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7. L'insegnamento, la capacità, il tempo e il paese Scritto da Nichiren, lo shramana del Giappone

RSND, VOLUME I

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Izu Ito, 1262. Indirizzata a Destinatario sconosciuto

Riguardo alla prima questione, per insegnamento s’intende l’insieme dei sutra, dei precetti e dei trattati esposti dal Tathagata Shakyamuni, che consistono di 5.048 fascicoli raccolti in quattrocentottanta contenitori. Essi si diffusero in un migliaio di anni in tutta l’India e furono introdotti in Cina 1.015 anni dopo la morte del Budda. In seicentosessantaquattro anni, dal decimo anno dell’era Yung-p’in (67 d.C.), segno ciclico hinoto-u, nel regno dell’imperatore Ming della tarda dinastia Han, fino al diciottesimo anno dell’era K’ai-yüan (730 d.C.), segno ciclico kanoe-uma, nel regno dell’imperatore Hsüan-tsung della dinastia T’ang, tutti questi insegnamenti furono introdotti in Cina.

    Fra tutti questi sutra, precetti e trattati troviamo insegnamenti mahayana e insegnamenti hinayana, sutra provvisori e sutra veri, sutra essoterici e sutra esoterici, che vanno rigorosamente distinti gli uni dagli altri. Tali denominazioni non furono coniate dagli eruditi e dai maestri successivi, ma compaiono nella predicazione stessa del Budda e perciò devono essere adottate da tutti gli esseri viventi dei mondi delle dieci direzioni, senza eccezioni. Chiunque non lo fa non può essere considerato buddista.

      La consuetudine di considerare hinayana i sutra Agama deriva dai vari sutra mahayana, dei periodi Corretto ed equo, della Saggezza, del Loto e del Nirvana. Nel Sutra del Loto il Budda dice che, se egli avesse predicato solamente gli insegnamenti hinayana e avesse celato il Sutra del Loto, si sarebbe reso colpevole di avarizia e avidità. Inoltre il Sutra del Nirvana afferma che a coloro i quali, attenendosi unicamente ai sutra hinayana, dichiarano che il Budda è caratterizzato dall’impermanenza, la lingua si piagherà in bocca.

        Il secondo punto è la capacità: chiunque cerchi di propagare gli insegnamenti del Buddismo deve comprendere la capacità e l’indole della persona a cui si rivolge. Il Venerabile Shariputra insegnò a un fabbro la meditazione sulla viltà del corpo e a un lavandaio la meditazione contando i respiri1. I discepoli trascorsero novanta giorni a compiere le rispettive meditazioni, ma non ottennero la benché minima comprensione degli insegnamenti del Budda. Al contrario, si formarono idee sbagliate e finirono col diventare icchantika, o persone di incorreggibile miscredenza.

          Il Budda, invece, insegnò al fabbro a meditare contando i respiri e al ­lavandaio a meditare sulla viltà del corpo, ed entrambi compresero in un batter d’occhio. Se perfino Shariputra, il primo in saggezza tra i discepoli del Budda, non seppe valutare la capacità delle persone, quanto più difficile sarà valutarla per i maestri mediocri dell’Ultimo giorno della Legge! I maestri mediocri, che non comprendono la capacità della gente, devono insegnare esclusivamente il Sutra del Loto a coloro che istruiscono.

            Domanda: Che cosa significa il passo del Sutra del Loto che esorta a non predicare questo sutra alle persone prive di saggezza2?

              Risposta: Quando parlo di comprendere la capacità, intendo il modo di predicare di un sapiente. Inoltre, si dovrebbe predicare esclusivamente il Sutra del Loto anche a coloro che offendono la Legge in modo che possano stabilire con esso la “relazione del tamburo avvelenato”, così come fece il Bodhisattva Mai Sprezzante.

                Se capiamo che una persona ha la capacità di diventare sapiente, dobbiamo istruirla prima sugli insegnamenti hinayana, poi sugli insegnamenti mahayana provvisori e alla fine sul vero Mahayana. Ma se capiamo che una persona ha scarse capacità, dobbiamo sempre insegnargli subito il vero Mahayana. In questo modo, sia che ci creda, sia che lo offenda, riceverà ugualmente il seme della Buddità.

                  Il terzo punto è il tempo: chiunque spera di propagare il Buddismo deve assicurarsi di comprendere il tempo. Se, per esempio, un contadino coltivasse la sua risaia in autunno e in inverno, pur con lo stesso seme, nella stessa terra e con lo stesso impegno, non otterrebbe il minimo profitto, anzi ci rimetterebbe. Se il contadino coltiva un piccolo appezzamento subirà una piccola perdita, mentre se coltiva ettari ed ettari di terreno subirà una grande perdita. Ma se egli coltiva in primavera e in estate, otterrà sempre un profitto, proporzionale alla qualità alta, media o bassa del campo stesso.

                    Lo stesso vale per gli insegnamenti buddisti: se uno propaga l’insegnamento senza comprendere il tempo, non ne avrà profitto, ma al contrario cadrà nei cattivi sentieri. Quando il Budda Shakyamuni apparve in questo mondo voleva a ogni costo predicare il Sutra del Loto, ma benché ci fosse la capacità delle persone, per più di quarant’anni non lo predicò perché non era il tempo adatto. Egli disse nel Sutra del Loto che «il tempo di insegnare così non era ancora venuto»3.

                      Il giorno dopo la morte del Budda inizia il periodo di mille anni del Primo giorno della Legge, durante il quale coloro che osservano i precetti sono molti e quelli che li infrangono sono pochi. Il giorno dopo la fine del Primo giorno della Legge inizia il periodo di mille anni del Medio giorno della Legge, durante il quale coloro che infrangono i precetti sono molti e quelli che non hanno precetti sono pochi. E il giorno dopo la fine del Medio giorno della Legge inizia il periodo di diecimila anni dell’Ultimo giorno della Legge, nel quale coloro che infrangono i precetti sono pochi e quelli che non hanno precetti sono molti.

                        Durante il Primo giorno della Legge si devono abbandonare le persone che infrangono i precetti o che non ne hanno affatto, e fare offerte a chi li abbraccia; nel Medio giorno della Legge si devono abbandonare quelli senza precetti e fare offerte a coloro che li infrangono; nell’Ultimo giorno della Legge si devono fare offerte alle persone senza precetti come se si facessero al Budda.

                          Ma in nessuno dei tre periodi, Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge, si devono fare offerte a coloro che offendono il Sutra del Loto, sia che osservino i precetti, sia che li infrangano, sia che non li abbiano ricevuti affatto. Se viene fatta l’elemosina a costoro, il paese sarà inevitabilmente colpito dalle tre calamità e dai sette disastri, e le persone che fanno queste offerte cadranno sicuramente nella grande fortezza dell’inferno della sofferenza incessante.

                            Quando il devoto del Sutra del Loto pronuncia parole di condanna contro i sutra provvisori, egli è come un signore che punisce i suoi servitori, come un padre che punisce i figli o come un maestro che punisce i suoi discepoli. Ma, quando i devoti dei sutra provvisori pronunciano parole di condanna e di offesa contro il Sutra del Loto, è come se i servitori punissero il loro signore, come se i figli punissero il padre, come se i discepoli punissero il loro maestro.

                              Oggi sono trascorsi più di duecentodieci anni da quando siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge. Si dovrebbe considerare molto attentamente se questo è il tempo maggiormente adatto ai sutra provvisori, come gli insegnamenti Nembutsu e altri, o se è il tempo in cui dev’essere propagato il Sutra del Loto.

                                Il quarto punto è considerare il paese: bisogna sempre tener conto del tipo di paese in cui si stanno propagando gli insegnamenti buddisti. Ci sono paesi freddi e paesi caldi, paesi poveri e paesi ricchi, paesi centrali e paesi periferici, paesi grandi e paesi piccoli, paesi completamente dediti al ladrocinio, paesi completamente dediti all’uccisione delle creature viventi e paesi in cui manca totalmente la pietà filiale. Esistono anche paesi esclusivamente hinayana, paesi esclusivamente mahayana e paesi nei quali si studia insieme Hinayana e Mahayana. Nel caso del Giappone, dobbiamo considerare attentamente se si tratta di un paese adatto esclusivamente allo Hinayana, di un paese adatto esclusivamente al Mahayana, oppure di un paese adatto alla pratica sia dello Hinayana che del Mahayana.

                                  Il quinto punto è l’ordine di propagazione: in un paese dove gli insegnamenti buddisti non sono ancora stati introdotti, ovviamente nessuno avrà mai ascoltato la Legge del Budda, mentre in un paese dove il Buddismo è già stato introdotto ci saranno abitanti che credono negli insegnamenti buddisti. Perciò, prima di cercare di propagare il Buddismo, bisogna sapere anzitutto quali dottrine buddiste siano già state diffuse in quel particolare paese.

                                    Se sono già stati introdotti gli insegnamenti hinayana e mahayana provvisori, allora si deve senz’altro propagare il vero Mahayana. Ma se il vero Mahayana è già diffuso, allora non si devono propagare gli insegnamenti hinayana e mahayana provvisori. Si devono raccogliere oro e gemme e scartare cocci e detriti, non si devono gettare via oro e gemme per raccogliere cocci e detriti.

                                      Chi propaga il Buddismo tenendo conto dei cinque princìpi suddetti, diventerà il maestro dell’intero paese del Giappone. Chi capisce che il Sutra del Loto è il re dei sutra, il primo fra tutti, ha una corretta comprensione della dottrina.

                                        Fa-yün del tempio Kuang-che e Hui-kuan del tempio Tao-ch’ang sostennero che il Sutra del Nirvana è superiore al Sutra del Loto. Ch’eng-kuan del monte Ch’ing-liang e Kobo del monte Koya sostennero che i sutra della Ghirlanda di fiori e di Mahavairochana sono superiori al Sutra del Loto. Chi-tsang del tempio Chia-hsiang e il prete K’uei-chi del tempio Tz’u-en sostennero che i due sutra della Saggezza e dei Profondi segreti sono superiori al Sutra del Loto. Un solo uomo, il Gran Maestro Chih-che del monte T’ien-t’ai, non solo affermò che il Sutra del Loto è superiore a tutti gli altri sutra, ma anche che la persona che avesse sostenuto che esiste un sutra superiore al Sutra del Loto doveva essere ammonita e dissuasa, altrimenti le si sarebbe piagata la lingua in bocca nell’esistenza presente e sarebbe caduta nell’inferno Avichi dopo la morte. Chi è capace di distinguere il giusto dall’errato, tra tutte queste opinioni differenti, è uno che ha compreso correttamente l’insegnamento.

                                          Le migliaia o decine di migliaia di studiosi del nostro tempo sono tutti, senza eccezioni, confusi su questo punto. Stando così le cose, pochi devono aver compreso correttamente l’insegnamento. Se non c’è nessuno che ha compreso correttamente l’insegnamento, nessuno leggerà il Sutra del Loto. E se non c’è nessuno che legge il Sutra del Loto, nessuno potrà essere il maestro del paese. Se non c’è nessun maestro del paese, poiché tutti gli abitanti del paese saranno confusi sulla distinzione fra i vari sutra, hinayana e mahayana, provvisori e veri, essoterici ed esoterici, non una sola persona potrà sfuggire alle sofferenze di nascita e morte e, alla fine, tutti offenderanno la Legge. Coloro che a causa dell’offesa alla Legge cadranno nell’inferno Avichi saranno più numerosi dei granelli di polvere della terra, mentre coloro che, abbracciando la Legge, si libereranno dalle sofferenze di nascita e morte saranno meno del terriccio che può stare su un’unghia. Che spaventosa prospettiva!

                                            Durante i quattrocento anni e più trascorsi dal tempo dell’imperatore Kammu, tutto il popolo giapponese ha avuto la capacità di ottenere l’illuminazione unicamente attraverso il Sutra del Loto. Sono come quelle persone che per otto anni ascoltarono la predicazione del Sutra del Loto sul Picco dell’Aquila e che avevano la capacità adatta al puro e perfetto insegnamento. [La conferma di ciò si trova negli scritti del Gran Maestro T’ien-t’ai, del principe Shotoku, del Reverendo Ganjin, del Gran Maestro Kompon (Dengyo), del Reverendo Annen e di Eshin]4. Capire ciò è comprendere la capacità delle persone.

                                              Ma gli studiosi dei nostri giorni dicono che tutta la popolazione giapponese ha unicamente la capacità di recitare il nome del Budda Amida. Sono come Shariputra che, ingannandosi sulla capacità dei discepoli che stava istruendo, alla fine li trasformò in icchantika.

                                                Oggi in Giappone, circa 2.210 anni dopo la morte del Tathagata Shakyamuni, nell’ultimo dei cinque periodi di cinquecento anni, è giunta l’ora di propagare Myoho-renge-kyo. Capire ciò è possedere la comprensione del tempo.

                                                  Eppure oggi in Giappone ci sono studiosi buddisti che abbandonano il Sutra del Loto per dedicarsi esclusivamente alla pratica dell’invocazione del nome del Budda Amida; altri che insegnano i precetti hinayana e parlano con disprezzo dei preti del Monte Hiei [ordinati secondo i precetti mahayana] e altri ancora che sostengono quella che definiscono la trasmissione separata dai sutra, disprezzando la dottrina corretta del Sutra del Loto. Costoro sono persone che non comprendono il tempo! Sono come il monaco erudito Intento Superiore che calunniò il Bodhisattva Radice di Gioia, o lo studioso Gunaprabha che criticò il Bodhisattva Maitreya5 e si procurò le terribili sofferenze dell’inferno Avichi.

                                                    Il Giappone è un paese che ha relazione esclusivamente con il Sutra del Loto, come il paese di Shravasti in India aveva relazione esclusivamente con gli insegnamenti mahayana. In India c’erano paesi interamente hinayana, paesi interamente mahayana e paesi in cui si studiavano entrambi gli insegnamenti. Il Giappone è un paese adatto esclusivamente al Mahayana e, tra questi insegnamenti, dovrebbe dedicarsi unicamente al Sutra del Loto. [Questa affermazione si trova nel Trattato sugli stadi della pratica dello Yoga, negli scritti di Seng-chao, in quelli del principe Shotoku, del Gran Maestro Dengyo e di Annen]6. Capire ciò è comprendere il paese.

                                                      Eppure ci sono studiosi buddisti nel nostro tempo che si rivolgono alla popolazione del Giappone insegnandole solamente i precetti hinayana o che cercano di far diventare tutti seguaci del Nembutsu. Questo equivale a «mettere cibo impuro su un vassoio prezioso». [La similitudine del vassoio prezioso compare nel Saggio sulla protezione del paese del Gran Maestro Dengyo].

                                                        Nei duecentoquarant’anni e più trascorsi da quando il Buddismo fu introdotto per la prima volta dal regno di Paekche durante il regno dell’imperatore Kimmei, fino al regno dell’imperatore Kammu, in Giappone vennero propagati solamente gli insegnamenti hinayana e mahayana provvisori. Sebbene nel paese esistesse già il Sutra del Loto, il suo significato non era stato ancora chiarito. Lo stesso era avvenuto quando il Sutra del Loto era stato introdotto in Cina: il Sutra del Loto esisteva da più di trecento anni prima che il suo significato fosse chiarito.

                                                          Al tempo dell’imperatore Kammu, il Gran Maestro Dengyo confutò gli insegnamenti hinayana e mahayana provvisori e rivelò il vero significato del Sutra del Loto. Da allora in poi, le opinioni contrastanti cessarono e tutti presero puramente fede nel Sutra del Loto. Persino gli studiosi delle sei scuole, che avevano studiato i sutra hinayana e mahayana della Ghirlanda di Fiori, della Saggezza, dei Profondi segreti e Agama, riconoscevano il Sutra del Loto come la suprema autorità. Per non parlare degli studiosi delle scuole Tendai e della Vera parola e, naturalmente, dei credenti laici che non avevano una speciale conoscenza dell’argomento. Il paese era come le montagne K’un-lun dove non si trova una sola pietra senza valore, o come l’isola montuosa di P’eng-lai dove non si trova alcun veleno.

                                                            Tuttavia, durante i cinquant’anni e più trascorsi dall’era Kennin (1201-1204), i preti Dainichi e Budda7 diffusero gli insegnamenti della scuola Zen, mettendo da parte tutti i sutra e sostenendo una dottrina trasmessa al di fuori delle scritture, mentre Honen e Ryukanfondarono la scuola della Pura terra contraddicendo il vero Mahayana e basandosi sul Mahayana provvisorio. È come se si gettassero via le gemme per raccogliere i sassi, se si abbandonasse la solida terra per arrampicarsi nell’aria. Uomini come questi non sanno niente dell’ordine in cui devono essere propagate le varie dottrine. Il Budda ammonì dicendo: «È meglio imbattersi in un elefante impazzito piuttosto che in un cattivo compagno»8.

                                                              Nel capitolo “Esortazione alla devozione” del Sutra del Loto è predetto che nell’ultimo periodo di cinquecento anni, cioè circa duemila anni dopo la morte del Budda, appariranno tre tipi di nemici del Sutra del Loto. I nostri giorni corrispondono all’ultimo periodo di cinquecento anni. Io, Nichiren, meditando sulla verità di queste parole del Budda, mi rendo conto che i tre nemici esistono veramente: se permettessi loro di rimanere nascosti non sarei un vero devoto del Sutra del Loto, ma, se li induco ad apparire, sono quasi certo di perdere la vita.

                                                                Nel quarto volume del Sutra del Loto si afferma: «E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»9. Nel quinto volume si dice: «Nel mondo dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi»10. Nello stesso volume si legge anche: «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema»11. E il sesto volume afferma: «Anche a costo della vita»12.

                                                                  Nel nono volume del Sutra del Nirvana si afferma: «Per esempio, se un inviato del re, dotato di talento per la discussione e abile nell’usare gli espedienti, dovesse essere inviato in missione in un paese straniero, preferirebbe perdere la vita, piuttosto che nascondere anche una sola delle parole del suo sovrano. Lo stesso vale per i sapienti. Andando fra la gente comune e senza risparmiare la propria vita, un sapiente deve assolutamente proclamare il prezioso insegnamento del Tathagata, contenuto nei sutra corretti ed equi del grande veicolo». Il Gran Maestro Chang-an commenta: «“[Un inviato del re … preferirebbe] perdere la vita, piuttosto che nascondere anche una sola parola del suo sovrano” significa che il corpo è insignificante mentre la Legge è suprema. Bisognerebbe dare la vita per propagare la Legge»13.

                                                                    Quando esamino questi passi, capisco che, se non facessi apparire i tre tipi di nemici, non sarei il devoto del Sutra del Loto. Solo se li faccio apparire posso essere il devoto. E tuttavia, se lo faccio, quasi certamente perderò la vita. Sarò come il Venerabile Aryasimha o il Bodhisattva Arya­deva.

                                                                      Nichiren

                                                                        Il decimo giorno del secondo mese

                                                                            Cenni Storici

                                                                            Nel settimo mese del 1260, Nichiren Daishonin sottopose il suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese all’ex reggente Hojo Tokiyori che, pur avendo lasciato l’incarico, era ancora il membro più influente del clan Hojo al potere.

                                                                            Infuriati a causa della confutazione delle dottrine della Pura terra sostenuta in quel trattato, alcuni adepti della scuola attaccarono la sua residenza di Nagoe, a Kamakura, nel tentativo di ucciderlo. Il Daishonin riuscì a salvarsi rifugiandosi presso il suo fedele discepolo Toki Jonin, nella vicina provincia di Shimosa.

                                                                            Quando ricomparve a Kamakura, nella primavera del 1261, per riprendere le attività di propagazione, fu subito arrestato e senza un vero processo condannato all’esilio a Ito, nella penisola di Izu.

                                                                            L’esilio durò dal dodicesimo giorno del quinto mese fino al ventiduesimo giorno del secondo mese del 1263 quando, ottenuta la grazia, il Daishonin fece ritorno a Kamakura.

                                                                            Questo scritto è datato semplicemente “il decimo giorno del secondo mese”, ma sembra assodato che risalga al secondo anno dell’epoca Kocho (1262), quando il Daishonin si trovava esiliato a Izu.

                                                                            Il Daishonin scrisse questa lettera per ribadire la correttezza del suo insegnamento in base ai cinque princìpi per la propagazione: l’insegnamento, la capacità delle persone, il tempo, il paese e l’ordine di propagazione. Ribadisce inoltre la propria missione alla luce delle profezie presenti nel Sutra del Loto, dov’è scritto che i devoti dell’Ultimo giorno della Legge incontreranno persecuzioni per mano dei tre potenti nemici.

                                                                            Gli studiosi buddisti del passato avevano stabilito diversi criteri di cui tener conto per propagare il Buddismo. Nichiren Daishonin ordinò questi criteri in un sistema organico, stabilendo i cinque princìpi per la propagazione come un riferimento per la valutazione comparativa dei diversi insegnamenti buddisti. In questa lettera egli spiega queste cinque guide, dimostrando, punto per punto, perché il Sutra del Loto è l’insegnamento supremo.

                                                                            Sebbene questa lettera si riferisca esplicitamente solo al Sutra del Loto, alla luce degli altri scritti del Daishonin possiamo comprendere che con esso egli intende l’essenza stessa del sutra, Nam-myoho-renge-kyo, e la pratica e lo spirito che vi sono racchiusi.

                                                                            Note

                                                                            1. Questa storia si trova nel Sutra del Nirvana nel quale sono menzionate le cinque meditazioni per far cessare i turbamenti della mente ed eliminare le illusioni. Esse sono: la meditazione sulla viltà del corpo, la meditazione sulla compassione, sull’origine dipendente, sul corretto discernimento del mondo fenomenico e sul conteggio del respiro. La meditazione sulla viltà del corpo mirava a percepirne l’impurità per eliminare l’attaccamento a esso. La meditazione sul conteggio del respiro è un metodo per calmare la mente contando i respiri.
                                                                            2. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 129.
                                                                            3. Ibidem, cap. 2, p. 78.
                                                                            4. Questo passo nel testo originale figura come nota e gli scritti a cui si riferisce potrebbero essere: Parole e frasi del Sutra del Loto di T’ien-t’ai; Biografia del principe Shotoku; Vita del patriarca della Cina T’ang che venne in oriente; Saggio sulla protezione del paese; Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto di Dengyo; Commentario esteso ai precetti generali per i bodhisattva di Annen; I fondamenti dell’insegnamento dell’unico veicolo di Eshin.
                                                                            5. Il monaco Intento Superiore visse nell’Ultimo giorno del Budda Re Ruggito del Leone. Sarebbe caduto nell’inferno per aver calunniato il Bodhisattva Radice di Gioia che insegnava la dottrina del vero aspetto della realtà. Lo studioso Gunaprabha dapprima studiò il Mahayana, ma si convertì allo Hinayana dopo aver letto il Grande commentario sull’Abhidharma. Secondo Cronache delle regioni occidentali, egli ascese al cielo Tushita allo scopo di risolvere i suoi dubbi riguardanti lo Hinayana e il Mahayana. Là incontrò il Bodhisattva Maitreya ma non lo rispettò perché Maitreya non era stato ordinato monaco. Così, a causa della sua arroganza, non poté imparare da Maitreya.
                                                                            6. Il Trattato sugli stadi della pratica dello Yoga è un’opera attribuita a Maitreya o ad Asanga. Gli “scritti di Seng-chao” si riferisce alle Postfazione alla traduzione del Sutra del Loto. Seng-chao (384-414): fu uno dei maggiori discepoli di Kumarajiva. Gli scritti di Shotoku, Dengyo e Annen probabilmente sono gli stessi della nota 4.
                                                                            7. Si ritiene che il prete Budda fosse Butchi-bo Kakuan, discepolo di Dainichi (d.s.) che diffuse gli insegnamenti Zen in Giappone prima di Eisai (1141-1215), il fondatore della scuola buddista Zen Rinzai. Dainichi, detto anche Nonin, chiamò la sua scuola “scuola giapponese Bodhidharma”.
                                                                            8. Sutra del Nirvana.
                                                                            9. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                            10. Ibidem, cap. 14, p. 287.
                                                                            11. Ibidem, cap. 13, p. 272.
                                                                            12. Ibidem, cap. 16, p. 317.
                                                                            13. Annotazioni sul Sutra del Nirvana.
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