di Kai che comprende i tre distretti di Iino, Mimaki e Hakiri; Minobu si trova nel distretto di Hakiri. È una remota regione montuosa che si estende su una superficie di più di venti ri nella parte nordoccidentale del distretto.

                                                                                                                                        A settentrione c’è il monte Minobu, a meridione il monte Takatori, a occidente il monte Shichimen e a oriente il monte Tenshi. Sono come fondali disposti sui quattro lati. Tutt’intorno scorrono quattro fiumi: nella parte posteriore il fiume Fuji, che scorre da nord a sud, e il fiume Haya, che scorre da ovest a est; nella parte anteriore il fiume Hakiri, che scorre da ovest a est, e il suo affluente, che forma una cascata e si chiama fiume Minobu. Potresti pensare che il Picco dell’Aquila si sia spostato dall’India centrale per stabilirsi qui e che il monte T’ien-t’ai sia stato trasportato qui dalla Cina.

                                                                                                                                          In mezzo a queste quattro montagne e a questi quattro fiumi c’è una zona pianeggiante non più grande del palmo di una mano dove ho costruito una piccola capanna per ripararmi dalla pioggia. Per costruire le mie quattro mura ho scortecciato gli alberi e indosso una veste di pelle di cervo morto per cause naturali. In primavera strappo le felci per nutrire il mio corpo e in autunno raccolgo la frutta per mantenermi in vita. Ma, dall’undicesimo mese dello scorso anno, la neve ha continuato ad accumularsi e ora che siamo al primo mese del nuovo anno sta ancora nevicando. La mia capanna è alta sette piedi, ma la neve raggiunge un’altezza di dieci piedi. Sono circondato da quattro mura di ghiaccio e i ghiaccioli che pendono dalle grondaie sono come una collana di pietre preziose che adorna il luogo della mia pratica religiosa, mentre dentro alla capanna invece del riso si ammucchia la neve.

                                                                                                                                            Anche in periodi normali è raro che qualcuno giunga sin qui e ora, con la neve così alta e le strade bloccate, nessuno viene a visitarmi. Così al momento sto espiando il karma che mi ha destinato a cadere negli otto inferni freddi e, lungi dal conseguire la Buddità in questa vita, sono simile all’uccello che soffre il freddo. Non mi rado più il capo e così sembro una quaglia e le mie vesti sono così rigide a causa del ghiaccio da assomigliare alle ali gelate dell’anatra mandarina.

                                                                                                                                              E in questo luogo, dove gli amici dei vecchi tempi non vengono mai a visitarmi, dove sono stato abbandonato anche dai miei stessi discepoli, tu mi hai mandato queste ciotole che io riempio di neve, facendo finta che sia riso, e dalle quali bevo l’acqua immaginando che sia brodo. Ti prego, soffermati a riflettere sugli effetti della tua gentilezza. C’è molto di più che desidererei dirti.

                                                                                                                                                Con profondo rispetto,

                                                                                                                                                  Nichiren

                                                                                                                                                    Il ventisettesimo giorno del primo mese del terzo anno di Koan (1280)

                                                                                                                                                      Risposta ad Akimoto Taro Hyoe

                                                                                                                                                          Cenni Storici

                                                                                                                                                          Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, per Akimoto Taro Hyoe-no-jo, un discepolo che viveva nel distretto di Imba della provincia di Shimosa. Sembra che Akimoto fosse parente di Toki Jonin e che avesse rapporti amichevoli con Soya Kyoshin e Ota Jomyo, due credenti laici che vivevano nella stessa zona e avevano abbracciato la fede nello stesso periodo. Nel 1260, dopo la persecuzione di Matsubagayatsu, il Daishonin aveva lasciato Kamakura stabilendosi presso Toki Jonin, nel distretto di Katsushika della provincia di Shimosa. Qui, nella sala del Loto costruita all’interno della residenza di Toki Jonin, aveva tenuto la cosiddetta “lezione di cento giorni” e probabilmente Akimoto si convertì attorno a quel periodo.

                                                                                                                                                          Tre mesi prima che il Daishonin scrivesse questa lettera si era verificata la persecuzione di Atsuhara, mentre l’esercito mongolo preparava una seconda invasione del Giappone e brutti presentimenti gravavano sulla popolazione. L’inverno a Minobu era estremamente rigido e il cibo scarseggiava. Fu in queste circostanze difficili, tagliato fuori dalla civiltà e senza il conforto di visite, che il Daishonin ricevette i doni di Akimoto.

                                                                                                                                                          La lettera inizia con un riferimento ai vasi cilindrici da lui inviati per spiegare l’importanza di coltivare un atteggiamento corretto nella fede. Un recipiente, osserva il Daishonin, può avere quattro difetti: essere rovesciato, perdere, essere contaminato o “essere mischiato”, vale a dire che il suo contenuto è un miscuglio. A questi difetti corrispondono gli ostacoli che si interpongono sulla strada dell’illuminazione.

                                                                                                                                                          Nella parte successiva della lettera il Daishonin chiarisce l’importanza di rimproverare l’offesa alla Legge e afferma che a causa della sua confutazione del Nembutsu e di altre scuole egli è diventato l’uomo più odiato di tutto il Giappone e si è attirato persecuzioni che hanno messo a repentaglio la sua vita. Fa notare inoltre che egli è il solo ad aver affrontato simili persecuzioni senza precedenti.

                                                                                                                                                          Il Daishonin elenca poi tre punti da comprendere quando si pratica il Sutra del Loto, che riguardano rispettivamente i singoli individui, le famiglie e i paesi che offendono la Legge, illustrando le conseguenze dell’essere inclusi in uno di questi tre gruppi. Rivela anche i benefici che si ottengono refutando l’offesa alla Legge e quale sia il modo di assicurare pace e tranquillità al proprio paese.

                                                                                                                                                          Il Daishonin introduce poi la storia della cascata chiamata Porta del Drago per spiegare l’estrema difficoltà di credere nel Sutra del Loto e conseguire la Buddità. Spiega inoltre il severo principio buddista di ammonire i denigratori della Legge, secondo il quale, per quanto una persona possa essere sapiente, se vede un nemico del Sutra del Loto e, per paura, non lo ammonisce cadrà nell’inferno di incessante sofferenza. Dichiara infine di aver affrontato grandi persecuzioni, maltrattamenti e ingiurie proprio per aver agito in accordo con questo inequivocabile principio e adesso, convinto di aver sradicato in questo modo le sue colpe passate, si è ritirato sul monte Minobu.

                                                                                                                                                          Note

                                                                                                                                                          1. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 131.
                                                                                                                                                          2. Divinità patrone: si riferisce al dio tutelare di un certo clan. Per esempio il clan Minamoto aveva come divinità tutelare il Grande Bodhisattva Hachiman.
                                                                                                                                                          3. Un essere che non appartiene al regno umano: giap. nin-pinin = umano ma non umano. È la traduzione del termine sanscrito kimnara, uno degli otto tipi di esseri non umani (vedi Glossario).
                                                                                                                                                          4. Semina, maturazione e raccolto: sono le tre fasi del processo con cui il Budda conduce le persone alla Buddità, corrispondenti alle fasi di crescita di una pianta. Dapprima il Budda pianta il seme della Buddità nella vita delle persone, poi lo coltiva aiutandole a praticare la Legge e infine le mette in grado di manifestare pienamente la Buddità.
                                                                                                                                                          5. Secondo il Sutra del Budda Vita Infinita, la Pura terra del Budda Amida è situata nella parte occidentale dell’universo. Le altre nove direzioni sono nord, sud, est, nord-ovest, nord-est, sud-est, sud-ovest, su e giù.
                                                                                                                                                          6. Si riferisce agli esilii di Izu e Sado.
                                                                                                                                                          7. Novanta sovrani umani: gli imperatori del Giappone, dal primo, Jimmu (r. 660-585 a.C. secondo Cronache del Giappone) al novantesimo Kameyama (r. 1259-1274).
                                                                                                                                                          8. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235: «Ho predicato diversi sutra, e fra questi il Sutra del Loto è il supremo!».
                                                                                                                                                          9. Questa frase si trova nel Trattato sui dieci stadi della mente di Kobo.
                                                                                                                                                          10. Questa frase si trova nelle annotazioni di Jikaku sul Sutra Susiddhikara.
                                                                                                                                                          11. La scuola Zen afferma che l’essenza del Buddismo si trasmette da mente a mente, piuttosto che attraverso i sutra.
                                                                                                                                                          12. Questa frase si trova in Lode alla rinascita nella Pura terra di Shan-tao.
                                                                                                                                                          13. Questa frase si trova in Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine di Tao-ch’o.
                                                                                                                                                          14. Sovrani delle tre dinastie: re Chou (XI sec. a.C. ca.), ultimo sovrano della dinastia Yin, re Chieh (XVII-XVI sec. a.C. ca.), ultimo sovrano della dinastia Hsia, e re Yu (m. 771 a.C.), ultimo sovrano della dinastia Chou occidentale. Infatuati delle consorti a cui dedicavano tutto il loro tempo, trascurarono i propri doveri ufficiali causando la caduta delle rispettive dinastie.
                                                                                                                                                          15. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                                                                                                                                                          16. Le “tre vesti” e la “ciotola per l’elemosina” simboleggiano l’austera vita del monaco. Erano le uniche cose che gli era concesso di possedere.
                                                                                                                                                          17. Annotazioni sul Sutra del Nirvana di Chang-an. Il passo completo è: «Chi distrugge o crea confusione nell’insegnamento del Budda, lo sta tradendo. Se uno è amico di una persona, ma manca della compassione di correggerla, in realtà è un suo nemico».
                                                                                                                                                          18. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.
                                                                                                                                                          19. Sukenari (1172 -1193) e Tokimune (1174-1193): noti anche come i fratelli Soga; guerrieri i cui padri furono uccisi nel 1176 da Kudo Suketsune, in seguito uomo di fiducia dello shogun Minamoto no Yoritomo. Nel 1193 vendicarono il padre uccidendo Kudo Suketsune mentre si trovava a una battuta di caccia, ospite di Yoritomo. Sukenari fu ucciso da un uomo di Kudo mentre Tokimune fu catturato e giustiziato.
                                                                                                                                                          20. Qui viene posta in evidenza l’importanza di refutare l’offesa alla Legge per evitare l’accusa di complicità. Anche se una persona non offende personalmente la Legge, se non rimprovera i membri della propria famiglia che lo fanno, oppure agisce in accordo con coloro che la offendono, sarà soggetta allo stesso destino.
                                                                                                                                                          21. Nel Commentario al Sutra della Rete di Brahma si cita un passo simile attribuendolo al Trattato sulla grande perfezione della saggezza.
                                                                                                                                                          22. Qui il Daishonin allude alle austerità praticate dall’asceta Colui che Aspira alla Legge e dal ragazzo delle Montagne Nevose; tali pratiche, insegna il Daishonin, non recano alcun beneficio nell’Ultimo giorno della Legge, né hanno il potere di impedire alle persone di offendere la Legge.
                                                                                                                                                          23. Taguchi Shigeyoshi (XII sec.): capo della potente famiglia di guerrieri di Awa, provincia del Giappone meridionale. Apparentemente era un sostenitore del clan Taira, ma in realtà rivelò al clan rivale dei Minamoto una serie di informazioni sui Taira, fra cui i loro punti deboli. Miura Yoshimura (m. 1239): generale di una potente famiglia di guerrieri nella provincia di Sagami, noto per il suo acume nelle questioni politiche. Promise di assistere Wada Yoshimori, anch’egli membro del clan Miura, durante la rivolta contro il clan dominante degli Hojo nel 1213, ma, all’ultimo momento, decise di schierarsi a favore degli Hojo, contribuendo alla sconfitta di Yoshimori.
                                                                                                                                                          24. Si riteneva che il Bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo assumesse varie forme per salvare gli esseri viventi; per questo viene ritratto in modi diversi. Vi sono vari sutra esoterici che fanno riferimento alle diverse forme di Percettore dei Suoni del Mondo, ad esempio Percettore dei Suoni del Mondo dagli undici volti o dalle mille braccia.
                                                                                                                                                          25. Sovrani: Takahira, o ex imperatore Gotoba (1180-1239), e Morihira, o ex imperatore Juntoku (1197-1242).
                                                                                                                                                          26. Prelato di Omuro: principe Dojo, figlio dell’imperatore Gotoba, che era entrato nel clero. In generale è il titolo che viene attribuito a un ex imperatore o principe che ha abbracciato la vita monastica e vive al Ninna-ji, un tempio della Vera parola a Kyoto. Omuro è un altro nome del Ninna-ji.
                                                                                                                                                          27. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.
                                                                                                                                                          28. Annotazioni sul Sutra del Nirvana.
                                                                                                                                                          29. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                                                                          30. Fonte sconosciuta. Un passo simile si trova in Sulle pratiche pacifiche del Sutra del Loto.
                                                                                                                                                          La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                                                                          istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                                                                          senzamotica
                                                                                                                                                          Eredità della vita
                                                                                                                                                          otto per mille
                                                                                                                                                          nuovo rinascimento
                                                                                                                                                          buddismo e società
                                                                                                                                                          volo continuo
                                                                                                                                                          esperia

                                                                                                                                                          © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

                                                                                                                                                          Gestisci consenso