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67. Lettera alla monaca laica di Ko

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1275. Indirizzata a Ko, monaca laica di

Ho ricevuto i trecento mon1 inviati dalla moglie di Abutsu-bo. Dal momento che voi due avete la stessa mente2, fatevi leggere questa lettera da qualcuno e ascoltatela insieme.

    Ho ricevuto anche l’abito sfoderato che dalla provincia di Sado hai mandato fin qui nei recessi montani del villaggio di Hakiri, nella provincia di Kai. Il capitolo “Maestro della Legge”, nel quarto volume del Sutra del Loto, afferma: «Se qualcuno ricerca la via del Budda e per un kalpa, giunte le mani al mio cospetto, recita innumerevoli versi di lode, in virtù delle lodi rivolte al Budda egli otterrà immensi benefici. Ma se qualcuno loda i sostenitori di questo sutra, ancora maggiore sarà la sua fortuna»3. Ciò significa che il merito di fare offerte a un devoto del Sutra del Loto nella malvagia epoca dell’Ultimo giorno della Legge supera quello di fare sincere offerte con azioni, parole e pensieri a un Budda come Shakyamuni per un intero kalpa medio. Benché ciò possa sembrare incredibile, non devi dubitarne poiché sono le auree parole del Budda.

      Inoltre, un uomo chiamato Gran Maestro Miao-lo chiarisce ulteriormente questo passo del sutra: «A coloro che offendono [chi pratica il Sutra del Loto] si spaccherà la testa in sette pezzi mentre coloro che [gli] fanno offerte godranno di una fortuna superiore ai dieci titoli onorifici»4.

        Significa che il merito di fare offerte a un devoto del Sutra del Loto nell’ultima epoca oltrepassa persino quello di fare offerte a un Tathagata dotato dei dieci titoli onorifici. D’altro canto, a chi perseguita un devoto del Sutra del Loto nell’età impura si spaccherà la testa in sette pezzi.

          Io, Nichiren, sono la persona più irragionevole del Giappone. La ragione è questa: voglio lasciare da parte i sette regni degli dèi celesti e considero al di là della mia comprensione i cinque regni degli dèi terreni, ma per quanto riguarda i novanta regni che vanno dal tempo del primo imperatore umano, Jimmu, fino al presente, o nei settecento anni e più, dal regno dell’imperatore Kimmei, nessuno è stato mai così universalmente odiato come Nichiren, sia per motivi buddisti che secolari. Moriya bruciò templi e pagode e il prete laico Kiyomoridistrusse5 i templi Todai e Kofuku, ma la gente dei loro clan non li odiò. Masakado e Sadato6 si ribellarono contro la corte imperiale e il Gran Maestro Dengyo era detestato dai preti dei sette maggiori templi di Nara; e tuttavia non erano odiati da preti, monache, laici e laiche dell’intero Giappone. Nel mio caso invece, i genitori, i fratelli, i maestri e i preti come me, ogni singola persona, dal sovrano fino alla gente comune, mi tormenta come se fossi nemico dei suoi genitori e più che se fossi un ribelle o un ladro.

            Così a volte sono stato insultato da numerose centinaia di persone, altre volte accerchiato da diverse migliaia. Sono stato attaccato con spade e bastoni. Sono stato scacciato dalla mia dimora e bandito dalla mia provincia. Infine per due volte sono incorso nell’ira del reggente del paese e sono stato esiliato, una volta nella provincia di Izu e poi sull’isola di Sado. E quando fui confinato a Sado nel mare settentrionale, senza provviste per mantenermi in vita e nemmeno indumenti fatti con tralci di glicine per coprire il mio corpo, i preti e i credenti laici della provincia mi odiavano ancor più degli uomini e delle donne della provincia di Sagami7. Abbandonato in un luogo desolato ed esposto alla neve, sono sopravvissuto mangiando erbe.

              Ho provato personalmente come dovevano sentirsi Su Wu che per diciannove anni sopravvisse cibandosi di neve nella terra dei barbari del nord, o Li Ling che per sei anni fu imprigionato in una caverna nella roccia sulla riva del mare settentrionale. E tutto ciò non per qualche mia colpa, ma unicamente per la mia intenzione di salvare il Giappone.

                Tuttavia, mentre mi trovavo là, tu e tuo marito, il prete laico di Ko, mi portavate del cibo, nel cuore della notte per evitare di essere visti. Ambedue non avreste esitato a dare la vita per me, senza temere la punizione da parte degli ufficiali provinciali. Perciò, benché fosse un paese aspro, quando partii era come se mi trattenessero per i capelli che non ho più, come se i piedi volessero tornare indietro.

                  Proprio mentre mi domandavo a quali legami karmici formati nel passato fosse dovuto questo, e quando meno me lo aspettavo, hai inviato il tuo prezioso marito come messaggero in questo luogo lontano. È un sogno o un’illusione? Anche se non posso vederti, sono certo che il tuo cuore è qui. Ogni volta che senti la mia mancanza, guarda il sole che sorge [al mattino] e la luna che sorge la sera. In qualsiasi momento io sarò riflesso nel sole e nella luna. Nella prossima vita incontriamoci nella pura terra del Picco dell’Aquila. Nam-myoho-renge-kyo.

                    Nichiren

                      Il sedicesimo giorno del sesto mese

                        Alla monaca laica di Ko nella provincia di Sado

                            Cenni Storici

                            Questa lettera è stata scritta da Minobu nel sesto mese del primo anno di Kenji (1275), a una monaca laica che viveva in un villaggio in cui aveva sede il governo provinciale dell’isola di Sado.

                            Ko significa appunto “sede del governo provinciale”, da cui il nome “monaca laica di Ko”. Mentre il Daishonin era in esilio a Sado, ella e il marito, noto come il prete laico di Ko, si convertirono ai suoi insegnamenti, facendogli offerte e proteggendolo. Dopo che il Daishonin ricevette la grazia e lasciò Sado, suo marito, come Abutsu-bo, affrontò il lungo viaggio fino a Minobu per fargli visita.

                            Note

                            1. Mon: unità monetaria dell’antico Giappone, equivalente a un millesimo di kan.
                            2. Stessa mente: giap. doshin. Sono gli stessi due caratteri, do e shin, che compaiono nel principio di “diversi corpi, stessa mente” (itai doshin). Significa essere uniti nella fede.
                            3. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                            4. Parafrasi di un passo di Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
                            5. Moriya: Mononobe no Moriya (m. 587), ministro che si oppose all’introduzione del Buddismo. Kiyomori: Taira no Kiyomori (1118-1181), guerriero e capo del clan Heike. Nel 1177, scoperta una congiura contro il clan Heike a Nara, fece radere al suolo da Taira no Shigehira i templi Todai e Kofuku che avevano appoggiato i cospiratori.
                            6. Masakado: Taira no Masakado (m. 940), guerriero che si impadronì del potere nel Giappone orientale. Sadato: Abe no Sadato (1019-1062), capo di una potente famiglia del Giappone orientale. Entrambi furono uccisi in una battaglia contro l’esercito imperiale.
                            7. Provincia di Sagami: la provincia dove era situata Kamakura, sede del governo militare.
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