388. Nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità
Luogo sconosciuto, Data sconosciuta. Indirizzata a Destinatario sconosciuto
Quando era ancora un essere comune che osservava il precetto che proibisce la menzogna, al Budda Shakyamuni cavarono un occhio, strapparono la pelle, lacerarono la carne, succhiarono il sangue, spolparono le ossa, massacrarono i figli e portarono via la moglie. Ma, in tutti quegli innumerevoli kalpa, egli non disse mai una bugia. E quando, per i meriti che si era guadagnato, egli diventò un Budda, dichiarò che «nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità»1. Cioè, insegnò che, di coloro i quali pronunciano anche una sola volta le parole Nam-myoho-renge-kyo, nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità.
Questa dichiarazione fu enunciata solo dal Budda Shakyamuni, ma di certo non è possibile dubitarne; come avrebbe potuto mentire alla presenza dei Budda delle dieci direzioni? Inoltre, il Budda Shakyamuni e i Budda delle dieci direzioni estesero tutti insieme la lingua fino al cielo di Brahma2.
Cenni Storici
Non si conoscono la data e il destinatario di questo frammento di lettera di Nichiren Daishonin. Egli sottolinea l’affidabilità delle parole del Budda Shakyamuni quando, nel secondo capitolo del Sutra del Loto, “Espedienti”, proclama: «Fra coloro che ascoltano la Legge, nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità» (Il Sutra del loto, cap. 2, p. 51). Il Daishonin equipara coloro che «ascoltano la Legge» a coloro che «pronunciano anche una sola volta le parole Nam-myoho-renge-kyo».