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61. Lettera ai fratelli

RSND, VOLUME I

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Luogo sconosciuto, 1275. Indirizzata a Ikegami Munenaga e Ikegami Munenaka

Il Sutra del Loto è il cuore degli ottantamila insegnamenti e il nucleo delle dodici suddivisioni delle scritture. Tutti i Budda delle tre esistenze ottengono l’illuminazione prendendo questo sutra come maestro. I Budda delle dieci direzioni guidano gli esseri viventi usando come occhi l’insegnamento dell’unico veicolo.

    Esaminando la raccolta completa contenuta nel deposito dei sutra, ho scoperto che esistono due versioni dei sutra e dei trattati portati in Cina tra l’era Yung-p’ing del tardo periodo Han e la fine della dinastia T’ang1. Ci sono 5.048 volumi delle vecchie traduzioni2 e 7.399 delle nuove traduzioni. Ciascun sutra afferma, in virtù del suo contenuto, di essere l’insegnamento più alto di tutti. Tuttavia, il confronto rivela che il Sutra del Loto è superiore a tutti gli altri come il cielo alla terra; s’innalza su di essi come una nuvola al di sopra del fango sul terreno. Se paragoniamo gli altri sutra alle stelle, il Sutra del Loto è come la luna; se questi sono luminosi come torce o falò, come le stelle o la luna, il Sutra del Loto è luminoso come il sole. Questo se li paragoniamo in generale.

      In particolare, il Sutra del Loto contiene venti notevoli princìpi. I due più importanti sono gli insegnamenti di “tanti kalpa fa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi” e di “tanti kalpa fa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi”. Il primo è spiegato nel terzo volume, nel capitolo “Parabola della città fantasma”. Supponiamo che qualcuno riduca in polvere un intero sistema maggiore di mondi; poi, portando con sé la polvere, si diriga verso est e, dopo aver superato mille sistemi maggiori di mondi, lasci cadere un granello, dopo altre mille sistemi maggiori di mondi lasci cadere un secondo granello e continui in questo modo finché non abbia esaurito tutti i granelli dell’intero sistema maggiore di mondi. Quindi riduca in polvere tutti i sistemi maggiori di mondi superati, quelli in cui ha lasciato cadere un granello e quelli in cui non l’ha fatto cadere; metta questi granelli di polvere in fila, facendo trascorrere un intero kalpa per collocare ciascun granello. Quando il primo kalpa è trascorso, egli colloca il secondo granello e poi il terzo, finché sono trascorsi tanti kalpa quanti sono i granelli di polvere. Il tempo impiegato per sistemare tutti questi granelli di polvere è chiamato “tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi”.

        Tanto tempo fa, in un passato remoto “tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi”, i tre gruppi di ascoltatori della voce, fra cui Shariputra, Mahakashyapa, Ananda e Rahula, appresero il Sutra del Loto da un bodhisattva che era il sedicesimo figlio del Budda Grande Saggezza Universale. Tuttavia, ingannati da influenze malvagie, infine abbandonarono il Sutra del Loto e ritornarono ai sutra della Ghirlanda di fiori, della Saggezza, della Grande raccolta, o del Nirvana, o ancora più in basso ai sutra di Mahavairochana, dei Profondi segreti o della Meditazione, o addirittura fino agli insegnamenti hinayana dei sutra Agama. Continuando questa discesa, trascorsero alcune vite nella pratica della bontà nei mondi umano e celeste e infine caddero nei cattivi sentieri. Durante questi kalpa equivalenti ai granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi, nacquero il più delle volte nell’inferno della sofferenza incessante, talvolta nei sette inferni maggiori o, più raramente, negli altri cento e più inferni3. In rarissime occasioni rinacquero nel mondo degli spiriti affamati, degli animali o degli asura e solo dopo tanti kalpa quanti i granelli di polvere furono in grado di rinascere nei mondi umano e celeste.

          Il secondo volume del Sutra del Loto afferma: «Abiterà sempre nell’inferno sguazzandoci come fosse un giardino, e guarderà a tutti i cattivi sentieri dell’esistenza come fossero la sua dimora»4. Quelli che commettono le dieci azioni malvagie cadono nell’inferno della tortura della continua rinascita o nell’inferno delle corde nere5 dove devono trascorrere cinquecento vite o mille anni d’inferno. Quelli che commettono i cinque peccati capitali cadono nell’inferno di incessante sofferenza e, dopo esservi rimasti per un kalpa medio, nascono di nuovo in questo mondo.

            Perché, allora, quelli che abbandonano il Sutra del Loto cadono nell’inferno di incessante sofferenza e devono rimanervi per un numero così immenso di kalpa? La colpa di abbandonare la fede nel Sutra del Loto sul momento non sembra terribile come uccidere i propri genitori. Comunque, anche se qualcuno uccidesse i propri genitori in una, due, dieci, cento, mille, diecimila, centomila, un milione o persino cento milioni di vite, non dovrebbe rimanere nell’inferno per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi. Anche se qualcuno uccidesse uno, due, dieci, cento, mille, diecimila o persino cento milioni di Budda, deve forse dimorare nell’inferno per la durata di tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi? I tre gruppi di ascoltatori della voce, tuttavia, dovettero soffrire per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi e i grandi bodhisattva per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi, a causa della colpa di aver abbandonato il Sutra del Loto. Ciò dimostra quanto tale colpa sia grave al di là di ogni immaginazione.

              Per spiegare con un esempio, se qualcuno colpisce l’aria con un pugno non si fa male, ma se colpisce una roccia sentirà dolore. La colpa di uccidere una persona malvagia è leggera se paragonata a quella, che è grave, di uccidere una persona virtuosa; uccidere un estraneo è come colpire del fango con un pugno, ma uccidere i propri genitori è come colpire una roccia. Un cane che abbaia a un cervo non si romperà la testa, ma se abbaia a un leone le sue viscere marciranno. Un asura cercò di ingoiare il sole e la luna e la sua testa si ruppe in sette pezzi. Poiché Devadatta ferì il Budda, la terra si aprì e lo inghiottì vivo. La gravità di una colpa dipende da chi viene danneggiato6.

                Il Sutra del Loto è l’occhio di tutti i Budda. È il maestro originale del Budda Shakyamuni stesso, il signore degli insegnamenti. Se qualcuno ne rinnega un carattere o persino un singolo tratto, commette una colpa più grave di uccidere i propri genitori dieci milioni di volte o di spargere il sangue di tutti i Budda delle dieci direzioni. Per questo motivo coloro che dimenticarono il Sutra del Loto dovettero soffrire per la durata di tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi o di tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi. Inoltre, è estremamente difficile incontrare una persona che esponga questo sutra esattamente come il sutra insegna. È ancor più difficile che per una tartaruga con un occhio solo trovare un legno di sandalo galleggiante o per qualcuno appendere al cielo il monte Sumeru con la fibra di uno stelo di loto7.

                  Il Gran Maestro Tz’u-en era discepolo del Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang e insegnante dell’imperatore T’ai-tsung. Era un santo che conosceva a memoria non solo le scritture sanscrite e cinesi, ma anche tutti i sutra del Budda. Di lui si dice che le ceneri del Budda cadevano dal suo pennello e che dai suoi denti emanava luce8. I suoi contemporanei lo rispettavano come se fosse il sole e la luna e i posteri lo venerarono come una guida illuminata. Ciò nonostante, il Gran Maestro Dengyo lo denunciò scrivendo: «Anche se loda il Sutra del Loto, ne uccide il cuore»9. La citazione significa che, pur volendo lodare il Sutra del Loto, in ultima analisi lo distruggeva.

                    Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei era una volta il re di Udyana in India. Abdicò al trono, divenne monaco e nel corso della sua pratica buddista viaggiò in più di cinquanta paesi dell’India, pervenendo infine a una profonda conoscenza degli insegnamenti essoterici ed esoterici del Buddismo. Più tardi andò in Cina e divenne maestro dell’imperatore Hsüan-tsung. Da allora in Cina e Giappone tutti i preti della Vera parola sono suoi seguaci. Pur essendo una così nobile persona, morì all’improvviso, tormentato da Yama, il re dell’inferno, benché nessuno ne sappia il motivo.

                      Nichiren ritiene che questo sia accaduto perché Shan-wu-wei fu dapprima un devoto del Sutra del Loto ma, quando lesse il Sutra di Mahavairochana, lo dichiarò superiore al Sutra del Loto. Allo stesso modo, Shariputra, Maudgalyayana e gli altri furono destinati a vagare nei cattivi sentieri dell’esistenza per un periodo di tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi o di tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi, non perché avevano commesso le dieci azioni malvagie o i cinque peccati capitali, né perché avevano commesso atti di ribellione o qualcun altro degli otto crimini10, ma perché incontrarono persone che esercitarono su di loro un’influenza malvagia, abbandonarono il Sutra del Loto e presero fede negli insegnamenti provvisori.

                        Secondo il Gran Maestro T’ien-t’ai, «Se incontrano un cattivo amico, perderanno la loro vera mente»11.“Vera mente” significa mente che crede nel Sutra del Loto, mentre “perdere” significa tradire la fede in esso e seguire altri sutra. Il sutra afferma: «…ma quando viene data loro la medicina, rifiutano di prenderla»12. Il Gran Maestro T’ien-t’ai dichiarò: «Quelli che avevano perso la propria mente non vollero prendere l’eccellente medicina che veniva offerta loro. Errando nel ciclo di nascita e morte, fuggirono in altri paesi»13.

                          Stando così le cose, i credenti del Sutra del Loto devono temere coloro che cercano di ostacolare la loro pratica più di quanto temono i banditi, i ladri, i predoni notturni, le tigri, i lupi o i leoni, e persino più dell’invasione mongola. Questo mondo è il dominio del re demone del sesto cielo. Tutti gli esseri umani sono suoi sudditi sin dal tempo senza inizio. Egli non solo ha costruito la prigione dei venticinque regni14 dell’esistenza all’interno dei sei sentieri, confinandovi l’umanità intera, ma ha anche posto il giogo della moglie e dei figli, e teso le reti dei genitori e del sovrano per impedire l’accesso al cielo. Per offuscare la vera mente della natura di Budda, egli induce le persone a bere il vino di avidità, collera e stupidità, e serve loro soltanto pietanze avvelenate che le lasciano prostrate sul terreno dei tre cattivi sentieri. Quando incontra qualcuno che ha rivolto il suo cuore al bene15, cerca di ostacolarlo. È deciso a far cadere nel male i credenti del Sutra del Loto e, se non ci riesce, cerca di ingannarli gradualmente allettandoli a indirizzarsi verso il Sutra della Ghirlanda di fiori che è simile al Sutra del Loto.

                            Così fecero i preti Tu-shun, Chih-yen, Fa-tsang e Ch’eng-kuan16. Chia-hsiang e Seng-ch’üan furono i cattivi compagni che ingannarono abilmente i credenti del Sutra del Loto facendoli regredire ai sutra della Saggezza. Hsüan-tsang e Tz’u-en li guidarono verso il Sutra dei Profondi segreti, mentre Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-k’ung, Kobo, Jikaku e Chisho li ingannarono facendo loro seguire il Sutra di Mahavairochana. Bodhidharma e Hui-k’o li sviarono nella scuola Zen, Shan-tao e Honen li indussero con l’inganno a credere al Sutra della Meditazione. In ciascun caso il re demone del sesto cielo aveva posseduto questi sapienti affinché ingannassero la brava gente, proprio come predetto nel quinto volume del Sutra del Loto: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone»17.

                              Il grande demone dell’oscurità fondamentale può entrare persino nei corpi dei bodhisattva che abbiano raggiunto lo stadio di illuminazione quasi perfetta, impedendo loro di ottenere il beneficio supremo del Sutra del Loto: la perfetta illuminazione. Tanto più facilmente può ostacolare chi si trova negli stadi inferiori della pratica. Il re demone del sesto cielo entra nel corpo della moglie e dei figli di un uomo, inducendoli a sviare il marito o il genitore. E può anche possedere il sovrano per minacciare il devoto del Sutra del Loto o i genitori affinché rimproverino i figli che pure nutrono devozione filiale nei loro confronti.

                                Il principe Siddhartha voleva rinunciare al proprio titolo, ma suo figlio Rahula era già stato concepito e perciò suo padre, il re Shuddhodana, lo ammonì di attendere la nascita del figlio prima di partire per farsi monaco. Il demone approfittò della situazione e ritardò la nascita del bambino per sei anni.

                                  Nel lontano passato Shariputra iniziò a praticare le austerità del bodhisattva durante l’ultima epoca dopo la morte del Budda Zentara. Aveva già praticato per sessanta kalpa, quando il re demone del sesto cielo si preoccupò perché in altri quaranta kalpa Shariputra avrebbe completato la sua pratica. Il demone si travestì quindi da brahmano e implorò Shariputra di dargli un occhio. Shariputra glielo diede, ma da quel momento perse la voglia di praticare e smise, cadendo nell’inferno di sofferenza incessante per innumerevoli kalpa.18 Nell’epoca successiva alla morte del Budda Grande Ornamento, seicentottanta milioni di credenti laici, ingannati dal monaco Riva della Sofferenza e da altri tre monaci, denunciarono il monaco Pratica Universale, cadendo così nello stesso inferno per tanti kalpa quanti sono i granelli di polvere sulla terra. Gli uomini e le donne dell’ultima epoca successiva alla morte del Budda Re Ruggito del Leone seguirono il monaco Intento Superiore che osservava i precetti, ma derisero il monaco Radice di Gioia e caddero anch’essi nell’inferno, dove rimasero per innumerevoli kalpa.

                                    Lo stesso vale per i discepoli e i sostenitori laici di Nichiren. Il Sutra del Loto dice: «E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»19. Dice anche: «Nel mondo dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi»20. Il Sutra del Nirvana afferma: «Soffrendo in questa vita di morte improvvisa, rimproveri, insulti o umiliazioni, colpi di frusta o bastone, prigionia, fame, avversità o altre simili difficoltà minori, si potrà evitare di cadere nell’inferno». Nel Sutra del Parinirvana si legge: «Potranno mancare di vesti e di cibo, cercare invano la ricchezza, nascere in una famiglia povera e di umile condizione sociale o che nutre opinioni errate, essere perseguitate dal sovrano. Esse possono andare soggette a varie altre sofferenze o retribuzioni. È grazie ai meriti acquisiti proteggendo la Legge che si può diminuire in questa vita la propria sofferenza e retribuzione».

                                      Ciò significa che noi, che ora crediamo nel corretto insegnamento, nel passato commettemmo la colpa di perseguitare coloro che lo praticavano e nel futuro dovremo cadere in un terribile inferno. Tuttavia, i meriti acquisiti praticando il corretto insegnamento sono così grandi che, incontrando sofferenze relativamente minori in questa vita, ci permettono di cambiare il karma che ci destinerebbe a grandi sofferenze future. Come afferma il sutra, la propria passata offesa potrebbe causarci varie retribuzioni, come nascere in una famiglia povera o con credenze errate o essere perseguitati dal proprio sovrano. Per “famiglia con credenze errate” si intende una famiglia che offende il corretto insegnamento e “essere perseguitati dal sovrano” significa vivere nel regno di un sovrano malvagio. Questi sono i due tipi di grande difficoltà che ora voi state incontrando. Affinché possiate espiare la colpa delle vostre passate offese al corretto insegnamento ora venite ostacolati dai vostri genitori, che nutrono opinioni errate e dovete vivere nell’epoca di un sovrano che perseguita il devoto del Sutra del Loto. Le parole del sutra sono assolutamente chiare. Non dovete mai dubitare di aver offeso il corretto insegnamento nel passato. Se ne dubitate, non riuscirete ad affrontare le avversità minori di questa vita e potreste cedere all’opposizione di vostro padre e abbandonare il Sutra del Loto anche contro la vostra volontà. Ricordate che, se ciò dovesse accadere, non solo voi cadreste nell’inferno di incessante sofferenza, ma anche i vostri amati genitori cadrebbero nel grande inferno Avichi causando a voi tutti un dolore indescrivibile. La cosa importante è una grande determinazione di raggiungere la via.

                                        Voi due avete continuato ad aver fede nel Sutra del Loto e perciò vi state liberando delle gravi colpe commesse in passato. Forgiando il ferro, tutti i suoi difetti vengono in superficie. Una roccia messa sul fuoco si ridurrà in cenere, mentre l’oro diverrà oro puro. Questa prova, più d’ogni altra cosa, dimostrerà l’autenticità della vostra fede e le dieci fanciulle demoni del Sutra del Loto vi proteggeranno. Il demone che apparve per mettere alla prova il ragazzo delle Montagne Nevose era in realtà Shakra. La colomba salvata dal re Shibi era in realtà il re celeste Vaishravana21. È anche possibile che le dieci fanciulle demoni abbiano posseduto i vostri genitori e vi stiano tormentando per mettere alla prova la vostra fede. Ogni debolezza [nella fede] sarà causa di rimpianto. Se il carro che sta davanti si rovescia nella strada, è un avvertimento per quello che viene dietro.

                                          In un’epoca come questa, non si può far altro che anelare alla via. Potete anche odiare questo mondo, ma non c’è modo di sfuggirlo. Tutti i giapponesi saranno sicuramente colpiti da una grande sfortuna nell’immediato futuro. La rivolta22 che scoppiò l’undicesimo giorno del secondo mese del nono anno di Bun’ei (1272) fu come una tempesta che strappa via i fiori dagli alberi o un rogo che brucia rotoli di seta. Chi può non detestare un mondo come questo?

                                            Nel decimo mese dell’undicesimo anno di Bun’ei (1274), l’intera popolazione giapponese delle isole di Iki e Tsushima23 fu massacrata in un sol colpo. Come possiamo dire che tutto ciò non ci riguarda? Come dovevano essere angosciati i soldati che partivano per affrontare gli invasori, che abbandonavano i genitori anziani, i bambini piccoli, le giovani mogli e le amate case per andare a difendere inutilmente il mare! Vedevano nuvole all’orizzonte e immaginavano che fossero bandiere nemiche, scambiavano barche di pescatori per navi da guerra mongole e rimanevano paralizzati dal terrore. Una o due volte al giorno si arrampicavano sulle colline per scrutare il mare. Tre o quattro volte durante la notte montavano e smontavano le selle dei loro cavalli. Era come se fossero caduti da vivi nel mondo degli asura. Tutto questo, come del resto le pene che state subendo, è dovuto al fatto che il sovrano di questo paese è diventato nemico del Sutra del Loto. E a istigarlo sono stati coloro che offendono l’insegnamento corretto, cioè gli osservanti dei precetti, i preti Nembutsu e quelli della Vera parola. Dovete riuscire a superare questa prova e verificare di persona i benefici del Sutra del Loto. Anche Nichiren invocherà ardentemente per voi gli dèi celesti. Ora più che mai non dovete né dimostrare né provare paura.

                                              In generale le donne sono timorose, e le vostre mogli probabilmente hanno abbandonato la fede. Ma voi dovete stringere i denti e mantenere una fede più forte che mai. Siate coraggiosi come Nichiren quando affrontò Hei-no Saemon-no-jo e parlò davanti a lui. Sebbene non seguissero la strada per la Buddità, i figli del signore di Wada e del governatore di Wakasa24, come pure i guerrieri agli ordini di Masakado e Sadato, combatterono fino alla morte per difendere il proprio onore. Tutti devono morire, anche se non accade alcuna disgrazia. Perciò non dovete mai essere codardi o vi renderete ridicoli.

                                                Poiché sono molto preoccupato, vi racconterò una storia molto importante per voi. C’erano due principi chiamati Po I e Shu Ch’i che erano figli del re di Ku-chu in Cina. Il padre aveva nominato erede al trono il figlio minore, Shu Ch’i, il quale però dopo la morte del padre si rifiutò di salire al trono. Po I esortò Shu Ch’i ad assumere il titolo, ma Shu Ch’i insistette che toccava al fratello maggiore. Po I insistette, chiedendogli come potesse contraddire la volontà di loro padre. Shu Ch’i rispose che, anche se il testamento del padre lo aveva nominato erede al trono, egli non poteva sopportare di mettere da parte il fratello maggiore.

                                                  Entrambi i fratelli perciò abbandonarono la terra dei loro genitori e andarono in un altro paese dove entrarono al servizio del re Wen di Chou. Poco dopo il paese venne attaccato e il re Wen fu ucciso dal re Chou della dinastia Yin. Dopo meno di cento giorni dalla morte del re Wen, il figlio, re Wu, si preparò a combattere contro il re Chou, ma Po I e Shu Ch’i, afferrando le briglie del suo cavallo, si sforzarono di dissuaderlo dicendo: «Dovreste restare in lutto per tre anni dopo la morte di vostro padre. Iniziare una guerra ora sarebbe una mancanza di pietà filiale». Il re Wu si infuriò sentendo ciò e stava quasi per ucciderli entrambi, ma T’ai-kung Wang, il consigliere reale, lo trattenne.

                                                    I due fratelli, non volendo più avere a che fare con un simile re, partirono per isolarsi sul monte Shou-yang dove vissero unicamente di felci. Un giorno una persona di nome Ma Tzu passò di lì e chiese: «Perché vi siete nascosti in un posto come questo?». Essi gli raccontarono tutta la storia e Ma Tzu osservò: «Se è così, non appartengono al re anche queste felci?». Così rimproverati, smisero immediatamente di mangiare quelle piante.

                                                      Ma il cielo non abbandona le persone degne. Così apparve una divinità sotto le sembianze di una cerva bianca che fornì loro del latte. Dopo che la cerva se ne fu andata, Shu Ch’i disse: «Se il latte della cerva bianca è così dolce da bere, la sua carne deve essere ancora più gustosa». Po I cercò di zittirlo, ma il cielo aveva già udito le sue parole e i fratelli furono subito abbandonati. Così alla fine morirono di fame. Anche se una persona agisce saggiamente per tutta la vita, una sola parola può rovinarla. Non sapendo quali pensieri si agitino nei vostri cuori, mi preoccupo molto per voi.

                                                        Quando il Tathagata Shakyamuni era un principe, suo padre, il re Shuddhodana, non tollerando di perdere il suo unico erede, non gli permise di rinunciare alla sua regale posizione. Il re mise duemila soldati di guardia alle quattro porte della città per impedirgli di partire. Nonostante ciò, il principe alla fine abbandonò il palazzo contro il volere del padre. Nelle questioni mondane, è dovere del figlio obbedire ai genitori, però, sulla strada della Buddità non obbedire loro può essere la vera devozione filiale. Il Sutra dell’Osservazione della mente come la terra spiega l’essenza della devozione filiale come segue: «Rinunciando ai propri obblighi per entrare nella vita buddista, una persona può veramente ripagare tali debiti di gratitudine fino in fondo»25. Questo vuol dire che se qualcuno, per entrare nella vera via, lascia la propria casa contro la volontà dei genitori e consegue la Buddità, può ripagare veramente il suo debito di gratitudine verso di loro.

                                                          Anche nelle questioni terrene, se i genitori fomentano una rivolta, è proprio dovere filiale non seguirli. Questo si legge nel Classico della pietà filiale. Quando il Gran Maestro T’ien-t’ai iniziò a meditare sul Sutra del Loto, vide i propri genitori defunti seduti in grembo per ostacolare la sua pratica del Buddismo. Questo fu opera del demone celeste che prese le sembianze del padre e della madre al fine di ostacolarlo.

                                                            Ho appena citato la storia di Po I e Shu Ch’i, ma c’è un’altra lezione che dovreste imparare dalla storia. L’imperatore Ojin, che ora è il Grande Bodhisattva Hachiman, era il sedicesimo sovrano del Giappone. Questo imperatore aveva due figli: il primo era il principe Nintoku e il secondo il principe Uji. L’imperatore lasciò il trono al figlio minore, Uji. Dopo la morte del padre, Uji disse che doveva salire al trono il fratello maggiore, ma il fratello maggiore lo rimproverò dicendo: «Come puoi rifiutarti di obbedire alla volontà di nostro padre?».

                                                              Continuarono a discutere a lungo e per tre anni nessuno salì al trono. Il popolo soffriva in modo indescrivibile, era come se una maledizione avesse colpito il paese. Alla fine il principe Uji pensò: «Finché io vivrò, mio fratello non salirà al trono» e si suicidò. Il principe Nintoku per il gran dolore cadde nella disperazione. Vedendo ciò, il principe Uji resuscitò, incoraggiò il fratello, dopodiché morì un’altra volta. Si narra che quando Nintoku alla fine salì al trono, il paese divenne pacifico e i tre regni coreani di Silla, Paekche e Koguryo˘26 inviarono ottanta navi cariche di tributi.

                                                                Esistono poi casi in cui anche tra i figli di re saggi non vi furono buone relazioni. Quali legami hanno permesso a voi due fratelli di proseguire in buona armonia? Potreste essere i principi Puro Forziere e Puro Occhio rinati o le incarnazioni dei bodhisattva Re della Medicina e Medicina Superiore27? Quando vostro padre ripudiò Tayu no Sakan, mi aspettavo che Hyoe no Sakan non si sarebbe schierato con suo fratello, rendendo ancora più difficile il chiarimento dei dubbi del padre e l’annullamento del provvedimento col quale lo aveva ripudiato. Però, se è vero ciò che mi ha detto Tsuruo, voi siete in perfetto accordo. Sono stato così felice di questa notizia veramente sorprendente, che ho scritto un’altra lettera. Potrà mai esserci una storia meravigliosa come la vostra?

                                                                  Nel libro Cronache delle regioni occidentali si narra di un eremita che viveva nel Parco dei Cervi a Varanasi, in India, nella speranza di impadronirsi dei poteri occulti. Aveva già imparato a trasformare cocci e sassi in gioielli e a mutare l’aspetto degli uomini e degli animali, ma non sapeva ancora cavalcare i venti e le nuvole per volare al Palazzo degli Immortali. A questo scopo, prese come apprendista un uomo di grande integrità. Dopo avergli dato una lunga spada, l’eremita lo istruì di restare in piedi in un angolo del palco per la meditazione, dicendogli di trattenere il fiato e non dire una parola. Se il discepolo fosse rimasto in silenzio per tutta la notte fino all’alba, l’eremita era certo di apprendere le arti occulte. Determinato, l’eremita sedette al centro del palco con in mano un’altra lunga spada e recitò gli incantesimi. Fece pronunciare un voto al suo apprendista: «Anche a costo della tua vita, non dire nulla!». L’uomo rispose: «Anche se muoio, nessuna parola uscirà da queste labbra».

                                                                    In questo modo trascorsero la notte, ma appena l’alba stava per spuntare, l’apprendista urlò improvvisamente e l’eremita fallì nel suo tentativo. Rimproverò allora l’uomo urlando: «Come hai potuto infrangere il tuo voto? Questo è deplorevole!». Profondamente pentito, questi rispose: «Mi sono assopito per un momento e in sogno mi è apparso il mio precedente mae­stro che mi ha rimproverato. Però io ho resistito, non ho proferito parola perché il mio debito di gratitudine verso di voi è più grande. Il mio precedente maestro si è infuriato e ha minacciato di decapitarmi, ma nemmeno allora ho detto nulla. Alla fine sono stato decapitato e, quando ho visto il mio cadavere in viaggio sul sentiero che conduce dalla morte alla prossima vita, il mio dolore è stato indescrivibile. Però, non ho parlato. Poi sono rinato in una famiglia di brahmani nell’India meridionale. Il dolore che ho provato entrando e uscendo dall’utero è stato insopportabile, ma ho trattenuto il respiro senza piangere. Sono diventato un giovane uomo e ho preso moglie. I miei genitori sono morti, mi è nato un figlio, ho provato dolore e gioia, ma non ho detto una parola. Vivendo in questo modo, ho raggiunto l’età di sessantacinque anni. Allora mia moglie mi ha detto: “Se rifiuti ancora di parlare, ucciderò il tuo amato figlio”. Mi è passato per la mente il pensiero che ero già arrivato agli ultimi anni della mia vita e che, se mio figlio fosse stato ucciso, non avrei potuto generarne un altro. Sentendo che dovevo urlare, mi sono svegliato improvvisamente».

                                                                      L’eremita disse: «Non siamo stati abbastanza forti. Tu e io siamo stati sconfitti da un demone. Il nostro compito è fallito». Lamentandosi quell’uomo integro disse: «A causa della debolezza della mia volontà, voi non avete potuto dominare i poteri occulti». L’eremita con rincrescimento rispose: «È colpa mia perché non ti ho ammonito abbastanza in anticipo». Nonostante ciò, si narra che il discepolo fu così addolorato di non essere riuscito a compiere il proprio dovere nei confronti dell’eremita che continuò a rimuginarci sopra fino a morirne.

                                                                        In Cina le arti occulte si svilupparono dal Confucianesimo, in India si trovano fra gli insegnamenti non buddisti. Però non si avvicinano nemmeno ai primitivi insegnamenti dei sutra Agama e tanto meno all’insegnamento di condivisione, all’insegnamento specifico o all’insegnamento perfetto. Perciò, come potrebbero reggere il confronto con il Sutra del Loto? Se i quattro demoni si oppongono ferocemente persino all’apprendimento di un’arte superficiale come l’occultismo, molto più grandi saranno gli ostacoli che incontreranno i discepoli e i seguaci laici della prima persona che in Giappone ha abbracciato e propagato i sette caratteri di Nam-myoho-renge-kyo, il supremo principio del Sutra del Loto. È impossibile immaginarli e tanto meno descriverli.

                                                                          Grande concentrazione e visione profonda è il capolavoro del Gran Maestro T’ien-t’ai e contiene l’essenza di tutti i sacri insegnamenti del Budda. Durante i cinquecento anni e più successivi all’introduzione del Buddismo in Cina, comparvero dieci maestri, sette a nord e tre a sud28. La loro saggezza era luminosa come il sole e la luna e la loro virtù era lodata ovunque nel paese, eppure erano confusi riguardo a quale sutra fosse superficiale o profondo, inferiore o superiore e in quale ordine fossero stati predicati. Il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che non solo chiarì gli insegnamenti buddisti, ma estrasse, dal deposito dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, il gioiello che esaudisce i desideri del singolo istante di vita che comprende tremila regni e lo donò alla gente dei tre paesi29. Questa dottrina ebbe origine in Cina. Nemmeno i maggiori studiosi dell’India l’avevano formulata. Così scrisse il Gran Maestro Chang-an: «Non si era mai udito prima un insegnamento luminoso e sereno come Grande concentrazione e visione profonda»30 e «Anche i grandi eruditi indiani non erano alla sua altezza»31.

                                                                            La dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita rivelata nel quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda è particolarmente profonda. Se la propagate, i demoni sorgeranno certamente. Se così non fosse, non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento. In un passo dello stesso volume si legge: «Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono in maniera disorientante, facendo a gara per interferire. […] Non dovete farvi influenzare né spaventare da loro. Se vi fate influenzare da loro, sarete trascinati nei sentieri del male. Se vi fate spaventare, vi sarà impedito di praticare il corretto insegnamento». Questa spiegazione non si applica solo a Nichiren, ma è anche una guida per i suoi discepoli. Imparatela rispettosamente e trasmettetela come verità di fede alle generazioni future.

                                                                              I tre ostacoli in questo passo sono: l’ostacolo delle illusioni e dei desideri, l’ostacolo del karma e l’ostacolo della retribuzione. L’ostacolo delle illusioni e dei desideri corrisponde agli impedimenti nella pratica personale che sorgono da avidità, collera, stupidità e da cose di questo genere; l’ostacolo del karma sono gli impedimenti rappresentati dalla moglie o dai figli, e l’ostacolo della retribuzione sono gli impedimenti causati dal proprio sovrano o dai genitori. Dei quattro demoni, le funzioni del re demone del sesto cielo sono di quest’ultimo tipo.

                                                                                Oggi in Giappone molti pretendono di conoscere a fondo Grande concentrazione e visione profonda, ma c’è qualcuno che ha veramente incontrato i tre ostacoli e i quattro demoni? L’affermazione «Se vi fate influenzare da loro, sarete trascinati nei sentieri del male» non indica semplicemente i tre cattivi sentieri, ma anche i mondi degli esseri umani e celesti, e in generale tutti i nove mondi. Perciò, tranne il Sutra del Loto, tutti i sutra, della Ghirlanda di fiori, Agama, Corretti ed equi, della Saggezza e anche il Sutra del Nirvana e il Sutra di Mahavairochana, conducono nei sentieri del male. Inoltre, a eccezione della scuola Tendai, gli adepti delle altre sette scuole32 sono in realtà guardiani dell’inferno che spingono gli altri verso i cattivi sentieri. Persino nella scuola Tendai ci sono alcuni che professano fede nel Sutra del Loto, ma in realtà conducono verso gli insegnamenti precedenti a esso; anch’essi sono guardiani dell’inferno che fanno cadere le persone nei cattivi sentieri.

                                                                                  Ora voi due fratelli siete come l’eremita e l’uomo di grande integrità: se uno dei due manca, entrambi non riuscirete a conseguire la Buddità. Siete come le due ali di un uccello o come i due occhi di una persona. E le vostre mogli sono il vostro sostegno33. Le donne sostengono e così facendo vengono sostenute34. Quando il marito è felice, sua moglie sarà soddisfatta. Se il marito è un ladro, anche sua moglie lo diventerà. Questo non riguarda soltanto questa vita. Un uomo e sua moglie sono come il corpo e l’ombra, come i fiori e i frutti o come le radici e le foglie, in tutte le esistenze. Gli insetti si nutrono degli alberi su cui vivono e i pesci bevono l’acqua nella quale nuotano. Se l’erba appassisce, le orchidee soffrono, se i pini sono fiorenti, i cipressi gioiscono35. Persino gli alberi e l’erba sono così strettamente legati. L’uccello chiamato hiyoku ha un corpo e due teste: entrambe le sue bocche nutrono lo stesso corpo. I pesci himoku hanno un occhio solo, così il maschio e la femmina restano insieme per tutta la vita. Un marito e una moglie dovrebbero essere come loro.

                                                                                    Voi due mogli non dovreste risentirvi se i vostri mariti dovessero maltrattarvi a causa della vostra fede in questo insegnamento. Se entrambe vi unite per incoraggiare la loro fede, seguirete il sentiero della figlia del re drago e sarete il modello delle donne che ottengono l’illuminazione nella malvagia ultima epoca. Se agirete in questo modo qualunque cosa accada, io, Nichiren, dirò ai due santi e ai due re celesti36, alle dieci fanciulle demoni e ai Budda Shakyamuni e Molti Tesori di farvi diventare Budda in ogni futura esistenza. Il Sutra delle Sei paramita dice che si deve diventare maestri della propria mente e non lasciare che la mente sia la propria maestra37.

                                                                                      Qualunque difficoltà possa sorgere, consideratela passeggera come un sogno e pensate solo al Sutra del Loto. All’inizio era molto difficile credere all’insegnamento di Nichiren, ma ora che le sue profezie si sono avverate, quelli che mi calunniarono senza motivo hanno dovuto pentirsi. Anche se altri uomini e donne in futuro diventeranno miei discepoli, non vi sostituiranno nel mio cuore. Tra coloro che hanno creduto per primi, molti hanno poi abbandonato la fede temendo di essere rifiutati dalla società. Tra queste persone ci sono alcuni che mi criticano più accanitamente di quelli che mi calunniarono sin dal principio.

                                                                                        Ai tempi di Shakyamuni, il prete Sunakshatra all’inizio credette al Budda, però più tardi non solo abbandonò la fede, ma la offese così violentemente che nemmeno il Budda poté salvarlo dal cadere nell’inferno di incessante sofferenza.

                                                                                          Questa lettera è stata scritta in particolare per Hyoe no Sakan, ma deve essere letta anche a sua moglie e alla moglie di Tayu no Sakan.

                                                                                            Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.

                                                                                              Nichiren

                                                                                                Il sedicesimo giorno del quarto mese del dodicesimo anno di Bun’ei (1275)

                                                                                                    Cenni Storici

                                                                                                    I due fratelli ai quali è indirizzata questa lettera erano i figli di Ikegami Saemon no Tayu Yasumitsu, che ricopriva una carica importante a Kamakura nell’ufficio governativo di costruzione e restauri. Il fratello maggiore, Munenaka (Ikegami Uemon no Tayu Munenaka, morto nel 1293), si era convertito al Buddismo del Daishonin probabilmente nel 1256, seguito dopo poco da suo fratello Munenaga (Ikegami Hyoe no Sakan Munenaga, morto nel 1283).

                                                                                                    Il padre, Yasumitsu, era un fervente seguace di Ryokan, capo dei preti del tempio Gokuraku della scuola dei Precetti-Vera parola, e si oppose con veemenza alla fede dei suoi due figli per oltre vent’anni, arrivando a ripudiare il maggiore per ben due volte, nel 1275 e nel 1277. La primogenitura, cioè il diritto per il primo figlio di ereditare le ricchezze e il prestigio della famiglia, era un elemento di grande importanza nella struttura sociale giapponese dell’epoca: al di fuori del contesto familiare, infatti, una persona poteva a stento sopravvivere. L’importanza di essere i primi nella linea di successione ereditaria è attestata da secoli di rivalità all’interno delle famiglie, da faide e addirittura omicidi, mentre vigevano sanzioni sociali ed economiche pressoché insormontabili nei confronti di chi veniva ripudiato.

                                                                                                    Ripudiando il figlio maggiore, Munenaka, il padre mirava dunque ad accendere la rivalità tra i due fratelli, allettando il più giovane, Munenaga, a barattare la sua fede negli insegnamenti del Daishonin con il diritto al patrimonio del padre. Il Daishonin inviò più lettere di incoraggiamento ai due fratelli e alle rispettive mogli, esortandoli a rimanere uniti e a mantenere salda la loro fede. Nel 1278 i due fratelli riuscirono infine a convertire il padre agli insegnamenti del Daishonin.

                                                                                                    Nel 1282, quando la sua salute cominciò seriamente a vacillare, il Daishonin, seguendo le insistenze dei suoi discepoli, partì verso le sorgenti termali di Hitachi ma, sentendo avvicinarsi il momento della morte, deviò dalla destinazione originaria e si recò alla residenza di Munenaka, a Ikegami, nella zona dove attualmente sorge Tokyo. Qui, dopo aver dato disposizioni per assicurare la trasmissione corretta dei suoi insegnamenti, il Daishonin morì, il tredicesimo giorno del decimo mese del 1282.

                                                                                                    Il Daishonin scrisse questa lettera per incoraggiare i due fratelli a non abbandonare la fede e a sostenersi a vicenda, spiegando loro il significato profondo delle difficoltà che stavano attraversando.

                                                                                                    Cita infatti tre modi in cui gli ostacoli possono essere percepiti e affrontati alla luce del Buddismo: 1) come un’opportunità di liberarsi, grazie a una forte fede, dal karma negativo accumulato nel passato; 2) come cattivi amici che cercano di ostacolare la pratica; 3) come funzioni negative del re demone del sesto cielo che si impossessa dei genitori o di altre persone allo scopo di distruggere la fede di un credente.

                                                                                                    Note

                                                                                                    1. L’era Yung-p’ing cominciò nel 58 d.C. La dinastia T’ang si estinse nel 907 d.C.
                                                                                                    2. Le “vecchie traduzioni” sono i sutra tradotti in cinese, principalmente da Kumarajiva (344-413) e Paramartha (499-569), che ponevano grande enfasi sulla trasmissione del vero significato. Le “nuove traduzioni” sono quelle di Hsüan-tsang (602-664) e dei traduttori successivi che insistevano soprattutto sulla traduzione letterale.
                                                                                                    3. Nel Significato profondo del Sutra del Loto, T’ien-t’ai elenca centotrentasei tipi di inferno, costituiti da otto inferni maggiori, ciascuno con sedici inferni secondari. L’ultimo e il peggiore degli otto inferni maggiori è l’inferno della sofferenza incessante. La sofferenza cambia a seconda della natura e del grado della colpa.
                                                                                                    4. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 128.
                                                                                                    5. L’inferno della tortura della continua ­rinascita (giap. tokatsu) è il primo degli otto inferni maggiori in cui le vittime si feriscono con le spade e si percuotono con mazze ferrate, ma i loro corpi si rigenerano immediatamente per essere nuovamente sottoposti alla stessa tortura. L’inferno delle corde nere (giap. kokujo) è il secondo degli otto inferni maggiori; in esso i dannati vengono tagliati in due o fatti a pezzi con asce incandescenti. Si dice che la sofferenza sia decuplicata rispetto all’inferno precedente.
                                                                                                    6. Lett.: «…dipende da chi si ha di fronte».
                                                                                                    7. All’interno dello stelo del loto sono presenti delle sottili fibre avvolte a spirale.
                                                                                                    8. Riferimento a un brano di Biografie degli eminenti monaci della dinastia Sung.
                                                                                                    9. Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto.
                                                                                                    10. Otto crimini: crimini elencati nel codice Taiho (in vigore dal 702) e nel codice Yoro (757): 1) ribellione contro l’imperatore; 2) danni alle tombe o ai palazzi imperiali; 3) tradimento contro il paese; 4) uccisione dei propri parenti; 5) uccisione della propria moglie o di più di tre membri di un’altra famiglia; 6) furto o danno alla proprietà imperiale o religiosa; 7) mancanza di pietà filiale nei confronti dei propri genitori e dei parenti più anziani; 8) uccisione del proprio maestro o di un altro superiore.
                                                                                                    11. Significato profondo.
                                                                                                    12. Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 315.
                                                                                                    13. Significato profondo.
                                                                                                    14. Venticinque regni: suddivisione del triplice mondo. Quattordici regni del mondo del desiderio, sette del mondo della forma e quattro del mondo della non forma. Tutti appartengono ai sei sentieri o mondi inferiori.
                                                                                                    15. Che ha rivolto il suo cuore al bene: significa qualcuno che sta ricercando la via.
                                                                                                    16. Tu-shun (557-640), Chih-yen (602-668), Fa-tsang (643-712) e Ch’eng-kuan (738-839): fondatore e successivi patriarchi della scuola della Ghirlanda di fiori. Chia-hsiang (549-623), menzionato nella frase seguente, viene considerato da alcuni il fondatore della scuola dei Tre trattati e Seng-ch’üan fu uno dei primi praticanti della stessa scuola.
                                                                                                    17. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.
                                                                                                    18. Questa storia compare nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza. Un tempo, mentre Shariputra stava praticando la via del bodhisattva, un brahmano lo implorò di dargli il suo occhio. Shariputra glielo diede, ma il brahmano fu così disgustato dall’odore che lo gettò a terra e lo schiacciò. Vedendo questo, Shariputra interruppe la sua pratica di bodhisattva, regredì alle pratiche hinayana e, perciò, non riuscì a conseguire la Buddità.
                                                                                                    19. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                    20. Ibidem, cap. 14, p. 287.
                                                                                                    21. Secondo Grande perfezione della saggezza e Storie della ghirlanda delle nascite la colomba salvata del re Shibi era Vishvakarman. Per Shibi, vedi Glossario.
                                                                                                    22. La rivolta: combattimenti a Kamakura e a Kyoto a causa della lotta per il potere all’interno del clan reggente Hojo.
                                                                                                    23. Riferimento all’invasione delle due isole del Kyushu, Iki e Tsushima, da parte delle truppe mongole.
                                                                                                    24. Wada (1147-1213) e Wakasa (m. 1247): Wada Yoshimori, ufficiale militare del regime di Kamakura, fu spinto con un espediente a combattere contro il clan Hojo e la sua intera famiglia venne distrutta. Il governatore di Wakasa, o Miura Yasumura, imparentato con gli Hojo per matrimonio, fu accusato di tradimento e perse la vita in battaglia insieme a tutta la sua famiglia.
                                                                                                    25. Questo passo non si trova nel Sutra dell’Osservazione della mente come la terra, ma è citato nella Foresta delle gemme nel giardino della Legge come un passo che si trova nel Sutra sulla Salvazione da parte degli uomini dalla fede pura. La “via buddista” nel testo indica la vita monastica, ma il Daishonin intende invece una vita basata sulla fede nella Legge mistica.
                                                                                                    26. Questa storia viene narrata in Cronache del Giappone, nella sezione dedicata all’imperatore Nintoku.
                                                                                                    27. Re della Medicina e Medicina Superiore: bodhisattva che curano le malattie fisiche e mentali. Secondo il ventisettesimo capitolo del Sutra del Loto, “Re Ornamento Meraviglioso”, in una vita precedente erano i fratelli Puro Forziere e Puro Occhio che convertirono il padre Re Ornamento Meraviglioso all’insegnamento corretto.
                                                                                                    28. Rispettivamente a nord e a sud del fiume Yangtze.
                                                                                                    29. India, Cina e Giappone.
                                                                                                    30. Introduzione a Grande concentrazione e visione profonda.
                                                                                                    31. Significato profondo, l’opera principale predicata da T’ien-t’ai, trascritta da Chang-an.
                                                                                                    32. Altre sette scuole: le tre scuole hinayana del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità e dei Precetti e le quattro scuole mahayana delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre trattati, della Ghirlanda di fiori e della Vera parola.
                                                                                                    33. «Il vostro sostegno»: lett. «le vostre sostenitrici» (giap. danna = sostenitore laico).
                                                                                                    34. Lett.: «le donne si adattano alle cose e così le cose si adattano a loro».
                                                                                                    35. Allusione alla “Lamentazione sul trapasso” di Lu Chi (261-303), contenuta nell’Antologia letteraria.
                                                                                                    36. Due santi e due re celesti: rispettivamente i bodhisattva Re della Medicina e Donatore Coraggioso e i due re celesti Vaishravana e Sostenitore del Paese.
                                                                                                    37. Qui “mente” è kokoro che significa cuore-mente.
                                                                                                    La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                    istituto buddista italiano soka gakkai
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                                                                                                    Eredità della vita
                                                                                                    otto per mille
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