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53. Raccomandare questo insegnamentoal tuo signore ed evitare la colpa di complicità nell’offesa alla Legge

RSND, VOLUME I

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Luogo sconosciuto, 1274. Indirizzata a Shijo Kingo

Ho ricevuto due kan di monete.

    Il più grande tesoro degli esseri senzienti è la vita. Coloro che sopprimono la vita altrui cadranno inevitabilmente nei tre cattivi sentieri. Per questo i re che mettono in moto la ruota osservavano il precetto di “non uccidere” come il primo dei dieci buoni precetti e, quando il Budda espose i cinque precetti all’inizio dei sutra hinayana, il primo di essi era “non uccidere”. Anche nel Sutra mahayana della Rete di Brahma “non uccidere” è il primo dei dieci precetti principali. Il capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto è quello in cui sono esposti i meriti che derivano dalla pratica del Tathagata Shakyamuni del precetto di “non uccidere”. Di conseguenza, coloro che uccidono saranno abbandonati da tutti i Budda delle tre esistenze e le divinità dei sei cieli del mondo del desiderio non li proteggeranno. Gli studiosi del nostro tempo ne sono consapevoli e anch’io, Nichiren, ne sono a conoscenza in linea generale.

      Tuttavia la natura dell’uccisione varia a seconda della gravità della colpa della persona uccisa. Se uno uccide l’assassino dei suoi genitori, del sovrano o del maestro, allora, benché il delitto sia lo stesso, la gravità del peccato sarà attenuata. Anche di questo gli studiosi del nostro tempo sono a conoscenza. Ma perfino i bodhisattva, con la loro grande compassione, cadranno certamente nell’inferno di sofferenza incessante se faranno offerte ai nemici del Sutra del Loto, mentre anche coloro che commettono i cinque peccati capitali, se odiano tali nemici, rinasceranno sicuramente nel regno umano o in quello celeste. Il re Sen’yo che aveva sterminato cinquecento nemici del Sutra del Loto e il re Possessore di Virtù, che ne aveva sterminati un numero incalcolabile, divennero poi il Budda Shakyamuni. I discepoli di Shakyamuni come Mahaka­shyapa, Ananda, Shariputra, Maudga­lyayana e innumerevoli altri, sono coloro che a quel tempo furono in prima linea nella battaglia e sbaragliarono i nemici, uccidendoli, ferendoli e rallegrandosi nel combattimento. Il monaco Realizzazione di Virtù, che divenne il Budda Kashyapa, era un devoto del Sutra del Loto di grande compassione, che a quell’epoca spinse il re Possessore di Virtù ad attaccare i nemici del sutra come avrebbe fatto con chi avesse tradito suo padre e sua madre fin dalla vita precedente.

        I nostri giorni corrispondono a quel tempo. Se il governante avesse deciso di accettare le parole di Nichiren, sarebbe potuto diventare come questi due re. Invece egli, non solo le ha rifiutate, ma si è anche schierato con i nemici del Sutra del Loto, facendo sì che l’intero paese mi attacchi. Dal governante fino alla gente comune, tutti hanno offeso la Legge, colpa più grave dei cinque peccati capitali. Dunque ognuno di voi sta dalla parte del governante. Sebbene il tuo cuore concordi con quello di Nichiren, il corpo è al servizio del tuo signore; così sembrerebbe estremamente difficile che tu possa evitare la colpa di complicità in questa offesa. Ma tu hai parlato di questo insegnamento al tuo signore e lo hai spinto a prendere fede in esso. Com’è ammirevole! Anche se egli per ora non ti ha dato ascolto, tu hai evitato la colpa di complicità.

          Da ora in poi devi stare attento a ciò che dici. Gli dèi del cielo senza dubbio ti proteggeranno e io stesso dirò loro di farlo.

            Per favore, adotta ogni possibile precauzione. Adesso quelli che ti odiano saranno più che mai all’erta per trovare un’occasione di nuocerti. Smetti di partecipare a qualsiasi libagione durante la notte. Non ti può bastare bere sakè a casa, in compagnia di tua moglie soltanto? Se partecipi a banchetti con altri durante il giorno, non abbassare mai la guardia. Se stai lontano dal sakè, i tuoi nemici non avranno modo di attaccarti. La prudenza non sarà mai troppa.

              Con profondo rispetto,

                Nichiren

                  Il ventiseiesimo giorno del nono mese

                    Risposta a Saemon-no-jo

                        Cenni Storici

                        Nichiren Daishonin scrisse questa lettera nel nono mese dell’undicesimo anno di Bun’ei (1274) a Saemon-no-jo, meglio noto come Shijo Kingo, uno dei principali seguaci di Kamakura, che era un samurai al servizio della famiglia Ema, un ramo del clan reggente degli Hojo. Nella lettera il Daishonin loda Shijo Kingo per aver avuto il coraggio di tentare di convertire il suo signore, Ema.

                        La “colpa di complicità nell’offesa” a cui fa cenno il titolo si riferisce all’offesa di fare offerte ai nemici della Legge o di agire di concerto con qualcuno che offende la Legge senza ammonirlo.

                        Mentre il Daishonin si ritirava a vivere sul monte Minobu, Shijo Kingo e molti altri credenti si risvegliavano a una nuova determinazione nella fede vedendo che, contrariamente a ogni aspettativa, era riuscito a ritornare incolume da Sado. Inoltre, durante l’esilio, la profezia del Daishonin riguardo al verificarsi di lotte intestine, enunciata nel trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, si era concretizzata sotto forma di una disputa per il potere all’interno del clan dominante degli Hojo mentre, con i mongoli che si apprestavano ormai ad attaccare, anche la profezia di invasione straniera sembrava prossima a realizzarsi. Queste sono alcune delle considerazioni che probabilmente spinsero Shijo Kingo a parlare apertamente degli insegnamenti del Daishonin con il suo signore.

                        A quel tempo, il signore di Ema era seguace del prete Ryokan del tempio Gokuraku, e sembra che la sua famiglia avesse costruito il Choraku, un tempio della scuola della Pura terra, nonché uno dei sette maggiori templi di Kamakura. Ema fu molto contrariato da quel tentativo di convertirlo, che considerò come un atto grave di arroganza da parte del suo vassallo. Minacciò quindi di trasferire Kingo nella remota provincia di Echigo, sul Mar del Giappone, se non avesse rinunciato alla sua fede nel Sutra del Loto, e da quel momento Kingo impiegò tre anni per riguadagnare la fiducia del suo signore.

                        In questa lettera, Nichiren Daishonin spiega al discepolo che “non uccidere” è il primo tra tutti i precetti buddisti, ma che l’offesa al Sutra del Loto è, in un certo senso, una colpa ancora peggiore dell’omicidio, perché opporsi al Sutra del Loto significa negare la natura di Budda eternamente presente in tutti gli esseri viventi.

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