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36. Lettera alla Santa Nichimyo

RSND, VOLUME I

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Sado, 1272. Indirizzata a Nichimyo

C’era una volta un giovane asceta chiamato Colui che Aspira alla Legge, il quale per dodici anni aveva viaggiato di paese in paese alla ricerca dell’insegnamento di un Tathagata. A quei tempi non c’era modo di trovare alcuno dei tre tesori: il Budda, la Legge, l’ordine. Ma egli continuava a ricercare il Buddismo disperatamente, come un assetato cerca l’acqua o un affamato cerca il cibo. Un giorno un brahmano andò da lui e disse: «Io possiedo un verso del sacro insegnamento. Se desideri veramente conoscere il Buddismo, te lo insegnerò». L’asceta lo pregò di farlo. Il brahmano disse allora: «Per dimostrare la tua sincerità strappati la pelle e fanne pergamena, rompiti un osso e fanne un pennello, macinane il midollo per usarlo come pigmento e cavati il sangue per diluirlo. Se sei disposto a fare tutte queste cose per scrivere questo insegnamento, io ti insegnerò il verso del Budda».

    L’asceta, al colmo della gioia, si strappò la pelle, l’essiccò e ne fece pergamena, ma, quando ebbe fatto esattamente tutto quello che gli era stato indicato, il brahmano improvvisamente sparì. L’asceta pianse il suo destino, a tratti volgendo gli occhi al cielo, a tratti lasciandosi cadere a terra. Il Budda avvertì la sua sincerità, emerse da sotto la terra e gli insegnò: «Pratica quello che è in accordo con la Legge, non praticare quello che è in disaccordo con la Legge; chi pratica la Legge godrà pace e sicurezza in questa vita e nella prossima»1. In quell’istante l’asceta divenne un Budda. Questo insegnamento si compone di venti caratteri cinesi.

      Una volta [in una precedente esistenza], quando Shakyamuni era un re che mette in moto la ruota impegnato nella pratica del bodhisattva, onorava una frase di otto caratteri che diceva: «Chi nasce è destinato a morire. Estinguendo questo ciclo si entra nella gioia del nirvana»2. Per fare un’offerta a questi otto caratteri, diede il suo corpo per accendere mille lanterne; inoltre esortò altri a iscrivere questi caratteri sulle mura di pietra e sulle strade principali, in modo da risvegliare il desiderio dell’illuminazione in chi li leggeva. La luce di quelle lanterne giunse fino al cielo dei trentatré dèi, dove servì per far luce a Shakra e ad altre divinità celesti.

        In un’altra esistenza passata in cui Shakyamuni praticava le austerità del bodhisattva per ricercare il Buddismo, incontrò un lebbroso che gli disse: «Io posseggo il corretto insegnamento che consiste di venti caratteri. Se tu massaggi il mio corpo lebbroso, lo abbracci e lo lecchi, mi nutri ogni giorno con due o tre libbre della tua carne, io te lo insegnerò». Shakyamuni fece esattamente ciò che il lebbroso chiedeva, ricevette l’insegnamento di venti caratteri e conseguì la Buddità. L’insegnamento diceva: «Il Tathagata è illuminato alla verità del nirvana e si è liberato per sempre dalle sofferenze di nascita e morte. Chiunque lo ascolti con tutto il cuore, otterrà sicuramente un’incommensurabile felicità»3.

          C’era una volta un giovane, chiamato ragazzo delle Montagne Nevose, che nelle Montagne Nevose aveva acquisito una perfetta conoscenza delle dottrine non buddiste, ma non aveva ancora incontrato il Buddismo. Un giorno udì un grande demone recitare un verso che cominciava così: «Tutto è mutevole, niente è costante; questa è la legge di nascita e morte». Ma il demone pronunciò soltanto questi primi otto caratteri del verso, senza predicarne il resto. Il ragazzo si rallegrò moltissimo di aver potuto udire i primi otto caratteri, ma gli sembrò di aver ottenuto solo metà del gioiello che esaudisce i desideri. Era come una pianta che fiorisce ma non dà frutti. Quando chiese di ascoltare i rimanenti otto caratteri il demone replicò: «Sono parecchi giorni che non ho niente da mangiare. Sono troppo stordito dalla fame per recitare i restanti otto caratteri. Prima dammi del cibo!». «Cosa mangi?» chiese il ragazzo. Il demone rispose: «Io mi nutro del sangue e della carne ancora caldi degli esseri umani. Anche se posso volare in ogni luogo dei quattro continenti nello spazio di un istante, non riesco a procurarmi sangue e carne caldi, perché gli uomini sono sotto la protezione degli dèi celesti e non posso ucciderli a meno che commettano atti malvagi».

            Il ragazzo delle Montagne Nevose disse: «Ti farò offerta del mio corpo, dunque insegnami i restanti otto caratteri in modo che possa imparare e tramandare l’insegnamento completo». Il demone disse: «Sei un tipo astuto, non è vero? Di certo stai cercando di ingannarmi». Al che il ragazzo replicò: «Se ci offrissero oro e argento in cambio di cocci e detriti, non accetteremmo? Se io morissi invano su questa montagna, il mio corpo verrebbe divorato da nibbi, gufi, lupi o tigri e non ne trarrei alcun beneficio; se invece do la mia vita in cambio degli altri otto caratteri, sarà come scambiare escrementi con cibo».

              Il demone non era ancora convinto. Il giovane lo rassicurò: «Ho dei garanti della mia onestà. Come i Budda delle epoche passate, chiamo a testimoni il grande re celeste Brahma, il signore celeste Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti». Infine il demone acconsentì a esporre la seconda parte del verso.

                Il ragazzo allora si tolse la pelle di daino che indossava, la stese in terra per far sedere il demone, si inginocchiò, giunse le mani e pregò il demone di sedersi. Il feroce demone sedette e recitò: «Estinguendo il ciclo di nascita e morte, si entra nella gioia del Nirvana». Dopo aver appreso l’intero verso, il ragazzo lo scrisse sugli alberi e sulle pietre, quindi si gettò nelle fauci del demone. Il ragazzo delle Montagne Nevose era in realtà Shakyamuni in una delle sue esistenze passate e il demone era un travestimento di Shakra4.

                  Il Bodhisattva Re della Medicina si bruciò le braccia come offerta al Sutra del Loto per settantaduemila anni5. Per molti anni il Bodhisattva Mai Sprezzante fu insultato, umiliato, colpito con cocci, pietre e bastoni da innumerevoli monaci e monache, laici e laiche perché li riveriva con questa frase di ventiquattro caratteri: «Nutro per voi un profondo rispetto; non oserei mai trattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tutti praticherete la via del bodhisattva e sarete allora in grado di conseguire la Buddità»6. Il Bodhisattva Mai Sprezzante era il Budda Shakyamuni in una passata esistenza. Per ricevere i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, il re Suzudan servì il veggente Asita7 per mille anni, arrivando a fare del proprio corpo un letto per il maestro. Il risultato fu che rinacque come Budda Shakyamuni.

                    Il Sutra del Loto della Legge meravigliosa si compone di otto volumi. Leggere questi otto volumi equivale a leggerne sedici perché è il sutra dei due Budda: Shakyamuni [che lo predicò] e Molti Tesori [che lo convalidò]. I sedici volumi a loro volta rappresentano infiniti volumi perché furono convalidati da tutti i Budda delle dieci direzioni. Così ogni carattere equivale a due caratteri, perché fu pronunciato da Shakyamuni e confermato da Molti Tesori. Inoltre un singolo carattere equivale a innumerevoli caratteri, perché la validità del sutra fu attestata dai Budda delle dieci direzioni. Un singolo gioiello che esaudisce i desideri può elargire gli stessi tesori che concederebbero due gioielli o innumerevoli gioielli. Allo stesso modo, ogni carattere del Sutra del Loto è come un singolo gioiello che esaudisce i desideri e gli innumerevoli caratteri sono come innumerevoli gioielli. Il singolo carattere myo fu pronunciato da due lingue, quella di Shakyamuni e quella di Molti Tesori. Le lingue di questi due Budda sono come un fiore di loto a otto petali, e su questi petali sovrapposti l’uno all’altro riposa un gioiello, il carattere myo.

                      Il gioiello del carattere myo contiene tutti i benefici acquisiti dal Tathagata Shakyamuni praticando le sei paramita nelle esistenze passate: i meriti che ottenne grazie alla pratica della donazione quando offrì il suo corpo a una tigre affamata8e donò la sua vita in cambio della vita di una colomba9; i meriti da lui acquisiti praticando la paramita dei precetti quando era il re Shrutasoma che tenne fede alla parola data, anche se ciò significava morire10; i meriti dell’asceta Sopportazione11 che sopportò le torture inflittegli dal re Kali; i meriti acquistati come principe Fervido Donatore12 e come asceta Shojari13 e tutti gli altri suoi meriti. Noi, persone di quest’ultima epoca malvagia, non abbiamo posto nemmeno una sola buona causa, ma [conferendoci il gioiello di myo] Shakyamuni ci ha assicurato lo stesso merito che ci deriverebbe dall’aver completato tutte le pratiche delle sei paramita. Questo si accorda precisamente con la sua dichiarazione: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli»14. Noi esseri comuni incatenati dalle illusioni e dai desideri possiamo ottenere istantaneamente gli stessi benefici del Budda Shakyamuni perché riceviamo tutti i benefici da lui accumulati. Il sutra afferma: «[Sperando di] rendere tutte le persone uguali a me, senza alcuna distinzione tra noi»15. Questo significa che coloro che credono nel Sutra del Loto sono uguali al Budda Shakyamuni.

                        Per fare un esempio, un padre e una madre, unendosi, generano un figlio. Nessuno può negare che il figlio sia la carne e il sangue dei suoi genitori. Un vitello generato dal re toro diventerà un re toro, non sarà mai un re leone. Il cucciolo del re leone diventerà un re leone, non diventerà mai un re umano o un re celeste. Ora, i devoti del Sutra del Loto sono i figli del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, come afferma il sutra: «Gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli». Non è difficile per loro diventare re della Legge come il Budda Shakyamuni.

                          Tuttavia, a chi manca di pietà filiale non è permesso di succedere ai genitori. Il re Yao aveva un erede di nome Tan Chu e il re Shun aveva un principe di nome Shang Chün. Poiché entrambi i figli mancavano di pietà filiale, furono ripudiati dai re loro padri e retrocessi al rango di cittadini comuni. Ch’ung Hua e Yü erano nati da cittadini comuni, ma essendo entrambi figli molto devoti, furono convocati da re Yao e re Shun che abdicarono in loro favore. Così in un solo giorno comuni cittadini divennero reali. Come un cittadino comune può diventare re in questa vita, così una persona comune può diventare istantaneamente Budda. Questo è il cuore della dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita.

                            Come possiamo ottenere questo beneficio? Dobbiamo strapparci la pelle come l’asceta Colui che Aspira alla Legge, o seguire l’esempio del ragazzo delle Montagne Nevose e offrire il nostro corpo a un demone, o imitare il Bodhisattva Re della Medicina e bruciarci le braccia? Il Gran Maestro Chang-an disse: «Dovreste compiere le scelte più appropriate e mai aderire unicamente all’uno o all’altro»16. La pratica che dovremmo svolgere per apprendere alla perfezione il corretto insegnamento e conseguire la Buddità dipende dai tempi. Se in Giappone non vi fosse carta, dovremmo strapparci la pelle. Se in Giappone non esistesse il Sutra del Loto e la sola persona che lo conoscesse fosse un demone, dovremmo sacrificargli il nostro corpo. Se in Giappone non ci fosse olio, dovremmo bruciarci le braccia. Ma a che scopo strapparci la pelle, quando nel paese c’è abbondanza di carta spessa?

                              Hsüan-tsang per diciassette anni viaggiò per tutta l’India alla ricerca degli insegnamenti del Budda percorrendo centomila ri; Dengyo rimase nella Cina T’ang solo due anni, ma per giungervi superò tremila ri di mare tempestoso. Costoro erano tutti uomini delle epoche antiche, saggi e santi. Non ho mai udito di una donna che abbia percorso mille ri alla ricerca del Buddismo [come hai fatto tu]. È vero che la figlia del re drago diventò Budda nella sua forma presente, e alla monaca Mahaprajapati fu predetto che nel futuro avrebbe ottenuto l’illuminazione. Non ne sono sicuro, ma poteva anche trattarsi di incarnazioni [in forma femminile di Budda o bodhisattva]. Questi eventi accaddero durante la vita del Budda.

                                La natura di un uomo e quella di una donna sono originariamente differenti: il fuoco è caldo, l’acqua è fredda. Una persona del mare è abile a prendere il pesce e una persona della montagna è abile nel catturare i daini. Un sutra afferma che la donna è brava a essere gelosa, ma non ho mai sentito dire che sia brava a ricercare il Buddismo. La mente della donna è paragonata a una fresca brezza: anche se fosse possibile catturare il vento, è impossibile afferrare la mente della donna. La mente di una donna è paragonata alla scrittura sull’acqua perché i caratteri non rimangono impressi sulla superficie. La donna è paragonata a un bugiardo: a volte le sue parole sono vere e a volte false. La mente di una donna è paragonata a un fiume perché tutti i fiumi sono tortuosi.

                                  Il Sutra del Loto, contenendo le parole «mettendo da parte onestamente gli espedienti»17, « tutto ciò che hai esposto è la verità»18, «dall’animo retto e sincero»19, «gentili, miti, onesti e retti»20, è il sutra in cui credono le persone che hanno una mente retta, retta come la corda tesa dell’arco, come la linea tracciata dal carpentiere. Possiamo chiamare sandalo lo sterco, ma non avrà il profumo del sandalo; possiamo chiamare sincero un uomo bugiardo, ma non dirà la verità. Tutti i ­sutra sono aurei insegnamenti del Budda, le sue vere parole, ma, in confronto al Sutra del Loto, appaiono falsi, adulatori, offensivi o ambigui21. Solo questo sutra è la verità delle verità: solo le persone oneste possono mantenere la fede in questo sutra dalle vere parole. Indubbiamente tu sei una donna di vere parole22.

                                    Sappi che si può incontrare un uomo che attraversa il grande mare portando sulla testa il monte Sumeru, ma è impossibile incontrare una donna come te! Se ne può incontrare uno capace di fare il riso bollendo la sabbia, ma non si può trovare un’altra donna come te! Sicuramente il Budda Shakyamuni, il Budda Molti Tesori, i Budda delle dieci direzioni che sono emanazioni di Shakyamuni, i grandi bodhisattva come Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate e gli altri grandi bodhisattva, Brahma, Shakra, i quattro re celesti e le altre divinità ti seguiranno proteggendoti come l’ombra segue il corpo. Tu sei la più grande devota del Sutra del Loto fra tutte le donne del Giappone. Perciò, seguendo l’esempio del Bodhisattva Mai Sprezzante, ti darò il nome di Santa Nichimyo23.

                                      Da Kamakura, nella provincia di Sagami, alla provincia settentrionale di Sado ci sono più di mille ri di montagne e di mare. Le montagne sono infide e il mare burrascoso, con pioggia e venti fuori stagione, infestati da banditi e pirati; a ogni stazione di posta la gente è bestiale come cani e tigri. Ti sarà sembrato di attraversare da viva i tre cattivi sentieri. Per di più, viviamo in un’epoca di disordini; dallo scorso anno il paese è pieno di ribelli e l’undicesimo giorno del secondo mese di quest’anno si è combattuto24. Ora siamo quasi alla fine del quinto mese e da allora nella società non è stata ancora ristabilita la tranquillità. Nonostante tutto ciò, nonostante i rischi, tu sei venuta fino a Sado portando la tua bambina che non potevi affidare alle cure del padre da cui sei da tempo separata.

                                        Non riesco nemmeno ad immaginare le difficoltà che avrai sopportato durante il viaggio, e tantomeno sono in grado di descriverle a parole, così depongo il pennello.

                                          Nichiren

                                            Il venticinquesimo giorno del quinto mese del nono anno di Bun’ei (1272), segno ciclico mizunoe-saru

                                              Alla Santa Nichimyo

                                                  Cenni Storici

                                                  Nichiren Daishonin si trovava a Ichinosawa, sull’isola di Sado, quando scrisse questa lettera a una sua seguace di Kamakura, di cui si sa soltanto che era separata dal marito fin da giovane e che aveva intrapreso il lungo e pericoloso viaggio da Kamakura fino a Sado insieme alla figlia ancora piccola, Oto, per fargli visita. Il Daishonin rimase così colpito dalla sua fede da attribuirle il nome buddista di Santa Nichimyo (Nichimyo Shonin). “Shonin” (santo) è l’appellativo col quale si indica un grande saggio (vedi Note dei traduttori p. xxxvi), spesso usato per indicare il Budda e “Nichimyo” significa sole meraviglioso.

                                                  Quando il Daishonin si trasferì a Minobu, Nichimyo si recò anche là per incontrarlo di nuovo e in seguito, nell’ottavo mese del 1275, il Daishonin indirizzò alla piccola Oto una lettera, conosciuta con il titolo La supremazia della Legge, dove scriveva che, in caso di necessità, madre e figlia avrebbero potuto rifugiarsi presso di lui.

                                                  Nella parte iniziale questa lettera riporta sette storie sulle austere pratiche di bodhisattva, svolte da Shakyamuni nelle esistenze passate, tramite le quali aveva potuto conseguire la Buddità.

                                                  Nichiren paragona quindi gli sforzi coraggiosi di Nichimyo per raggiungere Sado a tali austerità di bodhisattva, suggerendo che il suo spirito di ricerca la condurrà sicuramente all’illuminazione.

                                                  Nella parte successiva spiega che la pratica di questo Buddismo non è difficile come quella di Shakyamuni, perché Nam-myoho-renge-kyo contiene tutti i benefici che il Budda Shakyamuni ha accumulato attraverso numerose esistenze svolgendo le pratiche di bodhisattva. Recitando il daimoku, possiamo ottenere in questa vita le stesse virtù e gli stessi benefici del Budda Shakyamuni. Questo è il punto centrale della lettera, in cui il Daishonin spiega l’essenza del suo insegnamento: recitando Nam-myoho-renge-kyo una persona comune può diventare un Budda. Il Daishonin conclude lodando la forte fede di Nichimyo e le attribuisce il titolo di “santa”, intendendo con ciò che ella diverrà un Budda.

                                                  Note

                                                  1. Trattato sulla grande perfezione della saggezza.
                                                  2. Sutra sul Ripagare i debiti di gratitudine.
                                                  3. Sutra del Nirvana.
                                                  4. Questa storia è narrata nel Sutra del Nirvana.
                                                  5. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 389 e sgg.
                                                  6. Ibidem, cap. 20, p. 365.
                                                  7. Questa storia si trova nel dodicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Devadatta”, anche se il nome Suzudan non viene menzionato esplicitamente.
                                                  8. Storia che appare nel Sutra della Luce dorata. In una passata esistenza in cui stava svolgendo la pratica dell’elemosina, come principe Sattva, figlio del re Maharatha, Shakyamuni trovò una tigre ferita che aveva appena partorito ed era troppo debole e affamata per nutrire i cuccioli. Shakyamuni le offrì in pasto il proprio corpo.
                                                  9. Secondo le Storie della ghirlanda delle nascite, per mettere alla prova il re Shibi, il dio Vishvakarman si trasformò in una colomba e Shakra in un falco. La colomba, attaccata dal falco, si rifugiò nella veste del re che, per salvarla, offrì al falco la propria carne. Il re Shibi era Shakyamuni in un’esistenza passata nella quale praticava la paramita dell’elemosina.
                                                  10. Shrutasoma, chiamato anche Splendore Universale, era il nome di Shakyamuni in una esistenza precedente, in cui svolgeva la paramita dell’osservanza dei precetti. Secondo Grande perfezione della saggezza, il re Splendore Universale e altri 99 re (o 999 secondo altre fonti), catturati dal re Piedi di Cervo, stavano per essere messi a morte, quando Splendore Universale chiese di poter tornare al suo paese per mantenere la promessa di fare offerte a un monaco. Il re Piedi di Cervo gli concesse sette giorni. Splendore Universale fece l’offerta, trasferì il trono al figlio e, dopo aver proclamato al popolo che mantenere le promesse è il precetto più importante, tornò da re Piedi di Cervo. Questi rimase tanto impressionato dal nobile comportamento di Splendore Universale, che lo lasciò libero insieme agli altri re e si convertì al Buddismo.
                                                  11. Questa storia appare nel Sutra del Saggio e dello stolto. L’asceta Sopportazione era Shakyamuni quando praticava la paramita della sopportazione in una esistenza precedente. Una volta predicò questa paramita alle donne del seguito del re Kali di Varanasi. Sospettando che avesse cercato di sedurle, il re si infuriò e, saputo che era impegnato nella pratica della sopportazione, gli fece tagliare le mani, i piedi, il naso e gli orecchi. Ma l’asceta sopportò tutto senza un lamento: il suo sangue si trasformò in latte e il corpo guarì completamente. Davanti a questo prodigio, il re si pentì e da allora protesse Sopportazione.
                                                  12. Questa storia appare nel Sutra del Saggio e dello stolto. Il principe Fervido Donatore si impietosì per la miseria e le sofferenze del popolo tanto da convincere il re suo padre a distribuire a esso tutto il suo tesoro. Esaurito il tesoro, il principe si recò in fondo al mare a cercare il favoloso gioiello che esaudisce i desideri, che era in possesso del re drago. Dopo molte peripezie, lo trovò e lo riportò al suo paese, e una pioggia di tesori si riversò sul popolo. Quel principe era Shakyamuni in un’esistenza precedente.
                                                  13. Shojari era il nome di Shakyamuni in una passata esistenza in cui praticava la paramita della meditazione. Secondo Grande perfezione della saggezza, mentre Shojari era immerso in meditazione, un uccello fece il nido nella sua capigliatura e vi depose varie uova. Un giorno Shojari ottenne una grande illuminazione, ma non si mosse finché le uova non si schiusero e gli uccellini non furono in grado di lasciare il nido.
                                                  14. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
                                                  15. Ibidem, cap. 2, p. 80.
                                                  16. Annotazioni sul Sutra del Nirvana.
                                                  17. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
                                                  18. Ibidem, cap. 11, p. 244.
                                                  19. Ibidem, cap. 16, p. 317.
                                                  20. Ibidem, p. 318.
                                                  21. Corrispondono ai quattro mali verbali: mentire, lusingare o parlare a vanvera e in maniera irresponsabile, diffamare, e parlare in modo ambiguo.
                                                  22. Cioè che per la sua sincerità può credere nelle vere parole del Budda.
                                                  23. Secondo il capitolo ventesimo del Sutra del Loto, “Bodhisattva Mai Sprezzante”, il Bodhisattva Mai Sprezzante propagò un insegnamento composto di ventiquattro caratteri: vi esprimeva il rispetto per tutte le persone a causa della loro innata natura di Budda e predisse che tutte avrebbero conseguito la Buddità. Nello stesso spirito il Daishonin conferisce alla donna il nome buddista di Nichimyo Shonin (Santa Nichimyo). Nichi viene dal nome Nichiren e significa sole e myo o meraviglioso si riferisce a Myoho-renge-kyo.
                                                  24. Allude alle battaglie combattute a Kyoto e Kamakura nelle quali il reggente Hojo Tokimune sterminò i ribelli guidati dal fratellastro Hojo Tokisuke.
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