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274. Risalire la Porta del Drago

RSND, VOLUME II

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Minobu, 1276. Indirizzata a Oi, prete laico

Ho ricevuto tre filze di cachi secchi, un contenitore di aceto, alcune pianticelle di verdura e alcuni equiseti dei campi.

    Sul monte T’ien-t’ai in Cina c’è una cascata alta mille piedi chiamata Porta del Drago. Sin dall’inizio della primavera molti pesci si radunano ai piedi della cascata nella speranza di risalirla e, quando uno su mille o uno su diecimila riesce a farlo, diventa un drago. I pesci che vogliono diventare draghi sono come le persone comuni che desiderano essere ammesse al palazzo dell’imperatore o come i poveri che cercano un tesoro. E anche diventare Budda è una cosa del genere.

      Le acque di quella cascata, che precipitano per mille piedi, cadono più rapide di una freccia scagliata in cielo con un forte arco.

        Quando il pesce cerca di risalire la cascata, le persone che si radunano per tendere reti, gettare lenze o colpire i pesci con archi e frecce sono tanto fitte che sulla riva non rimane nemmeno un pollice scoperto.

          E, nel cielo sopra la cascata, i falchi, le aquile, i nibbi e le cornacchie volano in cerchio attendendo la loro occasione. Quando scende la notte, le tigri, i lupi, le volpi e i procioni sbucano dal nulla, ghermiscono i pesci e li divorano.

            Da questo esempio dovresti comprendere cosa significa diventare un Budda.

              Noi non sappiamo quante volte, in quanto esseri senzienti che trasmigrano nei sei sentieri, siamo nati in India come leoni o in Cina e in Giappone come tigri, lupi o volpi. O quante volte siamo nati in cielo come falchi o aquile, o sulla terra come cervi e serpenti. O quante volte siamo nati come fagiani che tremano davanti al falco o come topi che rabbrividiscono di fronte al gatto. O quante volte, mentre eravamo ancora vivi, ci hanno beccato la testa o strappato via la carne.

                Il mucchio d’ossa dei corpi nei quali abbiamo vissuto e siamo morti nel corso di un kalpa è più alto del monte Sumeru e più profondo della terra. Anche se le nostre vite sono preziose, troppo facilmente ci vengono strappate.

                  Perciò devi decidere che, se questa volta darai il tuo corpo e sacrificherai la tua vita per il Sutra del Loto, ciò diventerà senza dubbio fonte di soddisfazione per incalcolabili, innumerevoli kalpa di esistenze. Che cosa meravigliosa! Che cosa meravigliosa!

                    Ti scriverò ancora in un’altra occasione.

                      Con profondo rispetto,

                        Nichiren

                          Il secondo anno di Kenji [1276], segno ciclico hinoe-ne

                            Al prete laico Oi, il supervisore del feudo

                                Cenni Storici

                                Nichiren Daishonin scrisse questa lettera nel 1276 da Minobu, nella provincia di Kai, al prete laico Oi, supervisore di un feudo nel distretto di Koma, nella stessa provincia. Il Daishonin paragona la difficoltà di conseguire la Buddità alla lotta che intraprendono i pesci i quali, desiderosi di trasformarsi in draghi, tentano di risalire una cascata cinese alta mille piedi, la Porta del Drago. Il Daishonin afferma che per conseguire la Buddità è necessario essere disposti a sacrificare anche la propria vita per il Sutra del Loto, ma questo sarà causa di soddisfazione per infiniti kalpa futuri.

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