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21. L'origine del servizio funebre per gli antenati defunti

RSND, VOLUME I

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Kamakura, 1271. Indirizzata a Shijo Kingo

Ho ricevuto il to di riso bianco, candido come la neve, il contenitore di bambù di olio così denso da sembrare sakè ben invecchiato e l’offerta di un kan di monete che ti sei preso il disturbo di mandarmi tramite il tuo messaggero come offerte per la cerimonia per i defunti1. Il contenuto della tua lettera mi ha profondamente commosso.

    L’origine della cerimonia di commemorazione degli antenati defunti risale al tempo in cui il Venerabile Maudgalyayana cercò di salvare la madre Shodai-nyo, caduta nel mondo degli spiriti affamati per un periodo di cinquecento vite a causa della sua cupidigia e avarizia. Egli non riuscì però a farle conseguire la Buddità perché egli stesso non era ancora un devoto del Sutra del Loto e quindi non poteva neppure aiutare la madre a divenire un Budda. Quando, nell’assemblea durata otto anni sul Picco dell’Aquila, abbracciò il Sutra del Loto e recitò Nam-myoho-renge-kyo, divenne il Budda chiamato Fragranza di Sandalo Foglia di Tamala2 e in quel momento anche sua madre divenne un Budda3.

      Mi hai fatto anche una domanda sulle offerte di cibo agli spiriti affamati. Nel terzo volume del Sutra del Loto si legge: «Supponi che una persona giunta da una terra in cui regna la fame, s’imbatta nel banchetto di un grande re»4. Questo passo significa che i quattro grandi ascoltatori della voce5, persone dalla capacità intermedia, non avevano neanche udito parlare di quella prelibatezza chiamata ghee. Solo quando venne esposto il Sutra del Loto, ne assaporarono per la prima volta fino in fondo il gusto ponendo così rapidamente fine all’antica fame dei loro cuori. Perciò, quando fai offerte di cibo agli spiriti affamati, devi leggere questo passo del Sutra del Loto e recitare Nam-myoho-renge-kyo per il loro riposo.

        Gli spiriti affamati sono generalmente catalogati in trentasei categorie. Una di queste, quella degli spiriti affamati a forma di calderone, non ha né occhi né bocca. La ragione di ciò sta nel fatto che in vita aggredivano e rapinavano con il favore delle tenebre. Gli spiriti affamati mangiatori di vomito si nutrono del cibo vomitato da altri. La causa del loro stato è la stessa di quella degli spiriti appena citati, con in più quella di aver rubato il cibo altrui. Gli spiriti affamati consumati dalla sete bevono l’acqua offerta per pietà filiale ai genitori morti. Gli spiriti affamati proprietari di beni6 sono quelli che bevono l’acqua dagli zoccoli dei cavalli. In vita erano avari delle loro proprietà e nascondevano il cibo. Gli spiriti affamati privi di ogni proprietà7 sono coloro che fin dalla nascita non hanno mai neanche sentito parlare di cibo e bevande.

          Gli spiriti affamati che divorano la Legge sono coloro che rinunciano al mondo per propagare il Buddismo solo perché pensano che, predicando la Legge, saranno rispettati. Per la loro ambizione di fama e profitto, trascorrono tutta la vita cercando di farsi credere migliori degli altri. Non aiutano gli altri esseri umani e non tentano nemmeno di salvare i propri genitori. Tali persone sono chiamate “spiriti affamati che divorano la Legge” o “spiriti affamati che usano gli insegnamenti buddisti per soddisfare i propri desideri”.

            Quando osserviamo i preti dei nostri giorni vediamo che alcuni di essi ricevono segretamente offerte destinate solo a loro. Il Sutra del Nirvana li chiama preti dal cuore di cane. Nel futuro diventeranno demoni dalla testa di bue8. Altri ricevono le offerte apertamente, ma, essendo avidi, non le dividono con gli altri. Nella prossima vita rinasceranno come demoni dalla testa di cavallo.

              Vi sono anche credenti laici che invece di pregare per i loro genitori che soffrono grandi tormenti nell’inferno, nel regno degli spiriti affamati o degli animali, si preoccupano di nutririsi e vestirsi sontuosamente, di avere molto bestiame, cavalli e servitori e di godersi la vita il più possibile. Quanta invidia e risentimento devono provare i loro genitori! Anche fra i preti, sono rari quelli che conducono cerimonie per i genitori e i maestri nell’anniversario della loro morte. Certamente le divinità del sole e della luna in cielo e quelle della terra devono essere infuriate e indignate per la loro mancanza di pietà filiale. Benché essi abbiano forma umana, sono simili ad animali: dovrebbero essere chiamati bestie dalla testa umana.

                Io, Nichiren, sono convinto che, sradicando questi ostacoli karmici, in futuro giungerò alla pura terra del Picco dell’Aquila. Perciò, sebbene varie e gravi persecuzioni cadano su di me come pioggia o si addensino su di me come nubi ribollenti, dato che le incontro per amore del Sutra del Loto, non percepisco affatto queste sofferenze come tali. Coloro che sono diventati discepoli e seguaci di un simile Nichiren, in particolare la defunta Myoho il cui anniversario della morte ricorre il dodicesimo giorno di questo mese, sono devoti del Sutra del Loto e seguaci di Nichiren. Com’è possibile che sia caduta nel mondo degli spiriti affamati? Sicuramente ella è alla presenza di Shakyamuni, di Molti Tesori e di tutti i Budda delle dieci direzioni, i quali si rallegreranno insieme a lei e, toccandole il capo, la loderanno unanimi: «Oh, questa è la madre di Shijo Kingo!». E lei, dal canto suo, starà raccontando al Budda Shakyamuni quanto sia meraviglioso suo figlio.

                  Il Sutra del Loto dice: «In epoche future se uomini o donne devoti, udendo il capitolo “Devadatta” del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, crederanno in esso e lo riveriranno con cuore puro, senza dubbi né perplessità, essi non cadranno mai nell’inferno, nel regno degli spiriti affamati o in quello degli animali, ma nasceranno alla presenza dei Budda delle dieci direzioni e ovunque nasceranno potranno sempre udire questo sutra. Se nasceranno tra gli esseri celesti o umani godranno immensamente di meravigliosi piaceri; se nasceranno alla presenza di un Budda, nasceranno per trasformazione9 da fiori di loto»10. Nota l’espressione «donna devota». Se non si riferisce alla defunta Myoho, a chi altri può riferirsi? Il sutra afferma anche: «Questo sutra è difficile da sostenere; se qualcuno potrà sostenerlo anche solo per breve tempo, certo io ne gioirò e così faranno tutti gli altri Budda. Chi è in grado di fare questo si guadagna la stima dei Budda»11. Le lodi di Nichiren non valgono molto, ma il sutra afferma che ella «si guadagna la stima dei Budda». Com’è incoraggiante! Com’è rassicurante! Approfondisci la tua fede ancora di più. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.

                    Rispettosamente,

                      Nichiren

                        Il dodicesimo giorno del settimo mese

                          Risposta a Shjo Kingo

                              Cenni Storici

                              Nichiren Daishonin inviò questa lettera a Shijo Kingo, uno dei suoi più fedeli seguaci, nel settimo mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271). Shijo Kingo aveva inviato offerte al Daishonin in occasione di un servizio funebre per la madre di Kingo, morta qualche anno prima, nel dodicesimo giorno del settimo mese. Questa lettera è la risposta del Daishonin nella quale egli spiega che, nel senso più profondo, solo l’azione di recitare Nam-myoho-renge-kyo porta benefici ai defunti.

                              In Giappone, le cerimonie commemorative per gli antenati defunti si svolgevano tradizionalmente il quindicesimo giorno del settimo mese e consistevano in un rito buddista per onorarne gli spiriti. Questa tradizione era basata sulla storia di Maudgalyayana che salvò dalla sofferenza la sua defunta madre, narrata nel Sutra del Servizio funebre per i defunti. Studi recenti hanno però appurato che tale sutra non viene dall’India, bensì dalla Cina, dove si teneva in altissima considerazione la pietà filiale: dalle cronache sappiamo infatti che questi servizi funebri risalgono al 538 in Cina e al 657 in Giappone.

                              Secondo le credenze popolari diffuse in Giappone nel periodo Kamakura, coloro che in vita erano avidi o egoisti, dovevano soffrire la fame dopo la morte. In questa lettera, il Daishonin menziona i vari tipi di spiriti affamati, così come sono descritti nei testi buddisti, e spiega le cause che li hanno portati ad assumere queste forme.

                              Il Daishonin commenta inoltre severamente le vere motivazioni di molti preti del tempo, definendoli “spiriti affamati che divorano la Legge” che utilizzano gli insegnamenti buddisti per acquisire fama e profitti personali e, pur ostentando il desiderio di predicare gli insegnamenti, sono profondamente avidi e trattengono per sé le offerte che ricevono. Biasima infine quei buddisti, preti o laici, che trascurano di pregare per il riposo dei loro genitori o maestri defunti.

                              Note

                              1. Cerimonia per i defunti (giap. urabon, sans. ullambana): Festa delle lanterne o Festa dei morti, durante la quale si fanno offerte di cibo e bevande per placare la fame degli spiriti dei defunti. In Giappone tradizionalmente si tiene il 15 luglio.
                              2. Budda chiamato Fragranza di Sandalo Foglia di Tamala: viene nominato nel sesto capitolo del Sutra del Loto (Il Sutra del Loto, cap. 6, p. 173). L’assemblea durata otto anni è quella in cui fu predicato il Sutra del Loto.
                              3. Secondo il Sutra del Servizio funebre per i defunti, Maudgalyayana con i suoi mistici poteri vide la madre defunta che stava soffrendo nel mondo degli spiriti affamati e cercò di portarle sollievo, ma inutilmente. Si rivolse allora a Shakyamuni che gli disse di offrire ai monaci, per il bene della madre, cento varietà di cibi il quindicesimo giorno del settimo mese, l’ultimo giorno dei tre mesi di ritiro dei monaci nella stagione delle piogge. Maudgalyayana fece come il Budda aveva consigliato e la madre fu salvata dalla sua agonia. Qui il Daishonin interpreta la storia alla luce del Sutra del Loto e del daimoku di Nam-myoho-renge-kyo che costituisce l’essenza del sutra.
                              4. Il Sutra del Loto, cap. 6, p. 168.
                              5. Maudgalyayana, Mahakashyapa, Katyayana e Subhuti.
                              6. Spiriti affamati che possiedono delle proprietà, ma sono avari e ne desiderano sempre di più.
                              7. Spiriti affamati che non possiedono delle proprietà.
                              8. I demoni dalla testa di bue e quelli dalla testa di cavallo, fungono da carcerieri del terzo inferno caldo, “inferno in cui si viene schiacciati”, dove i dannati vengono continuamente schiacciati fra due montagne. Questi due tipi di demone sono raffigurati con corpo umano e testa di cavallo o di bue.
                              9. La nascita per trasformazione è una delle quattro forme di nascita. Si tratta di esseri dei quali si dice che, terminato il ciclo delle nascite precedenti, appaiano all’improvviso a causa del loro karma, senza aiuto da parte di genitori né di altri agenti esterni. Qui la frase può essere interpretata come il conseguimento della Buddità mediante la manifestazione della propria inerente natura di Budda.
                              10. Il Sutra del Loto, cap. 12, p. 260.
                              11. Ibidem, cap. 11, p. 255.
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