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108. «Questo è ciò che io ho udito»

RSND, VOLUME I

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Luogo sconosciuto, 1277. Indirizzata a Soya Jiro, prete laico

Ho ricevuto il rotolo dell’intero Sutra del Loto della Legge meravigliosa che hai copiato in caratteri piccoli, insieme a due abiti trapuntati, dieci kan di monete e cento ventagli pieghevoli, come offerta per la consacrazione del rotolo.

    Nel primo volume di Parole e frasi del Sutra del Loto troviamo un passo che dice: «La parola “questo”, [di “Questo è ciò che io ho udito”], indica l’essenza di una dottrina udita predicare dal Budda», e il primo volume di Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto” dice: «Se “questo” non è l’insegnamento che supera gli otto insegnamenti, come può essere considerato l’insegnamento di questo sutra [del Loto]?».

      Il Sutra della Ghirlanda di fiori inizia così: «Il Sutra della Ghirlanda di fiori del grande e vasto Budda: questo è ciò che io ho udito». Il Sutra della Saggezza inizia così: «Il Sutra della Grande perfezione della saggezza: questo è ciò che io ho udito» e il Sutra di Mahavairochana così: «Il Sutra della Protezione attraverso i poteri sovrannaturali di Mahavairochana: questo è ciò che io ho udito». In questi sutra e in tutti gli altri, che cosa indica «questo»? Indica il titolo di ciascun sutra. Quando il Budda esponeva un sutra, gli dava anche un titolo che ne rivelava il principio fondamentale. Dopo la morte del Budda, quando Ananda, Manjushri e Vajrasattva compilarono la raccolta degli insegnamenti del Budda, prima enunciarono il titolo e poi dissero: «Questo è ciò che io ho udito».

        L’essenza di ciascun sutra è contenuta nel titolo. Per esempio, l’India è un paese formato da settanta stati i cui confini si estendono per novantamila ri; eppure le persone, gli animali, le piante, le montagne, i fiumi e la terra delimitati da quei confini sono tutti inclusi nella singola parola India. Come tutte le cose che esistono nei quattro continenti sono, senza eccezione, riflesse sulla faccia della luna, allo stesso modo gli insegnamenti di un sutra sono tutti racchiusi nel suo titolo.

          I titoli dei sutra Agama per esempio, spiegano il principio fondamentale di questi sutra, l’impermanenza di tutte le cose. Questi titoli sono cento, mille, diecimila volte superiori ai due caratteri contenuti nei titoli delle scritture non buddiste, che significano esistenza e non esistenza. I seguaci delle novantacinque scuole non buddiste, ascoltando i titoli dei sutra Agama, abbandonarono le loro opinioni errate e si convertirono alla verità dell’impermanenza.

            Coloro che ascoltano i titoli dei sutra della Saggezza comprendono i tre insegnamenti: che tutte le cose sono di per sé non sostanziali1, che la Via di mezzo è ­indipendente dalla vacuità e dall’esistenza temporanea2 e che tuttavia è inseparabile da esse3. Chi ascolta il titolo del Sutra della Ghirlanda di fiori, afferra o uno o l’altro degli ultimi due princìpi.

              Coloro che ascoltano i titoli dei sutra di Mahavairochana, Corretti ed Equi e della Saggezza, comprendono che, sottoposte ad analisi, tutte le cose stesse sono prive di sostanza4ovvero che tutte le cose sono di per sé non sostanziali; che la vacuità è indipendente dalla Via di mezzo e dall’esistenza temporanea5 o che è inseparabile da esse6; che la Via di mezzo è indipendente dalla vacuità e dall’esistenza temporanea, o che è inscindibilmente unita a esse. Tuttavia, coloro che ascoltano i titoli di questi sutra provvisori non sono in grado di realizzare il beneficio della perfetta illuminazione che sorge dagli insegnamenti del mutuo possesso dei Dieci mondi, dei cento mondi, dei mille fattori e dei tremila regni.

                Salvo il Sutra del Loto, nessun sutra espone questa dottrina fondamentale e perciò i loro seguaci sono come persone comuni allo stadio di essere Budda solo in teoria. E i Budda e bodhisattva che compaiono in quei sutra non raggiungono lo stadio di coloro che ascoltano il nome e le parole della verità nella pratica del Sutra del Loto e tantomeno quello della percezione e dell’azione, visto che non recitano nemmeno il titolo del Sutra del Loto. Questo è il motivo per cui il Gran Maestro Miao-lo dichiara in Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”: «Se “questo” non è l’insegnamento che supera gli otto insegnamenti, come può essere considerato l’insegnamento di questo sutra [del Loto]?». I titoli degli altri sutra rientrano negli otto insegnamenti. Questi titoli sono come le maglie di una rete da pesca, mentre il titolo del Sutra del Loto è come la corda principale della rete che raccoglie le maglie degli otto insegnamenti. Coloro i quali recitano Myoho-renge-kyo [il titolo del Sutra del Loto], anche senza capirne il significato, comprendono non solo il cuore del Sutra del Loto, ma anche la “corda principale” o principio essenziale di tutti gli insegnamenti della vita del Budda.

                  Un principe ereditario di soli uno, due o tre anni, quando salirà al trono, regnerà sull’impero, sarà obbedito dal reggente e dai ministri, anche se al momento non è consapevole. Un neonato cresce naturalmente nutrendosi del latte della madre, anche se non sa fare distinzioni. Al contrario, un ministro arrogante come Chao Kao [della dinastia Ch’in], che disprezza un giovane principe ereditario, causerà la propria rovina. Gli studiosi degli altri sutra e delle altre scuole che disprezzano il principe che recita solo il titolo del Sutra del Loto alla fine saranno causa della propria rovina come Chao Kao e cadranno nell’inferno della sofferenza incessante. Tuttavia, se un devoto del Sutra del Loto che ne recita il titolo senza capirne il significato si lascia intimidire dai sapienti delle altre scuole e abbandona la fede, allora è come il giovane imperatore fantoccio Hu Hai che [sostituì il principe ereditario, ma] si fece intimidire e venne ucciso da Chao Kao.

                    Nam-myoho-renge-kyo non solo è il cuore di tutti gli insegnamenti della vita del Budda, ma è anche il cuore, l’essenza e il principio fondamentale del Sutra del Loto. Eppure, per quanto meraviglioso sia questo insegnamento, nessuno negli oltre duemiladuecentoventi anni dalla morte del Budda l’ha mai propagato. Non lo propagarono i ventiquattro successori del Budda in India e neppure T’ien-t’ai e Miao-lo in Cina, né il principe Shotoku o il Gran Maestro Dengyo in Giappone. Di conseguenza, quando io, un prete insignificante, lo esposi, la gente rifiutò di credervi pensando che fosse un falso insegnamento. Ciò è perfettamente comprensibile. Per esempio, se un umile soldato avesse dichiarato di aver sedotto la bella dama di corte Wang Chao-chün, nessuno l’avrebbe creduto. Analogamente, la gente non può credere che un umile prete come me possa esporre Nam-myoho-renge-kyo, il cuore del Sutra del Loto, che non fu propagato neppure da T’ien-t’ai e Dengyo che erano autorevoli quanto i ministri o i nobili di corte.

                      Forse non sai che il corvo, il più disprezzato tra gli uccelli, può riconoscere i presagi degli eventi buoni o cattivi che accadranno durante l’anno, cosa che l’aquila e il falco non sanno fare. Il serpente non può competere con un drago o un elefante, ma può prevedere l’arrivo di un’alluvione con sette giorni di anticipo. Anche se Nagarjuna e T’ien-t’ai non avessero conosciuto l’insegnamento che io propago, dal momento che esso è chiaramente esposto nel sutra, non se ne dovrebbe dubitare. Se qualcuno disprezza me, Nichiren, e non recita Nam-myoho-renge-kyo, è come un neonato che dubita del latte e rifiuta il seno materno, o come un malato che non si fida del medico e rifiuta la medicina che gli è stata prescritta. Nagarjuna e Vasubandhu conoscevano questo insegnamento, ma non lo propagarono forse perché sapevano che non era il tempo giusto e le persone della loro epoca non avevano la capacità di comprenderlo. Gli altri, molto probabilmente, non lo propagarono perché lo ignoravano. Il Buddismo si propaga in accordo con il tempo e la capacità della gente. Sebbene possa non esser degno di questo insegnamento, lo espongo perché il tempo è giusto.

                        I nostri contemporanei considerano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo solo come un titolo, ma sbagliano: quei cinque caratteri sono l’essenza, cioè il cuore del Sutra del Loto. Chang-an dichiara: «Dunque [la spiegazione di T’ien-t’ai del titolo ne] la prefazione chiarisce il significato profondo del sutra e il significato profondo è il cuore del testo»7. Secondo questo commento, Myoho-renge-kyo non è né il testo, né il suo significato, ma è il cuore dell’intero sutra. Coloro che cercano il cuore del sutra separatamente dal suo titolo sono sciocchi come la tartaruga che cercò il fegato della scimmia fuori della scimmia8, o come la scimmia che lasciò la foresta per andare a cercare frutta sulla spiaggia.

                          Nichiren

                            Il ventottesimo giorno dell’undicesimo mese del terzo anno di Kenji (1277), segno ciclico hinoto-ushi

                              Al prete laico Soya Jiro9

                                  Cenni Storici

                                  «Questo è ciò che io ho udito» è l’espressione con cui inizia l’esposizione della maggior parte dei sutra. I sutra sono la testimonianza degli insegnamenti del Budda Shakyamuni, dapprima tramandati a memoria e in seguito trascritti dai suoi discepoli. L’espressione indicava dunque la conferma della validità di ciò che si stava per compilare per iscritto sotto forma di sutra, ma qui il Daishonin ne spiega il significato più profondo. T’ien-t’ai aveva dichiarato: «La parola “questo”, [di “Questo è ciò che io ho udito”], indica l’essenza di una dottrina udita predicare dal Budda». L’essenza di ogni sutra è contenuta nel suo titolo e il titolo, o essenza, del Sutra del Loto, Myoho-renge-kyo, è il supremo insegnamento del Buddismo. In seguito Miao-lo spiegò in questi termini le affermazioni di T’ien-t’ai: «Se “questo” non è l’insegnamento che supera gli otto insegnamenti, come può essere considerato l’insegnamento di questo sutra [del Loto]?».

                                  In questa lettera Nichiren Daishonin afferma che Myoho-renge-kyo, il titolo del Sutra del Loto, è l’essenza non solo del Loto, ma anche di tutti gli altri sutra, e lo paragona alla corda principale di una rete che raccoglie le «maglie degli otto insegnamenti». Ciò significa che, quando vengono basati sul Sutra del Loto, tutti gli altri sutra e gli insegnamenti in essi contenuti hanno valore e possono venire usati per spiegare e propagare l’essenza del Sutra del Loto, Nam-myoho-renge-kyo.

                                  Infine il Daishonin cita l’interpretazione fornita da Chang-an delle affermazioni di T’ien-t’ai contenuta nella sua prefazione al Profondo significato del Sutra del Loto, e conclude: «Myoho-renge-kyo non è né il testo, né il suo significato, ma è il cuore dell’intero sutra [del Loto]».

                                  Tuttavia, commenta il Daishonin, le persone rifiutano di credere nel titolo del Sutra del Loto perché non riescono a comprendere quale fra i vari insegnamenti sia superiore e quale inferiore, e piuttosto tendono a valutare le dottrine in base alla fama dei preti che le predicano. E a esporre la Legge di Myoho-renge-kyo non fu certo un famoso e celebrato maestro buddista, ma un umile prete, Nichiren Daishonin.

                                  Note

                                  1. Teoria contenuta nell’insegnamento di condivisione, o Mahayana introduttivo, secondo la quale, poiché tutte le cose sorgono in virtù dell’origine dipendente, la loro esistenza è di per sé priva di sostanza.
                                  2. Teoria contenuta nell’insegnamento specifico secondo la quale le tre verità sono separate e indipendenti le une dalle altre.
                                  3. Teoria contenuta nell’insegnamento perfetto che espone la relazione di mutua inclusione che sussiste fra la realtà fondamentale e tutti i fenomeni, e l’unificazione delle tre verità. In altre parole, la teoria secondo la quale ciascuna delle tre verità possiede al suo interno tutte le altre tre.
                                  4. Teoria contenuta negli insegnamenti del Tripitaka che considera tutti i fenomeni come non sostanziali se analizzati in termini dei loro elementi costitutivi. Essa contrasta con la teoria citata sopra (vedi nota 2) che tutti i fenomeni sono di per sé e in sé privi di sostanza. Gli insegnamenti di questa categoria vennero esposti in primo luogo per le persone dei due veicoli e in secondo luogo per i bodhisattva.
                                  5. La teoria della vacuità contenuta negli insegnamenti del Tripitaka che sostiene di essere l’unica realtà ed esclude qualsiasi altra teoria o verità.
                                  6. Teoria contenuta nell’insegnamento di condivisione secondo la quale tutte le cose sono essenzialmente prive di sostanza e tuttavia manifestano una realtà temporanea o aspetto fenomenico.
                                  7. Questo passo, nella prefazione di Chang-an al Significato profondo del Sutra del Loto, si riferisce alla prefazione di T’ien-t’ai alla stessa opera.
                                  8. Questa storia è narrata nel Sutra del Deposito dei vari tesori. C’erano due tartarughe che vivevano in fondo al mare. La femmina, gravida, desiderava mangiare del fegato di scimmia. Il maschio salì in superficie e, trovata una scimmia, se la fece salire sul dorso facendole credere che l’avrebbe trasportata sull’altra sponda, dove i frutti erano più abbondanti. In mezzo all’oceano cercò di togliere il fegato alla scimmia, ma questa disse di averlo dimenticato su un albero e che, se la tartaruga l’avesse riportata indietro, glielo avrebbe donato. La tartaruga la riportò sulla terraferma, ma, giunti a riva, la scimmia si arrampicò su un albero, dall’alto del quale si burlò della tartaruga per la sua stupidità.
                                  9. Soya Jiro: Soya Jiro Hyoe-no-jo Kyoshin (1224-1291) che visse nel villaggio di Soya, provincia di Shimosa, e fu uno dei principali credenti della zona. Si ritiene che fosse un funzionario della corte suprema dello shogunato di Kamakura.
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