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224. Perché non c'è protezione da partedegli dèi celesti?

RSND, VOLUME II

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Sado, 1272. Indirizzata a Toki Jonin

Risposta [a Toki]

    Non ho dubbi su come saranno i miei ultimi momenti. Quando mi taglieranno la testa proverò una gioia particolare. Ho incontrato grandi briganti, ma so che in cambio di questo grande veleno otterrò un gioiello prezioso.1

      Ho ricevuto il numero di stringhe di monete che mi hai indicato e non so come ringraziarti per la tua gentilezza. Per quanto riguarda le questioni dottrinali, ne ho discusso nell’opera2 che ho inviato in precedenza a Shijo Saburo Saemon-no-jo. Dovresti leggerla con grande attenzione.

        Se esaminiamo i passi dei sutra in genere, non c’è dubbio che io, Nichiren, sono un devoto del Sutra del Loto. Ma ora gli dèi celesti non mi stanno concedendo la loro protezione. Una ragione può essere che, siccome questo è un paese malvagio, gli dèi celesti e le divinità benevolenti lo hanno abbandonato. Una seconda ragione può essere che, siccome le divinità benevolenti non possono assaporare il gusto della Legge, hanno perso la loro maestà e il loro potere. Una terza ragione può essere che i grandi demoni malvagi sono entrati nel cuore dei tre potenti nemici, e perciò gli dèi Brahma e Shakra non hanno il potere di fermarli. Ti scriverò in seguito per darti prove teoriche e documentarie relative a ciascuno di questi casi.

          Ma, alla base della mia vita, sin dall’inizio, c’è stata una salda convinzione e non ho intenzione di cambiare adesso, né rimprovererò mai [quelli che mi hanno perseguitato]. Anche le persone malvagie saranno buoni amici per me. In quanto a quale dei due metodi dovrei adottare, shoju o shakubuku, mi affido agli insegnamenti del Budda. Non oserei mai decidere da solo in maniera arbitraria. Tutte le cose giungeranno a conclusione nella pura terra del Picco dell’Aquila.

            Con profondo rispetto,

              Nichiren

                Il decimo giorno del quarto mese

                  A Toki

                      Cenni Storici

                      Nichiren Daishonin scrisse questa lettera mentre si trovava in esilio a Sado, nel quarto mese del 1272, dopo essere stato trasferito alla residenza del prete laico Ichinosawa. All’inizio dell’anno il Daishonin aveva vinto un dibattito con i preti della scuola della Pura terra e ciò aveva accresciuto la loro ostilità nei suoi confronti. Inoltre, anche il prete laico Ichinosawa, che era un seguace della scuola della Pura terra, si era dimostrato inizialmente ostile al Daishonin e aveva paura di lui, anche se in seguito arrivò a offrirgli del cibo.

                      In questa lettera il Daishonin afferma di essere il devoto del Sutra del Loto e spiega perché, in quanto devoto, non riceve la protezione dei vari dèi e divinità come promette il sutra, elencando tre tipi di ragioni. Due mesi prima, nel trattato L’apertura degli occhi, al quale accenna nel presente scritto, il Daishonin aveva spiegato lo stesso punto dando queste tre motivazioni: 1) se il devoto è colpevole di avere offeso la Legge in passato, le divinità non puniranno coloro che lo perseguitano; 2) i persecutori, destinati a cadere nell’inferno nella prossima esistenza, non subiranno una punizione immediata anche se commettono gravi colpe in questa vita; 3) le divinità protettrici hanno abbandonato il paese, come descritto nel trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese.

                      Note

                      1. È possibile che queste righe costituissero il poscritto della lettera e che Nichiren Daishonin le abbia collocate in questa posizione per mancanza di spazio.
                      2. L’“opera” di cui si parla è L’apertura degli occhi, ultimata a Tsukahara, sull’isola di Sado, nel secondo mese del 1272.
                      La Biblioteca di Nichiren
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