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136. Re Rinda

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1279. Indirizzata a Soya Doso

Ho ricevuto i due sacchi di riso tostato che mi hai mandato. Il riso sembra una cosa da poco, eppure è ciò che alimenta la vita umana. E il Budda afferma che la vita è qualcosa che non si può acquistare nemmeno al prezzo di un intero sistema maggiore di mondi.

    Il riso alimenta la vita, come l’olio alimenta una lampada. Il Sutra del Loto è come una lampada e il suo devoto è come l’olio. Oppure potremmo dire che i sostenitori laici sono come l’olio che alimenta la lampada del devoto.

      Tra tutti i cento sapori, quello del latte di vacca è il migliore. Il settimo volume del Sutra del Nirvana afferma: «Di tutti i sapori, il migliore è quello del latte». Lavorando il latte si ottiene la panna, lavorando la panna alla fine si ottiene il ghee. Dei cinque sapori il più raffinato è quello del ghee.

        Se impieghiamo questi cinque sapori come similitudini dei vari insegnamenti buddisti, i tremila volumi del Confucianesimo e le diciotto scritture principali del Brahmanesimo corrispondono al sapore dei cibi comuni. [In confronto a essi persino] i sutra Agama sono come il sapore del ghee.

          [Tra gli insegnamenti buddisti] i sutra Agama sono paragonabili al sapore del latte; il Sutra della Meditazione e gli altri sutra del periodo Corretto ed equo al sapore della panna; i sutra della Saggezza al sapore del latte cagliato, il Sutra della Ghirlanda di fiori al sapore del burro e i sutra degli Innumerevoli significati, del Loto e del Nirvana al sapore del ghee.

            Inoltre, se paragoniamo il Sutra del Nirvana al sapore del ghee, il Sutra del Loto è il signore che regna sui cinque sapori. Il Gran Maestro Miao-lo afferma: «Se discutiamo delle dottrine insegnate, il Sutra del Loto si erge come il vero signore di tutte le dottrine perché è l’unico che predica “l’apertura del provvisorio e la rivelazione del distante”. Questa è la ragione per cui solo esso ha ottenuto l’appellativo “myo”»1. Egli afferma anche: «Perciò comprendiamo che il Sutra del Loto è il vero signore del ghee»2.

              Questi commentari indicano giustamente che il Sutra del Loto non va incluso nei cinque sapori. Il significato di questi passi è che i cinque sapori alimentano la vita, ma la vita stessa è il signore che regna sui cinque sapori.

                Nella scuola T’ien-t’ai vi sono due opinioni: una è che i sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza, del Nirvana e del Loto sono tutti paragonabili al sapore del ghee. Questa interpretazione si baserebbe sull’idea che i sutra predicati prima del Sutra del Loto e il Sutra del Loto stesso sono simili. Gli studiosi di questo mondo conoscono solo questa opinione e non la dottrina secondo cui il Sutra del Loto è il signore dei cinque sapori. Così vengono ingannati e fuorviati dalle altre scuole buddiste.

                  L’opinione che il Sutra del Loto e gli altri sutra, pur differendo riguardo all’aprire e includere gli espedienti o meno, rappresentano tutti l’insegnamento perfetto3 è una dottrina che riflette l’insegnamento transitorio. Invece, l’opinione che i vari sutra corrispondono ai cinque sapori e che il Sutra del Loto è il signore dei cinque sapori è una dottrina che riflette l’insegnamento originale. T’ien-t’ai e Miao-lo accennarono a questa dottrina nei loro trattati, ma non la enunciarono esplicitamente. Per questo pochi studiosi ne sono a conoscenza.

                    Nel passo del commentario di Miao-lo «se discutiamo delle dottrine insegnate», le parole «le dottrine insegnate» si riferiscono al daimoku o titolo del Sutra del Loto. Le parole «apertura del provvisorio» corrispondono al ge dei cinque caratteri del Daimoku, Myoho-renge-kyo. Le parole «rivelazione del distante» corrispondono al carattere ren, mentre le parole «solo esso ha ottenuto l’appellativo myo» corrispondono al carattere myo. E le parole «questa è la ragione» significano che, quando si dice che il Sutra del Loto è l’intento essenziale di tutti gli insegnamenti della vita del Budda, ci si riferisce al daimoku del Sutra del Loto. Perciò dovremmo comprendere che il daimoku del Sutra del Loto è l’anima di tutti i sutra, è l’occhio di tutti i sutra.

                      Nelle cerimonie di apertura degli occhi si dovrebbe impiegare il Sutra del Loto. Invece avendo aperto gli occhi delle immagini dipinte o scolpite del Budda con il Sutra di Mahavairochana o altri sutra, le immagini del Budda di tutti i templi e pagode del Giappone, pur assomigliando al Budda nella forma, non avranno la mente del Budda, ma la mente degli esseri comuni dei nove mondi. Il fatto di riverire come sapienti persone ignoranti ebbe inizio da questo.

                        Queste pratiche non fanno che sprecare le risorse economiche del paese senza produrre preghiere efficaci. Al contrario i Budda ne vengono trasformati e diventano diavoli e demoni. Questo è ciò che sta causando sofferenza al sovrano del paese e alla gente comune.

                          E ora che sono apparsi il devoto del Sutra del Loto e i suoi sostenitori laici, le persone si comportano come bestie comuni che odiano il leone, re degli animali, o come piante e alberi che tremano di fronte al vento gelido. Ma non voglio dire altro a questo proposito.

                            Perché il Sutra del Loto è superiore agli altri sutra? Perché è necessario per il bene di tutti gli esseri viventi? Lasciami fare un esempio.

                              Le piante e gli alberi hanno la terra come madre, il cielo come padre, le dolci piogge come nutrimento, il vento come spirito e il sole e la luna come balie, e così maturano, fioriscono e producono frutti. Lo stesso è per tutti gli esseri viventi: avendo come terra il «vero aspetto [di tutti i fenomeni]», come cielo la «natura priva di aspetto»4, come dolce pioggia l’unico veicolo, come grande vento le parole che il Sutra del Loto è il primo “fra tutti i sutra che il Budda ha predicato, che ora predica e che predicherà”5, come sole e luna le parole «adorno dei poteri di meditazione e saggezza»6, essi maturano i benefici della perfetta illuminazione, producono i fiori della grande pietà e compassione e il frutto della pacifica Buddità. Questo è il modo in cui vengono nutriti tutti gli esseri viventi.

                                Inoltre tutti gli esseri viventi si mantengono in vita con ciò che mangiano. Ci sono molti tipi di cibo. Alcuni esseri si nutrono di terra, altri di acqua, di fuoco o di vento. L’insetto chiamato kalakula si nutre di vento e la creatura di nome talpa si nutre di terra. Vi sono anche demoni che mangiano pelle e carne, ossa e midollo umani, demoni che bevono urina e mangiano sterco, demoni che si nutrono della vita e demoni che si nutrono della voce. Ci sono pesci che si nutrono di pietre e la bestia baku7 mangia il ferro. E gli dèi della terra, le divinità celesti, le divinità drago, quelle del sole e della luna, i re celesti Shakra e Brahma, gli esseri dei due veicoli, i bodhisattva e i Budda assaporano la Legge buddista e ne fanno il loro corpo e spirito.

                                  Lascia che ti faccia un altro esempio. C’era una volta un grande sovrano che si chiamava re Rinda. Era un monarca saggio che governava tutto il paese di Jambudvipa. Di che cosa viveva questo re? Ascoltando il nitrito dei cavalli bianchi egli alimentava il suo corpo, dava riposo e tranquillità a corpo e mente e governava il suo regno. Era come le creature chiamate ranocchi che crescono ascoltando il gracidio della madre o come il trifoglio selvatico che fiorisce udendo il grido del cervo; come la pianta d’avorio che germoglia quando sente il rumore del tuono o come il melograno che prospera quando incontra una pietra.

                                    Stando così le cose, re Rinda aveva radunato un gran numero di cavalli bianchi che faceva allevare. E poiché questi cavalli bianchi nitrivano solo se vedevano dei cigni bianchi, egli aveva raccolto anche molti cigni bianchi che allevava. Così, non solo il re godeva di pace e tranquillità, ma anche le centinaia di funzionari e le migliaia di persone del suo seguito prosperavano. In tutto il territorio del regno, pioggia e vento giungevano nella giusta stagione e gli altri paesi chinavano il capo in segno di sottomissione. La situazione andò avanti così per diversi anni.

                                      Ma a un certo punto, forse a causa di un errore nel modo di governare o forse perché aveva esaurito le ricompense accumulate dal suo karma, le migliaia e decine di migliaia di cigni bianchi improvvisamente scomparvero e l’innumerevole moltitudine di cavalli bianchi cessò di nitrire. Non potendo più udire il nitrito dei cavalli bianchi, il re era come un fiore che appassisce o come la luna durante un’eclisse. La pelle cambiò colore, le forze lo abbandonarono, i sei organi di senso si annebbiarono ed egli diventò simile a un vecchio cadente. Anche la regina invecchiò e si indebolì. Le centinaia di funzionari e le migliaia di attendenti si lamentavano non sapendo cosa fare. I cieli si annuvolarono, la terra tremò, comparvero forti venti e siccità, si verificarono carestie e pestilenze, finché i morti erano tanti che la loro carne si accumulava in alti mucchi e le loro ossa assomigliavano a cataste di tegole. Inoltre il paese fu devastato dagli attacchi di altri paesi.

                                        A quel punto il re, disperato, non sapendo che fare, concluse che l’unica possibilità era pregare i Budda e gli dèi. Sin dai tempi passati in questo regno c’erano stati molti credenti non buddisti diffusi nelle varie regioni. C’erano anche molte persone che onoravano gli insegnamenti del Budda e li consideravano un tesoro dello stato. Dichiarando che avrebbe onorato qualunque insegnamento fosse riuscito ad attirare i cigni bianchi e a far nitrire i cavalli bianchi, il re dapprima ordinò ai non buddisti di eseguire le loro preghiere. Ma, sebbene questi si fossero sforzati per diversi giorni, non apparve nemmeno un cigno bianco e i cavalli bianchi non nitrirono.

                                          Allora il re ordinò ai non buddisti di cessare le loro preghiere e si rivolse ai buddisti. A quell’epoca c’era un giovane monaco di nome Bodhisattva Ashvaghosha, o Nitrito di Cavallo. Quando fu convocato, questo monaco disse: «Se Vostra Maestà abolirà le dottrine erronee dei non buddisti in tutto il regno e si adopererà a diffondere l’insegnamento del Budda, sarà facile far nitrire i cavalli!».

                                            Il re promulgò un editto che ordinava che ciò fosse fatto. Allora il Bodhisattva Ashvaghosha rivolse preghiere ai Budda delle tre esistenze e delle dieci direzioni, e immediatamente comparve un cigno bianco. Quando i cavalli bianchi scorsero il cigno bianco emisero un nitrito. Appena il re ebbe udito quell’unico nitrito aprì gli occhi. Quando apparvero prima due, poi centinaia e migliaia di cigni bianchi, le centinaia e migliaia di cavalli bianchi cominciarono tutti insieme a nitrire felici. La carnagione del re recuperò il colore originale, come il sole che riemerge da un’eclisse, e la forza del suo corpo e le sue capacità mentali divennero molte centinaia e migliaia di volte superiori a quelle che possedeva in precedenza. La regina era piena di gioia, i grandi ministri e gli alti funzionari si rincuorarono, la gente comune giunse le mani in segno di reverenza e gli altri paesi chinarono la testa.

                                              La situazione del mondo di oggi non è diversa. Durante i primi dodici regni, i sette regni delle divinità celesti e i cinque regni delle divinità terrene, era come nel kalpa della formazione: il potere della fortuna e quello derivante dall’osservanza dei precetti, acquistati nelle esistenze precedenti, erano tali che, anche senza grandi sforzi nell’esistenza presente, il paese era ancora ben governato e le persone godevano di lunga vita.

                                                Poi venne il periodo dei sovrani umani. Durante i primi ventinove regni il potere derivante dall’osservanza dei precetti nelle esistenze passate cominciò a indebolirsi. Gli affari di governo andavano male e per la prima volta il paese fu visitato dalle tre calamità e dai sette disastri. Ma dalla Cina vennero introdotti i testi che descrivevano come i Tre sovrani e i Cinque imperatori dell’antichità avevano governato il mondo e, per mezzo di essi, rendendo onore agli dèi, si sedarono le calamità e i disastri che affliggevano il paese.

                                                  Quando salì al trono l’imperatore Kimmei, il tredicesimo sovrano umano, il potere derivante dalla fortuna e dall’osservanza dei precetti nelle passate esistenze era ulteriormente diminuito nel paese. Apparvero molte persone dominate da una mente malvagia. Le menti buone diminuirono e prevalsero le menti malvagie. L’efficacia degli insegnamenti dei testi confuciani era così scarsa e le colpe delle persone così gravi, che alla fine i testi confuciani furono abbandonati e la gente si rivolse alle scritture buddiste.

                                                    Per esempio, Moriya venerava i numerosi dèi che erano apparsi durante i sette regni delle divinità celesti e i cinque regni delle divinità terrene, pregando perché il Buddismo non si diffondesse e perché i testi confuciani fossero onorati come prima. Per parte sua, il principe Shotoku venerò il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, e adottò come scritture il Sutra del Loto e altri sutra. Le due parti lottarono per la supremazia, ma alla fine gli dèi furono sconfitti e il Budda emerse vittorioso e, come già era accaduto in India e in Cina, la terra degli dèi divenne per la prima volta la terra del Budda. Stava per avverarsi quel passo del sutra che afferma: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio»8.

                                                      Durante i venti regni che vanno dal­l’imperatore Kimmei all’imperatore Kam­mu, per più di duecentosessant’anni, il Budda era considerato il sovrano e gli dèi i suoi ministri. Così il mondo veniva governato. Ma, sebbene gli insegnamenti buddisti avessero il posto più alto e gli dèi quello più basso, il mondo non era ben governato.

                                                        Le persone cominciarono a chiedersi il perché e, durante il regno dell’imperatore Kammu, apparve un saggio, il Gran Maestro Dengyo, che meditò sul problema. «Gli dèi sono stati sconfitti – egli affermò – e il Budda è emerso vittorioso. Il Budda è considerato il sovrano e gli dèi i suoi ministri; le relazioni tra superiore e inferiore sono ordinate secondo le regole delle buone maniere e perciò il paese dovrebbe essere ben governato. È strano che ci sia tanta instabilità nel paese! A questo proposito cominciai a esaminare tutti i sutra e compresi che in effetti questo stato di cose aveva una ragione.

                                                          «C’è un grave errore negli insegnamenti buddisti. Tra tutti i sutra, il Sutra del Loto dovrebbe avere il posto del sovrano e gli altri sutra, quello della Ghirlanda di fiori, l’Ampio Sutra della Saggezza, quello dei Profondi segreti e i sutra Agama, dovrebbero occupare il posto di ministro, attendente o persona comune. E tuttavia la scuola dei Tre trattati asserisce che i sutra della Saggezza sono superiori al Sutra del Loto, la scuola Caratteristiche dei dharma sostiene che il Sutra dei Profondi segreti è superiore al Sutra del Loto, la scuola della Ghirlanda di fiori sostiene che il Sutra della Ghirlanda di fiori è superiore al Sutra del Loto mentre la scuola dei Precetti si proclama madre di tutte le scuole. Non esiste un singolo devoto del Sutra del Loto, anzi, coloro che leggono e recitano il Sutra del Loto sono derisi ed emarginati»9.

                                                            Egli dichiarò che a causa di ciò il cielo era in collera e le divinità benevolenti che dovevano proteggere il paese vedevano indebolirsi il proprio potere. Affermò inoltre che, sebbene le persone lodino il Sutra del Loto, ne uccidono il cuore10.

                                                              Udendo queste parole, i preti dei sette maggiori templi di Nara, dei quindici grandi templi e dei templi e monasteri di tutto il Giappone divennero furiosi. «L’indiano Mahadeva e i preti taoisti cinesi sono apparsi nel nostro paese! – esclamarono. Hanno assunto la forma di questo piccolo monaco di nome Saicho. Se qualcuno dovesse incontrarlo, gli spezzi la testa in due, gli tagli le braccia, lo percuota e lo maledica!».

                                                                Ma l’imperatore Kammu, che era un sovrano saggio, si informò e comprese chiaramente la verità, concludendo che le sei scuole di Nara erano in errore. Fondò per la prima volta un tempio sul monte Hiei, il tempio principale della scuola Tendai Loto. Egli non solo istituì il palco di ordinazione per il conferimento dei precetti della perfetta e immediata illuminazione, ma dichiarò anche che la scuola del Loto era superiore alle sei scuole più antiche legate ai sette templi principali di Nara e ai quindici grandi templi.

                                                                  Di fatto le sei scuole vennero considerate espedienti per condurre al Sutra del Loto. Fu come nel caso precedente in cui gli dèi cedettero il passo al Budda e divennero semplicemente custodi del Buddismo. Una situazione simile si verificò in Giappone. Per la prima volta in questo paese si proclamò che, come il sutra afferma, «[tra tutti i sutra] il Sutra del Loto è il supremo!»11, e che una persona «in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona»12 è l’inviato del Tathagata e, per la prima volta, tale inviato apparve in questo paese. Per un periodo di vent’anni e più, durante i regni dei tre imperatori Kammu, Heizei e Saga, ogni abitante del Giappone era devoto al Sutra del Loto.

                                                                    Ma, come il fetido albero di eranda esiste accanto al fragrante legno di sandalo, e come Devadatta esiste accanto a Shakyamuni, nella stessa epoca del Gran Maestro Dengyo apparve un santo chiamato Gran Maestro Kobo. Egli si recò in Cina, studiò il Sutra di Mahavairochana e gli insegnamenti della scuola della Vera parola e poi fece ritorno in Giappone.

                                                                      Mentre il Gran Maestro Dengyo era ancora in vita, Kobo non sostenne apertamente la tesi che il Sutra di Mahavairochana è superiore al Sutra del Loto, ma, dopo la morte del Gran Maestro Dengyo, che avvenne il quarto giorno del sesto mese del tredicesimo anno dell’era Konin (822), decise che era giunto il momento di farlo. Così, il diciannovesimo giorno del primo mese del quattordicesimo anno dell’era Konin, il Gran Maestro Kobo presentò uno scritto nel quale classificava gli insegnamenti della Vera parola al primo posto, quelli del Sutra della Ghirlanda di fiori al secondo e quelli del Sutra del Loto al terzo. Inoltre sosteneva che quella del Sutra del Loto era una dottrina puerile, che il Budda Shakyamuni si trovava nella regione dell’oscurità e che gli uomini della scuola Tendai erano ladri.

                                                                        Ingannando l’imperatore Saga, collocò la sua scuola della Vera parola a fianco delle altre sette scuole più antiche13 e asserì che queste ultime erano meri espedienti mentre la scuola della Vera parola rappresentava la verità ultima.

                                                                          Dopo di ciò tutti i giapponesi divennero seguaci della scuola della Vera parola. Inoltre, Jikaku, un discepolo del Gran Maestro Dengyo, si recò in Cina dove studiò approfonditamente le dottrine segrete della scuola T’ien-t’ai e della Vera parola prima di ritornare in Giappone. Scrisse commentari su due opere, il Sutra della Corona di diamanti e il Sutra Susiddhikara e fondò un tempio chiamato Zento sul monte Hiei. In questi commentari poneva il Sutra di Mahavairochana al primo posto e il Sutra del Loto al secondo, e sosteneva innumerevoli altre opinioni errate, come aveva fatto Kobo. Ho già accennato alla questione nelle mie precedenti lettere.

                                                                            A questo maestro successe il Gran Maestro Chisho che ne propagò gli insegnamenti dal tempio Onjo. Tra tutti i templi odierni, mi sembra che sia quello che sta causando il maggior danno al paese.

                                                                              Fra i tremila preti del Monte Hiei ve n’erano alcuni che, se Jikaku e Chisho non avessero insistito tanto, non avrebbero mai riconosciuto la superiorità degli insegnamenti della Vera parola. Ma Jikaku, noto anche come Gran Maestro Ennin, chiuse loro la bocca e confuse la loro mente, così che nessuno fu in grado di dire una parola per opporsi.

                                                                                Inoltre l’appoggio da parte del sovrano e dei suoi ministri fu ancor maggiore di quello prestato a Dengyo e a Kobo e così il Monte Hiei, i sette templi di Nara, di fatto tutto il Giappone, furono unanimi nel dichiarare l’inferiorità del Sutra del Loto nei confronti del Sutra di Mahavairochana. Nei vari templi in cui prima veniva propagato il Sutra del Loto ora si diffondevano gli insegnamenti della scuola della Vera parola e se ne proclamava a gran voce la superiorità rispetto al Sutra del Loto.

                                                                                  Da allora sono passati più di quattrocento anni. Queste opinioni errate hanno continuato a diffondersi e cinque sovrani14, dall’ottantunesimo all’ottantacinquesimo, hanno perso il trono. Con il declino della via buddista declinò anche la via del sovrano.

                                                                                    Per di più, la grande dottrina errata della scuola Zen, e la piccola dottrina errata della scuola Nembutsu si sono alleate alla grande malvagia dottrina della scuola della Vera parola e dominano tutto il paese. La Dea del Sole si è persa d’animo e non protegge le persone che la venerano; il Grande Bodhisattva Hachiman è stato privato del suo potere e influenza e anch’egli ha cessato di proteggere e difendere il paese. In conclusione siamo destinati a essere preda di paesi stranieri.

                                                                                      Io, Nichiren, vedendo questo stato di cose e temendo l’ammonimento rivolto a chi «tradisce l’insegnamento del Budda»15 e a chi «cadrà nell’inferno insieme a [quelle persone malvagie]»16, ho tentato di informare il sovrano del paese. Ma poiché è sviato dalle dottrine erronee, egli si rifiuta di credermi e anzi è diventato un mio mortale nemico.

                                                                                        Sebbene io cerchi di far notare che il paese è pieno di persone che vorrebbero sbarazzarsi del Sutra del Loto, nessuno mi capisce e così continuano a commettere errori per stupidità. Oltre tutto, adesso è comparso un devoto del Sutra del Loto e i giapponesi, al culmine della stupidità, si abbandonano alla collera, favoriscono gli insegnamenti errati e odiano l’insegnamento corretto. Come può esserci pace e stabilità in un paese ove prevalgono i tre veleni [di avidità, collera e stupidità]?

                                                                                          Nel kalpa del declino si verificheranno le tre maggiori calamità e cioè la calamità del fuoco, dell’acqua e del vento. E nel kalpa della diminuzione accadranno le tre calamità minori e cioè carestia, pestilenza e guerra. La carestia si verifica come conseguenza dell’avidità, la pestilenza come effetto della stupidità e la guerra come risultato della collera.

                                                                                            Al momento, la popolazione del Giappone conta 4.994.828 fra uomini e donne; ogni persona è diversa, ma tutti sono infettati dai tre veleni. Poiché i tre veleni dipendono dalla loro relazione con Nam-myoho-renge-kyo, tutte queste persone insieme si mettono a maledire, attaccare, bandire ed eliminare Shakyamuni, Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni. Questa è la causa dell’apparizione delle tre calamità minori.

                                                                                              Ora mi chiedo quale karma dalle passate esistenze abbia fatto sì che Nichiren e i suoi seguaci siano diventati fautori del daimoku del Sutra del Loto. Ho l’impressione che al momento Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti, la Dea del Sole, il Grande Bodhisattva Hachiman e tutti gli dèi maggiori e minori dei 3.132 santuari di tutto il Giappone siano come il re Rinda dei tempi antichi, che Nichiren corrisponda ai cavalli bianchi, e i suoi discepoli ai cigni bianchi. Il nitrito dei cavalli bianchi è il suono delle nostre voci che recitano Nam-myoho-renge-kyo. Quando Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna, i quattro re celesti e gli altri odono questo suono, com’è possibile che non assumano un colorito sano e brillino di luce splendente? Come possono mancare di proteggerci? Dobbiamo essere fermamente convinti di questo!

                                                                                                In occasione del servizio funebre del marzo scorso hai donato numerosi kan di monete. Così quest’anno siamo riusciti a mantenere in questa dimora di montagna più di cento uomini che hanno potuto leggere e recitare il Sutra del Loto e discuterne le dottrine tutto il giorno. In quest’ultima malvagia epoca, questa è la pratica più importante in tutto il mondo di Jambudvipa. Come devono essere contenti gli spiriti dei tuoi defunti antenati! Il Budda Shakyamuni disse che chi osserva la pietà filiale merita di essere chiamato un Onorato dal Mondo. Non sei forse tu un simile Onorato dal Mondo?

                                                                                                  Senza dubbio il caso del defunto Acharya Daishin17 è estremamente deplorevole. Ma dovremmo considerare che ciò che è accaduto servirà a diffondere ulteriormente gli insegnamenti del Sutra del Loto.

                                                                                                    Se mi verrà risparmiata la vita, ci sono molte altre cose di cui ti scriverò la prossima volta.

                                                                                                      Nichiren

                                                                                                        Il diciassettesimo giorno dell’ottavo mese del secondo anno di Koan (1279), segno ciclico tsuchinoto-u

                                                                                                          Risposta a Soya Doso

                                                                                                              Cenni Storici

                                                                                                              Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu nell’ottavo mese del 1279, all’età di cinquantotto anni, per Soya Doso, figlio di Soya Kyoshin, uno dei discepoli più attivi nella provincia di Shimosa. In essa il Daishonin fa riferimento a una generosa donazione inviata da Doso in occasione di una cerimonia funebre, nel terzo mese dello stesso anno. All’epoca il Daishonin viveva nell’eremo del monte Minobu, e la donazione di Doso gli aveva permesso di mantenere per un anno oltre un centinaio di discepoli che praticavano presso di lui.

                                                                                                              Il Daishonin apre la lettera ringraziando per i due sacchi di riso tostato inviatigli. La tostatura era un metodo comunemente usato durante il periodo Kamakura (1185-1333) per conservare il riso e poterlo così trasportare nei viaggi più lunghi. Poiché il riso è qualcosa che sostiene la vita, il Daishonin loda la grandezza dei credenti laici che sostengono la vita del devoto del Sutra del Loto.

                                                                                                              Utilizza poi la metafora dei cinque sapori, affermando che i vari sutra rappresentano i cinque sapori, mentre il Sutra del Loto è il «signore che regna sui cinque sapori». Spiega, cioè, che i cinque sapori hanno la funzione di nutrire la vita, ma il Sutra del Loto rappresenta la vita stessa.

                                                                                                              Il Daishonin rivela inoltre che il daimoku del Sutra del Loto è l’anima e l’occhio di tutti i sutra; attraverso la parabola buddista del re Rinda e dei suoi cavalli bianchi, egli insegna che le divinità benevolenti usano la voce di coloro che recitano daimoku come sostentamento per accrescere il proprio potere e la propria forza.

                                                                                                              Egli prosegue spiegando che l’influenza crescente di scuole buddiste fuorvianti, come quelle della Vera parola, Zen e Nembutsu, aveva fatto sì che i vari dèi e divinità buddiste cessassero di esercitare le loro funzioni protettive. Dal momento che le persone del Giappone, praticando questi insegnamenti, offendevano l’insegnamento corretto e Nichiren Daishonin, il devoto del Sutra del Loto, si stavano verificando le tre calamità di carestia, pestilenza e guerra. Ma, aggiunge, coloro che recitano il daimoku devono essere certi di godere sempre della protezione delle divinità benevolenti.

                                                                                                              Il Daishonin ringrazia Doso per le sue offerte generose che hanno dato la possibilità a molti suoi seguaci di concentrarsi sulla recitazione e sullo studio del Sutra del Loto. Poiché la pratica del Sutra del Loto è la forma più alta di pratica buddista nell’Ultimo giorno della Legge, gli antenati di Doso devono essere felici della sua dedizione che rappresenta la massima forma di pietà filiale. Citando le parole del Budda Shakyamuni, secondo le quali chi pratica la pietà filiale deve essere un Onorato dal Mondo, il Daishonin loda profondamente Doso, dicendogli: «Non sei forse tu un simile Onorato dal Mondo?».

                                                                                                              Note

                                                                                                              1. Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”. “Aprire il provvisorio e rivelare il distante” si riferisce alle due dottrine di “aprire il provvisorio e rivelare il vero” e “aprire il vicino e rivelare il distante” (vedi Glossario). Il carattere cinese myo significa non soltanto meraviglioso ma anche mistico e insondabile.
                                                                                                              2. Ibidem.
                                                                                                              3. “Aprire e includere gli espedienti” significa includere gli insegnamenti provvisori nell’insegnamento dell’unico veicolo della Buddità. Questo insegnamento si trova nel Sutra del Loto. L’insegnamento perfetto che espone il concetto di conseguimento della Buddità nella propria forma presente appare sia nel Sutra del Loto sia negli insegnamenti precedenti a esso. Questi ultimi tuttavia introducono il concetto senza fornire il principio necessario alla sua realizzazione, mentre il Sutra del Loto non solo fornisce il principio, ma offre anche alcuni esempi di coloro che hanno conseguito la Buddità attraverso questa pratica.
                                                                                                              4. Natura priva di aspetto: sinonimo di “vero aspetto di tutti i fenomeni”. Il Sutra degli Innumerevoli significati afferma: «Questi innumerevoli significati originano da un’unica Legge e questa Legge è priva di caratteristiche. Ciò che è senza caratteristiche è privo di aspetto, e non assume alcun aspetto. Non assumendo alcun aspetto ed essendo priva di aspetto, essa è chiamata il vero aspetto (cioè il vero aspetto di tutti i fenomeni)» (p. 15). Il Daishonin definisce il “vero aspetto” come la Legge mistica.
                                                                                                              5. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                              6. Ibidem, cap. 2, p. 79. «Il Budda stesso dimora nel grande veicolo; adorno dei poteri di meditazione e saggezza che accompagnano la Legge da lui ottenuta, se ne serve per salvare gli esseri viventi».
                                                                                                              7. Baku: animale immaginario simile a un tapiro che secondo la tradizione cinese si nutriva di incubi. È sconosciuta la fonte secondo la quale il baku mangerebbe il ferro.
                                                                                                              8. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
                                                                                                              9. In questa citazione in realtà il Daishonin riassume, sulla base delle opere di Dengyo, ciò che probabilmente avrebbe affermato quest’ultimo.
                                                                                                              10. Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto.
                                                                                                              11. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
                                                                                                              12. Ibidem, p. 232. «Se dopo la mia morte una persona fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera».
                                                                                                              13. Le sette scuole più antiche sono le sei scuole di Nara: Tesoro dell’Abhidharma, Affermazione della verità, Precetti, Caratteristiche dei dharma, Tre trattati, e Ghirlanda di fiori, più la scuola Tendai.
                                                                                                              14. Cinque sovrani: Antoku, Gotoba, Tsuchimikado, Juntoku e Chukyo. Durante la battaglia di Dannoura (1185) che vide la sconfitta finale dei Taira, Antoku, che aveva otto anni, morì annegato. Nel 1221, dopo il tumulto di Jokyu, lo shogunato di Kamakura esiliò gli ex imperatori Gotoba, Tsuchimikado e Juntoku e depose l’imperatore Chukyo.
                                                                                                              15. Sutra del Nirvana: «Se un buon monaco vede qualcuno distruggere l’insegnamento e non se ne cura, non lo rimprovera, lo espelle o lo punisce per la sua offesa, dovresti comprendere che quel monaco sta tradendo l’insegnamento del Budda».
                                                                                                              16. Questa frase si trova in un passo di Sulle pratiche pacifiche del Sutra del Loto di Nan-yüeh: «Un bodhisattva che protegge le persone malvagie e non le castiga […] quando la sua vita giungerà al termine, cadrà nell’inferno insieme a loro».
                                                                                                              17. Daishin: discepolo del Daishonin, probabilmente un parente della famiglia Soya. Acharya era un grado del clero.
                                                                                                              La Biblioteca di Nichiren
                                                                                                              istituto buddista italiano soka gakkai
                                                                                                              senzamotica
                                                                                                              Eredità della vita
                                                                                                              otto per mille
                                                                                                              nuovo rinascimento
                                                                                                              buddismo e società
                                                                                                              volo continuo
                                                                                                              esperia

                                                                                                              © Soka Gakkai. © Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. | Via di Bellagio 2/E 50141 Firenze FI | C.F. 94069310483 | P.I. 04935120487 | Privacy & Cookie Policy.

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