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238. L'offerta di una torta di fango

RSND, VOLUME II

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Minobu, 1274. Indirizzata a Nanjo Tokimitsu

Ho ricevuto due cilindri di sakè raffinato, una cesta di mandarini, dieci pezzi di konnyaku1 una cesta di tari, un mazzo di radici di bardana e i vari altri doni che hai inviato.

    I due bambini Virtù Vittoriosa e Invincibile offrirono al Budda una torta di fango e per questo rinacquero come il grande re Ashoka, che regnò su un terzo del continente di Jambudvipa, [e sua moglie]. Il Bodhisattva Giovane Erudito offrì cinque fiori di loto al Budda Luce Inestinguibile e perciò conseguì la Buddità diventando Shakyamuni, il nostro attuale signore degli insegnamenti.

      Il quarto volume del Sutra del Loto afferma: «Se qualcuno ricerca la via del Budda e per un kalpa, giunte le mani al mio cospetto, recita innumerevoli versi di lode, in virtù delle lodi rivolte al Budda egli otterrà immensi benefici. Ma se qualcuno loda i sostenitori di questo sutra, ancora maggiore sarà la sua fortuna»2.

        Il punto fondamentale in questo passo è che si ottengono benefici maggiori facendo offerte al devoto del Sutra del Loto, così intensamente odiato nel mondo malvagio dell’ultima epoca, che facendo offerte al Budda per un intero kalpa medio. E, nel caso in cui tu la ritenessi un’affermazione assurda, sappi che sono le testuali parole del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti. Sta a te dubitarne oppure credergli.

          La lingua del Budda3 può coprire il suo intero volto, può coprire un intero sistema maggiore di mondi, o giungere fino al cielo supremo del mondo della forma4. E, da kalpa assai remoti fino a oggi, egli non ha mai detto nemmeno una parola falsa. In un sutra è scritto: «Anche se crollasse il monte Sumeru, anche se la grande terra si capovolgesse, il Budda non dirà mai qualcosa di falso»5.

            Anche se il sole sorgesse a ovest o le maree cessassero di fluire e rifluire, le parole del Budda non saranno mai errate. Inoltre, questo Sutra del Loto supera tutti gli altri sutra, e il Budda Molti Tesori e gli altri Budda estesero tutti la lingua fino al cielo di Brahma per testimoniare che nemmeno una singola parola o lettera di esso è falsa.

              In più, anche se il tuo defunto padre era un guerriero, aveva una ferma fede nel Sutra Loto, e dunque io so che negli ultimi momenti della sua vita – tu allora eri solo un bambino – il suo atteggiamento interiore era quello di un vero credente. Adesso tu gli sei succeduto e hai la stessa salda fede in questo sutra. Anche se il suo spirito ora è nascosto fra l’erba, sono certo che gli farà molto piacere. E quanto ne sarebbe felice se solo fosse ancora vivo!

                Le persone che abbracciano questo sutra, anche se possono essere estranee l’una all’altra si incontreranno sul Picco dell’Aquila. A maggior ragione tu e tuo padre, che avete entrambi fede nel Sutra del Loto, rinascerete sicuramente insieme!

                  Ci sono persone che a cinquanta o sessant’anni hanno ancora il padre al loro fianco e incanutiscono insieme a lui. Ma tu lo hai perso in tenera età, venendo privato così del suo insegnamento e della sua guida. Quando penso a cosa deve aver significato questo per te non riesco a trattenere le lacrime.

                    Io, Nichiren, nutrivo profonde speranze di aiutare il paese del Giappone, ma il suo popolo, dai potenti ai più umili, sembra ugualmente rassegnato alla rovina del paese e, non solo si rifiuta di prestare ascolto ai miei consigli, ma si dimostra anche ostile nei miei confronti. Poiché non posso fare altrimenti mi sono ritirato in questa foresta di montagna. E, adesso che mi è giunta voce di un attacco da parte dell’esercito del grande regno dei mongoli, sono profondamente costernato e mi chiedo come sarebbero potute andare le cose se solo mi avessero dato ascolto. Quando penso che tutti dovranno soffrire come la gente di Iki e Tsushima, le mie lacrime scorrono senza sosta.

                      La scuola buddista Nembutsu è una dottrina malvagia che distruggerà il paese. Nel presente conflitto sembra che molti dei guerrieri si siano suicidati. Quello sciagurato maestro della dottrina chiamato Shan-tao propagò la pratica del Nembutsu e infine egli stesso si suicidò. Sembra dunque che la ripetizione continuata del Nembutsu alimenti desideri suicidi.

                        La scuola Zen è una invenzione del demone celeste e i suoi preti dei giorni nostri, che si preoccupano dell’osservanza dei precetti, ne sono i seguaci. Afferma di essere “una trasmissione separata al di fuori dei sutra”, il che significa che non riconosce né dèi né Budda; è una dottrina malvagia e folle.

                          La scuola della Vera parola si basa su un sutra di valore inferiore, eppure pretende in maniera ingannevole che tale sutra sia superiore persino al Sutra del Loto. In tal modo ha attratto numerosi seguaci, compresi gran maestri e amministratori del clero, che ora riempiono l’intero paese del Giappone e davanti ai quali tutti, dai più nobili ai più umili, chinano la testa. Questa situazione riflette un errore di enorme portata del quale però, dai tempi antichi sino ad oggi, nessuno si è accorto. Solo il Gran Maestro Dengyo ne era consapevole, ma non ne scrisse in maniera dettagliata.

                            Poi, anch’io in una certa misura l’ho compreso.

                              Sia l’attacco subito dall’ex imperatore Goshirakawa per mano del gran ministro dello stato e prete laico [Taira no Kiyomori], sia la sconfitta dell’ex imperatore di Oki da parte dello shogunato di Kamakura6 furono causati dalla malvagia dottrina della Vera parola. E, dopo l’introduzione di questa dottrina in Cina, l’imperatore Hsüan-tsung perse il trono7. Col tempo questa dottrina malvagia giunse fino a Kamakura dove adesso gode di popolarità in virtù dell’operato di amministratori del clero, maestri con il grado di sigillo del Dharma8 e altri. Se si permette a queste persone di offrire preghiere per la vittoria nell’attuale conflitto, una battaglia che dovrebbe durare cento giorni si concluderà con una sconfitta in meno di dieci giorni, e una battaglia di dieci giorni terminerà in un sol giorno.

                                Non è la prima volta che lo dico. Negli ultimi vent’anni e più9 non ho di certo risparmiato la mia voce, gridandolo a gran voce. Così sia, dunque, così sia!

                                  Questa lettera tratta di argomenti di grande importanza, perciò dovresti fartela leggere e ascoltarla con molta attenzione. Anche se gli altri ci possono denigrare, noi siamo maestri della Legge che non prestano ascolto a cose del genere.

                                    Con profondo rispetto,

                                      Nichiren

                                        L’undicesimo giorno dell’undicesimo mese dell’undicesimo anno di Bun’ei [1274], segno ciclico kinoe-inu

                                          Risposta a Nanjo Shichiro Jiro

                                              Cenni Storici

                                              Nichiren Daishonin scrisse questa lettera, da Minobu, a Nanjo Tokimitsu, l’undicesimo giorno dell’undicesimo mese del 1274. Tokimitsu aveva soltanto sedici anni all’epoca. La sua famiglia si chiamava Nanjo perché la loro tenuta feudale si trovava a Nanjo nella provincia di Izu. Il Daishonin si riferisce anche a Tokimitsu chiamandolo con il cognome Ueno poiché, proprio come suo padre, anch’egli era stato nominato amministratore del villaggio di Ueno, nella provincia di Suruga. In questa lettera il Daishonin esprime il suo apprezzamento per le offerte ricevute da Tokimitsu e cita le storie dei ragazzi Virtù Vittoriosa e Invincibile, e del bodhisattva Giovane Erudito. Citando il sutra, il Daishonin conferma che, poiché Tokimitsu ha fatto offerte al devoto del Sutra del Loto, egli accumulerà una fortuna ancora maggiore rispetto a quella dei personaggi sopra citati.

                                              Il Daishonin riconosce poi che Tokimitsu nutre una profonda fede, proprio come il suo defunto padre Nanjo Hyoe Shichiro, un funzionario dello shogunato di Kamakura, che si era convertito agli insegnamenti del Daishonin mentre si trovava a Kamakura, e che morì nel 1265 quando Tokimitsu aveva solo sette anni.

                                              Quello stesso anno il Daishonin si era recato a visitare la sua tomba nel villaggio di Ueno, e pare che fu lì che conobbe Tokimitsu per la prima volta. Quando il fratello maggiore di Tokimitsu, Shichiro Taro, morì l’ottavo mese del 1274, fu lui ad assumere l’incarico di amministratore di Ueno, benché ancora adolescente.

                                              Il Daishonin riassume brevemente il modo in cui le tre scuole buddiste più importanti del Giappone stessero contribuendo alle disgrazie del paese e del popolo. In particolar modo egli afferma che qualora i reggenti avessero confidato sulle preghiere basate sulle dottrine della Vera parola per vincere contro i mongoli, questo avrebbe solo accelerato la loro sconfitta.

                                              Solo qualche tempo prima che il Daishonin scrivesse questa lettera, le forze mongole avevano invaso le isole Iki e Tsushima, costringendo i giapponesi a ritirarsi sull’isola meridionale di Kyushu. La notte successiva allo sbarco dei mongoli, il dodicesimo giorno del decimo mese, una violenta tempesta distrusse più della metà della loro flotta ed essi furono costretti a battere in ritirata. Pare che il Daishonin non avesse ancora ricevuto notizia di ciò quando scrisse questa lettera a Minobu, anche se dalla frase «Quando penso che tutti dovranno soffrire come la gente di Iki e Tsushima, le mie lacrime scorrono senza sosta» si evince che il tragico destino della gente di queste isole fosse già noto. Il paese viveva in preda alla paura di essere sconfitto dalla forza schiacciante dell’Impero mongolo.

                                              Note

                                              1. Konnyaku: una specie di gelatina ottenuta dalle radici di una pianta. Si credeva che eliminasse i veleni dall’organismo.
                                              2. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                              3. La lunga e ampia lingua è una delle trentadue caratteristiche maggiori di un Budda che simboleggia la veridicità delle sue parole.
                                              4. Il supremo dei diciotto cieli del mondo della forma è chiamato anche cielo Akanishtha o Cielo della Sommità dell’Essere.
                                              5. Fonte sconosciuta.
                                              6. L’ex imperatore Goshirakawa (1127-1192) e l’ex imperatore di Oki, o ex imperatore Gotoba, contavano sulle preghiere basate sulle dottrine della Vera parola, rispettivamente per battere i Taira e sovvertire lo shogunato di Kamakura, ma entrambi furono sconfitti.
                                              7. Nel 716, quando Shan-wu-wei portò le dottrine della Vera parola dall’India alla Cina, l’imperatore Hsüan-tsung lo accolse con grande favore, valutando le sue dottrine superiori a quelle di T’ien-t’ai e della scuola della Ghirlanda di fiori.
                                              8. Probabile riferimento al Sigillo del Dharma Kaga, sovrintendente della Sala Amida di Okura, a Kamakura, uno dei preti più eruditi della scuola della Vera parola.
                                              9. Vent’anni e più: dal quarto mese del 1253, quando Nichiren Daishonin proclamò questo insegnamento al tempio Seicho, fino alla stesura di questa lettera nell’undicesimo mese del 1274.
                                              La Biblioteca di Nichiren
                                              istituto buddista italiano soka gakkai
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