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22. Lettera da Echi

RSND, VOLUME I

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Sagami Echi, 1271. Indirizzata a Toki Jonin

Il fatto che sia perseguitato dalle autorità dimostra chiaramente la mia fede nel Sutra del Loto. Non c’è dubbio che la luna cali e cresca e che la marea fluisca e rifluisca; anche nel mio caso, poiché c’è già stata la punizione, sicuramente ci sarà il beneficio. Cosa c’è da lamentarsi?

    Il dodicesimo giorno, nell’ora del gallo (dalle diciassette alle diciannove) sono incorso nell’ira delle autorità e, affidato alla custodia del signore di Musashi1, il tredicesimo giorno nell’ora del bue (dalle tredici alle quindici) ho lasciato Kamakura per essere esiliato nella provincia di Sado. Attualmente mi trovo in un luogo chiamato Echi, nel territorio di Homma2, sotto la sorveglianza di una persona di nome Uma Taro, il sostituto di Homma Rokuro Saemon-no-jo di Echi. Probabilmente rimarrò qui per quattro o cinque giorni.

      Il vostro dolore è comprensibile, ma io non mi dolgo perché ero certo fin dall’inizio che questo sarebbe accaduto. Anzi mi dispiace di non essere stato ancora decapitato. Se fossi stato decapitato a causa del Sutra del Loto in una passata esistenza, non sarei rinato in un corpo così misero in questa vita. Inoltre, come afferma la frase del sutra «saremo esiliati più e più volte»3, avendo subìto ripetute persecuzioni posso cancellare le mie gravi colpe e conseguire la Buddità. Per questo mi impegno di mia volontà in queste difficili pratiche.

        Nichiren

          Il quattordicesimo giorno del nono mese

            Risposta a Toki

                Cenni Storici

                Nichiren Daishonin scrisse questa lettera il quattordicesimo giorno del nono mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271), subito dopo la tentata esecuzione a Tatsunokuchi, indirizzandola a Toki Jonin, il principale sostegno dei credenti della provincia di Shimosa durante la persecuzione.

                Il Daishonin risiedeva in quel periodo nella residenza di Homma Rokuro Saemon-no-jo, a Echi, nella provincia di Sagami. Il dodicesimo giorno era stato condannato all’esilio nell’isola di Sado, sotto la sorveglianza del conestabile Hojo Nobutoki; tuttavia, nelle prime ore del giorno seguente, era stato condotto sulla spiaggia di Tatsunokuchi, dove avevano cercato di decapitarlo. Fallita l’esecuzione, il Daishonin venne posto sotto la custodia di Homma Rokuro, vice di Hojo Nobutoki. Sebbene in questa lettera il Daishonin preveda di rimanere a Echi per quattro o cinque giorni, vi rimase in realtà fino al decimo giorno del mese successivo.

                Il Daishonin cita qui per la prima volta il passo dal Sutra del Loto che recita: «saremo esiliati più e più volte», dimostrando con ciò, alla luce del suo precedente esilio a Izu (1261-1263) e di quello imminente sull’isola di Sado, di aver letto e sperimentato con tutto il suo essere le parole «più e più volte».

                Il Daishonin conclude la lettera affermando che otterrà certamente l’illuminazione nel futuro e questa dichiarazione, così come la grande convinzione di fronte alle persecuzioni, testimoniano lo stato vitale del Daishonin come Budda dell’Ultimo giorno della Legge.

                Note

                1. Signore di Musashi: Hojo Nobutoki, governatore della provincia di Musashi, che rimase in carica dal 1267 al 1273. Era anche conestabile di Sado.
                2. Homma: Homma Rokuro Saemon-no-jo Shigetsura, vice conestabile di Sado, al servizio di Hojo Nobutoki.
                3. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.
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